FONDATO NEL 1876 Arriverà ad aprile Il 730 precompilato in venti milioni di case di Mario Sensini a pagina 44 Tempi liberi

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1 SABATO 7 MARZO In Italia (con IO Donna ) EURO 2,00 ANNO N > Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano Milano, Via Solferino 28 - Tel Roma, Via Campania 59/C - Tel marzo, una lettera GLI UOMINI CHE POSSIAMO RINGRAZIARE di Barbara Stefanelli FONDATO NEL 1876 Arriverà ad aprile Il 730 precompilato in venti milioni di case di Mario Sensini a pagina 44 Il Papa fa testimoniare il prete di Moro Secondo Cossiga le Br lo portarono nel covo dallo statista. Parlerà per la prima volta di Maria Antonietta Calabrò opo 37 anni, l arcivescovo D Antonio Mennini, che da giovane fu il confessore di Aldo Moro, testimonierà lunedì davanti alla nuova Commissione parlamentare d inchiesta sulla morte dello statista democristiano. Una svolta voluta personalmente da papa Francesco. Secondo Francesco Cossiga, «don Antonello» confessò Moro nella prigione delle Brigate rosse e gli impartì l estrema unzione prima dell uccisione. a pagina 23 IDEE& INCHIESTE IL CASO Alitalia, chi paga i cassintegrati di lusso Tempi liberi Aspettando l 8 marzo, abbiamo chiesto alle lettrici e ai lettori di condividere i nomi e le facce delle donne importanti nella vita di ciascuno: nella scia di un hashtag, #ringraziounadonna, sono arrivati centinaia di omaggi digitali a madri e nonne, maestre delle elementari, amiche geniali, scienziate come Rita Levi Montalcini e scrittrici come Virginia Woolf, partigiane della libertà come le italiane della Seconda guerra mondiale o la pachistana Edifici sventrati dalle esplosioni dopo i bombardamenti degli jihadisti nelle aree residenziali del centro città a Bengasi Malala, ragazze coraggiose come Franca Viola che nel 1965 rifiutò le nozze riparatrici e denunciò il suo ex fidanzatostupratore. Rovesciamo la prospettiva: a chi pensiamo se proviamo a dire #ringraziounuomo? Il Novecento ha squassato quel modello di relazioni discese dai patriarchi che per secoli aveva inchiodato un equilibrio asimmetrico tra i sessi, tra di noi; stiamo ancora affrontando insieme i cambiamenti personali, SETTEGIORNI GIANNELLI di Maria Teresa Meli sociali, simbolici che questa di Francesco Verderami rivoluzione ha portato con sé. Il viaggio è appena cominciato: se guardiamo indietro, alle La sfida di Fitto madri o alle nonne che ci anche sul logo hanno accompagnato fin qui, vediamo quanto il salto possa del partito tuttora dare le vertigini. Forse la verità è che, tre generazioni un destino di carte bollate, un assedio che è più di dopo, gli esiti di quel balzo È esistenziale non sono scontati. un ossessione. Perché se Berlusconi teme di perdere la sua Per questo è importante, nel 2015, ringraziare anche gli libertà personale per effetto uomini. del codice penale, rischia anche di perdere il suo simbolo Sì, ma quali? Innanzitutto, i padri. Quei per via del codice civile. E padri che non fanno differenze mentre Salvini minaccia ciò quando pensano al futuro dei che resta del suo impero con figli e delle figlie: che una scalata elettorale, Fitto investono sulle bambine, per difendersi «nel partito» restando in ascolto della loro è pronto a ricorrere per L EX PREMIER TRA I MALATI INVISIBILI voce, senza farsi distrarre da inibire l uso del logo Forza quanto pensano di sapere già Italia alle Regionali. Quei venerdì a Cesano Boscone su che cosa sia «adeguato». continua a pagina 3 continua a pagina 28 di Giangiacomo Schiavi a pagina 5 di Gian Antonio Stella icordate la promessa che la R cassa integrazione extralusso dei dipendenti Alitalia non avrebbe messo le mani nelle tasche degli italiani? Non è andata così. continua a pagina 21 L ACCUSA «Manganellate e aborto» Indagata per calunnia di Luigi Ferrarella e Gianni Santucci anganellata incinta dalla polizia», denunciò «M quando abortì. Ma ora la Procura di Milano l accusa di calunnia dopo averla intercettata. a pagina 19 Tecnologia Addio al volante Relax nell auto che si guida da sé di Fabio Savelli a pagina 31 Servizio Clienti - Tel mail: servizioclienti@corriere.it L Onu: blocco navale davanti alla costa libica I DATI SUI MIGRANTI La fosca profezia (senza prove) del capo di Frontex di Giuseppe Sarcina rontex, l Agenzia Ue che si F occupa di migrazione, ieri ha comunicato che «secondo nostre fonti dalla Libia sono pronte a partire fino a un milione di persone». Profetizzare invasioni catastrofiche è una specialità di alcuni partiti: ma Frontex non fa politica. E il suo vertice non dovrebbe diffondere indiscrezioni (irrealistiche) e allarmismi, ma dati verificati, e dunque utili ai governi. a pagina 28 Berlusconi e Salvini trattano sulle Regionali. Alfano al governo: no ai giustizialisti del Pd Riforme, l affondo di Renzi «Non cambio la legge elettorale, una parte di Forza Italia la voterà» muso duro contro la minoranza del partito. A Renzi marcia deciso sulla legge elettorale e spiega che non cambierà. E se tutto il Pd non si convincerà al sì «una parte di Forza Italia la voterà». Il leader ncd Alfano chiede invece al premier di isolare la sinistra sulla giustizia: «Non deve far prevalere giustizialisti e conservatori». a pagina 9 e alle pagine 2, 3, 6 e 8 IN ITALIA LO SPREAD SOTTO 90 PUNTI La Grecia arruola studenti e turisti contro gli evasori Studenti, turisti e massaie assunti come ispettori del Fisco, armati di telecamere e registratori nascosti per documentare l evasione. È uno dei perni della riforma lanciata dal governo greco. In Italia spread sotto quota 90, poi risale a 92. alle pagine 42 e 43 Caizzi, Tamburello «C è una misura che l Unione Europea può prendere subito: presidiare in forze il mare davanti alla Libia. L Italia non può farlo da sola, ha bisogno di aiuto. Sono certo che il Consiglio di sicurezza dell Onu appoggerebbe l iniziativa». Sono parole di Bernardino León, l inviato delle Nazioni Unite che media tra le fazioni libiche per spingerle a formare un governo di unità nazionale, con l obiettivo di arginare l espansione dell Isis nel Paese. Intanto Frontex, l Agenzia europea che si occupa degli sbarchi di migranti sulle coste europee, lancia l allarme: in Libia un milione di disperati sono pronti a varcare il Mediterraneo. Il ministro degli Esteri Gentiloni: no a inutili allarmismi. alle pagine 10 e 11 Caccia LE STRATEGIE DI FIAT CHRYSLER La Ferrari (italiana?) al gran premio della finanza di Salvatore Bragantini ergio Marchionne amministratore delegato del S gruppo Fiat Chrysler Automobiles (Fca) e in procinto di diventarne uno dei maggiori azionisti privati sa come solleticare l interesse della comunità finanziaria. Anche se mancano ancora parecchi mesi alla quotazione in Borsa delle azioni di Ferrari Spa, l attenzione generale è periodicamente attratta dalle notizie sull operazione; da ultimo per le affermazioni rilasciate da Marchionne al Salone dell Auto di Ginevra. Qual è il senso complessivo della quotazione di Ferrari, per gli azionisti Fca e per l Italia? La quotazione avverrà per scissione, quindi agli azionisti Fca (e ai sottoscrittori del convertendo che Fca sta per emettere) saranno assegnate direttamente azioni Ferrari ora detenute da Fca. continua a pagina 45

2 2 Sabato 7 Marzo 2015 Corriere della Sera Primo piano Il centrodestra Regionali Con l avvicinarsi delle Regionali in Veneto nella Lega esplodono le tensioni: il candidato è il governatore uscente Luca Zaia, ma il segretario della Liga veneta Flavio Tosi chiede che in suo sostegno ci siano anche liste civiche, tra cui una che faccia riferimento direttamente a lui Il leader della Lega Matteo Salvini, che punta a un intesa con FI e all esclusione di Ncd dall alleanza, è contrario e sostiene che le richieste di Tosi puntano solo a indebolire Zaia Lo scontro raggiunge l apice con la decisione di Salvini di inviare in Veneto un «mediatore», Giampaolo Dozzo. «Siamo commissariati» protesta Tosi Il vertice leghista lunedì sancisce anche l incompatibilità tra l iscrizione al Carroccio e la fondazione di Tosi «Ricostruiamo il Paese» Come risposta giovedì il sindaco di Verona riunisce il consiglio della Liga che decide la linea dura: «È una ferita» Ieri Salvini ha incontrato Berlusconi. Da FI aumentano i segnali a sostegno del segretario e di Zaia Al telefono Il segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini ieri poco prima della conferenza stampa congiunta con Fratelli d Italia che si è tenuta al Pirellone di Milano sulle iniziative anti-renzi FI sosterrà Zaia ma chiede cambiamenti in Liguria e Toscana E Ncd potrebbe essere con Caldoro a Napoli e con Tosi a Venezia L asse veneto di Berlusconi e Salvini MILANO Si incontrano. E già la notizia non è scontata. Eppure, il faccia a faccia tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini non scioglie affatto tutti gli ostacoli che ancora ingombrano la strada che conduce alle Regionali. Certo, l ex premier parla di un incontro «simpatico e cordiale». Però, la possibilità di un accordo pieno resta quella: una possibilità. Per dirla con Giovanni Toti, il consigliere politico di Forza Italia, «se l obiettivo della Lega era quello di staccarci da Ncd, non è stato raggiunto. Se il nostro era quello di convincere la Lega ad accogliere i centristi, ancora non ci siamo». La via resta accidentata, le cautele altissime. Il capo leghista non intende rinunciare al I fronti aperti di Marco Cremonesi MILANO Sfida e controsfida. Azione e reazione. In sostanza: muro contro muro. In Veneto la Lega prosegue sulla strada che porta allo scontro frontale. Il segretario della Liga veneta Flavio Tosi, sindaco di Verona, ieri lo ha detto chiaro come mai fino a questo momento: «Se il Consiglio federale non torna indietro, forse mi dimetto e liberi tutti. E allora, potrei candidarmi a governatore». Contro Luca Zaia, il candidato del suo stesso partito. La risposta di Matteo Salvini arriva a strettissimo giro: «Basta liti. Chiunque non sostiene Zaia, si mette automaticamente fuori dalla Lega: in Veneto l alternativa è fra Zaia e Moretti». La parola chiave è «automaticamente». Il capo della Lega intende dire che neppure ci sarà bisogno di un provvedimento specifico: il consiglio federale della Lega ha Il leader FI Se abbiamo parlato di alleanze? E di cosa volete che si parli? suo profilo tutto fatti e niente politicismo, e ancora ieri mattina glissava sull incontro con l ex premier: «Ci vedremo ad Arcore? Ricostruzioni fantasiose dei giornalisti». Fatto sta che il faccia a faccia si è svolto: sia pure nella residenza milanese del leader forzista, in via Rovani, invece che nel villone brianzolo. In ogni caso, al termine, il capo della Lega si lascia sfuggire poco, ripetendo il mantra tradizionale che fa risuonare dopo ogni incontro con Berlusconi: «Abbiamo parlato di Milan». Il leader di Forza Italia, invece, lo dice: «Se abbiamo parlato di alleanze? E di che cosa volete che si parli?». Salvini, più o meno nello stesso momento, taglia corto: «Io offro programmi e nomi. Parlo di contenuti, non di accordi o di alleanze. Se qualcuno condivide i nostri contenuti, è benvenuto. Ma non mi interessano alchimie o capriole. Se FI resta stabilmente all opposizione del governo Renzi, dialoga con la Lega». Però, l ex premier sente di avere in mano qualche carta in più. Il complicarsi della partita interna alla Lega in Veneto, con la contesa tra Luca Zaia e Flavio Tosi, porta il capo di FI a pensare che anche Salvini debba fare bene i suoi conti: la possibilità che Tosi si presenti contro Zaia rende più preziosa l eventuale alleanza con gli azzurri. Inoltre, al di là del fuoco di sbarramento delle dichiarazioni che provengono da Ncd, Berlusconi ha L aut aut al sindaco ribelle che minaccia di candidarsi E il segretario dribbla Meloni Timori Il leader leghista oggi non sarà alla kermesse di FdI a Venezia La ragione ufficiale: motivi familiari Ma è vero che c era il rischio di contestazioni infatti già stabilito che la fondazione di Tosi, «Ricostruiamo il Paese», è soggetto politico. E, in quanto tale, incompatibile con la militanza leghista. Alla mezzanotte di lunedì, scadrà il termine perentorio entro cui ciascuno a partire da Tosi dovrà fare le sue scelte. Quanto a Zaia, tutto vuole che la vicenda si trasformi in un derby Milano-Venezia: «In ogni caso e come al solito scelgono i veneti. Io sono veneto e ho sempre fatto quello che per i veneti ritenevo più giusto»... L ultima puntata della vicenda si era chiusa giovedì sera, con un pronunciamento del consiglio veneto contro il commissariamento sancito in via Bellerio. La Lega salviniana ha stabilito che sulla questione delle liste e delle alleanze elettorali, in Veneto ogni decisione deve essere concordata con il FdI Giorgia Meloni e Ignazio La Russa ieri a Milano (Liverani) qualche ragione in più di ritenere che in Campania il partito di Alfano potrebbe alla fine risolversi a sostenere la corsa alla riconferma di Stefano Caldoro. Persino nel caso in cui FI nel Veneto appoggiasse Zaia e Ncd il grande rivale Tosi. In effetti, dal partito centrista qualche conferma, sia pure cauta, arriva. Tra l altro è ancora tutt altro che certo che in Campania si presenti, da solo o in compagnia, il neo movimento «Noi con Salvini». E così, Berlusconi lo ha ribadito: il suo partito sosterrà Zaia anche se Tosi corresse con Ncd. Però, avrebbe ricordato l ex premier a Salvini, nulla è gratis: «Il nostro sostegno non può essere incondizionato». L attacco Se il Consiglio federale non torna indietro forse mi dimetto e liberi tutti La replica Chiunque non sostiene Zaia si mette automaticamente fuori dalla Lega (Ansa) Per esempio, se il segretario leghista fino a qualche tempo fa poteva sperare che FI si sarebbe alla fine accodata ai candidati presidenti scelti in modo unilaterale per Liguria e Toscana, ieri ha dovuto ricredersi. La partita non è chiusa. Di certo non per la Toscana, dove la Lega ha presentato l economista Claudio Borghi Aquilini. Per la Liguria, oggi è una giornata significativa: Salvini sarà a Genova per sostenere la corsa del suo candidato Edoardo Rixi. All appuntamento, era annunciata la presenza di vari amministratori di FI: l entità della loro partecipazione sarà una cartina di tornasole significativa. M. Cre. commissario Giampaolo Dozzo. Appunto, l affronto su cui, secondo Tosi, il consiglio federale dovrebbe tornare indietro, il segno dell ingerenza «milanese». Ma, appunto, Salvini dice di considerare la questione chiusa. La partita, per lui, è comunque assai rilevante: al di là delle questioni legate alle regionali del 10 maggio, per il capo leghista si tratta di sancire la decisiva metamorfosi della Lega. Da quella identitaria e tradizionalmente basata sulle «nazioni» (le regioni) a quella formato Salvini, lepenista e orgogliosamente populista. Il Veneto resta l ultimo scoglio sulla strada dell affermazione del nuovo partito. E non per nulla, sembra, Salvini oggi non parteciperà alla manifestazione dei Fratelli d Italia a Venezia. Ufficialmente, il leader leghista sarà assente per motivi famigliari. È vero però che il rischio di una contestazione era assai alto, e così l eventuale prezzo. Anche pochi militanti a fischiare il leader, superstar mediatica, all ombra di una bandiera con il Leone di San Marco, sarebbe diventato uno dei fatti politici più rilevanti della giornata. Meglio, allora, andare a Genova a sostenere la corsa di Edoardo Rixi. Lontano dal clima avvelenato della Laguna.

3 Corriere della Sera Sabato 7 Marzo 2015 PRIMO PIANO 3 SetteGiorni Ora la sfida è sul logo di Forza Italia Fitto pronto a chiedere di vietarne l uso L ex premier e la linea su Renzi: vedremo se ha coraggio, agirà sulle intercettazioni? La vicenda Durante il periodo di affidamento ai servizi sociali Berlusconi ha sottolineato più volte il legame tra le difficoltà di Forza Italia e la sua limitata agibilità politica Il patto del Nazareno su riforme e legge elettorale, sancito da Berlusconi e dal segretario del Pd Matteo Renzi, viene contestato da una parte degli azzurri capeggiata dall ex ministro Raffaele Fitto Dopo l elezione al Quirinale di Sergio Mattarella, Forza Italia decide di rompere l intesa con Renzi. Ma le tensioni dentro al partito non si placano: gli oppositori chiedono l azzeramento delle cariche interne Il vertice risponde con la rimozione di alcuni coordinatori locali fedeli a Raffaele Fitto SEGUE DALLA PRIMA La storia politica di Berlusconi sembra indissolubilmente legata ai codicilli e agli avvocati, anche in questo finale di partita. E le intercettazioni inserite negli atti dei processi, più che riproporre il tema dell inciviltà di una giustizia da buco della serratura, alimentano nel fondatore del centrodestra un senso di vuoto e di accerchiamento. Dai brogliacci riemergono i fantasmi di un mondo che non c è più, quello in cui lui era presidente del Consiglio e Renzi un giovane sindaco appena eletto a Firenze: insomma, un passato scomparso ormai per tutti. Tranne che per i pm. La lettera con la quale dice di voler proseguire la sua esperienza a Cesano Boscone è insieme un gesto catartico e un operazione per ricostruirsi un immagine, come a voler difendere la sua storia per riproporla integra quando sarà il momento. Se non fosse, però, Il Carroccio Berlusconi dice ai suoi: so che Salvini vorrebbe fare senza di me, ma io voglio l accordo che la storia politica di Berlusconi è insidiata dai fatti di cronaca, dai gesti e dalle parole trancianti di Salvini, per esempio. E quando nel partito gli fanno presente che il segretario della Lega lo irride e lo dileggia, risponde d istinto: «Volete che non ne sia consapevole? Lo so cosa pensa di me, lo so che vorrebbe fare senza di me. Ma io voglio l accordo». E poco importa che l intesa somigli tanto a una resa, se è vero che il capo del Carroccio chiede per sé i candidati a governatore, «oltre che in Veneto anche in Liguria. Quanto alla Toscana si vedrà». Berlusconi acconsente perché pensa di poter tornare a cavalcare la tigre come ai bei tempi, perché Salvini a suo giudizio «non ha il fiato per reggere a lungo». E dunque, in prospettiva, è convinto di riproporsi nell antico ruolo: quello di federatore della coalizione alle prossime Politiche, in virtù di una legge elettorale che ha una sua logica stringente e imporrà l aggregazione di partiti in una lista. Non c è dubbio che le Regionali come dice La Russa «più che un punto di arrivo, rappresentano un punto di partenza. Dopo le elezioni inizierà la navigazione in mare aperto per tutti». È un analisi condivisa dal leader di Forza Italia che vorrebbe rinverdire lo schema vincente del 94, poi riprodotto per venti anni, tra le cene del lunedì ad Arcore con Bossi e i pranzi del martedì a Roma con Fini e Casini. Ecco La visita privata del capo dello Stato Mattarella a Palermo per la scomparsa del marito della nipote rebbe clamoroso se oltre ai pm anche Fitto lo costringesse alle carte bollate, se dovesse chiedere allo studio dell avvocato Pellegrino noto avvocato pugliese di centrosinistra di procedere per «difenderlo», chiedendo in sede civile di vietare l uso del simbolo di Forza Italia alle Regionali. «Qualora non ci fossero le condizioni per portare avanti la nostra battaglia ha detto ieri l ex ministro azzurro alla platea di Vibo Valentia allora cercheremmo di difenderci». Berlusconi, avvertito di quanto potrebbe accadere, teme il tenta- 130 i parlamentari del gruppo di Forza Italia: 70 sono i deputati a Montecitorio e 60 i senatori a Palazzo Madama Visita privata ieri del presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Palermo. Il capo dello Stato è arrivato con un volo di linea nel capoluogo siciliano per la scomparsa di Alessandro Argiroffi, 57 anni, docente universitario e marito della nipote Maria, figlia di Piersanti. Mattarella è andato in visita nella casa della famiglia Argiroffi (nella foto Ansa) dove era allestita la camera ardente. Poi, accompagnato dagli uomini della scorta, si è diretto a piedi nella sua abitazione, distante pochi metri. Il Nazareno Il leader azzurro vuole andare contro il governo: se il Nazareno rinascesse perderei voti spiegata la sua ambiguità con Ncd, le parole spese ancora ieri con i dirigenti di Alfano: «Ma no, con Salvini siamo sempre sulle stesse posizioni. Siete più importanti voi». Ecco spiegato il tifo che sotto sotto fa per Tosi, per una scissione della Lega, che consentirebbe di preservare in Campania l intesa con Area popolare a favore di Caldoro. È tutto un gioco di equilibrismo che serve a Berlusconi per garantirsi quel ruolo su cui ha poggiato il suo primato. Ma l assedio (non solo giudiziario) a cui è sottoposto rende fragile l operazione. E sativo di «scalata giudiziaria» al partito, ma Fitto che in vista della stesura delle liste elettorali confida di non dover arrivare alle estreme conseguenze legherebbe l eventuale iniziativa all illegittimità degli atti interni, presi in contrasto rispetto allo statuto di Forza Italia. La minaccia descrive la dissoluzione in corso, e anche se l ex governatore della Puglia non si intestasse l atto di guerra, il partito che fu monarchico potrebbe mostrare il suo volto anarchico a Montecitorio nel voto finale sulle riforme: «Fossi deputato dice Matteoli non farei la figura dell incoerente. Io voterei a favore». È il preavviso di quanto accadrà a breve alla Camera, dove una pattuglia di forzisti si appresta ad appoggiare l abolizione del Senato «sostenuta fino a ieri da noi», sottolinea l ex ministro. L ultima trincea posta da Berlusconi, che aveva deciso di rinunciare all Aventino sulla riforma costituzionale ma di votare contro, non sembra reggere. E nonostante le pressioni che giungono anche dall interno dell azienda al momento non sembra voler cambiare idea. Si sente più salvaguardato da uno schema antagonista: «Anche perché, se in qualche modo facessi rinascere il Nazareno, perderei i voti. Renzi vada per la sua strada». Si vedrà. Per ora Renzi punta al cappotto alle Regionali, così da non aver più ostacoli nel Pd. Berlusconi assediato e insidiato dalle carte bollate lo osserva, ne contempla le doti di «spregiudicato affabulatore» e sospira: «Lui sta a sinistra. A lui permettono cose che a me non furono consentite». E nei giorni dei brogliacci giudiziari che fanno riemergere i fantasmi del passato, l ex premier vuol vedere se «il ragazzo avrà coraggio»: «Farà la riforma delle intercettazioni?». Francesco Verderami Il personaggio Tutti contro Brunetta. E il capogruppo si ritrova solo sull Aventino di Fabrizio Roncone n giorno intero è passato senza che qualcuno se la sia presa con Renato U Brunetta: non una polemica, non un insulto, non un sospiro di insofferenza. È già qualcosa, ma resta troppo poco. Renato Brunetta confida agli amici che gli sono rimasti dentro Forza Italia di sentirsi amareggiato e deluso. Lui ci mette sempre devozione (con Silvio Berlusconi) e astuzia, entusiasmo, esperienza e determinazione: sì, certo, poi qualche volta gli viene spontaneo quel suo sguardo che non capisci mai se è uno Renato Brunetta, 64 anni, capogruppo di FI alla Camera, è stato ministro alla Funzione pubblica dal 2008 al 2011 sberleffo di sfida (da bambino a Venezia vendevo le gondole di plastica, sono stato povero, figurarsi se mi spavento di quelli lì) o un ghigno di pura compassione (non sforzarti di capire ciò che dico, dico cose troppo intelligenti per te, miserabile). Comunque non è nemmeno una questione di sguardi: è che ce l hanno proprio sempre con lui. A turno. A rotazione. In gruppo. Da soli. Potenti e meno potenti. Esponenti del suo partito o del Pd. Lo isolano per mesi, lo tengono fuori dal Nazareno, Denis Verdini un pomeriggio quasi lo prende per il collo e Dio solo sa come sarebbe potuta finire: Brunetta reagisce a parole, e urla, minaccia, si ribella. «Sono il capogruppo alla Camera! Parlo quando voglio e dico quello che voglio!». Maria Elena Boschi legge le agenzie, si spazientisce e gli fa telefonare dal Cavaliere. «Calmatelo, dategli una camomilla». Si calma, ma poi quando il patto fallisce si riscatena. S inventa la metafora dell Aventino, porta un pezzo del partito sul colle della protesta e intanto lui, da solo, solissimo, va ad incontrare il presidente Sergio Mattarella, sull altro colle. Dice che è stato autorizzato da Berlusconi. Attaccare, rompere l alleanza con Matteo Renzi, fare l inferno, far saltare le riforme. Però poi non lo avvertono che a Palazzo Grazioli è stato deciso di frenare. Di rientrare in Aula e votare (sia pure contro). Niente, non lo avvertono. Così arrivano nuove randellate. Stavolta dal premier in persona: «Ha sempre remato contro le riforme!». E pure dalla sua vice alla Camera, Mariastella Gelmini: «Quel suo notiziario, Il Mattinale, ha sempre toni sbagliati e liquidatori». Lo sguardo di Brunetta su quei due e su voi che leggete. Ma poi sembra di sentirlo. «Sono uno che s arrabbia. Però se uno mi tende il mignolo, gli do il braccio».

4 4 Sabato 7 Marzo 2015 Corriere della Sera

5 # Corriere della Sera Sabato 7 Marzo Primo piano Il centrodestra L EX PREMIER LA FINE DEI SERVIZI SOCIALI Quei giorni tra gli «invisibili»: non immaginavo situazioni così I saluti Silvio Berlusconi saluta dalla macchina che lo sta riportando ad Arcore dopo l ultima giornata trascorsa nell assistenza ai malati di Alzheimer della Fondazione Sacra Famiglia di Cesano Boscone, come gli era stato prescritto dal Tribunale di Sorveglianza di Milano per espiare l anno di affidamento ai servizi sociali dopo la condanna nel caso Mediaset (Newpress) di Giangiacomo Schiavi Dietro la porta che Silvio Berlusconi ha aperto per l ultimo giorno a Cesano Boscone c è il mondo nascosto delle vite svalutate, la selva oscura la chiamano qui, una donna che guarda nel vuoto, un anziano che non riconosce nessuno, la nonnina con le bambole in braccio, il pensionato che fissa il soffitto. Soggetti fragili che toccano il cuore e ti lasciano dentro un brivido d angoscia, perché fanno pensare a Mura lo Giuliana qualcuno di caro o di vicino, colpito da un immensa crudeltà, al dolore di un figlio, di una tra i malati: ha seguito moglie o di un marito cancellati non mi da una memoria che non funziona più. Dev essere stato così per chi ho ha chiesto anche per lui, l ex premier e Cavaliere, dicono che la prima volta davanti al Nucleo Alzheimer Non per lui votato si è quasi spaventato, dopo i primi minuti di ambientazione era mesi l ho ma in questi incerto e preoccupato, non è facile mischiarsi con la diversa apprezzato normalità di persone che passano giorni, mesi, anni a ripetere molto gesti e parole in modo maniacale. Poi a poco a poco è ritornato se stesso, faceva domande, racconta Giuliana Mura, responsabile del reparto, ha chiesto l età di un degente assopito, ha cercato dei libri per saperne di più e si è fermato con alcuni parenti, ammettendo di non conoscere la realtà che aveva sotto gli occhi. Una realtà di cui si parla poco per pudore e per paura, spiegano i dirigenti della Sacra Famiglia, ma che sconvolge quando L inizio e l epilogo capita: e capita, purtroppo, a un milione di italiani, un milione di invisibili con la malattia di Alzheimer, un milione di persone che hanno perso la guerra, ha scritto sul Corriere Michele Farina, che pesano e peseranno sempre più nel bilancio di un Paese che invecchia. Per descriverli la scienza medica è esplicita, il cervello diventa un cratere spento, due proteine si aggregano in modo anomalo e formano placche e grovigli che distrug- L ultima visita a Cesano Boscone ma Berlusconi vuole tornarci «Mi sento riabilitato? No» Le lodi degli operatori dell istituto gono i neuroni. Dell Alzheimer non si conosce la genesi, si sa solo che non c è una cura. L unica terapia di prevenzione è l impegno cognitivo, tenere allenata la mente, spiegano i geriatri, poi conta molto l affettività, l aiuto, il sostegno della famiglia, come antidoto al buco nero dell abbandono e della solitudine. L Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone è uno dei posti che cercano di rendere meno amaro il distacco, l addio irreversibile alla vita vissuta. Con certi malati è difficile parlare, interagire, interrompere il declino. Chi assiste diventa un intruso, una mano per tenere il cucchiaio durante i pasti, un punto d appoggio per camminare, il guardiano delle funzioni corporali. L assistenza dura ventiquattro ore su ventiquattro: in casa il peso è soverchiante, la medicina sul territorio è insufficiente, la famiglia prima o poi scoppia. Così l istituto o la Residenza sanitaria assistita diventano un passaggio obbligato. 9 maggio 2014 Silvio Berlusconi arriva alla Sacra Famiglia di Cesano Boscone, accolto dal direttore delle strutture abitative Michele Restelli: è il primo giorno ai servizi sociali (Photo Masi) «Non immaginavo potessero esistere certe situazioni», si è lasciato andare più volte Berlusconi con la responsabile del reparto. Star lì anche solo quattro ore a settimana non può lasciare indifferenti. Un duro come Gattuso, il calciatore del Milan, si è arreso dieci minuti dopo la visita al Nucleo Alzheimer: «Io non reggo», ha detto. Berlusconi si è aiutato con il suo carattere, con la sua capacità di prendere la scena, di improvvisare anche suonando il pianoforte appoggiato al muro della stanza accanto, dove c è la macchinetta del caffè. Posso? Ha detto un giorno. E via con il collaudato repertorio francese, con la canzone che Edith Piaf dedicò a Marcel Cerdan. «Ha una bella voce», racconta un infermiere, «doveva vederlo quando si è fatto accompagnare da Fedele Confalonieri...». Hanno cantato per un ora e mezzo, un concerto: classici, evergreen, poi qualcuno ha chiesto Romagna mia e O mia bela Madunina e loro li hanno accontentati... 6 marzo 2015 Silvio Berlusconi, in stampella per la frattura del malleolo, all Ufficio esecuzione penale esterna di Milano dove ieri è andato a certificare la fine del servizio sociale (Fotogramma) «Berlusconi per noi è stato uno choc», confida il direttore dell Istituto, Paolo Pigni.«I primi giorni ci sentivamo in un bunker, ci accusavano di cercare una facile pubblicità, di fare un azione propagandistica. Dicevano: ecco il Berlusca che porta i cioccolatini agli anziani, eccolo con le sue barzellette, ecco che butta sul ridere la questione dei vecchietti C era il rischio di perdere credibilità, mentre invece si cercava di fare un esperienza seria». La caccia allo scoop ha spinto i fotografi a nascondersi nei bagni per rubare uno scatto, un consigliere comunale si è finto volontario (e ha venduto il video a un quotidiano), qualcuno si è perfino spacciato per malato. «Fategliela pagare», scrivevano dieci mesi fa sui muri di Cesano Boscone, «mettetelo a lavare i bagni pubblici», gridavano i più agguerriti. Ma Berlusconi ai servizi sociali è diventato per l istituto anche un modo per far conoscere una realtà che si nasconde spesso sotto il tappeto. È stato il tentativo di far partire una riflessione attraverso il viaggio da Arcore a Cesano Boscone, dal giardino dell Eden e delle feste eleganti alla selva oscura della vita. Dice il responsabile delle strutture residenziali Michele Restelli: «Ogni politico dovrebbe venire qui per capire un emergenza con la quale tante famiglie devono fare i conti». Un emergenza peggiorata dalla crisi: l attuale sistema di welfare non regge più, i costi aumentano, c è difficoltà a pagare la retta, qualcuno rinuncia al posto già assegnato perché non riesce a far fronte alle spese. «I nostri servizi rispondono a dei bisogni, ma non li esauriscono», aggiunge Restelli. Servirebbe un nuovo welfare con servizi alla persona anche a domicilio, tagliando costi inappropriati e ricoveri inutili, adeguando il sistema sanitario alla popolazione che invecchia. Se i venerdì alla Sacra Famiglia siano stati una pena, un espiazione o «un serbatoio di senso» per il condannato Silvio Berlusconi, non è facile dirlo. Giuliana Mura, che del Cavaliere in questi mesi è stata l angelo custode, allarga le braccia: «Non ci si abitua alla sofferenza, non è qualcosa che ti scivola addosso. Credo che di questa esperienza gli resterà una traccia dentro. Per la prima volta ha incontrato persone che non gli hanno chiesto niente, ha scoperto la dedizione e l umanità di operatori che guadagnano poco più di 900 euro al mese e che ci sono 840 volontari che offrono il loro impegno per i degenti dell istituto: orfani, mutilati, autistici, vittime di demenze precoci o senili». E di politica, avete parlato? «Non mi ha mai chiesto per chi votavo», risponde Giuliana Mura. E se glielo avesse chiesto? «Avrei detto che non ho votato per lui, ma in questi mesi l ho apprezzato molto». Ieri mattina i saluti, le strette di mano, un piccolo brindisi. Berlusconi ha svolto il suo compito, ha preso sottobraccio Roberto, uno dei malati di Alzheimer e l ha accompagnato per una passeggiata, poi ha seguito le attività di gruppo. Una parola per tutti e via coi pasticcini. Di dolcetti ai malati ne ha portati tanti in questi mesi, al punto che han dovuto dirgli basta perché la glicemia dei pazienti stava sballando; allora ha virato sulla versione light, senza zucchero, integrata da altri omaggi, collanine, orecchini, piccola bigiotteria che strappava gli ooohhh delle signore autosufficienti che ancora lo riconoscevano e lo aspettavano puntuali, il venerdì alle nove. La porta che si doveva chiudere resterà aperta: Berlusconi manterrà i contatti con la Sacra Famiglia. In che modo e in che forma, è tutto da decidere. Oltre il cancello lo aspettano i giornalisti. Domanda: si sente riabilitato? Risposta: «No». Altra domanda: è finita con la giustizia? «Non si finisce mai». Fuori comincia un altra attesa. gschiavi@rcs.it La vicenda Il 1 agosto 2013 è confermata in Cassazione la condanna per Berlusconi a 4 anni (3 coperti da indulto) per frode fiscale L 11 ottobre Berlusconi presenta l istanza di affidamento in prova ai servizi sociali Il 15 aprile 2014 il Tribunale di sorveglianza concede l affidamento. Scelta la fondazione Sacra Famiglia di Cesano Boscone: l ex premier, almeno una volta alla settimana per 4 ore, assisterà i malati di Alzheimer. Il 23 la firma Il 9 maggio, primo giorno a Cesano Boscone. Fuori, una folla di cronisti e simpatizzanti: tra loro Marie Noelle Joyceky (foto) che ci tornerà anche in seguito A gennaio l ex premier chiede la liberazione anticipata (sconto di 45 giorni), che viene concessa il mese dopo: la pena finirà domani

6 6 Sabato 7 Marzo 2015 Corriere della Sera Primo piano L intervista di Andrea Garibaldi La maggioranza «Bisogna sconfiggere i giustizialisti pd Il premier non può farli prevalere» Alfano: Berlusconi? Andare dietro Salvini farà vincere sempre la sinistra L intesa Troveremo l intesa sulla prescrizione. Parte dei democratici ha imposto aumenti non ragionevoli ROMA «Prendiamo la riforma del lavoro: Renzi ha potuto fare sponda su di noi, area riformista e moderata della maggioranza di governo. E così auspichiamo che succeda sul tema giustizia». Angelino Alfano, ministro dell Interno, leader del Nuovo centrodestra: fare sponda con quale fine? «Per superare quella parte del Pd che è conservatrice sul lavoro e giustizialista sulla giustizia. L incontro fra il riformismo di Renzi e il riformismo moderato è la chiave giusta per governare». Isolare la sinistra? «Ripeto: Renzi fin qui non ha fatto prevalere le anime giustizialiste e conservatrici. Noi abbiamo già colto un obiettivo storico dei moderati italiani, la responsabilità civile dei magistrati. Anche sul resto non ci sottraiamo al confronto». In commissione Giustizia alla Camera avete votato con Forza Italia e Grillo, tre giorni fa. «Abbiamo approvato l inasprimento delle pene per corruzione. Siamo favorevoli agli aumenti degli anni per la prescrizione e a una prescrizione ancor più lunga per i reati di corruzione. Ma una parte del Pd ha imposto aumenti ulteriori, non più ragionevoli. Non scarichiamo sui cittadini la lentezza della giustizia: se un uomo viene assolto dopo 30 anni che se ne fa dell assoluzione?». Ci sono stati colloqui con i ministri Orlando e Boschi... «Farò un esempio. Reato di corruzione per atto contrario a dovere di ufficio: la prescrizione è stata portata da 10 a 15 anni e mezzo. Il voto in commissione che abbiamo avversato l ha fatta arrivare a 18 anni. Sono convinto che con Orlando e Boschi troveremo un punto di Le scelte Il Nuovo centrodestra è nato nel novembre del 2013 per iniziativa di Angelino Alfano e di un gruppo di parlamentari del Pdl contrari alla rinascita di Forza Italia e favorevoli a proseguire nel sostegno al governo di Enrico Letta Ncd ha confermato l appoggio anche al governo Renzi e nella scelta del Quirinale ha votato con il Pd a favore di Sergio Mattarella accordo. Non è Renzi che ha voluto questo ulteriore innalzamento dei termini». Un altro contrasto è sul falso in bilancio. «Il governo presenterà un emendamento in commissione con un punto di equilibrio che tuteli le imprese piccole e medie e gli imprenditori in buona fede. Deve essere punito solo chi ha consapevolmente tratto in inganno. Anche in questo caso va sconfitto il giustizialismo: non gettiamo sugli imprenditori l alone del sospetto per qualsiasi errore commesso». Pene da 1 a 5 anni per le imprese non quotate: significa che non potranno essere intercettate. Il progetto del presidente del Senato Grasso prevedeva intercettazioni a prescindere dalle pene. «Sulle intercettazioni abbiamo già assistito a troppi abusi. È una materia da regolare in generale, tenendo conto delle esigenze delle indagini, della privacy, della libertà di stampa e del fatto che si tratta di uno strumento molto invasivo». Con il Pd un altra materia di disaccordo è la riforma delle banche popolari. «Con la nostra azione stiamo Il ministro Angelino Alfano, 44 anni, ha fondato il Nuovo centrodestra, di cui è presidente, nel novembre Ministro dell'interno nel governo Letta, è stato confermato da Matteo Renzi andando verso un accordo che impedisca scalate speculative e dia alle banche il tempo per affrontare la rivoluzione prevista. Questo disegno di legge, peraltro, viene molto apprezzato dalla comunità finanziaria internazionale». E sulla questione dei diritti civili? «Non è una priorità. Ma siamo favorevoli a maggiori tutele patrimoniali per le coppie non sposate, a condizione che non ci sia equivalenza con il matrimonio. No quindi alle adozioni. E no alle pensioni di reversibilità, che farebbero saltare i conti pubblici». Le vostre alleanze alle elezioni regionali saranno diverse dalla maggioranza di governo? «Ci sono situazioni come Marche e Umbria, dove ci presenteremo con candidati capaci di allargare l area sempre più strategica situata fra Renzi e Salvini. Poi, faremo alleanze in base alla qualità dei candidati e ai territori. Ragioniamo da forza autonoma che vuole espandersi». In Campania con Caldoro e Forza Italia, in Veneto con Tosi contro Forza Italia? «In Campania i nostri hanno ben collaborato con Caldoro: stiamo lavorando sul programma e alla fine decideremo. In Veneto, Tosi non ha ancora lasciato la Lega. Ma il tema di fondo riguarda proprio Forza Italia». Con chi sceglierà di allearsi Berlusconi? «Da questa decisione dipenderà molto del presente e del futuro dell area moderata italiana. Di fronte a un leader della Lega che vuole portarci fuori dall Europa e dall euro che scelta farà Berlusconi?». Risponda lei alla domanda. «Non so cosa farà il presidente Berlusconi, ma è evidente che andare dietro alla destra di Salvini farà vincere sempre la sinistra. A maggior ragione se guidata da Renzi, che non è né comunista né post comunista». Lei potrebbe fare comizi di Le imprese Sul falso in bilancio si tutelino le imprese piccole e medie. L anima giustizialista va sconfitta chiusura nelle Regioni in cui si contrappone ai comizi di Renzi... «La maggioranza di governo è nata da un emergenza del Paese e adesso continua per la possibilità di realizzare il nostro programma con questo presidente del Consiglio. Quindi, le scelte sul territorio non hanno ricadute sul governo e viceversa». Il patto del Nazareno fra Renzi e Berlusconi è sepolto o può tornare in vita? «Se resuscitasse sarebbe per noi una buona notizia poiché, anche in questo ambito, siamo alleati di Renzi, ma diversi e, soprattutto, siamo opposti rispetto a Salvini. Noi non diciamo come lui che è tutto sbagliato. Abbiamo salvato la legislatura, abbiamo faticato e ora stiamo imboccando la strada della ripresa: assunzioni, mutui, imprese che ritrovano fiducia». agaribaldi@corriere.it Tesseramento Guerini: nel 2014 circa 400 mila gli iscritti dem Nel 2014 gli iscritti del Pd dovrebbero essere Lo ha annunciato il vicesegretario Lorenzo Guerini ieri nell incontro con i segretari regionali e i responsabili dell Organizzazione sulla campagna di tesseramento per il 2015 che prenderà il via il 30 marzo. «Avremo un nuovo modello di tessera con un codice unico per ogni singolo iscritto ha detto Guerini. Stiamo costruendo un database che contiene già un milione e 200 mila elettori». Milano Via della Spiga, 42 Venezia Calle Larga 22 Marzo, L annuncio Cantone: difenderò la legge Severino alla Consulta Il presidente dell Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone si schiera a favore della legge Severino. «Conserva intatte le ragioni che ne giustificarono l approvazione ha detto in un intervista al Mattino. Ne sono così convinto che ho chiesto alla presidenza del Consiglio che anche l Autorità anticorruzione possa difendere la Severino nella discussione davanti alla Corte Costituzionale, che dovrà decidere su ricorso dei Tar».

7 Corriere della Sera Sabato 7 Marzo

8 8 Sabato 7 Marzo 2015 Corriere della Sera Primo piano Il premier La Nota di Massimo Franco IL CENTRODESTRA IN CRISI FA RISPUNTARE LE DUE LEGHE La vicenda leghista sta prendendo la piega rissosa che si prevedeva. L epilogo non è scontato. Ma, al di là delle ambizioni personali contrapposte dei protagonisti di una scissione al momento probabile, dice qualcosa di più. Mostra la crisi di identità di un movimento tenuto insieme per anni dalla leadership di Umberto Bossi e dall ambizione, fondata o meno, di rappresentare il Nord quanto e perfino più di Silvio Berlusconi; di certo più della sinistra. Questo ha permesso al Carroccio di sedare a lungo le differenze e le tensioni tra Lega e Liga veneta. Ma ora tende a riaffiorare la realtà di un leghismo multiforme. A favorirla sono diversi fattori. Il primo, non nuovo, è il tramonto di Bossi, che nessuno è stato in grado di sostituire. Il secondo è il declino di Berlusconi e della sua politica moderata. E il terzo, appunto, la competizione risorgente tra Carroccio e Liga veneta e tra ex «colonnelli». Lo scontro si consuma tra due esponenti di punta del leghismo del Nord-Est, Roberto Zaia e Flavio Tosi; ma soprattutto opponendo il segretario Matteo Salvini e il Da Camusso a Vendola la sinistra sta con Boldrini La presidente della Camera sul premier: non perdo tempo in polemiche E Landini: mi sono rotto dei modi un po furbeschi del capo del governo governatore Zaia, additati come emblemi del primato lombardo, al sindaco di Verona che rivendica l autonomia regionale; e rifiuta di fare il segretario di una «Liga commissariata». È tuttora improbabile che questa spaccatura consegni il Veneto al Pd. Di certo, però, può rendere l esito delle regionali di primavera meno scontato. Soprattutto, rappresenta l ennesimo indizio di un centrodestra destinato alla frantumazione; incapace di ritrovare un appartenenza e valori comuni, e un leader in grado di amalgamarlo. Forza Italia alimenta il mito berlusconiano, sostenendo che tornando in campo dopo la condanna ai servizi sociali, l ex premier ricomincerà a far paura. In realtà, anche dopo l incontro di ieri a Milano con Salvini, Berlusconi appare costretto ad assecondare una strategia non sua. Non è tanto il fatto di essere all opposizione del governo di Matteo Renzi. Questo, almeno formalmente, FI l ha sempre fatto, accentuandolo dopo l elezione al Quirinale di Sergio Mattarella e la rottura del patto del Nazareno con Palazzo Chigi. Il problema è la «deriva estremista» che Salvini incarna per accrescere i consensi; e che lascia fredda un area consistente di Fi e in particolare ampi settori moderati di elettorato di centrodestra. Fino al voto regionale, è improbabile una correzione di linea di qualche tipo: Berlusconi è obbligato a non contraddire la Lega. Semmai, è interessante registrare le perplessità dei leghisti di Tosi contro la linea di Salvini. Il sindaco di Verona dice «basta liti» e chiede che la sua Liga venga ascoltata: quasi volesse evitare fino all ultimo una rottura. Il segretario nazionale, però, non appare intenzionato a mediare. Se la frattura si consumasse, potrebbe verificarsi una strana simmetria: FI e Lega alleate, ma erose dal Nuovo centrodestra di Angelino Alfano e dalla Liga scissionista, due costole di entrambi costrette a formare una sorta di «fronte degli esclusi». Sarebbe una situazione emblematica dell incapacità di tenere uniti i due partiti al proprio interno; e un occasione per il Pd renziano forse non per conquistare ma almeno per insidiare una roccaforte che fino a qualche settimana fa sembrava inespugnabile. Bersaniani all attacco L opposizione dem insiste: modificare la legge elettorale Camera siano corrette. Siamo di fronte a un governo che agisce prevalentemente per decreto». Poi l affondo, che fa infuriare i renziani: «È una tendenza che non è in linea con la nostra Costituzione dire che siamo una sorta di Repubblica presidenziale, noi siamo una Repubblica parlamentare». Acque tempestose, a sinistra. Nichi Vendola sostiene la Boldrini e contesta l idea che solo Renzi, «il sovrano», possa fare Genova Enrico Letta, Maurizio Landini e Sergio Cofferati ieri a Palazzo Ducale al festival di Limes (Mistrulli) politica: «Non può dare lezione sui perimetri istituzionali uno di quelli che hanno ridotto il Parlamento in una condizione servile». Dietro il sipario delle parole c è la tentazione, per il fronte anti-renziano, di trovare in Parlamento una saldatura con altre forze politiche contro la legge elettorale. «Se non cambia la riforma del Senato, non sarà possibile votare l Italicum con i capilista bloccati», insiste Miguel Gotor rilanciando il punto cardine dei ragionamenti di Bersani. L ex segretario non ha ancora mandato giù l affronto di quella convocazione al Nazareno «scavalcando i gruppi parlamentari» e respinge l interpretazione di Renzi, il quale ritiene «incomprensibile» la battaglia dell ex ministro per modificare l Italicum. «Quando Bersani dice che il combinato disposto tra Italicum e riforma costituzionale non funziona, esprime un concetto comprensibilissimo ribatte Davide Zoggia. Non può dirci che siamo contro di lui a prescindere uno che, quando era minoranza, faceva il pierino e il giamburrasca, minando sia il partito di Bersani che il governo di Letta». Appuntamento Lunedì l incontro del segretario con i gruppi parlamentari ROMA «Renzi? Abbiamo un sacco di cose da fare, non abbiamo tempo da perdere in polemiche... Quello che dovevo dire l ho detto». Laura Boldrini chiude gelidamente lo scontro con il premier, che ha accusato la terza carica dello Stato di aver messo i piedi fuori dal perimetro istituzionale. «Difendere le prerogative del Parlamento è il primo dovere di un presidente della Camera» ha replicato la Boldrini e la sfida, c è da giurarci, continuerà. L intervista del premier a L Espresso ha gettato altro sale sulle ferite della sinistra, già bruciata dal «tradimento» sul Jobs act. Le polemiche non si attenuano. Pier Luigi Bersani si prepara a replicare con forza sabato 14 dal palco di Bologna, dove Roberto Speranza riunirà Area riformista. Un partito di sinistra con Boldrini e Maurizio Landini, ecco lo spettro che Renzi vede agitarsi davanti a sé. E, dalla trincea del sindacato, Susanna Camusso e Landini respingono con pari durezza l attacco. Il leader della Fiom non ne può più di esser preso a bersaglio e, da Genova, si sfoga: «Mi sono rotto un po le scatole di questo modo un po furbesco di Renzi, di non voler fare i conti con quel che dice il sindacato». Al segretario del Pd, Landini contesta il tentativo di «denigrare e strumentalizzare» le battaglie in difesa dei lavoratori: «Noi siamo un sindacato, Renzi deve farsene una ragione. Le caricature le faccia a qualcun altro». Per il segretario dei metalmeccanici il Jobs act è una «legge sbagliata» e il sindacato proverà a cambiare le nuove regole con il referendum abrogativo. Con altrettanta asprezza, la Camusso chiede al premier «rispetto per il movimento sindacale» e si schiera al fianco della Boldrini: «Penso che le critiche espresse dalla presidente della Sulla forma partito, però, i bersaniani non nascondono la soddisfazione per il dietrofront di Renzi, che lavora a una struttura degli iscritti radicata sul territorio. «Benvenuto presidente festeggia Zoggia. Renzi si è accorto che le primarie sono un casino e sta venendo sulle nostre posizioni». I nodi verranno al pettine lunedì, quando il premier tornerà a incontrare i suoi parlamentari per discutere, tra l altro, di Fisco e Pubblica amministrazione. La minoranza insiste nel chiedere al segretario di fermarsi a ragionare, prima di votare. Vuole che il premier rinunci ai 100 capilista bloccati e che migliori la riforma costituzionale. «Renzi batta un colpo» invocano i bersaniani e minacciano di non votare l Italicum se il governo insisterà nel voler nominare i parlamentari. Monica Guerzoni +

9 # Corriere della Sera Sabato 7 Marzo 2015 PRIMO PIANO 9 I nodi Con l elezione di Mattarella al Colle si rompe il patto del Nazareno tra Berlusconi e Renzi: il leader di FI contesta la strategia del premier di presentare un unico candidato e ai suoi impone la scheda bianca Da allora, il percorso delle riforme in Parlamento, sia il ddl Boschi che l Italicum, è a rischio: Forza Italia punta a sabotare l approvazione della riforma del Senato, in asse con la Lega e magari anche con il M5S, mentre la minoranza del Pd si prepara a dare battaglia soprattutto sui capilista bloccati Il retroscena di Maria Teresa Meli ROMA Ufficialmente, per quello che se ne sa, la questione posta dalla presidente della Camera sull uso dell aggettivo femminile o maschile per definire le cariche istituzionali, come anche le altre legate al «politicamente corretto», non finirà nemmeno questa settimana. Ma a Laura Boldrini il premier ha mandato, molto indirettamente, un messaggio assai più attuale: saresti in grado o no di tenere in piedi una città come Milano? Perché dopo il decisissimo quanto discretissimo «no» del sindaco Pisapia alla ricandidatura, il campo di Agramante si è allargato a dismisura. Renzi guarda anche altrove: «La minoranza pd è appollaiata sul no. Questa è una posizione perdente, comunque vadano le cose». Ossia? È su quel no che si dividono i destini del segretario e di Bersani. Ma anche su altri temi della politica nostrana. Infinitamente, indubitabilmente. Su questi punti Renzi è come è, cioè assolutamente diretto, sincero, verace, senza suggeritori di rime e uscite di scena a tempo. Lui parla come mangia, per cui il suo discorso viene fuori così: «Alla fine della festa la legge che si farà sarà la mia legge elettorale. So che la minoranza pensa a delle imboscate, ma al contrario di loro io ho un disegno strategico. Quello che voglia fare veramente Bersani non lo so. L Italicum non si tocca e loro possono agire come vogliono, perché la differenza è che Bersani non sa dove vuole andare, io sì». È sicuro su questo, Matteo Renzi, tant è vero che prefigura il Partito democratico che verrà. E che lui cambierà: «Rivoluzionerò il Pd». E poi, comunque, c è il confronto in Aula e quella sarà la vera prova per Renzi. Lui fa mostra di non averne paura: «Io vado avanti e non cambio di una virgola l Italicum, questo sia chiaro a tutti... Dopodiché, se qualcuno lo vuole modificare ci provi. Secondo me alla fine quelli della minoranza non saranno abbastanza per riuscirci e Forza Italia invece cederà. Non tutti, ma i due terzi sì. E se Berlusconi ordinasse un voto contrario, noi sappiamo che avremmo almeno una ventina dei loro con noi, quindi che problema c è?». Insomma, il segretario del Pd che plaude al partito che verrà, alla nuova classe dirigente che ancora non c è, è un leader accorto che manda due messaggi precisi. Il primo, inequivocabile: le liste le faccio io e solo io e non ci sono Bersani né Cuperlo che tengano. Gli esponenti della minoranza che aspirano alle preferenze si misurino sul territorio sul serio. Il secondo messaggio è rivolto agli oppositori che vorrebbero andare via: «C è tempo e tempo, quello che rimane in mezzo è solo tempo da far perdere», dice Renzi. Tempo che, evidentemente, il presidente del Consiglio non ha intenzione di sprecare. Tant è vero che ora è più attento: «Rivoluzionerò il Partito democratico», ribadisce. Ed è convinto che in questo periodo, tra una riunione di corrente e l altra, possa muoversi tranquillamente aspettando che il partito diventi veramente quello che lui spera. Dopodiché, da pragmatico quale è, traduce tutto in politica fattuale. L Italicum arriverà in Aula alla Camera a maggio, dopo le elezioni regionali, ovviamente, e «non dovrà cambiare di una virgola». Come riuscirci? A dirla così sembra un impresa improba. Ma a parlare con Renzi pare un percorso scontato: «Alla fine Forza Italia voterà con noi, e se non voterà tutto il gruppo lo farà una ventina di loro, quello è sicuro». Fino a qui si spinge Renzi e non oltre. Ma uno dei suoi che può parlare più esplicitamente spiega: «A scrutinio segreto gli uomini di Verdini alla Camera possono votare come vogliono». Per il resto delle questioni si vedrà, come dice il presidente del Consiglio: «Si va avanti con i disegni di legge, così il Parlamento dimostra quanto è bravo. Dopodiché, se va male, qualcuno finalmente capirà perché ho fatto tanti decreti. Sono stato costretto». Nel redditometro dei ministri la più «povera» è Boschi Tra i parlamentari vince l azzurro Angelucci. Gitti e Gutgeld primi dem, il leader a quota 99 mila euro ROMA Chi è il più ricco del Parlamento? Prima di rispondere bisogna fare una premessa. Anzi due. Non c è più Silvio Berlusconi nella classifica dei redditi dei parlamentari. E dunque Antonio Angelucci, deputato FI ed editore di Libero, si porta a casa con facilità la I dati del 2013 Federica Guidi alla testa dei membri del governo Le differenze tra i due presidenti delle Camere palma del Paperone: 5 milioni e 200 mila euro. La seconda premessa è che i redditi sono quelli relativi del E dunque il ministro dell Economia Pier Carlo Padoan ci tiene a precisare che non è lui il secondo ministro più ricco (dopo Federica Guidi con 278 mila euro): i suoi 216 mila euro del 2013 erano di quando era all Ocse e sono diventati adesso 114 mila, lordi. Ma tant è. A spulciare fra i redditi dei parlamentari viene fuori che Matteo Renzi (nel 2013 non ancora premier) con i suoi 99 mila euro dichiarati è ben più povero del suo consigliere economico Yoram Gutgeld, deputato Pd, che vanta oltre 3 milioni e ben più ricco di sua moglie Agnese che come insegnante si ferma a quota 10 mila o di sua sorella Benedetta che va poco oltre i 20 mila e molto più ricco di suo padre Tiziano che nel 2013 non dichiarava proprio niente. Tra i deputati dem, comunque, spicca Gregorio Gitti (3,69 milioni). Poco da dire per i redditi dei ministri del governo: si aggirano intorno ai 100 mila euro (Dario Franceschini arriva a 156 mila) e la più «povera» risulta essere Maria Elena Boschi che Renzi spinge le riforme: non cambio l Italicum una parte di FI lo voterà «Ho una strategia e so dove voglio andare, Bersani no» I conti «Se Berlusconi dicesse di votare contro avremmo una ventina di loro con noi» I no della minoranza «La minoranza è appollaiata sul no. È una posizione perdente comunque vada» La classifica (i redditi dichiarati per il 2013, in euro) Il governo IN CIMA Federica Guidi (Sviluppo) Pier Carlo Padoan (Economia) Giuliano Poletti (Lavoro) I capigruppo CAMERA Andrea Mazziotti (Sc) Renato Brunetta (FI) Nunzia De Girolamo (Ap) I milionari a Montecitorio (in mln di euro) 5,2 Antonio Angelucci (FI) 3,6 Gregorio Gitti (Pd) IN FONDO Marianna Madia (Pub. amministrazione) Angelino Alfano (Interno) Maria Elena Boschi (Riforme) SENATO Karl Zeller (Autonomie) Andrea Cioffi (M5S) Luigi Zanda (Pd) ,1 Yoram Gutgeld (Pd) 2,9 Alberto Bombassei (Sc) 1,1 Mario Borghese (Maie) CdS Palazzo Chigi Matteo Renzi, 40 anni, è presidente del Consiglio dal 22 febbraio dello scorso anno. L azione del governo vede aperti diversi fronti: in attesa delle riforme della Rai e della scuola, sono già tra Camera e Senato i testi su giustizia, legge elettorale, bipolarismo e federalismo (Eidon) non arriva a 95 mila euro. Non c è più Berlusconi, ma al Senato ci pensa il suo avvocato Niccolò Ghedini a tenere alta la bandiera, con un imponibile di quasi 2 milioni 150 mila euro, sebbene ben lontano dal vero Paperone del Senato, l ex-ministro Giulio Tremonti con 3 milioni e 335 mila euro. Per il Movimento 5 Stelle è finita l era di redditi zero e veleggiano tutti intorno agli 80 mila euro, lasciando la palma del più povero al Pd Marco Bergonzi: appena euro. Una curiosità: fra i senatori a vita il più ricco risulta l ex-presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi (ben 670 mila euro) e Renzo Piano si ferma a 99 mila euro. I presidenti di Senato e Camera hanno redditi diversi: 316 mila euro per Pietro Grasso e 115 mila per Laura Boldrini. Alessandra Arachi Dietro le quinte L anniversario con i partigiani a Montecitorio I partigiani seduti accanto ai parlamentari. È il sogno (a portata di mano) di Walter Verini, deputato del Pd che non rinuncia a cercare nel passato le ragioni del presente. Il capogruppo in commissione Giustizia propone che, nell anno del 70 anniversario della Liberazione, l aula della Camera ospiti (magari nella settimana del 25 Aprile) «quegli italiani che consentirono alla democrazia di tornare a vivere». Partigiani meno che ventenni, che combatterono per la libertà. «Ne ho parlato con la presidente Boldrini racconta Verini che ha accolto l idea con autentica condivisione». (M.Gu.) De Magistris, la nuova rincorsa oltre le Regionali Fuori dalle Regionali, il sindaco di Napoli Luigi de Magistris (nella foto) comincia la lunga campagna elettorale per la riconferma, ripescando l idea (mai applicata) della «politica dal basso». Lo fa varando e presiedendo una associazione che battezza DemA. La maiuscola finale serve a respingere accuse di megalomania: DemA sta per Democrazia e Autonomia. Però Dema è proprio il diminutivo con cui molti a Napoli chiamano il sindaco. E può essere l abbreviazione del suo cognome ma anche di uno dei soprannomi che lui meno gradisce: Demagogis. (Fulvio Bufi) Una Leopolda (pre-elettorale) anche ad Assisi L hanno chiamata #UmbriaVerso e ribattezzata la Leopolda umbra. Che non sarà il massimo dell originalità ma fa sempre colpo se si pensa alla location: Assisi. Al teatro Lyrick, il Pd organizzerà per stamani un pensatoio nel quale elaborare le idee per la campagna elettorale delle regionali. La candidata a governatore è Catiuscia Marini, ex bersaniana, oggi dei «giovani turchi». A festeggiarla ci saranno Debora Serracchiani, Stefano Bonaccini, Matteo Ricci, Cesare Damiano e i primi renziani dell Umbria: il segretario Giacomo Leonelli e l ex presidente della Provincia Marco Vinicio Guasticchi. (Marco Gasperetti)

10 10 Primo piano L ente Frontex è l agenzia per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne dell Ue Guida la missione «Triton» nel Mediterraneo da novembre Immigrazione Libia, Frontex avverte: «Pronti a sbarcare un milione di migranti» L agenzia: rischi in aumento. Gentiloni: allarmismi inutili ROMA A lanciare l sos, per la prima volta, è Fabrice Leggeri, direttore esecutivo di Frontex, l Agenzia europea di controllo delle frontiere: «Ci sono tra i 500 mila ed un milione di migranti pronti a partire dalla Libia». Numeri biblici, spaventosi. Un milione di migranti dalla Libia vuol dire «un invasione», sintetizza spiccio il leghista Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato. «Il picco di arrivi secondo il capo di Frontex è previsto tra primavera e estate», anche se già «un inverno con condizioni climatiche buone» ha portato in Italia migranti, contro i dello stesso periodo del Conclusione: «Nel 2015 dobbiamo essere preparati ad affrontare una situazione più difficile dello scorso anno», avverte il direttore dell Agenzia di controllo delle frontiere. E ci sono forse i terroristi dell Isis dietro allo sporco lavoro dei trafficanti di uomini? «Ad ora non ho prove per dirlo. Ma dobbiamo stare attenti, dobbiamo essere coscienti dei Le cifre Gli sbarchi in Italia negli ultimi anni ,2% L aumento degli sbarchi nei primi due mesi dell anno rispetto a quelli del 2014 Fonte: Frontex, ministero dell Interno Sabato 7 Marzo 2015 Corriere della Sera mila 1 milione I migranti che secondo Frontex sarebbero pronti a partire dalla Libia 278 mila Gli stranieri entrati illegalmente in Europa nel 2014 Da dove sono partiti (anno 2014) Libia Egitto Turchia Grecia Tunisia Algeria Siria d Arco rischi», ammonisce Leggeri. Ecco, dunque, che il programma «Triton» (che da Frontex dipende) di sicuro non basta più: 9 aerei, 25 tra navi e motovedette, fondi che non arrivano a 3 milioni di euro mensili, come potranno mai fronteggiare, nel canale di Sicilia, il nuovo scenario preconizzato per il 2015? «Se si vuole che Frontex faccia più operazioni, abbiamo bisogno di risorse e staff e dell impegno degli Stati membri a rendere disponibili i loro mezzi», lo dice chiaramente il capo dell Agenzia, pensando forse all appuntamento prossimo di maggio, quando l Unione Europea presenterà il nuovo piano sulle migrazioni. E il nostro ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, è altrettanto esplicito: «Uno degli aspetti della nuova strategia dovrà essere il rafforzamento della missione Triton e di conseguenza dell Agenzia Frontex». Gentiloni si dice, però, «abbastanza fiducioso» che la Ue «darà a Frontex ulteriori mezzi economici e che questo consentirà il dispiegamento di mezzi aeronavali di altri Paesi, la cui presenza dipende dalla L ipotesi A maggio Francia e Germania potrebbero aumentare l appoggio alla missione disponibilità finanziaria dell Agenzia». Tradotto, significa forse la concreta, storica, possibilità, che a maggio possa nascere una sorta di «Super Triton», con Francia e Germania e altri Paesi europei finalmente in campo a dare manforte all oggi quasi isolata presenza italiana («Si sta aprendo un fronte di maggiore solidarietà, rispetto a 6-7 mesi fa la sensibilità è cambiata», confermano fonti qualificate del nostro ministero dell Interno). Sui numeri, comunque, c è discordia: «Non è detto che tutti coloro che provengono dall Africa subsahariana siano effettivamente in procinto di imbarcarsi dalle coste del Nord Africa obietta Christopher Hein, direttore del Consiglio Italiano per i Rifugiati (Cir) Frontex, perciò, farebbe bene a non alimentare allarmismi. È inutile sparare cifre, molto più opportuno sarebbe pensare concretamente ai disperati che arrivano sulle coste europee». Molto critico anche Filippo Miraglia, responsabile nazionale immigrazione dell Arci: «Anche l anno scorso ci furono previsioni catastrofiche e si parlava di milioni di persone in arrivo. Alla fine in Italia sono arrivate 170 mila persone, un numero ben lontano da quello paventato. Di queste, circa 60 mila hanno chiesto asilo politico in Italia, mentre in Germania le richieste sono state più di 200 mila. È insopportabile, perciò, ascoltare questi signori che con il loro allarmismo forniscono elementi di campagna elettorale». Le opposizioni, in effetti, si fanno sentire: Giovanni Toti, consigliere politico di Forza Italia, parla di «emergenza infinita», Giorgia Meloni, Fratelli d Italia, si chiede se «Renzi ignorerà l allarme». Anche il ministro Gentiloni, sui numeri di Frontex, appare cauto: «Non serve sollevare allarmismi. Si tratta piuttosto d impegnarci di più, noi italiani e l Europa, per fronteggiare il fenomeno». E pure dal Viminale mostrano un po di scetticismo: «Avete presente quante barche ci vogliono per trasportare un milione di profughi?». Fabrizio Caccia Save the Children «In due mesi 521 minori arrivati da soli Il governo approvi la legge per tutelarli» La vicenda di Ismail, tra centinaia di altre: «Dopo un lungo viaggio con i trafficanti attraverso Etiopia e Sudan sono arrivato in Libia dove sono stato fermato e rinchiuso, mi hanno detto benvenuto all inferno!, ci picchiavano ogni giorno. Mia madre dalla Somalia ha dovuto pagare un riscatto, poi ho pagato di nuovo per salire su un barcone». Appena adolescente, Ismail è sbarcato a Lampedusa, da solo, senza un parente, un adulto al quale sostenersi. Tra il primo gennaio e il 28 febbraio 2015, dei migranti approdati in Italia, 521 sono «minori non accompagnati». Bambini tra i 9 e i 16 anni, in maggioranza maschi, molti del Gambia, della Somalia o dell Eritrea. Esposti per mesi agli abusi e alla fatica. L organizzazione «Save the Children» chiede al governo d intervenire. «Ci sono più di 700 minori non accompagnati bloccati in condizioni non adeguate nelle strutture di prima accoglienza denuncia. Indispensabile un sistema di protezione strutturato come prevede la proposta di legge già votata in Commissione Affari costituzionali della Camera e bloccata da due mesi». A. Cop.

11 Corriere della Sera Sabato 7 Marzo 2015 PRIMO PIANO 11 L intervista di Giuseppe Sarcina «Un blocco navale davanti alle coste L Italia avrebbe l appoggio dell Onu» Bernardino León, inviato delle Nazioni Unite: l Europa dovrebbe decidersi subito Un intervento militare nel Paese? Irrealistico, possibili invece missioni di polizia DAL NOSTRO INVIATO RABAT La diplomazia internazionale sta tentando forse l ultima mediazione sulla Libia. Il dossier è nelle mani dell inviato delle Nazioni Unite, lo spagnolo Bernardino León, 50 anni, già segretario generale del premier socialista José Luis Zapatero. «Ma c è una misura che l Unione Europea può prendere subito: presidiare in forze il mare davanti alla Libia. L Italia non può farlo da sola, ha bisogno di aiuto. Sono certo che il Consiglio di sicurezza dell Onu appoggerebbe questa iniziativa». Da due giorni León guida il vertice tra le fazioni libiche, ospite del governo marocchino nel Centro congressi Mohammed VI, a Rabat. Obiettivo principale: un accordo per la formazione di un governo di unità nazionale. Finora a Rabat le fazioni contrapposte di Tripoli e di Tobruk non si sono neanche incontrate direttamente. C è almeno un punto condiviso da tutti? «Intanto fin dall inizio hanno concordato di mettere in Sangue e diplomazia I libici sono consapevoli che devono smettere di uccidersi tra loro. Il dialogo darà i suoi frutti L ex premier Il coinvolgimento di Prodi? Il mio mandato scade in estate e lui è una personalità importante In mare Migliaia di migranti sono stati salvati negli ultimi giorni nell ambito della missione «Triton» (nel fermo immagine di un video le operazioni della Guardia Costiera il 4 marzo scorso). Sono 17 i Paesi coinvolti nella missione di Frontex e 34 tra mezzi marittimi e aerei nel Mediterraneo agenda i temi più brucianti. Sono consapevoli che i libici devono smettere di uccidersi gli uni con gli altri. Naturalmente questa è la premessa fondamentale per riprendere il dialogo sulla necessità di formare un esecutivo di unità nazionale e di riavviare il processo costituzionale. Fin qui abbiamo discusso su un testo che possa garantire la sicurezza nel Paese, mettendo fine agli scontri. Poi abbiamo affrontato il problema del governo. Dopodiché arriverà la parte probabilmente più difficile, quella sui nomi, su chi dovrà guidare questa fase. Comunque colgo un clima di moderato ottimismo». D accordo la diplomazia. Ma questi leader rifiutano persino di sedersi intorno allo stesso tavolo... «Sono convinto che a lungo andare questo dialogo indiretto porterà tutte le parti a sedersi intorno allo stesso tavolo. Dobbiamo pazientare anche perché sul terreno ci sono ancora uccisioni e combattimenti. Se poi aggiungiamo che la scorsa settimana c è stato l attacco terroristico più sanguinoso con quaranta morti, possiamo capire perché ci sia ancora molta emotività». Quanto pesa la minaccia dello Stato islamico sull atteggiamento dei libici? «Molto. Nei precedenti vertici c era preoccupazione, ma ora la minaccia viene percepita in modo sempre più pressante. Se c è un punto su cui tutti sono d accordo, è proprio questo: l Isis è il nemico comune». Da quello che si è capito a Rabat, sono tutti d accordo anche su un altro aspetto: no a qualsiasi intervento militare straniero. Corretto? «È così. Senza un accordo preliminare tra le parti, sarebbe poco realistico pensare a un qualsiasi tipo di intervento militare esterno, compresa una missione di peacekeeping. Noi stiamo lavorando a un altra ipotesi: organizzare missioni di polizia con alto contenuto di specializzazione da schierare in diverse aree molto pericolose. Penso alle montagne nella zona di Nafusa, alla costa occidentale intorno a Zawiya, a Bengasi. Si potrebbe trovare un intesa con il futuro governo libico di unità nazionale per interventi circoscritti». In Italia si discute sulla possibilità di sorvegliare le coste della Libia con un presidio navale per filtrare immigrazione e bloccare le minacce dell Isis. Che ne pensa? «Nel breve periodo sarebbe importante sorvegliare la costa libica, ma nel medio e lungo termine bisogna costruire un sistema più completo. Dobbiamo lavorare con i vicini della Libia, ma anche all interno del Paese, ovunque ci siano reti mafiosi e criminali che trafficano in esseri umani, in armi o altro. Abbiamo maturato sufficiente esperienza in casi analoghi». Ma per cominciare lei sarebbe favorevole a un blocco navale o a misure di protezione in mare... «Sì, ripeto, sono favorevole. Anzi in questo momento è l unica cosa che si possa fare concretamente: ce n è bisogno. A patto che si tenga presente, e questo è molto importante, che l intervento da solo non risolve il problema. Inoltre occorre sempre ricordare che il business dell immigrazione non è collegato con il terrorismo o il traffico d armi». L Italia può farlo da sola? «Credo che avrebbe bisogno del sostegno dell Unione Europea». Con l autorizzazione dell Onu? «Più si passa dall Onu, meglio è per tutti. Non penso che ci sarebbe alcun problema a ottenere il sostegno da parte del Consiglio di sicurezza. Nel Palazzo di vetro è diffusa la consapevolezza che l Italia si trovi a fronteggiare un compito molto pesante». Anche per questo Andrea Riccardi, ex ministro e fondatore della Comunità di Sant Egidio, ha proposto sul «Corriere» di rafforzare la sua missione, affiancandole Romano Prodi. Che cosa ne pensa? «Ho seguito la discussione. Intanto il mio mandato scade la prossima estate e non so che cosa decideranno il Consiglio di sicurezza e gli Stati membri delle Nazioni Unite. Posso solo dire che tutte le volte che ho parlato con il governo italiano ho ricevuto pieno sostegno e l incoraggiamento a continuare su questa strada...». Prodi? «Nello stesso tempo penso che Romano Prodi sia un politico molto intelligente e una personalità importante sul piano internazionale. Quindi qualsiasi cosa faccia o proponga per noi andrebbe benissimo. Del resto ci sono tante personalità internazionali che stanno lavorando sul dossier Libia». gsarcina@corriere.it Chi è Bernardino León (foto sopra), diplomatico spagnolo di 50 anni, è l inviato speciale dell Onu in Libia nell ambito della missione Unsmil (United Nations Support Mission in Libya)

12 Baiji Tikrit Falluja Amerli Samarra Baquba 12 Sabato 7 Marzo 2015 Corriere della Sera Esteri I siti Nel territorio controllato dall Isis ci sono dei 12 mila siti archeologici iracheni, comprese le rovine di Ninive, Nimrud, Dur Sharrukin e Ashur, antiche capitali dell impero degli Assiri In un video diffuso il 26 febbraio militanti dell Isis distruggono a colpi di ascia preziosi reperti nel museo di Mosul A gennaio i miliziani hanno distrutto migliaia di libri alla Biblioteca Centrale di Mosul, lasciando solo quelli sull Islam L ultimo scempio dell Isis Le ruspe su Nimrud L Unesco: «Crimine contro l umanità» Cresce con il passare delle ore il coro delle condanne internazionali contro l ennesima operazione criminale dell Isis. Questa volta i fanatici jihadisti hanno iniziato la devastazione metodica dell antica città assira di Nimrud, uno dei siti mesopotamici più celebri al mondo e studiato dagli archeologi fin dall Ottocento. Dal 1949 vi lavorò anche Max Mallowan, marito di Agatha Christie. È come se la furia distruttrice dei terroristi fosse stata rinfocolata dalle battaglie che stanno combattendo negli ultimi giorni intorno alla città siriana di Raqqa e a quella irachena di Tikrit, dove la presenza massiccia di truppe scelte iraniane e milizie sciite sta creando loro gravi difficoltà. Una settimana fa avevano diffuso i video dei loro militanti ripresi mentre prendevano a mazzate statue e bassorilievi assiri nel museo di Mosul, nell antica città di Hatra e sul sito di Ninive. Adesso si accaniscono contro Nimrud, fondata quasi quattro millenni orsono sulle rive del Tigri una trentina di chilometri a sud dell attuale Mosul, citata dalla Bibbia. Un nucleo urbano vasto e articolato, ricco di statue, simboli, resti di palazzi sontuosi, culla della civilizzazione della Mezzaluna Fertile, che tra l VIII e VI secolo a.c. fu anche capitale dell impero assiro. Tra i suoi re più importanti vi fu Tesori Vecchie immagini del sito di Nimrud, 35 km a sud-est di Mosul: i bulldozer dell Isis hanno devastato le rovine dell antica città degli Assiri, proprio mentre a Bagdad riapre il maggiore museo archeologico dell Iraq. A destra, un altra vecchia foto dei resti di Nimrud: un lavoratore davanti alla statua di un toro con sembianze umane (Afp/Karim Sahib) La mappa SIRIA Mosul Mosul Eufrate IRAQ ARABIA SAUDITA Erbil Tikrit Kirkuk Bagdad Tigri Nassiriya Bassora Nimrud L antica città assira distrutta dall Isis IRAN KUWAIT quello stesso Assurbanipal che generazioni di studenti in tutto il mondo hanno studiato sui banchi di scuola. Il ministero del Turismo e delle Antichità iracheno due giorni fa denunciava i vandalismi condotti con «bulldozer e pesanti mezzi militari». Nelle ultime ore sono emersi nuovi dettagli dei vandalismi corredati da immagini, ma ancora non è chiara la loro dimensione. In passato l Isis ha cercato di vendere i manufatti sul mercato nero. Il sito è ampio, restano larghe sezioni ancora da scavare. Inoltre sin dalla metà dell Ottocento diversi reperti preziosi sono stati portati all estero (parecchi nel British Museum a Londra) e nell ultimo mezzo secolo al museo di Bagdad. Le grida di allarme sono numerose. Irina Bokova, responsabile dell Unesco, parla di «crimine contro l umanità», una sorta di «pulizia etnica culturale». In termini simili si esprime l amministrazione Usa. L ayatollah Ali al-sistani, leader spirituale degli sciiti iracheni, accusa i militanti dell Isis di essere «barbari selvaggi» impegnati non solo a combattere gli iracheni, ma decisi anche a cancellare la loro storia antica. Lorenzo Cremonesi

13 Corriere della Sera Sabato 7 Marzo 2015 La Casa Bianca: distensione con Mosca solo quando avrà rispettato gli accordi In America riprende quota l idea di fornire armi a Kiev. Londra per nuove sanzioni ESTERI 13 Mikhail Fridman DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK Il tono della Casa Bianca è garbato, ma la sostanza dell altolà all alleato è chiaro: «Come lo stesso primo ministro Renzi ha notato durante la sua visita a Mosca, un ritorno a relazioni normali ( business as usual ) con la Russia sarà possibile solo quando gli accordi di Minsk saranno pienamente implementati» dice al Corriere un senior official del Consiglio per la Sicurezza nazionale di Barack Obama. Poche parole nelle quali c è, insieme, il riconoscimento dell importanza del ruolo dell Italia nei rapporti col Cremlino e l invito a evitare deviazioni pericolose dalla rotta della fermezza dopo l aggressione russa all Ucraina. Mentre l Occidente minaccia la Russia di adottare nuove e più severe sanzioni se non verrà rispettata la tregua in Ucraina decisa a Minsk il 15 febbraio scorso, Matteo Renzi due giorni fa è andato a Mosca dove, per dirla con la stampa russa, ha rotto l isolamento internazionale di Putin. A Washington leggono e storcono il naso. Nessuno ha voglia di manifestare irritazione e in questo momento la Casa Bianca non ha interesse ad alzare i toni dello scontro con Mosca la cui collaborazione è Nell Est Ucraina La tregua tiene ma resta fragile La tregua nell Est dell Ucraina tiene, ma resta fragile. I capi delle diplomazie tedesca e russa hanno constatato «progressi» nel ritiro delle armi pesanti. Ieri Mosca e Kiev si sono accordate per avviare un più «efficace controllo» del cessate il fuoco, portando da 450 a il numero di osservatori internazionali dell Osce, che lamentano tuttavia di non potersi muovere liberamente (nella foto Ap di Efrem Lukatsk, in primo piano una soldatessa con altri commilitoni dell esercito ucraino durante un esercitazione a Zhitomir). 19 I russi e filorussi colpiti da sanzioni Ue a febbraio (con 9 gruppi) 151 Individui colpiti da sanzioni Ue (con 37 organizzazioni) da marzo Gli osservatori Osce che vegliano sulla tregua. Russia e Germania ne vogliono mille importante al fine del raggiungimento di un accordo con Teheran sul nucleare iraniano: oggi è questa la priorità di Barack Obama. Ma ancora martedì scorso il presidente americano si era sforzato di dimostrare che l Occidente è compatto nella condanna dell aggressione russa con una videoconferenza alla quale aveva partecipato anche il premier italiano. Il desiderio di Renzi di smarcarsi e di giocare un ruolo autonomo all interno della cornice Ue e dell Alleanza atlantica viene compreso, anche perché l Italia non era alla conferenza di Minsk, a differenza di Germania e Francia. Ma il timore è che la prima missione di un leader europeo al Cremlino dopo l occupazione russa della Crimea (unica eccezione un passaggio di Hollande all aeroporto di Mosca, tre mesi fa) e i toni concilianti che l hanno contraddistinta possano indebolire la strategia di Obama che, continuando a ripetere che non ci possono essere soluzioni militari della crisi, fin qui ha premuto su Putin proprio puntando sull isolamento diplomatico, oltre che sulle sanzioni economiche. Ora il rischio è che, in caso di importanti violazioni della tregua, si arrivi a una divaricazione tra gli alleati. Nell Europa continentale molti non vorrebbero andare oltre una discussione sulla proroga delle sanzioni che scadranno il prossimo luglio, mentre ora la cancelliera tedesca Angela Merkel sostiene che la Ue è pronta a rafforzare queste misure in caso di violazioni della tregua e la Gran Bretagna ha già deciso l invio in Ucraina di istruttori ed equipaggiamenti militari «non letali» (come i visori notturni). Negli Stati Uniti, poi, cresce la pressione per rispondere al sostegno di Putin ai ribelli ucraini fornendo al governo di Kiev armamenti difensivi come i razzi anticarro. I repubblicani, che controllano i due rami del Congresso, sono determinati. Ieri lo ha ripetuto il capo della maggioranza alla Camera, John Boehner: «Non possiamo aspettare che i soldati russi e i loro amici separatisti conquistino le città di Mariupol e Kharkiv per agire». Obama, che pure dopo la tregua di metà febbraio aveva scelto di accantonare l ipotesi di fornire armi difensive all Ucraina, fa sapere che quell opzione resta sul tavolo. È quello che il vicesegretario di Stato, Antony Blinken, il numero due di Kerry, sta spiegando nel suo giro nelle capitali europee: «Armare l Ucraina potrebbe non essere decisivo perché la Russia può sempre dare molti più mezzi militari ai ribelli. Ma se l aggressione continua, crescerà di molto la pressione ad aiutare il governo di Kiev a difendersi». Per adesso, comunque, si va avanti con l opzione diplomatica, per la quale è essenziale che l Occidente si presenti compatto. Ed è qui che i problemi crescono davanti a una tregua solo parzialmente rispettata: «L unità è una buona cosa ma l unità per non fare nulla è deleteria» protesta il ministro degli Esteri lituano Linas Linkevicius da Riga, dove si sono riuniti i ministri degli Esteri europei per mostrare solidarietà ai Paesi baltici e per incalzare Mosca. Ma se da Varsavia, dove è in visita, il ministro britannico Philip Hammond parla di nuove sanzioni se continueranno le violazioni della tregua, e se il segretario generale aggiunto della Nato, l americano Alexander Vershbow, accusa Mosca di continuare a «ridisegnare le frontiere con la forza» e a violare il diritto internazionale, l Alto rappresentante della Ue, Federica Mogherini, rifiuta il ritorno alla logica della Guerra fredda e limita l ipotesi di nuove sanzioni al caso di violazioni «gravi» della tregua. Massimo Gaggi Sanzioni Le sanzioni Usa colpiscono funzionari governativi e società del «circolo ristretto di Putin», soggetti a congelamento dei beni Gli Usa hanno inoltre revocato le licenze di esportazione per beni ad alta tecnologia, che potrebbero contribuire alle capacità militari ed energetiche di Mosca L Unione europea ha ristretto l accesso ai mercati finanziari europei alle cinque banche controllate dallo Stato russo, a produttori di armi e a tre giganti del petrolio: Transneft, Rosneft e Gazprom L Ue ha anche congelato i beni e sospeso il visto ad alcuni oligarchi vicini a Putin L oligarca Alpha e Lord Browne: la strana alleanza (anti-britannica?) Con 18 miliardi di dollari Mikhail Fridman è uno degli uomini più ricchi di Russia. Banche, telecomunicazioni, petrolio. Il suo mantra: alla larga dalla politica. «Non ho mai cercato di essere influente», ha detto al Financial Times, che lo definisce «oligarca Alpha» (dal nome della sua banca). Negli anni 90 questo «campione» ingaggiò un epica battaglia con Lord John Browne, allora boss della Bp. Fecero pace grazie alle buone parole del rabbino capo di Mosca. Fino a creare Tnk-Bp, settimo produttore di petrolio. Ora l oligarca e il super manager tornano a unire le forze: questa settimana il magnate ha nominato Lord Browne capo di L1 Energy, la sua nuova creatura energetica. Sempre in questi giorni il suo gruppo ha acquisito Rwe Dea, braccio estrattivo della tedesca Rwe, per 5 miliardi di dollari. Entrando in collisione con il governo britannico: Londra teme che il sedicente oligarca «non influente» possa comunque essere colpito da sanzioni legate alla guerra in Ucraina, con conseguenze negative sulle operazioni estrattive della compagnia nel Mare del Nord. Il governo vorrebbe vedere quei giacimenti venduti a terzi, e ha dato a Fridman fino a mercoledì per convincerlo del contrario. L oligarca minaccia azioni legali. Anna, la modella testimone minacciata di morte La fidanzata di Boris Nemtsov, il leader dell opposizione russa assassinato, è stata messa sotto protezione La vicenda Il 27 febbraio scorso il leader dell opposizione russa Boris Nemtsov, 55 anni, è stato ucciso con quattro colpi di pistola vicino al Cremlino. Unica testimone la fidanzata Anna Duritskaya, modella ucraina 23enne Insieme Anna Duritskaya, 23 anni, è rientrata a Kiev: era con Nemtsov la sera dell omicidio Cancellarsi dai social network. Criptare i dati privati. Pixelare foto che mostrino la famiglia. Cambiare subito cellulare. Dimenticare quella notte di morte sulla Moscova e finalmente sparire sulle rive del Ros, nella quiete di Bila Tserkva e della casa di mamma, 80 km a sud di Kiev. Tutto questo non è bastato ad Anna, la bellissima e a quanto pare spaventatissima teste unica dell ultimo delitto eccellente sotto il Cremlino. Giovedì, anche in Ucraina, l avrebbero raggiunta le promesse di morte. Una telefonata. Parole simili a quelle che avevano preparato la fine del suo fidanzato Boris Nemtsov, leader dell opposizione a Putin, ammazzato da quattro colpi di Makarov mentre passeggiava con lei sul lungofiume di Mosca: «Anna Duritskaya ha presentato una denuncia alla polizia comunica la procura di Kiev, afferma che ignoti hanno minacciato la sua vita mentre si trovava a casa dei genitori». L episodio non è sottovalutato: aperta un indagine per tentato omicidio, il governo ucraino le ha dato una scorta delle forze speciali. È probabile che le troveranno un nuovo indirizzo: la ragazza potrebbe lasciare la cittadina natale, dove il suo nome è ormai più famoso della storica gloria locale, il grande Benny Goodman che aveva la famiglia di qui, e magari trasferirsi all estero. Se qualcuno si chiedeva perché i killer di Nemtsov avessero risparmiato Anna, queste minacce possono sembrare una risposta. O forse no: la fotomodella di 23 anni, da tre compagna del politico assassinato, peraltro sconosciuta alle agenzie internazionali che reclutano le mannequin ucraine, un po a sorpresa ha potuto lasciare Mosca dopo che la polizia russa aveva copiato tutte le informazioni del suo tablet, esaminato la sua versione («non ho visto niente») e segretato la sua deposizione. «Questo atto di terrore non ci spaventa», alza il pugno Alexei Navalny, il blogger anti-putin che ieri è stato rilasciato dopo 15 giorni di carcere ed è andato, visibilmente provato, sulla tomba moscovita dell amico: frammentata in un «accozzaglia d ex ministri, spie a riposo, oligarchi miliardari e intellettuali», come scrive il New York Times, l anemica opposizione allo Zar Vladimir è assediata da un clima d odio che spinge molti all emigrazione, per evitare il destino carcerario di Navalny o quello cimiteriale di Nemtsov. «Non ho alcuna fiducia nelle indagini dice Zhanna, figlia del leader ucciso, non hanno nemmeno interrogato noi della famiglia». L inchiesta ufficiale segue l ipotesi islamica e perfino quella passionale, a causa proprio della bella Anna. Depistaggi, dicono i collaboratori. Ci sono mille altre piste: il giorno prima d essere ammazzato, ad esempio, Nemtsov s annotò su un foglio il contatto coi parenti di 17 parà russi dislocati nell Ucraina dell Est. «Quei parà sono morti confidò, ma voglio convincere le famiglie a parlare. E a smascherare le bugie di Putin, quando dice che non ci sono soldati russi laggiù». Francesco Battistini

14 14 Sabato 7 Marzo 2015 Corriere della Sera

15 Corriere della Sera Sabato 7 Marzo 2015 Passato e futuro di Guido Olimpio ESTERI 15 «Gay e immigrati come i neri 50 anni fa» Obama parla alla vigilia dell anniversario della marcia di Selma nel 1965 in Alabama E dopo il razzismo indica all America la nuova frontiera nella battaglia per i diritti civili In marcia Barack Obama Oprah Winfrey Lady Gaga anche per guardare avanti nel segno dell uguaglianza. L anniversario cade in un momento in cui tanti episodi legati al razzismo, all uso eccessivo della forza e ai metodi discriminatori della polizia scuotono e dividono diverse comunità negli Stati Uniti. Con rabbia e tensioni che spesso sconfinano nella violenza. Significativo un sondaggio condotto dalla rete televisiva Cnn. Quattro americani su dieci ritengono che con la presidenza Obama il razzismo sia aumentato. E il 51% afferma che il Voting Rights Act, deciso proprio dopo la marcia di Selma, è ancora necessario. Un aspetto con cui Obama fa i conti ogni giorno, spesso accusato di non fare abbastanza ma ossessionato dal non apparire un presidente di parte. «Non penso che quello che è accaduto a Ferguson sia tipico Oltre il ponte 1965: Martin Luther King e i manifestanti a Selma sul ponte Edmund Pettus di ciò che accade nel Paese ha spiegato Obama in un intervista rilasciata alla vigilia delle commemorazioni ma non è un caso isolato». L anniversario di Selma cade anche nel momento in cui il movimento dei diritti civili, sulle ali delle battaglie dei decenni passati, è a un passo da un altra storica vittoria: quella della legalizzazione delle nozze gay in tutta l America. Lo stesso Obama ha sottolineato come le questioni legate agli immigrati e agli omosessuali siano le nuove frontiere nel campo dei diritti civili. «L idea secondo cui alcuni ragazzi che sono stati portati in America quando avevano 2 o 3 anni e che a 20 o 25 anni possono essere deportati dopo essere cresciuti qui spiega questa idea non è ciò che noi siamo. Non è certo lo spirito della marcia di Selma». Il cuore del messaggio Le parole di Obama Il movimento dei diritti civili non è qualcosa che riguarda solo i neri, ma che riguarda l America La locandina del film «Selma» WASHINGTON Pochi giorni fa Barack Obama ha incontrato alcuni attivisti per i diritti civili degli anni Sessanta. «Non sarei qui alla Casa Bianca se non fosse stato per voi», ha detto ricordando una delle sfide più importanti del movimento. La marcia di Selma, la terribile «domenica di sangue» di 50 anni fa, quando la polizia attaccò in modo brutale un corteo di 600 persone in questa cittadina dell Alabama. Manganellate, gas lacrimogeni, cani da guardia per disperdere i dimostranti sul Edmund Pettus Bridge. Un luogo geografico si è trasformato in un pezzo della storia americana con la mobilitazione massiccia guidata da Martin Luther King. Giorni duri, difficili, che hanno lacerato non solo le teste dei manifestanti, pestati a sangue, ma anche il Paese. Il coraggio di chi sfidò la repressione fu premiato, qualche mese dopo, con il Voting Right Acts che stabilì eguale diritto di voto per tutti. Oggi il presidente, insieme alla moglie Michelle e alle figlie Sasha e Malia, sarà su quel ponte per ricordare. C è grande attesa per il discorso che pronuncerà. Obama, raccontano dalla Casa Bianca, ha passato gli ultimi giorni a finire di scriverlo. E stato lui stesso a preparare gran parte dell intervento e non gli assistenti. Questo per dare ancora maggiore carica ad un anniversario così profondo. Il presidente vuole legare quanto avvenuto il 7 marzo del 1965 ad oggi: lo spirito di Selma, è la parola d ordine, deve servire per lanciare le battaglie in favore dei matrimoni gay, per i salari più giusti e per l immigrazione. Un modo per commemorare ma di Obama sarà proprio questo: «Il movimento dei diritti civili non ha aperto la strada solo agli afroamericani. Non è qualcosa che riguarda solo i neri, ma qualcosa che riguarda l America». Al suo fianco George W. Bush, molti esponenti politici, personaggi della cultura e anche gente dello spettacolo, da Lady Gaga a Bono. Poi gli attori del film «Selma. La strada per la libertà». Assenti sempre che non ci ripensino all ultimo istante i leader del partito repubblicano che hanno lasciato il posto ai Israele Attentato con l auto a Gerusalemme est Ferite 4 poliziotte Quattro poliziotte israeliane della Guardia di frontiera e un passante sono rimasti feriti ieri da un ventiduenne palestinese alla guida di un auto a Gerusalemme est, in quello che il portavoce della polizia Micky Rosenfeld ha definito «un attacco terroristico». L assalitore ha investito il gruppo di israeliani e poi ha tentato di colpire gli agenti con un coltello, finché non è stato ferito e arrestato. E l ultimo di una serie di attacchi avvenuti dallo scorso anno a Gerusalemme. A novembre un uomo palestinese investì con l auto la gente che aspettava il tram, uccidendo una persona e ferendone 13. Francia «Soldi da Gheddafi per Sarkozy» Ex ministro fermato L ex ministro francese dell Interno, Claude Guéant, è stato posto in stato di fermo ieri nell ambito delle indagini sui presunti finanziamenti di Muammar Gheddafi alla campagna presidenziale del 2007 di Nicolas Sarkozy. In particolare, gli inquirenti stanno interrogando Guéant sulla somma di oltre 500 mila euro versata, nel marzo del 2008, sul suo conto corrente bancario e proveniente dall estero. Il fermo all esponente della destra neogollista Ump arriva a meno di tre settimane dalle elezioni provinciali di marzo: favorito il Front National di Marine Le Pen.

16 16 Sabato 7 Marzo 2015 Corriere della Sera Cronache Maltempo, altri due morti Esplode gasdotto in Abruzzo Otto feriti, ustionato anche un bimbo. Bloccati treni e autostrade Senza luce oltre 120 mila case. Piogge e forti venti al Centro Sud Un boato. Le finestre che si spalancavano con violenza. Poi le fiamme che divoravano le case, alte e visibili anche a decine di chilometri di distanza. Un inferno con tre forti esplosioni ieri mattina a Mutignano, frazione collinare del comune di Pineto, in provincia di Teramo. A causare l incendio è stata la rottura di un grosso tubo del metanodotto Snam che correva a pochi metri da alcune abitazioni. La probabile miccia un cavo elettrico staccatosi da un palo della luce. In otto hanno riportato ustioni (tra questi un bambino di 10 anni) ma non ci sono state vittime, fatta eccezione per Kira, la cagnetta di un anno a cui Enzo Romanelli, 63 anni, marmista, portava da mangiare tutti i giorni prima di andare al lavoro. Enzo l ha salutata un quarto d ora prima che la casa che aveva appena ristrutturato per il figlio e la nuora fosse avvolta dalle fiamme. «Sono tornato di corsa e ho trovato il finimondo racconta, ma quel tubo doveva passare così vicino alle nostre case?». Tre anni fa, raccontano i residenti, i lavori per consolidare Lo scoppio La conduttura di metano della Snam nella frazione di Pineto, nel comune di Mutignano (Teramo), nella quale il gas si è incendiato. Evacuate le abitazioni vicine all incidente, otto persone sono rimaste ferite, alcune ustionate, e sono state trasferite all ospedale civile di Teramo la linea. Anche Anna Calandra si è salvata per miracolo. È al pronto soccorso, ancora spaventata. Quando alle sette e mezzo ha sentito l esplosione il marito era già uscito: «Ho preso i bambini, sono fuggita dalla finestra sul retro, ma non mi ero resa conto che fosse il gas». Otto feriti, due case distrutte e una seriamente danneggiata, l intera area posta sotto sequestro. «Abbiamo evitato una tragedia che sembra non avere un perché», dice il sindaco di Pineto, Robert Verrocchio. Per la Snam tra le cause ci sono gli smottamenti di questi giorni. L Abruzzo esce malconcio dall ondata di gelo, neve e vento che ha colpito soprattutto il centro-sud. Chiuse per alcune ore, a causa delle violente bufere di neve, l A24 e l A25. Bloccata in alcuni punti anche la circolazione ferroviaria. Un uomo di 70 anni, Antonio De Carolis, di Magliano dei Marsi (L Aquila), è morto cadendo dal tetto della propria abitazione. Era salito per riparare le tegole spostate dalle violente raffiche di vento. La Regione ha chiesto lo stato di emergenza. Le stime dell assessore alla Protezione 2 metri di neve caduti in meno di 24 ore sul versante teramano dell A24 civile Mario Mazzocca e del governatore Luciano D Alfonso parlano di danni «per non meno di ottanta milioni di euro». E l emergenza è anche elettrica: 250 mila famiglie sono rimaste senza corrente e riscaldamento per almeno 27 ore e ieri sera erano ancora , le utenze disalimentate a cui se ne aggiungono 40 mila tra Marche, Toscana, Lazio, Molise, Campania e Basilicata. Gravi disagi in Molise: scuole chiuse, paesi isolati, collegamenti marittimi cancellati. A Napoli il vento ha fatto crollare l impalcatura di un palazzo e una donna è stata ricoverata per emorragia cerebrale dopo essere caduta a causa del vento. A Casore del Monte, nel Pistoiese, un uomo di 48 anni, Silvano Signorini, è morto e la donna che era con lui è stata ricoverata in gravissime condizioni per le esalazioni di monossido di carbonio che hanno ucciso anche i cani che erano con loro. La coppia aveva acceso un gruppo elettrogeno probabilmente per scaldarsi. Nicola Catenaro

17 Corriere della Sera Sabato 7 Marzo 2015 CRONACHE 17 L esclusiva: in volo sulla Versilia devastata Una veduta aerea di Forte dei Marmi (Lucca): centinaia di pini abbattuti dal maltempo sulle abitazioni di una delle più note località di villeggiatura. A parte i danni ambientali, c è preoccupazione per il disastro a un mese dalla Pasqua e dall inizio della stagione (foto di Massimo Sestini) IL RACCONTO FORTE DEI MARMI I pini come schiaffi sulle ville della Versilia Previsioni Anche oggi, venti forti e precipitazioni sparse soprattutto nelle regioni centro meridionali La Protezione civile segnala, anche in base alle piogge cadute nei giorni scorsi, criticità rossa per rischio idraulico sul bacino del Basso Fortore in Puglia Criticità arancione per rischio idraulico e idrogeologico su Abruzzo, Basilicata e gran parte del Molise. La criticità gialla è invece prevista per le Marche, le restanti zone del Molise e della Puglia e la Sicilia settentrionale di Fabio Genovesi Penso al sole, che mercoledì è sparito nel mare come ogni sera da quando è nata la terra, poi la mattina dopo è spuntato di nuovo da dietro le Alpi Apuane e non ha più trovato il mio paese. Forte dei Marmi è un posto di case basse, dove la prima cosa che si illumina all alba, così come l ultima a incendiarsi d arancione al tramonto, sono le teste dei pini lassù in cima a tronchi altissimi e nudi. Erano i nostri grattacieli, le nostre torri. Giovedì mattina la luce del sole ha cercato quell appoggio, quelle teste piene di aghi eppure morbide, e non c erano più. Il sole l ha scoperto così, ma noi lo sapevamo già. Lo schianto dei fusti nella notte, i tonfi sordi di quei giganti che cadevano schiacciando muri, macchine e tetti, hanno svegliato i pochi che erano riusciti ad addormentarsi nel fischio furioso del vento. Non il maestrale e nemmeno il libeccio, che vengono dal mare a spettinare la Versilia. Quelli li conosciamo e li conosce la vegetazione locale, cresciuta nella direzione giusta per farli sfuriare e salutarli fino alla prossima tempesta. Il vento dell altra notte era una belva diversa, mezzo grecale mezza tramontana, a più di 150 km orari. Niente qua gli sapeva resistere, e infatti niente gli ha resistito. Pure la Versiliana, lo splendore folto e profumato di centomila linfe in cui ancora batteva il cuore selvatico di questi posti, sta tutta per terra. Dal viale che la costeggia si intuisce il disastro, all interno non è ancora possibile avventurarsi. E addio ai pini che partivano verso il cielo dai nostri giardini, più vecchi di noi e delle nostre case costruite chiedendo il permesso di vivere ai loro piedi, a volte con grazia a volte no. Ma adesso testa e piedi non hanno più un verso, tutto è capovolto, spezzato, in frantumi. E il vuoto che resta è così grande che ci sperde. Lo schianto dei fusti spezzati mentre il sole è sparito nel mare Restano soltanto frantumi Le cose importanti sono così, ti accorgi di loro quando non ci sono più, perché è come se di colpo mancasse tutto. Lo sa la signora Anna, che da più di ottant anni vive in fondo a via Carrara, e ieri andava su e giù confusa per la strada accanto, senza riconoscere la via di casa. Perché quegli alberi ci sono sempre stati, erano la nostra segnaletica naturale, la scenografia della nostra vita, la nostra intima geografia. Eppure Forte dei Marmi non è morta. Il mio paese ha due anime, una era quella verticale, fatta da queste piante magnifiche e altissime, e non c è più. Ma ancora resta viva l altra, il paese orizzontale, steso sulla costa a guardare il mare. È il posto dove camminiamo e viviamo ogni giorno. E dove oggi combattiamo più che mai. Strade bloccate, pezzi rotti di vita dappertutto, eppure Forte dei Marmi brulica di gente con asce e vanghe che sistema il suo terreno e quelli intorno. In via Donati un pensionato sega via i rami del pino che gli ha schiacciato il tetto, li taglia e li accatasta in un angolo libero dalle tegole volate via, poi mi guarda, alza le spalle e dice «oh, almeno l anno prossimo non mi mancherà la legna per il camino». E già non mi dà più retta, riaccende la sua motosega e si unisce al concerto sgraziato e insieme armonioso di motoseghe e camion che sale da tutti i giardini e le strade di Forte dei Marmi. È la musica del mio paese orizzontale, che si è svegliato senza più un altezza ma resta a testa alta, e il vuoto di tutti questi alberi caduti lo riempirà con altri più giovani ed esili, pregando che crescano di corsa. La bellezza la perdi solo quando ti scordi quant era bella, e noi non ce la scordiamo, noi faremo di tutto perché nuove piante crescano e salgano fino a superarci, a svettare sopra noi e sopra ogni cosa con le loro teste altissime lassù. Le ritroverà una mattina il sole mentre sorge, e ne sarà felice. Ma anche quel giorno noi saremo più veloci di lui, noi lo sapremo prima. Anzi, noi lo sappiamo già adesso. Ecco perché, se vieni dalle nostre parti, ci troverai che sorridiamo. 300 Gli alberi caduti o abbattuti a Firenze Secondo i tecnici del Comune, altri 200 dovranno essere abbattuti 103 I Comuni abruzzesi, con circa 250 mila abitanti, rimasti senza corrente elettrica per oltre un giorno. Emergenza soprattutto nei centri montani 140 Km orari, la velocità del vento in molte regioni d Italia I danni sono dovuti in gran parte alla eccezionale forza, del tutto atipica in questo periodo

18 18 Sabato 7 Marzo 2015 Corriere della Sera

19 Corriere della Sera Sabato 7 Marzo 2015 Prosciolto il marito di Roberta Ragusa «Niente processo, il fatto non sussiste» La donna scomparsa tre anni fa. La Procura: le indagini continuano PISA Non è lui l assassino della moglie e non sarà neppure processato. Non sono serviti a niente tre anni di sospetti, indagini, intercettazioni, supertestimoni più o meno attendibili, avvistamenti e un incidente probatorio: Antonio Logli, l elettricista cinquantenne, unico indagato per la sparizione e l omicidio della moglie Roberta Ragusa, 45 anni, è stato prosciolto dall accusa di omicidio volontario e distruzione di cadavere dal gup di Pisa Giuseppe Laghezza «perché il fatto non sussiste». Una decisione che il procuratore di Pisa, Antonio Giaconi, Chi è Antonio Logli, elettricista presso la Geste, è titolare di una scuola guida che gestiva in famiglia con la moglie Roberta non ha criticato, annunciando però il ricorso in Cassazione e un supplemento di indagini. «È possibile che il giudice abbia ritenuto che in mancanza del ritrovamento del corpo non ci sia la prova della morte di Roberta Ragusa ha spiegato il pm, lo capiremo meglio quando leggeremo le motivazioni, non è uno schiaffo a questa Procura ma una decisione presa con coscienza. Noi continueremo a indagare e Logli resterà inquisito». Al tribunale di Pisa, per l udienza preliminare, Logli era arrivato poco dopo le 8.30 di ieri mattina accompagnato dall avvocato Roberto Cavani. Davanti a obiettivi e videocamere era sembrato tranquillo. Eppure la stessa Procura, durante una pausa del procedimento, si era detta certa della colpevolezza dell uomo che per tre anni avrebbe dissimulato l accaduto con grande capacità come aveva fatto con la moglie nascondendo la relazione con l amante Sara. «È un bugiardo patentato e le prove sono incontrovertibili», aveva spiegato Giaconi. Già, le prove. Quella più consistente è la testimonianza del giostraio Loris Gozzi, che ha raccontato di aver visto la notte Sportiva Roberta Ragusa, aveva 44 anni quando sparì nella notte tra il 13 e il 14 gennaio del 2012 dalla sua casa di Gello di San Giuliano Terme (Pisa). Frequentava assiduamente una palestra CRONACHE 19 della sparizione di Ragusa (venerdì 13 gennaio 2012) Logli in strada (lui ha sempre detto di non essere uscito di casa) litigare con una donna, probabilmente la moglie, che poi avrebbe spinto violentemente in auto, forse colpendola alla testa con lo sportello, per poi allontanarsi in fretta. Gozzi è stato il più attendibile dei testi dell accusa e, anche se il suo passato giudiziario non è proprio candido, il suo racconto è stato confermato anche da altri testimoni. La sensazione, però, è che queste indagini siano partite in ritardo. Durante i primi giorni della scomparsa gli inquirenti erano convinti di una fuga volontaria di Roberta e non s indagò tempestivamente sull ipotesi dell omicidio. E addirittura, a una settimana dalla scomparsa, si organizzò una conferenza stampa per far parlare un improbabile testimone che aveva «incontrato» Roberta in un negozio, in realtà soltanto una sosia. Il corpo o gli eventuali indizi di un omicidio furono cercati troppo tardi forse compromettendo definitivamente la possibilità di trovare prove certe. Le nuove indagini riusciranno a fare chiarezza? In pochi adesso sembrano crederci. Marco Gasperetti mgasperetti@corriere.it «Aborto dopo lo sgombero». Indagata per calunnia Milano, aveva accusato la polizia di manganellate. Smentita da perizie e intercettata mentre cercava testimoni falsi MILANO Non era vero che la polizia, durante gli sgomberi di due centri anarchici a Milano tre mesi fa, avesse manganellato una donna incinta fino a procurarle un aborto spontaneo due giorni dopo. Non è mai stato vero. Perché anzi, più che una sofferta e diversa percezione sulla dinamica magari di un parapiglia reale, sarebbe invece stata proprio una falsità progettata a tavolino. Giuridicamente, una calunnia: è infatti questa l ipotesi di reato, contenuta in tre decreti di perquisizione, per la quale ieri la Procura di Milano ha indagato sia la 37enne la cui denuncia era stata amplificata da molte telecamere e siti web, sia sua sorella e una loro amica. Il 18 novembre 2014 poliziotti, carabinieri e finanzieri avevano sgomberato i circoli anarchici Corvaccio e Rosanera al quartiere Corvetto, lo stesso dove l 11 novembre un gruppo di ragazzi incappucciati aveva assaltato un circolo del Pd che ospitava una riunione del sindacato inquilini con una ventina di anziani residenti. Dopo lo sgombero alcuni dei comitati che chiedono la sanatoria per gli occupanti abusivi delle case popolari si erano riuniti e c erano stati momenti di tensione tra «antagonisti» e forze dell ordine, cassonetti rovesciati, barricate in strada. L occupante abusiva di una casa, 37 anni, di origini romene, in condizioni di disagio sociale ed economico, era davvero incinta di 6 mesi, e davvero aveva perso il bambino 48 ore dopo lo sgombero nel quale a suo dire era stata vittima di tre colpi di Sotto i riflettori La donna vittima del presunto aborto Il caso Durante lo sgombero, il 18 novembre scorso, di case nel quartiere Corvetto a Milano, una donna raccontò di aver abortito dopo un colpo ricevuto da un poliziotto I medici non riscontrarono lesioni compatibili con un colpo di manganello manganello (uno alla pancia) assestatile da un poliziotto mentre cercava asseritamente di prendere in braccio una bambina per metterla in salvo dal caos e dai lacrimogeni. Il primo elemento è però che l autopsia sul feto ha attestato che l aborto spontaneo ha con certezza avuto cause interne, non estranee ai problemi che già in passato avevano interrotto precedenti gravidanze. Ma la manganellata magari come I numeri Nel 2014 sono state più di 800 le occupazioni di case popolari dell Aler (Azienda lombarda edilizia residenziale) a Milano, 69 i tentativi di occupazione sventati nel solo mese di dicembre L Aler gestisce 43 mila case tra Milano e provincia mentre sono 29 mila gli alloggi popolari di proprietà del Comune. Sono invece circa 10 mila le case popolari vuote a fronte di almeno 20 mila famiglie in attesa concausa? No, due consulenze di un anatomopatologo e di un ginecologo hanno escluso che il corpo della donna recasse segni di un aggressione del tipo da lei descritto. Sul posto si era subito recato il pm Gianluca Prisco, che aveva ascoltato la donna cogliendone alcune incongruenze: diventate più solide quando è stata interrogata altre due volte cambiando parecchi punti, quando della fantomatica bimba presa in braccio non è stata trovata traccia, e soprattutto quando l esame di tutti i filmati (circa 40 ore di immagini) ha rilevato che, se la donna era davvero sul posto alle 9 di mattina, non compariva più in alcun punto degli scontri quand essi si verificarono in strada davanti a molte persone. E nessuno, neppure tra i ranghi di «antagonisti» certo poco propensi a fare sconti alla polizia, ha dichiarato di aver visto una scena che avrebbe comprensibilmente prodotto proteste contro gli agenti. Ma c è di più: sempre dalle fonti di prova indicate nel decreto di perquisizione delle donne difese dagli avvocati Danilo Lamonica e Paola Bartucci, si comprende che le indagini svolte dalla polizia locale con il pm Prisco e il procuratore aggiunto Romanelli si sono avvalse anche di intercettazioni telefoniche, le quali hanno captato la richiesta della donna a più persone di trasformarsi in testi che deponessero il falso davanti ai magistrati. Una cittadina romena, destinataria di questo pressante invito, vi si sottrae al momento di rendere dichiarazioni adesive alla falsa dinamica accreditata dalla giovane. E si salva così ora dall accusa di calunnia ai danni della polizia, che invece raggiunge altre due donne la sorella della giovane incinta e una amica prestatesi a testimoniare una scena che gli elementi sinora raccolti parrebbero concludere non sia mai avvenuta. Luigi Ferrarella lferrarella@corriere.it Gianni Santucci Torino Primo intervento al cuore utilizzando i Google Glass La tecnologia dei Google Glass entra in camera operatoria e, prima volta in Italia, è utilizzata in un intervento di cardiochirurgia. Alle Molinette di Torino per la sostituzione di una valvola aortica su un uomo di settant anni. Intervento perfettamente riuscito. Mauro Rinaldi ha effettuato l intervento con la sua équipe. La protesi di nuova generazione è stata impiantata con una incisione di appena 5 o 6 centimetri, senza aprire lo sterno. Sul display ad alta definizione montato su una lente degli occhiali, Rinaldi ha consultato i dati clinici-strumentali del paziente come se si trovasse di fronte a uno schermo da 25 pollici visto da una distanza di due metri. Perugia Coppia morta in garage Ipotesi di omicidio-suicidio I cadaveri di un agente di polizia e della moglie sono stati trovati ieri sera nel garage della loro abitazione a Uppiano, nei pressi di Città di Castello (Perugia): la prima ipotesi della stessa polizia è che l uomo agente in servizio al commissariato locale abbia sparato alla moglie uccidendola con un fucile per poi suicidarsi con la stessa arma. La dinamica è comunque ancora al vaglio degli investigatori. La coppia, sempre secondo le prime notizie, non avrebbe figli. A chiamare la polizia sarebbe stato il socio della donna, con cui gestisce una comunità di recupero: sarebbe stato proprio lui a trovare nel garage i corpi senza vita.

20 20 Sabato 7 Marzo 2015 Corriere della Sera

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