MILANO REAGISCE ALLA CRISI. Un agenda di speranza per il futuro della città

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1 MILANO REAGISCE ALLA CRISI Un agenda di speranza per il futuro della città

2 ACLI MILaNO, MONZa E BRIaNZa MILANO REAGISCE ALLA CRISI: Un agenda di speranza per il futuro della città

3 COLLANA I QUADERNI DEL GIORNALE DEI LAVORATORI : un agenda Di speranza Per il FuTuro Della città Questa pubblicazione presenta la proposta programmatica delle ACLI milanesi per il futuro della città. Ed insieme propone la trascrizione degli interventi al ciclo di seminari in preparazione alle elezioni amministrative del 2011 a Milano, organizzato dalle ACLI provinciali di Milano, Monza e Brianza tra l ottobre del 2010 e il gennaio del 2011, presso l Auditorium Luigi Clerici in via della Signora 3 a Milano. I testi non sono stati rivisti dagli autori. Questo percorso di approfondimento ha contribuito a definire le idee per Milano delle ACLI. A cura di Gdl Comunicazione I titoli dei seminari programmatici Lavoro e sviluppo a Milano per una ripresa economica e sociale L equità nella città come antidoto alla crisi La città che cambia: qualità della vita, dell ambiente, dell abitare E se davvero si prendesse sul serio il tema dell Expo? ASSOCIAZIONI CRISTIANE LAVORATORI ITALIANI ACLI PROVINCIALI MILANO, MONZA E BRIANZA Via della Signora, Milano Tel. 02/ Sito internet: ufficiostampa@aclimilano.com La sostenibilità Del ViVere Per TuTTi PrioriTÀ Per Milano di Gianni Bottalico Presidente provinciale Acli Le elezioni comunali del 15 e 16 maggio affideranno al Consiglio comunale e al Sindaco il mandato di amministrare la città per un periodo che potrà rivelarsi cruciale per Milano. I prossimi cinque anni sono infatti quelli che condurranno all evento mondiale dell Expo 2015, e soprattutto quelli in cui dovrà essere attuata una strategia per contrastare e superare gli effetti sociali ed economici della crisi in atto ormai da qualche anno, che sta colpendo con particolare intensità le famiglie, i lavoratori, le diverse forme di attività imprenditoriale. Per il Comune, insieme alle forze vive della città (culturali, sociali, economiche e politiche) non può essere il tempo dell ordinaria amministrazione, bensì quello delle scelte strategiche per il futuro. La maggiore sfida per la città attualmente è quella di fronteggiare gli effetti della crisi economica e finanziaria che si sono abbattuti sulla vita delle famiglie milanesi come una grave calamità, che scava nuove e più profonde disuguaglianze. Se è vero che esistono questioni come la sostenibilità del modello di sviluppo, la sostenibilità ambientale, questa crisi ci sta ponendo di fronte, prima di tutto, alla questione della sostenibilità del vivere per tutti, per ciascun cittadino. Una attenzione già espressa con lungimiranza dall Arcivescovo cardinal Tettamanzi nel suo Discorso alla città del 2004, che la crisi attuale ha reso ancor più doverosa. Si tratta di un nodo che non si può eludere, senza mettere a repentaglio la coesione sociale e la stessa idea di bene comune di una comunità che si fonda su legami di responsabilità e su un profondo intreccio di destino tra tutti i suoi componenti. Temi come il lavoro, la casa, l istruzione, i servizi socio-sanitari esigono di essere affrontati con l obiettivo di rendere la città sempre più a misura delle esigenze delle persone. Ma questo nell attuale momento di crisi significa porsi espressamente l obiettivo di mantenere la vita nella città sopra la soglia della sostenibilità umana e sociale, non lasciando solo chi è più colpito dagli effetti della crisi. La città è sottoposta a profonde trasformazioni sotto l aspetto demografico (l invecchiamento della popolazione e i flussi migratori), economico (perdita di posti di lavoro, impoverimento delle famiglie) e sociale (aumento delle disuguaglianze, insufficienza di risorse per i bisogni sociali che si allargano). 3

4 4 Sono fenomeni e mutamenti che spingono una associazione come le ACLI a impegnarsi e a collaborare per un progetto di sviluppo e di buona qualità della vita, recuperando gli strumenti della partecipazione e della conoscenza approfondita delle condizioni di vita e dei bisogni di cittadini e famiglie, relativamente ai redditi delle famiglie, alle modalità e ai costi dell abitare, all istruzione, alla salute e alle spese mediche, all integrazione sociale. Anche in seguito al ruolo assunto dalle Acli milanesi nella gestione del Fondo Famiglia-Lavoro, voluto dall Arcivescovo di Milano, per chi ha perso il lavoro a causa della crisi, è maturata l idea di dar vita a un Osservatorio del lavoro sul territorio della Diocesi ambrosiana, realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Sociologia dell Università Cattolica di Milano. L impegno delle ACLI per Milano è quello di sviluppare ulteriormente l attività di osservazione della realtà sociale, estendendo l analisi alle condizioni di vita dei cittadini e delle famiglie che entrano in contatto con le ACLI, attraverso i servizi di patronato, i CAF, il Punto Famiglia, i Circoli, i Nuclei. L obiettivo è di offrire delle chiavi interpretative utili all intera area metropolitana milanese per la programmazione delle politiche sociali. Il primo e specifico contributo sul piano del programma per la città da parte delle Acli milanesi è dunque, quello di valorizzare il suddetto patrimonio informativo, per poi metterlo a disposizione delle istituzioni locali e di tutte le realtà interessate. La proposta programmatica delle ACLI si definisce a partire dagli ambiti in cui si esplica la loro azione sociale. Anche per queste amministrative le Acli hanno individuato alcune aree tematiche sulle quali, attraverso un percorso seminariale, hanno svolto un lavoro di approfondimento programmatico, con il contributo di docenti, esperti, operatori dei vari settori, chiamati a confrontarsi su idee e proposte con cui Milano può reagire alla crisi nei prossimi anni. L idea di città che emerge e per cui impegnarsi, è quella di una comunità che affronta in modo solidale le sfide poste dalla crisi, che sa mettere in primo piano i problemi delle persone che la compongono, che contrasta l aumento delle disuguaglianze e le varie forme di esclusione sociale, che ritrova nella dimensione del lavoro e dello sviluppo lo slancio per guardare al futuro, che concilia sempre più le esigenze della mobilità e dell urbanistica con il rispetto dell ambiente e della qualità dell aria; che fa dell Expo 2015 una grande occasione per diffondere una nuova cultura dell alimentazione per il pianeta, e per lasciare sul territorio della provincia infrastrutture utili in modo che quest evento possa andare a vantaggio di tutta la popolazione. Dobbiamo sentirci tutti responsabili, specialmente in questa fase di crisi perdurante, per contribuire a costruire insieme un agenda di speranza per il futuro di Milano. LE PROPOSTE PROGRAMMATICHE PER MILANO È compito innanzitutto delle istituzioni interpretare i problemi ed i mutamenti della città secondo una strategia volta al bene comune, a costruire il futuro di Milano. Tocca al Comune dare il buon esempio, con una maggiore valorizzazione del ruolo di rappresentanza e delle competenze del Consiglio Comunale, rispetto all attuale sbilanciamento dei poteri in favore del Sindaco e della propria Giunta. Va, inoltre, potenziato il ruolo dei Consigli di Zona, con l attribuzione di poteri più concreti e reali. Il Comune di Milano deve poi agire nella consapevolezza che molti problemi vanno affrontati a livello di area metropolitana, in collaborazione con i comuni dell hinterland, con la provincia, con la regione. Una particolare attenzione va rivolta ai rilevanti cambiamenti demografici in atto nella città. Negli ultimi vent anni si è registrata una continua diminuzione dei residenti. In particolare sono le fasce più giovani della popolazione ad aver abbandonato, a causa del prezzo eccessivo delle abitazioni, il territorio urbano in cui spesso rientrano per lavoro, accrescendo in tal modo la domanda di mobilità. Questo contribuisce ad accentuare quello squilibrio demografico per il quale a Milano vivono più ottantenni che ventenni. Occorre perseguire un riequilibrio tra le diverse fasce d età della popolazione residente in città attraverso politiche per la famiglia finalizzate a rimuovere le cause che ostacolano la natalità; consentendo ai giovani di trovare adeguate opportunità di lavoro e un abitazione a costi accettabili; rendendo, infine, la città più attraente, in grado di richiamare energie fresche e dinamiche dall esterno. La metropoli ambrosiana non può crescere senza mettere la qualità al centro del suo modello di sviluppo. E difficile circoscrivere il problema del lavoro e dello sviluppo all interno della dimensione comunale milanese. Milano tuttavia rappresenta un nodo importante della rete globale, fondamentale rispetto alla dimensione regionale e nazionale. I processi da tempo in atto evidenziano una progressiva riduzione dell attività industriale manifatturiera e un forte incremento dei servizi. Molti dei fenomeni sociali negativi che caratterizzano la realtà italiana del nostro tempo, a Milano sono più evidenti che altrove ed il loro riconoscimento può costituire una base importante per un programma elettorale amministrativo di ampio respiro. 5

5 6 Il lavoro è ciò che può far ripartire e rivivere Milano, se si perseguono politiche efficaci di sostegno al reddito e allo sviluppo volte a favorire la ripresa. E illusorio pensare di uscire dalla crisi sperando solo di assicurare competitività al nostro sistema attraverso la riduzione del costo del lavoro, il ridimensionamento dei diritti dei lavoratori, il superamento delle regole, la cancellazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro. Occorre affrontare i nodi irrisolti che frenano la ripresa. Il primo di questi nodi è quello delle disuguaglianze, che condizionano e limitano le possibilità di una fascia sempre maggiore di popolazione. Un altro nodo è rappresentato dalla dinamica sociale che anche a Milano appare ingessata, ma l accesso ai più alti gradi dell istruzione e la dinamica nelle professioni sono la base di una società viva, protesa verso il futuro, che riconosca il merito e le professionalità anziché le ascendenze e le appartenenze di vario tipo. La realtà milanese è inoltre caratterizzata da una forte presenza di immigrati, di famiglie e lavoratori stranieri che pongono agli amministratori comunali, più che un problema di ordine pubblico, un problema di integrazione, di accesso ai servizi, di accesso alla casa, di accesso alla scuola, di padronanza della lingua, di conoscenza delle nostre leggi e regole sociali, di esercizio del voto alle elezioni amministrative. Un contributo alla creazione di nuove opportunità di lavoro in città può venire anche dalle politiche volte a promuovere le energie rinnovabili, se le istituzioni sapranno determinare questo processo in due direzioni: quella culturale e quella economica. In una città in cui quasi una persona su quattro ha più di 65 anni, il ventaglio dei servizi deve riservare un attenzione continua verso gli anziani e le loro reti di relazioni, ricorrendo alla residenzialità solo dove non sono possibili altri interventi. Occorre che Milano re-impari a prendersi cura e non solo a curare, per rendere la città più vivibile a tutte le età. Ricostruire un welfare nella città significa ricostruire una comunità. Per questo occorre puntare a realizzare un circolo virtuoso tra l elemento pubblico da un lato e il mondo del volontariato e del terzo settore dall altro, in una fase in cui sulla famiglia si scaricano le lacune del sistema dei servizi sociali proprio mentre essa dispone di sempre minori risorse (di reddito da lavoro, di patrimonio) per assolvere quel suo ruolo tradizionale di ammortizzatore sociale domestico. Anche per questo occorre modulare le tariffe dei servizi pubblici locali dando più rilievo al numero dei componenti il nucleo familiare, e promuovere con più efficacia in città la conciliazione fra tempi di lavoro e lavori di cura nella famiglia, a beneficio dei soggetti più fragili (sofferenti di malattie lunghe o inguaribili, malati psichici, bambini, anziani, portatori di handicap, ecc.). La nuova Amministrazione comunale dovrà intraprendere anche delle iniziative per rendere la città più a misura di donna, più accogliente per l universo femminile, che più paga sulla propria pelle i troppi limiti delle politiche sociali. Le donne, oltre ai loro impegni familiari, devono essere messe nella condizione di partecipare alla vita economica e sociale. 7 Le risorse impiegate per il welfare costituiscono un investimento, non solo una spesa. Ciò è vero soprattutto nei momenti di crisi. Per Milano si pone la sfida di intrecciare la coesione sociale con lo sviluppo economico perché se si spezza questa relazione la città si polarizza e si moltiplicano le disuguaglianze, si radicalizzano le distanze tra le differenti classi sociali e aumenta il rischio di esclusione sociale. Tenere insieme questi due fattori è strategico per costruire una città corresponsabile e solidale, in cui il sistema dei servizi di cura della persona sappia includere entro i propri modelli organizzativi il contributo di utenti, familiari e volontari; in cui le innovazioni organizzative rafforzino il sistema dei servizi senza accrescerne i costi; in cui il diverso ruolo del settore pubblico nel welfare non si traduca in un puro e semplice ritiro dello stato, bensì in un sistema Milano capace di rispondere alle esigenze che la città manifesta. Occorre, inoltre, proseguire nell integrazione tra il sociale e il sanitario, perché il bisogno del cittadino chiede una risposta unitaria ed un accompagnamento sul territorio. Va frenata la tendenza ad aumentare l onere per il cittadino per i Livelli Essenziali di Assistenza, a cui viene chiesta una partecipazione maggiore alla spesa sanitaria e per la disabilità, che in alcuni casi arriva al 70% dei costi. La questione abitativa a Milano continua ad essere un grave problema sociale, accentuatosi a causa della crisi. Per questo le politiche per la casa e il territorio devono assumere una maggiore importanza nelle attività delle istituzioni. Sotto l aspetto urbanistico il nuovo Piano di Governo del Territorio, sul quale le Acli insieme ad altre associazioni cittadine, hanno formulato le loro osservazioni, non è privo di implicazioni anche rispetto alla crescita del numero degli abitanti della città, una crescita che dovrebbe porsi in termini stringenti il problema del consumo di nuovo territorio e quindi interessare prevalentemente le aree dismesse e quelle di edifici demaniali, nella consapevolezza che le scelte urbanistiche possono tradursi anche in fattori di competitività e di inclusione sociale, che contrastino la tendenza a nuove forme di ghettizzazione. Il problema abitativo è una questione che coinvolge i diritti di cittadinanza, le politiche di welfare e l organizzazione della società nel suo insieme. La casa non è una merce come le altre, perciò non può seguire semplicemente le leggi del mercato, senza l apporto di un intervento regolatore. In particolare, la priorità relativa all edilizia sociale è quella di aprire, al fianco dell intervento pubblico per la casa, anche un canale di concreta e trasparente sussi-

6 8 diarietà, creando un comparto di offerta di case in affitto a canone moderato che alleggerisca la pressione sull edilizia pubblica a canone sociale da sola non più in grado di rispondere alle sempre più numerose richieste provenienti anche da nuove fasce di cittadini. La politica torni a giocare il ruolo di indirizzo che le è proprio, attraverso la definizione di strumenti di programmazione urbanistica capaci di creare le condizioni perché l accesso alla casa in proprietà non sia un privilegio di pochi. In ciò il ruolo che può essere giocato dalla cooperazione, attore economico intermedio, è significativo e, se inserito in politiche urbane di più ampio respiro, può garantire valore aggiunto alle nuove parti di città, oltre che alloggi a costi significativamente più bassi di quelli presenti sul cosiddetto libero mercato. I grandi eventi che Milano ha in agenda nei prossimi anni, primo fra tutti l Expo 2015, devono divenire occasioni per progettare il futuro della città e dell intera area metropolitana. In particolare, sul versante della mobilità, questo evento potrebbe costituire l occasione per Milano e la sua provincia per adeguare i mezzi di trasporto e le infrastrutture alle esigenze di una mobilità adeguata, sostenibile, rispettosa dell ambiente e della qualità dell aria. Prendere sul serio il tema dell Expo può significare molte cose: una maggiore attenzione ai modelli di sviluppo, agli stili di vita, incentivando le filiere corte e l acquisto di prodotti alimentari a km zero, l attenzione alla qualità dell aria che a Milano risulta ancora molto inquinata. Particolare attenzione dovrà essere rivolta al tema della legalità: non ci si potrà limitare a ragionare in termini di prevenzione delle infiltrazioni perché ormai il nostro territorio è ben più che infiltrato dalla criminalità organizzata. L Expo deve essere una risorsa per Milano, per l imprenditoria sana e onesta, con delle ricadute sulla città e sulla provincia, che rimangano anche dopo l evento tanto sul piano delle infrastrutture e dei servizi, quanto su quello culturale ed educativo. PresenTaZione di Giancarlo Esposti Coordinatore Circoli Acli Milano Città Dopo la positiva esperienza del ciclo di incontri Idee per Milano, tenutosi per le scorse comunali, le Acli provinciali anche in vista delle elezioni amministrative del 2011 hanno svolto un percorso di studio e di approfondimento su quelle che ritengono essere alcune delle priorità programmatiche per il futuro della città, per il prossimo quinquennio. Oggi più che mai la politica ha bisogno di progettualità e di idee e oggi più che mai si sente questo vuoto e sta nelle nostre responsabilità dare un contributo, se pur piccolo. Abbiamo cercato di farlo a partire dall azione sociale delle Acli, convinti della centralità, per la politica e per l Amministrazione comunale, della persona, delle famiglie e dei normali cittadini protagonisti della quotidianità della vita nella metropoli. Ci siamo proposti di far emergere la dimensione popolare della città così come viene incrociata dalla presenza dell Associazione nelle varie zone con i circoli e i servizi, e le problematiche di interesse generale che emergono da questo lavoro. È stata riservata una attenzione particolare agli effetti della crisi economica e finanziaria sul livello di vita delle famiglie e dei ceti lavoratori. Questa lettura di come la crisi impatta sulla città è alimentata anche dall impegno profuso dalle Acli, insieme alla Caritas, alla gestione del Fondo Famiglia-Lavoro, istituito dall Arcivescovo per essere solidali con quanti hanno perso il lavoro a causa della crisi. L obiettivo di suscitare idee e proposte con cui Milano può reagire alla crisi è stato perseguito con l aiuto di docenti, esperti, operatori dei vari settori, seguendo alcune aree di problemi: il lavoro, il welfare, l ambiente e l abitare, il percorso verso l Expo Un patrimonio di proposte e di idee che volentieri mettiamo a disposizione di tutta la città. 9

7 INDICE INDICE 10 La sostenibilità del vivere per tutti priorità per Milano pag. 3 di Gianni Bottalico Le proposte programmatiche per Milano pag. 5 Presentazione pag. 9 di Giancarlo Esposti Indice degli autori pag. 12 lavoro e sviluppo a milano Per una ripresa economica e sociale Dall Osservatorio Lavoro Acli uno sguardo alla situazione economica e occupazionale dell area milanese pag. 14 Giovanni Marzorati Francesco Marcaletti Economia verde pag. 19 Paolo Petracca Fondo Famiglia-Lavoro pag. 22 Riccardo Rampado Il lavoro degli immigrati pag. 24 Ernesto Rodriguez Enaip e formazione professionale pag. 26 Giuseppe Livio la cittá che cambia: QualiTÁ Della ViTa, Dell ambiente, Dell abitare Quali abitanti per quale città pag. 72 Alessandro Rosina Alessandro Maggioni Inquinamento a Milano: alcune possibili soluzioni pag. 80 Valentina Mutti Legalità e cittadinanza attiva a servizio della città pag. 83 Ilaria Ramoni Governo del territorio, modello di sviluppo, ambiente e qualità della vita a Milano pag. 86 Giuseppe Davicino Damiano Di Simine Alessandro Galbusera Francesco Prina e se DaVVero si PrenDesse sul serio il Tema Dell expo? Energia per la vita e nutrire il pianeta: elementi essenziali per la Milano di domani pag. 92 Giovanni Petrini 11 Il mondo del lavoro e il sistema economico e produttivo milanese di fronte alla crisi: con quali strategie di ripresa? pag. 29 Carlo Stelluti Luciano Venturini Giuseppe Saronni Enrico Farinone l equitá Della cittá come antidoto alla crisi Coesione sociale, famiglia e politiche sociali a Milano pag. 44 Delfina Colombo Mario Mozzanica Eugenia Montagnini Immigrazione e integrazione pag. 53 Anna Busnell Assistenza anziani e Cooperativa Città del Sole pag. 58 Angelo Stucchi Qualità della vita e servizi sociali per gli anziani pag. 61 Carla Dell Orto Il welfare municipale come strumento di contrasto alla crisi pag. 63 Aldo Bonomi Don Virginio Colmegna Lorenzo Gaiani Fabio Pizzul Paola Suriano Filiera corta, Parco Sud e sfida dell economia solidale pag. 96 Andrea Villa Milano protagonista di una nuova stagione di cooperazione internazionale decentrata? pag. 98 Silvia Maraone Generazione Expo: un esperienza educativa per i giovani del 2015 pag. 101 Giulia Vairani Milano 2015: perché non sia un occasione sprecata pag. 103 Carlo Borghetti Mauro Montalbetti Andrea Poggio Paolo Ricotti Indice analitico

8 12 INDICE Degli autori Bonomi Aldo Borghetti Carlo Bottalico Gianni Busnelli Anna Colmegna don Virginio Colombo Delfina Davicino Giuseppe Dell'Orto Carla Di Simine Damiano Esposti Giancarlo Gaiani Lorenzo Galbusera Alessandro Livio Giuseppe Maggioni Alessandro Maraone Silvia Marcaletti Francesco Marzorati Giovanni Montagnini Eugenia Montalbetti Mauro Mozzanica Mario Mutti Valentina Petracca Paolo Petrini Giovanni Pizzul Fabio Poggio Andrea Prina Francesco Ramoni Ilaria Rampado Riccardo Ricotti Paolo Rodriguez Ernesto Rosina Alessandro Saronni Giuseppe Stelluti Carlo Suriano Paola Stucchi Angelo Vairani Giulia Venturini Luciano Villa Andrea lavoro e sviluppo a milano per una ripresa economica e sociale Milano, 27 ottobre 2010

9 Lavoro e sviluppo a Milano per una ripresa economica e sociale Lavoro e sviluppo a Milano per una ripresa economica e sociale 14 Dall OsserVaTorio LaVoro Acli uno sguardo alla situazione economica e occupazionale Dell area milanese 1 Giovanni Marzorati Dall inizio del suo primo mandato l attuale Presidenza provinciale delle Acli di Milano, Monza e Brianza si è proposta di contribuire a ridare nuova visibilità e rinnovata dignità al lavoro umano, con esplicito riferimento ai principi della nostra Costituzione e a quelli dell Insegnamento sociale della Chiesa. Mentre dapprima le riflessioni e gli interventi si sono soprattutto rivolti al tema della flessibilità/precarietà occupazionale e del dualismo che si è introdotto nel nostro mercato del lavoro, l esplosione della crisi globale ci ha portato ad analisi e iniziative più ampie (entro le quali permangono, accresciute, la nostra attenzione e la nostra preoccupazione per la perdurante mancanza di stabilità occupazionale, soprattutto per i giovani). In questo contesto è maturata l idea di dar vita a un Osservatorio del lavoro sulle nostre province, esteso ai territori della Diocesi ambrosiana dato il ruolo assunto dalle Acli milanesi nella gestione del Fondo Famiglia-Lavoro, voluto dal cardinal Tettamanzi. Quando nel giugno dello scorso anno, grazie alla collaborazione dei ricercatori del Dipartimento di sociologia della Cattolica di Milano, abbiamo pubblicato il primo numero del bollettino dell Osservatorio, avevamo già messo da parte le deboli speranze che la crisi economica e finanziaria scoppiata qualche mese prima (nell autunno del 2008) potesse risparmiare o non danneggiare troppo i livelli occupazionali. Proprio quel primo rapporto documentava come il progressivo deterioramento di alcuni indicatori economici (calo di produzione e consumi causato dalle strette creditizie) avviava una tendenza fortemente negativa per i livelli occupazionali anche nell area milanese che, fino alla fine del 2008, aveva invece avuto risultati sostanzialmente positivi, migliori del resto della regione Lombardia e nettamente superiori a quelli nazionali. Purtroppo da allora ad oggi, a cadenza circa bimestrale, i successivi rapporti hanno sistematicamente rilevato nei territori delle nostre province e della nostra regione l aumento della disoccupazione, peraltro mascherata da un ricorso esponenziale alla Cassa integrazione, sia ordinaria che straordinaria e in deroga. Ora c è da temere che con la scadenza di questi provvedimenti straordinari il tasso di disoccupazione faccia un balzo verso l alto raggiungendo, a livello nazionale, valori a due cifre (11%). Per non dire del disastro dell occupazione giovanile che, anche in Lombardia, ha raggiunto cifre drammatiche superiori al 20%. Nei primi dieci mesi di questo 2010 la Cassa integrazione ha superato nel nostro paese un miliardo di ore. Si tratta in assoluto del livello più alto raggiunto da questo ammortizzatore sociale e nulla fa presagire che la situazione occupazionale possa in modo significativo migliorare nei prossimi mesi né, verosimilmente, nel corso di tutto il prossimo anno. Naturalmente il ricorso alla Cig sta riguardando soprattutto il Nord, Lombardia compresa, dove sono maggiormente concentrate le realtà produttive e la preoccupazione non è solo rivolta alla temporanea riduzione di reddito dei lavoratori, ma soprattutto alle prospettive di ripresa dei livelli occupazionali: da più parti viene prospettata una ripresa e una crescita dei parametri di misura della situazione economica senza analoga crescita dell occupazione. La prospettiva del tutto realistica è allora quella di una crescita delle differenze di reddito e quindi delle disuguaglianze sociali e individuali. Negli ultimi anni il dato del PIL pro capite della provincia di Milano supera di oltre il 40% quello medio nazionale. Similmente a quanto succede in altre areemetropolitane europee questa maggior ricchezza dovrebbe comportare una più equa distribuzione dei redditi e una più omogenea, o meno disomogenea, qualità della vita tra i diversi strati sociali, e quindi con problematiche sociali più attenuate e meno pesanti. In realtà i dati rilevati rimandano un immagine contraria, e cioè quella di un tessuto sociale di scarsa coesione e di forti e crescenti sperequazioni. Uno studio dello scorso anno della Camera di Commercio relativo all anno 2008 osserva: che il 30% della spesa totale della popolazione del Comune di Milano viene realizzata dal 10% delle famiglie residenti in città, per una spesa media mensile di euro; di contro il 25% delle famiglie residenti realizza il 10% della spesa totale; in quest ultima fascia si colloca il 10% delle famiglie residenti che spendono mediamente 890 euro al mese; l indice che misura la disuguaglianza tra le diverse fasce sociali dice che a Milano la disuguaglianza risulta nettamente superiore alla media nazionale, e si pone tra i peggiori parametri in Europa. Questi dati relativi ai consumi rivelano una netta e crescente divaricazione di reddito e di opportunità tra le fasce sociali e mostrano i limiti dell assunto (da decenni regolatore dell economia) che la crescita genera automaticamente un processo di distribuzione e diffusione dei benefici. Va anche ricordato quanto il processo di globalizzazione dei mercati abbia esal- 15

10 Lavoro e sviluppo a Milano per una ripresa economica e sociale Lavoro e sviluppo a Milano per una ripresa economica e sociale 16 tato fratture e divisioni sociali ed economiche, introducendo problemi quali: la precarizzazione del lavoro; l etnicizzazione di alcune professioni; le difficoltà dei giovani ad inserirsi nel mercato del lavoro; un esasperato e ingiustificato gap tra i redditi da lavoro. Il nostro territorio (Milano, Monza e Brianza) è anche interessato da importanti cambiamenti demografici in atto. Tra il 1992 e il 2009 il numero di residenti nel capoluogo lombardo è diminuito di quasi il 5%, Monza si è mantenuta stabile, mentre la popolazione dell hinterland è aumentata di quasi l 11,6%. In particolare sono le fasce più giovani della popolazione ad aver abbandonato il territorio urbano, alla ricerca di condizioni abitative economicamente più accessibili. Una larga parte di chi si è stabilito ai confini della città (34,5%) è comunque costretta a rientrarvi ogni mattina per lavorare. La radicale trasformazione dei rapporti città e hinterland sta producendo e produrrà significativi cambiamenti anche sull organizzazione dei servizi socio-sanitari del territorio. Si tratta di fenomeni e mutamenti ormai da tempo sotto gli occhi delle forze politiche locali, che sembrano però non del tutto consapevoli dell inarrestabile aggravarsi dei problemi e dell urgenza di soluzioni all altezza della situazione. Per quanto riguarda il tema del lavoro, alle amministrazioni locali dobbiamo soprattutto chiedere di agire sui servizi per le politiche attive e di recuperare risorse per incentivare la permanenza di attività produttive. Mantenere occupazione e creare lavoro vanno considerati come principali strumenti di coesione sociale, tanto per produrre e distribuire reddito per le famiglie, quanto per assicurare ruolo e riconoscimento sociale alle persone nei rispettivi contesti territoriali. Sono fenomeni e mutamenti che spingono una associazione come la nostra a impegnarsi e a collaborare per un progetto di sviluppo e di buona qualità della vita, recuperando, in modo non retorico, gli strumenti della partecipazione dei cittadini e della conoscenza approfondita delle condizioni di vita e dei bisogni di cittadini e famiglie, relativamente ai redditi delle famiglie, alle modalità e ai costi dell abitare, all istruzione, alla salute e alle spese mediche e all integrazione sociale. Giovanni Marzorati Responsabile Lavoro Acli Provinciali Dall OsserVaTorio LaVoro Acli uno sguardo alla situazione economica e occupazionale Dell area milanese 2 Francesco Marcaletti Ultimamente non uso più fare analisi incentrate sul tasso di disoccupazione e preferisco invece soffermarmi sui livelli di partecipazione delle persone al mercato del lavoro. Il dato di fondo è che il mercato milanese è ancora in fase recessiva, ovvero c è una contrazione del tasso di attività che si combina con una crescita del tasso di disoccupazione, un fenomeno non solo riguardante la perdita di occupazione ma, stranamente, la mancanza di soggetti occupati, che tuttavia non vanno a rimpolpare le fila dei disoccupati, ma escono definitivamente dal mercato del lavoro. Vi sono due aspetti da tenere in considerazione: la questione giovanile: cioè la difficile transizione dei giovani dalla scuola al lavoro: solo il 32% di partecipazione al mercato del lavoro si segnala nei giovani tra i 15 e i 24 anni, questo vuol dire che prima dei 25 anni solo un terzo della popolazione giovanile ha una qualche esperienza di lavoro. Mentre due terzi incontrano il mondo del lavoro solo dopo i 25 anni. Mi chiedo: è un lusso che possiamo permetterci? Il nostro Paese si caratterizza per l impermeabilità più netta tra mondo della formazione e mondo del lavoro. Per le donne, nel mercato del lavoro milanese, abbiamo un piccolissimo dato in controtendenza e cioè una su quattro riesce ad entrare prima dei 25 anni; aumentano le forze lavoro con più di 45 anni, in particolare i maschi tra i 45 e i 54 anni e sia per i maschi che per le femmine sopra i 55 anni. Effetto corte: stanno arrivando le persone nate nel boom economico. I confini tra l ingresso e l uscita dal mercato del lavoro si stanno dunque riconfigurando: in Italia è più facile, rispetto agli altri Paesi, trovare un primo lavoro qualunque esso sia dopo la laurea, tuttavia ci vogliono almeno 4/5 anni per trovare il primo vero posto di lavoro. A livello invece dei cosiddetti lavoratori senior assisteremo sempre più nei prossimi anni ad un incremento del tasso di partecipazione al mercato del lavoro. Ma non ci troviamo ancora di fronte alla dinamica young in old out e cioè l uscita dal mercato del lavoro degli anziani 17

11 Lavoro e sviluppo a Milano per una ripresa economica e sociale Lavoro e sviluppo a Milano per una ripresa economica e sociale 18 per fare posto ai giovani. Con un ciclo economico favorevole è stato dimostrato che aumenta la partecipazione dei senior al mercato del lavoro rispetto ai giovani e nei cicli negativi aumenta la disoccupazione giovanile e diminuisce il tasso dei senior a meno che la tendenza emersa in questo ultimo anno non vada riconfigurando le cose. La vera questione rispetto al mercato del lavoro milanese può essere riassunta in questi semplici dati e cioè nel tasso di sostituzione delle forze lavoro, perché è vero che abbiamo attraversato e stiamo ancora attraversando una crisi drammatica però il dato demografico va preso in considerazione. Già oggi, in provincia di Milano, il rapporto popolazione residente tra 15 e 24 anni e 55 e 64 anni è fortemente sbilanciato, in particolare a livello femminile. Un dato che ci dice come a Milano già oggi vi sono 70 giovani in ingresso su 100 adulti in uscita dal mercato del lavoro. Un dato che non viene mai citato, ma se parliamo di sviluppo, ripresa, innovazione e guardiamo alle sfide del mercato del lavoro nei prossimi anni questo dato va preso in considerazione. Con quali soldati vogliamo fare questa guerra? Su quali forze possiamo disporre? Se vogliamo fare dei conti un po più realistici sappiamo che i giovani entrano massicciamente nel mercato del lavoro tra i 25 e i 29 anni e i senior escono tra i 60 e i 64 anni, allora se prendiamo queste due fasce il rapporto è leggermente migliore, ma mancano all appello ancora circa 18 giovani per ogni adulto in uscita (dati del 1 gennaio 2010). Il secondo aspetto che volevo sottolineare è quello dell immigrazione che cresce in questi ultimi anni ed incide non solo sull incremento della popolazione, bensì anche all interno del mercato del lavoro. In Italia vi è un andamento riguardo all impiego di stranieri nel mercato del lavoro un po diverso rispetto agli altri Paesi europei. Al primo posto ci sono gli stranieri in generale, seguiti da quelli non comunitari e un bel po sotto dall occupazione degli italiani; a livello europeo i rapporti sono ribaltati. L incidenza degli stranieri, soprattutto in talune fasce d età, comincia a farsi sentire: tra la popolazione di 0 anni, cioè i bimbi nati nel 2009, l incidenza straniera è del 20%, tra i 21 e i 42 anni il dato oscilla tra il 15% e il 25%. Questo vuol dire che a 31 anni la popolazione in provincia di Milano è composta per un quarto da stranieri. Abbiamo dunque forze lavoro che invecchiano, non abbiamo un ricambio sufficiente di giovani, abbiamo un grosso apporto di mano d opera immigrata proprio nelle componenti di età centrale che timidamente, anche in una fase di crisi acuta come quella che stiamo attraversando, vanno facendo ingresso in categorie professionali sempre più qualificate. Su addetti immigrati nella provincia di Milano il 15% sono tecnici. Francesco Marcaletti Docente di Sociologia Università Cattolica di Milano La green economy: ProTagonisTa o comparsa nel FuTuro Prossimo Di Milano? Paolo Petracca Antonio Ballarin Denti, nella relazione di apertura del convegno Nucleare: ricerca e lavoro, organizzato da Acli Anni Verdi Ambiente e tenutosi a Milano sabato 23 ottobre 2010) ha disegnato, come scenario realistico e probabile, l ipotesi che tra anni l intero fabbisogno energetico italiano ed europeo sarà soddisfatto da fonti rinnovabili e che l efficienza degli impianti utilizzatori avrà raggiunto tali livelli di eccellenza da contenere in maniera consistente il volume dei consumi. Se questo scenario si realizzerà vorrà dire che la green economy sarà diventata elemento fondamentale del sistema. Alcuni segnali che il futuro possa andare realmente in questa direzione ci sono e sono sorprendenti. Il fatto che, per esempio, il governo degli Emirati Arabi stia investendo 22 miliardi di euro sulla ricerca d eccellenza sulle fonti rinnovabili lascia presagire che l era del post petrolio prima o poi arriverà. Ma cos è la green economy? Provando a darne una definizione sintetica si potrebbe dire che la green economy è quel processo che sta facendo diventare lo sviluppo sostenibile un obiettivo non solo socialmente, culturalmente e politicamente desiderabile, ma anche e soprattutto economicamente conveniente. Ciò è particolarmente vero in relazione al comparto energetico, alla mobilità verde, al green building, al riciclo dei materiali già consumati, ad una corretta gestione delle risorse idriche, all implementazione di nuovi materiali ecocompatibili, all agricoltura biologica e biodinamica e allo sviluppo della filiera corta. Gli slogan usati dal prof. Silvestrini, principale consulente dell ex ministro Bersani al Ministero dello Sviluppo economico per descrivere la corsa di questo torrentello - che ci si augura diventi un fiume impetuoso - sono Green economy: non più profitto contro benessere ma profitto dal benessere e Green economy: un nuovo modello di democrazia energetica in cui potere e vantaggi economici sono decentrati. Un altro fattore da tener presente è che la green economy operando in alcuni settori tradizionalmente ad effetto moltiplicatore : edilizia, trasporti, tecnologia meccanica ed elettronica - nonché in modo decentrato nel settore energetico - ha delle notevolissime capacità e potenzialità occupazionali. 19

12 Lavoro e sviluppo a Milano per una ripresa economica e sociale Lavoro e sviluppo a Milano per una ripresa economica e sociale 20 Solo per fare un esempio, sempre nel convegno sopra citato, Angelo Tartaglia riferiva che già oggi in Germania il settore delle rinnovabili ha più addetti del settore auto (a combustibili fossili). L idea di provare ad affrontare con una sola misura la crisi economica, la riduzione delle emissioni di CO 2 ed altre importanti questioni ecologiche, nonché di rispondere ad esigenze di indipendenza e sicurezza energetica ha portato - negli ultimi tre anni - a quello che la stampa ha ribattezzato Green new deal : un insieme di misure di politica economica volte a sostenere ed incentivare la green economy. Dagli USA (115 miliardi di dollari stanziati per i prossimi 5 anni) alla Cina (300 miliardi di dollari stanziati per i prossimi 10 anni) ai governi europei, tutte le grandi economie mondiali stanno investendo cospicue somme del budget stanziato contro la crisi, quindi centinaia di miliardi di denaro pubblico, in programmi destinati a promuovere l energia verde, le tecnologie pulite, l efficienza energetica. In Europa: la Francia investe il 20%, mentre la Germania il 13% dei rispettivi pacchetti anticrisi, per interventi mirati nei settori green. Se questo è il contesto internazionale cosa succede da noi? In Italia non si parla di green new deal - mi permetto di dubitare che la maggior parte della classe dirigente sappia di cosa si tratta - mentre si parla molto di green economy; ormai su tutti i media ed in maniera sempre più diffusa anche se confusa sono riportate alcune misure che vanno dal conto energia allo sgravio del 55 per cento sull efficientamento degli edifici nonché le leggi sulle nuove edificazioni e sull eco-labeling che stanno fungendo da piccolo volano. Vi sono poi performance molto interessanti in diversi settori verdi, vi sono grandi imprese tradizionali che stanno investendo (Enel e Terna per citare solo le cronache di questi giorni) ma manca una vera e seria regia politica del processo e siamo deficitari di una capillare iniziativa culturale per preparare il terreno del cambiamento. E Milano? La capitale economica e morale del Paese? Nell ultimaclassifica europea delle 30 città con l aria più inquinata, Milano figura al quarto posto. Nel 2009 ha sfondato il limite delle Pm10 per ben 111 giorni - contro il tetto di 35 imposto dall Unione Europea. Da qui nasce l idea di cambiare sistema: dopo la metanizzazione, il teleriscaldamento è necessario un ulteriore passo avanti sulla strada di un calore un po più pulito. La nuova frontiera indicata dal Comune - sul modello di Brescia, già tutta teleriscaldata da decenni - è l abbandono delle caldaie, autonome o centralizzate, per collegarsi a una rete di tubi che, in tre anni, è cresciuta da 41 a 78 chilometri e che deve arrivare a quota 160 entro il Una rete che dovrebbe coprire tutta la cintura urbana attorno alla cerchia dei Bastioni, con l obiettivo di servire quasi 500 mila utenti. Per A2A è un investimento da 200 milioni di euro. Alla fine del progetto, Milano avrà 8 impianti di teleriscaldamento, di cui quattro alimentati anche da fonti rinnovabili. Questo è solo un piccolo segno, così come lo sono gli investimenti di Actelios (gruppo Falck) sull eolico e sulle biomasse, o come lo sono le migliaia di impianti fotovoltaici installati negli ultimi tre anni nella nostra area metropolitana o come lo è l efficiente ed economica gestione da parte di MM dei servizi idrici urbani, o come lo sono le migliaia di interventi di efficientamento realizzati negli edifici privati e pubblici del milanese attraverso l installazione di caldaie a condensazione, cappotti termici, impianti a pompa di calore ecc, così come lo sono le nuove costruzioni di classe A realizzate e realizzande, così come lo sono le fattorie didattiche e lo sviluppo delle colture naturali in tutti i comuni del parco sud (capoluogo compreso). Così come lo sarà la partecipazione di diverse imprese ed università milanesi alla grande alleanza per l auto elettrica presentata lo scorso 15 settembre nella prima pagina del Corriere della Sera. Per la prima volta ci informa il quotidiano di via Solferino industria automobilistica, imprese di componentistica, Università e centri di ricerca si mettono insieme per «fare sistema» e vincere la sfida della mobilità sostenibile. Un piano ambizioso che vede schierate le eccellenze del Made in Italy nell innovazione e nella ricerca: da Fiat a Ferrari, da Brembo a Piaggio, a Pininfarina, a Dallara, fino a Eni ed Enel (70 imprese e 17 tra Università e centri di ricerca, con il supporto dei ministeri dell Ambiente, dell Università e della Ricerca e dello Sviluppo Economico). Il punto di partenza sono due piattaforme, una per la mobilità elettrica e l altra per l innovazione. L obiettivo è di conquistare la leadership in un settore di mercato che sta crescendo rapidamente e che nel 2015 dovrebbe rappresentare il 10% del mercato mondiale dell auto. I piccoli segni devono diventare progetto. Le istituzioni devono prendere in mano la situazione e determinare il processo in due direzioni: quella culturale e quella economica. (Questa raccomandazione penso dovrebbe essere estesa alle grandi organizzazioni socio-economiche, comprese le Acli). Nella città che ospiterà l EXPO di Energy for life feed the planet dovrebbe poi essere un dato scontato, reale ed effettivo e non solo di facciata che gli anni precedenti e antecedenti all esposizione siano all insegna dello sviluppo sostenibile. In conclusione vorrei domandare se non sia il caso che, accanto al simbolo attuale dell EXPO (ovvero il futuro parco delle biodiversità che ospiterà i principali momenti dell evento), non si inizi a pensare ad un altro grande simbolo (che non riguarderebbe strettamente il comune capoluogo ma l area metropolitana) ovvero la riconversione della più grande area dismessa d Europa (l area ex alfa di Arese-Rho-Lainate-Garbagnate) in un grande parco della green tecnology in tutti i suoi settori? Paolo Petracca Segretario Organizzativo Acli Provinciali 21

13 Lavoro e sviluppo a Milano per una ripresa economica e sociale Lavoro e sviluppo a Milano per una ripresa economica e sociale 22 L impegno Delle Acli, insieme alla CariTas, Per il FonDo Famiglia-LaVoro Riccardo Rampado Descrizione attività Le famiglie che subiscono un dissesto economico come conseguenza della perdita di lavoro o della riduzione forzosa dell orario di lavoro a causa della crisi economica hanno diritto a richiedere un contributo al FFL per il tramite degli sportelli dei distretti del fondo. In queste sedi viene ascoltata la persona/famiglia e redatta una scheda analitica compendiante la situazione economica; questa scheda viene inoltrata alla commissione decanale che la esamina ipotizzando un adeguato contributo economico. La segreteria del fondo riceve a sua volta la scheda, la registra e ne esperisce una ulteriore valutazione economica che sottopone al consiglio di gestione del fondo che ne delibera la relativa erogazione economica alla parrocchia che ne cura la consegna al beneficiario finale. Da chi è condotta l azione Sinergie fra Caritas Ambrosiana, Acli prov.le MI (+ Enaip) Referente Acli per il coordinamento interno: Riccardo Rampado (dir. gen. Saf Acli S.r.l.) Come funziona La struttura del Fondo Famiglia-Lavoro opera grazie all impegno di: 403 volontari della Caritas e dei Circoli ACLI; 74 commissioni operative decanali in cui avviene la raccolta e prima valutazione delle schede: in ciascuna di esse vi è almeno un aclista (di solito si tratta di presidenti di zona o di circolo); 105 distretti operativi del fondo (sportelli di ascolto ed incontro con le famiglie bisognose in cui vengono compilate le schede): anche qui vi è sempre almeno un aclista (di solito si tratta di volontari dei circoli, di operatori sociali o personale di patronato o caf locali); 22 Aclisti Segreteria del Fondo turnano ciclicamente sulle due sessioni settimanali di lavoro in cui viene svolta la lettura delle schede e proposto il contributo economico (di solito si tratta di membri della presidenza provinciale e dei direttori di Patronato, Caf e Saf delle province di CO, LC, MI e VA). Infine il nostro presidente Gianni Bottalico siede nel Consiglio di gestione (organo direttivo che delibera le erogazioni economiche proposte) che si riuni- sce una volta al mese. Partner interni (sistema ACLI): ENAIP, in sede di segreteria del FFL attiva i percorsi della Dote lavoro per i richiedenti adeguatamente titolati e rispondenti ai requisiti. Partner esterni Siloe, struttura della Caritas Ambrosiana (che formalmente è il gestore operativo del fondo), raccorda i centri di ascolto Operatività (dati al ) Circa Famiglie hanno fatto richiesta tramite gli sportelli dei distretti del fondo; circa schede sono state analizzate (48% italiani); schede hanno avuto esito positivo (importo medio erogato a famiglia: euro); 841 schede sono in attesa di essere esaminate. Raccolta fondi 8aggiornamento) Al il Fondo Famiglia-Lavoro ha raccolto fondi per un totale di ,71. Ricadute sul sistema associativo La straordinaria e continuativa copertura mediatica su questa iniziativa ha riposizionato le Acli in una posizione di preminenza sullo scenario lombardo (la diocesi di Milano ha una estensione territoriale amplissima) in riferimento ai temi della solidarietà sociale e delle tutele dei cittadini. I Circoli Acli hanno effettuato svariate iniziative di raccolta fondi sensibilizzando i loro territori e le Acli milanesi hanno destinato 1 euro per ogni dichiarazione dei redditi redatta pressoi propri CAF. Vi sono state svariate azioni per sostenere il dibattito sociale sulla crisi che hanno attivato iniziative di supporto familiare e coesione sociale. Le progettualità del Punto-Famiglia hanno accolto le istanze di bisogno delle famiglie generate dalla crisi economica sviluppando specifiche risposte. E stato sviluppato, col concorso qualificato dell Università Cattolica di MI, l Osservatorio del lavoro : bollettino periodico di analisi dei dati socio-economici lombardi in tema di crisi occupazionale ora alla sua quarta uscita. Vi sono poi anche altre ricadute ma queste credo siano le principali di cui prendere nota. Riccardo Rampado Direttore generale Saf Acli S.r.l. 23

14 Lavoro e sviluppo a Milano per una ripresa economica e sociale Lavoro e sviluppo a Milano per una ripresa economica e sociale 24 Il lavoro Degli immigrati a Milano Ernesto Rodriguez anno scorso i numeri dell emersione L del fenomeno immigratorio a Milano sono risultati di mezzo punto inferiori a quelli che risultano oggi, a settembre del 2010 ci si ritrova in difetto di 9000 unità. Proprio per il lavoro sommerso sono state presentate, a settembre del 2010, quasi 2000 domande di emersione di cui 1700 portate avanti dalle Acli. Buona parte di queste sono riguardanti il Comune di Milano quindi si presume che una parte significativa di persone vada a richiedere la residenza, tuttavia molti non lo fanno perché la legge non glielo impone, per la Bossi-Fini è sufficiente infatti l indicazione di un domicilio e quindi questi dati possono non corrispondere a valori reali. La velocità del fenomeno migratorio è superiore a quella del mercato del lavoro, questa non è solo una mia opinione personale basta riscontrare i dati per rendersi conto che tra il numero delle assunzioni previste, quello delle assunzioni effettuate e il numero delle persone che si spostano per lavoro nella provincia di Milano c è un divario. Non possiamo far finta di non vedere i problemi che covano dietro a questi fenomeni. Gli via questo fenomeno spesso comporta una sostituzione di etnie in determinati comparti di lavoro che se da un lato favorisce i nuovi venuti dall altro mette in crisi chi già da anni opera nel nostro Paese. Ad esempio nell ambito dell edilizia una buona parte della manovalanza generica non qualificata è sempre stata, fino agli ultimi tempi, nord africana e soprattutto egiziana. Ora sono i rumeni che vengono a sostituirsi a questo gruppo etnico che tra le sue fila conta soggetti spesso presenti da molti anni in Italia, non più giovanissimi e di difficile ricollocazione professionale. I rumeni sono più avvantaggiati perché hanno minori vincoli burocratici da espletare ed inoltre, molto spesso, c è un livello di preparazione maggiore per chi proviene dai paesi dell ex est europeo rispetto sia agli abitanti del Maghreb che a volte agli stessi italiani. Anche nel comparto dei servizi offerti dalle cooperative abbiamo visto il fenomeno della riduzione del personale che, tuttavia, non risulta disoccupato (perché socio della cooperativa) anche se di fatto non viene più chiamato a lavorare. Poi ci sono ormai molti immigrati che faticano a trovare un lavoro nell ambito domestico per esempio i filippini che riuscivano pochi anni fa a trovare lavoro autonomamente soprattutto nel comparto medico ora, per via della concorrenza, sono costretti a rivolgersi ai servizi. Il numero dei disoccupati immigrati immigrati sulla città non sono soltanto quelli che vengono da fuori. Quest anno i dati Istat del gennaio 2010 indicano cittadini sui 5 milioni presenti sul territorio nazionale che sono oggetto di ricongiungimenti familiari o di persone nate in Italia, un fenomeno nuovo al quale gli italiani fanno fatica a dare una risposta coerente. Posso capire che uno stato abbia difficoltà a riconoscere la residenza a cittadini, figli di immigrati, ma con il passare del tempo, come si è visto in Germania il numero dei turchi nati sul suolo tedesco, che non conoscevano nemmeno la Turchia, non erano turcofoni e che alla Turchia non volevano far riferimento, era così elevato che diventò un problema nazionale. La percentuale arrivò ad un punto in cui lo stato dovette fare un cambio qualitativo e prendere una decisione diversa. Un quinto degli immigrati in Italia sono stranieri nati in Italia, queste persone si affacciano sul mercato del lavoro in modo diverso. Vedendo il dossier della Caritas, uscito in questi giorni, si nota che, nonostante la crisi, nel comparto immigrazione c è addirittura una lieve crescita a livello occupazionale. Tuttaa Milano è ben superiore al numero degli italiani. In questo momento il comparto dell immigrazione non è più quello degli anni Novanta che faceva capo essenzialmente a tre ambiti lavorativi: i lavori pericolosi, i lavori duri e i lavori rifiutati dagli altri. Molti immigrati oggi competono con gli italiani in lavori ordinari come: commesso, cassiere, spedizioniere, operatore di call center ecc. e questo crea ovviamente nuove tensioni sociali. La percentuale del 15% di mano d opera immigrata su un totale di occupati a Milano comincia ad essere un dato consistente. Non è vero quello che è stato detto dal ministero che nel marzo 2011, con l entrata ufficiale della Bulgaria e della Romania nell area Schengen, si avranno dei cambiamenti eclatanti nei flussi migratori da quei Paesi, visto che oramai, soprattutto per quanto riguarda i rumeni, molti di loro sono già qui sul nostro territorio. Ernesto Rodriguez Responsabile Sportello Immigrati del Patronato Acli 25

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