2009 Rapporto Annuale sull Innovazione. a cura di Francesco Crespi e Raimondo Iemma

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4 2009 Rapporto Annuale sull Innovazione a cura di Francesco Crespi e Raimondo Iemma

5 Scienza, Tecnologia e Competitività 5 Indice Introduzione di Riccardo Viale 7 1. Scienza, Tecnologia e Competitività 9 I driver dell innovazione / 10 L evoluzione degli investimenti in R&S in Italia / 10 Gli investimenti in R&S nelle regioni italiane / 13 Le fonti di finanziamento alla R&S / 14 Gli addetti alla R&S in Italia e nelle regioni italiane / 15 La diffusione delle nuove tecnologie dell informazione e della comunicazione (ICT) / 17 I risultati del processo innovativo / 22 Le pubblicazioni scientifiche / 22 I brevetti / 27 L impatto dell attività innovativa / 32 La Bilancia Tecnologica dei Pagamenti / 32 Importazioni ed esportazioni di beni e servizi / 33 La produttività del lavoro / 35 Competitività e innovazione nel mondo / Ricerca e Innovazione nelle Imprese Italiane 49 L evoluzione delle spese in R&S intra-muros delle imprese in Italia / 50 Le caratteristiche delle spese in R&S intra-muros delle imprese in Italia / 50 Il personale addetto alla R&S nelle imprese in Italia / 53 L investimento industriale in Ricerca e Sviluppo nelle imprese italiane: i principali risultati dello Industrial R&D Investment Scoreboard 2008 / 54 I risultati dell indagine sull innovazione nelle imprese ( ) in Italia / 60 PMI e competitività / 75 L utilizzo delle tecnologie dell informazione e della comunicazione nelle imprese italiane / Scienza, Tecnologia e Società 85 Livelli di istruzione: la situazione italiana nel contesto europeo / 87 La spesa per istruzione e formazione in Italia / 89 Il livello di competenze degli studenti italiani secondo l OCSE / 94 L istruzione universitaria in Italia / 96 Livelli di istruzione e mercato del lavoro in Europa / 105 I laureati e il mercato del lavoro in Italia: situazione corrente e prospettive / 108 La formazione continua nei paesi europei e nelle imprese italiane / Il ruolo del Settore Pubblico a sostegno della Ricerca e dell Innovazione 117 La R&S pubblica / 118 Le risorse umane per la R&S pubblica / 125 Le politiche pubbliche a sostegno dell innovazione / 127 Università, innovazione e trasferimento tecnologico / 141 La diffusione delle ICT presso la Pubblica Amministrazione / 144 La partecipazione dell Italia al VII Programma Quadro dell Unione Europea / 147 Postfazione di Franco Frattini 153 Appendice 155 Indice dei grafici 167 Indice delle tabelle 177 Bibliografia 179

6 Scienza, Tecnologia e Competitività 7 Introduzione Per anni i dati positivi dell export nel settore manifatturiero in Italia non si sono accompagnati ad una analoga performance nell export di brevetti, copyright, know-how, marchi, in sintesi di capacità tecnologica ed innovativa. Infatti la bilancia tecnologica dei pagamenti è stata in rosso fino al 2006, a differenza di molti altri paesi concorrenti come Regno Unito, Germania e Francia. Ciò poteva essere spiegato in vario modo, dalle propensioni alla segretezza dei produttori fino alla scarsa innovazione tecnologica di origine endogena. La spiegazione più verosimile sembra però ssere quella legata alla tipologia di innovazione generata nel nostro sistema industriale, in particolare delle PMI. Fino a qualche anno fa le indubbie performance del nostro sistema manifatturiero erano legate ad innovazioni incrementali difficilmente codificabili perché basate più sul know-how individuale dell inventore che su procedure oggettive o conoscenze scientifiche. Questa capacità tecnologica era, per definizione, difficilmente esportabile. Come si può evincere dal Rapporto 2009 sull Innovazione della Fondazione Cotec questa situazione sembra cambiare dal 2006 con la presenza per la prima volta di una bilancia tecnologica positiva. I flussi attivi sono pari allo 0,29% del PIL mentre i flussi passivi rappresentano lo 0,23%. La situazione positiva sembra continuare anche nel 2007 con un saldo attivo dello 0,06%. L impresa italiana ha cominciato a rafforzare la sua propensione alla ricerca ed a sviluppare competenze tecnologiche codificabili ed esportabili: aumento tra il 2000 e il 2006 del 25% del numero di addetti alla R&S industriale ed aumento del contributo privato alla spesa in R&S pubblica, prevalentemente universitaria, che passa dall 1,2% del 2003 al 4,1% del Questo impegno privato si manifesta anche nel 67,3% di spin-off accademici che vengono finanziati di fronte a solo un terzo sostenuto da fondi pubblici ed un altro terzo da fondi universitari. Resta però irrisolto il nodo centrale per lo sviluppo di una duratura competitività tecnologica dell impresa italiana. Si tratta del capitale umano, che sia sul fronte industriale che su quello scolastico ed universitario manifesta tutta la sua debolezza. Nelle PMI il livello formativo dei nuovi addetti è più basso che negli altri paesi: solo il 13% è laureato a fronte del 26% della media europea. Nella scuola oltre ai dati desolanti del test PISA che condanna l Italia al terz ultimo posto dei paesi OCSE, vi è il dato inquietante degli early school leavers, cioè dell abbandono scolastico. L Italia è al 19,3% nel 2007 contro una media europea del 17,3%. Anche il tasso di passaggio all università invece di salire scende dal 74,5% dell anno accademico al 68,5% del D altra parte la quota di spesa pubblica in istruzione destinata all università è solo il 17% (contro il 26% degli USA, 25% della Germania, 22% di Spagna e Regno Unito) a cui corrisponde lo 0,76% del PIL contro una media europea dell 1,15%. A questa carenza di finanziamento pubblico ed alla giusta politica del governo sempre più premiale verso le università che mostrano buone performance di ricerca e di collaborazione con l impresa, un parte del nostro mondo accademico (come i Politecnici di Torino e Milano e le principali università del nord Italia) sembra rispondere positiva-

7 8 Cotec 2009 Rapporto annuale sull innovazione mente: aumentano dal 2002 al 2007 del 69% i budget degli Uffici per il Trasferimento Tecnologico; cresce il numero di brevetti (che passano da 177 a oltre 400 nel periodo considerato) e di contratti di licenza (il cui volume è triplicato); aumenta il numero di spin-off accademici, che passa da 225 nel 2005 a 364 nel 2007; aumenta sensibilmente la quota di finanziamento del VII Programma Quadro della Unione Europea. Dati che non sono ancora in grado di dimostrare una mutazione nell approccio competitivo ed imprenditoriale dell università, ma che stanno ad indicare un interessante inversione di tendenza che le istanze di governo centrale e regionale hanno il compito di rafforzare. Come dimostra l esperienza dei principali paesi occidentali e quella di potenze emergenti come Cina ed India, solo dalla soluzione del nodo del capitale umano a tutti i livelli di istruzione e formazione, dallo sviluppo di un sistema di università in concorrenza verso l obiettivo dell eccellenza didattica e di ricerca scientifica e tecnologica e dalla capacità del mondo dell impresa di permearsi con quello universitario, può derivare una leadership internazionale del nostro paese a livello tecnologico. Riccardo Viale Direttore Generale e Consigliere Delegato Fondazione Cotec

8 Scienza, Tecnologia e Competitività 1 S ono numerosi i fattori che determinano la capacità di crescita e la competitività internazionale di un dato sistema economico. Un elemento di primaria importanza è senza dubbio costituito dalla capacità di imprese e organismi di ricerca di generare, mediante nuova conoscenza scientifica, processi di innovazione che consentano incrementi di efficienza e produttività, favorendo in questo modo la crescita economica. Tale aspetto appare ancor più decisivo in un momento storico, come quello attuale, in cui i principali paesi industrializzati vivono un passaggio di marcata crisi economica. È infatti evidente che i sistemi economici che sapranno attrezzarsi con le necessarie capacità tecnologiche potranno uscire dalla fase recessiva e riprendere un sentiero di crescita più rapidamente. In questo senso l attuale fase di contrazione delle economie può rappresentare un momento di trasformazione dei sistemi produttivi dei vari paesi, anche attraverso fenomeni di distruzione creatrice, in grado di ridefinire i sentieri di crescita e sviluppo delle diverse economie nei prossimi anni. Rispetto ad altri rapporti annuali, il Rapporto sull Innovazione ha il vantaggio di descrivere dei fenomeni prevalentemente strutturali e quindi non eccessivamente influenzati da fenomeni congiunturali.

9 10 Cotec 2009 Rapporto annuale sull innovazione Questo consente di affermare che, anche se la maggior parte dei dati disponibili si riferiscono necessariamente ad un periodo antecedente l attuale crisi, il quadro statistico presentato in questo Rapporto non è divenuto obsoleto ancor prima di essere pubblicato. Al contrario, esso permettere di evidenziare le caratteristiche del sistema innovativo italiano al fine di valutarne l adeguatezza nell affrontare l attuale congiuntura e di individuare i punti di criticità da risolvere con rapidità per poter accelerare il ritorno verso un percorso di crescita sostenuta nel nostro Paese. In continuità con l analisi effettuata nel precedenti Rapporti sull innovazione, mediante la presentazione di statistiche aggiornate provenienti dalle fonti più autorevoli, questo primo capitolo si propone di valutare l attuale posizionamento del sistema innovativo italiano nei confronti di quello delle principali economie mondiali. Verranno analizzati in primo luogo i principali fattori di input dell attività innovativa, quali il livello di investimenti in R&S, le risorse umane dedicate ad attività di ricerca e la penetrazione delle nuove tecnologie della comunicazione e dell informazione (ICT). La maggior parte degli indicatori sul capitale umano (ulteriore misura di input della creazione di nuova conoscenza) verranno inclusi nel terzo capitolo del Rapporto. A fronte dell impiego di tali fattori, verrà quindi valutata la prestazione ottenuta in termini di produzione scientifica e tecnologica, la capacità di competizione nei mercati internazionali di beni e servizi ad alta intensità tecnologica. Infine, una valutazione più complessiva dell impatto delle dinamiche recenti che hanno influenzato i molteplici elementi del sistema innovativo italiano verrà effettuata attraverso l analisi della dinamica della produttività del lavoro e tramite l utilizzo di indicatori sintetici dell innovazione e di competitività. In particolare, il posizionamento del sistema dell innovazione italiano nella competizione internazionale verrà valutato rispetto ai seguenti punti. L evoluzione degli investimenti in Ricerca e Sviluppo in Italia negli anni più recenti. Un confronto con i principali paesi europei rispetto alla quota di Pil investita in R&S permetterà di trarre una prima valutazione sul posizionamento italiano. Verrà altresì analizzata la distribuzione regionale degli investimenti in R&S in Italia, con un approfondimento rispetto al numero e alla distribuzione regionale di ricercatori e addetti. Il livello di diffusione delle tecnologie dell informazione e della comunicazione (ICT), sia nell ambito del sistema produttivo italiano, sia per quanto riguarda il grado di penetrazione delle nuove tecnologie dell informazione nella società. La prestazione italiana in termini di generazione di nuova conoscenza scientifica e tecnologica. In particolare, verrà analizzata la capacità di produzione di pubblicazioni scientifiche e di brevetti, con un particolare approfondimento su alcune tecnologie chiave come ad esempio quelle in campo ambientale. La valutazione della capacità competitiva dell Italia nel mercato globale, realizzata mediante l analisi dei risultati più recenti della Bilancia Tecnologica dei Pagamenti, che presenta i flussi in entrata e in uscita delle transazioni internazionali di beni e servizi di natura tecnologica. A questa si aggiunge l analisi dell evoluzione e della composizione dell export italiano. Lo studio della dinamica della produttività del lavoro in Italia a confronto con quella dei principali paesi industrializzati, con particolare riferimento all impatto dell innovazione sulla produttività. Infine, così come nelle precedenti edizioni del Rapporto, verrà dedicato un approfondimento specifico agli indici compositi di innovazione e competitività prodotti dalle principali istituzioni internazionali. I driver dell innovazione L evoluzione degli investimenti in R&S in Italia Il volume di investimenti in attività di Ricerca e Sviluppo (R&S) rappresenta uno dei principali input del processo innovativo. Nel caso dell Italia, va considerato come la propensione a investire in attività di R&S subisca l influenza del peculiare assetto produttivo del paese, caratterizzato da una forte presenza di piccole e medie imprese spesso specializzate in settori a basso contenuto tecnologico. Pare utile formulare questa premessa soprattutto nel caso di un confronto con i principali paesi europei, come Francia, Germania e Regno Unito, nei quali la percentuale di occupati in imprese con meno di 50 dipendenti non supera il 30%, mentre arriva al 50% in Italia.

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11 12 Cotec 2009 Rapporto annuale sull innovazione Il Grafico 1.1 riporta l evoluzione della spesa in R&S in Italia dal 1990 al Considerando la curva a prezzi costanti, che permette un raffronto tra i vari anni a prescindere dal tasso di inflazione, è possibile riscontrare, sul lungo periodo, un aumento di ampiezza contenuta. Guardando tuttavia agli anni più recenti, si registra un graduale incremento della spesa in R&S in Italia. Tra il 2003 e il 2006, il volume di investimenti in R&S realizzati da imprese, enti della pubblica amministrazione, dalle istituzioni private non profit e dalle università è passato da milioni di euro a milioni di euro, con un aumento del 3,99% in termini reali. A confronto dei principali paesi europei (Grafico 1.2 e Grafico 1.3), il progresso italiano è secondo solo a quello di Germania e Spagna, paese quest ultimo che ha vissuto negli ultimi anni una pronunciata espansione dei propri investimenti in R&S. Dopo un anno (2005) in cui la spesa in R&S era rimasta pressoché invariata, nel 2006 in Italia le attività di R&S riprendono a crescere confermando un trend di (modesta) crescita che inizia nella seconda metà degli anni novanta. Il confronto tra paesi in relazione al rapporto tra investimenti in R&S e Prodotto interno lordo (Pil), permette di neutralizzare gli effetti di scala legati all utilizzo di valori assoluti. Nel 2006, l Italia ha investito l 1,15% del proprio Pil in attività di R&S. Pur trattandosi di una percentuale sensibilmente inferiore a quella dei principali paesi industrializzati, questa ha presentato nel periodo un aumento del 9,9%, crescita inferiore, tra i paesi considerati, solo a quella di Spagna e Giappone. In particolare, nell ultimo anno di

12 Scienza, Tecnologia e Competitività 13 rilevazioni, la quota di Pil dedicata agli investimenti in R&S è passata in Italia dall 1,10% all 1,15%. Ciò non ha tuttavia impedito il sorpasso della Spagna sull Italia, che raggiunge nel 2006 un livello del rapporto tra spese in R&S e Pil pari all 1,20%. Dopo il triennio in cui si è registrato in Italia un continuo calo per questo indicatore, nel 2006 si realizza un inversione di tendenza con la performance migliore fatta registrare dal Tuttavia, è qui opportuno ricordare che nel 1990 il rapporto tra investimenti in R&S e Pil era pari all 1,25%. Il Grafico 1.6 riporta la composizione degli investimenti in R&S in Italia per settori istituzionali. Tra il 2005 e il 2006, la struttura delle spese in R&S rimane pressoché invariata, confermando anche quest anno il settore privato (che comprende imprese e istituzioni private non profit) quale fonte primaria della spesa in R&S del paese. Nonostante l incremento della quota di R&S finanziata dal settore privato occorso negli anni più recenti, il confronto internazionale (Grafico 1.7) mostra come tale quota rimanga in Italia relativamente bassa, inferiore a quella registrata nei principali paesi europei eccezion fatta per la Spagna, paese nel quale il ruolo delle imprese nel finanziamento alla R&S è in costante crescita. La quota di spesa in R&S attribuibile al settore privato resta infatti in Italia sensibilmente inferiore a quella della Germania (69,9%), della Francia (63,9%) e del Regno Unito (63,1%) 1. Gli investimenti in R&S nelle regioni italiane Suddividendo a livello regionale gli investimenti in R&S realizzati in Italia è possibile riscontrare un marcato fenomeno di polarizzazione. Sommando alla spesa in R&S delle regioni dell Italia settentrionale quella di Toscana, Emilia Romagna e Lazio, si ottiene il 75% del totale della spesa nazionale. Relativamente al rapporto tra investimenti in R&S e Pil regionale (Grafico 1.8), nel 2006 è il Piemonte a guidare la graduatoria con un rapporto dell 1,80%, con il Lazio al secondo posto (1,71%). Rispetto alla rilevazione precedente, le due regioni hanno invertito la loro posizione. A seguire vengono Liguria (1,29%), Emilia Romagna (1,23%), Campania (1,23%, contro l 1,12% dell anno precedente), Friuli Venezia Giulia (1,20%) e Lombardia (1,19%). Ai

13 14 Cotec 2009 Rapporto annuale sull innovazione gradini più bassi stazionano invece Valle d Aosta, Calabria e Molise, pur con percentuali in leggero aumento nell ultimo anno. Tale polarizzazione negli investimenti in attività innovative individua la presenza di una dualità nel sistema innovativo italiano con forti differenze tra centro-nord e mezzogiorno. Inoltre, dall analisi emerge una chiara indicazione di profonde diversità tra i vari sistemi regionali dell innovazione, di cui è necessario tener conto nell elaborazione di opportune politiche tecnologiche. Le fonti di finanziamento alla R&S Come illustrato nel Grafico 1.9, il tasso di autofinanziamento di attività di R&S da parte delle imprese è in sensibile crescita, arrivando nel 2006 a supe-

14 Scienza, Tecnologia e Competitività 15 rare l 80% (ammontava al 75% nel 2004). Si riduce proporzionalmente l apporto del settore pubblico, che passa dal 13,8% all 8,1% in due soli anni. Per ciò che concerne l attività di R&S della Pubblica Amministrazione, la percentuale autofinanziata raggiunge l 88%, dato in leggero ridimensionamento rispetto al 92% del Cresce, nello stesso periodo, l apporto delle imprese (dall 1% al 3%) e delle fonti estere (dal 5% al 6%). Tali segnali appaiono incoraggianti se vengono letti nel senso di una maggiore capacità del sistema pubblico della ricerca di aprirsi a fonti di finanziamento esterne. Gli addetti alla R&S in Italia e nelle regioni italiane Parallelamente all analisi sulle spese, in questo paragrafo vengono esaminati i dati sulle risorse umane impiegate in attività di R&S. Tra il 2004 e il 2006 il numero totale di addetti alla R&S è passato da a , segnando dunque un incremento del 17%. In particolare, nello stesso periodo, il numero di ricercatori è cresciuto del 23%, arrivando a unità nel 2006, e quello dei tecnici e del personale di altra natura ha registrato un aumento del 13%, superando nel 2006 le 100mila unità. Questa dinamica conferma dunque l inversione di tendenza iniziata già nel 2003, anno in cui il numero di addetti totali alla R&S in Italia ha ripreso a crescere. È possibile riscontrare la stessa dinamica nell evoluzione del numero totale di addetti alla R&S in proporzione al volume della forza lavoro (Grafico 1.10),

15 16 Cotec 2009 Rapporto annuale sull innovazione in crescita costante a partire dal Nel 2006, il numero di addetti alla R&S per 1000 componenti della forza lavoro raggiunge in Italia quota 7,7, contro il 7,2% registrato nell anno precedente. Nello stesso periodo, è altrettanto significativo l incremento del numero di ricercatori in relazione al volume della forza lavoro, che arriva a 3,6 (Grafico 1.11). Nel settore privato, va tuttavia considerata come una delle determinanti di tale crescita lo spostamento di risorse verso la remunerazione del personale, interno o esterno, impegnato in R&S intra-muros, favorita dalla presenza di incentivi fiscali che prevedono per tale spesa la deduzione dalla base imponibile IRAP 2. Il confronto internazionale (Grafico 1.12) conferma tuttavia la persistenza di un gap tra l Italia e i princi-

16 Scienza, Tecnologia e Competitività 17 pali paesi europei in merito a questo indicatore. Nell ultimo anno di rilevazioni, il numero di addetti alla R&S in proporzione alla forza lavoro è cresciuto anche in Francia (+11%) e in Germania (+7%), lasciando in questo modo sostanzialmente inalterate le posizioni. Da notare, anche in questo caso, l incremento della Spagna, paese nel quale tra il 2002 e il 2006 il numero di addetti alla R&S per ogni 1000 elementi della forza lavoro passa da 7,7 a 9,5 unità. Analizzando la proporzione tra numero di ricercatori e volume totale di addetti alla R&S nel contesto europeo (Grafico 1.13), questa sale in Italia al 46,1% nel 2006 (ammontava al 43,4% nel 2002), con un incremento che permette al nostro paese di ridurre il divario rispetto ai paesi leader in Europa, nei quali la quota di ricercatori sul totale degli addetti alla R&S avvicina, e in alcuni casi supera, il 60%. Tuttavia, dopo il balzo in avanti realizzato tra il 2004 e il 2005 nell ultimo anno di rilevazioni il valore si è ridotto invertendo quindi la tendenza positiva in atto a partire dal 2001 (Grafico 1.14). Con riferimento alla distribuzione regionale degli addetti alla R&S in Italia, presentata nel Grafico 1.15, nel 2006 si conferma nuovamente la Lombardia quale regione leader, raccogliendo il 19,3% del totale nazionale. Seguono Lazio (15,9%) e, più distanziate, Piemonte (10,3%), Emilia Romagna (10,2%), Veneto (6,9%, con un marcato incremento rispetto al 2005) e Toscana (6,5%). Rimane immutato il fondo della classifica, con Valle d Aosta, Molise e Basilicata che raggiungono insieme appena l 1% del totale degli addetti alla R&S nazionali. La diffusione delle nuove tecnologie dell informazione e della comunicazione (ICT) Sin dalla sua prima edizione, il Rapporto annuale sull innovazione approfondisce in modo specifico il tema relativo alla diffusione delle tecnologie ICT in Italia, analizzando i tassi di adozione nell ambito di un confronto con le principali economie mondiali. Valutare la diffusione delle nuove tecnologie dell informazione e della comunicazione si rivela infatti di rilevante importanza proprio per l impatto che questo fattore determina sulle prospettive di crescita di produttività di un sistema economico, soprattutto nell ottica della nuova economia della conoscenza, che impone ai sistemi economici di affrontare un

17 18 Cotec 2009 Rapporto annuale sull innovazione pronunciato processo di ristrutturazione basato sull utilizzo di tali tecnologie. La diffusione delle ICT investe una molteplicità di settori e applicazioni, dalle tecnologie di produzione ai modelli organizzativi fino alla gestione delle transazioni internazionali. Questo carattere trasversale e pervasivo rende l analisi della diffusione di tali tecnologie un elemento fondamentale per valutare la qualità dei sistemi innovativi nazionali. Come illustrato nel Grafico 1.16, tra il 2004 e il 2006 l incidenza degli investimenti in tecnologie dell informazione (IT) per l acquisto di hardware, software e altri servizi connessi rispetto al PIL rimane in Italia pressoché stabile, passando dall 1,6% all 1,7%. Si conferma peraltro il divario presente rispetto alla media europea (UE-15) che si attesta al 2,7% e in modo particolare rispetto a paesi come Svezia e Regno Unito, non lontani dal 4% nel rapporto tra spese IT sul PIL. Per quanto concerne invece il rapporto tra spese in tecnologie della comunicazione e PIL (Grafico 1.17), l Italia, pur registrando un lieve calo rispetto alla rilevazione del 2004, si mantiene prossima alla media europea con un valore pari al 3,1%, superiore a quello registrato in Francia, Germania e Stati Uniti. Il Grafico 1.18 riporta l evoluzione della quota di occupati nel settore ICT sul totale degli occupati delle principali economie europee. Se paesi come Regno Unito, Germania e Spagna registrano una costante crescita della percentuale di occupati nel settore delle tecnologie dell informazione e della

18 Scienza, Tecnologia e Competitività 19 comunicazione tra il 1995 e il 2007, in Italia la dinamica più recente determina una riduzione - seppure in forma contenuta - di tale percentuale. Tra il 2003 e il 2007 la quota è passata dal 3,09% al 2,83%. Il dato italiano rimane comunque in linea con quello dei principali paesi europei. Come illustrato nel Grafico 1.19, gli investimenti in R&S nel settore ICT di Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud rappresentano oltre il 70% del totale degli investimenti in R&S del settore su scala mondiale. In particolare, il 44% della spesa viene realizzata dagli Stati Uniti. Il peso dei paesi dell UE è limitato al 24%, con la Germania (6%) traino principale e l Italia al 2%, dietro paesi come Regno Unito e Francia ma davanti alla Spagna. La percentuale di esportazioni ICT esprime una misura della capacità di esportare prodotti in un settore ad alto contenuto tecnologico. Tra il 1996 e il 2006, tale quota è passata per l Italia dal 5,2% al 3,7% (Grafico 1.20), tendenza che, in ambito europeo allontana ulteriormente il nostro paese dalla performance del Regno Unito (20,5% di esportazioni ICT), Germania (9,6%) - che aumentano la quota di esportazioni ICT sul totale delle esportazioni- e Francia (8%), ma anche dal livello degli Stati Uniti (16,3%) e della Corea del Sud (27,2%), paesi leader in quest ambito. È peraltro da segnalare come la Spagna, pur registrando una contrazione nel periodo considerato, abbia raggiunto e superato la quota dell Italia. Passando all analisi dei dati relativi alla diffusione nell utilizzo delle nuove tecnologie dell informa-

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21 22 Cotec 2009 Rapporto annuale sull innovazione zione e della comunicazione il Grafico 1.21 evidenzia come negli anni più recenti la percentuale di famiglie dotate di accesso a Internet cresce uniformemente nei principali paesi europei. In Italia, nel 2008 tale quota (47%) rimane distante dalla media europea (62%) e da quella registrata in paesi come Germania e Regno Unito, nei quali oltre 7 famiglie su 10 dispongono di un collegamento a Internet. Cresce analogamente nei principali paesi europei la percentuale di cittadini che abbiano effettuato acquisti via Internet (Grafico 1.22), anche se in Italia tale percentuale si ferma nel 2008 al 7%, contro il 26% della media europea, il 49% del Regno Unito e il 42% della Germania. Dal lato delle imprese, l Italia si mostra invece, per certi aspetti, anche più avanzata rispetto ad altri paesi europei. Come illustrato nel Grafico 1.23, la percentuale di imprese italiane dotate nel 2007 di strumenti informatici per la gestione, in tutte le sue fasi, degli ordini dei clienti (Customer Relationship Management) ammonta nel 2007 al 22,6%, quota superiore a quelle di Spagna (20,6%), Regno Unito (16%) e Francia (11,1%). Nello stesso anno, il 55% del totale delle imprese italiane ha effettuato analisi di mercato mediante Internet (Grafico 1.24). Tale pratica è più frequente in Italia rispetto alla media dei paesi europei (48,3%), fatto salvo il caso della Germania (69%). La propensione a utilizzare dispositivi informatici è altresì diffusa per tutti i livelli dimensionali di impresa (Grafico 1.25). Nel 2007, il 96,2% del totale delle imprese è dotata di computer, mentre circa il 35% degli addetti sul totale delle imprese utilizza quotidianamente una postazione dotata di connessione Internet. I risultati del processo innovativo Le pubblicazioni scientifiche Analizzare la produzione di letteratura scientifica permette di valutare la capacità di generazione di nuova conoscenza scientifica di un paese. Anche in questo caso, operare un confronto con i principali paesi consente una chiara valutazione del posizionamento italiano. Nel computo degli articoli scientifici pubblicati nel decennio , l Italia si colloca all ottavo

22 Scienza, Tecnologia e Competitività 23 posto a livello mondiale, con un numero totale di contributi che sfiora le 400mila unità (Grafico 1.26). Tale dato, superiore a quello della Spagna (292mila) non è distante da quello di paesi come Canada (414mila) e Francia (548mila). Altri paesi europei, come Germania e Regno Unito, raggiungono livelli più elevati. La graduatoria è guidata dagli Stati Uniti, paese nel quale tra il 1998 e il 2008 sono stati pubblicati poco meno di 3 milioni di articoli scientifici. Dividendo i dati assoluti rispetto al volume di popolazione in modo da neutralizzare effetti di scala (Grafico 1.27), la graduatoria subisce tuttavia una variazione. È la Svizzera il paese più produttivo, con in media 23 pubblicazioni scientifiche ogni 1000 abitanti nel decennio , seguita dalla Scozia (22,1) e dalla Svezia (19,4). L Italia raggiunge il 15 posto, con poco meno di 7 pubblicazioni scientifiche ogni 1000 abitanti, mentre i leader della graduatoria assoluta, gli Stati Uniti, si fermano a 10 pubblicazioni scientifiche ogni 1000 abitanti. Guardando alla graduatoria per numero di citazioni totali ricevute dagli articoli scientifici tra il 1998 e il 2008 (Grafico 1.28), indicatore che rappresenta una misura della qualità e della rilevanza scientifica delle pubblicazioni, sono ancora gli Stati Uniti a distanziare tutti gli altri paesi, con oltre 42 milioni di citazioni. L Italia si colloca al settimo posto su scala mondiale (poco più di 4 milioni di citazioni), con la Francia al quinto posto (5,9 milioni di citazioni), mentre, tra i paesi europei, spiccano Germania e Regno Unito (8,8 milioni di citazioni per gli articoli scientifici di entrambi i paesi). Il numero medio di citazioni ricevute da ogni articolo scientifico rappresenta saggio della qualità e della rilevanza scientifica del contributo. La classifica dei primi venti paesi secondo questo indicatore, riportata nel Grafico 1.29, vede ancora una volta la Svizzera al primo posto (circa 15 citazioni per articolo tra il 1998 e il 2008), seguita da Stati Uniti (14,3) e Danimarca (13,8). La graduatoria si presenta comunque relativamente uniforme con l Italia, al 14 posto nel mondo, che riceve in media circa 10 citazioni per articolo scientifico. I Grafici 1.30, 1.31, 1.32 e 1.33 illustrano la capacità di produzione di pubblicazioni di rilevanza scientifica dell Italia nell ambito di specifiche discipline. Va segnalato come gli Stati Uniti guidino la graduatoria in ognuna delle discipline, con divari

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24 Scienza, Tecnologia e Competitività 25 rilevanti rispetto agli altri paesi. L Italia si colloca comunque nei primi dieci posti in ognuno dei campi scientifici considerati. Come illustrato nel Grafico 1.30, l Italia è al settimo posto mondiale per ciò che concerne il numero di citazioni ricevute nel settore delle scienze matematiche (oltre 36mila tra il 1998 e il 2008), settore nel quale dimostra un impatto più rilevante rispetto a paesi come Spagna e Giappone (28mila citazioni circa), pur rimanendo a distanza rispetto ai leader della graduatoria. Per ciò che concerne le scienze cliniche (Grafico 1.31), le pubblicazioni scientifiche italiane assommano nello stesso periodo a poco meno di 1,2 milioni di citazioni, performance di livello paragonabile a quello di Francia, Canada e Giappone. L Italia si colloca al settimo posto anche nel campo delle scienze fisiche (Grafico 1.32), nel quale il numero totale di citazioni ricevute nel decennio sfiora le 450mila unità, sulla scia di paesi come Russia (459mila citazioni) e Regno Unito (577mila). La performance meno positiva si registra nell ambito delle scienze economiche (Grafico 1.33), dove l Italia raccoglie circa 14mila citazioni di articoli scientifici nel decennio considerato (decimo posto su scala mondiale), contro le 97mila del Regno Unito, le 25mila della Francia e le 24mila della Germania. La Tabella 1.2 riassume il posizionamento rispetto al numero di citazioni di articoli scientifici per campo di applicazione dell Italia, al settimo posto a livello mondiale per ciò che concerne le scienze matematiche, le

25 26 Cotec 2009 Rapporto annuale sull innovazione

26 Scienza, Tecnologia e Competitività 27 scienze cliniche e le scienze fisiche e al decimo posto nell ambito delle scienze economiche. L Italia rappresenta dunque uno dei principali poli mondiali di produzione di conoscenza scientifica, con livelli di produzione paragonabili a quelli degli altri grandi paesi europei. I brevetti L intensità dell attività brevettuale di un sistema economico rappresenta uno dei principali indicatori della propria capacità di generare innovazione. Limitarsi a valutare il numero assoluto di brevetti prodotti in un determinato arco temporale rischia però di costituire un analisi di limitata significatività, in quanto avulsa dal contesto di riferimento e non immune da eventuali effetti di scala. Un possibile accorgimento, adottato in questo paragrafo, è quello di presentare indicatori di intensità brevettuale ottenuti pesando il numero di brevetti depositati rispetto al volume della popolazione del paese di riferimento. I dati più recenti testimoniano elementi di ripresa nella capacità brevettuale italiana. Il Grafico 1.34 riporta il numero di brevetti depositati contestualmente presso l ufficio brevetti europeo (EPO), statunitense (USPTO) e giapponese (JPO) per milione di abitanti nei principali paesi europei. Tra il 2001 e il 2006, tale numero cresce per l Italia da 10,8 a 13 (+21%), incremento secondo solamente a quello della Spagna, che si ferma a 5,4 brevetti per milione di abitanti nel La performance dell Italia è tuttavia ancora molto distante da quella di paesi leader in

27 28 Cotec 2009 Rapporto annuale sull innovazione Europa come Germania (74,9 brevetti per milione di abitanti nel 2006), Francia (39,5) e Regno Unito (27,4), valori che registrano comunque incrementi limitati se non lievi riduzioni, come nel caso del Regno Unito. Dall analisi di questi dati emerge quindi che un qualche processo di catching-up tra l Italia e i principali paesi europei sia in atto, pur rimanendo notevoli le distanze. Come illustrato nel Grafico 1.35, tra il 1997 e il 2004 l Italia ha mediamente incrementato la propria produzione di brevetti del 5% annuo, sia nel caso di brevetti di contenuto a medio alta intensità tecnologica, sia in quello di brevetti medio bassa intensità tecnologica. In ambito europeo, solo la Spagna ha registrato incrementi più marcati (rispettivamente 8% e 9%). Dal punto di vista della struttura, è interessante notare come Italia e Spagna siano gli unici paesi, tra quelli considerati, in cui la quota di brevetti low-tech non diminuisca. Il Grafico 1.36 riporta la percentuale di brevetti realizzati in collaborazione con inventori stranieri nei principali paesi europei. Si tratta di un indicatore che permette di valutare il grado di apertura internazionale di un sistema dell innovazione, cogliendo la capacità di relazione tra ricercatori appartenenti a paesi diversi. Tra il triennio e il triennio , in tutti i paesi presi in considerazione cresce il numero di collaborazioni internazionali. In Italia, la rilevazione più recente indica una quota di brevetti realizzati con inventori stranieri di poco infe-

28 Scienza, Tecnologia e Competitività 29 riore al 10% (si attestava al 6% dieci anni prima), mentre altri paesi come Regno Unito (23,9%), Spagna (21,4%) e Francia (17,2%) mostrano percentuali sensibilmente maggiori. Questo evidenzia il persistere di una specializzazione produttiva e tecnologica di questi paesi in settori tradizionali dell economia. I Grafici 1.37, 1.38, 1.39 riportano la performance brevettuale dell Italia a confronto con quella dei principali paesi europei nell ambito di settori strategici e ad alta intensità tecnologica. Nell ambito dell ICT (Grafico 1.37), l Italia vede incrementare la propria produzione di brevetti per arrivare nel 2005 a 828. Tale valore è sensibilmente inferiore a quello di Germania (5319), Francia (2495) e Regno Unito (1776), ma è comunque di quattro volte superiore a quello registrato in Spagna. Nell ambito delle biotecnologie (Grafico 1.38), si conferma il gap tra Italia e i principali paesi europei. Nel nostro Paese tuttavia aumenta, seppur in maniera ridotta, la produzione di brevetti in questo settore (97 nel 2005) a fronte di una marcata riduzione occorsa nei paesi leader tra il 2000 e il 2005, periodo durante il quale la Germania passa da 891 a 601 brevetti all anno nel campo delle biotecnologie (riduzione del 33%), il Regno Unito da 459 a 264 (-42%) e la Francia da 370 a 249 (-33%). Il Grafico 1.39 riporta la percentuale di brevetti nel campo delle nanotecnologie sul totale dei brevetti nazionali nei principali paesi europei. Nel triennio tale quota ammonta per l Italia allo

29 30 Cotec 2009 Rapporto annuale sull innovazione L innovazione in campo ambientale La crescente preoccupazione in merito ai cambiamenti climatici e alla necessità di abbattere le emissioni dannose sta portando le tecnologie legate all ambiente all attenzione degli attori pubblici, dei cittadini e delle imprese. Numerosi governi interpretano l innovazione tecnologica come un mezzo per promuovere lo sviluppo sostenibile, incentivando l utilizzo di nuove tecnologie mediante investimenti pubblici in R&S, riforme fiscali, crediti d imposta. Tra i principali ambiti applicativi delle tecnologie per l ambiente, troviamo oggi il trattamento e la gestione dei rifiuti solidi, l utilizzo delle energie rinnovabili e la riduzione dell emissioni di gas serra dai veicoli. Il Grafico 1.40 riporta l evoluzione del numero di

30 Scienza, Tecnologia e Competitività 31 brevetti nel campo delle energie rinnovabili dal 1990 al 2005 a livello mondiale. Nel complesso la produzione brevettuale nel 2005 (685 brevetti) è dieci volte superiore rispetto a quella del Tre delle sei principali fonti rinnovabili, solare (fotovoltaico), eolico e rifiuti solidi, stanno conoscendo uno sviluppo significativo e, rispetto alla fine degli anni 90, hanno più che raddoppiato (se non triplicato) il loro potenziale in termini di brevetti prodotti. Nel 2005 sono stati 226 i brevetti nell ambito dell energia solare depositati nel mondo (erano 62 nel 1998) e 177 quelli nel campo dell energia eolica (erano 39 nel 1998). 0,5% (contro lo 0,1% del triennio ). Tale incremento porta l Italia in linea con Germania e Spagna, mentre Francia (0,8% dei brevetti in nanotecnologie) e Regno Unito (0,9%) rimangono distanti. Si riporta infine la performance brevettuale delle singole regioni italiane, illustrata nel Grafico 1.42, che conferma la leadership dell Emilia Romagna, che nel 2005 ha prodotto 146 brevetti per milione di abitanti, seguita da Lombardia (113), Veneto (105), Piemonte e Trentino - Alto Adige (entrambe a quota 104). La graduatoria non subisce variazioni rilevanti rispetto alle rilevazioni precedenti, con le regioni del settentrione a occupare le prime posizioni e le regioni del Mezzogiorno con performance marcatamente inferiori. Anche per i dati brevettuali emerge quindi una chiara indicazione sulla presenza di un dualismo Il Grafico 1.41 illustra la suddivisione dei brevetti in tecnologie ambientali su scala mondiale. I paesi dell Unione Europea nel loro complesso contribuiscono per il 50% dei brevetti volti all abbattimento delle emissioni dei veicoli, per il 45% dei brevetti nel campo delle energie rinnovabili e per il 38% nell ambito dei rifiuti solidi. Il ruolo di traino è ancora una volta ricoperto dalla Germania, che produce il 32,8% su scala mondiale dei brevetti in tecnologie per l abbattimento delle emissioni dei veicoli e, nell ambito delle energie rinnovabili e dei rifiuti solidi, una quota di brevetti prossima rispettivamente al 20% e al 10%. L Italia sembra per ora relegata ad una posizione marginale nell ambito dei brevetti in tecnologie ambientali, con percentuali che oscillano tra il 3,3% e l,3% a seconda del campo di applicazione.

31 32 Cotec 2009 Rapporto annuale sull innovazione in Italia con differenze significative tra regioni del Centro-Nord e del Sud Italia. A confronto con le principali realtà europee, l Italia presenta un divario rilevante. Il Grafico 1.43 riporta il numero di brevetti per milione di abitanti nelle 5 migliori province europee e nelle 5 migliori province italiane. Il primato nazionale va alla provincia di Bologna (298 brevetti per milione di abitanti depositati nel 2005 con inventore residente nella provincia provincia), seguita da tre province del Nord-est quali Vicenza (220), Pordenone (213) e Treviso (202) e da Torino (195). Tali risultati sono comunque distanti da quelli registrati nelle cinque zone più produttive a livello brevettuale in Europa in relazione al numero di abitanti, quattro delle quali si trovano in Svizzera. L impatto dell attività innovativa La Bilancia Tecnologica dei Pagamenti L analisi dei dati più aggiornati relativi alla Bilancia Tecnologica dei Pagamenti consente di valutare il livello di competitività tecnologica di un sistema economico nel contesto internazionale. La Bilancia Tecnologica dei Pagamenti misura la portata dei flussi di beni e servizi di tipo tecnologico in entrata e in uscita dal paese. Questi flussi appartengono a quattro tipologie principali: trasferimento di tecnologie mediante brevetti e licenze; trasferimento, mediante licenze e attività di

32 Scienza, Tecnologia e Competitività 33 franchising, di design e marchi; servizi a contenuto tecnico, compresi gli studi tecnici e ingegneristici e l assistenza tecnica; la Ricerca e Sviluppo industriale. I flussi in uscita testimoniano la capacità di un paese di commercializzare le proprie competenze tecnologiche sul mercato internazionale, mentre i flussi in entrata costituiscono una misura della capacità di assorbimento di innovazione tecnologica dall estero. Come illustrato nella Tabella 1.3, negli ultimi anni l Italia ha visto incrementare (analogamente a quanto occorso nei principali paesi europei). sia i propri flussi attivi, sia i flussi passivi. Nel 2006 questi ammontano rispettivamente allo 0,29% e allo 0,23% del Prodotto interno lordo, valori che consentono all Italia di tornare a presentare una Bilancia Tecnologica dei Pagamenti in attivo (Grafico 1.44). La Bilancia è in attivo nei principali paesi europei, pur con volumi maggiori, eccezion fatta per la Spagna. Importazioni ed esportazioni di beni e servizi Tra i dati presentati in questo capitolo quello che sicuramente risente maggiormente dell attuale congiuntura internazionale è quello relativo alle esportazioni. Guardando al consuntivo dell anno 2008, presentato nella Tabella 1.4, le esportazioni italiane vivono una tendenza di stagnazione, con una variazione in termini di ammontare complessivo pari allo 0,3%. Nel periodo più recente, tuttavia, si è registrata una sensibile diminuzione, in termini di volume di scambi, sia dal lato delle esportazioni, sia da quello delle importazioni. Confrontando i dati di gennaio 2009 con quelli di gennaio 2008 (Tabella 1.5), il flusso in entrata e in uscita rispetto ai paesi dell Unione Europea è diminuito rispettivamente del 22,9% e del 23,4%. Gli scambi commerciali nel loro complesso vivono, nello stesso periodo, una dinamica simile. Una riduzione si riscontra anche nel breve periodo (dicembre gennaio 2009), con le esportazioni in calo dell 8,7% e le importazioni in calo del 10,1%. Come illustrato nella Tabella 1.6, le esportazioni italiane verso tutti i principali paesi europei calano, con particolare riferimento alla Spagna, paese nei confronti del quale le esportazioni italiane di gennaio 2009 si riducono del 42,1% rispetto a gennaio 2008, e al

33 34 Cotec 2009 Rapporto annuale sull innovazione

34 Scienza, Tecnologia e Competitività 35 Regno Unito (-31,2%) 3. Le importazioni vivono una riduzione analoga, anche in questo caso senza eccezioni rispetto ai paesi di provenienza. Il volume di scambi commerciali relativi all Italia subisce, mettendo a confronto i dati di gennaio 2009 con quelli di gennaio 2008, un ridimensionamento in tutti i principali settori merceologici (Tabella 1.7), con particolare riferimento ai prodotti chimici (-32,3% di esportazioni e -41,3% di importazioni), al petrolio e ai combustibili fossili (-53,8% di esportazioni) e ai prodotti dell industria metallurgica (-45,5% di importazioni). Per quanto riguarda invece la composizione delle esportazioni, che riflette caratteristiche strutturali del sistema produttivo italiano, i dati evidenziano che la quota di esportazioni ad alto contenuto tecnologico, assume per l Italia il valore del 10,8% nel 2005, dato in leggera flessione rispetto al 2003, con una media europea che si colloca su un livello pari a circa il doppio (20,6%) e con paesi quali Regno Unito e Stati Uniti la cui performance in termini di esportazioni high-tech è pari a tre volte quella italiana. La quota complessiva di esportazioni a medio-basso o basso contenuto tecnologico passa per l Italia dal 49,2% del 2003 al 50,1% del Sembra quindi rafforzarsi ulteriormente la specializzazione italiana nei settori più tradizionali dell economia. La produttività del lavoro La crescita della produttività del lavoro è fortemente influenzata da processi di innovazione tecnologica e

35 36 Cotec 2009 Rapporto annuale sull innovazione organizzativa e, al tempo stesso, rappresenta una determinante della crescita di un dato sistema economico (si veda il Box a lato). Nel presente paragrafo verrà analizzata l evoluzione del livello di produttività del lavoro in Italia negli anni più recenti, a confronto con quello dei principali paesi industrializzati. Il Grafico 1.46 illustra l evoluzione del rapporto tra Pil e numero di ore lavorate nei principali paesi europei. Fatto 100 il valore del 2000, per l Italia non si registrano variazioni considerevoli, per arrivare nel 2007 al valore di 100,3. È invece costante la crescita della produttività del lavoro nel Regno Unito (l indice vale 115,2 nel 2007), in Francia (111,4) e in Germania (109,9), ai quali si aggiunge la buona performance della Spagna, il cui livello di produttività del lavoro aumenta del 6,5% nel periodo considerato. Il Grafico 1.47 riporta il tasso di crescita annuale della produttività del lavoro (sempre intesa come rapporto tra Pil e numero di ore lavorate) nei principali paesi industrializzati. Confrontando il periodo con il periodo , il tasso di crescita diminuisce in tutti i paesi, arrivando ad attestarsi intorno al 2% annuo in Regno Unito e negli Stati Uniti e all 1,3% in Germania e nell Unione Europea nel suo complesso. L eccezione è costituita dalla Spagna, il cui tasso di crescita annuale delle produttività del lavoro sale nel periodo considerato, passando dallo 0,2% allo 0,9%, avvicinandosi dunque alla media europea. Tra i paesi considerati, l Italia è l unico a presentare un tasso di crescita negativo (ossia un tasso di decrescita) tra il 2001 e il 2007, pari a -0,1%.

36 Scienza, Tecnologia e Competitività 37 Il progetto Innovation microdata dell OCSE Il progetto sull analisi dell innovazione attraverso i micro-dati realizzato dall OCSE tra il 2007 e il 2008 (OCSE, 2008) ha avuto, tra gli altri, l obiettivo di valutare l impatto dell innovazione sulla produttività. Il progetto ha coinvolto circa venti paesi, ed è stato basato sui dati - a livello di impresa - della Community Innovation Survey o su esperienze analoghe realizzate nei paesi OCSE. Nell ambito di questa survey è possibile avere informazioni quantitative sui diversi tipi di innovazione, le collaborazioni tra imprese, ricerca e istituzioni, i flussi di conoscenza, con l obiettivo di includere approfondimenti gli aspetti non considerati dagli indicatori tradizionali come quelli relativi alle spese in R&S o all attività brevettuale. La Tabella 1.8 presenta un analisi dell impatto dell innovazione sulla produttività del lavoro nei principali paesi europei. I coefficienti di regressione riportati in tabella consentono di stimare l effetto di alcune variabili selezionate sugli incrementi della produttività del lavoro nelle imprese. Dall analisi emerge che l impatto della vendita di prodotti innovativi ha ricadute rilevanti e positive sulla produttività del lavoro nei quattro paesi considerati. Un incremento dell 1% nella vendita di prodotti innovativi genera in Italia un aumento dello 0,49% della produttività del lavoro. Le variabili relative alla dimensione e l appartenenza a un gruppo sembrano di minore impatto, mentre l innovazione di processo influisce negativamente sulla crescita della produttività del lavoro in Italia come negli altri paesi. Tale risultato, apparentemente contraddittorio, ha due possibili spiegazioni: la prima è che l introduzione di nuovi processi comporti un costo di apprendimento che, nel breve periodo, può diminuire la produttività del lavoro; la seconda è che le imprese sono incentivate a introdurre innovazione di processo proprio nei momenti in cui la loro produttività del lavoro è in calo.

37 38 Cotec 2009 Rapporto annuale sull innovazione Competitività e innovazione nel mondo Lo Scoreboard dell Innovazione della Commissione Europea Lo European Innovation Scoreboard (EIS) è uno strumento realizzato dal Direttorato Generale per la Ricerca della Commissione Europea volto alla verifica annuale dei progressi compiuti verso gli obiettivi comunitari individuati nell ambito della strategia di Lisbona adottata nel Nel corso del 2008, la Commissione ha avviato un tavolo di lavoro per una ridefinizione dello Scoreboard, sia mediante una riconsiderazione degli indicatori, sia tramite l introduzione di nuove metriche. Tale processo ha coinvolto anche Cotec Europa (formata dalla Fondazione Cotec e dalle Cotec di Spagna e Portogallo), la quale ha formulato una proposta per un nuovo assetto dello Scoreboard nell ambito del IV Simposio Cotec, tenutosi a Napoli il 27 giugno Molte delle istanze sviluppate da Cotec hanno trovato un riscontro nella nuova versione dello European Innovation Scoreboard. A partire dall edizione 2009 lo European Innovation Scoreboard suddivide i propri 29 indicatori in tre categorie: i facilitatori dell innovazione ( Enablers ), l attività innovativa delle imprese ( Firm activities ) e i risultati dell attività innovativa ( Outputs ). Gli Enablers comprendono i seguenti gruppi: Risorse umane: 5 indicatori che misurano il livello formativo del capitale umano. Finanza e supporto: 4 indicatori che valutano la spesa pubblica in R&S e il sostegno privato all innovazione. Le Firms Activities consistono in:

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