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1 ADOLESCENZA OGGI INTRODUZIONE La nozione di adolescenza, nel linguaggio comune sta ad indicare quel periodo di vita compreso tra la fanciullezza e l età adulta, nella quale nella persona si verificano una serie di cambiamenti radicali che riguardano principalmente il corpo (maturazione biologica), la mente (sviluppo cognitivo) e i comportamenti(rapporti e valori sociali). L adolescenza è solitamente descritta come l età del cambiamento, in cui il soggetto giunge in una fase di sviluppo in cui non può più considerarsi un bambino ma neanche un adulto. Questa contraddizione fa si che la famiglia continui a trattare l adolescente come un bambino, mentre la società richiede, troppo spesso, delle competenze, dei valori e responsabilità, eccessive per la sua età. Questo rinnegare la sua infanzia da una parte e la ricerca di stabilità dall altra costituisce l essenza stessa della crisi adolescenziale. Tuttavia i punti controversi sono molto più numerosi di quelli assodati e condivisi; ad esempio riguardo all inizio e alla fine dell adolescenza. La maggior parte degli psicologi la colloca tra gli anni e i anni, ma c è anche chi afferma che tale periodo si prolunghi sino ai anni (cfr. ultime tabelle della società italiana di psicologia). Con la pubertà ha inizio la fase definita adolescenza; i fenomeni di cambiamento fisico ed emozionale connessi alla pubertà cominciano a manifestarsi in un range molto ampio che può variare da i 9-10 anni ai anni (la Società Italiana di Pediatria colloca il primo rapporto sessuale tra i 10 e 12 anni indifferentemente per maschi e femmine), non è comunque possibile definire con precisione l età che può essere universalmente considerata come l inizio dell adolescenza. D altronde i criteri con cui viene identificato il momento in cui si conclude l adolescenza sono legati all emergere dell autonomia, della coerenza e della responsabilità con cui l individuo si rapporta al mondo, ossia quando l individuo è in grado di stabilire rapporti significativi con un altra persona, gruppi di riferimento più prossimi e con il proprio ambiente di vita più ampio, sia sul piano affettivo e sessuale, sia sul piano operativo e istituzionale. Erikson sostiene che questa tappa matura dello sviluppo è raggiunta dopo l acquisizione dell identità, cioè della consapevolezza da parte del soggetto di essere sempre la stessa persona anche se si sente cambiato, nonché di essere un individuo unico, diverso da tutti gli altri, dotato di un proprio stile nel rapportarsi al mondo. L identità costituisce il criterio fondamentale attraverso il quale l individuo può effettuare scelte responsabili e coerenti nel proprio impegno sociale. Possiamo affermare che l adolescenza si conclude a 18 anni, età in cui i ragazzi sono maturi per assumere impegni affettivi, per vivere esperienze di intimità e avviare una propria carriera lavorativa (anche la stessa scelta di una facoltà universitaria segna l inizio di una carriera). Tuttavia riguardo a chi ha oltrepassato il limite dei anni e non è in grado di stabilire rapporti di intimità, ne fare scelte di carriera si può supporre che ci si trovi di fronte ad un disagio, ad un processo di costruzione dell identità non ancora compiuto. Incerta è anche la conoscenza riguardo alla conclusione dell adolescenza di quei ragazzi che lavorano precocemente; nella nostra cultura anche se un individuo si assume responsabilità lavorative subito dopo la pubertà, per sostenere la famiglia di origine, vive pur sempre in un contesto che lo considera adolescente e tende ad influenzare i suoi gusti, scelte e condotte. E importante riconoscere che esistono diversi modi di vivere l adolescenza che implica di non cadere nella tentazione di pensare che gli adolescenti vivono gli stessi problemi, gli stessi sbalzi di umore, le stesse aspirazioni al consumo, indipendentemente dal genere di appartenenza, dal vivere in una famiglia normale o in un contesto deprivato. Kurt Lewin (padre fondatore della psicologia sociale) ritiene che l adolescenza sia un periodo di transizione che si articola in un arco di tempo che dura diversi anni, che non costituisce quindi un evento improvviso e che non deve essere considerata come una fase che da esiti del tutto o positivi o negativi. Le difficoltà che man mano si incontrano in questa transizione possono essere in parte risolte in modo costruttivo, in parte non risolte, lasciando aperti problemi di tipo intrapsichico (interno alla persona), interpersonale (nel rapporto con gli altri) o di inserimento sociale particolarmente gravi. E ovvio che quanto più numerose saranno le soluzioni costruttive, tanto più riuscito sarà, sul piano esistenziale e sociale, il processo di crescita dell individuo. Tutto questo ci rimanda alla nozione dei compiti di sviluppo elaborato dalla psicologia dello sviluppo e di personalità in riferimento ai problemi che gli individui in fase di crescita incontrano nei vari momenti della loro esperienza. I compiti di sviluppo che contraddistinguono l adolescenza (Havighurst) sono: Instaurare relazioni nuove e più mature con i coetanei di entrambi i sessi; Acquisire un ruolo sociale maschile o femminile;

2 Accettare il proprio corpo e usarlo in modo efficace; Conseguire indipendenza emotiva dai genitori e da altri adulti; Orientarsi verso e prepararsi per una occupazione o professione; Sviluppare competenze intellettuali e acquisire competenza civica; Desiderare e acquisire un comportamento socialmente responsabile; Acquisire un sistema di valori e una coscienza etica come guida al proprio comportamento; La definizione dei compiti di sviluppo si fonda sul rapporto tra individuo, appartenenza sociale e ambiente ( perciò in continuo mutamento) in cui è inserito. In una società pluralistica e complessa come la nostra, le difficoltà che l adolescente incontra non sono uguali, né inevitabili per tutti, anche se ognuno è chiamato a superare dei compiti di sviluppo; ciò in alcune condizioni si verifica senza drammi, in altre essi appaiono particolarmente difficili, creando frustrazione, angoscia, senso di impotenza. Nell arco della propria esistenza ogni individuo affronta blocchi di problemi (preoccupazioni per il cambiamento fisico, l ansia a proposito delle relazioni eterosessuali, la paura di non essere accettato dai coetanei, il conflitto con i genitori, la scelta fra diversi sistemi di valori). Se dovessero affrontare tutte insieme queste difficoltà in un breve periodo di tempo gli adolescenti non riuscirebbero a farcela; per non parlare di quegli adolescenti che oltre a vivere questa serie di problemi normali, devono affrontare problemi più gravosi (farsi carico delle situazioni familiari, sopravvivere in una condizione di estremo disagio, vivere una condizione di handicap che porta a sentirsi comunque diversi e non accettati). Gli adolescenti sono in grado di superare questi conflitti, anche quelli più gravi, senza drammatiche tensioni se possono affrontarli uno ( o pochi) per volta, in successione, affinchè l adolescente abbia l opportunità di recuperare la propria forza psichica dopo ogni periodo di intenso coinvolgimento emozionale e poter cosi affrontare la difficoltà successiva. GLI ADOLESCENTI E LA SESSUALITA Uno dei primi cambiamenti che l adolescente affronta è quello che riguarda il proprio corpo, che comporta una trasformazione profonda e irreversibile non solo fisica ma di tutta la persona. A differenza del neonato, l adolescente si rende conto dei cambiamenti che vive e che modificano il suo modo di rapportarsi all ambiente esterno. Il cambiamento corporeo essendo il più precoce tra quelli che si verificano in questa fase, può creare problemi consistenti perché l individuo non è ancora psicologicamente attrezzato per comprenderlo ed interpretarlo in modo equilibrato. Si viene a verificare uno scatto di crescita che consiste in un aumento del ritmo e dello sviluppo del peso a cui seguono: aumento dell altezza, aumento peso e accumulo tessuto adiposo, sviluppo degli organi genitali e dei caratteri sessuali secondari. Hall, partendo proprio dall analisi dei cambiamenti corporali considera l adolescenza una nuova nascita, caratterizzata da un rinnovamento di tutti gli aspetti della personalità. Il bambino è interessato al mondo esterno e ai suoi fenomeni, l adolescente è orientato a sviluppare una vita interiore attraverso l introspezione e l autoesplorazione. Spesso il ragazzo è solo a scoprirsi e a riflettere su se stesso come non aveva mai fatto prima, preso in questa percezione di continuo cambiamento che non può essere arrestato e che fa emergere la contraddizione fra il desiderio di rimanere bambino e l obbiettivo di raggiungere la vita adulta. Le trasformazioni fisiche della pubertà hanno delle caratteristiche che possono mettere alla prova le capacità di adattamento del soggetto, poiché esse da una parte si verificano rapidamente e sono in buona parte visibili, dall altro avvengono in età diverse da individuo ad individuo e seguono un percorso che implica delle temporanee disarmonie. A livello soggettivo l impatto di questi cambiamenti dipende dalle caratteristiche di ciascuno, dal genere di appartenenza, dalla storia personale, da modo in cui l ambiente sociale reagisce ai cambiamenti del soggetto, dal livello di informazione su cosa sta succedendo. Studi hanno evidenziato innanzitutto una differenza di genere. Per i maschi, la precocità nello sviluppo costituisce tendenzialmente un vantaggio psicologico da un punto di vista personale e relazionale (maggiore popolarità tra i coetanei, posizione di leadership); il ritardo nella maturazione pare costituire uno svantaggio psicologico (insoddisfazione rispetto al proprio corpo, dubbi sulla propria normalità, maggiore ansia e minore fiducia in sé,scarsa popolarità tra i compagni). Per le femmine il quadro risulta essere più composito, anche se in linea di massima sembra porre maggiori problemi una pubertà anticipata piuttosto che una ritardata. I processi di pubertà comportano la maturazione di tutte le funzioni tipiche di ciascun sesso e anche da punto di vista dell aspetto esteriore si assiste ad una differenziazione sempre più netta tra maschi e femmine grazie alla sviluppo dei caratteri sessuali secondari. Modificazioni di tale portata comportano per l adolescente la necessità di ridefinire il proprio ruolo di maschio e femmina. Ogni fase di introspezione riguarda il cosa essere, come essere e mette in gioco il processo di identità che comporta il porsi delle domande su ciò che si è appreso e sulla propria identità sessuale. Ogni individuo nasce con un sesso definito fisiologicamente e subito dopo viene designato come maschio e femmina. Gli viene cosi attribuita l appartenenza ad un sesso e questo iniziale riconoscimento segna l intera

3 esistenza dell essere umano. Tuttavia solo nell adolescenza l individuo impara che non sono soltanto i genitali che fanno di lui un uomo o una donna, con le conseguenti crisi relative all essere un vero uomo e una vera donna e quindi di conformarsi ai modelli proposti dalla realtà sociale La costruzione dell identità sessuale, inizia nei primi anni di vita e giunge al suo compimento proprio in adolescenza, permettendo una percezione sessuata di sé e del proprio comportamento; è il periodo delle identificazioni delle condotte di genere, in cui i ragazzi sentono l esigenza di adottare condotte ed esprimere interessi tipicamente femminili o maschili. Le pulsioni libidiche che si svelano e si evidenziano con la pubertà incrementano la consapevolezza della propria identità e del proprio ruolo sessuale. Esse implicano il fatto che vengano instaurate relazioni diverse con il proprio corpo che assume anche il significato di oggetto erotico, relazioni diverse con i propri familiari e con i coetanei di ambedue i sessi. Oggi molti sessuologi ed educatori, ritengono l attività masturbatoria un esperienza rassicurante riguardo la piena normalità del proprio funzionamento sessuale, specie nei maschi. Tuttavia tra gli educatori, anche i più aperti di fronte alle tematiche adolescenziali, permane la preoccupazione che la pratica masturbatoria prolungata nel tempo possa favorire il ripiegamento del soggetto su un habitus di gratificazione erotica individualistica, al di fuori di un impegno effettivo e relazionale con un partner. In ogni caso, nella prima fase dell adolescenza ogni persona giunge a prendere una posizione riguardo questa questione, attribuendo un proprio significato alle pulsioni sessuali che emergono più o meno prepotentemente e sperimentare ed elaborare un giudizio, anche se in modo non definitivo nei confronti della masturbazione, a chiedersi infine se essa sia compatibile con la propria concezione di moralità. La consapevolezza della propria maturità sessuale e delle qualità assunte dal proprio corpo, insieme all attrazione avvertita per persone di sesso diverso entro un circoscritto sistema di valori del soggetto, si intrecciano con il modo in cui si è percepiti e trattati dagli altri, oltre che con le pressioni esercitate dalla cultura di massa e dai media per investire in un modo o in un altro la propria sessualità. Quello che in genere risulta prioritario nella ricerca di un partner e nello stabilire un rapporto sentimentale è l esigenza di soddisfare il proprio bisogno di crescita. Non stupisce perciò che la stragrande maggioranza degli adolescenti consideri importante alla propria età avere un partner. In una società come la nostra, in cui l atto sessuale è stato ridimensionato, il controllo sociale dei genitori è fortemente diminuito, la diffusione dei metodi contraccettivi ha fatto diminuire la paura di gravidanze indesiderate, è comprensibile che gli adolescenti arrivino a vivere le prime esperienze sessuali verso i anni ( anche prima). Ci sono anche soggetti che per propria scelta rimandano ad una età più adulta, o al momento del matrimonio, il compimento della vita sessuale, senza rinunciare ad una relazione affettiva. Una scelta consapevole della propria sessualità permette di fare passi importanti nello sviluppo psicosociale della persona: 1. aiuta l adolescente a divenire autonomo, dal momento che l investimento di sentimenti di tenerezza verso un altra persona contribuisce a distaccarsi in un modo meno conflittuale dai genitori, garantendo nello stesso tempo sostegno e certezza di valere; 2. facilita il processo di costruzione dell identità del soggetto rendendo più delineata la dimensione sessuata del sé, in quanto il soggetto riceve un importante conferma del proprio valore, accresce l autostima e permette l evoluzione delle relazioni con i familiari e i pari; 3. aiuta a trovare un equilibrio fra tenerezza e sessualità che caratterizza un rapporto sessuale maturo; 4. permette di riconoscere i limiti della condotta seguita sino a quel momento ed eventualmente di modificarla. Ogni situazione di costrizione, o di scelta forzata, mette a rischio la possibilità di giungere ad una piena realizzazione delle potenzialità di una persona. Nel caso del controllo autoritario, ciò accade perché viene incrementata l aggressività verso la fonte del divieto e vengono introdotti comportamenti spesso irrazionali che nei casi più gravi conducono a forme di autolesionismo. Quando poi il controllo imposto impedisce ogni spazio di libero movimento, il risultato può essere l apatia più completa, l incapacità di prendere iniziativa e conseguente caduta della stima di sé. Nel caso della scelta forzata, invece, la sessualità rischia di essere percepita in modo riduttivo, in termini consumistici, priva di significati creativi. In casi estremi il partner può essere concepito come un oggetto sessuale. Quando la visione della sessualità si presenta in questo modo, la ragazza crede allora di dover essere seduttiva, per poter essere desiderata, e il ragazzo di dover esibire la propria prestanza nella logica del ogni lasciata è persa. Vi è da aggiungere che la vita sessuale degli adolescenti si esprime anche in modi diversi dal rapporto completo, attraverso il contatto fisico più o meno intimo; tuttavia anche questi incontri sono importanti per affrontare il problema di quale significato dare alle proprie pulsioni sessuali, per vivere l intensità emotiva dell incontro con il partner e precisare la dimensione sessuata della propria identità. I sessuologi hanno accertato che il petting fra gli adolescenti è molto più frequente del rapporto completo ed è dopo

4 l adolescenza che la frequenza dei rapporti completi aumenta, soprattutto quando tra i due partner si instaura una relazione intenzionalmente stabile. Possiamo distinguere, parlando di identità sessuale, due forme riconosciute da diverse interpretazioni teoriche: un identità di genere: che costituisce la costruzione della consapevolezza psichica che ogni persona ha del proprio genere sessuale costituita da una percezione intima di se stessi; un identità di ruolo: che rappresenta il riconoscersi nel sesso sociale di appartenenza ed è strettamente correlato ai rapporti con il gruppo dei pari e con gli altri individui. CHI SONO IO Nei primi anni dell adolescenza i ragazzi acquisiscono la capacità di pensare e ragionare in termini ipoteticodeduttivi. Mentre il bambino impara a ragionare partendo dagli oggetti e dall esplorazione, l adolescente comincia a ragionare in termini astratti e a cogliere l idea della relatività e a riflettere analiticamente sul suo pensiero. Con l uso del pensiero astratto il ragazzo diviene capace di rappresentarsi non solo il mondo familiare, scolastico, sociale e politico cosi com è, ma come potrebbe essere se certi elementi fossero diversi e se certe altre condizioni fossero date. Questo fa si che l adolescente non solo smetta di pensare che il mondo esistente sia l unico possibile, ma che non accetti nemmeno il modo di spiegare la realtà considerato valido fino a quel momento. Interdipendente con questa evoluzione cognitiva è l allargamento dell orizzonte anche motivazionale dell individuo. Quello che ci si aspetta per il futuro, le paure, le speranze, spesso influenzano il comportamento presente. L adolescente comincia a rendersi conto che, nella situazione concreta in cui vive, certi obbiettivi che si poneva fin da piccolo non potranno mai essere raggiunti, mentre altri obbiettivi saranno raggiunti- o evitati- solo a prezzo di un duro impegno personale e sociale. La distinzione fra ideale e reale diviene molto più precisa. Attraverso l ampliamento del proprio orizzonte cognitivo e l impiego del pensiero ipotetico-deduttivo, l adolescente compie in maniera sempre più approfondita una riflessione su se stesso, su quello che è, su quello che potrebbe essere se fosse nato e cresciuto in un contesto o in momenti storici diversi. E all inizio dell adolescenza che, ad esempio non pochi adolescenti elaborano una sorta di mito sulle proprie origini, mettendo in dubbio di essere stato allevato dai veri genitori. Grazie a questa evoluzione cognitiva gli adolescenti elaborano anche una dimensione ipotetica della rappresentazione di sé ed è grazie a questa elaborazione che ognuno definisce una gamma di possibili sé, ossia ciò che sono, ciò che vorrei essere, ciò che spero di diventare, ciò che voglio o non voglio diventare. Le tensioni fra il sé presente e futuro, fra il sé progettato e sognato, generano nel soggetto spinte diverse all azione nella realizzazione di sé. C è chi trae da tale tensione la motivazione per impegnarsi nel presente, vedendo in questo il mezzo per costruire il futuro desiderato. C è chi si arrende di fronte alla discrepanza percepita fra il sé attuale e il sé che vorrebbe realizzare rifugiandosi in una sorta di apatia, dove l impegno nel presente non sembra avere alcun senso. C è chi si arrende dando per scontato che nulla potrà mai mutare nel futuro prossimo e lontano. Il concetto di sé è una sorta di teoria su se stessi che gli individui elaborano e rielaborano continuamente nel corso della propria esistenza; in tale rielaborazione rientra ben presto il problema della stima di sé (quanto gli individui si amino, si accettino e rispettino come persone). Secondo William James, la stima di sé si fonda sul modo in cui il soggetto avverte di funzionare in ambiti che per lui sono importanti. Se, infatti, ha successo in ambiti di cui non gli importa nulla, la stima di sé non subisce nessun aumento. Secondo Herbert Mead, nella costruzione del concetto di sé hanno un ruolo importante anche i giudizi espressi dagli altri. In conseguenza di ciò, il soggetto spesso fa propri gli atteggiamenti che gli altri assumono nei suoi confronti. Secondo Susan Harter, la percezione che gli individui hanno degli atteggiamenti degli altri significativi è altamente correlata con la loro stima di sé. Chi si sente sostenuto e apprezzato da altri significativi matura un elevata stima di sé. Nell infanzia e nella fanciullezza sono soprattutto i genitori e gli insegnanti che influenzano in modo determinante la stima di sé. Con il progredire dell età, sono gli amici, i coetanei con cui si hanno rapporti più frequenti ad influenzare maggiormente la stima di sé. Nell adolescente la motivazione ad interrogarsi su di sé, proviene dalla percezione di tutti i cambiamenti che sta sperimentando. La tensione fra i possibili sé, fra i diversi livelli di realtà, la consapevolezza di porsi in rapporto con gli altri secondo modalità diverse, la constatazione di tanti cambiamenti fisici e pulsionali sono tutti elementi che portano l adolescente a riflettere su se stesso e a farlo in maniera consapevole. Questo vedersi e porsi in relazione con gli altri e con il mondo in tanti modi diversi provoca inevitabilmente un senso di dispersione che rende l adolescente incapace di scegliere la propria strada, perché ogni scelta gli darebbe l idea di dover rinunciare a gran parte delle possibilità che gli si prospettano. J.M.Marcia ha focalizzato la propria attenzione sui diversi tipi di impegno che ogni adolescente assume nei confronti della realtà in cui è inserito. Ogni tipo di impegno è indicato come uno stato d identità. Ogni stato è

5 definito su due dimensioni: la prima è l esplorazione di alternative possibili di scelta nell area del lavoro, della politica, della religione, della sessualità, mentre la seconda è l impegno verso l alternativa prescelta. Secondo Marcia gli stati d identità sono quattro: l acquisizione d identità, il blocco della stessa, la moratoria, la diffusione d identità. I soggetti che raggiungono sia lo stato di acquisizione dell identità sia quello di blocco dell identità hanno tutti assunto impegni in rapporto a precisi ruoli sociali. Ma mentre i primi lo hanno fatto dopo una esperienza di esplorazione (ossia dopo un periodo di crisi), quelli in stato di blocco hanno evitato tale fase di formazione dell identità adottando piuttosto ruoli e valori ispirati dalle figure di identificazione infantile. Chi si situa in questa fase non ha nemmeno cominciato l esplorazione necessaria per formare un identità originale e l identificazione con altri significativi resta la sola modalità con cui affronta il problema di diventare adulto. Lo stadio di moratoria indica la mancanza di un impegno preciso verso la realtà; mentre però alla moratoria corrisponde il procedere di uno sforzo di esplorazione, alla diffusione corrisponde solo il vagare senza convinzione da un identificazione momentanea a un altra, senza sviluppare alcun interesse vero, che porterebbe a prendersi degli impegni. Questo quattro stati descritti da Marcia costituiscono modi distinti di affrontare il problema della ridefinizione del concetto di sé durante l adolescenza. Gli ostacoli all acquisizione dell identità sono diversi. Alcuni sono legati ad un atteggiamento iperprotettivo della famiglia che porta il soggetto a non superare le identificazioni infantili: l esito di questa situazione è la mancanza di esplorazione e il blocco dell identità. Paradossalmente allo stesso risultato di blocco può giungere anche il soggetto che vive in un ambiente estremamente povero di stimoli, infatti non avendo alternative da esplorare è perciò forzato a definire la propria identità nell unico modo che la situazione gli consente. La diffusione dell identità è lo stato a cui il soggetto giunge, quando non è in grado di superare neppure la discrepanza tra sé reale e ideale. Non assume impegni perché pensa di dover trovare oggetti di investimento più prestigiosi e significativi per adeguarsi alle norme sociali, ma non riesce nemmeno ad esplorare le alternative che ritiene di aver di fronte per l ansia e l irrequietezza che prova. La moratoria può essere considerata come sforzo di colmare la discrepanza tra sé reale e ideale: se l individuo saprà utilizzare la propria insoddisfazione senza cedere alla delusione e al sentimento d impotenza, il suo sforzo potrà fargli acquisire un identità contrassegnata dall impegno con un progetto di vita molto significativo. Altrimenti il prolungarsi all infinito dello stato di moratoria somiglierà sempre più ad uno stato di diffusione accompagnato da una grave frustrazione per le opportunità perdute. Se ci sono disturbi rilevanti nel processo di elaborazione del concetto di sé in età più o meno precoce, la costruzione dell identità del soggetto può essere compromessa. La possibilità di affrontare in modo positivo anche le difficoltà molto gravi mette in rilievo l importanza del sostegno sociale: nella vita di ciascuno la soluzione dei compiti di sviluppo si realizza grazie al sostegno sociale in cui l individuo è inserito e su cui può contare. ADOLESCENTI E FAMIGLIA Le relazioni tra genitori e figli in adolescenza si modellano ed evolvono in parallelo con i valori propri di ogni società ( ad esempio il prevalere altalenante di atteggiamenti tendenzialmente permissivi o autoritari in rapporto con la dominanza di valori innovativi o conservativi nella società). Ma sono in gioco altri fattori strutturali: i cambiamenti sociali intervenuti nel XX secolo (diffusione, ad esempio, della diffusione del lavoro extradomestico femminile) hanno trasferito al di fuori della cerchia familiare, in particolare alla scuola e ai gruppi di coetanei, molte funzioni volte alla socializzazione dei figli, tradizionalmente considerate proprie dai genitori. La famiglia non è più l unico agente della socializzazione e questo implica anche dei cambiamenti importanti nelle relazioni familiari. Il rapporto genitori-figli non può più essere inteso in termini tradizionali di dipendenza dei secondi dai primi, dipendenza che caratterizzava tutta la fase dello sviluppo (adolescenza compresa) sino al momento dell uscita dalla casa paterna per formare un nuovo nucleo. Nelle condizioni attuali, in cui i figli iniziano un rapporto continuativo con istituzioni extradomestiche sin dalla scuola materna (se non dall asilo nido) le richieste di autonomia, in ambiti limitati del quotidiano, si presentano sin dall infanzia e divengono in man mano più esigenti nel corso della crescita. Cosi, a quello che è per il figlio/a uno dei più importanti compiti di sviluppo da affrontare in età adolescenziale (emancipazione dalle figure genitoriali) corrisponde per i genitori un compito di sviluppo riguardante l esigenza di trovare una modalità adeguata di comunicazione con i figli adolescenti. In questo senso si può affermare che l adolescenza è oggi considerata non soltanto come un evento critico che riguarda l adolescente che si avvia a diventare adulto ma soprattutto come una impresa evolutiva congiunta di genitori e figli, volta a rendere possibile il reciproco distacco senza rotture irreparabili. Per l adolescente si tratta di costruire la propria autonomia sapendo di poter contare comunque sul sostegno psicologico della famiglia da cui si allontana. Per i genitori si tratta di accettare la separazione del figlio/a riconoscendone l alterità. La teoria sistemica definisce la famiglia come un sistema dinamico e aperto, in cui tutti i componenti sono strettamente interdipendenti, legati cioè da influenze bidirezionali (reciproche). Quindi è necessario tener conto sia dell influenza che i genitori e i fratelli esercitano sull adolescente, sia dell influenza che i cambiamenti dell adolescente esercitano sulle relazioni familiari. Allo stesso modo, se i

6 genitori entrano in conflitto tra loro, si dovrà indagare come tale conflitto si ripercuota sul processo di crescita psicologica dei figli, ma anche quali ragioni dello stesso conflitto abbiano origine dal rapporto reciproco fra genitori e figli. Con il progredire dell età adolescenziali e con la conseguente capacità dell individuo della capacità di ragionare in termini astratti, i rapporti fra adulti e minori all interno della famiglia tendono man mano a diventare più paritari e simmetrici. Si tratta, per i genitori, di cercare di comunicare in modo appropriato per mantenere una buona relazione con il figlio/a che, da parte sua, deve trovare il modo di emanciparsi dalla tutela dei genitori senza che questo allontanamento psicologico significhi una rottura di rapporti. Il primo concetto su cui soffermarsi è quello di individuazione che si riferisce allo sforzo compiuto dall adolescente per acquisire una propria identità originale superando le diverse identificazioni con i familiari e con altre figure significative. Tutto ciò comporta una rinegoziazione dei ruoli e delle funzioni intrafamiliari attraverso cui ogni componente del nucleo deve trovare una nuova posizione in rapporto agli altri. L adolescente avanza crescenti richieste di autonomia nei confronti dei genitori, questi esitano a rinunciare al controllo sino a quel momento esercitano sul figlio/a: da questa situazione dialettica possono generarsi tensioni conflitti di diversa portata. Tuttavia, raramente queste tensioni portano ad una rottura dei rapporti; in genere ai conflitti più accesi della prima adolescenza seguono scambi più paritari e reciprocamente rispettosi. Alla rottura seria dei rapporti si arriva solo se gli adulti pretendono di mantenere con l adolescente lo stesso rapporto instaurato in età infantile e si esasperano per le conseguenti proteste e provocazioni che questi esprime loro. Nella fase di individuazione dell adolescente, la qualità della comunicazione fra i diversi componenti della famiglia è particolarmente importante. Parlare in generale, infatti di relazione genitore-adolescente risulta riduttivo; emergono dagli studi di psicologi e sociologi molte differenze riconducibili al genere dell adolescente, sia alle singole figure sperimentali. E noto che gli adolescenti fanno una certa distinzione tra padre e madre rispetto agli argomenti di cui parlano, al tempo che trascorrono insieme, alle modalità che usano nel comunicare. Le madri sono descritte come più aperte nell ascoltare i problemi del ragazzo e nell aiutare a chiarire i sentimenti (soprattutto da parte delle ragazze). Le figlie considerano il padre più distante della madre, poco interessato ai loro stati d animo, lo vedono inoltre troppo critico perché si sentono trattare secondo l immagine che il padre aveva di loro da piccole, senza tener conto dei cambiamenti avvenuti. I maschi parlano di sé meno apertamente delle femmine, ma sembra non facciano differenze tra i due genitori circa quanto dicono l uno o all altro. La relazione padre-figlio in genere è asimmetrica, poco calorosa, rispettosa: con i padri si condividono attività pratiche sulle quali i figli chiedono consigli; più difficile risulta affrontare problemi emotivi. Per quanto riguarda i conflitti che, soprattutto in adolescenza, aumentano tra genitori e figli, sembra che le ragioni di tali conflitti non riguardino in genere i valori di fondo o questioni fondamentali di tipo morale, politico, religioso, ma vertono soprattutto su problemi di minor rilievo quali il modo di vestirsi, le attività di tempo libero, l orario del rientro serale, la disponibilità e l uso del denaro. Molte ragioni di conflitto sembrano riconducibili alla preoccupazione dei genitori circa le relazioni sentimentali dei figli, in particolare delle figlie, nella consapevolezza che tali relazioni comportano ormai, nella maggior parte dei casi, rapporti sessuali completi. Molti studi di psicologi dello sviluppo permettono di comprendere meglio le ragioni sottostanti a gran parte dei conflitti tra genitori e figli adolescenti. Tali studi si rifanno al significato che assumono per gli adolescenti, la nozione di autorità e quello di legittimità di chi la esercita. L autorità viene riconosciuta dagli adolescenti soltanto a chi ha competenze adeguate per esercitarla. Per accettare l autorità di chicchessia, anche dei genitori, gli adolescenti devono essere convinti della loro competenza sul problema in questione, che deve essere comunque affrontato in un clima di rispetto reciproco. Gli studi evidenziano che per tutto ciò che attiene all area dei comportamenti morali e di quelli sanciti dalle convenzioni sociali, la maggioranza degli adolescenti accetta l autorità dei genitori e ne condivide le ragioni di fondo. Tuttavia vi sono altri problemi che per gli adolescenti in modo esclusivo alla loro giurisdizione personale: quanto tener conto e come rispondere alle aspettative che la famiglia ha nei loro confronti, quali amici/amiche frequentare, quanto spesso e sino a quali orari notturni uscire la sera, quali ambienti sociali frequentare con il gruppo dei coetanei. Le ricerche che hanno messo a fuoco i diversi stili educativi adottati dai genitori nei rapporti con i figli, hanno evidenziato due dimensioni fondamentali: l accettazione, che consiste nel fatto che i genitori accettino il figlio/a per quello che è, valorizzando le qualità che ha senza pretendere di modellarlo a loro immagine e somiglianza; e il controllo, che consiste nel guidare il figlio, aiutarlo e stimolarlo nelle scelte che fa, dettargli dei ritmi di vita adeguati alle sue caratteristiche. Il controllo si esprime sia sul piano psicologico, sia su quello comportamentale. In base a queste due dimensioni possiamo distinguere vari stili parentali: Stile autorevole: i genitori che adottano questo stile (punteggi alti nella dimensione dell accettazione e relativamente alti nella dimensione controllo), hanno atteggiamenti responsabili nei confronti dei figli ed esercitano consapevolmente una funzione di sostegno e di guida nella loro

7 educazione. Si mostrano sensibili ai loro bisogni, ma sanno anche riconoscere e tener conto delle loro capacità, rivolgono loro richieste appropriate e ragionevoli. Incoraggiano gli scambi e la comunicazione verbale, prendono in considerazione senza necessariamente approvarle le richieste dei figli, discutono con loro la condotta da assumere nelle diverse circostanze. Apprezzano e incoraggiano lo sviluppo di una volontà autonoma del ragazzo, l assunzione di responsabilità adeguate all età. Lo stile autorevole è quello che permette più degli altri al giovane di inserirsi nel contesto sociale avendo sviluppato il suo senso critico, perché lo rende più sicuro di sé, capace di autocontrollo e di sviluppare comportamenti adeguati in base alle situazioni in cui si trova. Stile autoritario : i genitori che adottano questo stile (punteggi alti nella dimensione del controllo e bassi in quella dell accettazione), controllano e tentano di modellare i figli sulla base di un proprio ideale, esprimendo continuamente giudizi valutativi sui loro comportamenti e atteggiamenti, imponendo loro una condotta standard, considerata spesso l unica positiva. Per questi genitori, l obbedienza all autorità è una virtù che cercano di radicare nel figlio ricorrendo anche ad interventi punitivi. Scoraggiano gli scambi verbali esigendo piuttosto che i figli seguano le regole che loro stessi dettano senza spiegarne il senso. Spesso i figli dei genitori autoritari sono egocentrici, tendono ad avere una bassa stima di sé, un atteggiamento negativo verso il mondo; caratteristiche che possono portare a problemi di adattamento e paradossalmente a comportamenti devianti. Stile permissivo: i genitori che utilizzano questo stile parentale (alti punteggi nella dimensione accettazione e bassi su quella del controllo), accettano i desideri dei figli anche se questi sono privi di senso, non esigono comportamenti corretti e responsabili in famiglia. Lasciano che i figli facciano da soli le proprie scelte, evitano di controllarli e non li spingono ad obbedire a standard definiti, tentano di convincerli con il ragionamento senza esercitare nei loro confronti il potere di cui dispongono. Non offrono ai figli alcun sostegno responsabile per la loro formazione. (Baumrind, psicologa sociale). ADOLESCENTI E SCUOLA. La preparazione alla vita sociale che in un primo tempo era compito esclusivo della famiglia, oggi è in gran parte compito della scuola. Restare fuori dal ciclo di scolarizzazione obbligatoria rende l individuo dimezzato, poiché acquisire la formazione data dalla scolarità obbligatoria rende disponibili competenze appena sufficienti per mettere in atto i propri diritti civili e per svolgere un lavoro subordinato ed un cittadino che è capace di impiegare al meglio le proprie abilità operative e di usufruire pienamente dei propri diritti civili è, nella stragrande maggioranza dei casi, una persona che ha ricevuto una formazione ulteriore dopo la scuola dell obbligo. E indubitabile che la scuola costituisca un ambito decisivo per la socializzazione del giovane, un ambito in cui si impara ad interagire con gli altri, acquisendo gran parte degli elementi che permettono ad un giovane di divenire a pieno titolo protagonista nel proprio contesto culturale. In particolare, dall appartenenza scolastica deriva il ruolo sociale consensualmente riconosciuto a chi è in età adolescenziale: il ruolo di studente. La scuola, tuttavia, viene considerata da moltissimi adolescenti come una delle esperienze più difficili da affrontare. La percezione di un alta o bassa difficoltà risulta un fattore determinante nella scelta dei percorsi individuali di studio, soprattutto di quelli successivi all obbligo scolastico. Le ricerche dimostrano che l insuccesso scolastico riguarda in modo prevalente gli adolescenti maschi. I ragazzi discutono poco volentieri e in modo superficiale i problemi posti dalla scuola e inoltre l interruzione degli studi riguarda una percentuale assai più alta di maschi rispetto alle femmine. Oltre a questo, molti autori mettono in evidenza che sta crescendo anche il numero di studenti che sviluppano nei confronti della scuola un atteggiamento negativo. Fra i compiti di sviluppo che gli adolescenti devono superare, quelli concernenti la scuola appaiono collegati in modo stretto con esperienze personali di riuscita o di insuccesso, fattori che incidono fortemente sull autostima e sul concetto di sé. Secondo una mentalità adulta piuttosto diffusa, andare bene a scuola corrisponde ad essere intelligente, una persona di valore, mentre andare male corrisponde ad essere di scarsa intelligenza, una persona che vale poco. Molte situazioni di difficoltà scolastica provocano ansia, tensione, paura che possono portare il ragazzo a spostare su obbiettivi extra-scolastici i propri interessi significativi, consentendogli di conservare un elevata autostima. La situazione più grave è quella di chi è bloccato dalla paura delle difficoltà scolastiche e non trova alternative su cui impegnare le proprie energie. Chi ha l impressione che investire su qualcosa non abbia alcun senso giunge alla piena demotivazione, spinta a volte sino all apatia e alla depressione. Molti psicologi hanno definito queste situazioni con la nozione di disagio scolastico. Il disagio scolastico è una sindrome di malessere psicologico causato da un esperienza scolastica insoddisfacente da vari punti di vista. Si tratta di un esperienza a volte assai negativa, provocata da una molteplicità di fattori, quali scarso rendimento, percezione negativa di sé, scarse relazioni con i coetanei, ecc Il complesso di relazioni che caratterizza l esperienza scolastica costituisce il clima psicologico della classe e dell istituzione, clima che connota in termini positivi o negativi la stessa esperienza scolastica. La componente che sembra più influenzare questo clima psicologico e il rapporto insegnante-studente. Nella nostra società il rapporto con gli insegnanti è uno dei pochi che gli adolescenti hanno con adulti significativi

8 diversi dai loro genitori che sono fondamentali per allargare le alternative di scelta dei modelli con cui identificarsi. L importanza che gli insegnanti, al di là della loro funzione professionale, possono avere per la rielaborazione del sé degli adolescenti deriva dal fatto che sono figure adulte non legate ai soggetti da un prevalente legame affettivo e sono in grado di fornire modelli sociali psicologicamente meno invischianti. Un aspetto delicato del ruolo dell insegnante riguarda la capacità di tenere e far funzionare la classe: non è la stessa cosa saper stabilire una relazione collaborativa con i singoli individui o con un gruppo; se l insegnante si concentra solo sugli individui, rischia di perdere il controllo del gruppo e inoltre, saper interagire produttivamente con un gruppo di adolescenti implica che si attivino i loro livelli di partecipazione e la loro motivazione. STARE IN GRUPPO I rapporti con i coetanei, le alterne vicende dell amicizia, la partecipazione alle compagnie sono al centro dell adolescenza e costituiscono un elemento forte di costituzione della competenza sociale e della riorganizzazione del sé di ogni adolescente. E importante riflettere sulle forme che assume l amicizia fra adolescenti, e sul rapporto che esiste fra i legami di amicizia e le relazioni amorose. Gli adolescenti attribuiscono un importanza crescente agli aspetti psicologici dell amicizia, in particolare all intimità, all autenticità, all accettazione reciproca e al fatto di avere gusti ed aspirazioni simili. In piena adolescenza diminuisce il numero di veri amici e ci si orienta in modo privilegiato su pochi coetanei, e si tiene moltissimo ai rapporti che si instaurano con loro. All inizio dell adolescenza compare una netta differenziazione dei rapporti fra amici e fra amiche. I ragazzi considerano estremamente importante fare attività insieme ai loro amici, mentre le ragazze parlano molto fra di loro, soprattutto per scambiarsi confidenze (vi è un intimità psicologica maggiore fra le amiche). Per molto tempo queste differenze sono state considerate naturali e quindi immodificabili. In realtà, si è compreso che su di esse incidono fattori di ordine sociale e culturale. I ragazzi, aderendo allo stereotipo culturale maschile, valorizzano meno la dimensione affettiva e confidenziale nelle relazioni amicali e questo non avviene in quegli adolescenti la cui rappresentazione di sé è elaborata valorizzando anche tratti psicologici femminili. Nella prima adolescenza l amicizia comporta spesso un reciproco conformismo, ma lo sviluppo progressivo della capacità di ragionare in termini astratti permette ai ragazzi di superare il conformismo e di fondare il rapporto su basi più solide. Quando si parla di gruppi di gruppo di coetanei è importante effettuare una distinzione fra gruppi informali (spontanei) e gruppi formali. Il termine gruppi informali riguarda le aggregazioni di adolescenti che si formano in modo spontaneo o naturale, spesso senza perseguire intenzionalmente attività specifiche, dove la coesione del gruppo si fonda sull intensità della relazione e della comunicazione tra i vari membri, nonché sulla condivisione del tempo libero, del divertimento. Un gruppo informale è di solito composto da un ristretto numero di adolescenti, in genere non superiore ai venti. Questo fa si che lo scambio sia particolarmente vivace e le percezioni reciproche siano legate più a caratteristiche personali che a posizioni di ruolo. All interno di questi gruppi vi è un omogeneità di provenienza ed esperienza (provenienza sociale, contesti culturali, condizione scolastica o lavorativa, stili di comportamento e rappresentazioni sociali). Questo significa che gli adolescenti si cercano e si aggregano in base a caratteristiche precise, contribuendo a far emergere il senso del noi (identità collettiva). I gruppi formali fanno riferimento a quella gamma di attività di diverso tipo (religioso, sportivo, socioeducativo, culturale, politico) promossa all interno di movimenti o associazioni. Caratteristiche peculiari di queste esperienze risultano essere la motivazione perseguire obbiettivi espliciti e la presenza nel gruppo di uno o più adulti con funzione di promozione e di controllo. Così, ad esempio, nei gruppi di carattere religioso, gli educatori convocano riunioni settimanali di tipo catechetico, ma incontrano spesso i vari componenti del loro gruppo per promuovere altre attività, sia di riflessione sull attualità, sia di esperienze condivise. Nei gruppi sportivi l obbiettivo da perseguire è la preparazione dei componenti per le gare previste da uno specifico calendario: l adulto-allenatore guida gli allenamenti che sono tanto più impegnativi quanto più l impegno da affrontare ha carattere competitivo. Tutti i gruppi formali sono accomunati dal richiamo esplicito a precisi valori di riferimento e dalla condivisione dell impegno a svolgere attività concrete. Essi mettono a disposizione dei loro membri uno spazio fisico di incontro che rappresenta un elemento di identificazione simbolica e prevedono la partecipazione alla vita di figure adulte che garantiscono la continuità dello sforzo nel proseguire gli scopi sociali. I rapporti amicali tendono a modificarsi nell età della piena adolescenza: la partecipazione a esperienze aggregative di tipo organizzato, cioè ai gruppi formali, tende a calare in corrispondenza dei primi anni della scuola superiore (alcuni sperimentano momenti di crisi, altri abbandonano il gruppo per poi ritornarvi, altri lo abbandonano per sempre). La crisi, e per cui l allontanamento, sono motivati da una progressiva caduta di interesse nei confronti degli obbiettivi dichiarati dal gruppo, in particolar modo questi chiamano direttamente in causa il problema della

9 fede religiosa. Altri motivi di difficoltà sono riconducibili alla mancanza di spazi autonomi di decisione e di comportamento all interno del gruppo e da ultimo a un non sempre facile rapporto con gli educatori. Ogni adolescente appartenente ad un gruppo considera il gruppo come qualcosa di proprio: un contesto in cui può avere dei legami personali con altre persone, in cui può ottenere qualcosa che altrimenti sarebbe irraggiungibile. Le ricerche evidenziano che il gruppo dei coetanei è il momento di aggregazione essenziale, in cui gli individui fanno le scelte più importanti riguardanti la propria identità sociale e il proprio impegno nel mondo adulto. Come tutte le interazioni sociali complesse anche la vita del gruppo adolescenziale è caratterizzata da alcune regole, percepite dai membri con diversi gradi di consapevolezza, ma fondamentali per il funzionamento del gruppo stesso e il processo di identificazione con esso; chi tiene ad essere membro di un gruppo non può sottrarsi alle regole che lo caratterizzano. L influenza che il gruppo esercita sul comportamento di ognuno dei suoi membri può essere positiva o negativa. Un gruppo di adolescenti può elaborare, a seconda dell esperienza che vive nei sui rapporti con le autorità formali, un atteggiamento positivo o negativo nei confronti delle regole istituzionali che governano la vita collettiva. Nel primo caso il comportamento dei suoi membri sarà rispettoso delle norme sociali in quanto percepite come necessarie per una vita collettiva ordinata; nel secondo caso il comportamento sarà invece caratterizzato dall opposizione a tali norme in quanto percepite come un ostacolo alla possibilità di esprimersi in modo libero ed originale. I contenuti concreti delle regole, la struttura gerarchica che il gruppo assume, gli obbiettivi quotidiani che persegue sono individuabili soltanto in rapporto alle differenze sociali e culturali che caratterizzano l ambiente entro cui il gruppo si forma. IL RUOLO DEGLI ADULTI Numerosi studi condotti su adolescenti che vivono condizioni di rischio particolarmente gravi, mettono in luce che un adeguato sostegno sociale può permettere agli adolescenti di divenire adulti responsabili e capaci di un inserimento produttivo nella società. Il sostegno sociale può essere garantito soltanto dalla presenza di adeguate ed efficienti reti sociali. Esistono diverse tipologie di reti sociali che possono offrire un sostegno o costituire un ostacolo per lo sviluppo di un adolescente. Gli effetti più chiari sono ottenuti dalle reti che considerano insieme i genitori e i figli tenendo conto del fatto che questi sono inseriti in una serie complessa di rapporti più ampi. Si è accertato che: Reti sociali stabili e aperte, caratterizzate da relazioni durature e contraddistinte da un forte sostegno emotivo, facilitano il compito educativo dei genitori e i rapporti fra i genitori e figli; Reti sociali stabili e chiuse, contraddistinte dalla volontà degli adulti di avere rari contatti con amici e da relazioni sommarie poco gratificanti, si correlano con uno stile relativamente negligente delle famiglie nel prendersi cura dei propri figli; Reti sociali aperti ma instabili, fatte di amicizie fuggevoli con amici o parenti che prestano un aiuto a momenti molto intrusivo, a momenti molto sommario, si correlano frequentemente con episodi di maltrattamento dei più giovani. Per crescere bene gli adolescenti hanno bisogno di un rapporto vero con gli adulti, fatto di dialogo e della certezza di essere ascoltati. Per costruire un identità matura, senza blocchi o confusioni di ruolo, l adolescente deve avere dei veri interlocutori, capaci di ascoltarlo, ma capaci anche di esprimere dei valori, attraverso i loro effettivi comportamenti, più che con esortazioni retoriche (spesso gli adolescenti rimproverano ai loro genitori o insegnanti di non essere coerenti con i valori che proclamano). Gli adulti che vogliono aiutare un adolescente devono occuparsi prima di tutto di tener aperto il dialogo con lui, esprimendo il loro pensiero, anche critico, ma essendo sempre disposti ad ascoltare il loro interlocutore. Può darsi che gli adolescenti ostentino mancanza di interesse o di attenzione per quanto giunge loro da questi scambi con gli adulti. Ma spesso useranno quanto traggono da questi rapporti come argomento da dibattere nel loro gruppo. Non è vero quindi che gli adolescenti non vogliono comunicare con gli adulti e ogni generalizzazione in merito non ha alcun senso e produce soltanto pregiudizi. In realtà sono molto più numerosi gli/le adolescenti disponibili a parlare di sé fra di loro e con gli adulti di quelli e quelle che rifiutano ogni contatto. E quelli che sono disposti a comunicare sarebbero ancora più numerosi se sentissero di essere ascoltati con attenzione e di essere rispettati per come sono. Maria Teresa Di Pierro per la Comunità Capi

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