3. UN QUADRO ECONOMICO DI SINTESI

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1 3. UN QUADRO ECONOMICO DI SINTESI 3.1 L agroalimentare regionale Da un recente studio realizzato dall Osservatorio Agroalimentare delle Marche [1][7] è risultato come gli effetti della crisi mondiale del 2008 si siano progressivamente trasmessi prima a livello internazionale e poi nei singoli Paesi, passando dalla finanza all economia, e dalla produzione manifatturiera agli altri settori economici. Il comparto agroalimentare, compreso quello regionale, è stato raggiunto dagli effetti della crisi ma in maniera meno evidente, per la sua caratteristica anticiclica, ma soprattutto perché le criticità, specie per l agricoltura, hanno radici più strutturali che congiunturali. Questo significa che il quadro di deterioramento complessivo dell economia ha sicuramente aggravato le situazioni più esposte ma non ha avuto effetti dirompenti come è accaduto in alcuni comparti industriali che contribuiscono maggiormente alla formazione della produzione regionale (paragrafo 2.3). L agroalimentare regionale rappresenta poco più del 3% del valore aggiunto totale (Istat 2009), mentre l intero settore industriale pesa per il 30% ed i servizi per il 67%. Le analisi che seguono riepilogano i principali fenomeni evolutivi che hanno interessato l agroalimentare regionale. Si tratta di una sintesi, che per quanto ragionata, potrebbe non considerare alcune questioni correnti per il fatto che le statistiche sono disponibili con un ritardo medio di 1-2 anni. Ciononostante la lettura di queste poche pagine consente di focalizzare rapidamente gli argomenti di interesse che possono poi essere approfonditi andando nelle parti successive di questo volume o attraverso le fonti documentali elencate in fondo ad ogni paragrafo. La variazione delle imprese attive iscritte nei registri camerali rappresenta un significativo indicatore sullo stato di salute di un settore, in quanto nei momenti favorevoli si assiste ad un incremento delle iscrizioni, viceversa ad un aumento delle cancellazioni. Nel biennio , raffigurato in Figura 3.1.1, le imprese agroalimentari nel complesso sono diminuite del 2,4%, valore allineato tra Marche e media nazionale. Si tratta di un segnale che appare negativo, specie comparandolo alla media di tutte le attività economiche che è prossima allo zero. In realtà gran parte di questa variazione negativa è attribuibile al settore agricolo che continua a ridimensionarsi, con la fuoriuscita di altre 848 imprese nel Va ricordato che nel caso dei registri camerali, a differenza del censimento, le imprese considerate sono solo quelle che superano il fatturato 106

2 - di euro l anno o che intendono acquistare il carburante a tariffa agevolata, per cui sono assenti le piccolissime aziende. Figura Variazione % delle imprese attive Anni ! " # $! % % & ' ( ) ' * + %, ). / & Fonte: nostre elaborazioni su dati Infocamere [3] L agricoltura quindi determina la dinamica complessiva del comparto agroalimentare complessivo che altrimenti registrerebbe una leggera crescita (paragrafo 4.4). Il confronto Marche-Italia evidenzia la crescita delle imprese silvicole e di quelle alimentari in senso stretto; calano invece quelle impegnate nella pesca, settore che come si può leggere in seguito 70, attraversa una fase di particolare difficoltà. Le variazioni positive delle strutture operanti nella forestazione e nell agroindustria, fanno comprendere come il risultato negativo complessivo dell agroalimentare vada rivalutato, considerando che la contrazione delle aziende agricole è un fenomeno di lungo periodo. Per quanto riguarda gli aspetti economici, le statistiche sono in notevole ritardo per l avvio di un processo di revisione contabile che porterà ad una armonizzazione dei dati nei vari Paesi Europei. 70 Paragrafi 4.2 e

3 L Figura Variazioni % del valore aggiunto a prezzi correnti- Anni : ; < = 7 8 ; A 8 9 : ; < = 7 > B C 9 > : ; < = 7 >? 9 > > 8 ; A 8 9 : ; < = 7 > D 9 >? C : ; < = 7 > B 7 A 8 E 8 9 : F 8 G F H < 7 8 B > ; 8 I B F < > 7 8? H B ; ; B J B A > F H B B H B ; < > J > 9 9 : K : < > ; B > 6 7 : > ; 8 I B F < > 7 B K : < > ; B B 9 : F : I 8 > M N O P Q R S T N U V N Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT [8] Nel 2009, ultimo dato ISTAT disponibile, il valore aggiunto prodotto nel comparto agroalimentare regionale, è stato di poco inferiore a 1,2 miliardi di euro, in calo del 5% rispetto all anno precedente. Anche in questo caso è il settore agricolo a trascinare verso il basso il risultato economico con una diminuzione che sfiora il 22% (Figura 3.1.2), in positivo invece i settori pesca (7%) e industrie alimentari (9%). Tenendo conto che nel 2011 c è stata una parziale ripresa delle produzioni agricole (si veda il paragrafo 6.1), il forte calo del valore aggiunto del 2009 è il risultato diretto della congiuntura sfavorevole che si è sovrapposta al tendenziale declino di lungo periodo. In effetti nel 2009 la generalizzata contrazione dei prezzi dei prodotti agricoli si è sommata alla diminuzione dei volumi produttivi enfatizzando così il risultato economico negativo. La crescita, invece, del valore aggiunto dell industria alimentare conferma il ruolo anticiclico di questo settore produttivo in quanto i consumi alimentari risentono meno del difficile momento che attraversa l intera economia. I dati marchigiani confrontati con le analoghe variazioni nazionali, indicano una situazione più negativa dal lato del settore agro-forestale, viceversa una migliore per le industrie alimentari con una variazione regionale quasi doppia rispetto alla media nazionale. Il settore ittico mostra un risultato positivo ma 108

4 u inferiore a quello dell intero settore nazionale. In sintesi, l economia agroalimentare regionale nel 2009 risulta in calo a causa dell incidenza del risultato negativo conseguito dal settore agricolo. Si tratta di una contrazione significativamente superiore al dato nazionale e alla media regionale calcolata su tutte le attività economiche. L agroalimentare regionale è un comparto che conferma questo dualismo tra industria alimentare e settore primario con dinamiche spesso contrastanti che è anche il risultato di una scarsa integrazione lungo la filiera. Figura Variazioni % degli occupati- Anni ^ _ ` ab c de f ` g h i a dj ab c de f ` g k l k i b g ^ _ ` ab c de f ` g h b g b b ag k i a dj ab c de f ` g m k i b g h l ai b ab c de f ` g k i k ` j an a b c o o k i i a p o q f i e ` ak g d a r k o e g ` ah q k d dk s k j g o q k k q k d e g s g b b c t c e g dk g _ ` c g d a r k o e g ` k t c e g d k k b c o c r a g v g ` b w k p e g d a g W X Y W Z W [ W \ W ] Y ] \ [ Z X Y Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT [8] La dimensione occupazionale dell agroalimentare regionale resta costante attorno ai 42 mila addetti pari a poco meno del 6% degli occupati totali. Si invertono i segni delle variazioni annuali rispetto ai dati precedentemente analizzati (Figura 3.1.3) con un calo delle industrie alimentari del 2,6% ed un aumento del settore primario che raggiunge il 10% nella pesca, ma si tratta di valori assoluti estremamente contenuti (300 addetti). Per certi versi l aumento degli occupati in una situazione economica che va in direzione opposta appare poco comprensibile, però occorre considerare che l ISTAT considera occupati anche coloro che hanno lavorato poche ore nel periodo di riferimento oppure che non hanno lavorato affatto ma restano sul mercato del lavoro. Ne deriva che l aumento di occupati può essere attribuito anche ad 109

5 una maggiore frammentazione e sporadicità dei rapporti di lavoro (es. avventizi e stagionali). La comparazione con le variazioni nazionali segnala però che esiste una peculiarità marchigiana nell evoluzione dell occupazione e questa riguarda esclusivamente il settore primario. Non è facile spiegare questa differenza, potrebbe essere in parte dovuto ad un recupero rispetto alle variazioni negative degli anni precedenti che ha interessato in particolare le province meridionali della regione (si veda paragrafo 5.1). Figura Bilancia commerciale, saldo normalizzato nel 2010 } ~ ƒ ˆ ƒ ƒ Š Š ˆ Œ ƒ Ž Š Š Š Š } ~ ƒ Ž Š Š Š ƒ Ž ƒ Š ˆ ˆ ƒ Š Š Ž Š x y z x { z x z z { z Š ƒ Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT [2] L apertura di un settore economico ai mercati esteri fornisce il grado di maturità delle strutture produttive, non solo in grado di soddisfare la domanda interna, ma anche di esportare. Tra l altro in un periodo di contrazione dei consumi interni come quello che si sta vivendo, i mercati esteri rappresentano ormai una opportunità decisiva per lo sviluppo delle imprese. Le Marche non sono una regione a spiccata vocazione agroalimentare, raramente le imprese comparto raggiungono quelle dimensioni capaci di incidere sulla bilancia commerciale regionale, malgrado siano numerosi i casi di eccellenza. Il risultato è che le importazioni superano le esportazioni generando un saldo negativo per l agroalimentare nel complesso, ma anche nei singoli settori che lo compongono. 110

6  La rilevanza dell agroalimentare regionale, nel complesso dei flussi commerciali delle Marche, si può comprendere dal modesto 2,8% di incidenza sul valore delle esportazioni nel Ciò non toglie che si tratta di un comparto dinamico che mostra una crescita significativa dei flussi commerciali verso l estero (18%) alla quale contribuiscono in maniera significativa i prodotti agricoli, le cui esportazioni sono cresciute del 31% nel L aspetto negativo è che malgrado l aumento delle esportazioni, il saldo commerciale resta un deficit in tendenziale crescita (12%), mentre per l intera economia regionale lo stesso dato è in significativa diminuzione (-15%). Il confronto in Figura tra i saldi normalizzati di Marche e Italia, riassume quanto precedentemente analizzato, ovvero importazioni superori alle esportazioni in tutti i settori ma con un divario più ampio a livello regionale, compensato però da un migliore risultato commerciale dell intera economia. Figura Variazioni % della spesa mensile delle famiglie - Anni ž Ÿ Ÿ Ÿ ž Ÿ ª «Ÿ Ÿ ± ² ³ µ ³ ž Ÿ Ÿ ª «Ÿ Ÿ ¹ º ª Ÿ « ¼ º Ÿ ½ Ÿ ¼ ¾ Ÿ Ÿ ¼ À Á Ÿ Á Ÿ š œ š š œ à Ÿ º Ä Ÿ Ÿ Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT [5] Uno degli impatti più evidenti della perdurante crisi economica è quello sui consumi in genere, ma anche su quelli alimentari. I dati ISTAT sulla spesa mensile delle famiglie mostrano una notevole variabilità delle voci prese in considerazione che segnala una fase di particolare turbolenza in risposta alla 111

7 volatilità dei prezzi, quasi sempre in crescita. Dai valori monetari della spesa non si comprende quanto abbiano influito i prezzi rispetto alle quantità per cui è utile analizzare gli indici dei prezzi al consumo che a livello nazionale forniscono l andamento generale di alcune categorie di prodotti di origine agricola (Tabella in appendice). Si può notare come nel 2010 ci sia stata una certa stazionarietà dei prezzi dei generi alimentari (0,2%) che è però il risultato di dinamiche contrastanti che vanno dal -3,6% della frutta all 1,6% dei prodotti ittici. In sintesi si evidenzia come il 2010 sia stato un anno di relativa stabilità rispetto agli altri due anni del triennio preso in considerazione ( ) quando invece l incremento dei prezzi risulta più deciso e generalizzato. Con queste considerazioni preliminari si possono interpretare meglio i dati sulla spesa media mensile rappresentati in Figura e contenuti nella Tabella in appendice. Il calo dei consumi tra il 2009 e il 2010 è stato più marcato a livello regionale che nazionale e alcune variazioni negative non sono spiegabili con un aumento dei prezzi ma da un cambiamento di comportamento dei consumatori marchigiani. Ci si riferisce in particolare alle categorie dei cereali, carne e pesce dove il calo non è spiegabile dalla variazione dei prezzi, sostanzialmente stabili, per cui si tratta di una contrazione delle quantità consumate. Il cambiamento del modello dei consumi delle famiglie marchigiane appare confermato dall incidenza della spesa alimentare su quella totale che nelle Marche è scesa di un punto percentuale mentre in Italia resta stabile. Questa quota nelle Marche è scesa dal 20,2% nel 2005 al 18,7% nel 2010, mentre la media italiana è rimasta stabile attorno al 19%. In estrema sintesi si è assistito in questi anni ad un livellamento verso il basso della spesa alimentare dei marchigiani ed anzi, nell ultimo anno disponibile, il valore è sceso al di sotto della media italiana. Quella dei consumi è l ultima fase di un processo tecnico-economico che parte dalla produzione e arriva al mercato finale. Nel caso dei prodotti agricoli, la filiera agroalimentare rappresenta il percorso, spesso tortuoso ed articolato, dal campo alla tavola, lungo il quale si forma il valore di un alimento. Molti studi hanno dimostrato come, specie in Italia, agli agricoltori rimane solo una piccola quota di questo valore, ed anzi con la crisi degli ultimi anni per alcune tipologie di prodotto, la redditività è diventata negativa. Da una elaborazione dell ISMEA [4] risulta che a livello nazionale su un consumo familiare di 100 euro di prodotti alimentari, 69 vanno a remunerare gli operatori extragricoli, e quindi solo il 31% del valore lordo ritorna in 112

8 Ç agricoltura. Figura Indici dei prezzi dei prodotti agricoli, medie annuali Italia (2005=100) Å É Ç Å É Æ Å È Ç Å È Æ Å Å Ç Å Å Æ Å Æ Å Æ Æ È Æ Æ Ç È Æ Æ Ê È Æ Æ Ë È Æ Æ Ì È Æ Æ Í È Æ Å Æ È Æ Å Å Î Ï Ð ÑÒ Ó Ô Ó Ñ Õ Ô Ö Ñ Ô Ö Ø ÑÙ Ú Ó Ú Ø Ñ Þ ß à á â ã ß ä à å æ ç à è è éà ê ß ã æ ë ç ì á å ß æà Û Ü Ý Õ Ð Ó Ñ Õ Ô Ö Ñ Ô Ö Ø ÑÙ Ú Ó Ú Ø Ñ í î ë ç ì å æ à è ï ã ë á ì ä à å ã ß î â æ ë à èî Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT [6] Gli indici rappresentati in Figura mostrano la dinamica dei prezzi lungo la filiera agroalimentare, a livello nazionale, ed offrono una sintesi efficace di quello che è accaduto negli ultimi anni. C è un segnale estremamente positivo per gli agricoltori in quanto nel 2011, dopo un paio di anni di calo, i prezzi dei prodotti agricoli sono tornati a crescere con una velocità superiore a quella degli altri indici presi in considerazione. Questo significa che è stato recuperato almeno in parte il divario con i prezzi al consumo, alla trasformazione e soprattutto con quelli delle materie prime acquistate dagli agricoltori. Il grafico fa comprendere anche che quest ultimo divario resta ancora ampio, ovvero rispetto al 2005 i costi per gli agricoltori sono aumentati del 30% mentre i ricavi del 21% ma per la prima volta nel 2011 questa forbice tende a chiudersi. In generale si può affermare che l intera filiera agroalimentare, almeno sotto il profilo dei prezzi, abbia ripreso decisamente quel percorso di crescita interrotto nel 2008 con la crisi mondiale e forse è questo il segnale più positivo che emerge da questa analisi. 113

9 Riferimenti e fonti [1] Esposti R., Lobianco A. (2011), La crisi e l agricoltura marchigiana. L impatto sulle aziende e la percezione degli agricoltori, Osservatorio Agroalimentare Marche, Osservazioni & Analisi [2] INEA (2011), Il commercio con l estero dei prodotti agroalimentari, anno 2010 [3] Infocamere, Movimprese, banca dati, [4] ISMEA (2012), La competitività dell agroalimentare italiano. Check up 2012 [5] ISTAT (2011), I consumi delle famiglie, anno 2010 [6] ISTAT (2012), Indice dei prezzi al consumo per l intera collettività [7] ISTAT (2012), Coeweb Statistiche del commercio estero [8] ISTAT (2012), Conti economici regionali, anni

10 D D D õ ÿ ý ý û û ÿ ÿ Appendice statistica Tabella Imprese attive iscritte nei registri camerali delle Marche þ ò ð ñ ñ ò ó ò ñ ô õ ö ø ù ò ö ú õ û ý ñ ò ñ ñ ñ ÿ ÿ þ! " # $ % & '! ( ) # ( # # " ( *! * % ( & " + ", *! + "- ". / / ) ) 4 / 2 ) 8 9 " % + " # $ % & '! ( 7 5 : ). 4 ) 7 4 ) 7 ; *, # ( ) < ", # " # $ % & '! ( *, *! + "- " # $ = = *,, " / 5 6 / ) 7 4 ) 8 4 ) 5 A? B C õ ý ñ õ þ ò ù ý E ý ñ õ ò ù N þ õ ý õ ø ñ þ õ F G H I F F J K L M G M J M ñ ñ ò ó õ H K G H O H K O L M M M Fonte: Infocamere [3] Tabella Valore aggiunto a prezzi correnti (milioni di euro) nelle Marche þ ò P õ ñ ñ þ ò û ý ñ ò ñ ñ ñ ÿ ÿ þ O K O K C Q C! " # $ % & '! ( ) # ( # # " ( *, " % + " # $ % & '! ( 8 3 : / ) 5 / ) : / ). ; *, # ( ) < ", # " # $ % & '! ( *, *! + "- " # $ = = *,, " : ) 4 4 ) 7 4 ). R = S ', &! " * ( % " T * = & (! ") S * % % * U * + ( = S * * S * % & ( U ( # # $ : ) : / ) 8 / ) 3 V A? Q C C ñ õ õ ö ø ù ò ý Fonte: ISTAT [8] F J G F I G L M G M M õ ý 115

11 D D D D ø X P ò Z ò ò ý û û ÿ Tabella Bilancia commerciale W ò ý ö ò ö ù ù õ þ ö ò õ ý þ Y ù ø ñ ý þ K K [ ù N þ ñ ò ø \ B C Q A? ^ C C Q B A?? A B C B Q C B ñ õ ñ ñ ò ó ò ñ ô õ ö ø ù ò ö ú õ H O I H J J G M I M M ý N þ ñ ò ø X ÿ \ Q C B C A? ^ B Q C A?? A Q ñ õ ý ñ ñ ò ó ò ñ ô õ ö ø ù ò ö ú õ O O O K M M M ý _ B Q Q Q A? ^ C B C A?? A Q Q C ñ õ ý ñ ñ ò ó ò ñ ô õ ö ø ù ò ö ú õ J F H L G M K M H H M Fonte: ISTAT [2] Tabella Occupati in media annuale þ ò ñ ò ñ ñ ñ õ P õ ñ ñ þ ò û ý ÿ ÿ þ O K O K ý! " # $ % & '! ( ) # ( # # " ( *, " % + " # $ % & '! ( ) 7. ) /. ). ; *, # ( ) < ", # " # $ % & '! ( *, *! + "- " # $ = = *,, ".. / 4 ) 4 4 ) 5 4 ) 8 R = S ', &! " * ( % " T * = & (! ") S * % % * U * + ( = S * * S * % & ( U ( # # $ / : / ) : 7 ) / 7 ) / V A? Q Q C C ñ õ õ ö ø ù ò ý J F J J I L M H M M Fonte: ISTAT [8] 116

12 ª ª Tabella Variazioni annuali degli indici dei prezzi al consumo K `? A? a a Q a ]? a a C a b? c d e f g d h f c d i f j k l m n k o p q r q s s n n s s n m n t d t f c d u f v d i f w x s s k d y q p z x { { n d q } x g d e f g d h f v d e f ~ n n k { p x l l n g d i f t d v f g d u f p s s x t d f v d u f t d e f ~ p s x { { n t d t f g d v f t d t f ƒ m m k p q d m q y d m n q m m q x s q d { k x s n t d h f c d f v d g f s p n { k k p n x n z k s x p n d t f c d c f c d h f ˆ n n t d e f c d g f c d u f Fonte: ISTAT [6] Tabella Spesa media mensile delle famiglie Š Š Š Œ Ž š Ž š j x k k m k p k x n e t œ e d e v d v d c x p k c t c c c i c d u h d g d œ j k l m k u g c g g d g c d i g d g w x s s k d y q p z x { { n k q } x h e h i t d œ t d t d ~ n k { p x l l n c e c u c c d e g d œ g d u j x s x s k d y p s s x k q p s x { { n e œ e v d g v d u v d v ƒ m m k p q d m x y y ž k r p q { k p n x v t v g œ d e c d v c d t Ÿ k } x r k v e g œ d t c d h c d u n z k s x p n k k } x r k e t t u c c d h c i d e c u d i Š Š ª «Fonte: ISTAT [5] 117

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