MESSAGGERO VENETO martedì 1 ottobre Indice articoli

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1 MESSAGGERO VENETO martedì 1 ottobre 2013 (Gli articoli della presente rassegna, dedicata esclusivamente ad argomenti di carattere economico e sindacale, sono scaricati dal sito internet del quotidiano. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti) Indice articoli REGIONE (pag. 2) Tariffe e nuovo piano finanziario. Scommessa per la terza corsia A4 Nove Regioni chiedono un referendum sui tribunali ECONOMIA (pag. 4) Cig per i dipendenti Cometa UDINE (pag. 5) «Non vogliamo delocalizzare in Egitto» Artenius: la parola al prefetto PORDENONE (pag. 6) Electrolux, i sindacati fanno già muro Ideal Standard, il silenzio pesa. Venerdì assemblea a Orcenico Europeo, i 224 operai presidiano lo stabilimento

2 REGIONE Tariffe e nuovo piano finanziario. Scommessa per la terza corsia A4 di Laura Pigani TRIESTE La terza corsia dell A4 e la Tav sono opere indispensabili e vanno realizzate. Parola della presidente della Regione Debora Serracchiani che, ieri a Trieste, nell ambito della riunione congiunta della I commissione (investimenti strategici) e IV (infrastrutture), ha riferito sugli interventi strategici riguardanti le infrastrutture del Fvg. La terza corsia dell A4 La presidente ha confermato che vuole realizzare l opera («strategica non solo per il Fvg, ma anche per il Nordest, l Italia e l Europa»), asserendo di voler «appesantire» Autovie con maggiori obbligazioni contrattuali, in maniera tale che il valore di indennizzo che sarà a base d asta della gara alla scadenza della concessione, nel 2017 risulti il più alto possibile. «Sono d accordo con quanto detto dalla presidente ha commentato il consigliere del Pdl Riccardo Riccardi, finalmente ha preso atto di quello che noi abbiamo detto per ben 5 anni. Questa è l unica strada da percorrere. L atto aggiuntivo da noi fatto nel 2012, infatti, diceva che se la gara va deserta, Autovie prosegue la sua attività. E per fare questo bisogna che il livello di indennizzo posto a base d asta sia il più alto possibile e quindi bisogna caricare la società di tutte le opere». Un intervento, questo, che inciderà anche sul portafoglio degli automobilisti, dal momento che Autovie, per rientrare, dovrà necessariamente ritoccare all insù i pedaggi. L intero piano economicofinanziario per la terza corsia dell A4 sarà aggiornato entro la fine dell anno. Sul fronte risorse, oltre ai 160 milioni di euro previsti dal Governo nel decreto del Fare, è stato firmato un contratto di finanziamento con la Cassa depositi e prestiti per 150 milioni di euro. «Queste due risorse ha sottolineato Vittorino Boem, consigliere del Pd e presidente della IV commissione, unitamente a un eventuale revisione progettuale con abbattimento dei costi rendono la terza corsia un progetto più fattibile». La polemica Critico il commento dell ex governatore Renzo Tondo (Gruppo misto) : «Sulla terza corsia commenta la giunta Serracchiani, dopo tutte le critiche e le accelerazioni promesse in campagna elettorale, sembra essersi fermata nella piazzola di sosta». Il presidente della coalizione di centrodestra in Consiglio ha aggiunto: «Andando oltre il gioco delle parti che la Serracchiani continua a mettere in scena, i fatti dicono che, al momento, le uniche attività che procedono sono quelle avviate dalla mia giunta, inclusa l attività commissariale che resta l unico strumento per poter continuare a far progredire l opera. Fa piacere ha concluso Tondo vedere come la Serracchiani si sia ricreduta sulla figura del commissario dato che, da male estremo e inutile, sta diventando lo strumento costante della sua azione». Critiche che non piacciono a Boem, che subito ha replicato: «Altro che fermi alla piazzola di sosta: è solo grazie all impegno costante della giunta Serracchiani che la terza corsia oggi è più vicina. Se avessimo lasciato la guida a Tondo e Riccardi saremmo rimasti senza benzina». Secondo Boem, infatti, la giunta Serracchiani è «tutt altro che immobile. Ha lavorato con tenacia per rendere la realizzazione dell opera una possibilità concreta, coinvolgendo lo Stato nel suo finanziamento e rivedendo l intero progetto, con l obiettivo di mantenere tutte le opere previste e ridurne il costo». La Tav Nel corso dell audizione, è stato affrontato anche il tema della Tav. «La Regione ha detto la presidente non ha mai messo in dubbio l opportunità di realizzare l opera». Per fare chiarezza sul tracciato, la Regione ha chiesto di convocare un tavolo al ministero delle Infrastrutture, coinvolgendo accanto al Fvg anche il Veneto, il commissario e Rfi (Rete ferroviaria italiana). Si è parlato del progetto del 2010, bocciato da alcuni sindaci, e della prospettiva di raddoppiare la rete ferroviaria esistente. «A questo proposito ha fatto sapere Riccardi ho chiesto che mi venga riferito l impatto che tale potenziamento avrebbe: quante case si devono buttare giù?». Gli altri nodi La Regione punta ad accelerare la soluzione del nodo di Udine, di quello del bivio di San Polo a Monfalcone con il collegamento al porto, l accesso al porto di Trieste (Campo Marzio) e la velocizzazione dell attuale tracciato Trieste-Venezia, per la quale il Governo ha stanziato 30 milioni. Opere - ha precisato la presidente - che possono essere realizzate «a prescindere dalla linea Alta velocità/alta capacità, con la quale sono comunque compatibili».

3 Nove Regioni chiedono un referendum sui tribunali ROMA Sono state 9 le Regioni che ieri si sono presentate in Corte di Cassazione per depositare la richiesta di referendum relativa alla legge di riordino degli uffici giudiziari. Un numero che è andato ben oltre le più rosee aspettative e che dovrebbe garantire il risultato. La Costituzione fissa infatti in un minimo di 5 il numero delle richieste da avanzare da parte dei consigli regionali per l indizione di un referendum. Numero che come detto in questo caso è andato ben oltre la soglia minima. Alla Corte, ieri, si sono presentati consiglieri rappresentanti di ben nove assise regionali: Liguria, Piemonte, Puglia, Abruzzo, Basilicata, Campania, Marche, Calabria e Friuli Venezia Giulia. «Sarebbero stati di più, ma in alcuni casi è mancata la convocazione dei consigli in tempo utile», ha commentato ieri pomeriggio, con soddisfazione, il consigliere regionale Enzo Marsilio (Pd) che assieme al collega Roberto Revelant (Autonomia Responsabile) è volato a Roma per la registrazione dell atto. Scadeva infatti ieri il tempo per la consegna in Corte di Cassazione, «che ora ha aggiunto Marsilio dispone di 30 giorni per verificare la regolarità della documentazione, dopodiché la richiesta passerà all esame della Corte costituzionale per l ammissibilità». «L adesione di ben 9 Regioni ha concluso il democratico dimostra la bontà del tentativo referendario che stiamo portando avanti». Soddisfatto pure il consigliere Revelant, che nell alta adesione delle Regioni vede aprirsi uno spiraglio per la salvezza del tribunale di Tolmezzo. «Viviamo in una situazione paradossale ha affermato ieri, dove a rimetterci è un territorio che già quotidianamente vive di sacrifici e con risorse limitate. Nella riforma della giustizia non si parta dalla chiusura dei tribunali, ma da leggi chiare e pene certe». Maura Delle Case ECONOMIA Cig per i dipendenti Cometa SPILIMBERGO Scaduta in coda alla scorsa settimana la cassa integrazione ordinaria, per i 30 lavoratori dello stabilimento Cometa di Spilimbergo si apre un periodo d incertezza legato alla decisione presa in primavera da Latterie friulane di cessare l attività del sito produttivo della Destra Tagliamento. Inizialmente prevista per il mese di novembre, la chiusura è stata anticipata allo scorso 17 agosto per effetto dello svuotamento della cooperativa Cometa che ha causato una consistente contrazione del latte conferito a Latterie friulane. Fino a oggi gli occupati sono stati posti in cassa integrazione ordinaria, utilizzata da tutti i dipendenti salvo 4 a zero ore, fino alla settimana scorsa, quando il periodo di Cigo è scaduto. Ora i vertici dell azienda stanno valutando l ipotesi di chiedere un ulteriore tranche di cassa ordinaria, ma a fronte del completo stop produttivo e dell assenza di una reale prospettiva di ripresa, più probabile appare il ricorso ad altri tipi di ammortizzatori, su tutti la Cigs. «Al momento stiamo ancora ragionando, nulla è deciso», spiega il dg della Coop, Franco Odorico che indica nel 14 ottobre la data fissata per il prossimo incontro con le parti sociali. La Cigs potrebbe dar ossigeno ai lavoratori per un anno, rinnovabile di ulteriori 12 mesi nel caso di una rioccupazione pari almeno il 30% dei dipendenti. Prospettiva che Odorico ritiene fattibile, «considerando sia i pensionamenti che le ricollocazioni afferma credo potremmo farcela». Qualche unità di personale potrà infatti continuare a lavorare all interno dello stabilimento di Spilimbergo. (m.d.c.)

4 UDINE «Non vogliamo delocalizzare in Egitto» SAN GIORGIO DI NOGARO «Rispondono a pura fantasia le ipotesi di delocalizzazione delle Linee produttive della Taghleef in Egitto. Le motivazioni a giustificazione dello sciopero di venerdì scorso ci preoccupano perché dimostrano superficialità e poca responsabilità nell assumere decisioni così gravi. Ci si dovrebbe occupare (e preoccupare) forse più delle aziende che chiudono che di quelle come la Taghleef che ha investito a San Giorgio oltre 15 milioni negli ultimi 5 anni e chiede ai propri dipendenti solo collaborazione ed efficienza produttiva». Valerio Garzitto, amministratore delegato di Taghleef Industries di San Giorgio di Nogaro, chiamato in causa, spiega la sua verità sulla situazione dell azienda. «I costi di produzione in Italia - dice - sono i più alti in Europa. L energia è il 35% più cara rispetto alla media del continente e il costo del lavoro è tra i più elevati al mondo. Prescrizioni onerose e molte volte inutili rendono l attività imprenditoriale una vera e propria corsa agli ostacoli. Questo è lo scenario oggettivo in cui operiamo. Per mantenere le proprie attività nel nostro Paese, le aziende di successo come la Taghleef investono da un lato in innovazione, dall altro devono puntare ad efficienze sempre più elevate dei propri processi produttivi». «La Taghleef - continua - ha realizzato a San Giorgio forti investimenti trasformando linee meno redditizie in impianti per la produzione di film ad alto valore aggiunto: i film Extendo ad alta barriera e i film Nativia biodegradabili e provenienti da fonti rinnovabili. Sono materiali unici sul mercato mondiale, che ci contraddistinguono oggi dai nostri concorrenti». «Non è tuttavia sufficiente innovare e investire - ribadisce -: è necessario anche poter contare su efficienze produttive per la riduzione dei costi di trasformazione. Abbiamo quindi chiesto alle maestranze di condividere con l azienda un percorso per migliorare queste efficienze con una maggior flessibilità della organizzazione del lavoro, pur senza incidere sul numero degli organici, che alla Taghleef sono aumentati del 15% negli ultimi anni. La risposta alle lecite richieste della Taghleef portate sul tavolo di una trattativa appena una settimana fa è stata di indire uno sciopero e predisporre un picchetto che ha condizionato la scelta di molti lavoratori di non aderire allo sciopero. Decisione grave, soprattutto quando inquadrata e confrontata con le vere situazioni economiche pesanti e allarmanti del nostro territorio». «Non è l azienda - conclude Garzitto -, bensì chi contrasta ideologicamente ogni sua iniziativa anche quando volta al mantenimento degli organici, che favorisce la crisi del nostro tessuto produttivo e l orientamento verso l estero dei nuovi investitori». Le Taghleef Industries spa di San Giorgio di Nogaro, azienda del Gruppo l'al Ghurair con sede indubai (Emirati Arabi), occupa 286 addetti per un fatturato che sfiora i 200 milioni di euro. Taghleef appartiene a uno dei maggiori Gruppi mondiali di produzione di film di polipropilene bi-orientato (BoPP), CPP (polipropilene Cast) e BoPLA (acido polilattico, destinato principalmente al mercato dell'imballaggio nei settori alimentare e non, e delle etichette, che esporta in tutto il mondo. Francesca Artico

5 Artenius: la parola al prefetto SAN GIORGIO Vertenza Artenius: il sindaco Pietro Del Frate, coinvolgerà il Prefetto di Udine e la Regione con gli assessori Bolzonello e Panariti, affinchè facciano pressione al Ministero allo Sviluppo Economico, per un confronto con il commissario della multinazionale La Seda de Barcellona, al fine di capire le intenzioni che questo ha sul sito sangiorgino anche in relazione alle due manifestazioni di interesse fatte dalla sarda Ottana Polimeri, e dalla portoghese Selenius. Sala consigliare gremita di lavoratori ieri a San Giorgio, per l'incontro indetto dai sindacati territoriali, le Rsu aziendali, con il sindaco Del Frate, il vicesindaco Salvador e la consigliera alle Attività produttive Maran, sulla crisi aziendale che, «se non verrà risolta - ha detto il sindaco-, rischia di avere ricadute sociali sulla comunità sangiorgina. Intendiamo far sentire la nostra voce nelle sedi istituzionali: domani (oggi per chi legge, ndr) contatterà Prefetto e Regione, per un incontro con il sindacato al fine di valutare quali azioni mettere in campo per risolvere questa crisi preoccupante per il tessuto sociale e occupazionale». Augusto Salvador, della Femca Cisl, dopo aver ripercorso la storia della Artenius, ha ricordato gli accordi fatti con l'azienda due anni fa a seguito degli investimenti di 8 milioni di euro per produzioni speciali nel sito di San Giorgio, tutto saltato a seguito del debito della casa madre La Seda di circa 700 milioni di euro. Antonino Mauro della Uiltec Uil, ha ribadito la necessità di un confronto con il commissario di La Seda, capire cosa intenda fare la Regione essendoci 110 operai sulla punta della forchetta. (f.a.)

6 PORDENONE Electrolux, i sindacati fanno già muro di Elena Del Giudice «Non siamo disponibili a perdere pezzi di industria». E la prima risposta che i sindacati danno ad Electrolux, prim ancora che la multinazionale metta, nero su bianco, un nuovo piano di riorganizzazione o, peggio, di disimpegno dall Italia. E la risposta che arriva in serata al termine del summit svoltosi a Mestre durante il quale l azienda ha dettagliato scenari, trend, andamento di mercato, volumi ed evidenziato la necessità di intervenire per recuperare quote di redditività che le consentano di reggere. Quali siano queste misure, non è ancora dato sapere». Una cosa è certa: le quote di mercato, i volumi realizzati, le vendite e il fatturato non sono tali da consentire di mantenere, negli assetti attuali, gli stabilimenti italiani con l occupazione che hanno oggi. Anzi «esiste una sovracapacità produttiva che non è pensabile di sanare a breve perché non c è un inversione di mercato all orizzonte». «Speravamo - dichiara Roberto Zaami, segretario provinciale della Uilm - che avremmo potuto comprendere fino in fondo le strategie e le intenzioni della multinazionale, invece su questo non abbiamo avuto risposte. Abbiamo sottoscritto un accordo sui contratti di solidarietà che prevedeva l avvio ancora ad aprile, di un confronto sulla competitività. Ci incontriamo solo oggi e di questo ancora non si discute. Di più - prosegue Zaami -, abbiamo chiesto esplicitamente se sia vero che Electrolux intende disimpegnarsi dall Italia, ci è stato risposto che le multinazionali rivisitano costantemente i propri assetti produttivi in funzione dell andamento di mercato. Risposta che interpreto, credo giustamente, come un ci stiamo pensando. Per cui, preoccupati? Assolutamente sì. Per questo - avanza il sindacalista - mi auguro che, nonostante le difficoltà istituzionali, la Regione non si limiti ad ascoltare ma abbia un atteggiamento proattivo per difendere il patrimonio industriale che Electrolux rappresenta in questo territorio». «I dati non sono confortanti - aggiunge Gianni Piccinin, segretario provinciale della Fim -. E l intero settore dell elettrodomestico che è in sofferenza, anche se in questo comparto c è chi soffre meno di altri. Ci aspettavamo oggi qualcosa di più di una presentazione di dati, invece nel merito entreremo solo a fine mese. Devo dire, però, che non ritengo credibile che una multinazionale come Electrolux non abbia ancora una strategia». «La situazione che ci è stata descritta è allarmante - considera Maurizio Marcon, segretario provinciale della Fiom -. Ma per quel che ci riguarda riteniamo che gli strumenti per affrontare questa situazione sono già contenuti nei piani di riorganizzazione già sottoscritti. Non siamo disponibili - avverte Marcon - ad accettare azioni che possano mettere in discussione il progetto già definito, e ci attendiamo di riprendere il confronto con l azienda il 28 ottobre per entrare nel merito della competitività che, però, non può essere posta a carico dei lavoratori. Non siamo disponibili a perdere pezzi di industria». Oggi le segreterie provinciali di Cgil Cisl e Uil decideranno le modalità di una manifestazione in programma nel fine settimana, scatenata dalla crisi di governo in atto a cui si sommano le vertenze locali, Ideal Standard ed Electrolux fra tutte.

7 Ideal Standard, il silenzio pesa Venerdì assemblea a Orcenico Assemblea venerdì a Orcenico tra i segretari provinciali di Femca, Filtcem e Uiltec, le Rsu e i lavoratori dell Ideal Standard di Orcenico. La questione vera è: per dire che cosa? Il timore è, per dire nulla di ciò che i 450 operai si attendono. E ovviamente non per responsabilità sindacali. La crisi che ha investito il governo rischia di impattare pesantemente sulla vertenza Ideal Standard, e non solo. Senza un governo, e ovviamente senza ministri, la trattativa con la multinazionale intenzionata a ridimensionare la propria presenza in Italia con la chiusura della fabbrica pordenonese, rischia di fermarsi qui. Senza governo, niente ammortizzatori sociali, che sono il perno per qualsiasi soluzione a impatto mitigato. Nulla si sa delle rivalutazioni di Ideal Standard dopo l incontro con la Regione Friuli Venezia Giulia. Non c è ancora una data nemmeno per l incontro a tre fra i presidenti di Fvg, Veneto e Lazio per ricercare un fronte comune da contrapporre all azienda, anche con proposte e progetti e iniziative finalizzate a salvaguardare tutti i tre siti del Gruppo in Italia. Diciamo che senza svolte rapide ed efficaci, il rischio concreto è quello di essere i notabili di una crisi che cancella uno stabilimento e 450 posti di lavoro senza che sia stato possibile davvero intervenire. «Ieri, 30 settembre, era l ultimo giorno utile rispetto ad un agenda che avevamo definito al Mise - considera Franco Rizzo, Femca - per un incontro tra le parti. E trascorso invano ma non possiamo permetterci di attendere senza fare nulla. E comunque - rimarca - quell incontro dovrà avere luogo entro la prima decade di ottobre». «Restiamo in attesa - aggiunge Maurizio Sacilotto, Uiltec - di una convocazione. Siamo molto preoccupati a causa della crisi di governo perché senza un esecutivo rimarrebbero inaccessibili gli ammortizzatori sociali». «Dobbiamo stringere i tempi - conclude Giuseppe Pascale, Filctem - perché i margini per agire sono molto stretti». (e.d.g.)

8 Europeo, i 224 operai presidiano lo stabilimento PRATA Saranno riuniti in presidio questa mattina davanti allo stabilimento di Cessalto, i 224 lavoratori del mobilificio Europeo, che dopo il fallimento della trattativa per la cessione dell attività vedono il loro posto di lavoro sempre piú a rischio. I lavoratori riuniti in assemblea hanno deciso ieri alcune manifestazioni di protesta: oggi saranno a Cessalto, per poi dividersi su Prata e Motta per sensibilizzare tutta l opinione pubblica sulla drammatica crisi lavorativa che stanno vivendo. E stata un assemblea sindacale molto tesa, quella che si é tenuta ieri mattina nello stabilimento di via Istria a Motta di Livenza: la notizia si era già diffusa venerdì scorso, ma è toccato ieri mattina ai sindacalisti Cristian Dalla Pozza, di Fillea Cgil, e Roberto Martini, di Filca Cisl, comunicare ufficialmente ai lavoratori, avviliti e arrabbiati, il naufragio dell unica trattativa in corso e il fatto che all orizzonte attualmente non ve ne siano altre. Insieme con i sindacalisti, i lavoratori hanno deciso di mettere in campo alcune manifestazioni di protesta per mantenere alta l attenzione sul futuro dell Europeo. Questa mattina alle 8.30 si ritroveranno tutti quanti in presidio davanti allo stabilimento di Cessalto, dove ha la sede legale l azienda e dove lavora il maggior numero di dipendenti. L iniziativa non ha lo scopo di evitare l eventuale svuotamento del capannone (essendo ancora aperta la procedura di concordato preventivo, questo rischio non sussiste), ma quello di sensibilizzare l opinione pubblica, oltre a fare da apripista per le azioni successive. I lavoratori hanno infatti deciso che al presidio di tutti e 224 nello stabilimento principale, seguiranno nei prossimi giorni presidi anche alle altre due sedi di Motta e Prata. Contestualmente, partirà un attivitá di volantinaggio nei mercati paesani. Contemporaneamente, i sindacati chiederanno l apertura di un tavolo provinciale che coinvolga l associazione industriali alla ricerca di qualche nuova cordata di imprenditori che possa essere interessata a rilevare l azienda, che ha ancora in giacenza oltre 6 milioni di euro di commesse. «Chiederemo immediatamente l apertura di un tavolo provinciale conferma Dalla Pozza, di Fillea Cgil che coinvolga tutte le istituzioni, a cominciare da Provincia e Unindustria, alla ricerca di ogni possibile soluzione positiva per i lavoratori». Il tempo disponibile è molto limitato: la richiesta di concordato preventivo in bianco presentata dalla proprietà scade infatti il 18 novembre, termine entro il quale andrà presentato il nuovo piano di rilancio aziendale. Claudia Stefani