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1 MANTIDI LOVERS ITALIA NEWSLETTER Eccoci! Finalmente la prima Mantidi Lovers Italia Newsletter è Online! Abbiamo deciso di deliziarvi ogni mese con una raccolta di articoli ricchi di foto e riferimenti bibliografici. Una sintesi tra Terrariofilia ed Entomologia, senza tralasciare però la complessa Legislazione del nostro Paese: consigli pratici su come destreggiarsi nell'immenso dedalo di regolamenti. Unica pecca: non avendo ottenuto un numero statisticamente valido di dati, il sondaggio mensile non è stato effettuato, non ce ne vogliate! Vi auguriamo una Buona Lettura! Ilaria & William INDICE - Le chicche del mese Avviare un attività ai nostri giorni: follia o genialità? I criteri per classificare le mantidi Caratteri sessuali secondari Riscoperta di due rare mantidi africane Evento di Aprile

2 LE CHICCHE DEL MESE L'Orchidea gialla, Parhymenopus davidsoni Unica specie del genere Parhymenopus, è stata descritta da Wood-Mason nel 1890, che l ha dedicata a William Davidson, curatore del Raffles Museum of Singapore. Come si evince dal nome scientifico (Parhymenopus= Simile a Hymenopus ), è molto simile nell aspetto all amatissima Mantide Orchidea (Hymenopus coronatus). Originaria della Malesia e delle Isole della Sonda, vive in foreste che toccano i 32 gradi diurni ed i notturni, con umidità comprese tra il 76% (di giorno) ed il 98% (di notte), pressoché costanti tutto l anno. Come per le cugine Hymenopus, il dimorfismo sessuale è molto marcato: le femmine adulte misurano 4,5 cm, contro i 2,5 dei maschi. I punti in comune con la Mantide Orchidea non finiscono qui: i maschi effettuano tre mute in meno delle femmine, maturando molto prima. L accoppiamento dura circa 5 ore, e dopo 3 settimane viene deposta la prima ooteca, lunga circa 4,5 cm; la schiusa avviene dopo circa 4-5 settimane di incubazione, e da alla luce ninfe. Queste, sono mimi batesiani delle formiche, ed accettano di buon grado microprede volanti (in primis Drosophyla). Fino allo stadio L4 non sono affatto gialle: il colore finale compare gradualmente dallo stadio L5 in poi, accentuandosi ulteriormente nell adulto. Sono predatori d attesa, che, se stabulati in grossi terrari ben areati e con abbondanza di prede (ditteri, ma anche blatte e ortotteri), non si cannibalizzano. Le femmine adulte possono vivere fino a 6 mesi. Insomma, una bella specie ancora rara in cattività, allevata principalmente in Nord Europa (Germania, Olanda, Inghilterra). Fonte informazioni: Thomas Rönisch; Autore immagine: Ch'ien C. Lee. 2

3 La mantide sasso, Eremiphila braueri Descritta da Krauss nel 1902, è una mantide di piccole dimensioni, distribuita nelle zone calde e secche di Nord Africa ed Asia Meridionale, fino all India. Appartiene ad una famiglia altamente adattata a vivere su suoli sabbiosi: corpo accovacciato, tozzo, con ali corte e lunghe zampe dai tarsi modificati. Occasionalmente si trovano in cattività, specialmente nei Paesi Anglosassoni. Per soddisfare il loro bisogno di correre, è consigliabile adoperare teche più ampie che alte, con substrato formato da sabbia e ciottoli (profondo almeno 5 cm). Essendo poi scarse scalatrici, non è necessario un coperchio per evitare eventuali fughe; questo, ci permetterà di puntare due spot da 20W direttamente sugli animali, per simulare le condizioni estreme a cui sono sottoposti in natura. La temperatura diurna massima è di 40 C, seguita da un abbassamento notturno fino a 20 C; è importante fornire un gradiente, così da far scegliere agli animali se sostare nel punto più caldo o via via più fresco. Una nebulizzata settimanale è tutto ciò che serve per idratare ninfe, adulti ed ooteche. Queste ultime, vengono sotterrate dalle femmine ed impastate con la sabbia: la parte terminale emerge dal substrato per permettere alle protoninfe di uscire. La schiusa si verifica a più riprese dopo circa 6 settimane, ed avviene nelle notti più umide. Le ninfe iniziano a nutrirsi a circa un giorno di vita, ed accettano di buon grado Drosophyla. I maschi adulti misurano 3,5 cm, mentre le femmine 4,5, con un addome molto gonfio. Il cannibalismo è quasi assente nei neanidi, che possono quindi convivere; tuttavia, si intensifica negli individui adulti, che diventano pressoché incompatibili. L accoppiamento è molto violento (sembra uno stupro!), e dura non più di 10 minuti. Entrambi i sessi sono molto longevi (> 6 mesi), e possono accoppiarsi fino alla fine del ciclo vitale. Autore foto: Roberto Battiston 3

4 Avviare un attività ai nostri giorni: follia o genialità? (di Ilaria Porcu) Quando un allevatore riproduce con successo una specie, si rende conto che non può tenere tutti gli esuberi. Cerca così di venderli o regalarli a qualcuno, possibilmente altrettanto affidabile. Per molti, la passione è talmente forte da tramutarsi in un impegno quasi a tempo pieno, come nel caso del nostro progetto di allevamento amatoriale. Viene spontaneo chiedersi se (e come), in Italia, riscuoterebbe successo un'attività esclusivamente improntata sul commercio degli animali insoliti, regolarmente riprodotti in cattività. Tanto per cominciare, la legge non agevola nessun privato a Fare il grande salto. Spesso, poi, i regolamenti sono in conflitto tra loro, o ancor peggio, non specificano ciò che è lecito o meno. Cerco di spiegarmi meglio: la vendita di animali è regolata dall`articolo 1496 c.c., il quale cita " Nella vendita di animali la garanzia per i vizi è regolata dalle leggi speciali o, in mancanza, dagli usi locali. Se neppure questi dispongono, si osservano le norme che precedono (1490 e seguenti)." Emergono 2 aspetti fondamentali: il primo è sono regolamentati i difetti di vendita (vizi). In sostanza, l`animale ceduto, deve essere in ottimo stato di salute, e avere le caratteristiche fisiche e cognitive descritte al momento della stipulazione e accettazione del contratto da parte di entrambi gli attori coinvolti; in più, vanno rispettate le condizioni di scadenza, luogo, pagamento, quantità, genere e specie. Esiste addirittura una lista di malattie che, se contratte dall'animale pochi giorni dopo l'acquisto, obbligano il venditore a risarcire il cliente. Il Regolamento di Polizia Veterinaria (RPV), approvato con DPR dell 8/2/1954 n. 320, è un regolamento applicativo che attua in maniera specifica i concetti espressi nel T.U.L.L.S.S. (Testo Unico delle Leggi Sanitarie, Regio Decreto del 27/7/1934 n. 1265); si può considerare come una codificazione delle conoscenze scientifiche relative alla natura delle malattie infettive, e alla loro epidemiologia. Proprio da quest ultimo, vengono rintracciate le malattie di cui sopra. In principio, contava solo 39 patologie, divenute oggi 59 ed in continuo aumento con il diffondersi di questo tipo di mercato. A riprova di ciò, i numerosi negozi di animali aperti recentemente; tra questi, degno di nota, è il fenomeno degli zoogarden, dove troviamo animali che fino a qualche anno fa si potevano ammirare soltanto in un rettilario. Nonostante le innumerevoli falle di questi posti, molta gente ha iniziato a documentarsi (internet, libri, etc) ed appassionarsi così alla terraristica. Ad esempio, negli ultimi 5 o 6 anni, sono aumentate le vendite di roditori (ratti, topi, cincillà), di rettili (gechi, serpenti, iguane, pogone e scinchi) e di pesci (tropicali o d'acqua fredda). Finalmente, in Italia, sta cambiando qualcosa dal punto di vista del nostro Hobby. Ma un dubbio sorge lecito: è puro consumismo o vera passione? Quanti VERI appassionati ci sono oggi? E quelli che si avvicinano al settore, lo fanno con il giusto approccio? Purtroppo pochi; l'italiano medio tende ancora ad affidarsi alla grande distribuzione, acquistando spesso animali debilitati, di cattura o maltrattati da addetti per nulla esperti. Oltre a ciò, i prezzi sono estremamente gonfiati. Insomma, il tipico cliente seriale di un negozio si documenta quanto basta da fonti non sempre attendibili, e preferisce di gran lunga l'estetica (i morph) al valore ecologico di un animale (le specie). In più, crede non valga la pena spendere in cure veterinarie, se costano più dell'animale stesso. Sulla base di queste considerazioni, sono convinta che i garden center creino soltanto nuove mode. Non bisogna però travisare queste parole, riferite ad una tendenza; non escludo che molti 4

5 appassionati possano essere nati proprio così, passando però notti insonni a leggere e/o scrivere sui Forum/Facebook i consigli di veri appassionati privati. Insomma, se la passione non manca, il mio consiglio è quello di mettersi alla prova, sia come allevatori, che commercianti, che come etici. Bisogna infatti ponderare bene il proprio operato: non si è allevatori se si considerano i propri animali come pura merce di scambio; dall altra parte, non si può nemmeno essere avidi delle proprie creature, pensando di trattenere tutti gli esuberi. In altre parole, dobbiamo impegnarci a trattare al meglio i nostri beniamini, e preoccuparci al più di cederli a chi li tratterebbe altrettanto bene; questo è operare con passione: meglio una vendita in meno, che un animale sofferente per causa nostra. Se vi riconoscete in quanto detto sopra, credo dovreste lanciarvi nell impresa di creare un vostro allevamento, o un attività senza scopo di lucro, nonostante il processo sia tortuoso e tutt'altro che libero da ostacoli. Nel prossimo capitolo vedremo COME fare per realizzare il vostro sogno, giacchè merita spazio e considerazioni a parte; in questa sede, ho ritenuto opportuno analizzare brevemente il mercato terraristico italiano. La mia speranza rimane quella di vedere sempre più persone appassionate e competenti in questo settore, portando l'italia ai livelli di Germania, Inghilterra o Olanda. 5

6 I criteri per classificare le mantidi (di William Di Pietro) INTRODUZIONE Vi siete mai chiesti in base a quali criteri le mantidi vengano classificate? In altre parole, cosa permette agli studiosi di collocarle in una più o meno certa posizione filogenetica? Come si stabiliscono le parentele più strette per un determinato Taxa? E' importante precisare che una classificazione ben fatta, coinvolge diverse discipline: dalla genetica alla zoogeografia, e dall'anatomia all'etologia. Ma vediamo insieme quali caratteristiche sono maggiormente utilizzate a tali fini. COLORAZIONE Il colore, nelle mantidi, è dato da pigmenti liberamente in circolo nell'emolinfa (pterine) o incastonati nella struttura dell'esoscheletro (melanine). Tali composti comprendono le Pterine, molecole formate da pteridina (una pirimidina fusa con una pirazina); alcuni studi, ne rivalutano l'importanza come fattori di crescita. Si annovera inoltre la melanina, con l'importante funzione di schermare il DNA dai dannosi raggi uv; oltre a ciò, garantisce stabilità all'esoscheletro, essendo un componente fondamentale per l'ancoraggio della chitina. E' infine ragionevole pensare che la pigmentazione abbia finalità mimetiche. Il cromatismo costituisce un metodo classificativo che può trarre altamente in inganno, vista l'estrema variabilità legata ai parametri ambientali (luce, temperatura, umidità) (Jovancic, 1953). In più, se si analizzano campioni secchi o conservati in alcol, la colorazione potrebbe apparire alquanto artefatta rispetto a quella in vivo MORFOLOGIA/MORFOMETRIA DELL'ESOSCHELETRO Sicuramente uno dei parametri più importanti. Le parti prese in esame sono: -Il capo, in particolare: l'altezza e la larghezza totali; la forma e la misura dello sclerite frontale; la forma delle antenne (ad es. pennate, segmentate, etc); la posizione degli ocelli rispetto agli occhi composti e alle antenne; la forma e le dimensioni del vertex; la forma e le dimensioni degli occhi (ad es. globulari o con tubercolo apicale); -Le zampe raptatorie, delle quali si prendono in considerazione: le misure (lunghezza, larghezza e diametro) di coxa, trocantere, femore, tibia, tarso; numero, orientamento e dimensione delle spine marginali (coxa); forma dei lobi apicali (trocantere); numero, orientamento e dimensione delle spine interne, esterne e discoidali (femore); grandezza della spazzola femorale; forma e dimensione della spina apicale (tibia), numero e dimensioni dei segmenti del tarso, con particolare attenzione alla parte terminale. -Il pronoto; più nello specifico: lunghezza e larghezza totali, della prozona e della metazona; eventuali espansioni della prozona (come in Idolomantis), caratteristiche del solco supracoxale, della carena mediana e della metazona. -Zampe mediane e posteriori: come per le raptatorie, si prendono le misure dei segmenti che le compongono (coxa, trocantere, femore, tibia, tarso); si considera inoltre la presenza di spine o escrescenze lobiformi tibiali/femorali. 6

7 -Tegmine e Alae: specie attera, brachittera (femmine) o alata; organizzazione delle venature; colore e/o presenza di ocelli. -Addome: lunghezza e larghezza in entrambi i sessi, presenza/assenza di appendici sub addominali (utili per il sessaggio), presenza/assenza di espansioni lobiformi laterali, lunghezza e morfologia dei cerci. MORFOLOGIA DEI GENITALI MASCHILI Abbiamo visto come la morfologia e le proporzioni delle diverse parti dell esoscheletro siano di notevole importanza ai fini descrittivi. Tuttavia non sono sufficienti per identificare univocamente un genere o una specie: abbiamo infatti bisogno di una caratteristica più esclusiva. A questo scopo, da oltre 100 anni, l'analisi della struttura dei genitali maschili è fondamentale per un lavoro tassonomico degno di essere chiamato tale. Ma perchè tanta importanza? Se posso permettermi un paragone un po' azzardato (e improprio), è come confrontare la struttura di due chiavi diverse. Mantis religiosa, genitali maschili; vista caudale (a sinistra) e dorsale (a destra). Scala: 1 mm. (Illustrazione di L.Picciau, tratta da Battiston et al. 2010, "Mantids of the Euro-Mediterranean Area."). Come si può notare dall'immagine 1, i genitali maschili sono contenuti nella concavità formata dalla piastra subgenitale, e constano di tre parti chiamate fallomeri (dal greco Phallos= Fallo e Meros= Parte): epifallo destro e sinistro ed ipofallo ventrale. L'epifallo sinistro possiede un'apofisi sclerificata che prende il nome di pesudofallo, a sua volta dotato frequentemente di un prolungamento più o meno incurvato, chiamato titillatore. La presenza di scanalature, dentellature, anse e incurvature rendono queste parti estremamente asimmetriche, così da risultare un ottimo strumento identificativo specie specifico. DNA BARCODING Negli ultimi decenni, sono stati fatti passi da gigante per quanto concerne l'estrazione, 7

8 l'amplificazione e l'analisi di brevi segmenti di DNA. Una delle tecniche più importanti è proprio quella del DNA Barcoding. Essa viene utilizzata per identificare unità tassonomiche basandosi sull'analisi della variabilità di un marcatore molecolare. Nel mondo animale, il marcatore principalmente utilizzato (salvo rare eccezioni) è un frammento del gene mitocondriale, codificante la subunità I della citocromo ossidasi (coxi). Tuttavia, la CoxI ha una variabilità ridotta in certi taxa, cosicchè si utilizzano altri marcatori (rrna, allozimi, microsatelliti, AFLP, ecc.). Senza scendere in dettaglio delle tecniche di laboratorio, questo metodo consente di stabilire il grado di parentela tra due unità tassonomiche (specie, famiglie, etc), semplicemente comparando le rispettive sequenze nucleotidiche del gene marcatore (negli animali il il CoxI) e stabilendo quindi la percentuale di nucleotidi in comune: in questo modo, si possono distinguere famiglie, generi, specie, sottospecie, etc. ed è relativamente semplice tracciare alberi genealogici. ZOOGEOGRAFIA Quando abbiamo a che fare con una specie sconosciuta alla scienza, l approccio più ovvio e naturale è quello di confrontarla con ciò che già conosciamo; tuttavia, l Ordine Mantodea comprende oltre 10 famiglie ed altrettanti sottoraggruppamenti, che sicuramente non ci vengono incontro. Per dipanare la matassa, può essere utile conoscere le specie/famiglie con lo stesso areale geografico, in modo da fare una prima cernita delle possibili parentele. A questo proposito, è di fondamentale importanza indicare, al momento della descrizione di una nuova specie, TUTTI gli areali in cui è stata rinvenuta, con tanto di coordinate geografiche (in gradi, minuti, secondi). ETOLOGIA ED ECOLOGIA Non esiste solo l isolamento geografico. Due specie possono convivere nello stesso ambiente senza però incontrarsi/incrociarsi, quasi come se fossero isolate. Questo perchè occupano nicchie ecologiche differenti: si definisce nicchia ecologica l insieme delle risorse naturali (spazio, cibo, luce, etc etc) che permettono ad una specie di sopravvivere in un determinato ambiente. L esempio più lampante è quello delle mantidi italiane: pur vivendo a pochi cm di distanza, non vi è alcuna competizione interspecifica. Questo perché sfruttano nicchie ecologiche differenti: cacciano a livelli diversi, prede diverse, hanno periodi di crescita e maturazione sfasati, etc etc. In più, i primi stadi di molte specie tropicali sono mimi batesiani delle formiche: sapere quali specie di formiche imitano rappresenta un informazione cruciale ai fini identificativi. Insomma, conoscere l ecologia di una specie è davvero fondamentale. Inoltre, esistono comportamenti tipici di alcuni generi o specie, che possono aiutare nell identificazione. Per esempio, le ninfe di Ephestiasula sp., per riconoscersi a vicenda, fanno La Bicicletta con le raptatorie; in questo modo, una piccola mantide può mantenersi lontano dai fratelli, ed evitare così scontri inutili. Si potrebbe scrivere un libro intero di esempi a proposito; tuttavia, in questa sede, è importante sottolineare come l etologia possa aggiungere dettagli che rendano una specie ancor più esclusiva. 8

9 CHIMICA Come ben sappiamo, i feromoni sono di vitale importanza per i maschi dell'ordine Mantodea. Il nome deriva dal greco (Feros= portare, ed orme= eccitamento). Si tratta di veri e propri messaggi chimici, emessi dalle femmine mature per segnalare ai maschi nei paraggi che sono pronte ad accoppiarsi. Ovviamente, ogni specie produce le proprie isoforme (=varianti); in questo modo, il messaggio chimico viene recepito soltanto dai maschi della stessa specie, o di specie molto affini. Tutto ciò, si traduce in un isolamento, nonostante due specie (magari identiche = specie criptiche) condividano l'habitat. OSSERVAZIONI FINALI Ovviamente, per poter trarre una qualsiasi conclusione non basta un unico esemplare: l'ideale sarebbe disporre di una quantità consistente (>30), per poter estrapolare misure medie, varianze e/o più DNA da esaminare. Quando si effettuano studi tassonomici, la difficoltà principale è proprio questa: reperire un gran numero di campioni, specialmente di specie circoscritte in zone ristrette e/o remote. Ecco perchè, nonostante gli sforzi, la posizione filogenetica di alcuni taxa risulta tutt'altro che consolidata. Inoltre, per molti gruppi, esiste una letteratura alquanto datata e bisognosa di revisioni più o meno approfondite. Ma in che senso approfondite? Le nuove frontiere della genetica si stanno via via prendendo lo spazio che prima era occupato dalla sola anatomia; questo ha portato allo stravolgimento degli alberi genealogici, nonché alla comparsa di nuovi raggruppamenti. E' quindi ovvio che la classificazione perfetta possa derivare solo da una completa sintesi tra anatomia e genetica, con l'integrazione di dati ecologici, zoogeografici ed eventualmente etologici. Resta tuttavia un problema davvero difficile da risolvere: il flebile confine tra variante cromatica, sottospecie, varietà geografica o specie criptica. In certi casi la genetica aiuta, ma in certi altri complica la questione. In questi casi, l'analisi dettagliata dei genitali, nonché dei feromoni emessi, potrebbe contribuire a dipanare la matassa. 9

10 I caratteri sessuali secondari(di William Di Pietro) Per sessare le mantidi, si utilizzano solitamente due caratteristiche fondamentali: le dimensioni degli individui adulti ed il numero di sterniti (segmenti inferiori) addominali. Tuttavia, molte specie presentano attributi sessuali secondari, particolarmente utili con le ninfe ai primi stadi; ecco quindi una breve carrellata. Deroplatys sp. I maschi hanno sempre il torace romboidale, mentre nelle femmine è a punta di freccia, più o meno accentuata a seconda della Specie. Deroplatys dessicata, maschio L5 (Fonte Immagine: William Di Pietro). Deroplatys dessicata, Femmina adulta (Fonte Immagine: Wikimedia Commons) Empusa sp. E Gongylus gongylodes A partire dallo stadio L5, le antenne dei maschi crescono sia in lunghezza che in spessore, divenendo pennate negli adulti (da cui il nome della specie Empusa pennata). A partire dallo stadio L4, i maschi possiedono 6 appendici sub addominali, mentre le femmine 5. Empusa pennata, maschio adulto (Fonte Immagine: Wikimedia Commons) Gongylus gongylodes, Maschio L5 (Fonte Immagine: William Di Pietro).

11 Hymenopus coronatus Le femmine hanno un'espansione cefalica in tutto simile a un cornino, assente nei maschi. Il collare toracico, nei sub adulti e negli adulti si presenta marrone chiaro nei maschi, verde molto scuro nelle femmine. Hymenopus coronatus, Femmina sub adulta (Fonte: Wikimedia Commons). Phyllocrania paradoxa Come indica il nome scientifico (Phyllocrania=) Cranio a forma di foglia, è presente un'espansione cefalica che conferisce alla mantide il tipico aspetto criptico. Proprio questa caratteristica, torna particolarmente utile per il sessaggio: nei maschi è lunga, stretta e molto frastagliata, mentre nelle femmine è più corta e tozza. Phyllocrania paradoxa, femmina (Fonte Immagine: Wikimedia Commons). Phyllocrania paradoxa, maschio (Fonte Immagine: Wikimedia Commons). Popa sp. A partire dallo stadio L4, è possibile distinguere il sesso osservando l'estremità caudale dell'addome: nei maschi termina a punta, mentre nelle femmine a lancia. Con lo sviluppo della piastra genitale femminile, tale caratteristica si intensifica, fino a divenire molto evidente negli individui sub adulti e adulti. Differenza tra maschio e femmina nell'addome di Popa spurca crassa. (Fonte Immagine: Wikimedia Commons).

12 Sibylla pretiosa Due o tre settimane dopo l'ultima muta, le ali delle femmine adulte diventano verdi e blu; quelle dei maschi, invece, restano marroni con una o due macchie molto scure. Specie brachittere Molte specie in cui le femmine adulte sono brachittere, hanno maschi perfettamente alati e volanti. E' il caso per esempio dei generi Ameles e Parasphendale, ma ovviamente non sono gli unici. Si potrebbe scrivere un libro di esempi, ma non è ciò che voglio in questa sede; piuttosto, mi preme sottolineare come la condizione di brachitterismo si possa utilizzare per distinguere il dimorfismo sessuale. Maschio adulto di Parasphendale affinis (Fonte Immagine: William Di Pietro). Parasphendale affinis femmina adulta (Fonte Immagine: William Di Pietro). Conclusioni Le specie con caratteri sessuali secondari sono molte più di quelle elencate. Sicuramente amplierò la carrellata con nuovi capitoli, in modo da offrire una guida al sessaggio completa e sempre aggiornata. Fonti delle immagini: Wikimedia Commons & Mantidi Lovers Italia. 12

13 IUCN: Riscoperte due rare specie di Mantidi in Marocco Un team di scienziati italiani e marocchini, ha riscoperto recentemente due specie di mantidi, che si credevano estinte da 60 anni. Durante una spedizione in Marocco nel Maggio 2011, un team di Specialisti Mantidologi italiani e marocchini ha riscoperto due rare specie di Mantodei: Apteromantis bolivari, scomparsa dal 1948, e la Mantide Gigante Marocchina (Tenodera rungsi), registrata per l'ultima volta nel Roberto Battiston, membro del IUCN/SSC Grasshopper Specialist Group e principale ricercatore del progetto, suggerisce che l'apteromantis bolivari potrebbe essere più comune di quanto si pensi, dal momento che è stata rinvenuta in ben quattro località. Al contrario, la Mantide Gigante Marocchina, pare sia molto rara, e necessita probabilmente di progetti di conservazione. In genere, la nostra conoscenza sulla distribuzione delle mantidi è molto scarsa, a causa del loro aspetto criptico. Il progetto è stato finanziato dal Mohamed bin Zayed Species Conservation Fund. La pubblicazione completa la trovate qui: Evento del mese di Aprile Se volete scriverci la vostra esperienza a Entomodena, saremo più che lieti di pubblicarla nella Newsletter di Aprile! Mandatela a mantidi@hotmail.it 13

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