UNA FORTE INIZIATIVA ITALIANA IN EUROPA LE PROPOSTE DI AREA POPOLARE SULLA SITUAZIONE GRECA
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1 1 UNA FORTE INIZIATIVA ITALIANA IN EUROPA LE PROPOSTE DI AREA POPOLARE SULLA SITUAZIONE GRECA 1) NON SPACCIARE L IRRESPONSABILITA PER DEMOCRAZIA In democrazia la sovranità appartiene al popolo. Appunto. Il pronunciamento del 60 per cento degli elettori greci impegna il governo di Atene ma non può decidere per i cittadini degli altri 18 paesi europei coinvolti. Per quanto si possano sollevare dubbi su un referendum in cui si chiede al debitore se vuole onorare o meno il suo debito, la decisione unilaterale della maggioranza del popolo greco indica una determinazione legittima (e non va sottovalutato il grido di allarme politico, economico e sociale in essa sotteso, e che già si è manifestato in altri Paesi con fatti che attestano la volontà dei territori di essere valorizzati), ma non può imporre agli altri contraenti del patto su cui si fonda l euro di farsi carico di questa grave inadempienza. Un ipotesi ottimistica prevede che ogni italiano dovrà pagare duemila euro di tasse in più in conseguenza dell insolvenza di Atene. Questa non è una vittoria della democrazia ma dell irresponsabilità di chi decide di scaricare le proprie inefficienze sulle spalle degli altri. 2) NO AL GREXIT, TRATTATIVA IN CAMBIO DI RIFORME Non c è democrazia senza il rispetto delle regole che insieme ci si è dati. E la regola aurea di ogni tipo di rapporto è pacta sunt servanda. Senza il rispetto di questa norma viene meno la possibilità stessa della convivenza civile e dell appartenenza a qualsiasi comunità politica, economica, culturale, sovranazionale. Il piano di assistenza alla Grecia varato nel marzo 2012 stanziava aiuti per 164,5 miliardi di euro fino al L aggravamento della situazione ha portato a una integrazione dell accordo che prevedeva la rinuncia da parte degli Stati membri agli interessi sui bond greci, il taglio di 100 punti base degli interessi sui prestiti bilaterali,
2 2 l estensione di quindici anni delle scadenze dei prestiti. Il tutto a fronte di un programma di riforme: delle pensioni, del regime IVA, delle imposte sulle società e sul reddito, dell eliminazione dei sussidi sulla benzina, di tagli al settore della difesa, di processi di privatizzazione e di rinuncia al sistema di contrattazione collettiva. Il 26 giugno scorso il governo greco ha respinto le proposte di riforme da adottare avanzate dalla Commissione europea, dalla BCE e dal FMI. Il 30 giugno non ha pagato la rata da 1,6 miliardi di euro dovuta al Fondo monetario internazionale. L unica possibilità per una riapertura della trattativa che eviti l uscita della Grecia dall euro (ipotesi che non si può escludere a priori) è quella di un serio piano di riforme, con precise scadenze temporali, che permetta ad Atene di riconquistare la fiducia dei creditori e dei partner europei. Non sarà un piano indolore, come non lo sono stati quelli di altri Paesi. In tema di sacrifici si consideri, ad esempio, il fatto che la Grecia strangolata dagli interessi paga in realtà l 1,4% su un debito pubblico che vale il 180% del Pil; l Italia sul suo debito (il 133% del Pil) paga interessi del 4,7%. Ora l alternativa è tra sacrifici in vista di una ripresa e una crescente povertà senza prospettive se non quella di un infinita assistenza monetaria a perdere che pare essere l unico piano di Tsipras visti gli ulteriori 7 miliardi di euro richiesti come prestito ponte per i prossimi giorni. 3) I DANNI DEL POPULISMO DI TSIPRAS LI PAGA IL POPOLO GRECO Con la decisione di rivolgersi direttamente agli elettori il governo Tsipras ha ottenuto un indubbio successo politico-mediatico, ma ha scaricato su di loro la sua incapacità di decidere, messo nell angolo dalle irrealizzabili promesse elettorali e dalla considerazione realistica della situazione in cui trascinerà il Paese senza quelle riforme che, uniche, potranno risollevarne l economia. Le code ai Bancomat e le banche chiuse sono l argomento più evidente, passata la sbornia del trionfo contro il gigante teutonico, che il populismo danneggia i popoli. La responsabilità di un uomo di governo è di guidare il suo popolo verso il benessere, non di assecondarne gli
3 3 umori aggravando la sua situazione. In Grecia già esiste un problema sociale molto serio, un economia in regressione, le esportazioni ridotte al minimo e alcuni calcoli fanno ipotizzare che alla fine del suo mandato Tsipras costerà al suo popolo tra i cinque e i dieci punti di prodotto interno lordo; intanto i greci stanno già pagando il prezzo dello stallo delle trattative, negli ultimi giorni 40mila persone hanno perso il lavoro. L imitazione di queste forme di populismo che tentano tante forze politiche e di anti-sistema in altri Paesi europei si rivelerebbe deleteria per l Europa stessa. I tifosi stranieri di Tsipras si rivelano poi tifosi interessati per presunti vantaggi elettorali nazionali, in nome dei quali si dimostrano come al solito più realisti del re, e chiedono uscite dall euro andando oltre le stesse intenzioni del primo ministro greco, il quale si è sgolato per spiegare ai suoi sostenitori e ai suoi interlocutori a Bruxelles che il no non era assolutamente un no alla moneta unica, sistema protettivo di cui la Grecia ha goduto e di cui vuole continuare a godere, seppure senza pagar pegno. 4. NON UN EUROPA TEDESCA MA UNA GERMANIA EUROPEA Ma il meccanismo simbolico e politico messo in moto dal referendum greco sorpassa le stesse intenzioni di chi l ha innescato e, mettendo in dubbio l utilità e l irreversibilità dell euro, chiede all Europa stessa di ripensarsi. Perché, va detto chiaramente, se i patti si devono osservare le regole che non funzionano si possono e si devono cambiare. Tutte le mancanze che imputiamo alla Grecia non assolvono l Unione europea dalle sue rigidità, dalle politiche di austerità fine a se stessa, dal mancato coraggio di politiche per la crescita, dall essersi burocraticamente trincerata spesso dietro i numeri del bilancio senza osare una visione politica e sviluppista del suo ruolo. Si dice che questo atteggiamento sia totalmente imputabile a Berlino e alla sua Cancelliera. Non bisogna cercare alibi: non è pensabile un Unione europea senza il protagonismo del suo paese più grande, ma il progetto che la sostiene è quello di una Germania europea, non di un Europa
4 4 tedesca. In una simile Unione sicuramente il ruolo tedesco è un ruolo trainante, ma all interno di un sistema di regole e di istituzioni che non ha il metodo intergovernativo come suo motore di sviluppo ma quello comunitario di un unione monetaria, economica, fiscale e politica. Per amore di verità bisogna dire che questo sistema di regole è diventato meno credibile proprio da quando per primi i tedeschi e i francesi le infransero. Lì si è fermato il cammino progetto europeo, da allora l Europa agisce in difesa e hanno ripreso fiato gli egoismi nazionali. Lì si è rinunciato al primato culturale nella costruzione dell identità europea e ci si è relegati nella versione economicistica e nazionalistica della gestione intergovernativa dell Unione che ha avuto il suo culmine nella gestione della crisi greca affidata al metodo intergovernativo (Francia e Germania) e non a quello comunitario, anche e soprattutto a causa della mancata integrazione del Fiscal Compact nel sistema dei Trattati che regolano il funzionamento della Unione europea. 5. ORA SERVE PIU EUROPA, L UNIONE DEVE CAMBIARE Oggi il bivio a cui ci mette davanti la vicenda greca è: vogliamo più Europa o meno Europa? Noi diciamo che oggi è il momento di più Europa, di un Europa che abbia il coraggio di affiancare alla serietà dei bilanci politiche per la crescita e l occupazione; che osi, dopo aver finalmente dotato la sua Banca centrale dei poteri che ogni Banca centrale deve avere, varare gli Eurobond come strumento di un effettiva e solidale politica finanziaria per i paesi aderenti alla moneta unica; che non ceda ai localismi o agli egoismi nazionali e non lasciare monco il processo di rappresentanza dei popoli che la compongono i quali possono eleggere un Parlamento ma non l istituzione che li governa, sì quindi all elezione diretta del presidente della Commissione europea si apra un confronto per un salto di qualità dal punto di vista istituzionale recuperando le intuizioni di Altero Spinelli sull Europa federale; che si faccia carico come continente della risposta unitaria da dare all epocale fenomeno della migrazione, perché è il sogno europeo (non un campo di concentramento su un isola deserta), il
5 5 benessere europeo, la pace europea quella che cercano i disperati in fuga da guerre civili e persecuzioni religiose che il nostro continente si è lasciato dietro da tempo. 6. IL RUOLO GEOPOLITICO DELLA GRECIA Vi è, infine, un elemento culturale e geopolitico per cui noi europei non possiamo non dirci greci e i greci non possono non dirsi europei. L Europa, come ricordò Benedetto XVI a Ratisbona, ha tre capitali ideali: Roma, Atene e Gerusalemme, il venir meno di una delle tre sarebbe un vulnus per l identità europea. Siamo consapevoli dei rischi che comporterebbe uno spostamento della Grecia, Paese che fa parte della Nato, dal riferimento occidentale e atlantico a quello orientale e moscovita, siamo ben coscienti della sua strategica funzione di frontiera con un mondo dove la tentazione islamista è più che una tentazione, ma non ci sembra questa al momento un ipotesi realistica nel breve periodo, nonostante venga fatta balenare come ipotesi dall esibizione di colloqui con Vladimir Putin il giorno dopo il referendum. L ipotesi della Russia che si sostituisce ai creditori occidentali per attirare Atene nella sua orbita è fortemente contrastata innanzitutto dai gravi problemi economici che la Russia stessa sta attraversando. Ma non va comunque sottovalutato il possibile tentativo di Mosca di coinvolgere Atene nella sua sfera di influenza. Sarebbe un fatto destabilizzante equilibri internazionali già difficili e sul quale deve vigilare non solo l Unione europea. Il realizzarsi di un ipotesi, che pur consideriamo remota, non potrebbe lasciare certamente indifferenti gli Stati Uniti d America. 7. IL GOVERNO ITALIANO DEVE PRENDERE UN INIZIATIVA In conclusione, riteniamo che il governo italiano debba farsi promotore di una iniziativa complessiva per il rilancio del progetto europeo: - Anticipare al 2015 la revisione di mezzo termine del bilancio europeo prevista per il 2016;
6 6 - Fiscal compact: la sua integrazione nel sistema dei trattati europei è prevista per il 2018, la situazione attuale permette una sorta di duplicazione di funzioni che è di fatto quello che ha permesso ai greci di avere un doppio interlocutore (Merkel e Hollande da una parte e la Commissione dall altra). Anche qui riteniamo che la discussione sul Fiscal compact vada anticipata rispetto alla scadenza fissata; - Six Pack: anticipare anche la ridiscussione di questo pacchetto di riforme prevista entro il 2018; - Offrire ai paesi dell area euro un grande scambio: un ministro delle finanze europeo che abbia la cura complessiva del bilancio consolidato dell area euro in cambio di una maggiore solidarietà sui debiti pubblici che li metta al riparo dalla speculazione internazionale e arrivi a prevedere la messa in comune di una parte significativa di essi (l Eurobond può essere lo strumento di questa nuova politica finanziaria); - La Commissione Monti sulle risorse europee avanzi concreti progetti di riforma sulle risorse proprie dell Unione. - Le risorse recuperate attraverso il lavoro della Commissione Monti e la revisione di mezzo termine del bilancio comunitario si impieghino in un programma europeo di investimenti per rendere più competitiva l Europa e farne un campione della nuova economia della conoscenza, riprendendo la intenzione originaria del piano Juncker e potenziandolo con mezzi adeguati Ovviamente questa iniziativa di cui dovrebbe rendersi protagonista il governo italiano si inserisce dentro la proposta fondamentale del Piano dei Cinque Presidenti e vuole iniziare a rendere concreta l intenzione dell Unione finanziaria ed economica. Questa, a sua volta, ha le sue chance solo nell ipotesi che si facciano significativi passi avanti verso l auspicata unità politica dell Europa che può essere realizzata passando attraverso una riflessione sul federalismo europeo.
7 7 UNA FORTE INIZIATIVA ITALIANA IN EUROPA LE PROPOSTE DI AREA POPOLARE SULLA SITUAZIONE GRECA 1) NON SPACCIARE L IRRESPONSABILITA PER DEMOCRAZIA Un Pese non decide per tutti. Un ipotesi ottimistica prevede che ogni italiano dovrà pagare duemila euro di tasse in più in conseguenza dell insolvenza di Atene. Questa non è una vittoria della democrazia ma dell irresponsabilità di chi decide di scaricare le proprie inefficienze sulle spalle degli altri. 2) NO AL GREXIT, TRATTATIVA IN CAMBIO DI RIFORME Stanziati 164,5 miliardi di euro, rinuncia agli interessi sui bond greci da parte degli Stati Ue. Atene paga il suo debito con un interesse all 1,4%, l Italia al 4,7. Nuovi aiuti solo in cambio di un serio piano di riforme (pensioni, Iva, sussidi, privatizzazioni). 3) I DANNI DEL POPULISMO DI TSIPRAS LI PAGA IL POPOLO GRECO 40mila persone hanno perso il lavoro in Grecia negli ultimi giorni, si calcola che la cura Tsipras costerà alla Grecia tra i 5 e i 10 punti di Pil. 4) NON UN EUROPA TEDESCA MA UNA GERMANIA EUROPEA Le rigidità mostrate in questo e in altri casi da Berlino non possono definire il ruolo e l ideale dell Europa, che si è ridotto a un azione burocratico-ragionieristica proprio dopo che i primi a tradirne le regole furono i tedeschi e i francesi. La serietà dei bilanci non può e non deve escludere politiche di crescita. 5) ORA SERVE PIU EUROPA, L UNIONE DEVE CAMBIARE Euro, crescita, immigrazione. Il cammino iniziato con l unione monetaria, e l arrestatosi, deve proseguire con l unione fiscale, economica e politica. Sì all elezione diretta del presidente della Commissione. 6) IL RUOLO GEOPOLITICO DELLA GRECIA L alternativa Putin non sembra al momento realisticamente praticabile, nonostante le strizzate d occhio di Tsipras. Ma occorre vigilare, anche gli USA non solo l Ue, perché i tentativi di portare Atene (e un Paese della Nato) nella sfera di influenza di Mosca possono essere molteplici. 7) IL GOVERNO ITALIANO DEVE PRENDERE UN INIZIATIVA Nell immediato si tratta di passi concreti per cambiare profondamente l Unione europea e farle riprendere il cammino verso una struttura comunitaria e non intergovernativa (Anticipare la revisione del bilancio europeo, del Six Pack e l integrazione del Fiscal compact nel sistema dei trattati europei, prevedere la messa in comune di una parte significativa dei debiti pubblici, varare gli Eurobond, rilanciare un programma europeo di investimenti potenziando il piano Juncker).
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