ILLUMINAZIONE DI EMERGENZA
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- Simone Maggi
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1 ELETTRIFICAZIONE 6 75 ILLUMINAZIONE DI EMERGENZA e segnaletica luminosa di sicurezza parte I Enrico Grassani L articolo, suddiviso in due parti, analizza tutte le peculiarità e le prescrizioni richieste dalle norme, sia per l illuminazione di riserva sia per quella di sicurezza. Vengono poi dati un insieme di indirizzi progettuali correlati alla destinazione d uso dei locali in cui l impianto si trova installato. GENERALITÀ La Norma UNI EN 1838 Illuminazione di emergenza offre una classificazione delle possibili forme di illuminazione destinate a sopperire all illuminazione artificiale ordinaria quando questa, per una qualsiasi ragione accidentale, venisse a mancare (tabella 1). I luoghi di impiego sono principalmente quelli destinati ad accogliere lavoratori, pubblico, studenti e degenti. Con il termine illuminazione di emergenza si definisce quindi l insieme dei sistemi illuminanti destinati a garantire una continuità di alimentazione tale da consentire un certo livello di visibilità anche al venir meno della fonte energetica ordinaria. Lo scopo di tale continuità può essere il proseguimento delle attività in corso, nel qual caso si parla di un sistema per l illuminazione di riserva, destinato a garantire la piena funzionalità di quanto contenuto negli edifici. Oppure il fine può essere specifico: garantire, in caso di emergenza, la sicurezza delle persone presenti negli edifici; in tal caso si parla di un sistema per l illuminazione di sicurezza. I requisiti riportati nella Norma UNI EN 1838 sono quelli minimi. Sta al progettista di identificare e valutare i casi in cui, a fronte di un maggior rischio o di una qualche incertezza, è il caso di aumentarli o di integrarli mediante l applicazione di ulteriori accorgimenti. Nella tabella 2 sono riportati i riferimenti delle principali norme tecniche che riguardano l illuminazione di emergenza. Ad esse si aggiungono le guide pubblicate dal CEI per gli impianti elettrici in edifici particolari (scuole, centri commerciali, cabine ecc.). ILLUMINAZIONE DI RISERVA Come chiarisce la stessa Norma UNI EN 1838 nel capitolo delle definizioni, il termine emergenza va correlato soprattutto al venir meno della fonte energetica ordinaria o almeno di quella che alimenta gli impianti di illuminazione ordinari. T ABELLA 1 Classificazione delle diverse forme di illuminazione d emergenza. ILLUMINAZIONE DI EMERGENZA (EMERGENCY LIGHTING) ILLUMINAZIONE DI RISERVA (Stand-by lighting) ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA (Emergency escape lighting) Illuminazione delle vie di fuga (Escape route lighting) Illuminazione antipanico (Open area lighting) Illuminazione di attività ad alto rischio (High risk task area lighting) Consente il proseguimento della normale attività lavorativa Assicura l individuazione dei mezzi (percorsi, varchi ecc.) destinati a consentire l evacuazione in sicurezza dai locali Consente di evitare che nelle persone insorga il panico (dovuto al buio), offrendo ad esse la possibilità di giungere in un luogo in cui le vie di fuga risultino ben individuabili Garantisce l illuminazione alle persone coinvolte in situazioni o processi di potenziale pericolo, consentendo la messa in sicurezza di macchinari o impianti
2 76 ELETTRIFICAZIONE 6 NORMA UNI EN 1838 pr EN pr EN CEI EN (CEI 34-22) CEI 64-8 CEI 64-4 CEI T ABELLA 2 Principali norme tecniche di riferimento per l illuminazione di emergenza. ( 1 ) A questo proposito è bene ricordare la definizione che la Norma CEI 64-8/2 (1998) all articolo 21.6 riporta per l alimentazione di riserva: Sistema elettrico inteso a garantire l alimentazione di apparecchi utilizzatori o di parti dell impianto per motivi diversi dalla sicurezza delle persone. TITOLO Illuminazione di emergenza Sistemi di alimentazione centralizzata (mediante batterie) Sistemi per l illuminazione di sicurezza Apparecchi di illuminazione. Parte 2: Prescrizioni particolari. Apparecchi di emergenza Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000 V in c.a. e a 1500 V in c.c. Impianti elettrici in locali adibiti ad uso medico Impianti elettrici negli edifici pregevoli per rilevanza storica e/o artistica Non necessariamente, quindi, il black-out presuppone un pericolo o un evento pericoloso, quale può essere un incendio. Anche se, il venir meno dell illuminazione artificiale in un luogo chiuso, senza aperture verso la luce del sole, o durante le ore serali o notturne, è di per sé un evento potenzialmente portatore di pericoli per le persone. L illuminazione di riserva, comunque, consentendo di ripristinare le condizioni normali di visibilità, assicura alle persone uno stato di fatto normale e sicuro; per quanto può esserlo un servizio che si appoggia su linee e apparecchiature ordinarie ( 1 ). Il sistema di riserva comprende anche l alimentazione a tutte o quasi le utenze di forza motrice e di controllo presenti negli edifici. Diverso è il caso dell illuminazione di sicurezza, che nella terminologia inglese (emergency escape lighting) richiama più esplicitamente la funzione di garantire la fuga o la messa in salvo delle persone in caso di emergenza; dove in questo caso l emergenza non si limita al black-out, ma si estende ad altri fattori (incendi, esplosioni, fughe di gas, crolli ecc.), anche connessi al pericolo di perdita di controllo su macchinari o impianti di processo. ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA Per svolgere nel migliore dei modi la sua funzione, che è quella di garantire un livello di illuminamento sufficiente a consentire l evacuazione delle persone da un luogo chiuso ad un luogo sicuro, l illuminazione di sicurezza deve contare su una serie di apparecchi illuminanti, costruiti in conformità alla Norma CEI EN , il cui effetto deve porre particolarmente in evidenza le seguenti posizioni interne ai locali: a) le zone in cui si trovano i varchi di uscita e le porte principalmente destinate all evacuazione in caso di emergenza; b) le zone entro 2 m di distanza (in senso orizzontale) dalle scalinate (figura 1a) e in modo tale che ogni rampa risulti illuminata direttamente (figura 1b); c) le zone entro 2 m di distanza (in senso orizzontale) da ogni cambio di livello o gradino; d) in corrispondenza ad ogni dispositivo o attrezzatura di pronto soccorso (pulsanti di allarme, barelle, armadietti di pronto soccorso ecc.); e) in corrispondenza ad ogni segnale di sicurezza; f) in corrispondenza ad ogni cambio di direzione; g) in corrispondenza ad ogni incrocio o bivio; h) sopra ogni varco di uscita; l) le zone comprese entro 2 m di distanza (in senso orizzontale) dai locali di pronto soccorso; m) in corrispondenza ad ogni dispositivo o attrezzatura antincendio (pulsanti di allarme o di attivazione del sistema antincendio, estintori, manichette ecc.); n) le zone comprese entro 2 m di distanza (in senso orizzontale) da ogni punto di chiamata (telefono) per pronto soccorso sanitario e/o antincendio. Il livello di illuminamento minimo prescritto dalla Norma UNI EN 1838 per tali posizioni è quello richiesto per le vie di fuga o l area antipanico (open area) in cui esse si trovano, oppure, nel caso in cui non si trovassero entro tali zone e questo può succedere soprattutto per le posizioni di cui ai punti d, e, l, m, e n, il livello di illuminamento minimo a pavimento dev essere 5 lx. ILLUMINAZIONE DELLE VIE DI FUGA L obiettivo che si pone l illuminazione di sicurezza delle vie di fuga (altrimenti dette vie di esodo o di evacuazione) è quello di consentire un uscita in sicurezza a tutte le persone che si trovano nei locali. Per questo essa deve garantire la visibilità e la corretta individuazione: dei percorsi; di eventuali situazioni critiche per la presenza di strutture sporgenti, taglienti, calde o altro; dei dislivelli (scale, scale mobili, gradini, rampe ecc.);
3 ELETTRIFICAZIONE 6 77 dei varchi intermedi, dislocati lungo il percorso; dei varchi d uscita, che immettono in un luogo sicuro; delle attrezzature di pronto soccorso; delle attrezzature antincendio. Le attrezzature, in particolare, devono non solo essere localizzate, ma anche poter essere utilizzate in modo appropriato. 2m 2m a) Altezza di installazione degli apparecchi L eventuale presenza di ostacoli deve poter essere individuata fino a 2 m di altezza. La direzione del flusso luminoso degli apparecchi illuminanti dev essere tendenzialmente discendente, cioè rivolto verso il pavimento. Da quanto sopra si deduce che gli apparecchi devono essere installati ad un altezza di almeno 2 m rispetto al piano di calpestio. A tale altezza la sorgente di illuminazione, oltre ad essere protetta contro gli urti accidentali, non rischia di essere coperta dal flusso di persone che abbandonano i locali. Allorché il progettista ne ravvede la necessità, può installare anche lampade ad un altezza inferiore per esempio al fine di evidenziare la presenza di un gradino particolarmente insidioso, ma queste vanno considerate a tutti gli effetti integrative al sistema basilare richiesto di norma. Le sorgenti luminose a bassa altezza svolgono correttamente la propria funzione a beneficio delle persone che transitano da sole, ma vengono via via sempre più oscurate all aumentare della quantità di individui che transitano insieme. Inoltre, gli apparecchi illuminanti ad un altezza inferiore a 2 m devono essere sempre protetti contro gli urti accidentali (mediante schermi infrangibili o gabbiette metalliche) e preferibilmente incassati a muro. Per contro, l installazione di apparecchi a soffitto (figura 2) li espone al rischio d essere oscurati dalla coltre di fumo nero che potrebbe formarsi in seguito ad un incendio. Livelli di illuminamento 2m 2m Le vie di fuga siano esse corridoi delimitati da due pareti o transiti all interno di reparti delimitati da strisce dipinte sul pavimento se di dimensione non superiore a 2 m devono presentare un livello minimo di illuminamento, misurato a pavimento e in assenza di riflessioni, non inferiore a 1 lx in corrispondenza alla linea che ne identifica il punto di mezzo lungo tutto il percorso (figura 3). Prendendo tale linea come punto mediano, dev essere garantito, lungo una fascia di larghezza pari alla metà di quella dell intera via di fuga, un livello di illuminamento minimo pari a 0,5 lx. 2 m 2m b) F IGURA 1 2m Installazione degli apparecchi per l illuminazione di sicurezza delle scale. F IGURA 2 L installazione a soffitto degli apparecchi illuminanti di sicurezza li espone all oscuramento da parte della coltre di fumo prodotto da un eventuale incendio.
4 78 ELETTRIFICAZIONE 6 F IGURA 3 Livelli minimi dell illuminamento di sicurezza richiesti dalla Norma UNI EN 1838 lungo le vie di fuga. ( 2 ) Nella seconda parte dell articolo verrà riportata una tabella che specifica gli ambienti per i quali leggi o norme prescrivono l illuminazione di sicurezza e le prestazioni minime richieste. 0,5 lx L/2 L/4 L/2 L 1 lx L/4 0,5 lx L/2 Ad esempio, lungo un corridoio largo 1,8 m dev essere garantito un illuminamento di almeno 1 lx lungo il punto intermedio (a 0,9 m da una parete e dall altra); mentre lungo una fascia centrale larga 0,9 m (avente come punto intermedio la stessa linea intermedia del corridoio) dev essere garantito a pavimento un livello di illuminamento pari ad almeno 0,5 lx. Se la via di fuga presenta una larghezza superiore a 2 m può essere progettualmente vista come un insieme di strisce parallele di 2 m di larghezza, oppure come un area antipanico (con le caratteristiche che verranno in seguito dettagliate). In corrispondenza delle attrezzature di pronto soccorso il livello minimo di illuminamento deve essere pari a 5 lx. Questi livelli di illuminamento, che la norma stessa indica come minimi, devono essere maggiorati in presenza di leggi o altre norme specifiche che affrontano il tema dell illuminazione di sicurezza in ambienti particolari. Per citare solo alcuni esempi, si ricorda che nelle attività alberghiere con più di 25 posti letto è richiesto un livello minimo di sicurezza pari a 5 lx (D.M. 9/4/1994); idem per le scuole (D.M. 26/8/92); mentre per i locali di pubblico spettacolo sia il D.M. 19/8/96 che la Norma CEI 64-8/7 (all articolo ) prescrivono che il livello di illuminamento di sicurezza, misurato su un piano orizzontale a 1 m di altezza dal pavimento, non debba risultare inferiore a 5 lx in corrispondenza delle scale e delle porte, e a 2 lx in ogni altro ambiente in cui abbia accesso il pubblico ( 2 ). Quindi, al progettista è richiesto di prestare particolare attenzione alla presenza ed all evoluzione nel tempo delle norme specifiche e delle leggi che possono, a ragione e in relazione a condizioni di rischio particolari, chiedere una maggiore prestazione di illuminamento all impianto di sicurezza. Nel calcolo del livello minimo di illuminamento così come richiesto dalla Norma UNI EN 1838 non deve essere considerato l apporto della luce riflessa e l emissione luminosa della sorgente dev essere pari a quella riscontrabile un attimo prima dello scadere del tempo minimo di autonomia energetica richiesta. I livelli minimi richiesti dai testi legislativi non prescindono invece dagli effetti riflettenti delle superfici. Per cui, quando queste sono chiare, lungo i corridoi l indicazione di 1 lx minimo richiesto dalla Norma UNI EN 1838 in assenza di riflessioni corrisponde all incirca ai 5 lx richiesti dalle leggi. Uniformità di illuminamento La Norma UNI EN 1838 si preoccupa anche di evitare che vi sia un eccessiva disuniformità fra parti illuminate e quelle che non lo sono. L occhio umano incontra una certa difficoltà ad adattarsi nel passaggio da zone illuminate a zone scarsamente illuminate; così come va soggetto ad abbagliamento nel passaggio inverso. Solitamente, nelle persone anziane, oltre al verificarsi di una riduzione naturale delle capacità visive e quindi della necessità di un livello di illuminamento di sicurezza elevato che consenta un minore sforzo per la messa a fuoco dell immagine, si riscontra anche un incremento del tempo necessario per adattare l occhio alla riduzione drastica del livello di illuminamento. Una corretta uniformità del livello di illuminamento evita anche il formarsi di macchie scure e di aloni che determinano nelle persone un certo disorientamento e ostacolano la corretta individuazione dei percorsi di fuga. A salvaguardia dell uniformità di illuminazione, la norma prescrive che, lungo le vie di fuga, il rapporto fra il livello di illuminamento massimo che si riscontra (al centro della via) e quello minimo non sia superiore a 40. Vale a dire che se al centro si riescono a garantire 5 lx, nessun punto della via di fuga dovrà presentare un livello di illuminamento inferiore a 5/40 = 0,1 lx; mentre in presenza di zone in cui il livello fosse pari a 40 lx non ve ne dovrebbe essere alcuna di livello inferiore a 1 lx.
5 ELETTRIFICAZIONE 6 79 Il rapporto 1:40 fra livello minimo e livello massimo di illuminamento è comunque da considerarsi un limite estremo, invalicabile. Nella realtà, ove possibile, occorrebbe avvicinarsi il più possibile al rapporto 1:20. Si presentano altresì casi in cui il contrasto di luminanza può agevolare l individuazione di una struttura critica. Per esempio, la percezione visiva dei gradini di una scala può essere agevolata contrastando il valore dell illuminamento verticale rispetto a quello orizzontale. a luogo sicuro c b uscita di sicurezza a a F IGURA 4 Dislocazione degli apparecchi illuminanti di sicurezza in corrispondenza ad un varco d uscita. apparecchi illuminanti a - lungo i corridoi b - in corrispondenza del varco d uscita c - all esterno del varco d uscita. Variazione repentina dell illuminamento Sempre in relazione alla difficoltà incontrata dall occhio per adattarsi ad una drastica e repentina riduzione del livello di illuminamento, è opportuno che in sede progettuale, oltre all osservanza dei limiti minimi di illuminamento, si prenda in seria considerazione la necessità che negli ambienti molto illuminati dell impianto ordinario siano tenuti livelli di illuminamento elevati (più elevati della norma) anche per l impianto di sicurezza. A titolo orientativo, si può considerare temibile una riduzione repentina del livello di illuminamento, per via della conseguente riduzione del grado di acuità di percezione dei contrasti proprio dell occhio umano, quando il livello medio di illuminamento dell ambiente o del posto di lavoro è superiore a 100 lx. Per contenere il lasso di tempo necessario all apparato visivo per adattarsi al nuovo livello, questo non dovrebbe essere inferiore al precedente di un fattore superiore a 10. In altri termini, l illuminazione di sicurezza dovrebbe produrre un livello di illuminamento non inferiore al 10% di quello prodotto dall illuminazione ordinaria. Fisiologicamente, l occhio avverte una simile riduzione del livello di illuminamento con un dimezzamento delle condizioni di visibilità. Questo perché la percezione è legata allo stimolo luminoso da una proporzionalità non lineare, ma logaritmica. Nei casi in cui il livello di illuminamento ordinario è molto elevato, si possono prevedere per l illuminazione di sicurezza livelli differenziati, a scalare automaticamente nel tempo. Mediamente l occhio impiega circa 30 s per adattarsi a forti decrementi di luce. Infine, sempre per evitare indesiderabili salti nel buio, è opportuno valutare l opportunità di illuminare con sorgenti di sicurezza anche l area esterna ai varchi d uscita (figura 4), per consentire una dispersione ordinata delle persone ed evitare che queste si vengano a trovare repentinamente in zone molto buie. La precauzione vale senz altro, ad esempio, nei casi in cui al di là dei varchi d uscita si trovano gradini oppure ostacoli di vario genere. Abbagliamento L abbagliamento prodotto dagli apparechi illuminanti di sicurezza dev essere ridotto limitandone l emissione diretta nel campo visivo delle persone. Per questo motivo, in base all altezza a cui si trova installato l apparecchio rispetto al pavimento, la Norma UNI EN 1838 offre un indicazione circa l intensità luminosa massima consentita nell ambito del campo visivo delle persone (tabella 3). Per le vie di fuga orizzontali e prive di dislivelli si considera come campo visivo normale, ovvero come zona di possibile abbagliamento, quello formato entro un angolo di oltre 60 rispetto alla verticale. La situazione cambia sostanzialmente in base al fatto che l apparecchio illuminante si trovi installato a soffitto (figura 5), o a parete (figura 6). I casi più critici si verificano quando l apparecchio illuminante si trova installato a parete ALTEZZA A CUI SI TROVA INSTALLATA LA SORGENTE LUMINOSA RISPETTO AL PAVIMENTO (m) INTENSITÀ LUMINOSA MASSIMA PER EVITARE L ABBAGLIAMENTO (cd) h < 2, ,5 h < 3, ,0 h < 3, ,5 h < 4, ,0 h < 4, h 4, T ABELLA 3 Valori limite dell intensità luminosa emessa dall apparecchio illuminante per evitare il fenomeno dell abbagliamento. Dati validi sia per l illuminazione di sicurezza delle vie di fuga sia per quella delle aree antipanico.
6 80 ELETTRIFICAZIONE 6 F IGURA 5 Individuazione della zona di possibile abbagliamento con apparecchio illuminante montato a soffitto. La zona retinata corrisponde a quella in cui si manifesta l abbagliamento. F IGURA 6 Individuazione della zona di possibile abbagliamento con apparecchio illuminante montato a parete. La zona retinata corrisponde a quella in cui si manifesta l abbagliamento. ( 3 ) Cfr. Norma UNI Illuminazione di interni con luce artificiale. ( 4 ) Cfr. articolo 352 della Norma CEI 64-8/ sul fronte di una persona che sta percorrendo, ad esempio, un corridoio. Per tutte le altre possibili vie di fuga, tipo rampe, discese o scale, la zona di possibile abbagliamento è quella complessiva illuminabile dall apparecchio (figura 7). Il rischio maggiore si concretizza durante le fasi di discesa da una rampa di scale. L abbagliamento, come fenomeno, riduce la capacità visiva dell occhio umano e nel caso degli impianti per l illuminazione di sicurezza l effetto risulta incrementato dal forte contrasto che in genere si riscontra tra la forte luminosità della lampada e il bassissimo livello di illuminamento di cui usufruisce la parete o il soffitto su cui l apparecchio è installato. Fatte le debite proporzioni, l effetto è paragonabile a quello prodotto dai fari di un automobile accesi, con alle spalle lo sfondo buio della notte. È perciò importante che il progettista scelga in modo strategico la disposizione degli apparecchi illuminanti e ne verifichi il contenimento dell effetto abbagliante confrontando i dati delle curve fotometriche fornite dal fabbricante dell apparecchio con i limiti di intensità luminosa riportati nella tabella 3. Gli apparecchi di emergenza sono equipaggiati con ottiche diffondenti e schermature trasparenti prismatizzate che, producendo una certa diffusione dei raggi, riducono l effetto abbagliante dovuto alla visione diretta della lampada. Resa del colore La resa cromatica di una sorgente luminosa ha la sua importanza anche per quanto attiene l illuminazione di sicurezza, poiché la tipologia dei messaggi contenuti nella segnaletica di sicurezza si basa anche sui colori impiegati (in particolare il verde, il rosso e il giallo). Per la classificazione della resa cromatica, le norme ( 3 ) identificano 5 differenti gruppi di resa del colore (tabella 4); ognuno comprendente le sorgenti il cui indice di resa del colore (indicato con la sigla Ra) è compreso entro una determinata gamma. La resa cromatica, quindi la distinguibilità dei colori e delle relative tonalità, aumenta con l aumentare dell indice. Per esempio l indice Ra delle lampade ad incandescenza e di quelle alogene le migliori, sotto il profilo della resa cromatica è pari a 100; quello delle lampade al sodio può ridursi fino a 40. I tubi fluorescenti, spesso impiegati sugli apparecchi per l illuminazione di sicurezza, presentano un indice Ra compreso tra 65 e 95. La norma UNI EN 1838 prescrive che per l illuminazione delle vie di fuga l indice Ra delle sorgenti luminose impiegate non deve essere inferiore a 40; viene pertanto esclusa la possibilità di impiego delle lampade appartenenti al gruppo 4. Tempo di intervento Il tempo di intervento automatico dell illuminazione di sicurezza è quello che intercorre tra l istante in cui viene meno l alimentazione all impianto ordinario di illuminazione e l istante in cui vengono attivate le sorgenti di sicurezza. Le norme ( 4 ) classificano le alimentazioni di sicurezza ad intervento automatico in 5 tipi, sulla base del tempo entro cui esse divengono disponibili: 1) Alimentazione di continuità, in funzione della quale gli apparecchi di illuminazione rimangono alimentati e quindi accesi in permanenza, ossia senza soluzione di continuità. 2) Alimentazione ad interruzione brevissima, non superiore a 0,15 s. 3) Alimentazione ad interruzione breve, superiore a 0,15 s, ma non a 0,5 s. 4) Alimentazione ad interruzione media, superiore a 0,5 s, ma non a 15 s. 5) Alimentazione ad interruzione lunga, superiore a 15 s.
7 ELETTRIFICAZIONE 6 81 La scelta del tipo di interruzione dev essere fatta in relazione alla destinazione d uso dei locali, ovvero in ottemperanza alle prescrizioni contenute in testi legislativi o in norme tecniche specifiche. Un tipico esempio di apparecchi di illuminazione di sicurezza che rimangono sempre accesi è quello dei cinematografi e dei teatri, dove l illuminazione, sia delle vie di fuga esterne alla sala, sia della segnaletica di sicurezza presente in sala, è permanente. Lungo le vie di fuga la Norma UNI EN 1838 prescrive che le sorgenti luminose debbano raggiungere almeno il 50% della propria resa luminosa entro 5 s ed il 100% entro 60 s. Autonomia L autonomia di un illuminazione di sicurezza equivale al tempo per il quale viene garantita la prestazione illuminante richiesta. La Norma UNI EN 1838 indica un tempo minimo di 1 h. Autonomie superiori possono essere specificatamente richieste da leggi e norme in relazione alla destinazione d uso dei locali. Affidabilità A fronte di situazioni critiche o di rischi particolarmente elevati, l affidabilità del sistema per l illuminazione di sicurezza delle vie di fuga può essere incrementata ricorrendo alla tecnica della ridondanza, vale a dire installando due o più sorgenti luminose ad alimentazione autonoma o alimentate da differenti fonti energetiche di sicurezza centralizzate; oppure miste: ad alimentazione autonoma l una, ad alimentazione centralizzata l altra che consentano, in caso di guasto su un apparecchio o sistema, di evitare che il percorso o i varchi d uscita rimangano completamente al buio. ILLUMINAZIONE ANTIPANICO 60 Altezza di installazione degli apparecchi L eventuale presenza di ostacoli deve poter essere individuata fino a 2 m di altezza. La direzione del flusso luminoso emesso dagli apparecchi illuminanti dev essere tendenzialmente discendente, cioè rivolta verso il pavimento. Da ciò si deduce che gli apparecchi devono essere installati ad un altezza di almeno 2 m rispetto al piano di calpestio, anche per i motivi già esposti parlando dell illuminazione delle vie di fuga. Alcune delle prescrizioni dettate dalle norme per le aree antipanico coincidono con quelle dettate per le vie di fuga, tipo quella inerente l inopportunità di installare gli apparecchi a soffitto. La presenza e la corretta collocazione della segnaletica per l evacuazione è un ulteriore elemento di orientamento comportamentale che contribuisce a ridurre nelle persone l insorgenza del panico ed evitare che da ciò derivi confusione nella mobilità degli individui. Quando è richiesta 60 Le norme ( 5 ) indicano la necessità di prevedere un illuminazione di sicurezza antipanico nei seguenti casi: 60 F IGURA 7 Individuazione della zona di possibile abbagliamento con apparecchio illuminante installato su una via di fuga con presenza di scale. T ABELLA 4 Gruppo di resa del colore delle sorgenti luminose e corrispondente indice di resa cromatica. L obiettivo che si pone l illuminazione antipanico è quello di ridurre la probabilità che nelle persone presenti nei locali possa insorgere il sintomo del panico. Per questo essa deve garantire ai presenti una visibilità sufficiente per muoversi con sicurezza, individuando e raggiungendo in modo agevole i percorsi previsti come vie di fuga. GRUPPO DI RESA DEL COLORE INDICE DI RESA DEL COLORE (RA) 1A Ra > 90 1B 80 Ra Ra < Ra < Ra < 40
8 82 ELETTRIFICAZIONE 6 ALTEZZA A CUI SI TROVA INSTALLATA LA SORGENTE LUMINOSA RISPETTO AL PAVIMENTO (m) T ABELLA 5 Valori limite dell intensità luminosa emessa dall apparecchio illuminante per evitare il fenomeno dell abbagliamento. Dati validi per le aree con lavorazioni ad alto rischio. ( 5 ) Cfr. pr EN Sistemi per l illuminazione di sicurezza. ( 6 ) Cfr. articolo della Norma UNI EN 81-1 che prescrive la presenza nell ascensore di una lampada di almeno 1 W con autonomia di almeno 1 h. a) in aree dalle quali non è sempre ben identificabile la direzione e la posizione in cui si trovano le vie di fuga; b) in aree occupate da un elevato numero di persone; c) in aree di superficie superiore a 60 m 2. È necessario considerare molto più probabile l insorgenza del panico e della confusione che ne consegue allorché le persone non conoscono l ambiente, perché non lo frequentano con assiduità o vi si trovano addirittura per la prima volta. Situazioni del genere caratterizzano, per esempio, tutti i luoghi aperti al pubblico. Un illuminazione di sicurezza con specifiche funzioni antipanico è richiesta sugli ascensori, sia dal D.P.R. 162/99 che ha recepito in Italia la direttiva 95/16/CE, sia dalle Norme UNI EN 81 1 e UNI EN 81 2 che contengono le prescrizioni rispettivamente per gli ascensori elettrici e per quelli idraulici ( 6 ). Una sorgente di illuminazione antipanico è raccomandabile venga altresì installata nei bagni e negli spogliatoi destinati ad essere utilizzati dalle persone disabili. Livelli di illuminamento INTENSITÀ LUMINOSA MASSIMA PER EVITARE L ABBAGLIAMENTO (cd) h < 2, ,5 h < 3, ,0 h < 3, ,5 h < 4, ,0 h < 4, h 4, Le aree antipanico devono poter contare su un livello minimo di illuminamento, misurato a pavimento, pari a 0,5 lx lungo tutta l estensione, tranne un bordo perimetrale non superiore a 0,5 m. Nei calcoli illuminotecnici non si deve considerare l apporto della luce riflessa e l emissione luminosa delle sorgenti dev essere quella riscontrabile un attimo prima dello scadere del tempo minimo di autonomia richiesta. In corrispondenza delle attrezzature di pronto soccorso deve essere comunque garantito un livello minimo di illuminamento pari a 5 lx. Uniformità di illuminamento Per quanto riguarda il contenimento della differenza fra zone illuminate dall impianto di sicurezza e zone che lo sono molto meno, valgono per le aree antipanico le medesime considerazioni, nonché lo stesso rapporto massimo (40:1) e quello ottimale (20:1), visti per le vie di fuga. Variazione repentina dell illuminamento Per contenere la difficoltà incontrata dall occhio umano al drastico e repentino ridursi del livello di illuminamento valgono le medesime considerazioni svolte per le vie di fuga e l indicazione che l illuminamento di sicurezza non sia inferiore al 10% di quello ordinario. Abbagliamento Per limitare l abbagliamento prodotto dalla vista diretta delle sorgenti luminose contenute negli apparecchi valgono per le aree antipanico le medesime considerazioni e i medesimi dati (tabella 3) riportati per le vie di fuga. Resa del colore Valgono le medesime prescrizioni date per le vie di fuga. Tempo di intervento Valgono le medesime prescrizioni date per le vie di fuga. Autonomia Valgono le medesime prescrizioni date per le vie di fuga. Affidabilità Le considerazioni fatte per garantire l illuminazione di sicurezza nelle vie di fuga, anche in caso di guasto su singoli apparecchi o sistemi, valgono in ugual misura anche per le aree antipanico. E
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