Museo Archeologico di Milano La sezione romana

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1 Museo Archeologico di Milano La sezione romana 1. Rovine Romane all interno del Museo Il Museo Archeologico è letteralmente costruito sopra strati di storia. Gli edifici più recenti appartengono al monastero di San Maurizio (XVI secolo), costruito sopra il monastero medievale dell VIII secolo, nel quale è conservato un ciclo di splendidi affreschi di Bernardino Luini. Il monastero medievale venne costruito sopra le rovine del circo romano (IV secolo d.c.) e delle mura urbiche, di cui possiamo vedere ancora due torri. Sotto le rovine del circo si trovano quelle di altri edifici romani del I secolo d.c. 1.1 La torre del Circo La torre del circo ha subito diversi cambiamenti nel corso dei secoli, ma conserva ancora base e nucleo romani. Parte del circo romano del IV secolo, era il punto di partenza delle corse dei cavalli, che compivano sette giri del circo prima di arrivare al traguardo. Nell VIII secolo venne poi costruito un monastero sopra le rovine del circo. La torre, conservata in alzato per 14 metri, venne inglobata nel monastero e ne diventò la torre campanaria. 1.2 La torre poligonale e le mura Nel giardino del museo sono conservate una torre e una parte delle mura che, in passato, circondavano la città. Fu l imperatore Massimiano che, alla fine del III secolo d.c., decise di ampliare il circuito delle mura, che comprendevano una straordinaria torre poligonale a 24 lati. Oggi, all interno della torre, sono conservati resti di affreschi, datati al XIII secolo, quando la torre venne trasformata in una cappella per le orazioni, all interno del Monastero. 1.3 Gli edifici del I secolo d.c. Lo strato più antico di storia sotto il museo archeologico risale al I secolo d.c. Nel secondo chiostro del museo, sono conservati i resti di una casa (domus) romana del I secolo d.c. 2. La Patera di Parabiago Uno degli oggetti più preziosi del museo archeologico di Milano è la patera di Parabiago, un grande piatto dedicato al culto orientale della dea Cibele. Il piatto rappresenta la dea insieme ad Attis, il suo amato mortale al centro di una mappa 1

2 cosmogonica, nella quale vengono presentati anche i simboli di vita, morte e rinascita. Questo rituale è molto importante, dal momento che appartiene ad un epoca in cui i culti pagani, come quelli dedicati a Cibele e Mitra, coesistevano con la religione cristiana. 2.1 Un piatto di argento massiccio La patera di Parabiago è un piatto ornamentale di argento massiccio su cui sono rappresentati temi religiosi. Splendidamente lavorato, pesa circa 3,5 kg ed alcune delle sue decorazioni sono messe in rilievo con un processo di doratura a mercurio. Veniva probabilmente usato in riti dedicati alla dea Cibele. Fu scoperto a Parabiago (vicino a Milano), durante degli scavi edili. Si pensa sia stato commissionato e creato durante l impero di Flavio Claudio Giuliano (intorno al 360 d.c.), in un periodo caratterizzato dalla rinascita del paganesimo a Milano. 2.2 Una mappa cosmogonica Secondo alcune interpretazioni, la patera assomiglia ad una mappa cosmogonica di ispirazione pagana. Nella parte superiore sono rappresentati il sole e la luna: il carro del sole si trova sulla sinistra con una torcia alzata, mentre a destra vediamo il carro della luna con la torcia abbassata. Al centro si trovano Cibele e Attis, il suo amato, a cui Zeus concesse l immortalità, su un carro trainato da leoni. Vicino vediamo il Tempo, rappresentato sia nel suo scorrere annuale attraverso il cerchio dello zodiaco con i dodici segni zodiacali, sia come Aion, la personificazione del tempo eterno e immutabile nel mondo greco. A destra notiamo il simbolo della vita dopo la morte, il serpente, che rinasce dalla sua pelle e quindi non muore mai, avvolto intorno ad un obelisco. Sotto il carro di Attis e Cibele, ci sono le quattro stagioni, rappresentate come quattro bambini che portano i frutti dei vari periodo dell anno. Nella parte sottostante chiudono la scena le personificazioni di Oceano con le ninfe dei fiumi e la terra con la cornucopia, simbolo dell abbondanza. 2.3 Il culto di Cibele Nella mitologia greca, Cibele, madre degli dei, si innamorò di Attis, un pastore. Attis però la tradì con una pastorella e, quando Cibele lo venne a sapere fu accecata dalla gelosia. Allora evirò Attis, mentre questi dormiva, o, secondo un altra versione, lo fece diventare pazzo e si evirò lui stesso. Poi, addolorata per quanto aveva compiuto, Cibele chiese e ottenne da Zeus di riportare alla vita il suo amato. Il culto della dea Cibele era legato quindi all idea della rinascita e della vita dopo la morte. Era molto diffuso nel mondo pagano del IV secolo, insieme a quello di Mitra, ma anche insieme alla religione cristiana. 2.4 Milano tra paganesimo e cristianesimo Nella Milano del IV secolo assistiamo ad una fervente convivenza di culti cristiani e pagani, tra cui anche quelli dedicati a Cibele e Mitra. Oggetti rituali, come la 2

3 patera di Parabiago, per la devozione pagana, o la Capsella di San Nazaro (oggi al Museo Diocesano di Milano); per quella cristiana, sono la prova di come culti diversi coesistessero e fossero celebrati nella stessa epoca. Non molto tempo dopo invece, nella seconda metà del IV secolo, Milano entrò nell epoca del vescovo Ambrogio, caratterizzata da una grande avversione al paganesimo che venne quasi del tutto abolito. 3.0 La coppa diatreta Il Museo Archeologico ospita uno dei più rari oggetti dell epoca del tardo impero romano: una splendida coppa diatreta. Ciò che rende la coppa così unica, oltre al suo valore estetico, è la tecnica di lavorazione che rimane un segreto anche per i vetrai di oggi. Questa tecnica di cesellatura del vetro veniva praticata da pochissimi artigiani nell antichità. 3.1 Un vestigio prezioso La coppa diatreta è lavorata in un unico pezzo di vetro soffiato sul quale è poi stata intagliata una raffinatissima lavorazione a reticolo, in modo tale che la decorazione a reticolato sulla superficie sia collegata al corpo del vaso soltanto con dei piccoli ponticelli. Venne trovata nel XVII secolo in un sarcofago vicino a Novara e venne acquisita nel XVIII secolo dall abate Trivulzio, da cui prende il nome. La coppa suscitò ampio interesse nei cittadini di Milano, che decisero di acquistarla nel 1935 con una sottoscrizione pubblica dalla famiglia Trivulzio. Ora infatti appartiene alla Collezione Civica Milanese. 3.2 Bevi e vivrai molti anni! La coppa venne lavorata partendo da un unico pezzo di vetro soffiato policromo: blu, giallo e verde sono infatti mischiati. La superficie venne poi intagliata, assumendo l aspetto di una reticella di bronzo. Sulla parte superiore della coppa c è un iscrizione in caratteri rialzati: BIBE VIVAS MULTIS ANNIS (Bevi e vivrai molti anni!), un augurio che ci svela che la coppa poteva essere un regalo. 3.3 La tecnica di lavorazione Il termine diatreta deriva dal verbo greco diatrepho e si riferisce alla sua particolare tecnica di lavorazione, che, anticamente, consisteva nella soffiatura di un vaso grezzo di notevole spessore, sul quale veniva in seguito intagliata una raffinatissima lavorazione a reticolo. Questo è il motivo per cui la coppa sembra essere avvolta da una rete intagliata. Questa particolare tecnica veniva praticata forse in alcune manifatture della zona del Reno e gli specialisti del vetro si domandano ancora oggi come venisse eseguita. 3

4 3.4 La coppa Maxwell L incredibile tecnica di lavorazione ha fatto in modo che non siano state prodotte molte coppe diatrete nell antichità. Pochissime sono giunte intatte o con poche lacune a causa della loro fragilità. Oltre alla coppa diatreta conservata a Milano, chiamata coppa Trivulzio, ne esiste soltanto un altra integra, che apparteneva alla famiglia americana dei Maxwell e che è stata recentemente venduta ad un emiro arabo. La coppa diatreta rimane così l unica coppa di questo tipo in Europa. 4.0 Le epigrafi Le epigrafi sono una delle fonti più importanti per capire un epoca storica. Sebbene forniscano soltanto informazioni succinte e parziali, le epigrafi non riflettono soltanto la vita di una persona, ma testimoniano la vita di una città e la sua evoluzione nel tempo. Grazie a nomi, cariche politiche, date, azioni che riportano, è possibile per gli studiosi dell antichità avere un quadro, anche se parziale, dell evoluzione della vita politica e sociale della città di Milano. 4.1 Le epigrafi nel museo Il museo archeologico di Milano possiede una vasta collezione di epigrafi, più di 500, nonostante soltanto parte di esse siano esposte. Alcune epigrafi appartenevano a monumenti funerari, mentre altre, chiamate epigrafi onorarie, venivano dedicate o commissionate da importanti cittadini. Le epigrafi sono importanti fonti di informazioni che permettono la ricostruzione della vita quotidiana e politica. 4.2 Le epigrafi raccontano La maggior parte delle epigrafi proviene da monumenti funerari dedicate ai defunti. Le epigrafi onorarie, invece, venivano dedicate a cittadini importanti o che avevano compiuto azioni ammirevoli. La lettura delle epigrafi permette di ricostruire l evoluzione della vita politica di una città, i metodi di promozione sociale e la struttura delle classi sociali. Le epigrafi possono anche fornire dati per la ricostruzione di una vita come veniva vissuta nella Milano romana. 4.3 Il sarcofago dell avvocato Nella collezione del museo troviamo anche il sarcofago di un avvocato, che risale al III secolo d.c. ed è stato ritrovato intatto all interno della chiesa di San Dionigi, fondata all epoca del vescovo Ambrogio, nella seconda metà del IV secolo. La decorazione del sarcofago fu dedicata ad un giovane avvocato da suo padre, che esprime così il suo affetto e dolore per la morte prematura del figlio. L avvocato è rappresentato durante la sua attività, mentre studia un volume e 4

5 durante un arringa. Si tratta di un esempio di come un epigrafe racconta una vita vissuta nell antica Milano. 4.4 I monumenti dei Seviri Le epigrafi possono aiutarci nella ricostruzione della struttura politica di una città. Per esempio danno informazioni sui liberti, gli schiavi liberati. L imperatore Augusto aveva creato delle cariche politiche specialmente per i liberti, per i quali era molto ambita la carica di Seviro Augustale, una magistratura cittadina intermedia che permetteva una certa ascesa sociale, se si possedevano disponibilità economiche a sufficienza. Le epigrafi ci descrivono anche il ruolo dei seviri, la loro posizione all interno delle città romane e la loro lealtà nei confronti dell imperatore. 4.5 L Epigrafe del funzionario militare Alcune epigrafi si riferiscono alle meritevoli azioni che un cittadino aveva compiuto durante la sua vita. Possono riassumere l intera vita di una persona in poche righe o darne un suggestivo ritratto. Un esempio è l epigrafe dedicata ad un funzionario militare dalla moglie. L epigrafe, di grandi dimensioni, esprime l orgoglio per il fatto che il militare abbia svolto molto bene la sua professione. 4.6 Distruggere per costruire Nei dintorni di Milano non c erano cave né di pietra né di argilla e così i materiali di edifici demoliti venivano spesso riutilizzati per la costruzione di edifici di epoche successive, come ad esempio le mura della città o le fondamenta di nuove costruzioni. Le epigrafi funerarie non facevano eccezioni. Nel IV secolo, per esempio, quando la città di Milano fu ampliata, molte epigrafi delle necropoli pagane furono riutilizzate per costruire le nuove mura della città. 5.0 Le statue Le statue del museo archeologico mostrano secoli di storia e arte romana. Un aspetto interessante è il luogo nel quale sono state ritrovate. La maggior parte delle statue, infatti, sono state riutilizzate come materiale edilizio da costruzione e durante gli scavi archeologici vengono ritrovate inglobate nelle mura o nelle fondamenta. Questo è il motivo per cui molti pezzi della collezione non sono completi. Le parti più fragili, naso, braccia, gambe, sono state rotte già in antico. 5.1 La collezione del museo Gran parte della collezione di statue del museo, come ninfe e Afroditi, erano collocate nei giardini delle case signorili e vennero per lo più riutilizzate come materiale edilizio in edifici più recenti. Le statue con soggetto religioso, invece sono poche, perché vennero distrutte quando il paganesimo fu proibito. 5

6 5.2 Lo stile milanese Le statue milanesi sono caratterizzate da una mescolanza di stile locale e greco classico. I ritratti locali sono naturalistici, colorati, presentano grandi orecchie, rughe e lineamenti marcati. Questo stile riprende la tradizione italica. Lo stile classico, con l armonia e l eleganza delle forme era invece molto apprezzato, soprattutto nelle classi sociali più elevate che cercavano di copiare i modelli della capitale il più possibile per essere più vicini al centro del potere. 5.3 La testa di Zeus Una delle più significative statue della collezione del museo è la testa di Zeus, proveniente verosimilmente dall area vicino al Castello Sforzesco. Faceva sicuramente parte di una maestosa statua di culto, copia romana di I sec. d.c. che si ispira alle opere dello scultore ateniese Briasside (della seconda metà del IV secolo a.c.). 5.4 Ercole e le terme Erculee La statua di Ercole è una dei pochi oggetti della collezione che furono trovati nel luogo originario. Si tratta di una copia romana di II sec. d.c. di una statua fatta da Lisippo, scultore greco della seconda metà del IV secolo a.c. La statua non è completa: presenta soltanto parte delle gambe e del torso fino al collo. È stato trovato nell area delle terme romane a Milano, che erano appunto chiamate Terme Erculee in onore del loro fondatore, Massimiano Erculeo. 6.0 I mosaici I mosaici nelle antiche case romane, non erano apprezzati soltanto per ragioni estetiche, ma indicavano anche lo stato sociale dei loro proprietari. I mosaici si trovavano soprattutto nelle domus, le case delle persone più ricche. Variavano a seconda del materiale usato (da pietre di vario tipo a pasta vitrea), della precisione con cui le tessere erano tagliate, dei colori e della raffinatezza del disegno. 6.1 Come costruivano i Romani In età romana, come pure nel medioevo, si costruiva in un modo diverso rispetto a come si costruisce oggi. In generale i confini catastali rimanevano fissi all interno della città e le nuove costruzioni nascevano sopra quelle più vecchie, senza che i detriti venissero portati via. Per questo molti mosaici delle nuove costruzioni venivano stesi sopra i più antichi. Durante i secoli il processo si ripeté e una sezione verticale delle antiche case romane può rivelare diversi strati di mosaici che datano dal I secolo a.c. al III o IV d.c. 6.2 La Domus 6

7 I mosaici erano decorazioni tipiche delle domus, le ricche case romane. La domus milanese ricalca il modello della domus dell Italia centrale, con un peristilio e un cortile interno circondato da un portico. A Milano le domus erano concentrate nell area del foro, dove c erano anche i templi e gli uffici pubblici. Appartenevano sicuramente ai ceti più ricchi come ad esempio banchieri, mercanti e ufficiali. 6.3 Costruire sotto le mura romane Un aspetto interessante degli edifici di età medioevale e moderna di Milano è il fatto che inglobino spesso strutture di secoli diversi, ma in ordine inverso. A causa degli spazi limitati dai confini catastali e della mancanza cronica di materiale edilizio, i resti romani venivano integrati nel tessuto edilizio dei nuovi edifici. Le nuove fondamenta venivano costruite spesso aggiungendo un nuovo muro al di sotto di quello romano. È possibile vedere queste sottomurazioni in alcune cantine di case milanesi: la parte inferiore, che dovrebbe essere la più antica, è in realtà quella più recente, mentre al di sopra si trova un livello di mattoni romani e a volte anche medievali. 6.4 Il mosaico con la pantera Uno dei più bei mosaici nella collezione del Museo Archeologico è il mosaico con la pantera. Era parte di una domus del III secolo d.c., che si trovava, nell area dell attuale piazza Missori, sotto alla chiesa di San Giovanni in Conca, costruita intorno al V secolo sui resti di edifici romani. Il mosaico è uno dei raffinati esempi di pavimenti che dovevano essere stati commissionati da una ricca famiglia romana. 7