MATEMATICA E ISTRUZIONE TECNICA: LA TOSCANA, LE LEGAZIONI PONTIFICIE, LE MARCHE

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1 Capitolo XXVII MATEMATICA E ISTRUZIONE TECNICA: LA TOSCANA, LE LEGAZIONI PONTIFICIE, LE MARCHE L istruzione tecnica è figlia della rivoluzione industriale del secolo XIX, ma le sue premesse sono ben presenti già nella rivoluzione culturale del XVIII secolo: nella Cyclopaedia di Chambers, ma soprattutto nell Encyclopédie di Diderot e D Alembert, fu superata la contrapposizione tra arti meccaniche e arti liberali. Diderot curò personalmente la ricchissima sezione delle arti meccaniche dell Encyclopédie. 1 Gli insegnamenti matematici occupano nell istruzione tecnica spazi equivalenti a quelli del latino e del greco nell istruzione classica. Dal punto di vista dei contenuti la geometria che si insegnava era quella greca di Euclide, l algebra era quella di Cartesio, come pure la geometria analitica, la trigonometria era quella del Seicento e il calcolo differenziale e integrale, che non sempre veniva insegnato, era quello di Leibniz e Newton. Però il modo con cui queste materie venivano insegnate nell Ottocento non era quello originario: ad esempio la geometria analitica non era come la presentava Cartesio nella Géométrie che accompagnava il Discours de la méthode (1637). I contenuti disciplinari vennero sottoposti ad una importante revisione critica durante la Rivoluzione Francese e riorganizzati nell insegnamento delle Grandes Écoles: nell École Normale dell anno 3 e nell École Polytechnique (1794). Da questo riassetto disciplinare presero corpo gli insegnamenti matematici non solo in Italia, ma anche in Germania, in Spagna, oltre che in Francia. Le materie (algebra, geometria euclidea, trigonometria, geometria analitica, il calcolo differenziale e integrale) furono sistemate nei trattati di Monge e degli allievi dell École Polytechnique (primi tra tutti Sylvestre Lacroix ( ) e Jean-Baptiste Biot ( )). Un importante ristrutturazione ebbe l aritmetica con l introduzione del sistema metrico decimale. 2 La diffusione di questa nuova impostazione della trattatistica matematica elementare si ebbe nel periodo napoleonico per quello che riguarda l Europa continentale (Belgio, Italia, Germania). Per quel che riguarda l Inghilterra e gli Stati Uniti, nell età della 1 In questo lavoro si proseguono le ricerche sull istruzione tecnica, con particolare riferimento agli insegnamenti matematici, presentata al Convegno Scienza, tecnica e industria nei 150 anni di Unità d Italia (Brescia, Fondazione Micheletti, 24 gennaio 2011) e in corso di stampa: Elisa Patergnani, Luigi Pepe, Insegnamenti matematici e istruzione tecnica nel processo di unificazione nazionale. Il Lombardo- Veneto e il Regno di Sardegna. Studi di riferimento per l istruzione tecnica restano: Emilio Morpurgo, L Istruzione Tecnica in Italia, Roma, Barbera, 1875; Aldo Tonelli, L istruzione tecnica e professionale di Stato nelle strutture e nei programmi da Casati ai giorni nostri, Milano, Giuffrè, 1964; Simonetta Soldani, L istruzione tecnica nell Italia liberale ( ), Studi storici, 22, 1981, pp Luigi Pepe, Insegnamenti matematici e libri elementari nella prima metà dell Ottocento: modelli francesi ed esperienze italiane, in Da Casati a Gentile: momenti di storia dell insegnamento secondario della matematica in Italia, a cura di Livia Giacardi, Lugano, Lumières Internationales, 2006, pp

2 Restaurazione, furono ancora una volta i testi degli allievi dell École Polytechnique che servirono come base dell insegnamento nel primo Ottocento. A Cambridge, per esempio, il trattato elementare di calcolo differenziale e integrale di Lacroix venne tradotto in inglese a cura di Charles Babbage (inventore della macchina analitica) e in America fu adottato nell Accademia militare di West Point. L istruzione tecnica non si affermò però nel periodo napoleonico. Con la riforma dell insegnamento dell anno 3 in Francia si cercò di introdurre nelle scuole centrali materie di tipo tecnico, ma questo tentativo si arenò. Poi, con la riforma fatta da Jean- Antoine Chaptal ( ) che introdusse i licei, vennero cancellati gli insegnamenti tecnici. Non se ne sentiva ancora l esigenza: mentre in Inghilterra si era già messa in moto la rivoluzione industriale, in Francia ci troviamo di fronte ad una società preindustriale. L economia napoleonica non era ancora industriale, anche se esistevano, anche in Lombardia, delle industrie e anche dei modesti tentativi di organizzazione dell insegnamento tecnico. Giovanni Scopoli ( ), che fu un grande direttore generale della pubblica istruzione, pensava di trovare nei licei napoleonici uno spazio per l istruzione tecnica e utilizzava i vari professori per una serie di indagine sulle costruzioni rurali e sui riti nuziali; invece questa apertura all istruzione tecnica si arenò con la Restaurazione: anche in questo campo si fecero dei passi indietro. 3 Similmente in Francia le cose rimasero più o meno ferme, ma si cominciava a respirare l influsso dell Inghilterra dove in questo periodo già funzionavano le ferrovie ( ). Charles Dupin ( ), allievo dell École Polytechnique e uno degli studenti migliori di Monge, organizzò il Conservatoire des arts e métiers, che non ebbe il compito principale dell insegnamento quanto piuttosto della diffusione delle conoscenze tecniche e scientifiche. Dupin scrisse un opera importante di geometria e di meccanica che venne poi tradotta anche in italiano e stampata a Firenze e a Bologna nel Il Granducato di Toscana In Toscana un poco di istruzione tecnica era stata promossa dalla famiglia Asburgo- Lorena. Già Pietro Leopoldo di Lorena ( ), granduca di Toscana dal 1765 al 1790, nell ambito della sua politica di rinnovamento dello Stato, aveva rifondato nel 1784 l antica Accademia di Disegno chiamandola Accademia di Belle Arti. Da essa, nel periodo napoleonico, ebbe origine il Conservatorio di Arti e Mestieri (1809). Firenze nei primi decenni dell Ottocento guardava molto alla Francia perché nel periodo napoleonico erano stati stabiliti dei contatti importanti, per esempio attraverso Vittorio Fossombroni ( ), che era stato senatore in Francia durante l unione dell Etruria e della Toscana con l Impero francese, e Gaetano Giorgini ( ), padre di Gian Battista Giorgini che sposò una figlia di Alessandro Manzoni, già allievo 3 Stato e pubblica istruzione. Giovanni Scopoli e il suo viaggio in Germania (1812), a cura di Luigi Blanco e Luigi Pepe, Annali Istituto Storico Italo-germanico, 21 (1995), pp Carlo Dupin, Geometria e meccanica delle arti e mestieri e delle belle arti ad uso degli artisti, e direttori d officine e manifatture, tomi I-II-III, Firenze, Piatti, 1829 (Bologna, Cardinali, 1829). Sulla figura scientifica di Dupin nel contesto della sua epoca si veda Ivor Grattan Guinness, Convolutions in French Mathematics, , voll. 3, Basel, Birkhäuser, 1990, passim. 2

3 dell École Polytechnique: a lui Dupin dedicò un esemplare della sua opera. Giorgini fu personaggio importante per la cultura tecnica in Toscana, fu un sovraintendente del catasto e uno dei riformatori dell Università di Pisa nel La Geometria e meccanica di Dupin faceva coesistere delle questioni di meccanica piuttosto minute (per esempio l uomo panciuto che sposta il baricentro in avanti mentre cammina) con questioni tecnico avanzate come la descrizione delle locomotive. L opera di Dupin, per il grande successo che ebbe anche in Italia, merita di essere presentata in dettaglio attraverso l indice delle Lezioni: Charles Dupin, Geometria e meccanica delle arti, dei mestieri e delle belle arti ad uso degli artisti, e direttori d officine e manifatture, Tomo Primo-Geometria, Firenze, Nella stamperia di Guglielmo Piatti, 1829: Prima Lezione: Dalla linea retta, degli angoli, delle perpendicolari e delle oblique. Seconda Lezione: Delle linee parallele, e loro combinazioni con le perpendicolari e le oblique. Terza lezione: Del circolo. Quarta lezione: Delle varie forme che possono darsi ai prodotti dell industria con la linea retta e col circolo. Quinta Lezione: Delle figure eguali, delle figure simmetriche e delle figure proporzionali. Sesta Lezione: Della superficie delle figure piane terminate da linee rette e circolari. Settima Lezione: Dei solidi terminati da piani. Ottava Lezioni: Dei Cilindri. Nona Lezione: Delle superficie coniche. Decima Lezione: Delle superficie sviluppabili e delle superficie non sviluppabili. Decima-Prima Lezione: Delle superficie di rivoluzione. Decima-Seconda Lezione: Delle superficie spirali. Decima-Terza Lezione: Dell intersezione delle superficie. Decima-Quarta Lezione: Delle tangenti e dei piani tangenti alle curve ed alle superficie. Decima-Quinta Lezione: Curvatura delle linee e delle superficie. Charles Dupin, Geometria meccanica delle arti, dei mestieri e delle belle arti ad uso degli artisti e direttori d officine e manifatture, Tomo Secondo-Meccanica, Firenze, Nella Stamperia di Guglielmo Piatti, 1829: Prima Lezione: Sistema generale delle misure impiegate nelle arti meccaniche. Seconda Lezione: Seguito delle misure, prime leggi del moto e loro applicazioni alle macchine. Terza Lezione: Delle forze parallele. Quarta Lezione: Del centro di gravità delle macchine e dei prodotti d industria e dei momenti. Quinta Lezione: Seguono le leggi del movimento. Sesta Lezione: Delle macchine semplici, le corde, i punti sospesi, le armature, ec. Settima Lezione: Segue il trattato delle corde. Teoria dei movimenti circolari, dei momenti d inerzia e dei pendoli. Ottava Lezione: Della leva. Nona Lezione: Delle pulegge. Decima Lezione: Dell argano e delle ruote dentate. Decima-Prima Lezione: Equilibrio sopra i piani fissi; piani inclinati; strade di ferro con i loro piani inclinati. Decima-Seconda Lezione: Della vite, delle torsioni, dei cordami, del cuneo e degli strumenti che vi hanno relazione. Decima-Terza Lezione: Dell attrito delle macchine. Decima-Quarta Lezione: Delle pressioni, delle tensioni e dell elasticità in generale. 5 Iolanda Nagliati, La corrispondenza scientifica di Vittorio Fossombroni ( ), Bologna, Clueb,

4 Decima-Quinta Lezione: Dell urto dei corpi. Charles Dupin, Geometria e meccanica delle arti, dei mestieri e delle belle arti ad uso degli artisti e direttori d officine e manifatture, Tomo Terzo-Dinamica, Firenze, Nella Stamperia di Guglielmo Piatti, 1829: Prima Lezione: Enumerazione delle forze industriali: forza dell uomo: direzione che essa deve al senso della vista. Seconda Lezione: Del senso dell udito considerato come istrumento di misura, e della direzione che dà alle forze dell uomo. Terza Lezione: Forze fisiche dell uomo. Quarta Lezione: Dell accrescimento e della migliore applicazione della forza dell uomo. Quinta Lezione: Forza degli animali. Sesta Lezione: Forza della gravità considerata principalmente nell equilibrio e nella pressione dell acqua: presse idrauliche. Settima Lezione: Equilibrio dei corpi galleggianti: gravità specifiche: sgorgamento dei fluidi. Ottava Lezione: Forza motrice somministrata dalle acque naturali della Francia. Nona Lezione: Delle ruote idrauliche. Decima Lezione: Equilibrio dei fluidi aeriformi: trombe. Decima-Prima Lezione: Della forza del vento; ventilatori; navigazione; molini a vento. Decima-Seconda Lezione: Del calorico. Decima-Terza Lezione: Macchine a vapore secondo il sistema Watt. Decima-Quarta Lezione: Macchine a vapore a media ed alta pressione. Decima-Quinta Lezione: Bastimenti a vapore: misura del lavoro delle macchine a vapore Con quest opera ci troviamo di fronte a un libro per l autoistruzione e non a un vero e proprio programma di scuole tecniche. Un iniziativa interessante, ma limitata, fu quella del marchese Cosimo Ridolfi ( ) che, nella sua fattoria di Meleto in Val d Elsa, raccolse una decina di giovani per ammaestrarli gratuitamente nella scienza e nell arte dell agricoltura. Il numero degli allievi crebbe in quella che è stata celebrata come la prima scuola agraria in Toscana. 6 In Italia, tuttavia, un programma di riforme generali non era possibile fino a quando non cessò di vivere l imperatore d Austria Francesco I ( ), che aveva un avversione viscerale per qualunque novità. Granduca di Toscana era dal 1824 Leopoldo II ( ) per grazia di Dio, Principe Imperiale d Austria, Principe Reale d Ungheria e di Boemia, Arciduca d Austria : per questo le istituzioni del Granducato potevano fregiarsi del nome di Imperiali e Reali. Egli aveva un sincero desiderio di migliorare la vita dei suoi sudditi e vagamente si ispirava all azione riformatrice del nonno Pietro Leopoldo. Alle fine degli anni trenta Leopoldo ben metteva a fuoco nelle sue memorie autobiografiche i difetti dell istruzione in Toscana: In Toscana l insegnamento pubblico era in parte imperfetto: non era uniformemente repartito per il granducato e mancavano alcuni gradini di quelli che aiutano a salir sicuramente dal basso fino al più alto. Ad erigere edificio di tanta importanza si richiede disegno che le molte parti componga in un insieme; occorre larga base e solido fondamento, e le pietre a regola squadrate e sovrapposte e debitamente collegate. 7 6 Lettere inedite a Cosimo Ridolfi nell archivio di Meleto, vol. 1 ( ), a cura di Romano P. Coppini e Alessandro Volpi, Firenze, Olschki, Il governo di famiglia in Toscana. Le memorie del granduca Leopoldo II di Lorena ( ), a cura di Franz Pesendorfer, Firenze, Sansoni, 1987, pp

5 L anno dopo, discutendo in margine alla Riunione degli scienziati Italiani di Pisa con Gaetano Giorgini, Leopoldo II ancora non pensava ad un istruzione tecnica diffusa sul territorio: In quelli giorni avevo discorso del riordinamento delli studi con Gaetano Giorgini: aveva mente lucida e operosità, e avevo pensato a lui per l ufficio di soprintendente, al quale poi fu nominato. Tre manifestamente dovevano essere i gradi del pubblico insegnamento: scuole elementari, ginnasi e licei, ed università; questa una, ma completa. Era del vuoto nel primo e secondo grado. Volevo fare esperimento parziale, e prescelsi a ciò il Senese: quivi volea le scuole elementari fossero complete, e stabilito liceo di prima classe in Siena. 8 Tuttavia in quegli anni il governo toscano stava svolgendo un inchiesta sui sistemi di istruzione con particolare riferimento al Regno Lombardo Veneto. Di essa si trova traccia archivistica: P. Antonio Maria Leonardi, Alcune nozioni intono al sistema scolastico del Regno Lombardo. 9 Il Leonardi passava in rassegna le scuole Elementari, i Ginnasi (c. 36): nel 1838 studiavano 8001 scolari, i Licei: circa 6000 scolari e si soffermava sul Regolamento organico per le scuole tecniche in Milano e in Venezia. Tra le materie di insegnamento figuravano: La Matematica pura elementare (della quale in ogni corso sarà insegnata una parte dell Aritmetica comune, dell Algebra e della Geometria) e specialmente la parte geometrica va bensì trattata con profondità e rigore, ma però sempre con un costante riguardo ai casi correnti nella vita commerciale e manifatturiera, e ai relativi calcoli, indicando anche gli opportuni metodi d abbreviazione. Della Trigonometria piana e delle sezioni coniche si toccherà solo quello, che è indispensabile per le lezioni di fisica. (c. 45) A questa inchiesta facevano seguito alcune osservazioni e proposte: Luigi Serristori, Memoria sopra la generale riforma della Pubblica Istruzione in Toscana, febbraio Si cominciava con l osservare che: 10 Nella mancanza di Scuole tecniche o di Arti e Mestieri gran parte della popolazione appartenente alle classi inferiori con avidità accorre alle scuole latine con la sola idea di abbandonare la professione della propria famiglia, per altra creduta più lucrosa e più onorevole, e ciò avviene in gran parte dal trovarsi tali scuole stabilite anche nei più insignificanti borghi (13v). 11 Lo stato di fatto era quindi: Tutto per le professioni liberali nulla per le Tecniche. (14r). Per Serristori bisognava voltare pagina: Da molte parti si va ripetendo, che la Toscana non può essere che un paese agricolo, proposizione erronea poiché la nostra storia dei secoli di mezzo la smentisce. Non già per difetto di leggi, la Toscana non è oggi anche manifatturiera, ma soltanto per mancanza di tecnica istruzione delle classi industriali. Nella generale concorrenza delle Nazioni le manifatture non 8 Ivi, p Archivio di Stato di Firenze, Segreteria di Gabinetto, Appendice n. 69/1. 10 Il conte Luigi Serristori ( ), di antica famiglia fiorentina, aveva combattuto contro i Turchi nell esercito russo ( ). Tornato in Toscana fu nominato governatore di Siena e di Pisa e ministro della Guerra nel governo Ridolfi (1848). 11 Archivio di Stato di Firenze, Segreteria di Gabinetto. Appendice n. 69/3 (interno 5) 5

6 possono più prosperare che sotto condizioni ben diverse da quelle in cui fiorirono nei secoli decorsi. Oggi non più manifatture domestiche, ma lavoro riunito in grandi stabilimenti, ed aiutato dal progresso quotidiano delle applicazioni delle scienze fisiche alle arti meccaniche. Quindi la necessità di un istruzione speciale ed adattata ai bisogni delle classi industriali, se vuolsi incremento nelle manifatture toscane. E qui giova notare che in quest epoca di generale concorrenza fra le Nazioni, chi non progredisce decade. (14v) Queste erano le sue proposte per le scuole tecniche: L insegnamento nelle scuole tecniche potrà essere il seguente: Istruzione religiosa, Contabilità mercantile, Geografia specialmente applicata al traffico, Geometria e Trigonometria rettilinea, Algebra fino all equazione di 2 grado, Disegno delle macchine, Applicazione della fisica, chimica e meccanica alle arti e ai mestieri, Fisica vegetabile ed economia rurale, Lingua francese. (16r) Operativamente bisognava staccare una sezione dall Accademia delle Belle arti di Firenze, a Pisa e a Siena utilizzare sia le accademie artistiche che i professori di quelle università: istituire quindi tre scuole tecniche a Firenze, a Pisa, a Siena. Inoltre, considerando la bassa estrazione sociale degli alunni dell istruzione tecnica: Sarebbe d uopo che gli scolari i più bisognosi fossero sussidiati dal Governo, dalle Comunità, o da pie Fondazioni con posti gratuiti di studio presso le anzidette Scuole. A Pisa nel 1839 e poi a Firenze nel 1841 e a Lucca nel 1843, che non faceva parte allora del Granducato, si tennero riunioni degli scienziati italiani nelle quali i problemi dell istruzione tecnica furono discussi. 12 Un passo decisivo per l istruzione tecnica in Toscana si ebbe con l ordinamento dell I. R. Istituto Tecnico Toscano che dovette molto al matematico Filippo Corridi ( ), uno degli organizzatori della Riunione degli scienziati a Pisa. Nel 1850 furono emanati dei decreti granducali che stabilivano che le scuole tecniche annesse alla terza classe dell Accademia delle Belle Arti, la classe di Arti e Manifatture (il vecchio Conservatorio di Arti e Mestieri), fossero separate dall Accademia e che fossero dirette dal Corridi. Le partecipazioni alle esposizioni internazionali (Esposizione Universale di Londra 1851 e di Parigi 1855) di questo Istituto diedero ad esso una notevole affermazione. Il Corridi, grazie agli stretti contatti con la cultura europea tecnicoscientifica più avanzata, ebbe modo di conoscere l organizzazione dell istruzione popolare presso le nazioni più progredite; in particolare durante il suo soggiorno in Francia in qualità di Commissario generale della Toscana, visitò La Martinière, scuola lionese nata nel Importanti informazioni su questa istituzione ci vengono forniti dagli scritti del pedagogista livornese Enrico Mayer ( ). Questo studioso promosse in tutta la Toscana l educazione popolare, occupandosi in particolare della diffusione degli asili 12 Luigi Alessandro Parravicini, Rapporto sulle scuole tecniche nel Regno lombardo veneto e specialmente sulla Scuola tecnica di Venezia, in Atti della Quinta Riunione degli scienziati italiani tenuta in Lucca nel settembre del MDCCCXLIII, Lucca, Giusti, 1844, pp Parravicini, ingegnere a Pavia, fu autore di un celebre libro per l istruzione dei giovanetti: Giannetto (1837), cfr. Marino Berengo, Appunti su Luigi Alessandro Parravicini. La metodica austriaca della Restaurazione, in Omaggio a Piero Treves, a cura di Attilio Mastrocinque, Padova, Antenore, 1983, pp

7 infantili a Livorno e collaborando nell istituzione di scuole di mutuo insegnamento. Dopo la giovinezza trascorsa nella città labronica si trasferì a Firenze. Qui ben presto iniziò a collaborare all Antologia e si legò a Vieusseux e, più in generale, familiarizzò con gli ambienti liberali. Strinse amicizia con gli spiriti più illuminati del suo tempo, da Ferrante Aporti ( ) a Raffaello Lambruschini ( ), da Mazzini a Pietro Thouar ( ). Pur non prendendo mai parte realmente attiva alle vicende politiche, in ciò ostacolato anche dal fatto che non era cittadino toscano, Mayer conobbe un breve periodo di prigionia a Roma (1840), a causa di sospette attività rivoluzionarie, e fu volontario durante la guerra del Grazie ai suoi viaggi in Europa come precettore dei figli del re di Württemberg e di Girolamo Bonaparte, ebbe modo, di conoscere più da vicino le innovazioni didattiche e metodiche straniere. I suoi articoli che descrivevano dettagliatamente le caratteristiche di queste istituzioni furono inizialmente pubblicate nel periodico Guida dell Educatore dell abate Raffaello Lambruschini e successivamente raccolte in un unica opera intitolata Frammenti di un viaggio pedagogico pubblicata a Firenze nel Mayer conobbe La Martinière nel 1833 attraverso Jean-Gabriel Eynard ( ). Questa scuola era sta istituita grazie a un lascito testamentario del generale Claude Martin e Eynard ebbe il compito di prendersene cura e di dare compimento alle benefiche disposizioni di Martin. La Martinière fu inaugurata nel 1833, l istituzione era completamente ordinata come scuola destinata all insegnamento gratuito delle scienze e delle arti in relazione coll industria lionese, e in modo più speciale colla fabbricazione dei drappi di seta. L insegnamento completo della scuola era diviso in due anni. Per quanto riguarda la matematica si insegnava: l aritmetica e la sua applicazione al conteggio commerciale, le prime nozioni di algebra, la geometria elementare colle sue principali applicazioni; gli elementi della geometria descrittiva con numerosi esercizi di projezione e d intersezione di superfici. 14 La Martinière fu presa a riferimento dal Corridi per la strutturazione del suo istituto. Nel febbraio del 1857 l Imperiale e Regio Istituto Tecnico di Firenze fu inaugurato e le lezioni iniziarono ufficialmente nel novembre dello stesso anno. Secondo il Regolamento Organico l Istituto comprendeva: le Scuole Tecniche suddivise in due corsi (Studi di tecnologia fisica-meccanica, biennale; Studi di tecnologia fisico-chimica, triennale); l Accademia di Arti e Manifatture, il Museo Tecnologico, l Officina di meccanica e la Biblioteca. 15 Le lezioni per questi corsi erano pubbliche e i programmi degli insegnamenti, stabiliti dai professori all inizio del corso, dovevano essere approvati dal direttore. In particolare il professore di geometria descrittiva e di disegno tecnologico aveva l obbligo di esporre teoricamente il metodo delle proiezioni, e di farne conoscere le applicazioni al disegno tecnologico. L insegnamento della geometria descrittiva durava un anno, invece quello di disegno si prolungava per tutti gli anni di studio previsti dal corso Enrico Mayer, Frammenti di un viaggio pedagogico, Firenze, Cellini, Ivi, p L'Istituto Tecnico di Firenze - nota storica, a cura di Riccardo Bacci e Mauro Zampoli, Firenze, Grafica Style, 1977; Alle radici della moderna ingegneria, a cura di Giuseppe Pelosi e Simonetta Soldani, Firenze, Firenze University Press, 2010, pp Annuario dell I. e R. Istituto Tecnico Toscano, Stamperia Granducale, ( 7

8 Il Regolamento Organico per l Imperiale e Regio Istituto Tecnico Toscano (1857) prevedeva: Titolo I - Oggetto dell'istituto. Art. 1. L' Istituto Tecnico Toscano è fondato a promuovere lo studio delle scienze di applicazione, e il progresso delle utili industrie, delle arti e delle grandi lavorazioni. Titolo. II- Composizione dell Istituto. Art. 2. L' Istituto Tecnico comprende: a) Le Scuole Tecniche; b) L'Accademia di Arti e Manifatture; c) Il Museo tecnologico; d) L'Officina di Meccanica; e) La Biblioteca. Titolo III- Scuole Tecniche. Art. 3. Le Scuole Tecniche offrono le seguenti sei Cattedre, cioè: Geometria descrittiva e Disegno Tecnologico, Fisica tecnologica e Tecnologia speciale delle Arti fisiche, Meccanica sperimentale e Tecnologia speciale delle Arti meccaniche, Storia Naturale applicata alle Arti, Chimica applicata alle Arti, Metallurgia. Il 10 marzo 1860 il governatore della Toscana Bettino Ricasoli ( ) emanò un decreto per il riordinamento dell istruzione secondaria in questa regione: 17 IL R. Governo della Toscana, considerando che la educazione dell animo e la coltura dell intelletto sono il fondamento della civiltà d una nazione; considerando che, dopo aver provveduto in parte alla istruzione universitaria e a quella superiore, è necessario ordinare la istruzione elementare e la secondaria, decreta: Titolo Primo - Disposizioni generali- Capitolo Unico Art. 1. L insegnamento secondario comprenderà le Scuole tecniche, i Ginnasi e i Licei. [ ] Titolo Terzo - Insegnamento secondario - Capitolo I- Delle scuole tecniche Art. 13. Le scuole tecniche si dividono in inferiori e superiori. Art. 19. In Firenze e in Livorno vi sarà un Direttore per le Scuole tecniche inferiori e superiori, il quale non potrà unire al suo ufficio quello di professore. A questo decreto seguì il Regolamento per le Scuole tecniche della Toscana, dello stesso 10 marzo 1860, a firma del ministro dell istruzione pubblica Cosimo Ridolfi: Art. 1. L insegnamento nelle Scuole tecniche inferiori sarà distribuito in tre anni nel modo seguente: Primo anno: Catechismo- calligrafia- grammatica italiana elementare, e primi esercizi nei classici scrittori, e nei più facili ed usuali componimenti aritmetica geometria pratica e disegno lineare elementi di disegno decorativo ginnastica. Secondo anno: Catechismo calligrafia grammatica italiana, ed esercizi nei classici scrittori e nella composizione aritmetica ragionata, e prime nozioni d algebra disegno decorativo 17 Nuovo Codice della istruzione pubblica. Raccolta delle Leggi, Decreti Regolamenti, Circolari, Istruzioni e decisioni ministeriali vigenti nel Regno d Italia sull ordinamento della istruzione pubblica e sull istruzione normale, secondaria classica e tecnica ed elementare con annotazioni e raffronti approvata dal Ministero della istruzione pubblica, Saluzzo, Fratelli Lobetti-Bodoni, 1870, pp

9 disegno dei congegni meccanici, e principii del disegno delle costruzioni prime nozioni di fisica e di chimica compendio della storia dell Italia antica geografia elementare grammatica elementare della lingua francese ginnastica. Terzo anno: Catechismo calligrafia modo di tenere la scrittura in partita semplice e in partita doppia esercizi di composizione in lingua italiana, studio e notizie storiche intorno ai classici scrittori geometria elementare disegno decorativo, ed esercizi del modellare compendio della storia italiana del medio evo e moderna geografia appropriata ai bisogni del commercio e delle industrie lingua francese (per coloro che seguono anche il corso superiore). Art. 2. L insegnamento tecnico superiore sarà diviso in due anni nel modo seguente: Primo anno: Catechismo geometria descrittiva; tre lezioni per settimana: -elementi di fisica sperimentale; tre lezioni per settimana: - elementi di chimica sperimentale; tre lezioni per settimana: - esercizi di composizione nella lingua italiana, studio e notizie storiche dei classici scrittori; tre lezioni per settimana: - compendio della storia delle nazioni più civili antiche e moderne; tre lezioni per settimana: - geografia; tre lezioni per settimana: - lingua francese; tre lezioni per settimana. Secondo anno: Catechismo; - topografia e disegno topografico; due lezioni per settimana: - elementi di fisica applicata alle arti; tre lezioni per settimana: - elementi di chimica applicata alle arti; tre lezioni per settimana: - agraria; tre lezioni per settimana: - compendio della storia dei viaggi, delle scoperte, del commercio e delle industrie; tre lezioni per settimana: - geografia; due lezioni per settimana: - lingua francese; tre lezioni per settimana. Art. 3. Nelle città dove è un Liceo, le Scuole tecniche dipendono dal Direttore di esso. In altro regolamento sarà stabilito quali corsi dovranno essere seguiti nelle Scuole tecniche inferiori e nelle superiori da coloro che si danno al commercio, e da quelli che si danno alle arti chimiche o alle decorative o alle macchine. Si adottava in sostanza la legge Casati, ma l estensione di questa alla Toscana in generale incontrò notevoli difficoltà e subì rallentamenti dovuti sia all alto livello dell istruzione tecnica in Toscana sia a situazioni specifiche. Ad esempio per l istruzione tecnica superiore l Istituto tecnico di Firenze, che i Fiorentini non volevano sacrificare, confliggeva con gli studi di ingegneria all Università di Pisa. 2. Le Legazioni pontificie di Bologna Ferrara e Ravenna Nello Stato Pontificio l istruzione era stata riorganizzata dopo il ritorno di Pio VII al governo dall esilio parigino con la bolla Quod divina sapientia, dell'agosto 1824, che strutturò, seguendo il modello napoleonico, tutto il sistema delle scuole. Nello Stato pontificio c era una grandissima polverizzazione di istituzioni educative che però vivevano stentatamente ed erano dislocate senza nessuna razionalità. Non c era paese di 4000/5000 abitanti in cui un cardinale, un alto prelato, un medico del papa non avesse lasciato il suo palazzo o un po di fondi a disposizione della pubblica istruzione. Fu proprio grazie all esperienza della Repubblica Romana e del periodo napoleonico che si mise ordine all istruzione con la riforma di Pio VII in gran parte progettata dal cardinale 9

10 Ercole Consalvi. Al vertice c erano le Università primarie Bologna e Roma e poi un certo numero di Università secondarie, tra cui Ferrara, Macerata, ecc. 18 Lo Stato Pontificio non destinava fondi all istruzione. Anche le Università si reggevano in sostanza come fondazioni private con propri proventi. Dal punto di vista patrimoniale il preventivo della Pontificia Università di Ferrara portava un bilancio di circa diecimila scudi romani cioè l equivalente di cinquecentomila euro fatto in termini di oro. Il costo per studente era paragonabile a quello attuale (ottanta studenti rispetto ai diciassettemila attuali). Il bilancio si fondava su una miriade di piccole proprietà affittate, di depositi in banca, di lasciti ecc. 19 Tutta l istruzione era rigidamente sottoposta all autorità religiosa che vigilava sulla frequenza degli allievi e dei professori ai precetti della chiesa (messa domenicale, comunione pasquale ecc.). Le Università secondarie erano presiedute dal vescovo della città che regolava tutto il sistema scolastico. Anche quel poco di istruzione tecnica fu creata con lasciti privati, nella vecchia tradizione delle donazioni a fini educativi. I territori settentrionali dello Stato della Chiesa erano costituiti dalle tre Legazioni di Bologna, Ferrara e Ravenna. Bologna, la principale città delle Legazioni, era stata nel secolo XVIII un centro importante della produzione dei filati e veli di seta, ma questa attività preindustriale era molto decaduta negli anni venti dell Ottocento, quando un diffuso pauperismo interessava la città. Furono due importanti studiosi, che si erano impegnati politicamente nel periodo napoleonico, Luigi Veleriani e Giovanni Aldini, a mettere i loro patrimoni e le loro raccolte a disposizione dei cittadini per un rilancio delle attività produttive qualificate. 20 Luigi Valeriani ( ) aveva rappresentato il dipartimento del Lamone al Gran Consiglio della Repubblica Cisalpina, era poi stato professore di economia pubblica all Università di Bologna. Giovanni Aldini ( ), nipote di Luigi Galvani, aveva curato gli interessi bolognesi a Milano negli anni tra la Repubblica Cisalpina e il Regno d Italia: era uno scienziato conosciuto internazionalmente. Entrambi erano stati membri dell Istituto Nazionale, incaricato di raccogliere le scoperte e di orientare l attività scientifica e didattica della Repubblica e del Regno d Italia. 21 Valeriani dispose nel suo testamento (1828) l erezione a Bologna di una scuola di disegno applicata alle arti e ai mestieri meccanici con esercitazioni pratiche affidate a reputati maestri artigiani Aldini lasciò erede il Comune di Bologna (1834) con l incarico di mettere in attività un gabinetto destinato a procurare specialmente agli artisti i mezzi di conoscere le principali macchine riguardanti le arti e i mestieri e la maniera di perfezionare le manifatture col mezzo della chimica e della fisica applicata alle arti. Egli aveva infatti 18 Agostino Gemelli, Silvio Vismara, La riforma degli studi universitari negli Stati Pontifici ( ), Milano, Vita e Pensiero, Luigi Pepe, La formazione degli ingegneri a Roma dalla Scuola Politecnica Centrale alla Scuola degli Ingegneri Pontifici, in Amministrazione, formazione e professione: gli ingegneri in Italia tra Sette e Ottocento, a cura di Luigi Blanco, Bologna, Il Mulino, 2000, pp Archivio storico diocesano di Ferrara, Fondo Vannicelli Casoni, Preventivo della Pontificia Università di Ferrara, Roberto Curti, Istruzione tecnica e formazione delle maestranze. Cent anni di vita dell Aldini-Valeriani di Bologna, , in Storia d Italia. Le regioni dall Unità a oggi. L Emilia Romana, a cura di Roberto Finzi, Torino, Einaudi, 1997, pp ; Roberto Curti, Maura Grandi (a cura di), Imparare la macchina. Industria e scuola tecnica a Bologna, Bologna, Editrice Compositori, Luigi Pepe, Istituti Nazionali, Accademie e Società scientifiche nell Europa di Napoleone, Firenze, Olschki,

11 raccolto circa cinquecento strumenti di fisica e di chimica ed era al corrente delle novità tecnologiche della rivoluzione industriale con le quali era venuto in contatto in un lungo viaggio in Europa nel che lo portò da Milano, a Vienna, Berlino, Amburgo, Rotterdam, Londra, Birmingham, Manchester, Edimburgo, Glasgow, Londra, Parigi e ancora a Milano. La messa in opera dei lasciti Aldini e Valeriani fu piuttosto laboriosa. Nel 1837 il Comune nominò una Commissione organica con il compito di istituire scuole di disegno e di chimica e di fisica applicata alle arti, dotate di laboratori. Le scuole cominciarono ad operare solo nel 1844: quella di Fisica-meccanica aveva sede in San Pietro Martire, quella di Chimica in un locale dell abitazione dell insegnante. La scuola di Disegno, attiva già dal 1842, era collocata in Archiginnasio. Nel 1847 tutte e tre le scuole furono trasferite in via dei Poeti 512. La scuola di disegno ebbe un andamento quasi regolare, mentre le altre subirono varie interruzioni. Con l unità d Italia la Valeriani fu mantenuta come scuola comunale serale e nel 1861, come scuola di disegno applicata alle arti industriali fu aperta in via de Foscherari. L insegnamento doveva applicarsi alle arti meccaniche ed idrauliche, alla stereotomia, alla carpenteria, alla fonderia, alla lavorazione di lastre e bande metalliche, ed in genere alle arti delle costruzioni. I principi e i metodi andavano tratti dalla geometria elementare per ciò che concerne il disegno lineare e dalla geometria descrittiva per ciò che è relativo ai corpi solidi e alla loro esatta e completa rappresentazione. Ancora dalla geometria descrittiva si dovevano ricavare i canoni per lo studio delle proiezioni, il tracciamento delle curve, le intersezioni delle superfici, la teoria delle ombre. Nel 1863 venne riaperto anche il Gabinetto Aldini di fisica e di chimica nei locali delle Scuole Pie a San Domenico. Ma nel campo dell istruzione tecnica si preferì inizialmente la strada della discontinuità, mandando a formarsi in Francia e in Svizzera i migliori operatori. A dirigere l Aldini fu chiamato Sebastiano Zavaglia fino alla sua morte prematura nel Mentre la strumentazione dell Aldini continuava ad interessare, anche per la costituenda Scuola di Ingegneria, la collocazione di questa scuola nel quadro dell istruzione tecnica delineata dalla legge Casati restava problematica. Solo con la riforma degli studi tecnici del l Aldini e la Valeriani ebbero la decisiva trasformazione in Istituto tecnico industriale per periti industriali che si estese poi all elettromeccanica. L efficacia di questa trasformazione si manifestò nel secondo dopoguerra quando molti diplomati dell Aldini Valeriani sono diventati dirigenti industriali o imprenditori di settori importanti della realtà produttiva: dalla motoristica, alla produzione di macchine automatiche, alla componentistica, all elettronica. A Ferrara alla fine degli anni trenta la situazione igienico sanitaria e alimentare della popolazione presentava aspetti allarmanti. Nel 1838 un decimo dei nati non superava il primo mese di vita, ma a Ferrara i morti entro il primo mese tra il 1843 e il 1846 erano 198 su : il doppio della media generale. A Ferrara nel 1844 rispetto a 8511 nascite si contavano 1586 bambini morti, tanto da suscitare un intervento all arcivescovo di Ferrara Ignazio Giovanni Cadolini. L introduzione delle nuove tecniche agricole fu considerata uno strumento di intervento importante per migliorare le condizione di vita materiale della popolazione. Nel 1841 fu fondato un Istituto agrario per iniziativa di Giuseppe Mayr che si collegava a precedenti istanze di Gaetano Recchi, Andrea Casazza, Giuseppe Bozzoli e Salvatore Anau. Esso prese il nome di Scuola d Agraria teorico pratica territoriale. Ad insegnare agraria fu chiamato Francesco Luigi 11

12 Botter che si era già distinto nell Accademia agraria di Pesaro. Argomenti delle lezioni del prof. Botter erano: Economia rurale speciale; Fondazione di un impresa agronomica; Governo d un impresa agronomica; Amministrazione d un impresa agronomica; Agraria inorganica; Agrologia (composizione chimica dei terreni); Formazione de terreni coltivabili; Proprietà di ciascuna sostanza che compone i terreni coltivabili; Agricoltura propriamente detta; Agricoltura chimica; Abbonimenti (concimi); Ingrassi animali, vegetabili e vegeto-animali; Agricoltura meccanica; Lavori e fine che ci proponiamo co medesimi; Strumenti a mano; Strumenti tradotti sul campo dagli animali; Agraria organica; Agraria organica vegetabile; Erbicoltura (risaie); Albericultura; Agraria organica animale; Animali utili; Animali nocivi; Gabinetto agrario (collezione di sementi); Riduzione del podere e dell orto agrario; Conferenze agrarie. 22 Il 6 febbraio del 1843 aprì presso Palazzo dei Diamanti che ospitava l Ateneo civico, la Scuola di Agraria. A insegnare furono chiamati i professori di fisica, chimica, botanica, architettura della Pontificia Università e un professore di veterinaria: i quali in un corso di ventiquattro lezioni le materie esponessero, che più giova all agricoltore di conoscere sotto i rapporti delle scienze suddette. Le lezioni di agricoltura teorico pratiche del prof. Francesco Luigi Botter furono compendiate e stampate a cura dell ing. Domenico Barbantini e dedicate al legato di Ferrara card. Luigi Ciacchi e all arcivescovo di Ferrara, card. Ignazio Giovanni Cadolini. La divulgazione dei miglioramenti da introdurre in agricoltura fu affidata alle Conferenze agrarie che Botter tenne nel mese di giugno del Nel 1847 a presidente delle Conferenze agrarie fu nominato il marchese Ferdinando Canonici, gonfaloniere della città. 23 Il quadro preindustriale delle legazioni dello Stato Pontificio è presentato da un notevole volume di un professore dell Università di Ferrara: Gaetano Nigrisoli, Rivista dei più importanti prodotti naturali e manifatturieri dello Stato Pontificio (Ferrara, Taddei, 1857). Ben modeste erano le industrie manufatturiere a Ravenna: fonderia di vetri e cristalli; fabbriche di sapone; distillerie. Qualcosa c era a Faenza e Imola. Più consistente era l attività industriale a Bologna: lanifici, cartiere, setifici, strumenti musicali; guanti in pelle; fonderia di vetri, stamperia di tessuti, chioderie, concerie, birrerie, fabbriche di candele, filande di seta, Salama da sugo, caviale di storione, persicata, un mulino a vapore per granaglie. Per Ferrara più che alla città bisognava guardare alla provincia: a Pontelagoscuro vi era una grande fabbrica di saponi; a Cento una singolare abilità nell allestimento di mobili, di carrozze e nell intaglio di oggetti in ferro. 24 Nel periodo di transizione allo Stato nazionale, il governatore delle Province dell Emilia, Luigi Carlo Farini ( ), il 21 gennaio 1860, emanò il decreto sulla istituzione e sull ordinamento del corso primario tecnico nelle Province dell Emilia. In esse mancavano ancora delle scuole a carattere tecnico-professionale per l istruzione delle classi meno agiate della società. Con questo decreto fu stanziata una somma di L. 22 Francesco Luigi Botter, Dello Istituto Agrario di Ferrara con alcuni cenni sulla storia e progresso dell agricoltura, Ferrara, Taddei, A Ferrara una prima cattedra di agricoltura era stata tenuta dal prof. Antonio Campana, autore di una celebre Farmacopea ferrarese (Firenze, Piatti, 1823) e impegnato politicamente nel periodo napoleonico. 23 L agricoltura fu argomento anche delle Riunioni degli scienziati italiani che si tennero annualmente dal 1839 al 1847 a cominciare con la prima di Pisa. 24 Dedica a Luigi Vannicelli Casoni, arcivescovo e cancelliere della Pontificia Università di Ferrara. 12

13 come sussidio ai Comuni nei quali si fondavano le scuole tecniche. L insegnamento tecnico fu ordinato in due corsi: inferiore e superiore. 25 Per il corso inferiore il Ministro dell istruzione pubblica garantiva un sussidio annuo a quei comuni che ne facevano richiesta, invece non era previsto alcun sostegno per il corso superiore tranne in quelle città nelle quali [fosse] stato per Decreto governativo riconosciuta la necessità di fondare un Istituto tecnico. 26 Questo decreto era completato dall ordinamento delle Scuole Tecniche del corso inferiore. In base all art. 1 l insegnamento tecnico del corso inferiore fu ripartito nel seguente modo: 27 Anno primo: Grammatica e letteratura italiana. Storia e geografia. Aritmetica, e prime nozioni di geometria. Calligrafia. Anno secondo: Lingua e letteratura italiana. Storia e geografia. Aritmetica. Nozioni di algebra. Calligrafia. Anno Terzo: Lingua italiana e letteratura commerciale. Storia e geografia. Elementi di contabilità commerciale. Elementi di scienze naturali. Nozioni di morale, e cenno sul sistema del Governo costituzionale. Calligrafia e disegno lineare. 28 Per quanto riguarda la matematica l art. 3 dell ordinamento stabiliva che l insegnamento dell aritmetica, della geometria, dell algebra e della contabilità fosse così organizzato: L aritmetica comincia nell anno primo colla numerazione, le prime quattro operazioni, le frazioni ecc., e finisce in detto anno con un cenno del sistema metrico decimale. Il maestro alterna le lezioni con quelle degli elementi di geometria, che saranno puramente di genere descrittivo e non dimostrativo. Continua nell anno secondo ritornando più ampiamente sul sistema metrico-decimale, e va avanzando sino al punto da ridurlo ad applicazione pratica nei conti di commercio e di aziende rurali e domestiche; la qual cosa si compie nell anno terzo col corso di contabilità elementare. Nell anno secondo le lezioni di aritmetica si avvicendano con quelle dei primi elementi dell algebra; e nell anno terzo mettono capo all insegnamento della contabilità. 29 In queste scuole erano previsti tre insegnanti, ognuno dei quali impartiva lezioni quotidiane: Il primo insegna grammatica, lingua e letteratura italiana, storia e geografia, e in ciascuno dei tre anni; più nei due mesi ultimi dell anno terzo fa il piccolo corso dei principi di morale. Il secondo insegna aritmetica, elementi d algebra e di geometria, contabilità, ed elementi di scienze naturali; ha l obbligo di sei lezioni quotidiane, compreso il giovedì. Il terzo insegna calligrafi, precetti di ortografia, e disegno lineare: ha l obbligo di tre lezioni quotidiane, compreso il giovedì Nuovo Codice della istruzione pubblica cit., pp Ivi, p Ivi, secondo l art. 3 l ordinamento del corso superiore sarebbe stato organizzato con un programma emanato successivamente. 28 Nuovo Codice della istruzione pubblica cit., pp Ivi, pp Ivi p

14 Dopo l Unità nella provincia di Ferrara furono istituite tre scuole tecniche a Cento, a Comacchio e a Ferrara e un istituto industriale e professionale nel capoluogo di provincia. La scuola tecnica a Ferrara fu istituita nel maggio del 1861 e fu aperta nel giugno successivo con un discorso inaugurale del ministro Mamiani. Questa scuola fu pareggiata alle Regie con il Decreto del 7 marzo Nell anno scolastico sorse a Ferrara l Istituto tecnico per iniziativa dell amministrazione provinciale che quasi da sola provvide al suo mantenimento. L istituto aprì con soli cinque studenti che nel divennero Ci è pervenuto il regolamento dell Istituto tecnico di Ferrara per l anno La Giunta di Vigilanza era composta da: Ing. Francesco Righini (presidente), Ing. Francesco Magnoni, Avv. Enrico Ferriani, dott. Tobia Zamorani, segretario Ettore Piva. Professore titolare di Aritmetica, Elementi di algebra, trigonometria ed Estimo era l ing. Cesare Vignocchi, laureato nella R. Università di Napoli. Professore titolare di Geometria l ing. Cosimo Modonesi, laureato del Politecnico di Milano. Professore reggente di geometria pratica e costruzioni l ing. Graziadio Neppi, laureato del Politecnico di Milano, prof. incaricato di Disegno, Amilcare Barlaam, professore d ornato nel Civico Ateneo di Ferrara. Le sezioni dell Istituto erano quattro: Fisicomatematica, Commercio-Ragioneria, Agronomia, Agrimensura. Gli allievi iscritti nel erano Qualche preparazione tecnica era prevista a Ferrara anche nell ambito della Scuola di belle arti. La scuola di ornato impartiva infatti anche lezioni sulle definizioni geometriche e modo di delineare le figure di geometria piana e lineare, definizioni geometriche particolari alla prospettiva. 33 Alla vigilia dell Unità d Italia la legazione di Ravenna era praticamente priva di istituti deputati all istruzione tecnica. La sola Accademia di Belle Arti di Ravenna, sorta nel 1827, aveva lo scopo non solo di formare artisti, ma anche di specializzare artigiani attraverso lo studio di un poco di geometria e di disegno geometrico. Con l Unità nazionale la Provincia di Ravenna suddivisa in 18 comuni raggruppati in tre circondari (Ravenna, Faenza e Lugo) puntò su un rapido sviluppo dell istruzione tecnica diffusa nei principali centri. 34 A Faenza la Scuola tecnica fu istituita dal Comune nel 1860 e divenne statale nel A Lugo la Scuola tecnica, deliberata dal Comune il 28 maggio 1861, divenne statale nel 1885; nel 1896 fu intitolata a Silvestro Gherardi ( ). La Scuola tecnica comunale fu fondata a Ravenna il 12 settembre 1861, diventata statale nel 1885, fu intitolata nel 1888 a Carlo Matteucci ( ). Bagnacavallo si dotò di una scuola tecnica affiancata al liceo-ginnasio già nel Soppresso il liceo-ginnasio nel 1872 la Scuola tecnica rimase l unico istituto di istruzione cittadina. Nel 1888 da comunale divenne statale. 31 Giacinto Scelsi, Statistica della Provincia di Ferrara, Ferrara, Bresciani, Istituto tecnico di Ferrara, pareggiato ai Regi, Regolamento disciplinare interno con l annuario scolastico, Ferrara, Bresciani, Biblioteca Ariostea Ferrara: MF Regolamento disciplinare interno per le scuole di belle arti in base al regolamento generale approvato dal Consiglio Municipale di Ferrara nel 1870, Ferrara, Taddei, Biblioteca Ariostea Ferrara: MF L istruzione tecnica nella Provincia di Ravenna, Ravenna, Consorzio Provinciale per l istruzione tecnica, 1950, p

15 A Russi la Scuola tecnica, comunale, venne determinata dalla necessità di preparare i giovani nelle discipline amministrative e contabili per formare personale idoneo alla conduzione di piccole aziende. Fu voluta dal Comune nel L Istituto tecnico di Ravenna ebbe origine nel 1865 come Istituto Tecnico Provinciale. Ebbe tre sezioni: Commerciale, Agrimensura e Fisico-matematica e fu intitolato al naturalista ravennate Giuseppe Ginanni ( ). Ebbe sede nelle adiacenze della Biblioteca Classense, importanti gabinetti di scienze naturali, fisica e chimica e un notevole numero di iscritti. Con molto ritardo rispetto ad altre zone del Paese si sviluppo a Ravenna la Scuola industriale. Bisognò attendere la fine degli anni Trenta del Novecento perché cominciassero a manifestarsi concreti interessi verso l attivazione di scuole tecniche per l industria per i cui licenziati ancora a metà del secolo XX si prevedeva molto limitata le richiesta e la possibilità di occupazione. 35 In definitiva nelle legazioni ex pontificie la legge Casati riguardante l istruzione tecnica e i relativi regolamenti ebbero una rapida attuazione con la creazione di scuole e istituti tecnici, quasi sempre inizialmente finanziati dalle amministrazioni comunali e provinciali. Queste scuole non ebbero all inizio una vocazione industriale, ma piuttosto tecnico-commerciale. Esse assolsero una importante funzione di promozione sociale e culturale per i figli di operai e di artigiani delle città e in generale negli ambienti rurali. 3. Le Marche Il breve periodo del governo napoleonico delle Marche ( ) aveva portato ad un consistente incremento dell istruzione primaria e dell istituzione dei licei dipartimentali. Gran parte di questo patrimonio scolastico fu disperso con la Restaurazione, ma ad Ancona esisteva ancora nel 1821 un ginnasio diviso in quattro sezioni: elementare, tecnica, classica e scientifica. Nella sezione tecnica si insegnavano lingue moderne, aritmetica, calligrafia, computisteria e nautica. Nel ginnasio di Jesi vi era un insegnamento di agraria. Al momento dell unificazione nazionale le Marche presentavano tre sedi universitarie (Macerata, Camerino e Urbino) e un tasso dell analfabetismo dell 83%. Oltre a combattere con successo l analfabetismo, che era soprattutto femminile e rurale, il Regno d Italia diede un grande impulso all istruzione tecnica. Lorenzo Valerio ( ), commissario generale straordinario nelle province delle Marche dal settembre del 1860 al gennaio 1861, attivò ad Ancona, con il decreto n. 167 del 27 ottobre 1860, l istruzione tecnica di prima e di secondo grado secondo le norme della Legge Casati (1859) con le seguenti modifiche: Nel secondo corso (Istituto tecnico), oltre alle cattedre portate della Legge sovracitata, saranno aggiunte due cattedre di Nautica, una cattedra di Contabilità commerciale, una cattedra di Diritto marittimo. 36 Il decreto del 6 novembre stabilì che oltre all Istituto tecnico in Ancona fossero creati altri due istituti, uno a Fabriano e uno a Pesaro. A questo ne seguì un altro promulgato 35 Ivi, p Ivi, p

16 l 8 dicembre dello stesso anno (Decreto n. 573) che conteneva il Regolamento sardo del 19 settembre 1860 sull istruzione tecnica, e dava disposizioni sugli studi negli stabilimenti tecnici presenti in queste province. Per l istruzione tecnica veniva in sostanza estesa la legge Casati alle Marche. 37 Fuori dalla Casati, nell ambito dell istruzione tecnica nelle Marche, sorse a Fermo nel 1863 una scuola che oggi si definirebbe di eccellenza. Nel 1854 un lascito del Conte Girolamo Montani aveva consentito l apertura di un Opera Pia dove i fanciulli poveri della città erano avviati all apprendimento di un mestiere. 38 Il marchese Giuseppe Ignazio Trevisani ( ), studioso di scienze e costretto all esilio in Francia per motivi politici, poi sindaco e deputato della sinistra per il Collegio di Fermo ottenne dal commissario Valerio la cessione al Comune di Fermo dell Opera Pia Montani che egli trasformò con fondi aggiuntivi del comune e della provincia nel primo istituto industriale meccanico d Italia. A organizzarlo e a dirigerlo furono chiamati due ingeneri francesi Hippolyte Langlois ( ), come direttore generale, e Ernest Hallié come direttore delle officine. La scelta del Trevisani fu coraggiosa perché egli dovette opporsi alla ricostruzione dell antica Università di Fermo, soppressa dal governo pontificio in applicazione alla bolla Quod divina sapientia (1824). L istituto Montani dovette basarsi su fondi locali e lasciti di privati fino al 1901, superando momenti di difficoltà economiche. La sua popolazione scolastica passò da una media di settantacinque iscritti nel quinquennio a un centinaio negli anni A fine secolo fu istituita la sezione Fisico-matematica che consentiva l accesso alla facoltà scientifiche e alle scuole di ingegneria. Ne risultò un forte incremento di iscrizioni all Istituto fermano che ebbe come allievi i fratelli Benelli, ben noti esponenti dell industria meccanica marchigiana, destinatari di commesse importanti anche da parte della Fiat. Lo sviluppo del Montani continuò dopo la Grande Guerra (quando le sue officine lavoravano a pieno regime per la produzione bellica di precisione). Nel 1924 vi sono le prime sezioni elettricisti d Italia, nel 1926 quella di chimici industriali, nel 1930 quella dei periti elettrotecnici, raggiungendo in totale il numero di 831 allievi (il 37% degli studenti tecnici della regione Marche). Il Montani già nel 1877 era stato preso a modello dalla scuola industriale fondata da Alessandro Rossi a Vicenza. Nel 1884 sull esempio di Vicenza l istituto d arti e mestieri di Fermo, su consiglio di Langlois, si trasformò in scuola industriale per le Marche e si insediò nell ex convento degli Agostiniani. 39 A parte l esperienza di Fermo diverse scuole tecniche nelle Marche nacquero dopo l Unità dalla trasformazione di vecchie scuole di umanità e di retorica. Se si eccettuano i Seminari, nei quali continuavano a formarsi anche allievi non destinati al sacerdozio, negli anni ottanta dell Ottocento nelle Marche vi erano trentatre istituti di istruzione di indirizzo classico contro trentuno a carattere tecnico, segno di una notevole proliferazione degli istituti di istruzione anche in campo non universitario in una regione legata a forti autonomie territoriali. A Camerino (1864), legata all Università, fu 37 Ivi, pp Donatella Fioretti, Università, seminari, scuole tecniche: la via marchigiana all istruzione, in Storia d Italia. Le regioni dell Unità a oggi. Le Marche, a cura di Sergio Anselmi, Torino, Einaudi, 1987, pp ; I.T.I. Montani Fermo-150. Scuola tecnica e società moderna, a cura di Guglielmina Rogante, Firenze, Nardini, 2004, pp I.T.I. Montani Fermo cit., pp

17 fondata una sezione di agronomia e agrimensura. Nello stesso anno veniva creato a Macerata un istituto tecnico con tre sezioni: Agronomia, Commerciale e Fisicomatematica. Oltre alle scuole e agli istituti tecnici vennero fondati nelle Marche varie scuole pratiche a indirizzo professionale con caratteristiche più diverse. Ad esempio sorse a Fabriano nel 1880 una scuola professionale destinata essenzialmente a combattere l analfabetismo di ritorno di cartai, mugnai e contadini. Le scuole agrarie di Pesaro, Macerata e Jesi si riallacciavano a precedenti accademie agrarie preunitarie. La piccola borghesia urbana adottò nelle Marche le scuole tecniche come veicolo di promozione sociale, creando le premesse per il superamento in tempi successivi di una secolare staticità economica. In definitiva l impianto dell istruzione tecnica in modo diffuso nei territori ex pontifici costituì la principale novità dell Unità nazionale per l istruzione, insieme con la lotta all analfabetismo. Quest ultimo, rimasto sostanzialmente invariato per molta parte dell Ottocento, prima dell Unità, dal 1861 al 1911 diminuì di oltre il 20%. 40 Non pochi degli italiani alfabetizzati proseguirono i loro studi nelle scuole tecniche: quasi tutti quelli provenuti da aree rurali e da piccoli comuni, e questo prima che l industrializzazione diffusa facesse sentire le sue esigenze di operai e tecnici professionalmente preparati. 40 Giovanni Genovesi, Storia della scuola in Italia dal Settecento a oggi, Roma-Bari, Laterza,

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