16.4 La cooperazione e le sanzioni

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1 L oligopolio e il comportamento strategico La cooperazione e le sanzioni Come si è detto all inizio del capitolo, per scegliere il comportamento ottimale da assumere, un oligopolista deve: (a) cercare di prevedere quali strategie adotteranno i suoi concorrenti; (b) tenere conto di come questi potrebbero reagire alle sue decisioni. I modelli di Cournot e di Bertrand illustrano adeguatamente il primo aspetto: da parte di un impresa oligopolistica, la scelta della strategia che massimizza il profitto dipende dalle sue previsioni riguardo al comportamento delle altre imprese. Tuttavia, nessuno dei due modelli tiene conto delle possibili reazioni dei concorrenti. Poiché, sia nel modello di Cournot sia in quello di Bertrand, le imprese fanno un unica scelta e la fanno contemporaneamente, non c è modo di rappresentare eventuali reazioni a questa scelta. Per essere più realistico un modello deve tenere conto del fatto che le imprese non decidono una volta per tutte, ma ripetutamente. Se le imprese hanno la possibilità di adeguare le loro scelte, ogni volta sceglieranno sulla base delle azioni passate; in altre parole, reagiranno al comportamento dei concorrenti. In particolare, se oggi un impresa viola l accordo raggiunto con i concorrenti, può darsi che in futuro venga punita. Per esempio, la Air Lion potrebbe fare questo discorso alla Beta Airlines: Teniamo alto il prezzo dei biglietti, limitando l offerta di voli. Lo so che avresti tutto l interesse a vendere una quantità maggiore rispetto alla quota che ti è stata assegnata, ma se non stai ai patti e me ne accorgo, offrirò sul mercato una tale quantità di biglietti che il prezzo crollerà e tu non riuscirai mai più a ottenere un profitto positivo. Se nella realtà i dirigenti delle compagnie aeree non parlano esplicitamente tra loro in questo modo (perché è illegale) è, però, vero che fanno ragionamenti del genere. Ai tempi in cui la Trump Shuttle e la Pan Am erano concorrenti sulla linea New York-Washington, in quanto entrambe le compagnie avevano aerei che facevano la spola tra le due città, il presidente della Trump Shuttle dichiarò: Siamo solo in due a offrire questo servizio; cosa pensa che farebbe la Pan Am se noi decidessimo di abbassare i prezzi? (Bradsher 1989, D1). Naturalmente le compagnie aeree non sono le uniche imprese a preoccuparsi delle conseguenze che potrebbero subire per il fatto di avere violato un accordo collusivo. Anni fa la Tanzania decise di uscire dal cartello mondiale dei produttori di diamanti di cui facevano parte, tra l altro, il Sudafrica, l Unione Sovietica e la Namibia. Il cartello reagì facendo scendere il prezzo del tipo di diamanti offerti dalla Tanzania. Nel giro di poco tempo la Tanzania, castigata a dovere, rientrò a far parte del cartello (Farnsworth 1988, E3). In questo paragrafo svilupperemo un modello che, diversamente da quelli di Cournot e di Bertrand, tenga conto del fatto che le imprese oligopolistiche devono (1) sia farsi un idea delle strategie che adotteranno i loro concorrenti (2) sia prevedere come questi reagiranno alle loro azioni Un modello d interazione continuata Supponiamo che la Air Lion e la Beta Airlines stiano cercando di raggiungere un accordo autosanzionante per limitare il numero di voli e quindi mantenere alto il prezzo dei biglietti. Diversamente dai modelli precedenti, ipotizziamo che le due compagnie aeree possano fare scelte diverse ogni giorno. In che modo la Air Lion deciderà se rispettare oppure no un accordo tacito raggiunto con la Beta Airlines? Dal momento che la Air Lion agisce razionalmente con l obiettivo di massimizzare il proprio profitto, essa dovrà valutare i costi e i benefici di una violazione dell accordo. I benefici della violazione sono evidenti: se la concorrente limita il suo volume di produzione per mantenere alto il prezzo, alla Air Lion conviene accrescere la quantità prodotta oltre la quota prevista, in quanto ottiene un profitto maggiore, almeno fino a quando non

2 2 Capitolo 16 Euro per biglietto p c p s p p 0 A T B Tempo (in giorni) FIGURA W16.1 I costi e i benefici di una violazione degli accordi Se trascorrono T giorni prima che la Beta Airlines si renda conto che la Air Lion non è stata ai patti, la violazione consente alla Air Lion di ottenere un profitto aggiuntivo pari a p c 2p s al giorno per T giorni (superficie A). Una volta che la violazione è stata scoperta la punizione procura alla Air Lion una perdita di profitto pari a p s 2p p al giorno. La punizione dura dal T 1 1-esimo giorno in poi, per cui il costo della violazione è rappresentato dalla superficie B. viene scoperta. Indichiamo con p s il profitto che la Air Lion ottiene al giorno se rispetta l accordo e con p c il profitto che ottiene al giorno se viola l accordo (poiché questi calcoli sono uguali per entrambe le imprese non indichiamo con un pedice di quale impresa stiamo parlando). La differenza tra i due livelli di profitto, p c 2p s, rappresenta il beneficio che l impresa ottiene ogni giorno se viola l accordo e non viene scoperta. Può passare diverso tempo prima che la Beta Airlines si renda conto che la Air Lion non ha rispettato l accordo. Indicando con T i giorni che trascorrono prima che la Beta Airlines scopra l inganno, la violazione permette alla Air Lion di ottenere un profitto aggiuntivo pari a p c 2p s al giorno per T giorni. Questi benefici conseguenti alla violazione dell accordo sono rappresentati dalla superficie A nella Figura W16.1. Una violazione degli accordi comporta anche costi: una volta che si rende conto del comportamento sleale della concorrente, la Beta Airlines può prendere qualche provvedimento per ridurre il suo profitto. Indichiamo con p p il profitto che la Air Lion ottiene giornalmente nel periodo in cui viene punita per avere violato l accordo. Tenendo conto del profitto che otterrebbe se rispettasse l accordo la violazione costa alla Air Lion p s 2p p al giorno. Se trascorrono T giorni prima che la violazione venga scoperta la Air Lion subirà la punizione dal T 1 1-esimo giorno in poi; il costo corrispondente è rappresentato dalla superficie B nella Figura W16.1. Naturalmente, per decidere se rispettare o meno un accordo collusivo, un impresa non può limitarsi a confrontare le superfici A e B. I vari flussi di reddito avvengono in momenti diversi per cui bisogna confrontare il valore attuale dei benefici e dei costi (vedi Appendice 5A.2). L impresa deciderà di non rispettare l accordo solo se il valore attuale dei guadagni che potrebbe ottenere grazie alla violazione risulta superiore al valore attuale delle perdite che subirebbe a causa della punizione. Esercizio W16.1 LA SOLUZIONE È DISPONIBILE SUL SITO WEB Ipotizzate che il profitto ottenuto da un impresa oligopolistica quando nessuno viola gli accordi aumenti passando da p s a p s 9; mentre il profitto in caso di violazione, p c, e il profitto in caso di punizione, p p, rimangono invariati. Come varia l incentivo a violare l accordo? Previsioni generali Osservando con attenzione la Figura W16.1, si possono individuare diversi fattori che influiscono sulle probabilità di successo di un accordo collusivo tra imprese.

3 L oligopolio e il comportamento strategico 3 1. Più tempo passa prima che si riesca a scoprire una violazione, maggiore sarà l incentivo a non rispettare l accordo. Questa relazione è dovuta a due motivi. Innanzi tutto, più tempo passa prima che venga scoperto l inganno, più a lungo l impresa responsabile potrà godere dei benefici della violazione e maggiore sarà il valore attuale di questi benefici. In secondo luogo, più viene rimandata nel tempo la punizione, minore sarà il valore attuale dei costi della violazione (ricorderete che più lungo è l intervallo di tempo dopo il quale si versa o si riscuote una determinata somma di denaro, minore sarà il suo valore attuale). Poiché un ritardo nella scoperta della violazione fa aumentare i benefici che questa procura e ne riduce i costi, l incentivo a non rispettare gli accordi cresce e la collusione diventa più difficile. 2. Minori sono le probabilità di essere scoperti, maggiore sarà l incentivo a violare l accordo. Il modello relativo ai benefici e ai costi di una violazione degli accordi sarebbe più realistico se tenesse conto dell incertezza riguardo all eventualità e al momento in cui la violazione verrà scoperta. Se l impresa non sa con certezza per quanto tempo riuscirà a non farsi scoprire, la stessa dovrà decidere sulla base del valore atteso dei benefici e dei costi della violazione. Anche se tenere conto delle aspettative rende più complesso il calcolo dei costi e dei benefici di una violazione, è evidente che se un impresa ha poche probabilità di essere scoperta, i benefici attesi sono più elevati rispetto ai costi attesi, e quindi è più difficile resistere alla tentazione. 3. Più pesante è la sanzione prevista per chi non sta ai patti, minore sarà l incentivo a violare l accordo. Minore è p p, maggiore è il costo di una violazione (rappresentato dalla superficie B nella Figura W16.1) e più facile sarà far rispettare l accordo collusivo. Per le imprese che aderiscono a un accordo di cartello, sarebbe preferibile che p p fosse molto basso in modo da scoraggiare le violazioni. Tuttavia, quanto basso può essere di fatto p p? Abbiamo visto che come deterrente si può usare la minaccia di far crollare il prezzo con un brusco aumento dell offerta nel caso in cui un impresa violi gli accordi. Il problema, però, risiede nel fatto che una punizione di questo tipo danneggia sia chi la subisce sia chi la infligge; per cui viene da chiedersi se verrà effettivamente utilizzata qualora venga scoperta una violazione. Se un impresa che sta valutando l opportunità di violare gli accordi ritiene poco probabile che le concorrenti la puniranno in quel modo, deciderà che le conviene barare. Immaginate, per esempio, due venditori ambulanti di gelati che girano per le strade con il loro furgoncino offrendo ghiaccioli e coni gelato ai passanti. Supponiamo che i due venditori ambulanti si siano messi d accordo per non far scendere il prezzo dei ghiaccioli al di sotto di un certo livello. Per essere sicuro che l accordo venga rispettato, un venditore dice all altro: Se ti azzardi a far pagare un ghiacciolo 1,95 euro invece di 2 euro, ti vengo addosso con il mio furgoncino, così moriamo tutti e due. A meno che non abbia buoni motivi per ritenere che il suo concorrente sia pazzo, il secondo venditore non si lascerà impressionare da questa minaccia: anche se non rispettasse l accordo, il suo concorrente non avrebbe alcun interesse a punirlo in quel modo. Nel momento in cui decide se le conviene o meno violare un accordo, un impresa tiene conto solo delle minacce di ritorsione che, a suo giudizio, verrebbero davvero messe in pratica. In altre parole, per avere davvero un effetto deterrente, una minaccia deve essere credibile. Abbiamo quindi trovato una seconda condizione, oltre a quella di Nash, che un accordo deve soddisfare per essere autosanzionante. Condizione di credibilità Qualunque minaccia (o promessa) contenuta in un accordo autosanzionante deve essere credibile; nel senso che, se un impresa fa una minaccia, deve essere nel suo interesse metterla in pratica nel caso in cui ciò si renda necessario. 1 1 Un modello esplicito e formale d interazione ripetuta è eseminato nel prossimo Capitolo 15 (vedi il testo).

4 4 Capitolo 16 Se un accordo prevede una certa sanzione per chi lo vìola, l impresa chiamata a infliggere la punizione non dovrebbe trovare conveniente chiudere un occhio e non punire il responsabile della violazione. Il comportamento che massimizza il profitto di ciascuna impresa deve consistere nel rispettare l accordo collusivo in ogni sua parte. Le prime tre previsioni generali sulle probabilità di successo di un accordo collusivo derivano da una valutazione dei costi e dei benefici che un impresa otterrebbe violando l accordo. Una quarta considerazione generale è una conseguenza del fatto che normalmente le imprese hanno scarse possibilità di comunicare fra loro, per cui la collusione deve basarsi su accordi taciti. Mentre i componenti di un cartello tra Stati (come per esempio l OPEC) possono discutere tra loro, un gruppo di imprese statunitensi, tedesche o italiane che volessero costituire un cartello non potrebbero incontrarsi per trattare perché violerebbero la legge. Spesso le imprese raggiungono un accordo implicito, senza averne prima discusso i termini; in questi casi la cooperazione tra imprese è più difficile. Da qui l ultima considerazione generale. 4. Più difficile è per le imprese stipulare un accordo, meno probabilità ci sono che il cartello abbia successo. Se la cooperazione tra un gruppo di imprese si basa su un accordo tacito e non su un accordo formale, per le imprese è più difficile intendersi e ci sono maggiori possibilità di errori o equivoci La struttura di mercato e la collusione Il modello d interazione continuata ha permesso di formulare quattro previsioni generali riguardo alle situazioni in cui è più probabile che un accordo collusivo abbia successo. Tenendo conto di queste previsioni, vedremo ora come alcuni elementi della struttura di mercato influiscono sulla riuscita di un cartello. a. Più i costi di produzione delle varie imprese sono diversi, più è difficile che un accordo collusivo tra di esse abbia successo, ceteris paribus. Per capirne il motivo, considerate che, quando le imprese hanno tutte lo stesso costo marginale, costante, il profitto totale dell industria non dipende dal modo in cui il volume di produzione complessivo è suddiviso tra le varie imprese. Il costo totale dell industria è pari semplicemente al costo marginale, uguale per tutte le imprese, moltiplicato per la quantità prodotta complessivamente. Le cose cambiano quando le imprese hanno costi di produzione diversi. Per esempio, se la Beta Airlines avesse un costo marginale inferiore a quello della Air Lion, per ridurre al minimo il costo totale dell industria (e quindi massimizzare il profitto complessivo) le converrebbe far fronte all intera domanda di mercato. Ma se è vero che così il profitto dell industria raggiungerebbe il valore massimo, è anche vero che la Air Lion non otterrebbe alcun profitto. Quindi la Air Lion non avrebbe alcun interesse a rispettare un accordo in base al quale tutti i passeggeri vengano trasportati dalla Beta Airlines. Esclusa questa possibilità, alle compagnie aeree resterebbero due alternative. Una consisterebbe nel suddividere tra di loro il volume di produzione complessivo; per esempio, ciascuna compagnia aerea potrebbe trasportare metà dei passeggeri. Tuttavia in questo caso il problema sarebbe che, se anche la Air Lion contribuisse alla produzione totale, il costo medio salirebbe e il profitto dell industria non raggiungerebbe il valore massimo possibile. In alternativa, la Beta Airlines potrebbe trasportare tutti i passeggeri e poi versare una parte dei suoi profitti, sottobanco, alla Air Lion per convincerla ad accettare questo stato di cose; ma in molti altri Paesi un accordo del genere sarebbe illegale e, per potersi spartire il profitto dell industria, entrambe le imprese dovrebbero contribuire al volume di produzione complessivo. Il fatto che anche l impresa con il costo marginale più elevato produca non solo fa diminuire il profitto dell industria, ma fa nascere un altro pro-

5 L oligopolio e il comportamento strategico 5 blema. Imprese con costi di produzione diversi faticano ad accordarsi sul prezzo. Normalmente, l impresa con il costo marginale più elevato vorrebbe fissare un prezzo più alto e un volume di produzione totale minore rispetto alle altre imprese; questa divergenza di opinioni rende difficile la collusione. Prima di abbandonare l argomento, è importante osservare che in un caso particolare il fatto che le imprese abbiano costi di produzione diversi può addirittura facilitare il raggiungimento di un accordo tacito. Se è evidente che nell industria c è un impresa che ha costi di produzione inferiori a quelli di tutte le altre, questa impresa può essere considerata dalle concorrenti come un leader naturale. In questo caso, tutte le altre imprese la imiteranno quando sceglierà il prezzo o il volume di produzione. Seguendo un esempio comune, le imprese dell industria uniformeranno il loro comportamento senza bisogno di un accordo esplicito. b. Più la domanda di mercato è soggetta a variazioni nel corso del tempo, meno è probabile che le imprese riescano a collaborare a lungo, ceteris paribus. Supponiamo che, per qualche ragione sconosciuta alla Air Lion e alla Beta Airlines, ci siano giorni in cui poche persone acquistano i loro biglietti. In altre parole, la domanda di mercato di posti a sedere sugli aerei delle due compagnie varia notevolmente da un giorno all altro. Ipotizziamo, inoltre, che un giorno la Air Lion si renda conto di aver venduto una quantità particolarmente bassa di biglietti; ciò potrebbe essere dovuto al fatto che quel giorno la domanda di mercato era molto ridotta, oppure al fatto che la Beta Airlines non ha rispettato l accordo sul prezzo che avevano raggiunto. In una situazione del genere, la Air Lion potrebbe concludere, a torto, che la Beta Airlines ha violato l accordo e quindi adottare qualche misura di ritorsione e in questo modo potrebbe avere inizio una guerra dei prezzi. Proprio per il timore di scatenare una guerra dei prezzi, le imprese potrebbero abituarsi a non dare molta importanza ai cali della domanda; se ciò avvenisse, ognuna sarebbe portata a credere di poter violare gli accordi senza subire alcuna conseguenza. In sintesi, una domanda di mercato molto variabile rende difficile la collusione tra imprese; al contrario, se la domanda è stabile è più facile scoprire le violazioni e, proprio per il timore di venire scoperte, le imprese tenderanno maggiormente a rispettare gli accordi. c. Più facilmente le imprese riescono a controllare i volumi di produzione dei concorrenti, maggiori sono le probabilità di successo di un accordo collusivo, ceteris paribus. Se le imprese riescono a controllarsi a vicenda, nessuna di esse riuscirà a ingannare le altre per molto tempo senza essere scoperta. Spesso le associazioni industriali di categoria raccolgono informazioni che risultano utili per scoprire le violazioni degli accordi e quindi hanno un effetto deterrente. Prima che intervenisse il ministero della giustizia statunitense a fermarla, la American Hardwood Manufacturers Association raccoglieva informazioni sui prezzi praticati da tutte le imprese che ne facevano parte e, settimanalmente, rendeva noti questi dati ai suoi membri. Alcuni anni fa i Lloyd s di Londra sono stati incaricato dall OPEC di controllare i livelli di produzione dei Paesi membri, perché le violazioni degli accordi erano diventate molto frequenti. d. La differenziazione dei prodotti può facilitare od ostacolare la collusione tra imprese, ceteris paribus. Sinora abbiamo ipotizzato che i prodotti delle due imprese fossero considerati identici dai consumatori. Adesso supponiamo che i servizi offerti dalla Air Lion e dalla Beta Airlines appaiano diversi agli occhi dei potenziali clienti (per esempio, perché gli orari dei loro voli sono differenti). La differenziazione dei prodotti ha varie conseguenze. Prima di tutto, se un impresa abbassa il prezzo, vedrà aumentare le sue vendite ma non tanto quanto sarebbero aumentate se il suo servizio fosse stato identico a quello della concorrente (infatti alcuni consumatori continueranno ad acquistare il biglietto dalla compagnia che applica il prezzo più alto, perché trovano più comodi i suoi orari). Per questa ragione i benefici di una violazione degli accordi saranno

6 6 Capitolo 16 minori. Una seconda conseguenza della differenziazione ha invece l effetto di incentivare le violazioni. Se i prodotti offerti dalle imprese non sono omogenei, diventa più difficile punire le violazioni; infatti per un impresa non è semplice far spostare verso sinistra la curva di domanda dell impresa che ha violato gli accordi, se il proprio prodotto e quello della concorrente non sono perfetti sostituti. Anche se l impresa abbassasse il proprio prezzo, portandolo al di sotto del costo marginale, la sua concorrente potrebbe comunque continuare a ottenere un profitto, se i prodotti delle due imprese fossero sufficientemente differenziati. In queste condizioni diventa più difficile trovare una minaccia credibile che riesca a scoraggiare le violazioni. La differenziazione dei prodotti influisce anche sulla complessità dell accordo che le imprese devono raggiungere, in quanto diventa più difficile trovare termini accettabili per tutti. L OPEC, per esempio, si scontra con questo problema quando i Paesi membri devono fissare il prezzo del petrolio. In realtà, non esiste un prodotto unico denominato petrolio ; esistono invece molte qualità diverse di petrolio e alcuni giacimenti sono situati più vicino ai consumatori rispetto ad altri. Dato che i Paesi membri dell OPEC producono tipi diversi di petrolio, hanno idee molto diverse riguardo ai prezzi da fissare. Per altri gruppi di produttori, che (diversamente dalle nazioni dell OPEC) non possono comunicare apertamente tra loro a causa delle leggi antitrust, il problema è ancora più difficile da superare. e. Nei mercati in cui le imprese trattano il prezzo con i singoli clienti è più difficile che un accordo collusivo abbia successo, ceteris paribus. I modelli di oligopolio che abbiamo esaminato sinora si basavano tutti sull ipotesi che i compratori fossero numerosi e che non facessero il prezzo. Esistono però mercati oligopolistici nei quali gli acquirenti non sono una massa indistinta e il modello d interazione continuata ha qualcosa da dire anche riguardo a questi mercati. Quando in un mercato ci sono pochi compratori, i quali acquistano grossi quantitativi e trattano direttamente con i produttori, può darsi che qualche impresa conceda segretamente riduzioni di prezzo. In questi casi può trascorrere molto tempo prima che venga scoperta la violazione; abbiamo visto che più lunghi sono i tempi necessari per scoprire le violazioni degli accordi, meno le imprese sono incentivate a rispettarli, ceteris paribus. Questo tipo di problema si presenta in particolare nei mercati dei beni intermedi, nei quali gli acquirenti sono imprese che fanno grossi ordinativi e contrattano il prezzo per ciascuno di essi, separatamente. Negli anni Sessanta il mercato dei grandi generatori elettrici a turbina era un oligopolio controllato da due imprese: la General Electric e la Westinghouse. Le centrali elettriche private che acquistavano questi generatori conducevano trattative riservate con i due fornitori, e in genere riuscivano a trarre vantaggio dalla rivalità esistente fra di essi, ottenendo sconti sui prezzi di listino. La General Electric decise di superare questo problema incaricando uno studio contabile di controllare che a nessun cliente fosse praticato un prezzo inferiore rispetto a quello pagato da altri e così facendo pose fine agli sconti concessi in segreto. La Westinghouse la imitò, cosicché la pratica delle vendite sottobanco a prezzo di favore ebbe fine (Porter 1980). f. Quando i singoli ordinativi sono rilevanti rispetto alle dimensioni complessive del mercato, è meno probabile che un accordo collusivo abbia successo, ceteris paribus. Se un singolo ordine da parte di un cliente è molto consistente, un impresa può guadagnare così tanto violando un accordo collusivo per aggiudicarselo che il timore di future sanzioni spesso non è sufficiente a frenarla. Negli Stati Uniti i governi di alcuni Stati sfruttano questo fatto per accrescere la concorrenza tra i loro fornitori. Per esempio, uno Stato cercherà di far fronte al suo fabbisogno annuo di calcestruzzo con un unico ordinativo per il quale indirà una gara d appalto. Di fronte a un occasione del genere i potenziali fornitori tenderanno a dimenticare eventuali accordi collusivi e la minaccia di future ritorsioni. Come indica il modello di Ber-

7 L oligopolio e il comportamento strategico 7 trand, in situazioni di questo tipo gli oligopolisti tendono ad abbassare il prezzo fino al livello del costo marginale. g. Più imprese operano in un mercato, più difficile sarà la collusione, ceteris paribus. Questa è probabilmente la previsione più importante di tutta la teoria, ma l abbiamo tenuta per ultima perché si ricollega a molti dei concetti già esposti. Man mano che aumenta il numero di imprese operanti nel mercato, la collusione tra di esse diventa più difficile per diverse ragioni. Innanzi tutto, se i produttori sono numerosi, il guadagno che ciascuno di essi potrebbe ottenere violando l accordo è notevole. Se in un mercato ci sono molte imprese e ognuna limita il proprio volume di produzione per mantenere alto il prezzo, il ricavo marginale di ciascuna impresa sarà molto più elevato del suo costo marginale. Ciò è dovuto al fatto che le unità inframarginali di ciascun produttore sono solo una piccola parte delle unità inframarginali complessive e il produttore stesso non tiene conto degli effetti che un aumento del proprio volume di produzione ha sui concorrenti. In secondo luogo, quando le imprese devono raggiungere un accordo tacito, invece che esplicito, se il loro numero è elevato le probabilità di una collaborazione fruttuosa e duratura sono ancora più scarse. Ci sono maggiori possibilità di malintesi ed è più probabile che i costi di produzione o i prodotti delle imprese siano diversi. Inoltre, se i produttori sono numerosi, sarà più difficile scoprire le violazioni degli accordi. Se una singola impresa, fra tante, vìola gli accordi, può darsi che ciò non influisca molto sul prezzo; anche se il prezzo varia in misura evidente, può darsi che sia difficile capire quale impresa si è comportata in modo sleale. Consapevoli di ciò, le imprese possono essere incentivate a non rispettare gli accordi. Infine, anche se viene scoperto il responsabile di una violazione, è possibile che le imprese concorrenti giudichino troppo costoso dare inizio a una guerra dei prezzi solo per punire un piccolo componente dell industria. Infatti, se il produttore sleale toglie a ciascuna delle imprese concorrenti solo una piccola quota di mercato, può darsi che esse giudichino meno dannosa per i loro profitti la violazione piuttosto che una guerra dei prezzi. Se così stanno le cose, la minaccia di abbassare i prezzi in caso di mancato rispetto degli accordi non è credibile e quindi non sarà efficace come deterrente. Per riassumere: se in un industria operano molte imprese, ci sono poche probabilità che un accordo collusivo abbia successo; qualora, invece, i produttori sono pochi è più probabile che riescano a collaborare con profitto. Per esempio, il 98% della produzione mondiale di noci moscate proviene dall Indonesia e da Grenada. Nel 1988, le associazioni produttrici di noci di Indonesia e di Grenada hanno dato vita a un accordo di cartello. In base alla nostra teoria questo cartello ha buone probabilità di successo; in effetti sinora ha funzionato bene. Esercizio W16.2 LA SOLUZIONE È DISPONIBILE SUL SITO WEB A vostro parere, come ha influito la maggiore apertura del mercato automobilistico statunitense al commercio internazionale sulla capacità delle case automobilistiche americane di mantenere alti i prezzi? Un applicazione della teoria dei giochi: l oligopolio con libertà d entrata In molti oligopoli le aziende che già operano nell industria sono minacciate dal possibile ingresso di nuove imprese. Quando cominciò a produrre fotocopiatrici a carta comune, la

8 8 Capitolo 16 Xerox era da sola nel mercato; oggigiorno la Canon, la Kodak, la Mita e altre società sono sue agguerrite concorrenti. Negli anni Settanta il mercato automobilistico italiano era controllato da non più di tre o quattro aziende italiane; come tutti sanno, da allora numerosi produttori stranieri hanno invaso il mercato. In questo paragrafo applicheremo la teoria dei giochi agli oligopoli caratterizzati da libertà d entrata. Consideriamo il caso di un produttore che attualmente opera da solo in un industria, ma è minacciato dalla possibilità che un altra impresa arrivi a fargli concorrenza. Supponiamo che l impresa già operante nell industria, la Milano Pharma, sia l unica produttrice di un medicinale per il quale è appena scaduto il brevetto; ora che chiunque può produrre e vendere quel farmaco, la Generalcoop sta valutando l opportunità di entrare nel mercato. Penserete che stiamo di nuovo considerando un industria monopolistica, visto che inizialmente nel mercato c è un unico produttore; in realtà questa situazione è molto più simile a un oligopolio con l ingresso bloccato che a un monopolio con l ingresso bloccato. L analogia tra la situazione che stiamo per esaminare e un oligopolio in cui non esiste libertà d entrata deriva dalla grande rilevanza assunta dal comportamento strategico in entrambi i casi. Un monopolista che non è minacciato da potenziali concorrenti non interagisce strategicamente con altri; diverso è il caso di un impresa che opera da sola, ma in un mercato con libertà d entrata. Per decidere se le convenga o meno entrare nel mercato, la Generalcoop deve farsi un idea di quale potrebbe essere l equilibrio dopo il suo ingresso. Se foste dirigenti della Generalcoop dovreste chiedervi: Che cosa succederà quando saremo entrati nell industria?. Se la Generalcoop prevede che, nella situazione di equilibrio che verrà a crearsi dopo il suo ingresso nel mercato, otterrà un profitto economico positivo, allora dovrebbe mettersi a produrre il farmaco; in caso contrario non dovrebbe entrare nell industria. Se fossimo di fronte a un mercato perfettamente concorrenziale, potremmo calcolare il profitto potenziale della Generalcoop in modo abbastanza semplice, considerando dato il prezzo del prodotto. Ciò sarebbe possibile perché, come nuova entrata in un industria perfettamente concorrenziale, la Generalcoop contribuirebbe in misura talmente piccola alla produzione totale che la situazione di equilibrio resterebbe praticamente invariata; il prezzo di equilibrio prima dell ingresso della Generalcoop nell industria sarebbe quindi sostanzialmente uguale al prezzo di equilibrio dopo il suo ingresso nell industria. Le cose non sono altrettanto facili nel caso in cui un impresa stia valutando l opportunità di entrare in un industria in cui operano pochi produttori o addirittura uno solo. In questo caso, infatti, l impresa deve fare previsioni più complesse su come il produttore o i produttori già presenti nel mercato reagiranno al suo ingresso. Da parte sua, un impresa che già opera in un certo mercato avrebbe tutto l interesse a spaventare il potenziale nuovo concorrente, prospettandogli una cattiva accoglienza. Al produttore che prima operava indisturbato potrebbe addirittura venire in mente di gambizzare i potenziali concorrenti, oppure di far saltare in aria i loro uffici. Anche se i dirigenti di alcune aziende sono stati accusati di usare questi metodi, in genere i sistemi utilizzati dalle imprese per scoraggiare i potenziali concorrenti sono molto meno violenti. Può darsi, per esempio, che la Milano Pharma minacci di produrre una quantità molto elevata, in modo da far scendere il prezzo di mercato. Come al solito, tuttavia, dobbiamo chiederci se questa minaccia sia credibile: la Generalcoop verrà dissuasa dell entrare nell industria, oppure non prenderà sul serio la minaccia della Milano Pharma e comincerà a produrre il farmaco? Se una minaccia è giudicata poco verosimile, l impresa che già opera nell industria può in qualche modo renderla più credibile? La teoria dei giochi può aiutarci a rispondere a queste domande. La Figura W16.2 contiene la matrice del gioco che illustra la decisione della Generalcoop riguardo all opportunità o meno di entrare nel mercato e la conseguente reazione dell impresa che già vi opera. In questo gioco, la Generalcoop decide per prima e la Milano Pharma sceglie il proprio volume di produzione dopo aver visto se l altra impresa ha deciso di entrare nel mercato oppure no. Per la Generalcoop le possibili strategie sono entrare e non entrare.

9 L oligopolio e il comportamento strategico 9 Generalcoop Milano Pharma Tanto Poco Entrare 22, 5 6, 6 Non entrare 0, 12 0, 8 FIGURA W16.2 La decisione di entrare in un mercato Sono due gli esiti di questo gioco che soddisfano la condizione di Nash. Il primo si ha quando la Generalcoop adotta la strategia non entrare e la Milano Pharma la strategia produrre tanto qualunque cosa faccia la Generalcoop. L altro esito si ha quando la Generalcoop adotta la strategia entrare, e la Milano Pharma la strategia se la Generalcoop decide di entrare, produrremo poco e se decide di non entrare, produrremo tanto. Tuttavia, solo la seconda coppia di strategie soddisfa la condizione di credibilità; infatti la minaccia della Milano Pharma di produrre tanto nel caso la Generalcoop decida di entrare non è credibile. Visto che l impresa già operante nell industria decide successivamente, la sua strategia indica come deve agire a seconda della scelta fatta dalla potenziale concorrente. Ecco un esempio di strategia che potrebbe essere adottata dai dirigenti della Milano Pharma: se la Generalcoop decide di entrare produrremo tanto e se decide di non entrare produrremo poco. Per quanto riguarda questo gioco, due coppie di strategie soddisfano la definizione dell equilibrio di Nash. Una coppia è costituita dalle strategie non entrare, per la Generalcoop, e produrre tanto qualunque cosa faccia la Generalcoop, per la Milano Pharma. Per verificare se queste strategie formano davvero un equilibrio di Nash, dobbiamo controllare che ciascuna impresa scelga una risposta ottima alla strategia adottata dall altra. Una qualunque delle due imprese potrebbe accrescere il proprio profitto cambiando strategia, se la strategia dell altra rimanesse invariata? Se le due imprese adottassero le strategie menzionate sopra, la Generalcoop otterrebbe una vincita di 0 euro e la Milano Pharma una vincita di 12 milioni di euro. Se la Generalcoop decidesse invece di entrare, subirebbe una perdita di 2 milioni di euro, perché la strategia della Milano Pharma consisterebbe comunque nel produrre tanto. Quindi la Generalcoop non ha alcun incentivo a cambiare strategia. E la Milano Pharma? Visto che alla potenziale concorrente conviene rimanere fuori dal mercato, la Milano Pharma massimizza il proprio profitto producendo tanto, anziché poco (12 milioni di euro contro 8 milioni di euro). Dunque, nemmeno la Milano Pharma ha interesse a cambiare strategia. Poiché ciascuna impresa ha scelto una risposta ottima alla strategia adottata dall altra, la coppia di strategie considerata soddisfa la condizione di Nash. L altra coppia è formata dalle strategie entrare, per la Generalcoop, e se la Generalcoop decide di entrare, produrremo poco e se decide di non entrare, produrremo tanto, per la Milano Pharma. 2 Se le due imprese adottano queste strategie ottengono un profitto di 6 milioni di euro ciascuna. 2 Anche le strategie entrare e produrre poco qualunque cosa decida la Generalcoop soddisfano la condizione di Nash. Poiché queste strategie producono esattamente lo stesso esito (la potenziale concorrente entra nell industria e l impresa che già vi operava decide di produrre poco ) di quelle menzionate nel testo, possiamo fare a meno di considerarle da qui in poi.

10 10 Capitolo 16 Esercizio W16.3 LA SOLUZIONE È DISPONIBILE SUL SITO WEB Verificate che anche questa seconda coppia di strategie soddisfi la condizione di Nash. Naturalmente la Milano Pharma preferirà la situazione di equilibrio in cui la Generalcoop rimane fuori dal mercato, mentre la Generalcoop preferirà la situazione di equilibrio che prevede il suo ingresso nell industria. Esiste un modo per stabilire quale sarà effettivamente l esito del gioco? Sì, esiste: solo la seconda coppia di strategie soddisfa anche la condizione di credibilità. Nella prima situazione di equilibrio la Generalcoop sceglie di rimanere fuori dal mercato perché l impresa che già vi opera ha minacciato di produrre tanto qualora la potenziale concorrente decida di entrare. Supponiamo, però, che la Generalcoop decida di mettere alla prova la Milano Pharma entrando nell industria. Una volta che l ingresso è avvenuto, la Milano Pharma non ha più interesse ad attuare la minaccia; infatti producendo poco può guadagnare 6 milioni di euro, mentre producendo tanto guadagnerebbe solo 5 milioni di euro. Quindi la minaccia di produrre tanto nel caso in cui un altra impresa entri nell industria non è credibile. Sapendo che in realtà tale minaccia non sarà messa in pratica, la Generalcoop si aspetterà di guadagnare 6 milioni di euro entrando nel mercato e deciderà di farlo. L unica situazione di equilibrio perfetto sussiste quando la Generalcoop sceglie la strategia entrare e la Milano Pharma sceglie la strategia se la Generalcoop decide di entrare, produrremo poco e se decide di non entrare, produrremo tanto (infatti questa è l unica coppia di strategie che soddisfano sia la condizione di Nash sia quella di credibilità). Nel solo esito di equilibrio perfetto possibile per questo gioco, la Generalcoop decide di entrare nel mercato e la Milano Pharma sceglie di produrre poco. Per concludere, è interessante notare che se l impresa già operante nel mercato è in grado di stringere con la potenziale concorrente un accordo collusivo che fissi i rispettivi volumi di produzione, ciò può procurarle danno invece che beneficio. Infatti l impresa che aspira a entrare nel mercato terrà conto della possibilità di colludere e dei vantaggi derivanti nel momento in cui sceglierà la sua strategia. La prospettiva di stringere un accordo collusivo con la concorrente sarà un incentivo a entrare nell industria. Tuttavia, anche se le due imprese ottenessero l esito di cartello pieno, quella che già operava nel mercato guadagnerebbe meno di quanto guadagnava quando deteneva una posizione di monopolio Gli investimenti strategici e l oligopolio Abbiamo già parlato del ricorso a un investimento strategico come forma di impegno da parte di un impresa che attualmente opera da sola in un industria ma è minacciata dalla possibilità che altre imprese arrivino a farle concorrenza. Certi effetti positivi degli investimenti strategici si avvertono anche in mercati in cui operano più produttori, pur se non è previsto l ingresso di nuove imprese. Se un impresa investe in progetti di ricerca e sviluppo volti a ridurre i costi di produzione, vedrà diminuire i suoi costi in futuro. Un calo dei costi di produzione fa aumentare il profitto dell impresa per diverse ragioni. Prima di tutto, il costo totale dell impresa diminuisce in corrispondenza di qualunque volume di produzione; quindi l impresa ottiene un profitto maggiore dalla quantità che ha prodotto fino a quel momento. In secondo luogo, è probabile che l impresa adegui il proprio volume di produzione al nuovo livello dei costi. Se il costo marginale diminuisce grazie all attività di ricerca e sviluppo, l impresa espanderà il proprio volume di produzione fino al punto in cui la curva del ricavo marginale interseca la nuova curva del costo marginale, la quale si trova più in basso. Dato che in corrispondenza delle unità prodotte in più la curva del ricavo marginale si trova al di sopra della curva del

11 L oligopolio e il comportamento strategico 11 costo marginale, il profitto dell impresa cresce in seguito all aumento del volume di produzione. I primi due effetti degli investimenti strategici si verificheranno indipendentemente dal fatto che l impresa operi in condizioni di concorrenza perfetta, di monopolio o di oligopolio. Nel caso di un impresa oligopolistica che interagisce strategicamente con altre, il calo del costo marginale ha un terzo effetto. Un impresa il cui costo marginale diminuisce è incentivata a produrre di più e le sue concorrenti devono considerare questo fatto nel momento in cui fissano il loro volume di produzione. Quindi può darsi che, di fronte a un oligopolista che adotta una politica aggressiva (di riduzione dei costi), le imprese concorrenti decidano di diminuire il loro volume di produzione. Tale calo della quantità prodotta farà aumentare il prezzo del bene, e per l impresa che effettua gli investimenti strategici questo sarà uno dei vantaggi derivanti dalle attività di ricerca e sviluppo. Sia in una situazione di oligopolio sia nel caso di un unico produttore minacciato dall arrivo di nuove imprese, gli investimenti strategici inducono chi li effettua ad assumere un comportamento più aggressivo, così da costringere alla ritirata i concorrenti (gli altri oligopolisti o l impresa che aspira a entrare nel mercato, a seconda dei casi). Esercizio W16.4 LA SOLUZIONE È DISPONIBILE SUL SITO WEB Gli investimenti strategici producono l effetto appena descritto anche in condizioni di concorrenza perfetta, di concorrenza monopolistica e nei mercati monopolistici in cui l ingresso è bloccato?

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