IL CONTROLLO DELLA CONCENTRAZIONE MINIMA DI OSSIGENO DURANTE LA SCARICA DI UN SISTEMA ANTINCENDIO A GAS INERTE

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1 Milano, Gennaio 212 IL CONTROLLO DELLA CONCENTRAZIONE MINIMA DI OSSIGENO DURANTE LA SCARICA DI UN SISTEMA ANTINCENDIO A GAS INERTE Un po di storia Gli impianti antincendio a prodotti estinguenti gassosi sono passati, nel corso dei trascorsi decenni, attraverso un processo di evoluzione tecnica e normativa continuo, ma finalmente si incomincia ad intravedere una fase di stabilizzazione. Volendoci guardare dietro le spalle, siamo circa all inizio degli anni 7, ci ricordiamo tutti dell impiego dello storico Halon 131. Prodotto tecnicamente ottimo sotto il punto di vista della grandissima capacità di spegnimento, altrettanto buono per quanto riguardava la sicurezza delle persone. Ma poi ci si accorse che il suo impatto sulla salvaguardia della fascia di ozono era estremamente negativo. Ne venne non solo proibito l impiego per nuovi sistemi, ma si passò alla fase dello smaltimento del gas negli impianti installati. L era del NAF S III Successivamente, cioè nella fase di sostituzione degli impianti ad Halon, e siamo arrivati alla fine degli anni 8, ebbe un buon periodo di notorietà un prodotto denominato dalle norme come HCFC Blend A, molto più noto con la denominazione commerciale di NAF SIII. Ma anche tale prodotto, pur con valori decisamente molto più bassi rispetto all Halon 131, risultò inaccettabile sempre per la difesa della fascia di ozono e seguì la stessa sorte, cioè se ne vietò l impiego e si passò alla fase di dismissione negli impianti esistenti. Gli HFC La difesa della fascia di ozono divenne un aspetto prioritario nella scelta dei prodotti da utilizzare e pertanto parecchi operatori del settore si indirizzarono verso gli HFC che abbinavano ottime capacità estinguenti a valori di ODP (Ozone Depletion Potential) uguali a zero. Gli HFC venivano già ampiamente utilizzati anche come gas refrigeranti negli impianti di condizionamento.

2 Su tutti si imposero due prodotti, denominati HFC23 (PF 23)e HFC227ea (FM 2). Arrivano i gas inerti Nel frattempo, seguendo la linea tracciata da alcuni paesi del Nord Europa, si iniziarono ad utilizzare i gas inerti. Primo fra tutti IG541(miscela composta da 5% Argon,42% Azoto e 8% CO2). Subito dopo si aggiunsero i gas inerti puri, Argon IG1 e Azoto IG1 ed un altra miscela, IG55 (5% Argon e 5% Azoto). I giorni nostri Con uno scenario di questo genere siamo arrivati praticamente ai giorni nostri. Dobbiamo doverosamente osservare che l impiego degli estinguenti gassosi ha sempre seguito di pari passo l evoluzione normativa, che nella fase iniziale dell Halon aveva come riferimento unicamente standard americani (NFPA 12A ed NFPA 21), ma che successivamente vide la comparsa di norme ISO per il dimensionamento dei sistemi (ISO 1877, ISO 1452 poi divenuta UNI EN 154) e la certificazione di prodotto per ottenere la marcatura CE (UNI EN 1294).Tali normative riguardano sia i gas inerti che gli estinguenti denominati chimici. Per questi ultimi si prevedono tempi futuri non felicissimi, sempre per problematiche legate alla salvaguardia dell ambiente. Infatti anche se, come abbiamo visto, i valori ODP per questi prodotti sono uguali a zero, tuttavia gli elevati valori di GWP ed ALT (vedasi Tabella 1) lasciano facilmente pensare, visti i precedenti, che l autorità legislativa europea potrebbe presto porre limiti e programmi di dismissione, nell attuazione delle politiche di riduzione dell effetto serra ( GWP= Global Warming Potential Surriscaldamento della crosta terrestre- Effetto serra).

3 TABELLA 1 Agente estinguente O.D.P. G.W.P. A.L.T. Halon 131 HCFC BlendA HFC 23 HFC 125 HFC 227ea HFC 236fa FK mmy(NOVEC) Agente estinguente O.D.P. G.W.P. A.L.T. IG 1 IG 55 IG 1 IG 541 Unica eccezione, per quanto riguarda i gas chimici, è costituita dal nuovo prodotto della 3M denominato FK mmy2 ma soprattutto noto come NOVEC 123 che, come risulta dalla tabella, ha valori di impatto ambientale molto vicini allo zero e quindi assolutamente accettabili. L orientamento del mercato La storia che ci siamo lasciati alle spalle e l incertezza del futuro prossimo ha comunque innescato negli utilizzatori un certo scetticismo per l impiego dei gas chimici in antincendio, che viene di conseguenza limitato a quelle applicazioni nelle quali sia necessario attuare l azione di spegnimento in tempi rapidissimi. Ci riferiamo alla protezione delle sale Server, apparati di telecomunicazione,centri di calcolo, ambienti contenenti opere di particolare pregio e valore etc. Per tali applicazioni le soluzioni attuali e future prevedono come unica soluzione l impiego del NOVEC 123. Prodotto indubbiamente di alta qualità ed impatto ambientale assolutamente tollerabile, che ha come unica controindicazione l elevato costo del prodotto estinguente che limita la concorrenzialità nei confronti dei gas inerti.

4 Sempre più gas inerti Tutto questo ha comportato negli ultimi anni un forte ricorso all utilizzo dei gas inerti. Questi ultimi vengono normalmente impiegati per la protezione di tutti quei rischi nei quali si possa tollerare un azione di spegnimento meno rapida rispetto ai gas chimici, avendo come contropartita l utilizzo di prodotti ad impatto ambientale nullo. Stiamo parlando della protezione di archivi, biblioteche, magazzini etc. I gas inerti agiscono sulla concentrazione dell Ossigeno in ambiente che, in caso di pericolo, viene portata dal 21% circa, al 12,5% circa. Nel dimensionamento dei sistemi si fa riferimento alla norma UNI EN 154 che ci fornisce i parametri da applicare. Vista la delicatezza ed il costo il progettista deve provvedere con attenzione al calcolo preciso del volume dell ambiente. In nessun caso potrà sottrarre, nel formulare tale calcolo,il volume di materiali contenuti all interno che possano bruciare. Questa particolarità è sempre stata imposta da tutte le norme nazionali o estere, siano esse superate che attuali e quindi in vigore.

5 La presenza all interno degli ambienti da proteggere di materiali compatti (libri, documenti, materiali vari anche imballati) come in un archivio, un magazzino, una biblioteca etc. potrebbe rappresentare un problema. Se non si fa nulla e l impianto dovesse intervenire, a scarica avvenuta nell ambiente ci sarebbe una concentrazione di ossigeno che dovrebbe essere intorno al 12,5%, ma potrebbe essere anche molto meno in rapporto inversamente proporzionale al quantitativo di materiale contenuto. E tale concentrazione potrebbe anche essere inferiore al 1%, stabilita come minimo tollerabile per la sopravvivenza umana. Aldo Mangione aldo.mangione@gastecvesta.com