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1 la fonte LUGLIO-AGOSTO ANNO 7 N 7 periodico dei terremotati o di resistenza umana 1,00 le perplessità di Napolitano davanti alle indecorose leggi del parlamento italiano firmo con la penna nera o blu? Dedico la palma d oro all Italia e agli italiani che fanno di tutto per rendere il paese migliore nonostante la loro classe dirigente. Elio Germano a Cannes

2 Ho ricevuto con lieta sorpresa il nuovo numero di La Fonte e in veste rinnovata. Complimenti! E se il periodico aiuta a ridare gusto alla gente della differenza che c'è (in tutti i campi) tra veleno e cibo ha raggiunto il suo scopo. Auguri! E cari saluti. P. Felice Scalia, Messina Congratulazioni per la rivista con una veste più curata e per questo ho pensato di inviare un piccolo contributo. Vi auguro buone vacanze. Lina D Incecco, Termoli Salute a voi, la domanda è molto semplice: io vivo in Sudamerica, come faccio per contribuire? Visto che da qui non posso effettuare il versamento sul CCP, avete un conto bancario? Grazie, buon lavoro a tutti voi e un saluto al direttore Toni Di Muccio e famiglia, Buenos Aires la fonte Direttore responsabile Antonio Di Lalla Tel/fax Redazione Dario Carlone Domenico D Adamo Annamaria Mastropietro Maria Grazia Paduano Segreteria Marialucia Carlone lafonte2004@virgilio.it Quaderno n. 64 Chiuso in tipografia il 19/06/10 Tiratura: copie È la testata del nuovo periodico nato nel Molise, per il momento quindicinale, ma con l ambizione del settimanale. È edito dalle quattro diocesi e vuole essere linfa di comunione nel cammino ecclesiale. Gli auguriamo lunga vita, ma soprattutto che sia come sale sulle ferite e che dica alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire (Orwell). Siamo grati all Associazione socio-culturale Tito Barbieri di Ripabottoni perché ha voluto questa rivista, l ha accompagnata premurosamente durante tutti questi anni e ora, visto che è in grado di camminare con i suoi piedi, ha consentito che si formasse l Associazione LA FONTE MOLISE che prende in carico il periodico. Il tuo sostegno ci consente di esistere la fonte ABBONAMENTI PER IL ITALIA SOSTENITORI AUTOLESIONISTI 10,00 20,00 30,00 2 fonte febbraio gennaio 2005 lala fonte luglio-agosto la lafonte fonte gennaio marzo 2005 Stampato in proprio Autorizzazione Tribunale di Larino n. 6/2004 Abbonamento Ordinario 10,00 Sostenitore 20,00 Autolesionista 30,00 Estero 30,00 ccp: in attesa del nuovo numero bontà delle poste!

3 tempo di esami Che gli esami non finiscono mai, come titolava brillantemente una commedia Eduardo De Filippo, ne sanno qualcosa anzitutto gli studenti i quali da un anno all altro possono pure farla franca, ma poi arriva la resa dei conti e, per quanto possa essere addomesticata è pur sempre una prova che li impegna per il salto di qualità. Almeno finché il ministro Mariastella Gelmini, che ci sta mettendo veramente impegno per minare la credibilità della scuola, non dichiarerà tutti promossi per decreto o inutile l alfabetizzazione. È tempo di esami per il governo di Israele che con un azione ignobile ha massacrato dei pacifisti che avevano il solo scopo di soccorrere i palestinesi rinchiusi in autentici campi di concentramento e ridotti in condizioni di vita disumana. Se non ci lasciamo incantare come allodole dai filmati diffusi ad arte, ci rendiamo conto che si è trattato di pirateria nei confronti della flottiglia dei pacifisti colpevoli solo di aiuti umanitari verso persone murate in casa. Un muro che solo Berlusconi non ha visto quando si è recato in visita, forse perché non tappezzato di gigantografie di ragazzine ammiccanti. Contestare l ottusa politica di Israele non è assolutamente antisemitismo, è bene ricordarlo ai nostrani ex fascisti che temono di prendere la parola per il peso delle colpe passate. È tempo di esami anche per i petrolieri che impunemente dettano le leggi del mercato e altrettanto impunemente inquinano dovunque scavano pozzi sia in mare che sulla terra ferma. E per carità non avalliamo l idiozia che allora sono indispensabili le centrali nucleari. L alternativa tra la padella e la brace non convince neppure gli ignari pesci destinati alla tavola degli umani, se solo potessero scegliere. Come gli antichi maghi liberalizzavano le pozioni solo dopo aver inventato l antidoto, allo stesso modo bisognerebbe fare con tutte le scelte che mettono a repentaglio il Antonio Di Lalla nostro pianeta. Liberi di scavare i pozzi petroliferi, ma prima la soluzione in caso di incidenti, non tentativi che si affidano alla dea bendata, come quel ristorante che tra le voci del conto ne aveva una siglata S.V.V. con una somma che non destava sospetti. Si scoprì che significava Se Va, Va!, non diversamente dai tentativi della B.P. nel golfo del Messico. Come i nostri parlamentari prima di fare una legge trovano come aggirarla, così gli scienziati dovrebbero trovare le soluzioni alle loro invenzioni per evitare disastri ambientali. Forse avremmo meno benessere, sicuramente una vita più umana. Anche perché le scelte azzardate sono sempre pagate anzitutto dai poveri. È tempo di esami per il nostro governo che gongola dei sondaggi di popolarità mentre ha mentito e continua a mentire sulla crisi, sulla possibilità di uscirne presto, sui sacrifici da fare. Chissà perché sono sempre i meno abbienti a pagare il prezzo più alto! Continuano ad imperversare le leggi ad personas (il premier concede il premio fedeltà anche a quelli che hanno la lingua al posto della spina dorsale!). Se a luglio dell anno scorso ci hanno fatto dono della porcata altrimenti nota come pacchetto sicurezza, in cui tra l altro si criminalizzano gli immigrati senza documenti, quest anno ci regalano la legge sulle intercettazioni nota come legge bavaglio, per impedire che i notabili siano perseguiti per quanto da loro stessi affermato. Per avere l appoggio delle gerarchie ecclesiastiche, che troppo spesso tacciono quando dovrebbero parlare e ciarlano quando si esigerebbe il silenzio (vedi sulla pedofilia), è previsto un comma che rasenta il comico: per intercettare un prete bisogna avvertire il vescovo e per intercettare uno zucchetto rosso bisogna comunicarlo al Vaticano. È tempo di esami per il cavalier Berlusconi che vuole ridurre a carta straccia la Costituzione, che ha smesso di andare a farsi fotografare tra i terremotati dell - Aquila, che ci fa vergognare di essere italiani, che insomma continua a togliere lavoro ai comici. Ed è tempo di esami per il presidente della repubblica noto come la firma più veloce della penisola. La sua ansia di controfirmare non ha precedenti: Francesco Cossiga rinvia alle Camere 22 future leggi; Oscar Luigi Scalfaro lo fa per sei volte; Carlo Azeglio Ciampi chiede alle Camere di rimettersi al lavoro per otto volte. È tempo di esami anche per il presidente della giunta regionale che dopo il fallimento più totale come commissario per la ricostruzione delle zone colpite dal terremoto, si avvia a superare se stesso come commissario per la sanità. Il buco è sempre più voragine tanto che neppure i suoi compari a Roma vogliono più sentirlo. Il timore di essere scaricato dal suo partito lo sta portando ad organizzarsi in proprio, certo di poter confidare su quanti si sono nutriti alla sua corte. Basta non fare domande imbarazzanti. La stampa molisana che in buona parte è asservita titola: Iorio salva la provincia di Isernia. Il presidente fa la voce grossa e si fa sentire ai piani alti del Pdl. Un ora dopo il blitz del governatore a Roma l emendamento viene ritirato. Beghe interne fatte passare per atti eroici. Anche se la notte è lunga, il giorno arriva sempre insegna la saggezza africana. Il potere di promuovere o bocciare è ancora nelle nostre mani. Se solo sapessimo usarlo, non dico sempre, ma almeno qualche volta! Intanto una certezza: la fonte zampilla e scorre anche di notte. 20 3

4 spiritualità bocciatura globale Il libro di Daniele contiene una serie di racconti, apparentemente strani, che sono in realtà delle parabole che invitano a riflettere sul rapporto con il potere, soprattutto da parte di chi deve scegliere tra il pagare di persona l essere controcorrente per fedeltà a degli ideali, oppure cedere alle lusinghe di un sistema che usa tutti gli strumenti per eliminare ogni tipo di opposizione. Le vicende sono ambientate ai tempi dell esilio, ma in realtà parlano di un altro periodo, quello della dominazione greca, durante la quale gli ebrei non sono stati esiliati, come al tempo di Babilonia, ma hanno subito il fascino di nuovi stili di vita in contrasto con la propria fede: un esilio non fisico ma mentale. Questa forma di alienazione era resa possibile grazie a una classe dirigente compiacente, la quale, pur mantenendo formalmente le strutture tradizionali, come il culto e la Legge, ne avevano svuotato il significato. Cedere allo stile di vita mondano era come aver perso di nuovo il Tempio e i suoi arredi e, man mano che la situazione peggiorava, la religione era sempre più sfruttata per acquisire posizioni di potere. Finché la religione stessa non sembrò un orpello inutile da sostituire con nuovi culti, nuove liturgie e nuove divinità, più vicine alla mentalità dominante. È questo il senso di ciò che si racconta in Daniele 5, dove si parla di un figlio di Nabucodonosor, il re babilonese che aveva distrutto Gerusalemme ed esiliato il popolo, che durante un banchetto fece portare i vasi sacri che il padre aveva portato via dal Tempio, per usarli come coppe per il vino. Se il padre aveva messo da parte gli oggetti di culto, lui ne ha stra- Michele Tartaglia volto l uso e il significato. Fuor di metafora, troviamo qui la parabola di un potere che usa ciò che è sacro (non solo la religione, ma anche i princìpi che sono alla base della convivenza civile) per realizzare i propri interessi particolari, rendendo tutto merce da consumare. La genialità del libro di Daniele sta nell universalizzare la riflessione sul potere: in ogni tempo, infatti, c è qualche istituzione e dei valori che vengono o resi innocui, attraverso la rimozione, oppure vengono usati per altri fini. Basti pensare alla rimonta in chiave leghista dell identità cristiana, una volta neutralizzata nelle paludi nebbiose democristiane, oppure all uso del parlamento, che una volta faceva leggi ignorate ed oggi fa leggi palesemente truffaldine, da parte di gruppi economici consociativi dal malcelato odore di mafia. Di fronte ai soprusi e all ingiustizia perpetrati dai potenti il profeta invoca il giudizio divino che nel racconto suddetto si esprime attraverso la comparsa di scritte misteriose su un muro, che nessuno riesce a leggere tranne Daniele, che ne dà, quindi, il significato. Le tre misteriose parole indicano un esame svolto da Dio, un giudizio senza appello nei confronti di chi usa le cose sacre per realizzare i propri scopi egoistici. Se ai babilonesi subentrano i persiani, contro i greci di Antioco IV e i suoi gregari tra l élite di Gerusalemme, contro cui scrive l anonimo autore di Daniele, si solleverà la rivolta di un popolo ormai stanco dei soprusi e nauseato dalle parole vuote che nascondono la frode; ciò avverrà con la rivolta dei Maccabei. C è una costante nella storia umana per la quale i sistemi di potere, quanto più sono corrotti, tanto più rischiano di suscitare una reazione dagli esiti imprevedibili. La comparsa delle scritte sul muro del re babilonese è una sorta di affissione di scrutini già avvenuti, ma di cui ancora non si rende conto chi sguazza nell orgia del potere, troppo preso com è a gestire quanto è rimasto di un regime ormai al tramonto. Anche oggi ci sono tentativi di spiegare i fenomeni che accadono, come le crisi economiche, l attacco ai cappellani di corte che hanno propinato una religione di compiacente asservimento a coloro che hanno concesso privilegi pretendendo il silenzio sulle ingiustizie commesse, le previsioni sulle prossime potenze egemoni sulla scena mondiale, ma tutto ciò sembra essere simile a quei sapienti della corte babilonese che non sapevano decifrare il messaggio. Forse tra le tante voci del mercato della comunicazione c è anche qualche Daniele che ha saputo decifrare i segni e comprendere la direzione che abbiamo ormai preso irrimediabilmente, ma è difficile ascoltarlo, perché anche noi, probabilmente, non siamo interessati a sapere come va a finire, se è vero che, ad esempio, molti appartenenti alle nuove generazioni, che dovrebbero più di tutti essere indignati e forse anche incazzati per quello che sta succedendo, si perdono dietro ai miraggi dello star system e sono più interessati a chi viene escluso dalla casa del Grande Fratello e dei suoi simili, anziché rendersi conto che da tempo ormai sono stati cacciati fuori dalle opportunità future. Più che incapacità di leggere i segni del tracollo, forse oggi c è incapacità o mancanza di volontà di ascoltare la decodificazione dell esito dell esame, per la paura di una bocciatura globale. mike.tartaglia@virgilio.it 4

5 Estate. Tempo di tafàni, insetti simili a grosse, fastidiose mosche, che procurano dolorose punture, specie nei giorni d afa. Mi piacerebbe diventare tafàno per pungolarvi un po, ma senza alcuna pretesa di ammonimenti ex cathedra. Mi spingono a ciò il mestiere che svolgo, le letture che ho fatto, le persone che quotidianamente incontro, giovani soprattutto, compresi nella fascia di età che va dai quattordici ai diciannove anni, che mi augurerei fossero sempre più antitradizionalisti e che spesso invece sono solo spavaldamente trasgressivi. Letture, si diceva e a questo proposito vi segnalo una commedia, genere leggero lo si considera in ambito letterario, scritta da Aristofane nel V secolo a. C., Le nuvole, laddove un giovane si reca al Pensatoio, il luogo del pensiero, l Università di quei tempi, e qui incontra il rettore e rètore Socrate, stravagante figura di saggio. Aristofane mette in scena per il giovane in questione un dibattito, che niente ha da invidiare agli odierni talk show, durante il quale si confrontano un anziano soldato, sostenitore della educazione tradizionale, e Socrate, vero e proprio esperto dell arte del dire. Un apprendimento mnemonico e poco incline alla discussione: questo promette al giovane l anziano soldato, mentre indugia sul ricordo del tempo, chissà se mai esistito, in cui i giovani obbedivano ai genitori e niente altro speravano che di morire per la patria. Socrate invece prospetta al giovane la possibilità di imparare a considerare in maniera critica le origini sociali di quelle norme morali troppo spesso acriticamente considerate eterne, il più delle volte imposte per convenzione. Imparare ad argomentare in maniera autonoma, senza affidarsi ad alcuna autorità: questo è il traguardo finale. Permettetemi la deviazione professionale, ma questo è quanto ogni docente propone nel suo piano di lavoro annuale, o programmazione che dir si voglia, alla voce mete educative, e che a fine anno lo stesso docente dovrebbe utilizzare come criterio per tracciare il bilancio e procedere alla valutazione. A patto che la modalità del dialogo, proposta da Aristofane, sia stata sperimentata durante l anno, almeno di tanto in tanto, nell ambito dell aula scolastica. Traguardo quanto realizzabile con alunni trasgressivi e spavaldi? Senza voler unidirezionalmente addossare la colpa al comportamento dei giovani, come adulta non mi riesce sempre agevole darmi spiegazione di certi atteggiamenti adolescenziali. Adolescenziali, sì, perché oggi l adolescenza comincia molto prima dei quattordici anni e finisce a conclusione delle scuole superiori. Periodo interminabile, che garantisce una maggiore permanenza in famiglia e la cui parola d ordine è rinvio : dell indipendenza, della vita di coppia, dell assunzione del ruolo genitoriale e lavorativo. Se è vero, come afferma il noto psicologo G. Pietropolli Charmet, che gli adolescenti di oggi affrontano gli adulti senza riconoscer loro alcun significato simbolico e senza regalare al ruolo sociale che svolgono un importanza che meriti deferenza e timore reverenziale, è altrettanto vero che, perché ottengano il rispetto che auspicano, gli adulti, a seconda del ruolo che rivestono, facciano o dicano qualcosa di interessante, sia all adolescente sia al suo gruppo, e dimostrino di sapere spiegare in modo chiaro a cultura punture di tafàno Annamaria Mastropietro cosa serve la loro funzione. Perché che si tratti di un genitore o di un insegnante, di un poliziotto o di un medico, di un educatore o di un allenatore il fatto che abbia l età che ha e indossi quel ruolo, o eserciti quell arte, o quel mestiere non gli regala alcuna importanza particolare agli occhi dell attuale spavalderia adolescenziale. Gli adolescenti sono portati a dare del tu a chiunque, convinti che non sono le differenze visibili quelle che contano, ma le competenze relazionali. Se poi un poliziotto o un prete, un allenatore o un assistente sociale dimostra sul campo di essere competente, allora si aprono trattative molto interessanti e gli spavaldi sono disponibilissimi all ascolto. Ridefiniti i profili odierni di giovane e adulto, non è solo necessario ma urgente incontrarsi e confrontarsi. Spetta agli adulti il primo passo; ad essi è richiesto di accettare di buon grado che le giovani generazioni diventino antitradizionaliste; ai giovani va riconosciuto il diritto di mettere in discussione tutte le passate convinzioni e accettare solo quelle che appaiono, dopo attento esame, coerenti e giustificabili. Abbiamo bisogno di persone capaci di pensiero autonomo, che non deleghino questo compito ad una presunta autorità; si rischierebbe di sostituire il pacifico dibattito con una sterile invettiva. Sarà afosa l estate che ci aspetta? Più temibili saranno le punture del tafàno! annama.mastropietro@tiscali.it 5

6 xx regione sanità: punto e a capo La crisi della sanità evidenzia i limiti del Piano di Rientro 2007/2009: un processo di riorganizzazione, rispetto al quale, la Cgil da subito aveva colto, e posto all - attenzione delle Istituzioni, i ritardi attuativi, a causa dei quali il Molise giungeva ad elaborare un Programma progettuale con quattro anni di ritardo ed un debito sanitario fuori controllo. In questi tre anni i problemi si sono ulteriormente aggravati: lo stessa relazione del Commissario riconosce che gli effetti del Piano di Rientro dal deficit sanitario non risultano essere stati in linea con quelli programmati (scarsa efficienza sul versante della qualità e della quantità dei servizi erogati con pesanti ricadute sulla stessa economia di sistema). La risposta a tali criticità, ancora una volta, si concentra prevalentemente sul blocco del turn-over e il taglio di 300 posti letto che vanno ad aggiungersi ai 362 già precedentemente cancellati. Manca inoltre, come nel precedente Piano, una esaustiva progettazione rispetto alla riorganizzazione della rete ospedaliera e alla riqualificazione del territorio (rete delle strutture residenziali, semiresidenziali e assistenza domiciliare). Il Programma racchiude in sé enunciati troppo generici rispetto agli obiettivi volti a costruire una rete socio-sanitaria efficiente. Aspetto, questo, non secondario nel momento in cui lo stesso Ministero della Salute evidenzia disfunzioni in relazione alla qualità dei servizi, all equità in termini di accesso e risposta al bisogno, all appropriatezza delle prestazioni e delle strutture, all efficienza nell uso delle risorse. Antonello Miccoli CAMPOBASSO Da questi dati si comprende come la fonte degli sprechi è insita soprattutto nell incapacità di realizzare un assistenza primaria di qualità, attraverso la presa in carico dell utenza da parte dell Unità di Assistenza Territoriale. In tale ottica diviene fondamentale garantire: la corretta gestione dei percorsi di cura in collegamento con distretti, ospedale e servizi sociali; l erogazione di cure domiciliari e di pronto intervento; l erogazione diretta di alcune attività specialistiche. La realizzazione concreta, e non solo teorica, di un processo di assistenza socio-sanitaria territoriale di qualità diviene la modalità più efficace per garantire i livelli essenziali di assistenza, per ridurre l ospedalizzazione impropria, per abbattere le liste di attesa, per aumentare l appropriatezza, per rafforzare la prevenzione e l educazione sanitaria, per ridurre i costi dei servizi. Dinanzi alla grave crisi organizzativa e finanziaria della sanità molisana urge l istituzione di una cabina di regia in grado di analizzare con la massima attenzione le seguenti tematiche di comparto: - la misurazione esatta delle disfunzioni presenti nei vari presidi ospedalieri; nella riorganizzazione vanno valorizzate le buone pratiche e sanzionati i fattori di disorganizzazione; - individuazione delle eccellenze riferite alla rete pubblica e privata; la costituzione di poli di eccellenza diviene strategico per contrastare la mobilità passiva e la perdita di fiducia verso la Sanità Molisana; - analisi dello stato relativo allo sviluppo delle cure primarie; l ospedalizzazione impropria si contrasta offrendo risposte sanitarie e socio-sanitarie complesse sull intero territorio regionale; - verifica dello stato relativo all integrazione delle diverse figure professionali (Medici di Medicina Generale, Pediatri di Libera Scelta, Assistenti Sociali, Psicologi e Specialisti); la collaborazione delle diverse figure professionali è uno dei capisaldi della costruzione di un sistema sanitario vicino ai luoghi ove la popolazione vive e lavora; - verifica della corretta erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (L.E.A.), che vanno garantiti in modo omogeneo in tutto il Molise; gli investimenti previsti in termini di innovazione tecnologica, come in tutti i settori, anche in quello sanitario, non può prescindere dal costante aggiornamento delle tecnologie applicate nella diagnostica e nella cura dei pazienti; - la misura con la quale si intende realizzare l Assistenza Domiciliare Socio-Sanitaria Integrata; la non auto-sufficienza, la necessità di interventi qualitativamente e quantitativamente idonei a soddisfare i tanti bisogni che tuttora non trovano risposte adeguate; - analisi dettagliata dei bisogni del territorio, rispetto all esatta ubicazione delle RSA; queste strutture devono rispondere qualitativamente e quantitativamente ai bisogni di una popolazione sempre più anziana ed affetta da patologie invalidanti. L insieme di questi interventi, non certo esaustivo, vuole soprattutto sottolineare come l attuale sistema socio-sanitario necessiti di interventi chiari e capaci di favorire la creazione di un sistema universalistico di prestazioni e di servizi. Un azione che, nella sua essenza, va rivolta a tutta la popolazione senza distinzione di genere, residenza, età, reddito e lavoro. A tal fine si pone l urgenza di attivare un confronto vero con l insieme degli Organi di Rappresentanza Sociale. Un processo che impone di superare definitivamente la politica delle decisioni unilaterali, generiche e prive di una vera programmazione in grado di guardare al futuro della regione. a.miccoli@cgilmolise.it 6

7 I principali organi di stampa nazionale hanno preso di mira il Molise. Non passa giorno senza che la cronaca nazionale ci riservi un posto d onore per metterci alla berlina a proposito di viaggi istituzionali, sedi, personale, spese di rappresentanza, debito sanitario o altre tristi verità. Nei dibattiti televisivi, così come nei comizi della Lega Nord, quando si vuol fare un esempio di sperpero di danaro pubblico si cita il Molise. Il Governo regionale fa spallucce e non può buttarla in politica visto che tra gli organi di informazione più aggressivi si distingue Il Giornale della famiglia Berlusconi, difficilmente catalogabile tra i bollettini rivoluzionari. In realtà il centrodestra annaspa nella palude di un sistema di potere melmoso, buono per tenersi a galla, ma del tutto inutile a tracciare una prospettiva positiva per il futuro. La distribuzione dei pani e dei pesci a trecentosessanta gradi serve a tenere il piede in più staffe e controllare tutto e tutti, salvo rare eccezioni, ma di fronte a una crisi strutturale, che manda a gambe all aria il Molise, non si ha uno straccio di proposta credibile. Col Decreto Tremonti si è assestato un ulteriore colpo alle esangui casse regionali e per un territorio che vive di trasferimenti pubblici è duro individuare un alternativa che regga. Ospedali, scuole, trasporti, opere pubbliche, servizi sociali e investimenti alle imprese, risentono di tagli drammatici con conseguenze tragiche sulla qualità della vita delle persone e sull occupazione diretta o indotta. Il bilancio regionale si riduce progressivamente e da Roma si bloccano i finanziamenti per grandi e piccole opere con rinvii sistematici che fermano tutto ciò che ruota intorno all edilizia, principale motore dell economia molisana. I dati diffusi dal rapporto 2009 della Banca d Italia confermano la gravità della situazione e l incapacità di razionalizzare la spesa pubblica - come mostra un inchiesta de Il Sole 24 Ore del 18 giugno scorso - incrementando le uscite correnti a danno degli investimenti produttivi e dei servizi ai cittadini. In un simile scenario, da tempo ho avanzato una serie di proposte per ridurre le indennità dei consiglieri regionali, abrogare le otto commissioni speciali, superare gli assessori esterni, limitare l uso nel palazzo crisi e sperperi della carta di credito, tagliare le consulenze, le collaborazioni, gli straordinari e il numero dei dirigenti, ridurre le auto blu, razionalizzare l uso delle sedi risparmiando sui fitti e sulle manutenzioni, evitare altre spese di non stretta necessità e assumere un comportamento virtuoso. Queste proposte vengono sistematicamente aggirate, tenute nei cassetti, rinviate all infinito e mentre si offrono quarantamila euro a un ex-presidente di Regione per una consulenza sul federalismo, si pagano venticinquemila euro di fitto per un auto blu per un anno, si erogano centomila euro a un privato per riprendere i collegamenti marittimi estivi con le isole croate, si spendono decine di migliaia di euro per abbellire la sede del Consiglio Regionale che è in affitto ed invece resta chiusa l ex-presidenza della Giunta che è di nostra proprietà. Questi sono piccoli esempi di una pratica decennale dura a morire che poteva essere sopportata in epoca di spesa allegra della finanza pubblica. Coi tempi che corrono e con le persone costrette a prendere farmaci generici in sostituzione di quelli prescritti dal medico di base, con liste d attesa per visite specialistiche di mesi e mesi, con pullman soppressi, scuole tagliate e ospedali chiusi, è arrivata l ora di dire basta! La domanda da por- Michele Petraroia si è: C è una classe dirigente adeguata, pronta ad assumersi la responsabilità di una politica di rigore che salvi il Molise dal fallimento e gli restituisca una speranza di futuro? All orizzonte si intravedono decine di partitini personali, listarelle civiche, movimenti paesani e associazioni campanilistiche che bruciando le schede elettorali mostrano qualche indiretta simpatia per sistemi poco democratici. All affanno del Centro-Destra corrisponde una frammentazione del Centro-Sinistra. Il punto è che la crisi incombe e non aspetta i tempi lunghi del metabolismo politico. Il rischio è che precipiteremo progressivamente in un caos ingovernabile con un persistente clima di rissosità funzionale a chi dall esterno ritiene del tutto inutile una regione di abitanti. Se devono essere altri a chiudere la nostra Regione per manifesta inadeguatezza dimostrata da tabelle, cifre e statistiche che edotti ragionieri leghisti illustrano urbi et orbi all Italia intera, non è meglio che siamo noi a scegliere di che morte morire? Tra le recenti leggende metropolitane non potrebbe essere la riunificazione con l Abruzzo, seguendo il dettato dell art. 132 della Costituzione, la soluzione più naturale? In questo modo eviteremmo di essere travolti dagli eventi e mostreremmo di avere in testa un idea possibile per uscire dalla crisi. petraroia.michele@virgilio.it 7

8 xx regione spese facili Finalmente la verità sulla bocca di Berlusconi e del Ministro Tremonti: anche l Italia è in crisi. Non gioiamo assolutamente, anzi siamo ancora di più incavolati perché il Premier, pensando di giocare a nascondino sulla pelle della gente, ha negato l evidenza dei fatti ed ha portato la Nazione ai limiti del tracollo economico. Manovra dura, di lacrime e sangue, è tempo di tirare la cinghia. Ma non per tutti: non è costume dell attuale classe dirigente distribuire equamente le risorse, figuriamoci i sacrifici che per molti si coniugano al presente, per la casta al futuro. Gli insegnanti e tanti altri lavoratori dipendenti hanno avuto subito il congelamento degli stipendi: circa l 11% in meno rispetto al salario che sarebbe spettato nel I Parlamentari forse una riduzione del 5% sulla sola voce indennità. In tempi di difficoltà l esempio dovrebbe venire dall alto e non imputare al basso ulteriori sacrifici. Se invece di negare l evidenza dei fatti il Governo avesse adottato interventi e politiche a sostegno della famiglia, forse oggi potremmo guardare al futuro con maggiore serenità. La grande sforbiciata ai trasferimenti annunciata a danno di regioni, province e comuni comporterà sicuramente un taglio ai servizi o un aumento di tasse. Effetto di tale provvedimento molto populista e superficiale saranno l aumento della pressione fiscale e la diminuzione dei servizi. A pagare i meno abbienti che di più ricorrono ai servizi sociali e pubblici. Al riguardo è molto significativa la dichiarazione del Presidente della Repubblica: in questo momento sentirsi nazione unita e solidale, sentirsi italiani, significa riconoscere come problemi di tutti noi quelli che preoccupano le famiglie in difficoltà, quelli che nei giovani suscitano, per effetto della precarietà e incertezza in cui si dibattono, pesanti interrogativi per il futuro. Il mondo della politica avrebbe bisogno di una dieta radicale per tornare ad essere guida del Paese. In assenza di provvedimenti legislativi invitiamo i movimenti dell associazionismo regionale e nazionale ad una campagna di mobilitazione per: a) la riduzione delle indennità, diarie e gettoni della classe politica di almeno il 30%; b) il divieto assoluto di cumulo di doppie indennità in caso di incarichi multipli (nella prima repubblica tanto vituperata era vietato); c) la riduzione dei rimborsi elettorali ai partiti che non hanno diritto se non sono presenti in Parlamento (pensate a quanti oggi vivono con i soldi dello Stato, e quindi nostri, pur non avendo alcun eletto); d) un drastico taglio ai numeri degli eletti a livello nazionale ed anche locale. La stessa cosa dicasi sul piano regionale: è vergognoso che oggi un consigliere regionale tra diarie, indennità, gettoni e rimborsi superi abbondantemente i euro mensili oltre quelli per i porta borse, i gruppi e le commissioni. In Consiglio regionale giacciono proposte di legge per la riduzione dei compensi ma il presidente della Commissione competente, quel tale Antonino Molinaro più famoso per la storia del farro che per meriti politici, non ha mai posto all ordine del giorno le proposte. Da aggiungere che nessuno della minoranza ha mai sollevato una pur minima eccezione o protesta per la mancata discussione di queste proposte di legge. Sulla questione sanità è noto a tutti che il presidente Iorio è stato caldamente invitato ad uscire dalla sala e rispedito a casa con il suo piano di rientro che tale non era in quanto produceva e produce ulteriori debiti. Sono finite anche le risorse per continuare ad attingere mutui non per investimenti ma per coprire la spesa corrente. La finanza creativa di Vitagliano è agli sgoccioli: i danni causati sono irreparabili e porteranno nel breve periodo alla morte della regione. Con chi andremo a finire? Non c è limite per la casta. I presidenti delle fantomatiche commissioni speciali non ci pensano minimamente a rimettere l incarico, a sciogliere le segreterie particolari e a ridurre le spese. L opposizione, se vuole essere veramente credibile, a nostro parere dovrebbe obbligare o chiedere spiegazioni a chi di dovere sulla mancata discussione delle proposte di legge per la riduzione delle indennità ai consiglieri regionali. Noi speriamo in un risultato positivo. Sarebbe un bel segnale per una terra alla quale stanno togliendo la speranza del futuro. riformista85@libero.it 8

9 glossario Un puntino luminoso, un orologio che regola la temperatura, uno schermo animato da immagini o frasi: la nostra quotidianità sembra non poter fare a meno di questi segni. Il progresso tecnologico ci consente di avere a disposizione le migliori attrezzature per svolgere agevolmente le nostre mansioni: accendere un televisore o un altro elettrodomestico, utilizzare il computer, riscaldare o rinfrescare una stanza; è sufficiente pigiare un tasto del telecomando e ciò che desideriamo ottenere si avvera! Non sto qui a dissertare sui vantaggi della tecnologia, né ad esprimere critiin pausa creativa che; suggerisco invece di riflettere sulla denominazione che diamo alla funzione descritta negli esempi. Parliamo semplicemente di stand-by [pronuncia: stend-bai]. Come spesso accade, anche senza rendercene conto, comprendiamo il significato dell espressione inglese per esperienza: se il puntino luminoso del nostro televisore è acceso e si pigia il tasto del telecomando, si può avviare l apparecchio ed angela sempre a cavallo Esperta e navigata, partita da Riccia ovunque è stata nata sotto Giacomino l onorevole, con Florindo fu servizievole ai basisti si legò follemente e scalò la DC velocemente con tono pacato e passo felpato sempre a galla si è ritrovata è proprio una professoressa che sa cantar bene la propria messa. Giunta a Boiano non si è spaventata ma al contrario si è ben piazzata ne ha viste tante e conosciuti molti ma col sorriso li ha travolti. Tra Sepino e il Fortore ha arato consensi come un trattore e finita la diccì su un nuovo tram subito salì. Si mise alla testa di Alleanza Nazionale e per gli altri finì male chi pensava di poterla giocare è rimasto a terra ad annaspare. Divenne pure Presidente e i consiglieri tutti zitti e attenti con eleganza e cortesia pure a Pallante fece smarrir la via. Senza scomporsi né perdere il passo all ultima curva gli fece il sorpasso mai e poi mai mi dimetterò, in Consiglio Quintino non entrerà. Gira e rigira si è genuflessa e ora Pallante ce l ha sempre addosso fa l Assessore con grande esperienza e nessuno ne è a conoscenza. I giovani scappano, manca il lavoro ma mica è colpa dell Assessore aziende in crisi e licenziamenti ma che volete non si può far niente. Dove sta la formazione bisogna chiederlo al bel biagione? Ma quanti sono i consulenti e di chi saranno mai amici e parenti? Se si è di Alleanza Nazionale si conosce bene il Fondo Sociale non parliamo dell assistenza che conosce bene per competenza. Volontariato e associazioni sono da sempre i suoi polmoni guai a dire e contestare si indiavola, gira i tacchi e poi scompare. Già pensa al suo futuro e lancia Carlo all avventura figlio d arte già impegnato è quasi pronto per la scalata. Sempre dritta avanza lenta con tante borse e documenti se è alle prese con grosse falle a qualcun altro passa la palla. E se non c è il Michelone chiama in causa l Assessorone corri Gianfranco urla paonazza qui non si capisce più una mazza. E tira tira lontano il morto porta il sano chi l avrebbe mai detto di tanti successi e tanti scudetti. Forte è la crisi, incalzano gli anni e non gli rimane che fare la nonna un po a Boiano e un po a Dublino racconterà favole ai nipotini Il brigante del matese assistere al programma preferito. Che cosa è successo? Il televisore era in stand-by, vale a dire in attesa di collegamento, pronto ad accendersi, ma fermo. Il vocabolo standby, sia sostantivo che verbo, è una di quelle parole tipicamente inglesi formate da un verbo (in questo caso stand, stare, trovarsi potremmo tradurre) e da una preposizione (qui by, nel significato di presso ] - come del resto check-in [formato da check e in], ad indicare l accettazione dei passeggeri e dei bagagli in aeroporto! Queste locuzioni - i cosiddetti verbi frasali - indicano azioni, eppure il loro significato non sempre è facilmente Dario Carlone deducibile dalla somma dei significati dei due termini che compongono la locuzione stessa; nel caso di stand-by il corrispettivo italiano sarebbe stare nei pressi, che non traduce appieno il senso del vocabolo inglese. Essere a disposizione, stare all erta è il significato italiano che più gli corrisponde. Tale espressione è utilizzata in campo tecnologico per indicare la fase di riposo o di attesa di un apparecchio elettronico, diversa da quella di spegnimento : l elettrodomestico in stand-by è pronto per funzionare in qualsiasi occasione, agevola le nostre abitudini, ci fa risparmiare tempo ma non energia elettrica. Non c è che da essere grati allo sviluppo della tecnica! Inizio d estate, prospettiva di un periodo di riposo e di vacanze cui ognuno aspira: stand-by. La metafora mi inquieta. Perché la pausa estiva non deve trasformarsi esclusivamente in percezione dell attimo, del presente senza dimensione futura e dunque senza attesa, senza memoria (Vittorino Andreoli). Si potrebbe correre il rischio, come suggerisce ancora lo psicoterapeuta, che il tempo che deve venire si presenti come un illusione circondata dal dubbio che il futuro arrivi veramente e dall incertezza su come sarà. La percezione del futuro si riflette inevitabilmente sul presente rallentandone la corsa e togliendo motivazione all agire. L accezione positiva del termine stand-by va invece riscoperta ed arricchita. Tra i suoi vari significati non va dimenticato quello di sostegno e riserva, provvista (come sostantivi) che si legano inscindibilmente al primario significato verbale che è tenersi pronto. Attesa non equivale a rinuncia, come si vuole spesso far intendere, attribuendo al vocabolo stand-by il significato negativo di stagnazione, immobilismo. La tentazione di vanificare le e- nergie e le potenzialità, di nascondere la testa sotto la sabbia, di chiudere gli occhi di fronte alla vita che ci scorre davanti non è la risposta che siamo chiamati a dare. dario.carlone@tiscali.it 9

10 10 società libertà venduta In questa Italia in croce abbiamo venduto le nostre libertà. Italia in croce perché attraversata in senso longitudinale da questa cattiveria, fatta di indifferenza e avversione verso i più deboli e verso scelte che umiliano l umanità: l istruzione mortificata da una visione privata che tende a privilegiare i benestanti ed il potere dei forti; 40 anni fa nelle piccole località le scuole rurali con 10 ragazzi si aprivano. Oggi le piccole classi si chiudono. Allora era un diritto, oggi una concessione. Giovani sfruttati nel lavoro e costretti a non essere liberi perché a rischio di esclusione se si esprimono contro il potere economico. Una sanità che rischia con le risorse scarse, e con dirigenti incapaci, di essere privatizzata. Abbiamo innescato processi di esclusione anche con la privatizzazione dell acqua. In questi giorni e fino al 4 luglio si svolge la raccolta delle firme per i quesiti referendari per l acqua pubblica. Credo che i processi vitali non possono essere privatizzati. Questa Italia è in croce perché tagliata in senso trasversale da questa riforma chiamata federalismo fiscale che dividerà il nostro bel paese in due e definitivamente il nord dal sud. L Italia dei comuni, che tanta fatica ha fatto per stare insieme, per unirsi, verrà inevitabilmente attraversata da venti liberisti che di sano liberalismo hanno ben poco. Con la scusa della responsabilità territoriale ci dicono: ognuno pensi per sé, se lo sa fare. Stanno smobilitando i diritti umani e noi siamo disposti a venderli purché ci garantiscano il benessere. Guardate il mondo dopo il tristissimo 11 settembre Abbiamo reagito con 2 guerre tuttora in campo, con un numero esorbitante di morti tra i civili (In Iraq oltre un milione di civili a fine dati Famiglia Cristiana). In Afghanistan l Onu fa sapere che sono stati assassinati civili nei primi otto mesi dell'anno 2008, pari ad oltre il 39% in più rispetto allo stesso periodo del Più della metà di queste morti, 880, sono da attribuire ai Talebani ed altre forze rivoltose, e rappresentano il doppio rispetto a quelle dello scorso anno. Di quei 1.445, almeno 395, conclude il Commissario, sono stati abbattuti da attacchi aerei delle forze Antonio De Lellis internazionali (agenzia Ansa). E la chiamano missione di pace! E poi i massacri di Gaza dove una popolazione di persone vive chiusa da muri ed in più bombardata, senza acqua, farmaci e lavoro. Cominciamo a smarcarci da questo neoliberismo che non ha saputo migliorare le condizioni di vita dei più poveri, ma ha aumentato le disuguaglianze e che ha bisogno della nostra paura ed insicurezza per aumentare le commesse dei militari, vero centro di potere mondiale. Mentre la gente perde il lavoro e arranca in una crisi economica grave e pericolosa, strutturale e perdurante, i governi italiani spendono cifre esorbitanti per aerei super moderni (il costo del cacciabombardiere F-35 Lightning II è lievitato da 50 a 113 milioni di dollari per aereo. L Italia ne ha acquistati 131 equivalenti a quasi 15 miliardi di dollari). Abbiamo sempre chiesto di usare il principio di precauzione che tra due mali sceglie il minore, ma tra una società energivora, che va verso il nucleare di pochi, e che aiuta molto poco in quanto rinvia i costi alle generazioni future, ed una società che dovrebbe aver capito che occorre vivere con efficienza e sufficienza, ossia con stili di vita sobri e rispettosi del creato e delle generazioni future, scegliamo la società che divora l energia. Perché oggi ci siamo fatti abbagliare da un consumismo sfrenato senza il quale, ci convincono, non c è economia. Ma economia per chi? Ad Eluan, sul Nilo, nei pressi de Il Cairo, le zone rurali sono caratterizzate dall asino e da internet, ma l accoglienza è straordinaria. Donne come le nostre paesane cucinano con semplicità ed abilità ogni sorta di ben di Dio, chiacchierano tutto il giorno come nei nostri paesi di qualche tempo fa, dove se passavi davanti ad una casa ti chiedevano di entrare, dove la chiave era dietro la porta d ingresso e chiunque poteva entrare, dove, se eri forestiero ti facevano sempre la genealogia. Torniamo ad essere quello che eravamo un tempo: popolo accogliente in questo mediterraneo vitale e sempre fonte di prosperità che abbiamo trasformato, per la nostra cecità, in mare di sangue. Dove molti nostri fratelli in Dio Padre, hanno trovato la morte per una malintesa sicurezza e precisa volontà di conservare il nostro stile di vita opulento. Chi di voi potrebbe dire in tutta sincerità che chi non rispetta le regole deve andarsene dall'italia? Ma perché noi italiani le rispettiamo? Allora che senso ha fare vicino al nostro Molise (Guardiagrele) il raduno annuale di una forza politica, la Lega, che, già nel 1994, Mons. Nervo definiva incostituzionale ed anticristiana leggendone semplicemente i programmi politici? adelellis@virgilio.it tre preventivi Un sindaco chiede un preventivo per pitturare la facciata del municipio e gli arrivano tre offerte. Quella di un tedesco di euro, quella di un francese di e quella di un italiano di euro. Davanti a tali differenze convoca una riunione con i tre concorrenti affinché giustifichino i loro preventivi. Il tedesco gli dice che vuole usare una vernice acrilica per esterni che costa euro e che vuole dare due mani, poi tra impalcature e pennelli si spendono altri euro ed il resto è il suo guadagno. Il francese giustifica il suo preventivo dicendo che lui è il miglior pittore in circolazione, che usa una vernice poliuretanica e che vuole dare tre mani. La pittura viene quindi euro, tra impalcature e pennelli si spendono altri euro e gli altri sono il suo guadagno. L'italiano, che viene ascoltato solo per curiosità poiché il suo preventivo non è paragonabile agli altri, dice: "Sindaco, il mio è sicuramente il preventivo migliore: euro sono per te, sono per me e sono per il tedesco che pittura la facciata...".

11 Con un opportuno sapiente lifting una faccia segnata dall età oggi ritorna liscia, giovane, presentabile. Donne e uomini vi ricorrono in numero crescente per ritardare l invecchiamento, quasi per scongiurare l avvicinarsi fatale della terza o quarta età. Ma che cosa si ritrovano guardandosi allo specchio? Un viso forse rassicurante, certamente neutro, inespressivo, privato com è delle tracce che il pathos del vivere sa imprimervi nel corso del tempo conferendo ad esso quella bellezza che sale dall anima. Si racconta che Anna Magnani, l indimenti- cabile stella del cinema neorealista, preparandosi a una scena, raccomandasse al truccatore: Non togliermi nemmeno una ruga. Mi sono costate tutte care. Penso di rimando agli anziani della nostra casa di riposo. Quando col gruppetto dei volontari vado a intrattenerli durante la settimana (li trovo in attesa nella sala e alcuni già sistemati sulle carrozzelle), mi sento profondamente commossa alla vista delle loro facce, forse perché in esse mi rispecchio. Prosciugate dagli anni, impreziosite da una trina di rughe che parlano di lacrime e di sorrisi, si offrono in tutta la loro vulnerabilità e misteriosità. Senza ritegno. Diventare vecchi è come tornare a una freschezza primigenia, a una semplicità di sentire: è spogliarsi di quanto conta agli occhi del mondo e mostrarsi per quello che si è. Fragili e pazienti. La pazienza è la forza interiore che compensa la debolezza fisica. Non è né passività né rassegnazione. È guardare e guardarsi con pacata sincerità, senza ombre, senza contrapporre il presente al passato. Il passato può divenire contenuto di evocazione e di contemplazione durante i tempi vuoti, come nelle ore insonni della notte o nei sogni ad occhi aperti, e allora ci scalda il cuore. Rivestirci di pazienza è dunque per noi vecchi accettarci nella nostra realtà, cosa che ci predispone benevolmente verso gli altri e il mondo, oltre a farci vedere in questo surplus di vita un meraviglioso dono divino. Ma sui volti di questi anziani esiliati dal proprio focolare (i luoghi chiamati con eufemismo case di riposo, case di letizia, per quanto confortevoli e attrezzati, sono sempre dei ghetti creati dal nostro esasperato individualismo) leggo una forza superiore alla pazienza, una resistenza a oltranza, che invoco per me quando, pensando alla casa natia - la mia Heimat, da cui il sisma del 2002 mi ha separata - ne sento più acuta la nostalgia, quel dolore del ritorno che sempre attanaglia il cuore degli esuli. Tante altre sono le immagini che a questa si intrecciano a comporre la complessa realtà della vecchiaia. Ci sono figure di donne straordinarie che vivono in pienezza la vecchiaia al servizio di grandi idee. Penso a Hebe de Bonafini - madre di Plaza de Majo - che gira il mondo per denunciare tirannie e soprusi rivendicando libertà e giustizia. Non posso dimenticare il momento in cui mise piede nella nostra piccola chiesa, con passo affaticato, ma alta e fiera nella sua giacca rossa, i grigi capelli sfuggenti di sotto al simbolico fazzoletto bianco. Tuttora mi scuotono le sue veementi, nobili parole di verità. Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina e senatrice a vita, dall alto dei suoi centouno anni ci svela il segreto dell esistenza: Abbi il coraggio di conoscere. Il cervello non deve mai andare in pensione. E madre Teresa riappare viva nella nostra memoria con il volto scolpito dalla compassione Entrambe ci dicono che la longevità non va vista nella prospettiva della morte: è piuttosto un opportunità per portare a compimento la propria vocazione. Ci siamo poi anche noi altri, vecchi ottantenni, ancora vitali (non senza il supporto provvidenziale della tecnica medica che ci società restituisce funzioni compromesse come vedere, udire, camminare), interessati alla vita in tutti i suoi a- spetti, non come a riserva di caccia dove conquistare trofei, cui abbiamo serenamente rinunciato, ma a difesa della vita stessa, perrughe preziose Teresa Labagnara Secondo me, la vera politica dei vecchi è una politica di sinistra: più equità e meno profitti; più restauri e meno rinnovamento urbano; prevenzione nel quartiere, non più medicine; conservazione della natura, non il suo sfruttamento; meno discussioni sulle cure mutualistiche e più cura; incentivi al trasporto pubblico e meno privilegi ai privati; investimenti per la scuola, perché i giovani imparino, non per le carceri perché ci muoiano; più cordialità tra le persone invece che un computer per amico; e pace, non armamenti. (James Hillman, La forza del carattere ) ché si evolva verso un futuro a misura umana per tutti e per ciascuno. Ha bisogno dei vecchi, del loro rimemorare ciò che è stato, questa cultura dei consumi che vive del presente, sradicato dal passato e privato del futuro. Tocca alla nostra testimonianza rimettere al centro la storia come maestra di vita. Il racconto del nostro vissuto - a chi vuole ascoltare - può far capire che cos è la guerra, le sue devastazioni nelle relazioni fra i popoli, fra le persone e nell intimo dei cuori. Ricordare che il pane, una volta cibo per pochi, era trattato con sacro rispetto può farci riflettere sulla leggerezza con cui sprechiamo le risorse del pianeta. No, non siamo noi vecchi isole senza radici nella società in cui viviamo. Siamo isole belle che nelle tempeste offrono ai naufraghi le loro sponde salvifiche. Il presidente della Camera ha chiesto a Berlusconi «un Pdl più moderno, democratico, civile e legalitario». In pratica, senza Berlusconi 11

12 12 recensioni La Luce nel cuore Gaetano Jacobucci Caro fratel Gaetano, qualunque seme in qualunque posizione venga deposto sotterra finisce per spingere tutto ciò che lo sovrasta pur di vedere la luce. Il malato, nel letto del dolore, si intristisce ulteriormente al calar del giorno perché trova infinitamente lunga e insopportabile la notte, mentre gli amanti, sul giaciglio del piacere, ansimano per lo scorrere vorticoso del tempo. Per tutti però, anche se per opposti motivi, il riferimento è la luce del sole. La piacevole lettura della tua ultima composizione, La luce nel cuore, mi ha suscitato emozioni ed evocazioni benché, come ben sai, tardo e completamente refrattario alla bellezza estetica della poesia. La sempre attuale ammonizione latina sutor, ne ultra crepidam (calzolaio, non oltre le scarpe), mi impedisce di inerpicarmi per gli affascinanti viottoli della disquisizione poetica, che pur amerei percorrere, ma mi consente di discorrere con te in una piacevole passeggiata che ci ritrova fianco a fianco per le strade del mondo. Se il buio dice solitudine, monologo, anche titanismo oltre ogni ragionevole rassegnazione, per parlare di luce, come ben hai intuito ed espresso in questa sacra rappresentazione, non si può essere soli. Ed ecco Francesco, frate Leone e il coro danzare la vita in un meraviglioso intreccio. Contro ogni tentazione narcisistica emerge che la luce è come la verità, è come l amore, incontenibile, mai abbastanza, sempre sinfonica. Mettersi insieme diviene una necessità, entrare in relazione, riscoprire che è il tu, ad iniziare da quello che il credente scrive con la lettera maiuscola, a fondare l esistenza di ogni io. Non è necessario che tu ci dica che ogni persona ha diritto di esistere e quindi non possono darsi umani clandestini; che siamo tutti uguali e dunque non può esserci chi si pone al di sopra delle leggi; che tutti dobbiamo avere delle opportunità e nessuno può essere considerato esubero; che una chiesa gerarchica e piramidale deve fare spazio a una comunità popolo di Dio in cammino; che chiunque tenti di comprare l amore non ne ottiene che disprezzo. Il poeta non ha bisogno di indicare l elefante con il dito; è l anelito a un mondo altro che deve restituirci, e tu questo lo hai fatto con maestria. Caro fratel Gaetano è sempre un piacere passeggiare con te nel giardino fiorito della vita, consapevoli che ne siamo i custodi, non i proprietari, che possiamo Via Marconi, 62/64 CAMPOBASSO usufruirne, non disporne, con l unico mandato di aprirci all amore per ogni altro, come i primi ospiti quando si scoprirono maschio e femmina, come gli amanti del Cantico dei Cantici che suggellarono il mio diletto è per me e io per lui (2,16), come la Maddalena che nel giardino della risurrezione scopre che l amore ha sconfitto la morte. E Francesco non soleva ripetere l Amore non è amato? Se il seme preme la terra sovrastante finché non riesce a vedere la luce, noi dovremo forzare l aurora di una nuova umanità a nascere. È con simpatia che ti dico grazie per questa tua ultima fatica che ci spinge a gettarci senza remore e ipocrisie tra le braccia dell amore. Antonio Di Lalla Minacciato amore, sottile come un respiro, possente come le grandi acque, fragile da me custodito. Amore, corpo di Dio e materia dell uomo, sostanza di luce, chiarezza di gioia e di vita. Amore, coppa versata, sazia l arsura del giorno, la notte t avvolge. Amore, accerchiato che a sua volta t assedia. Amore lampada che il buio rischiara. da La luce nel cuore L Aquila: recuperato dalle macerie il corpo di Celestino V. Purtroppo non c era più nulla da fare.

13 cultura L 11 febbraio 1963, Sylvia posa accanto ai lettini dei bambini pane e latte, apre la finestra della loro camera e sigilla le fessure della porta con nastro adesivo e asciugamani bagnati. Anche in cucina sigilla tutte le fessure. Addormentata con la testa nel forno, la guancia appoggiata a un tovagliolo, il gas aperto. Così si presenta la scena della morte di Sylvia Plath, una scena da lei stessa costruita, lucidamente, per non lasciare nulla al caso. La scrittura è un rito religioso: è un ordine, una riforma, una rieducazione al riamore per gli altri e per il mondo come sono e come potrebbero essere. Una creazione che non svanisce come una giornata alla macchina da scrivere o in cattedra. La scrittura resta: va sola per il mondo. Edge (Limite) è l'ultima poesia scritta da Sylvia prima della sua morte, a soli trentuno anni. Edge significa anche orlo, ciglio, bordo, confine, filo di lama, vantaggio. Ultimo componimento di una vita dedicata alla scrittura, al difficile esperimento di far coincidere la letteratura con la vita, alla ricerca di uno spazio in cui non fosse tanto difficile vivere e in cui la poesia, la sua poesia, fosse accettata, letta, pubblicata e riconosciuta senza generare il dolore profondo che la perseguitava senza tregua. Voglio scrivere perché ho bisogno di eccellere in uno dei mezzi di interpretazione della vita. [...] La scrittura è necessaria alla sopravvivenza del mio spocchioso equilibrio come il pane per il corpo. [...] Ho bisogno di scrivere e di esplorare le profonde miniere dell esperienza e dell immaginazione, far uscire le parole che, esaminandosi, diranno tutto.... LIMITE La donna ora è perfetta. Il suo corpo morto ha il sorriso del compimento, l illusione di una necessità greca fluisce nelle pieghe della sua toga, i suoi piedi nudi sembrano dire: siamo arrivati fin qui è finita. I bambini morti si sono acciambellati, ciascuno, bianco serpente, presso la sua piccola brocca di latte, ora vuota. Lei li ha raccolti di nuovo nel suo corpo come i petali di una rosa si chiudono quando il giardino s irrigidisce e sanguinano i profumi sylvia plath dalle dolci gole profonde del fiore notturno. La luna, spettatrice nel suo cappuccio d osso, non ha motivo di essere triste. È abituata a queste cose. I suoi nei crepitano e tirano. 5 febbraio 1963 Sylvia Plath era attratta dalla perfezione fino al disumano, voleva essere perfetta. Lo stesso Ted Hughes, parlando di lei, afferma: Era determinata all eccellenza. In nessun aspetto della vita permetteva a se stessa di essere trascurata o inadeguata; in tutti voleva eccellere, in tutto aveva bisogno di perfezione. Soprattutto in poesia. Dietro alle sue poesie c è una natura umana fiera, senza compromessi; la scrittura è la sua chance, la difesa che Sylvia adotta contro la paura di impazzire, il cappello da cui estrae risposte e parole che alleviano il dolore delle contraddizioni che derivano dall incontro della sua vita pratica con le sue aspirazioni poetiche. Oggi molto depressa. Incapace di scrivere alcunché. Dèi minacciosi. Mi sento esiliata su una stella fredda. [...] Sono già morta. Lo si comprende sia leggendo le sue poesie sia, ancora meglio e in modo più esplicito, le sue pagine di diario che ci si presentano come percorso interiore, emotivo e intellettuale di un artista e di una donna che nello spazio intimo delle sue confessioni Loredana Alberti private cercava di trovare la sua identità, il suo Io puro, autentico. Sono un groviglio di nervi senza identità. Ora so cos è la solitudine, credo. Parte da un punto indefinito dell Io: come una malattia del sangue che si diffonde in tutto il corpo sicché non si può localizzarne il focolaio. [...] Non ho consistenza, sono vuota, dietro gli occhi sento una caverna pietrificata, un abisso infernale. Dalle pagine del suo diario si può evincere tutta la complessità di una vita che ha condotto una lotta tutta interna con le armi delle parole, che non si risparmia in giudizi e autocritiche, che cerca di far coincidere tutti i lati del puzzle per non perdersi nella confusione in cui è in grado di gettare il quotidiano. Sylvia ha un rapporto privilegiato con la morte, dialoga con lei, ne è affascinata, la corteggia in una sensuale danza di parole. Come un gatto ho nove vite da morire. Questa è la numero tre. La prima volta successe che avevo dieci anni. Fu un incidente. Ma la seconda volta ero decisa a insistere, a non recedere assolutamente. Mi dondolavo chiusa come conchiglia. Dovettero chiamare e chiamare e staccarmi via i vermi come perle appiccicose. Morire è un arte, come ogni altra cosa. Io lo faccio in un modo eccezionale. Io lo faccio che sembra come un inferno. Io lo faccio che sembra reale. Ammetterete che ho la vocazione. La sua natura è fatta di fili sottili che si intersecano, la cui materia e le cui proporzioni variano da individuo a individuo: parole scritte, cancellate, strappate, urlate, soffocate, digrignate, parole di silenzio ed eco lontane che ci raggiungono quando meno siamo pronti ad ascoltarle. ninive@aliceposta.it Il premier: «Strozzerei chi ha scritto La piovra». Non gli ha neanche fatto fare la prefazione. 13

14 cultura cultura e verità La neve è bianca se e solo se la neve è bianca. (Alfred Tarsky) Nel passaggio da Castiglione al Della Sala analizzato nella scorsa puntata, c è tutta la mutazione dall intellettuale genuinamente cortigiano alla figura di intellettuale interamente organico all istituzione di cui fa parte e i cui valori (e normative) vuole propagandare. Culmine di questa parabola è a mio avviso la poco nota figura di Torquato Accetto, segretario dei duchi Carafa, che, nel 1641, pubblica un breve trattato intitolato Della dissimulazione onesta. L autore, riflettendo sui conformismi e sull ipocrisia della sua società (la dominazione spagnola a Napoli), arriva a concludere che la dissimulazione intesa nelle parole di Claudio Magris come velo sulla verità per proteggerla da fraintendimenti e deformazioni in modo tale da consentirne la maniera più opportuna (relativamente alla circostanze) di manifestarsi, non è qualcosa di disdicevole per l uomo onesto, anzi, proprio perché l uomo onesto è intimamente prudente (virtù eminentemente politica), dev essere una delle sue prerogative. Accetto, sulla base della sua esperienza di intellettuale al servizio dei duchi, è ben consapevole dello svilimento della sua professione in un ottica di totale asservimento al potere: la sua unica àncora di salvezza sono i segreti di cui è a conoscenza e solo la maniera in cui riuscirà a rivestirli di presentabilità, rendendoli spendibili, gli potrà garantire un esistenza tranquilla e dignitosa. Al fondo vi è la convinzione che l esistenza ancora Magris sia milizia contro la malizia e che, come Edoardo Lamedica insegna il Vangelo, sia necessario essere astuti come serpenti e candidi come le colombe : non a caso uno dei motti della diplomazia (Walter Russell Mead), l incarico che Accetto deteneva. Al termine di questo excursus storico ritengo sia possibile trarre alcune conclusioni a proposito della figura dell intellettuale. Nel suo lavoro di produzione e diffusione di cultura, di idee e di valori, nel suo compito ideazionale, l intellettuale instaura un rapporto con la verità. Questo rapporto è tale da configurarsi in maniera mediativa: l intellettuale si frappone tra questa verità e il pubblico cui la vuole consegnare, determinando mappature simboliche tra l una e l altro. La verità, quindi, si vela (e l intellettuale la ri-vela), in modo tale che, oltre ad avere un suo contenuto (o sostanza), da cui deriva poi il suo valore di verità, appunto, ha anche una sua forma appropriata e tarata sulle circostanze e sui destinatari. Come già aveva notato Alcibiade nel Simposio platonico (poi ripreso da Erasmo e Bruno), spesso il vero è simile alle statue dei Sileni, brutte nell aspetto esteriore, ma contenenti splendidi tesori. Questa asimmetria estetica della verità sta a simboleggiare il rapporto non biunivoco, ma dialettico tra la sua forma e il suo contenuto: per comunicare una verità, bisogna darle una sua specifica forma (mai definitiva, né onnivalente), le cui potenzialità determinano le possibilità di diffusione della stessa. Il talento dell intellettuale sta proprio in questo: riuscire a trovare la forma ideale adatta per comunicare e diffondere cultura e verità. Lo strumento che egli adopera è, così, la parola, sia in forma scritta che, più primigeniamente, orale. La parola, a sua volta, va considerata nella sua duplice dinamica di parola parlata significante cristallizzato in significato tradizionale e consuetudinario e di parola parlante parola considerata nella sua originale e originaria espressività, quando l atto prende forma, ancor prima che significato. La parola è poi sempre situata sia in una situazione esistenziale ben precisa che in una soggettività concreta che la proferisce: una soggettività che, in quanto situata, è inscritta a sua volta in un campo di forze e potenzialità intenzionali determinate dalla modalità di esistenza, ma che, in quanto soggettività, è essa stessa nodo e hub delle relazioni intenzionali apertesi nella situazione esistenziale. Ciascuno di questi elementi (verità, forma parola, pubblico di riferimento) vive dinamicamente in costante funzione degli altri e, qualora ciò non avvenisse, ci si troverebbe, come il pedante bruniano, vittime di uno scollamento schizofrenico fra parole e cose in una (penosa) deriva logologica. edoardo.lamedica@gmail.com 14

15 cultura Ho sfogliato un bel carnet di idee prima di mettermi a scrivere. E camminato, come sempre faccio, per ossigenare spirito e mente, chissà un incontro sopravvenuto nel frattempo, un odore, un paesaggio, una brezza d aria risultassero essenziali alla scelta. Mi capita. E appunto è capitato: un intuizione improvvisa. Aspirate ad avere in voi l attitudine che fu di Cristo Gesù, il quale, possedendo forma divina, non stimò una rapina l uguaglianza con Dio, ma si svuotò assumendo forma di servo, divenendo somigliante agli uomini; e trovato, in aspetto, come un uomo, si abbassò a ubbidire fino a morte, e a morte di croce Leggevo tra un passo e l altro San Paolo, Lettera ai Filippesi. Non stimò una rapina l uguaglianza con Dio : me lo sono ripetuto, mentre, salendo sul monte che domina Campobasso, sempre più netto mi si stagliava davanti agli occhi l indisciplinato cementificio che è diventata la città. Nel caos ben governato che mi fa sentire viva e sensata, tra i talismani di lettura che tolgo e metto in borsa a vicenda con Ovidio e Orazio e Sereni e la Achmatova, anche le lettere di San Paolo: mi fanno compagnia quando passeggio in cerca di un altrove fuori eppure dentro il mondo; apro e di lì intercetto pensieri nuovi, o avverto nuove passioni o raggiungo nuove serenità, sempre nuove o solo sopite e riscoperte. Di San Paolo, delle sue lettere, qualche mia personalissima nota. Nulla di scientificamente fondato, perché non ho titolo alcuno per farlo, non studi teologici e di filologia neotestamentaria nel cassetto; la mia stessa approssimazione cristiana è da sempre accidentata, discontinua, imperfetta insomma. Pure, proprio nel percorso tortuoso e mai concluso della fede, meglio della ricerca delle fede, la lettura di San Paolo mi è stata ed è conforto e stimolo insieme, come per l intelletto così per l anima. Non ho incontrato presto San Paolo, la lettura attenta delle sue lettere è stata un acquisto piuttosto tardivo, intrapresa in un periodo della mia vita in cui tutto era rimesso in causa e poi mai interrotta. Auspice un regalo di un amico, un edizione economica delle lettere paoline con testo greco a fronte, vera e quasi ruvida nella traduzione dal greco, spogliata di quella patina ecclesiale che, depositata secolo dopo secolo sul in compagnia testo primario, ne ha reso l abito delle recite in chiesa come impastato. Mi ha affascinato da subito il costituirsi del discorso paolino, fermo e imperioso per quanto ansante ed emotivamente intenso, fatto di chiarimenti e rimproveri, stretto tra dispute dottrinali e raccomandazioni: la distonia di una agitazione continua, eppure una sicurezza inaudita; ramificazioni ed intrichi, tematici quanto stilistici, ma non un momento di smarrimento, al contrario una stabilità inattaccabile poggiata su pochi, solidi fondamenti. Primo, l assunzione esclusiva di Gesù Cristo come termine di ogni giudizio, e anzi la vera e propria immedesimazione nella sua persona, l integrazione nel suo corpo avvenuta nel battesimo della morte di Cristo, che è divenuto tutti gli uomini: una certezza che risolve ogni complicazione, che semplifica e sintetizza ogni argomento, riconducendolo all essenziale, che è la salvezza. E voi, che eravate cadaveri per le vostre cadute e il vostro prepuzio di carne, Egli fece rivivere insieme a Lui, perdonandoci tutte le nostre cadute; cancellò la firma che pesava su di noi nei decreti e la eliminò, inchiodandola alla croce; spogliò i principati e i poteri e li espose francamente al ludibrio, trionfando su di essi nella croce Quindi, più che la nascita e l incarnazione del Cristo, la sua morte e, dopo la morte - e morte di croce! -, la resurrezione, punto centrale della visione salvifica di San Paolo, uno choc per ogni mente razionale. Se è solo in questa vita che abbiamo sperato in Cristo, siamo i più miserabili tra tutti gli uomini La perentoria affermazione dello scandalo della fede come sublime nonsenso: specie questo mi ha coinvolto; un motivo tutto moderno che ritorna spesso nelle lettere, dove, con procedimento paradossale del pensiero, la follia della fede è presentata quale stato di privilegio. Dicono che siamo pazzi: sì, siamo pazzi di Dio Una logica altra che non ha e Luciana Zingaro non vuole avere nulla a che vedere con quella dell uomo saggio e filosofo, anzi enfatizza la rottura dal modello umano raziocinante diffuso nel mondo greco-romano del tempo, per mettere in chiaro la natura sconvolgente della fede. Nessuno si inganni: se qualcuno fra voi ritiene di essere sapiente per questo tempo, diventi folle, per diventare sapiente. La sapienza di questo mondo infatti è follia davanti a Dio Il tutto avvolto nel fuoco della profezia di San Paolo, nel vigore comunicativo della sua parola, che irradia ed illumina, soprattutto quando tocca i nuclei della nuova religiosità e lì si infiamma, fino all inno, che si stacca inaspettato dal contesto per seguire una sua ispirazione. La prima lettura in assolo dell inno alla carità, immaginifico, trascinante, è stata per me un esperienza di bellezza, che mi piace ripetere periodicamente: Se parlo le lingue degli uomini e quelle degli angeli, ma non ho carità, sono un bronzo che risuona e un timpano che tinnisce. E se ho la profezia e conosco tutti i misteri e tutta la scienza, e se ho intera la fede da spostare le montagne, ma non ho la carità, nulla io sono la carità non si vanta, non è tronfia, non si comporta indecorosamente, non cerca il proprio tornaconto, non gioisce dell ingiustizia ma gioisce della verità. Tutto sostiene, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità, che è amore senza discrimini. Se ci apriamo ad una interrogazione sul destino comune e universale, la figura di San Paolo, misuratosi in prima persona con gli eventi di un tempo inquieto e decisivo per la storia dell uomo, si presenta - io credo - vigorosa e la sua parola di fede, un torrente che tutto raggiunge e schianta gli ostacoli, come scrisse San Giovanni Crisostomo, capace di sfidare l inerzia e l ignavia per cui l uomo si adegua e si rassegna all errore e all iniquità. LucianaZingaro@libero.it 15

16 arte il naturalismo partenopeo L esperienza straordinaria di Caravaggio ( ), artista di temperamento inquieto, che era riuscito a superare l accademismo manierista, segnò profondamente la visione dell arte a Napoli, inaugurando una nuova concezione estetica fondata sull intensità dei contrasti e sulla drammatizzazione della luce. Quo semel est imbuta, recens serbavit odorem testa diu (l orcio nuovo conserva a lungo l odore di ciò di cui è stato riempito la prima volta). Bernardo De Dominici, biografo settecentesco dei pittori napoletani, citava questo verso di Orazio per spiegare Giovanni Battista Caracciolo ( ), detto Battistello, il pittore che più di altri aveva saputo intendere il messaggio caravaggesco. Battistello nell interpretare l arte di Caravaggio ne stralcia la componente naturalistica per accordare la preferenza alla funzione altamente semplificatrice della luce; esalta l inclinazione geometrica dei piani di luce in quanto generatrice della geometria delle ombre. Interpretazione stilistica Immacolata con i Santi Domenico e Francesco da Paola. Il De Dominici nella descrizione del 1742 così si esprime: il pittore ha rappresentato la Vergine in piedi sulla testa del drago; in basso è Adamo che reca in mano una mela, mentre con l altra indica la firma del pittore. Al centro si vedono i gigli, lo specchio, la rosa, la palma; in alto Dio Padre, mentre in basso sono raffigurati S. Domenico e S. Francesco da Paola. Considerato posteriore al viaggio Romano di Battistello, il Longhi nel 1915 sottolinea la stretta parentela con le opere napoletane del Caravaggio. Gli impacci disegnativi e compositivi Gaetano Jacobucci di origine tardo manierista della sua formazione vengono quasi del tutto superati dall uso profondamente rinnovato della luce cui viene affidata una funzione unificatrice. L impiego di modelli vivi, la complessità iconografica della scena, la vera miniera di particolari e di spunti rendono la pala un quadro pilota per un intera generazione di pittori napoletani dal Sellitto al Ditale (catalogo mostra- Rassegna d Ischia, p. 210). Il Battesimo di Cristo, datato 1610, è considerato uno dei capisaldi della pittura napoletana del Seicento per l audace invenzione delle due figure singole sullo sfondo scuro, pura ideazione dell autore. Per l intensità del lume e l esecuzione rapidissima evidente in certe scorrette abbreviazioni formali che si fanno sorprendenti nell ombra portata dalla canna sul petto del Battistello o sul dorso del Cristo, il dipinto in esame resta il tentativo più lucido e chiaramente formulato da parte del Caracciolo di ripensare ad opere del secondo tempo napoletano del Merisi (Carmine Negro, La rassegna di Ischia, catalogo della mostra novembre gennaio 1992 p. 212). Liberazione di S. Pietro È senza dubbio uno dei dipinti più importanti del primo seicento italiano. Fu commissionato dal Pio Monte della Misericordia, una delle più ricche e provvide associazioni assistenziali presenti nel viceregno della prima metà del 600. Rappresenta Pietro che, liberato dall Angelo, incede tra i soldati immersi nel sonno. L eleganza di alcuni passaggi, certe preziosità materiche nella veste dell Angelo o nell abito rosso vinato di Pietro ricalcano effetti consimili di Gentileschi e del Caravaggio. Battistello a Baranello (CB) Chiesa di S. Michele Arcangelo: di notevole valore artistico sono i quadri esposti lungo le navate laterali e il transetto, tra cui la Deposizione di Cristo di Giovan Battista Caracciolo. Il Battistello riporta l episodio sacro ad un estrema intensità di racconto sopprimendo ogni orpello retorico. Quest opera documenta in termini chiari il momento di massimo interesse per la soluzione compositiva nel gioco della luce. Il gusto della materia pittorica più preziosa si può osservare nei particolarissimi effetti perlacei dell incarnato del Cristo giacente nella rigidità che nello stesso tempo il gioco delle luminescenze rende sinuosamente flessibile. I personaggi che fanno da contorno sembrano ritirarsi nel compianto per lasciare all - osservatore lo spazio di contemplare il mistero. jacobuccig@gmail.com 16

17 Mentre il nostro (ahinoi) ministro all istruzione assesta, con la sua insostenibile leggerezza dell essere, un altro colpo alla scuola italiana (caldeggiando lo slittamento dell anno scolastico al 1 ottobre), noi preferiamo rivolgere dalla nostra rubrichetta sull educazione un breve saluto sentimentale a chi di scuola se ne intende veramente, a chi la vive quotidianamente in diretta e sulla propria pelle, standoci dentro e non parlandone dalle stanze di un palazzo: permettetemi di scrivere, oggi, ai miei colleghi, quelli di cui conosco le fatiche, le gioie, i difetti e i problemi, e quelli - che volto non hanno - di cui mi parlano le statistiche, le proteste, la stampa, qualche trasmissione non allineata. Giugno è arrivato, ancora una volta, con quel misto di sollievo e di malinconia che accompagna da sempre - al di qua e al di là della cattedra - la conclusione di ogni anno scolastico, con quella danza interminabile, quasi rituale, tra gli ultimi rigori e grigiori invernali e i primi afosi aliti estivi. E dal tepore di una di queste sere, lasciatemi augurare buona notte prima degli esami a tutti gli insegnanti che quest anno hanno lavorato a singhiozzo (ma sodo uguale), a contratto, a chiamata, senza radici, o pronti a recidere quelle che per l ennesima volta si erano avvinghiate alla classe di turno. Buona notte prima degli esami a tutti i colleghi che, a dispetto della magra gratificazione economica (ma, d altra parte, chi è che potrebbe mai fare questo mestiere per soldi?), anche quest inverno sono andati a scuola senza voce, tanto la febbre non ce l ho, o con la febbre, perché mica posso rimandare la verifica e poi come fanno a sostituirmi? A tutti gli amanti del bricolage che, di tasca propria, una volta di più, hanno comprato quel tanto di carta igienica, di sapone, di cartoncino e di cancelleria che basta a soddisfare qualche esigenza essenziale (didattica e non). Buona notte prima degli esami a tutti quelli che hanno preso un colpetto di freddo (e poi un altro, e poi un altro) perché il prefabbricato non è poi un ambiente così salubre, e in quel prefabbricato si sono inventati la geografia, la storia, l arte, le scienze o quello che sia, senza l ombra di un attrezzatura, di un laboratorio, di uno strubuona notte mento in più, tirando fuori a fine anno dal cilindro - come il mago Silvan - un power point, uno spettacolo, una mostra. Buona notte a tutti quelli che, ogni mattina, anche in quelle con poco sonno e tanti pensieri sulle spalle, sono entrati in classe con un sorriso e hanno giocato ai trasformisti, facendo un po gli insegnanti, un po gli psicologi, un po i sociologi, un po i logopedisti, un po i mediatori culturali. A tutti quelli che, in barba ai famigerati tre mesi di ferie (che poi sono due, perché a giugno ci sono sempre gli esami, ma nessuno se lo ricorda), hanno trascorso nove domeniche su dieci, in inverno, a correggere compiti, e buona parte del pomeriggio, ogni giorno, a preparare la lezione del mattino seguente, per non improvvisare, per renderle appetibili e accattivanti, per semplificare quell argomento troppo complicato. Buona notte, ragazzi, a tutti voi, che Gabriella de Lisio did@mondo spesso vi sentite piombare addosso accuse di maleducazione, noncuranza, pigrizia, irresponsabilità, ma che mai siete stati al centro della solerzia, delle preoccupazioni, delle attenzioni di un governo, men che meno di questo, che pretende di risolvere il disagio di molti con qualche voto in condotta. Voi che, oltre alla latitanza della famiglia, dovete scontare anche quella di chi dovrebbe promuovere e sostenere l opera di chi vi educa al di fuori delle mura di casa. Voi che non aspettate altro che di infiammarvi per un ideale e sapete salutarci con gli occhi lucidi, sinceri, quando suona l ultima campanella dopo l adorabile baldoria dell ultimo giorno. A tutti voi, a tutti noi, che nella scuola viviamo e ci crediamo, in questa scuola nella quale non si investe e dalla quale si preleva tutto ciò che si può senza pudore (adesso anche con l alibi di dare una mano al turismo estivo) a tutti voi, a tutti noi, a tutti quelli che continuano tenacemente, caparbiamente, romanticamente a fare una scuola di qualità con l entusiasmo delle proprie scelte quotidiane, con l amore per un lavoro difficile, malpagato ma di impagabile bellezza, con la gratuità di chi crede che la formazione dei giovani è l unico, autentico passaporto per un futuro migliore. E non smette di (in) formarsi, incavolarsi, camminare, lavorare fiduciosamente, ogni mattina. A tutti noi, a tutti voi, buona notte prima degli esami. E buone vacanze. gadelis@libero.it 17

18 pillole di lupo educazione fisica Oltre sessant anni fa nacque la Repubblica, si scrisse la Costituzione ; sull Educazione Fisica nazionale e lo sport cooptati dal regime fascista, che precedette la costituzione della Repubblica, pochi avevano le idee chiare, molti pensavano in termini ideologici. Tra i pochi, nessuno contava politicamente, cosa diversa tra i molti, ma ci si o- rientò comunque e con chiarezza a definire competenze e ruoli, cosa non da poco: al CO- NI, lo sport Olimpico e, specificatamente, quello competitivo, difatti l acronimo significa: Comitato Olimpico Nazionale Italiano; alla SCUOLA l Educazione Fisica e sportiva, ovvero l aspetto Educativo ; agli EPS la promozione sportiva, difatti l acronimo significa: Enti di Promozione Sportiva. Forse non c erano le condizioni nella nuova Repubblica, considerato il precedente regime, per pensare ad un Ministero dell Educazione Fisica e dello Sport. Ma bastava che ci fosse qualcuno, e c era, che conoscesse un po di storia che non fosse solo quella ideologica, per avere le coordinate giuste per fare ciò che nessun paese dell area europea aveva ancora fatto. Sarebbe bastato un buon funzionario, coerente e rigoroso, che non fosse sul libro paga dei politici nostrani e che non avesse trascorsi con il precedente regime, per garantire un buon CONI, una SCUOLA rigorosa e degli EPS coerenti. Questi intrecciati e correlati tra di loro a- vrebbero dovuto garantire una formazione educativa e sportiva ma così non è stato ed ancora non è. Si sono tagliati progressivamente non solo i soldi alla scuola, ma anche la funzione dell Educazione fisica e sportiva nella scuola e sia la didattica che i Giochi Sportivi ed i Campionati Studenteschi sono diventati e sono rimasti una brutta e maldestra copia di quanto fanno le Federazioni Sportive e gli EPS, sicuramente una Educazione Fisica di parte sottratta al confronto tecnico e scientifico, dove centrale doveva e dovrebbe rimanere la scuola; si sono tagliati i soldi agli EPS includendoli, in nome di una democrazia realizzata, nel CONI per allargare la famiglia ed inventare un marito e due mogli; i Giochi Olimpici, insieme a tutte le manifestazioni competitive Francesco Pollutri federali, soprattutto di calcio, sono rimasti la prima moglie, privilegiata e molto escort, di rango nobile, ereditiera di patrimoni immensi ed utile ad alimentare i sogni gheisha di uomini e donne dello sport italiani e non. Certo hanno consentito e consentono un bilancio economico e di cassa funzionale a qualsiasi potere economico e politico. Trovo offensivo, dal mio punto di vista ed in qualità di Docente di Educazione Fisica nella scuola statale, che si celebri una giornata nazionale dello sport dove si dica, nell assenso tacito ed irriverente degli addetti ai lavori, che questa rappresenti: l appuntamento istituzionale destinato allo Sport per Tutti; il progetto articolato sull intero territorio nazionale dedicato ai giovani, alle loro famiglie, agli insegnanti, agli operatori sportivi, ai cittadini tutti, per vivere lo sport in spazi aperti, nelle palestre; il miglior allenamento per la vita ( difatti! basta osservare ogni giorno cosa avviene sui campi di gioco, mondiali di calcio compresi!); la sensibilizzazione dell opinione pubblica sull utilità e sui benefici che la pratica sportiva apporta in termini di benessere e forma fisica offrendo ai cittadini l opportunità di un primo approccio pratico; l occasione per comprendere che la pratica sportiva contribuisce in modo determinante alla costruzione dell autostima, dell - autonomia personale e del senso di sé, oltre alla presa di coscienza di una serie di valori etici fondamentali come l amicizia, la tolleranza, la solidarietà, l autodisciplina, la responsabilità; il messaggio: Sport = Palestra di vita., cioè: progetti, obiettivi, appuntamenti istituzionali, funzioni che appartengono tutti alla scuola statale dove libero, gratuito, garantito a tutti ne è l insegnamento o dovrebbe essere. Ma dov è la scuola, dove sono le scuole, dove sono le verifiche perché il dettame costituzionale trovi attuazione? La regione Molise, per fare un esempio, in regime di autonomia regionale, quanti soldi destina all Educazione Fisica e allo sport scolastico? Oggi, dal mio punto di vista di docente di Educazione Fisica e sport, vedo, ma non vorrei vedere, una manifestazione di rassegnati precari e servi inconsapevoli dell Educazione Fisica e Sport, manovrati da maldestri promotori di una promozione dello sport, disattenti alle garanzie istituzionali e preoccupati di far tornare conti ed immagine ad uno sport che quando è Olimpico non può salire in cattedra e parlare di educativo e promozione dello sport. Per farlo, e lo potrebbe fare, deve dialogare tra pari e con conti alla pari. E, per non apparire sempre e solo critico, una proposta ai Signori della seconda Repubblica e al coro degli entusiasti di questo sport, non certo di Educazione Fisica e Sportiva: destinare (meglio: restituire) il 2%, solo il 2%, di tutte le retribuzioni e gli ingaggi annuali che superano i centomila euro di quanti fanno e vivono di C.O.N.I., alla Scuola Pubblica e alla Promozione sportiva e controllare con rigore democratico ed economico il loro utilizzo! Io vagabondo, continuo a sognare che sia possibile un Educazione Fisica e Sportiva nel suo luogo privilegiato che è e rimane la scuola statale. Ma perché il sogno sia possibile, le istituzioni della Repubblica ed i loro satrapi e satrapini non possono continuare a proporre escort ed immagini gheishe ; basterebbe che, intanto, nella scuola dove lavoro e dove lavorano migliaia di Docenti, venga garantito quanto previsto dalle leggi, che loro hanno scritto, perché il docente di Educazione Fisica possa svolgere la propria funzione! Per cominciare basterebbe realizzare delle scuole sicure e corrispondenti ai dettami della Legge, ovvero in regola con i regolamenti e le disposizioni: una scuola = almeno una palestra ed un campo da gioco! Intanto, alla soglia dei quarant anni di servizio, interrotti da questa iniqua manovra economica nazionale, per rivendicare il mio ruolo docente, con orgoglio mi continuo a tenere, cucito saldamente nella mia storia personale, questo lurido ed inverecondo vestito di prof. incline al turpiloquio e sobillatore, solo perché non rinuncio a rivendicare un diritto costituzionale, di funzione e, soprattutto, non sopporto l idea di diventare terza moglie del CONI, cosa che troppi già assolvono nella scuola. polsmile@tin.it «Napolitano è di sinistra». Finalmente qualcuno che glielo ricorda! 18

19 Ci ha lasciati sabato 15 maggio Nicola Palladino, un testimone di rara portata sul terreno incolto dello sport sociale aperto a tutti. In particolare a ragazzi e giovani. L immagine che egli ha lasciato di sé ci interroga sugli itinerari educativi che tutti ci coinvolgono. Nicola ha vissuto una esperienza di vita nell ambito di uno sport estraneo ai modelli correnti che, dai tempi degli antichi gladiatori ad oggi, propendono per il successo ad ogni costo e per il ricorso a qualsiasi mezzo pur di vincere. È nato e cresciuto all interno di un gruppo sportivo molisano che lo scorso autunno ha festeggiato cinquant anni di vita: il G. S. Virtus di Campobasso. Prima da ragazzo e adolescente votato all atletica e al calcio, poi interamente dedito al ruolo di tecnico/ educatore. Una figura che promuove uno sport che dà senso alla vita, facendone riscoprire il valore e l attualità di sempre. Lo sport autentico raccoglie al suo interno tre dimensioni che nel loro intreccio serrato ne caratterizzano l identità autentica: il gioco, il movimento e l agonismo. È la prima di esse che nella storia rimane per lo più o- scurata. Ed è questa invece che costituisce un elemento che connota la vita stessa dell uomo. A partire dall infanzia. In un suo affascinante diario di vita, nella pagina datata novembre 1986, così Nicola scriveva: Noi adulti drammatizziamo la vita: nel nostro linguaggio spesso trovano spazio solo parole che rubano immagini all inferno: angoscia, nevrosi, insofferenza, magia, droga. Come non dar ragione a chi diceva che il diavolo è un ottimista se crede di poter peggiorare gli uomini? Ma allora guardiamo i ragazzi e non per dare lezioni ma per essere una volta tanto scolari. I loro messaggi non hanno codici indecifrabili, non si affidano al politichese, né al computerese, né al sinistrese: la chiave di traduzione è il gioco. Solamente il gioco. I piccoli giocheranno con le strade e i vialoni, con i vicoli e lo sterrato; si fermeranno appena saranno stanchi e procederanno solo dopo aver riposato. Tenteranno di emularsi senza per questo aver voglia di un nemico, arriveranno comunque al traguardo senza patire la posizione d arrivo, saranno contenti del premio che toccherà loro senza pretendere un riconoscimento discriminante. Una pagina, tra le tante, tracciata con la mente, con la penna e con il cuore. Ma soprattutto che ha testimoniato fedelmente terzo settore un modello da seguire con la vita. Sapeva comunicare, usava scherzare, ma era un convinto stimolatore di impegno e di fatica, nel rispetto delle regole e nell accettazione di sé e degli altri. Il mondo adulto ha bistrattato il senso e la pratica sportiva per i più giovani. Determinando l insorgenza di quell emergenza educativa di cui tanto si parla. Per poi lasciarsi andare ad un luogo comune di comodo, antico come il mondo, che si rilancia nel secolare responso di sempre questi giovani di oggi! E giù sentenze senza appello sulle nuove generazioni. Ma perché non ci assumiamo noi adulti le responsabilità che ci spettano? Impegniamoci nel promuovere un attività che, fin dai tempi antichi, ha visto coinvolti pensatori, famiglie e polis nel creare spazi di gioco, di attività fisica e di corretto agonismo. Un patrimonio culturale che fungeva da laboratorio di vita. All interno delle comunità del tempo i momenti cruciali della vita sono segnati dal gioco, dal movimento, dalla danza e dalla competizione fondata sul rispetto delle regole. Si narra nella Bibbia che il re David danzava davanti all arca dell alleanza; il grande teologo Jurgen Moltmann ci allerta con un affermazione sorprendente: Il mondo diviene deserto quando si smarrisce la libertà del gioco ; e Federico Schiller ci sorprende ancor più: L uomo gioca solo quando è uomo nel pieno significato della parola ed è Leo Leone interamente uomo solo quando gioca. Verrebbe fatto di applicare alla modernità il tutto, col ricordarci che facciamo la guerra perché giochiamo poco. E allora i più poveri sono i nostri bambini. Per dare numeri ci confrontiamo con una recente indagine del Forum europeo presentata a Madrid nell aprile scorso. In quella sede l Unione Europea smentisce l Italia sui dati che riguardano la pratica sportiva e colloca il nostro Paese all ultimo posto tra i 27 dell UE insieme a Grecia e Bulgaria. Solo il 3% degli italiani infatti pratica l attività fisica con una certa regolarità rispetto al 9% della media europea. Ai vertici riscontriamo che in Svezia e Finlandia si sale al 18%. Guarda caso, tra noi i mass media riferiscono di una pratica di attività fisica in Italia del 42%. Falso! Ricordiamo anche a noi stessi che il Molise presenta uno degli indici più elevati di obesità infantile. Ritorniamo allora a recuperare l impegno del volontariato educativo che si adopera per far fronte all emergenza educativa che oggi siamo in tanti a sollevare a voce alta. Le giovani generazioni ne sono particolarmente segnate. Nicola Palladino ci ha lasciato tracce incancellabili che ci saranno di valido aiuto e stimolo. le.leone@tiscali.it 19

20 20 libera molise solidarietà a don alberto LIBERA dalle mafie è un associazione di associazioni, di nomi e numeri il cui fondamentale impegno è la tensione, la volontà di mettere insieme, in rete, le esperienze collettive (quelle delle associazioni), e quelle individuali (di qui il significato da dare alla parola nomi del logo dell associazione). Nel Molise mancava una tale esperienza e così da un anno LIBERA dalle mafie è presente ed operativa anche nella nostra regione. A dire il vero, esperienze e tentativi di insediamento dell associazione di don Ciotti sono stati fatti negli anni scorsi, come testimoniano alcune presenze di questo tipo a Campobasso. Un esperienza, invece, che resiste con grande dignità e perspicacia politica nella lettura degli avvenimenti e delle vicende-vicissitudini della regione molisana è quella di Trivento, dove da 15 anni è operativa l unica scuola di formazione sociale e politica del Molise, intestata alla memoria di Paolo Borsellino, il magistrato palermitano morto nella strage di Via d Amelio il 19 luglio del A fondarla, nell ambito della diocesi triventina, sono stati i proff. Berardo e Leone, ai quali si aggiunge la figura carismatica di don Alberto Conti, parroco di Castelguidone e responsabile della Caritas di Trivento e da più di un anno coordinatore delle Caritas del Molise e dell Abruzzo. Non abbiamo alcuna intenzione di minimizzare il ruolo, l impegno e l entusiasmo dei due proff. - Umberto e Leo - ma per noi, come per tutti coloro che hanno seguito il percorso della scuola di formazione sociale e politica di Trivento, Franco Novelli colui che ne rappresenta la natura, gli entusiasmi, le prospettive, le progettualità è don Alberto, il cui ruolo è tanto più significativo quanto più se ne colgono le difficoltà che egli ha incontrato come parroco e come componente del clero diocesano. Per un sacerdote non è facile esprimere le proprie opinioni, se queste sono antitetiche spesso alla cultura dominante (sia nella Chiesa che nella società civile), come anche non è facile promuovere le proprie idee nella vita quotidiana, quella che viene determinata dalla mistione di sacro e profano, di morale e di immorale, di giusto e di ingiusto, di bene e di male, perché subito al sacerdote si rinfaccia di fare politica e di trascurare l apostolato sacerdotale. Ora questo tipo di critiche c è sempre stato da che mondo è mondo, perché al potere è sempre andato di genio un interlocutore, prono e chino statolatricamente di fronte al Moloch dell autorità economica, finanziaria e politica. Avere i servi, interloquire con soggetti che dipendono dalla figura carismatica del capo è certo tipico di un regime autocratico e monocolore, di fronte al quale non bisognerebbe mai pronunziare parole o concetti critici, osservazioni destrutturanti, che mettano cioè in discussione il potere stesso; se poi lo fa un prete, allora tutti si scandalizzano, gridando all untore!, all untore!, come ad indicare una persona estremamente pericolosa ed indigesta. Ora don Alberto Conti appare a molti un prete scomodo, pericolosamente progressista, il cui progressivismo è scardinamento delle certezze ataviche di un settore di popolazione, legata inesorabilmente al passato, o cosa peggiore ad un futuro carente di criticità, autentico puntello della democrazia e di una società aperta a tutti gli influssi e non timorosa di fare i conti con la Storia, quella con la S maiuscola. Don Alberto - nel suo paese - è fatto oggetto di critiche, in quanto il suo atteggiamento e il suo apostolato cozzano con le fobie o con il perbenismo piccolo-borghese di molti suoi concittadini, legati ad una visione quasi immobile della figura sacerdotale. Ora noi oggi dobbiamo ringraziare proprio questi preti che portano avanti le battaglie non solo nell ambito della Chiesa ufficiale, venendo da essa emarginati se non addirittura perseguitati, ma anche nella società civile, nella quale i partiti, le organizzazioni sindacali in massima parte hanno perduto lo smalto degli anni Settanta e Ottanta del XX secolo, divenendo oggi servi inetti dell establishement berlusconiano. Un prete, definito di sinistra, come si diceva un tempo non lontano, non può esserci, perché pericoloso e scomodo: peccato, però, che molti nella stessa chiesa dimenticano quello che ha detto Paolo VI del ruolo sociale dei sacerdoti, per i quali non si deve parlare di indebito e gratuito sconfinamento nella politiclandestino Estate, verde rigoglio di tigli lungo il viale della ferrovia. In fondo alla pensilina del sottopassaggio, un nero è seduto su un muretto, il volto e le braccia di ebano sbucati da una maglietta bianca. Mangia un biscotto. Si riposa. Canta rauca la cicala nel cespuglio. Stridono i freni del treno sulle rotaie. Pensa alla sua Africa con afosa nostalgia: l ombra delle foreste in quest ora accaldata, la leggera fuga delle gazzelle all orizzonte di luce, le donne presso le capanne i bimbi festosi del villaggio. Solleva il vento del meriggio la polvere rossa e ne porta l odore. La piattaforma su cui sosta è arido sito che schiaccia ogni verde. La città dei bianchi, miraggio del benessere, non ha il respiro della sua terra. Qui c è frastuono, fretta, ruvidezza. Il suo lavoro precario. La dimora instabile. Con sé un fardello di solitudine, insicurezza, disagi. Ombra nera che passa tra la folla. Non è ancora nostro fratello. Non è figlio di questo paese. È clandestino. Lina D Incecco

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