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1 Febbraio 2014 DOCUMENTO PROGRAMMATICO SULL AMBIENTE Verso il congresso regionale del PD Documento programmatico sull ambiente Leopolda 2014 di Gioia Tauro

2 DOCUMENTO PROGRAMMATICO AMBIENTE GIOIA TAURO (RC) 9 FEBBRAIO

3 Quello presentato di seguito, è il documento programmatico sulle politiche ambientali predisposto in occasione della Leopolda calabrese di Gioia Tauro del 9 febbraio È il risultato di comune riflessioni tra più attori politici e non, interessati alle questioni ambientali della Calabria e costituisce di fatto una proposta da consegnare nelle mani del prossimo segretario regionale del PD che verrà eletto a seguito delle primarie del 16 febbraio I contributi a questa sintesi sono di: Arturo Crugliano Pantisano, Sergio Contarino, Enrico D Ettoris, Cristina Ciliberto, Mauro Tripepi, Giuseppe Postorino, Guglielmo Liò e Antonella Politano, che ha voluto riportare fedelmente la sua storia a testimonianza di quanto un ambiente malato possa provocare danni anche per i cittadini di questa regione. Gioia Tauro, lì 9 febbraio

4 PREMESSA La questione ambientale nel suo complesso può essere concepita contemporaneamente quale diritto e dovere, altrimenti espressa dal binomio libertà e responsabilità, libertà di godere delle risorse naturali esistenti atte a soddisfare le esigenze primarie della vita dell'uomo e responsabilità di contribuire alla salvaguardia delle stesse, nel rispetto degli altri esseri viventi, dell uomo e delle generazioni future. La tutela della persona e la tutela ambientale sono legate da un rapporto di reciproca funzionalità: proteggere l uomo significa difendere anche l ambiente di cui egli fa parte, poiché ogni aggressione all ambiente ne condiziona di fatto la qualità della vita. Questo processo è facilmente intuibile se si considera che ad oggi la linea di demarcazione tra uomo e ambiente naturale è diventata sempre più labile, parlare di difesa dell ambiente significa anche protezione dell uomo. Da qui la definizione di diritto dell ambiente per indicare quella branca del diritto che si occupa delle relazioni tra organismi viventi ed elementi naturali e diritto all ambiente quale diritto fondamentale dell uomo alla protezione dell habitat naturale in cui egli vive e agisce. Nella sfera dei diritti umani, il diritto all ambiente si colloca tra i diritti di terza generazione e dunque da individuali diventano diritti sociali, appartenenti al singolo non solo in quanto tale, ma anche quale membro della comunità sociale, comunità nella quale si realizza il pieno sviluppo della persona umana. Ciò che caratterizza questo tipo di diritti è la loro natura diffusa, a differenza dei diritti di prima e seconda generazione, la loro matrice è di tipo pluralistico, essi si configurano più come diritti dei popoli o dell umanità nel suo insieme. Sebbene i diritti umani di terza generazione siano ormai riconosciuti dalla coscienza collettiva mondiale, in sede internazionale non sono ancora stati esplicitamente codificati all interno di convenzioni giuridiche. Nonostante tale processo sia in costante sviluppo, si tende ad associare il diritto all ambiente ad altri diritti, quali il diritto alla vita, alla salute, all informazione, alla proprietà privata, o ad equipararlo ad una componente specifica come il diritto all acqua, all ambiente salubre, ai beni culturali, non riconoscendogli in tal modo una forma propria che racchiuda l ambiente nella sua completezza. Oggi occorre impegnarsi il più razionalmente possibile al fine di far identificare la tutela dell'ambiente come un primario diritto/dovere delle moderne società Come ignorare il ritardo della politica ambientale italiana: sia in termini relativi - rispetto agli altri paesi industrializzati occidentali si registra un ritardo di circa una decina di anni nell'adozione degli strumenti normativi e organizzativi - sia in termini assoluti, ossia rispetto alla consistenza dei problemi che costringe a tutt'oggi la politica a dedicare una quota consistente delle proprie risorse alla rincorsa delle emergenze del momento a scapito dell'impostazione di soluzioni organiche e di lungo respiro (esempio: una normativa organica in tema di aree naturali protette è stata approvata in Francia nel 1960, in Gran Bretagna nel 1972, in Germania nel 1976, in Italia solo nel Un ritardo di più di 30 anni). E necessario che gli amministratori comprendano il problema e agiscano di conseguenza. L uomo ha un diritto fondamentale alla libertà, all'eguaglianza e a condizioni di vita soddisfacenti, in un ambiente che gli consenta di vivere nella dignità e nel benessere, ed è altamente responsabile della protezione e del miglioramento dell'ambiente davanti alle generazioni future. Così cita il primo punto della dichiarazione di Stoccolma del 1972 che sancisce una volta per tutte la responsabilità dell uomo nei confronti dell ambiente. Efficaci interventi di bonifica e di recupero ambientale non possono che scaturire da un approfondita analisi pubblica della qualità dell ambiente, prendendo in esame tutti i dati a disposizione sulle matrici 4

5 ambientali che sono esposte a fenomeni di inquinamento. A questa attività devono essere affiancati studi epidemiologici finalizzati ad accertare gli indici di insorgenza di malattie e la loro progressione. La salute non è necessariamente assenza di malattie, ma è una condizione dinamica di benessere fisico, mentale e sociale. Il mantenimento di un ottimale indice di salute non può prescindere dalla prevenzione, intesa come un insieme di azioni coordinate, atte ad impedire o ridurre il rischio di danni per la salute e l ambiente; è indispensabile avviare campagne di informazione e prevenzione rivolte alla popolazione per consentire una conoscenza consapevole e non emotiva dello stato dell arte. La soluzione dei problemi dell ambiente richiede sicuramente un cambio di rotta sostanziale dei processi produttivi e di consumo, ma soprattutto di politiche istituzionali a tutti i livelli di governo La qualità del paesaggio e dell ambiente è un investimento sul nostro futuro e rappresenta, come mostrano trenta secoli di storia italiana, un valore cruciale che ha natura non solo culturale, ma civile ed economica. Non può essere svenduta al profitto di pochi predatori senza scrupoli. LA CALABRIA E L AMBIENTE: DA POTENZIALE RICCHEZZA A PERENNE CRITICITA Per chi si occupa di politica risulta davvero difficile parlare di tematiche ambientali in Calabria. Sembra quasi di avere davanti una moneta a due facce, molto diverse tra loro, che a secondo di come la si guarda può essere elemento estremo di positività o di negatività. Nel corso del tempo infatti l ambiente in Calabria, si è trasformato spesso da elemento di forza in elemento di debolezza, a causa delle perenni criticità, in parte provocate dalla cattiva governance delle politiche ambientali a livello regionale, in parte dovute ad un antropizzazione dei luoghi spesso selvaggia e senza regole che ha fatto dell abusivismo edilizio e dello sfruttamento del territorio uno dei principali metodi di sviluppo sia dei piccoli centri che delle più ampie aree urbane. Pochi luoghi e pochissimi borghi, per quanto di grande pregio storico ed artistico, hanno resistito a questo fenomeno e oggi la Calabria si presenta come una regione in cui la parola ambiente è sinonimo di emergenza costante. L odierno patrimonio ambientale calabrese appare ad un attenta analisi frammentato, non comunicante. Da una parte sta l enorme spazio interno, montano e collinare, un ambiente tanto importante dal punto di vista paesaggistico quanto fragile dal punto di vista socioeconomico. L altra parte del quadro è costituita da una costa e una pianura eccessivamente antropizzate e urbanizzate: su una superficie pari a poco più del 15% dell intera area regionale si concentrano più del 60% degli insediamenti abitativi. La politica calabrese in tema di ambiente, raramente, si è posta in una posizione propositiva e progettuale, più spesso e negli ultimi anni sempre di più- il governo dell ambiente è stato di fatto gestito come perenne rincorsa alla risoluzione di problemi disattesi per anni e che alla fin sono esplosi in tutta la loro drammaticità. Ne citiamo solo alcuni, per dare la dimensione di quanto poco valorizzato per non dire devastato, sia l eco sistema e il territorio calabrese: emergenza depuratori, emergenza rifiuti, inquinamento dei siti industriali ed ex industriali, disboscamento delle zone montuose ed erosione delle coste, abusivismo edilizio, dissesto idro-geologico, eco-reati diffusi su tutto il territorio. 5

6 Tra le tante emergenze spiccano anche storie di una drammaticità unica come quella della comunità di Crotone interessata da un diffuso inquinamento di tipo chimico e dove si registrano tassi di mortalità per malattie cancerogene altissimi, quella di Praia a Mare con il caso della Marlene dove oltre un centinaio di operai si sono prima ammalati e in seguito deceduti per inalazione di sostanze tossiche e amianto e danni ambientali per sversamento ed interramento illeciti di rifiuti pericolosi. Accanto a queste, vi sono poi storie meno conosciute al grande pubblico e che interessano magari singoli o gruppi familiari ristretti, ma che dimostrano come l ambiente possa diventare se mal gestito un vero e proprio killer. È il caso della famiglia Politano, a Paola, letteralmente devastata dall inquinamento elettromagnetico. Altre ancora, anch esse di scarso appeal giornalistico, emblematiche di quanto in Calabria la natura abbia subito a lungo la dura aggressione dell uomo, come nel caso del fiume Oliva (nella zona di Amantea) il cui alveo, che dalla fine degli anni 80 ai primi anni 90 fu usato per lo scarico di rifiuti industriali illegali provenienti da fuori Calabria (si calcola la presenza di cento mila metri cubi di fanghi industriali sversati in tutta la valle) è stato trasformato oggi in una discarica abusiva dalla quale scola percolato con grave danno ambientale e per la salute dei cittadini di quella zona. In tema di ambiente, il fallimento della politica calabrese è di fatto rappresentato dal lunghissimo periodo di commissariamento che la regione ha vissuto e che non ha raggiunto i risultati prefissi e sperati, né sul piano dell emergenza rifiuti, né su quello della bonifica dell aree industriali di cui si sarebbe dovuto occupare. La gestione commissariale durata ben quindici anni e costata oltre un miliardo di euro non solo quindi non ha prodotto alcun risultato tangibile, tutt altro, lascia in eredità ai cittadini calabresi una regione stracolma di rifiuti accumulati per strada e pericolosi per la loro stessa salute. A fronte di tutte queste problematiche, non si registrano atti e fatti amministrativi rilevanti che abbiano diretto la gestione del territorio verso un modello di economia sostenibile capace di ipotizzare uno sviluppo ambientale ed economico tale da consegnare ai cittadini calabresi e soprattutto alle nuove generazioni una regione più sana e più ricca. Per comprendere nella sua pienezza quanto basso sia stato, in passato, il livello di attenzione in materia ambientale si prenda ad esempio il mancato avvio del ciclo di raccolta differenziata dei rifiuti o l assenza totale di politiche rivolte alla mobilità sostenibile. In materia di rifiuti basta segnalare che nell aprile del 2013, quando la competenza della gestione è tornata alla Regione Calabria, il quadro generale è risultato allarmante. La Calabria è l unica regione che non ha raggiunto nessuno degli obbiettivi stabiliti dalla legge per la raccolta differenziata. Le percentuali, infatti, secondo i dati relativi al 2012 sono intorno al 12%, agli ultimi posti della graduatoria nazionale. Ad oggi, i rifiuti vengono quasi tutti smaltiti in un unica discarica senza alcun trattamento. Il piano di smaltimento ideato su base regionale è miseramente fallito. Il cinquanta per cento degli impianti di smaltimento previsti nel piano non sono stati mai realizzati. La soluzione che la Regione sta tentando di attuare è quella del trasferimento dei rifiuti tal-quale all estero in quanto le regioni a cui è stata chiesta la possibilità di conferire i rifiuti non hanno dato disponibilità per via del fatto che i rifiuti per essere conferiti in discarica devono essere prima trattati tale soluzione è profondamente sbagliata poiché provoca un notevole aggravio dei costi che molto probabilmente sarà ribaltato sui comuni e quindi sui cittadini. La soluzione invece che interessa il Partito Democratico è quella dell implementazione della raccolta differenziata e del rafforzamento della cosiddetta politica delle quattro R : Riduzione, Riutilizzo, Riciclo, Recupero. 6

7 In Calabria anche lo sviluppo delle energie rinnovabili si è trasformato in problema, basti riflettere su quanto accaduto con i parchi eolici che seppur generano energia pulita hanno letteralmente invaso il territorio deturpandolo dal punto di vista paesaggistico. Non passano inosservate le tante inchieste in merito nelle quali forti sono i sospetti e in alcuni casi le certezze di interessi e infiltrazioni malavitose nella gestione delle fonti di energie rinnovabili. È opportuno isolare questi casi e promuovere una piena integrazione tra le nuove fonti energetiche e le tradizionali, la Calabria in tal senso ha un potenziale indubbio favorito dalla connotazione stessa del territorio, dal clima e dalla fortissima predisposizione verso la produzione di energia solare ed eolica. L economia verde non può che essere un economia pulita, che rispetta i diritti e le leggi. Non può esserci spazio per il malaffare e per l uso indiscriminato del territorio e vanno quindi combattute con il massimo rigore le infiltrazioni della criminalità organizzata, che più di altri ha saputo vedere le potenzialità di espansione del settore. Sulla scorta di queste valutazioni i democratici calabresi ritengono - al pari delle linee guida dettate dalle proposte del PD in sede nazionale- che l economia verde è l unica vera opportunità per uscire da due grandi crisi, quella climatica e quella economica, per lasciare un mondo vivibile alle generazioni future, per costruire sviluppo e creare nuovi posti di lavoro tenendo conto del vincolo delle risorse naturali. L economia verde incrocia trasversalmente ogni settore produttivo, ha i suoi cardini nel risparmio e nell efficienza energetica, nell uso di fonti rinnovabili di energia, nelle tecnologie e nelle innovazioni che riducono l impatto ambientale dei processi produttivi e può applicarsi all edilizia come alla meccanica, alla chimica come all agricoltura, al tessile come al turismo di qualità. Non è infatti un luogo comune dire che lo sviluppo di adeguate politiche ambientali è strettamente connesso al rafforzamento del settore turistico, non è errato sostenere che quanto più sano e curato è il primo tanto più forte e ricettivo può diventare il secondo. Ambiente quindi come potenziale punto di forza dell economia calabrese ma che ad oggi più che creare ricchezza genera costi sociali. Un esempio fortemente esaustivo è rappresentato dai costi che il dissesto idrogeologico provoca in termini di viabilità secondaria nell'intero territorio regionale che è oramai in uno stato di totale abbandono. Le alluvioni dell'ultimo decennio hanno causato, con moltissime frane, la chiusura di tratti di strada importanti, isolando o comunque rendendo difficile la raggiungibilità di molti comuni dell'entroterra. Gli stessi Enti locali stretti nella morsa di una profonda crisi economica non riescono più nemmeno ad intervenire per l ordinaria manutenzione del manto stradale. È del tutto impensabile che nei mesi invernali ogni ondata di maltempo si trasformi per la Calabria in una serie pericolosa di alluvioni, frane, smottamenti, con conseguenze estreme per le persone ma non solo, quanti i danni subiti dall agricoltura calabrese (ancora ad oggi principale fonte di ricchezza per questa regione) e le risorse spese per riparare a tutto questo? In una recente nota stampa di Chiara Braga, membro della segreteria nazionale e responsabile del settore ambiente, viene chiaramente tracciata la linea politica per far fronte a tale situazione in modo non più emergenziale ma sistemico e soprattutto preventivo. La Braga infatti (in data 31 gennaio u.s.) dichiara: Servono risorse certe per la prevenzione e un meccanismo ordinario che finanzi il Fondo per le emergenze istituito dal Governo pochi mesi fa e già azzerato perché non ci si ritrovi ogni volta a dover rincorrere le emergenze, con il rischio di dare risposte differenziate e inique a cittadini e imprese dei territori colpiti dalle alluvioni". Dello stesso tenore le indicazioni in commissione ambiente di un altro Democratico: Ermete Realacci che di recente dichiara che è necessario arrivare alla formulazione di: Un piano nazionale di prevenzione del rischio idrogeologico, una manutenzione e messa in sicurezza del territorio e una revisione del Patto di Stabilità che avrebbero l'effetto di garantire maggiore sicurezza ai cittadini e di attivare migliaia di cantieri, con ricadute molto positive anche sul lavoro e sulla riduzione della disoccupazione. 7

8 Il partito democratico calabrese - da sempre attento a questi temi vuole proporre un nuovo approccio capace di superare una volta per tutte la fase emergenziale e proporre una politica fatta di prevenzione e valorizzazione del potenziale naturalistico e paesaggistico. La tutela del territorio deve rappresentare un interesse prioritario della collettività; il suolo è una risorsa ambientale non riproducibile, la cui trasformazione produce effetti permanenti su ambiente e paesaggio. La fragilità del territorio calabrese è sempre più evidente ed è per questo che chi sarà chiamato a gestire la nuova fase politica calabrese non potrà non partire da un risanamento complessivo dello stesso. GRANDI TEMI AMBIENTALI IN CALABRIA: LA BONIFICA DELL EX AREA INDUSTRIALE DI CROTONE. Il Mezzogiorno ha avuto i vantaggi minori dal processo d industrializzazione del secolo scorso ma ha comunque subito costi ambientali notevoli. La città di Crotone ha rappresentato a lungo una sorta di eccezione che confermava la regola per quanto riguarda la prima affermazione. Purtroppo invece è tristemente in linea con la seconda, dato che ormai da oltre mezzo secolo vive il dramma delle contaminazioni e dell inquinamento provocato dalle industrie, che un tempo erano portatrici di ricchezza e oggi di malattie e morti premature. I principali elementi di criticità per l ambiente e la salute pubblica di Crotone discendono proprio da quell intensa industrializzazione rappresentata principalmente dalle industrie chimiche e metallurgiche. Gli impatti negativi sull ambiente si sono registrati principalmente durante il periodo di attività produttiva degli impianti ex Pertusola ed ex Montedison, ma hanno avuto e continuano ad avere anche oggi un influenza significativa dopo la dismissione dell intero tessuto industriale. Il problema da ambientale si è trasformato nel tempo anche in sanitario, dal momento che nel territorio interessato da questo vasto inquinamento si è registrato un preoccupante innalzamento degli indici di persone ammalate di cancro. Un fattore questo, come ampiamente comprensibile, di forte inquietudine sociale In una nota del Ministro Andrea Orlando (data 28 gennaio 2014) pubblicata sul sito istituzionale del Ministero all ambiente, si ribadisce la priorità assoluta e strategica delle bonifiche dei siti SIN (siti di interesse nazionale) tra cui ricade anche quello di Crotone. Tuttavia l iter che dovrebbe accompagnare il territorio verso il risanamento ambientale completo non vede ad oggi una fattiva corrispondenza alle dichiarazioni esternate dal Ministro. La storia della bonifica di Crotone è lunga e complessa, come complesso del resto è lo stato di salute dell ambiente nell area urbana della città capoluogo. È utile ripercorre le tappe fondamentali per avere comprensione piena della gravità del problema e di come negli anni le difficoltà ad individuare un percorso condiviso anche dagli enti locali hanno di fatto rallentato le scelte e conseguentemente le operazioni di risanamento del territorio. L area interessata è piuttosto vasta ed arriva a comprendere complessivamente 530 ettari a terra e a mare del territorio di Crotone. Essa comprende il territorio, nel quale sono incluse sia le due storiche aree industriali della ex Montedison e della ex Pertusola, sia le discariche in località Tufolo-Farina, la fascia costiera prospiciente la zona industriale, compresa tra la foce del fiume Esaro a sud e quella del fiume Passovecchio a nord ed, infine, le due aree, ubicate nei comuni di Cassano allo Jonio (località torrente Sciarapotolo) e di Cerchiara Calabra (località Massaria Chidichimo), di smaltimento abusivo di rifiuti industriali. Un problema quindi dalle dimensioni ampissime che investe una parte considerevole del territorio. 8

9 Inserita già a partire dal settembre del 2001, nel programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale con Decreto Ministeriale, n.468 (del ) l area ricade all interno del perimetro del Sito di Interesse Nazionale (SIN) di Crotone Cassano e Cerchiara, individuato dal successivo Decreto Ministeriale 26 novembre 2002 (G.U. n. 17, 22 gennaio 2003, Serie Generale). Basta prendere a riferimento la data d inizio della vicenda, per comprenderne le sue lungaggini. Si può legittimamente affermare che si sono persi dieci anni in incontri, accordi e altro, mentre la presenza impressionante di veleni nell area industriale di Crotone, certificata tra il 2000 ed il 2001 e confermata negli anni seguenti da tutti i sondaggi, avrebbe richiesto un approccio immediato per evitare ulteriori danni all ambiente e verosimilmente alla salute dell uomo. Per avere invece, dimensione della lentezza dei tempi con i quali si sono succeduti i principali steps della Bonifica, si deve necessariamente ricordare che la società Pertusola, incorporata prima nell Enichem Spa e poi in Syndial Spa, aveva effettuato già nell anno 2000 una prima caratterizzazione del sito. Tuttavia essendo limitata alle sole zone industriali e ritenendo invece che il fenomeno di inquinamento fosse ben più esteso, tutto ciò veniva ritenuto insufficiente in sede di successive Conferenze di Servizi tenutesi presso il Commissario Delegato per l Emergenza Ambientale della Regione Calabria. Negli anni nuove caratterizzazioni sono state effettuate a più riprese dal Ministero dell Ambiente, che si è fatto carico anche delle aree non interessate dalle precedenti effettuate dal privato proprietario dell area, fino ad arrivare al 2007 anno in cui le aree industriali dismesse, a seguito della disponibilità manifestata da Syndial, sono state restituite alla stessa società, la quale provvedeva a completare le attività di caratterizzazione e ad elaborare il progetto di bonifica del sito industriale in relazione alle contaminazioni accertate sia dei suoli che della falda. Il progetto, presentato da Syndial nel 2008 e oggetto di revisione nel 2010 riguarda il sito ex Pertusola e quelli un tempo di proprietà Montedison, denominati: ex Agricoltura ed ex Fosfotec. Prevedeva la concomitanza di interventi di bonifica e di Messa in Sicurezza Permanente (MiSP), in base al livello contaminativo riscontrato. La scelta della tecnica di risanamento è stata operata sulla base di test in campo finalizzati alla verifica di fattibilità di tre diverse tecnologie di bonifica: phytoremediation, EKRT (separazione elettrocinetica) e Enhanced Monitor Natural Attenuation (Attenuazione naturale assistita). Le aree con i livelli più alti di contaminazione, per le quali è stato ipotizzato di non poter bonificare a costi sostenibili, sono, invece, nel progetto stesso sottoposte ad interventi di MiSP. La bonifica, ove condotta, è spinta fino a portare i valori delle concentrazioni degli inquinanti presenti al di sotto delle Concentrazioni Soglia di Rischio CSR; al termine delle operazioni le aree bonificate potranno essere restituite ad uso esclusivo industriale/commerciale. Elemento anche questo non del tutto condiviso dagli enti locali che preferirebbero una bonifica completa e la possibilità di un risanamento del suolo tale da consentire il riutilizzo anche a fini residenziali per consentire alla città di riappropriarsi dell intera area e renderla pienamente integrata al tessuto urbano. L altra area, quella compresa fra il sito ex Agricoltura ed ex Fosfotec (sempre un tempo Montedison), è stata acquisita da nuove società ed in particolare dalla Sasol Italy e, successivamente da Gres Quest ultima società è fallita e attualmente è in vigore la curatela fallimentare dell azienda disposta dal Tribunale di Crotone. Tale situazione contingente ha determinato di fatto un sostanziale stallo, in quanto l iter delle attività di bonifica è stato interrotto a seguito del fallimento della società Gres All esterno delle aree prettamente inerenti i siti industriali dismessi si trovano inoltre due ex discariche fronte mare, la fascia costiera e il tratto di mare rientrante nella perimetrazione del SIN, oggetto, quest ultimo di caratterizzazione dei sedimenti marini sia nell ambito portuale che esterno, sotto la 9

10 supervisione di ICRAM. Le indagini ambientali compiute sui siti ex Pertusola, ex Agricoltura ed ex Fosfotec, di competenza di ENI-SYNDIAL, hanno evidenziato una massiccia presenza di metalli pesanti, in particolare As, Cd, Hg e Zn, di solventi clorurati, di idrocarburi, sia nei suoli che nelle acque. Il progetto operativo Syndial è stato esaminato negli anni in più CdS (Conferenze di Servizi) e ha ottenuto l approvazione ministeriale, in via provvisoria con specifici decreti. Tuttavia a parere degli Enti locali questa soluzione rappresenta un notevole ostacolo ad un reale riutilizzo dell area industriale dismessa, in quanto si pone in contrasto con le norme di pianificazione territoriale previste dal Comune, per effetto della sostanziale messa in sicurezza permanente di gran parte delle superfici una volta completate le attività di decommissioning degli impianti fuori terra. Inoltre non offre sostanziali garanzie per evitare futuri danni ambientali legati alla presenza di discariche fronte mare, ancorché messe in sicurezza. Il problema più delicato, a parere degli enti locali, è rappresentato dalla necessità di una completa rimozione delle discariche a mare e, in alternativa la possibilità di realizzare una banchina di contenimento e realizzazione di un bacino portuale, oltre che il recupero di aree con bonifiche spinte fino alla restituzione di suoli a utilizzo residenziale. A tale proposito è stato predisposto nel tempo un percorso specifico con Syndial per verificare la fattibilità dell alternativa progettuale, unitamente alla redazione di un master plan per il recupero dell area industriale e il rilancio di uno sviluppo sostenibile di Crotone. All interno della bonifica dei siti industriali, una questione a parte è rappresentata dalla bonifica della vasta area archeologica ad ovest degli insediamenti produttivi, comunemente denominata Area Archeologica, che a sua volta è stata soggetta negli anni a vari saggi e prospezioni, fra cui nel 1976 a cura della fondazione Lerici, che confermarono la presenza dell'abitato greco all interno di un area di circa 88 ettari. L'area archeologica comprende tra l altro cinque edifici tardo settecenteschi. Il Ministero per i beni culturali ha emesso in data 15/02/1982 il decreto di pubblica utilità per la stessa area, poi confermato nel luglio 1994 con Decreto Ministeriale n. 1999/1 settore, grazie al quale i terreni sono stati espropriati ai proprietari. La caratterizzazione dell area che è stata eseguita a cura del Comune di Crotone nel 2004, ha evidenziato una contaminazione diffusa e superficiale di Cadmio e Zinco, riconducibili presumibilmente ad inquinamento da ricaduta atmosferica. Gli interventi di bonifica proposti per il sito consistono nella fitorimediazione e sono stati affidati con procedure di gara ad evidenza pubblica nel I lavori, tuttavia, non sono mai partiti a causa di problemi di decadenza dei termini di validità del finanziamento dell intervento. Nel corso del 2013 è stato riprogrammato l intervento e rifinanziato dalla Regione Calabria e si prevede un immediato avvio delle operazioni di cantiere che restituiranno in un periodo progettuale stimato di circa 7/8 anni, il sito ad usi residenziali. In parallelo a questo intervento, la Regione ha programmato un progetto di valorizzazione del sito archeologico con la previsione di un investimento di 65 milioni di euro da realizzare in un area di 15 h da stralciare dall attuale perimetrazione. È facilmente intuibile, come la fattiva realizzazione della bonifica dell area industriale è strettamente collegata con le prospettive stesse di sviluppo del territorio e della città, ed in particolare in questo caso con la potenziale crescita del settore turistico, che in futuro potrebbe concretamente rappresentare una reale fonte di ricchezza. Tra rimandi e inconcludenze si arriva ad oggi. Dopo anni di lotte, una prima risposta giunge il 28 febbraio del 2013 con la sentenza n del Tribunale civile di Milano che ha riconosciuto la responsabilità di ENI quantificando il risarcimento in 56,2 milioni di euro. In pratica il Giudice ha riconosciuto il danno ambientale procurato alla nostra comunità da Syndial (partecipata ENI) per le attività industriali svolte in settanta anni. 10

11 Tuttavia ad una notizia buona per la cittadinanza, ne segue una molto meno confortante. Il governo Letta, con il D.L 31 ottobre 2013, n.126 (articolo 1 comma 11), prevede la nomina di un Commissario Straordinario per il sito di Crotone, da effettuare con successivo decreto. Il Commissario dovrà gestire gli interventi con le risorse provenienti dalla liquidazione del danno ambientale in favore dello Stato stabilite proprio dalla citata sentenza del Tribunale di Milano del , n Una scelta che i dirigenti locali del PD ritengono errata, poiché per molti versi rischierebbe di riproporre la medesima situazione determinatasi con il commissario per l emergenza ambientale e di fatto consegnerebbe al territorio un soggetto gestore (il commissario) estraneo allo stesso e che risulterebbe un mero attuatore di atti burocratici. A questo problema se ne aggiunge un altro. Quando la città aspettava finalmente di poter attivare le azioni di recupero e di disinquinamento, in parte già avviate negli anni scorsi attraverso l individuazione di un soggetto attuatore che è stato giustamente il Comune di Crotone, il Governo nel comma 11 del Decreto legge 31 ottobre 2013, n. 126, dispone il versamento all'entrata del bilancio dello Stato e la riassegnazione al pertinente capitolo del Ministero dell'ambiente delle somme liquidate per il risarcimento del danno ambientale a favore dell amministrazione dello Stato con sentenza passata in giudicato. Una vera e propria beffa! È quindi necessario che il nuovo segretario regionale del Partito Democratico si faccia portavoce di un territorio che ha diritto a costruire il proprio futuro in piena autonomia e indipendenza, evitando di ripetere esperienze fallimentari come quelle conosciute negli scorsi anni con il lungo e infruttuoso commissariamento ambientale della Regione. Oggi ai territori non servono burocrati, ma uomini che il territorio lo conoscano e ne percepiscano le esigenze più profonde, serve un coordinamento vero di idee capace di produrre un collegamento tra le risorse disponibili e lo sviluppo economico reale del territorio. La bonifica è la madre di tutti i problemi no solo per l area cittadina di Crotone, ma per il suo territorio provinciale. Accelerare le operazioni di bonifica lasciando al governo degli enti locali la governance dei processi è fattore fondamentale comprovato tra l altro dai fatti, quando infatti nel 2010 su decisione del Ministro Prestigiacomo, la scelta è stata quella di affidare agli enti locali il compito di guidare gli interventi, i risultati si sono visti, come nel caso del Comune di Crotone che da soggetto attuatore ha finalmente fatto partire la bonifica dell area archeologica prospiciente quella industriale. È indispensabile quindi, che il nuovo Partito Democratico che si sta accingendo a costruire, sia il partito dei territori e della gente di Calabria, che affermi a gran voce l autonomia degli stessi e maggiormente delle istituzioni che sul territorio si adoperano quotidianamente al fine di garantire un dignitoso futuro alle nuove generazioni. È auspicabile che il Ministro (per altro del nostro stesso partito e senza alcun raccordo con i suoi stessi dirigenti locai) giunga a scelte maggiormente condivise evitando di privare di fatto il territorio e i suoi enti locali a poter cooperare al disegno complessivo di sviluppo. 11 LE ACQUE CALABRESI BENE COMUNE O RISORSA DA SFRUTTARE? La situazione attuale del sistema delle risorse idriche del territorio regionale, evidenzia numerose criticità per le quali è necessario indicare le principali linee d'intervento intese come quelle più rispondenti alle esigenze del territorio in funzione delle risorse economiche disponibili. Le difficoltà del sistema oggi si manifestano attraverso una serie di problematiche che si possono raggruppare in tre contesti: gestionale; ambientale; operativo. Le carenze, in questi contesti, sono valutabili attraverso i fattori di pressione, che consentono l'oggettiva definizione delle specifiche difficoltà. In sintesi: lo stato attuale delle infrastrutture del ciclo idrico è deficitario: questa carenza è ampiamente dimostrata dalle perdite di rete che consumano quasi la metà

12 dell'acqua prelevata da sorgenti e fonti prima che sgorghi dai rubinetti delle abitazioni. In questa paurosa perdita c'è anche una componente di abusivismo e di consumi non contabilizzati, ma resta il fatto che il logoramento della rete di captazione e distribuzione è un dato tristemente confermato. La carenza del sistema depurativo è dimostrata sia dalle pressioni ambientali, sia dai fenomeni d'inquinamento della costa, sia dal mancato funzionamento di circa un depuratore su tre di quelli realizzati sul territorio calabrese. I ritardi manifestatesi nella mancata operatività degli ATO provinciali hanno ulteriormente appesantito il sistema di gestione del ciclo delle acque. La Regione Calabria nel 2013 ha avuto il via libera dal CIPE, per la realizzazione di interventi sul ciclo di depurazione per quasi 217 milioni di ; poco più di un quarto di questa somma, il 26%, sarà impiegato attraverso interventi di project financing, con investimenti da parte di soggetti privati. E' difficile pensare che la soluzione del problema sia il ricorso alla realizzazione di opere con lo strumento del project; questi interventi porterebbero forse alla costruzione delle nuove infrastrutture od all'ammodernamento di quelle già realizzate ma con un rilevante aggravio delle tariffe a carico degli utenti. Purtroppo quanto già successo nella regione, con la gestione commissariale dei rifiuti urbani insegna che il project financing non è la soluzione migliore, per la realizzazione delle infrastrutture di servizio pubblico. Il principio dell'acqua bene comune deve essere salvaguardato. Le proposte: Le linee d'intervento prevedono al primo posto gli interventi necessari alla diminuzione delle perdite di rete, che, come detto, consumano quasi la metà dell'acqua prelevata da fonti e serbatoi prima che arrivi alle utenze. Gli interventi mirati alla riduzione delle perdite di rete, in particolare nella distribuzione dell'acqua nei centri urbani, consentiranno, aumenti nei flussi idrici disponibili alle utenze finali, a parità di acqua prelevata. Inoltre questi interventi potranno essere realizzati, ove possibile, in sinergia con i servizi comunali, in modo da prevedere potenziali economie di scala. Altre linee d'intervento saranno sviluppate con una nuova ricognizione sullo stato delle opere del ciclo idrico; queste attività dovranno consentire la programmazione su vasta scala degli interventi, per la definizione delle migliorie sia quelle strutturali, in particolare costruzione, ammodernamento, manutenzione, sia quelle tecnologiche telecontrollo manutenzioni programmate. Inoltre prevedere impianti tecnologici di recupero dei fanghi rappresenta un'attività il cui costo d'investimento iniziale sarà agevolmente ammortizzabile, attraverso l'ottenimento dei prodotti di recupero, differenti in dipendenza del processo di trattamento, fornendo degli introiti dopo il rientro dalle spese d'investimento iniziale. Altra linea d'intervento fondamentale è la tutela della risorsa idrica: Lo strumento di tutela che serve alla definizione delle attività e delle singole azioni è il Piano di tutela delle acque, la cui ultima stesura a livello regionale risale al Il piano va certamente aggiornato e partendo in particolare dalle necessità derivate dalla tutela idrologica delle risorse, sarà possibile attivare la programmazione degli interventi sia sul ciclo idrico sia sulla gestione integrata delle zone costiere. Il sistema delle risorse idriche la cui gestione viene attivata attraverso criteri di efficienza ed economicità racchiusi entro il quadro generale della tutela del territorio, non è solo una delle priorità per la salvaguardia dell'ambiente: rappresenta ormai una scelta di civiltà perché l'acqua rappresenta il bene comune per eccellenza e deve essere salvaguardato e non sprecato. 12

13 13 INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO. IL CASO DI ANTONELLA POLITANO E DELLA SUA FAMIGLIA. Se l inquinamento industriale è noto e ampiamente discusso, ve n è uno più subdolo e altrettanto pericoloso che provoca in Calabria (e non solo) vittime spesso non conosciute ai lettori dei grandi quotidiani nazionali. La storia che si racconta è quella di Antonella Politano e della sua famiglia sterminata dal cancro provocato dall inquinamento elettromagnetico. Su richiesta della diretta interessata viene riportata in sintesi la storia della famiglia Politano tratta da un articolo comparso sul quotidiano cosentino Mezzeuro del 21 febbraio 2012 :. Il processo che, invece, non è mai iniziato è quello intentato, cercato, voluto, di Antonella Politano. Lei abita in viale dei Giardini, a Paola, a poche centinaia di metri dal tribunale. La sfortuna della famiglia Politano è stata quella di abitare a pochi metri della centralina telefonica, di proprietà dello stato italiano, che emetteva quotidianamente vapori venefici che hanno decimato tutta la sua famiglia. Di lei non si è occupata fino ad oggi nessuno. Ne parlai io per la prima volta, tre anni fa, nel libro La notte di Santa Lucia, inchiesta sulle navi dei veleni. Perché mi interessava questa storia, che non aveva nulla a che fare con le navi dei veleni, e con i rifiuti tossici? Mi interessava perché c era, e c è tuttora, un filo che accomunava tutte queste storie. Il filo del silenzio, dell omertà, della paura. Antonella, fino a pochi mesi fa era un invisibile, per giunta donna. Una sconosciuta a Paola. Tutti facevano finta di non sapere. Anche quelli che oggi, le stanno attorno. Antonella ha presentato recentemente, proprio nella sala consiliare del comune di Paola, il libro di Manuela Iatì, Non è un paese per donne. Nel libro un capitolo, la Cinciallegra, è proprio stato scritto da lei. E qui Antonella, per la prima volta, racconta lei direttamente la sua storia. La racconta ai sordi, a quelli che non vogliono vedere, a quelli che fino a ieri hanno fatto finta di non sapere di tutte quelle morti. Avrei voluto chiedere a quelli seduti in sala, al sindaco, ai politici. Veramente vi interessa questo caso? Allora non siate ipocriti, andate fino in fondo. Costituitevi parte civile, pagate avvocati, per far riaprire il caso, perché Antonella, così come gli operai della Marlane, così come i malati di tumore di Cassano, di Sibari, di Cerchiara, o quelli della Pertusola di Crotone, non hanno bisogno di parole, ma di fatti chiari, compiuti, concreti. L onorevole calabrese del PD, Franco Laratta a proposito è stato molto chiaro, presentando alla camera un interrogazione parlamentare. Ora il caso Politano, ha dichiarato, torni di attualità. La strage di un intera famiglia calabrese non può cadere nell oblio! Ieri ho presentato una nuova interrogazione urgente. Dopo la storica sentenza del processo Eternit, qualcosa finalmente sta cambiando anche in Italia. Chi provoca disastri ambientali e causa la morte di persone, ora paga. Per cui mi chiedo: Perché nessuno paga per il caso della famiglia Politano di Paola? Un intera famiglia distrutta negli anni a causa delle esalazioni di una centralina telefonica. Per questa ragione, conclude Laratta: dopo il silenzio colpevole del precedente governo, ripropongo l interrogazione urgente al Presidente del Consiglio, al Ministro della Salute, al Ministro dell Ambiente affinché si faccia piena luce sulla drammatica vicenda. L interrogazione è firmata da 12 deputati, nello specifico dagli Onorevoli: Laratta, Servodio, Rubinato, Oliverio, Grassi, Berretta, D Incecco, Boccuzzi, Realacci, Laganà Fortugno e Cesare Marini. Per sapere premesso che: nel corso di una iniziativa pubblica, tenutasi il 14 febbraio 2011 presso la Sala degli Stemmi della provincia di Cosenza, alla presenza di parlamentari, consiglieri regionali ed il sindaco di Paola, Roberto Perrotta, è stato chiesto di fare pienamente luce sul drammatico Caso Politano, la vicenda che riguarda una famiglia di Paola (Cs) quasi completamente distrutta dal cancro. Nell interrogazione si racconta della strage silenziosa: la famiglia viveva da anni in un abitazione adiacente ad un centralina per i servizi

14 telefonici. L unica superstite, Antonella Politano, da dieci anni si batte per mantenere la promessa che fece al padre in punto di morte: ottenere giustizia per i genitori, per la zia e per le sue tre sorelle, Gabriella, Annamaria, Patrizia che, una dopo l altra, sono decedute dopo laceranti sofferenze per un tumore terribile che ne ha devastato i corpi fino a distruggerli. La superstite, ma anche gli organi di informazione e indagini giudiziarie, hanno fatto una ricostruzione puntuale di quanto accaduto. Secondo queste ricostruzioni, Vincenzo Politano, lavorava come custode nella vicina «Azienda di Stato per i Servizi Telefonici» (poi diventata Iritel, poi ancora Telecom ed ora Poste Italiane). La famiglia viveva in una casa posta all interno di un enorme caseggiato, adiacente alla centralina telefonica; nel caseggiato abitavano anche altri dipendenti. Nella zona si respirava per anni un aria pesante, molto forte, chiaramente non era aria pulita. Ma sembrava normale e nessuno si lamentava più di tanto. Anche i genitori di Antonella pensavano che i cattivi odori fossero prodotti dalle turbine. Non avrebbero mai potuto sapere che si trattava, con ogni probabilità, di sostanze altamente nocive, forse veri e propri veleni, che nel giro di pochi anni sarebbero stati causa di tanti morti. Nessuno, del resto, sembra fosse a conoscenza del fatto che quei fumi, che fuoriuscivano da una centralina telefonica, posta a qualche metro da civili abitazioni, rappresentavano un pericolo mortale per decine di persone; nel 1984 muore la mamma di Antonella, Natalina; il 6 agosto del 1988, a soli 39 anni, muore per carcinoma alle ovaie anche la sorella più grande, Gabriella; l 8 dicembre del 1998 muore la seconda sorella, Annamaria; nel 2000 muore anche Patrizia; negli anni successivi moriranno, pure, il padre Vincenzo e la zia Bernardina. Antonella Politano, si dedica così ad una lunga battaglia giudiziaria, combattuta senza risparmio di energie, per ottenere giustizia. Nel 1992 quella centralina venne smantellata. La procura di Paola avvia un inchiesta da cui emerse che all interno della centralina esistevano ben 226 accumulatori di piombo sottoposti giornalmente a manutenzione ordinaria. Da questi accumulatori si sprigionavano sostanze tossiche e nocive, quali il solfato di piombo, che diventavano ancora più nocive sotto l azione dell acido solforico, sostanze classificate dallo Iarc, cancerogeno umano, gruppo 1, nonché vapori tossici provenienti dai raddrizzatori al selenio. Dall inchiesta vennero fuori anche altre gravissime inadempienze da parte dell azienda. Il 30 novembre del 2007 sono stati rinviati a giudizio due dirigenti della centralina. Processati, vennero dichiarati non colpevoli con non luogo a procedere nei loro confronti, ma il danno ambientale prodotto fu riconosciuto e questo ha permesso alla famiglia Politano e a quanti sono rimasti vittima di quelle esalazioni di intentare una causa civile contro l azienda, ora di proprietà delle Poste Italiane : Tutto cio premesso- si intende sapere: se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto; -quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo; che cosa intenda fare, al fine di garantire giustizia alla famiglia in questione. Questa l ultima interrogazione a proposito. Resta il dramma di questa donna, coraggiosa, che in tutta solitudine lotta per raggiungere una verità che tutti ben conosciamo. Una verità che non deve essere rivelata, che deve essere tenuta nascosta. Così come tenevano nascoste nel giardino della sua abitazione, un pozzo pieno di accumulatori in disuso, che dal chiuso del pozzo emanavano odori e vapori pericolosissimi. Ma la famiglia di Antonella non è stata la sola ad essere colpita da quei veleni. In tutto il suo quartiere sono decine e decine le persone ammalate e morte per tumori vari. Antonella ha scritto quei nomi in un quadernetto che porta sempre con se. Vorrebbe che tutte quelle persone si affiancassero a lei nella lotta per il riconoscimento civile e penale dei danni subiti. Ed invece si ha paura, timore, quasi vergogna per le malattie subite. Devo solo sperare che l eco sulle condanne dei responsabili della diffusione dell eternit, possa essere da stimolo e dare coraggio a tutti quegli invisibili malati che girano in solitudine con il proprio male. Antonella Politano deve essere un esempio, non solo per le donne, a non aver soggezione del proprio malessere e delle proprie 14

15 condizioni di salute, che mai è personale, ma che proprio perché sociale, diventi sempre più pubblico, perché tutti i malati diventino un problema, non delle sole famiglie, ma di tutti e tornino ad essere visibili. Solo così fatti gravi come quelli accaduti alla famiglia Politano non succedano più. Quella della famiglia Politano, non è l unica storia purtroppo di morti causati dall inquinamento elettromagnetico. La Calabria conosce altre situazioni di crisi che riguardano questi fenomeni. Una delle più emblematiche è quella di "Laino-Feroleto-Rizziconi" e' un elettrodotto da 380 kv, il massimo del voltaggio! Nel suo percorso attraversa tutta la regione - da nord a sud - ed è lungo 218 Km, interessando 59 comuni di quattro province (Cosenza per 126 km e 31 comuni, Catanzaro per 41 km e 11 comuni, Vibo Valentia per 35 km e 15, Reggio Calabria per 16 km e 5 comuni). Porta con se anche un cavo a fibra ottica che serve per la trasmissione dei dati ad alta velocità. E' stato costruito grazie alla legge obiettivo del governo Berlusconi in pochissimo tempo. Nel costruirlo è del tutto evidente che non sono stati rispettati i minimi criteri di ragionevolezza, basta vedere come siano stati deturpati e devastate colline, boschi,, borghi, sorgenti, si è arrivati anche alla costruzione di una centrale elettrica all'interno del Parco Nazionale del Pollino, zona soggetta a vincoli inderogabili. Tutto questo lavoro e questa deturpazione dell ambiente e del paesaggio non è stato sostenuto per distribuire l'energia ai cittadini calabresi ma è utile solo per trasportare fuori regione l'energia prodotta dalle nuove centrali in costruzione o già attive nel nostro territorio. Nelle zone interessate, oltre ai disagi già descritti è aumentata l incidenza delle malattie cancerogene con un tasso di mortalità crescente. Anche su queste vicende, al pari di altre sarà necessario intervenire e fare chiarezza, il Partito Democratico, dovrà sapere intercettare con più forza le istanze dei cittadini, ponendosi come strumento di denuncia ma anche di governo dei processi ambientali. Non è più tollerabile uno scempio tale del patrimonio paesaggistico, né si può restare inermi rispetto ai tanti casi di morte che si registrano a seguito di danni ambientali, ampiamente riconosciuti se non sul piano delle sentenze giuridiche su quello della scienza. AMBIENTE, POLITICHE AMBIENTALI E POTENZIALITA DI SVILUPPO IN CALABRIA La Calabria con i suoi 780 km di costa, i suoi tre parchi nazionali, una delle più estese area marina protette d Italia (che si sviluppa su un territorio di ben 42 km di costa), e ben cinque parchi marini regionali è tra le regioni italiane che dispone di uno più importati patrimoni ambientali e paesaggistici d Europa. Al contesto naturalistico e paesaggistico si affianca il patrimonio architettonico e artistico, e le grandi possibilità offerte dalla positiva interazione tra i due. Queste potenzialità possono essere sinonimo di ricchezza solo se adeguatamente rafforzate da politiche coraggiose e innovative in tema di ambiente che sappiano coniugare la razionalizzazione dei servizi e della tutela, la diffusione di una nuova educazione ambientale tra i cittadini e l integrazione dei contesti urbani a quelli rurali in una logica di complementarietà. A. NATURA E PAESAGGIO: L ORO VERDE DELLA CALABRIA Biodiversità e aree protette in Calabria Una grande ricchezza di biodiversità nella nostra regione va tutelata con strumenti e mezzi più incisivi. Di seguito sono riportati le varie tipologie di tutela 1. 1 Fonte: 15

16 Parchi nazionali: I Parchi Nazionali sono costituiti da aree terrestri, fluviali, lacuali o marine che contengono uno o più ecosistemi intatti o anche parzialmente alterati da interventi antropici, una o più formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche, biologiche, di rilievo internazionale o nazionale per valori naturalistici, scientifici, estetici, culturali, educativi e ricreativi, tali da richiedere l'intervento dello Stato ai fini della loro conservazione per le generazioni presenti e future. Parchi naturali regionali e interregionali: I Parchi naturali regionali e interregionali sono costituiti da aree terrestri, fluviali, lacuali ed eventualmente da tratti di mare prospicienti la costa, di valore naturalistico e ambientale, che costituiscono, nell'ambito di una o più regioni limitrofe, un sistema omogeneo, individuato dagli assetti naturalistici dei luoghi, dai valori paesaggistici e artistici e dalle tradizioni culturali delle popolazioni locali. Riserve naturali: Le Riserve naturali sono costituite da aree terrestri, fluviali, lacuali o marine che contengono una o più specie naturalisticamente rilevanti della flora e della fauna, ovvero presentino uno o più ecosistemi importanti per la diversità biologica o per la conservazione delle risorse genetiche. Le riserve naturali possono essere statali o regionali in base alla rilevanza degli elementi naturalistici in esse rappresentati. Zone umide di interesse internazionale: Le Zone umide di interesse internazionale sono costituite da aree acquitrinose, paludi, torbiere oppure zone naturali o artificiali d'acqua, permanenti o transitorie comprese zone di acqua marina la cui profondità, quando c'è bassa marea, non superi i sei metri che, per le loro caratteristiche, possono essere considerate di importanza internazionale ai sensi della convenzione di Ramsar. Sono importanti soprattutto al fine della salvaguardia degli habitat degli uccelli acquatici migratori. Altre aree naturali protette: Le Altre aree naturali protette sono aree (oasi delle associazioni ambientaliste, parchi suburbani, ecc.) che non rientrano nelle precedenti classi. Si dividono in aree di gestione pubblica, istituite cioè con leggi regionali o provvedimenti equivalenti, e aree a gestione privata, istituite con provvedimenti formali pubblici con atti contrattuali quali concessioni o forme equivalenti. Aree di reperimento terrestri e marine: Le Aree di reperimento terrestri e marine indicate dalle leggi 394/91 e 979/82, che costituiscono aree la cui conservazione attraverso l'istituzione di aree protette è considerata prioritaria. Le aree di interesse naturalistico della Regione Calabria costituiscono un sistema complesso e articolato in diversi tipi di protezione. In base al VI Aggiornamento dell Elenco Ufficiale delle Aree Protette (DM del ) ai sensi della L. 394/91, in Calabria sono state istituite le aree protette riportate nelle tabelle sottostanti: Quadro sinottico del patrimonio naturalistico della Calabria. PARCHI NAZIONALI Parco Nazionale del Pollino D.P.R. 15 novembre D.P.R Parco Nazionale dell'aspromonte D.P.R. il 14 gennaio del D.P.R Parco Nazionale della Sila Legge n. 344 del 8 ottobre D.P.R AREA NATURALE MARINA PROTETTA Area Naturale Marina Protetta Capo Rizzuto D.L. del 27dicembre D.M PARCO NATURALE REGIONALE Parco Naturale Regionale delle Serre Legge Regionale del 5 maggio 1990, n. 48 RISERVE NATURALI BIOGENETICHE 16

17 Provincia di Cosenza 1 Riserva naturale biogenetica Gallopane Comune di Longobucco Decreto Ministeriale del Riserva naturale biogenetica Golia Corvo Comune di Longobucco 3 Riserva naturale biogenetica Tasso Camigliatello Silano - Comune di Spezzano della Sila 4 Riserva naturale biogenetica Iona Selva della Guardia - Comune di Celico 5 Denominazione: Riserva naturale biogenetica Macchia della Giumenta San Salvatore - Comune di Bocchigliero 6 Denominazione: Riserva naturale biogenetica Trenta Coste Comune di Corigliano Calabro 7 Denominazione: Riserva naturale biogenetica Serra Nicolino Piano d Albero - Comune di Mongrassano Provincia di Catanzaro 1 Riserva naturale biogenetica Poverella Villaggio Mancuso. Comune di Taverna Decreto Ministeriale del Riserva naturale biogenetica Gariglione - Pisarello. Comune di Albi 3 Riserva naturale biogenetica Coturella -Piccione. Comune di Albi Provincia di Vibo Valentia 1 Riserva naturale biogenetica Cropani - Micone. Comune di Mongiana Decreto Ministeriale del Riserva naturale biogenetica Marchesale. Comuni Arena e Acquaro RISERVA NATURALE GUIDATA E BIOGENETICA Provincia di Cosenza 1 Riserva biogenetica guidata I Giganti di Fallistro. Comune di Spezzano della Sila Decreto Ministeriale n. 426 del 21 luglio 1987 RISERVE NATURALI ORIENTATE Provincia di Cosenza Riserva naturale orientata Valle del Fiume Lao Comune di Papasidero Riserva naturale orientata Gole del Raganello Comune di San Lorenzo Bellizzi Riserva naturale orientata Fiume Argentino Comune di Orsomarso Decreto Ministeriale n. 423 del 21 luglio D.P.R Decreto Ministeriale n. 424 del 21 luglio 1987 Decreto Ministeriale n. 425 del 21 luglio 1987 Ai sensi della Legge Regionale L.R. N. 10/2003 sono stati istituiti cinque Parchi marini regionali: 1. Parco Marino Regionale Riviera dei Cedri - L.R. n. 9 del 21 aprile Parco Marino Regionale Baia di Soverato - L.R. n. 10 del 21 aprile Parco Marino Regionale Costa dei Gelsomini - L. R. n.11 del 21 aprile

18 4. Parco Marino Regionale Scogli di Isca - L. R. n. 12 del 21 aprile Parco Marino Regionale Fondali di Capocozzo S. Irene Vibo Marina Pizzo Capo vaticano Tropea - L. R. n.13 del 21 aprile 2008 Con la L. R. n. 52 del la Regione Calabria ha istituito le Riserve Naturali del Lago di Tarsia e della Foce del fiume Crati, situate in provincia di Cosenza. Entrambe le riserve sono anche Siti di Interesse Comunitario (S.I.C.) afferenti a Rete Natura Nel territorio calabrese è presente l Oasi di Protezione Regionale del Lago dell'angitola, ricadente nella provincia di Vibo Valentia, istituita con D.P.G.R. della Regione Calabria n. 577 del 12 maggio 1975, e successivamente, con Decreto del 30 settembre 1985, dell allora Ministero dell Agricoltura e Foreste, ottenne il riconoscimento di Zona Umida di Importanza Internazionale come habitat per gli uccelli acquatici, istituita ai sensi della Convenzione di Ramsar. Per quel che concerne la designazione dei siti afferenti a Rete Natura 2000, appartenenti alla regione biogeografica mediterranea, ad oggi tra siti terrestri e siti marini sono stati istituiti 179 S.I.C. (Decreto 31 gennaio 2013 Sesto elenco aggiornato dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica Mediterranea ai sensi della Direttiva 92/43/CEE - G.U. della Repubblica Italiana n.44 del 23 febbraio 2013) e 6 Z.P.S. (Decreto 19 giugno 2009 Elenco delle Zone a protezione Speciale (ZPS) classificate ai sensi della 79/409/CEE - G.U. della Repubblica Italiana n. 157 del 09 luglio 2009). Con il Progetto Bioitaly sono stati individuati sul territorio regionale anche 20 Siti di Importanza Nazionale (S.I.N.) e 7 Siti di Importanza Regionale (S.I.R.). Inoltre sono presenti 6 I.B.A. (Important Bird Areas), aree importanti per la conservazione e la tutela della specie avifaunistiche, individuate da LIPU- Birdlife International. Recupero e valorizzazione degli ambienti fluviali Ci si dovrebbe decidere a procedere alla rinaturalizzazione dei fiumi, non secondo criteri di ruspa selvaggia, ma affidando ad esperti di ingegneria naturalistica l ecosistema fluviale che deve ritrovare l integrità dei suoi habitat naturali, pur nell esigenza di mantenere in sicurezza l alveo e l area ripariale. La biodiversità tipica delle zone umide è andata sempre più impoverendosi e necessita di condizioni ottimali per mantenere la presenza di specie acquatiche, faunistiche e vegetazionali. Un intervento globale sui fiumi, anche in funzione della qualità ambientale delle sue acque, richiede interventi coordinati lungo tutta l asta fluviale ed avrebbe come effetto non secondario la sicurezza e la prevenzione delle inondazioni. I fiumi, peraltro, potrebbero essere al centro di un unico grande sistema di parchi fluviali, concepito come un sistema continuo delle aree protette, collegate tra loro anche da corridoi di carattere naturalistico, in grado di tutelare e valorizzare gli ambienti naturali e di migliorare la fruizione collettiva. L attuale situazione dei nostri corsi d'acqua è emblema di politiche ambientali non sistemiche e volte più a spendere denaro che a realizzare progetti per valorizzare realmente il fiume e la sua cultura e per garantire alla cittadinanza elementi che contribuiscano ad una più elevata qualità della vita. B. AREA MARINA PROTETTA DI CAPO RIZZUTO Istituita ufficialmente con D.M. del 27 dicembre 1991 e successivo D.M. del 19 febbraio 2002, ricopre una superficie di circa ettari e si sviluppa su un territorio di ben 42 km di costa, coinvolgendo due comuni: Crotone ed Isola di Capo Rizzuto. L'istituzione dell'area protetta consegue un duplice obiettivo: la preservazione di un tratto di costa unico dal punto di vista ambientale e la tutela del vasto e ricco patrimonio archeologico, presente sui fondali marini. 18

19 Area Marina Protetta Capo Rizzuto - Istituita con D.M , modificato con D.M Regolamento di gestione approvato con D.M N. 01 Responsabile di Servizio - N. 01 Resp.le ufficio Tecnico & Scientifico - N. 01 Resp.le uffico Amm.vo & Comunicazione Organico: 7 unità (Provincia di Crotone) - N. 02 istruttori amministrativi - N. 01 collaboratore amministrativo Comuni ricadenti nell AMP Comune di Crotone e Comune di Isola di Capo Rizzuto Ente Gestore Provincia di Crotone Estensione 42 Km. Di costa ha Leggi di riferimento - Legge 31 dicembre 1982, n. 979, recante disposizioni per la difesa del mare; - Legge quadro sulle aree protette 6 dicembre 1991, n. 394 e successive modifiche ed integrazioni; - Decreto del Presidente della Repubblica 17 giugno 2003, n. 261 recante il Regolamento di organizzazione del Ministero dell ambiente e della tutela del territorio e del mare e, in particolare, l'articolo 2, comma 1, lettere a) e d) che attribuisce alla Direzione generale per la protezione della natura le funzioni in materia di individuazione, conservazione e valorizzazione delle aree naturali protette, nonché in materia di istruttorie relative all istituzione delle riserve naturali dello Stato; NUOVE IPOTESI DI GESTIONE DELLA AMP CAPO RIZZUTO Si premette che il MATTM dispone che La gestione delle aree marine protette è affidata ad enti pubblici, istituzioni scientifiche o associazioni ambientaliste riconosciute, anche consorziati tra di loro. L'affidamento avviene con decreto del Ministro dell'ambiente, sentiti la regione e gli enti locali territorialmente interessati. Nel caso di svuotamento delle funzioni provinciali e la trasformazione delle Province in enti di secondo grado, nella prospettiva di una loro abolizione dalla Costituzione, si dovrà porre la problematica di definire una nuova gestione dell AMP Capo Rizzuto. 19

20 IPOTESI 1 Consorzio Gestione AMP Capo Rizzuto Comuni ricadenti nell AMP Vedi es. Statuto Consorzio di gestione dell AMP del Plemmirio (Provincia di Siracusa e Comune di Siracusa) Crotone e Isola di Capo Rizzuto Presidente Consiglio di Amministrazione Organi Collegio dei Revisori dei Conti Coordinatore Consortile Direttore/Responsabile AMP Provincia di Crotone Comune di Crotone Comune di Isola di Capo Rizzuto Enti/Comuni potenzialmente interessati Regione Calabria Consorzi Universitari Università Associazioni ambientaliste GESTIONE AREE PROTETTE REGIONE CALABRIA PARCHI MARINI REGIONALI (legge regionale 14 luglio 2003,n Norme in materie di aree protette) Occorre un nuovo impulso per garantire la valorizzazione e l effettivo sviluppo di un Sistema di gestione dei parchi marini regionali e dell AMP Capo Rizzuto, quale volano del Turismo marino e naturalistico della regione Calabria. Leggi regionali di riferimento: 1. Legge Regionale n. 9/2008 Istituzione Parco Marino Regionale "Riviera dei Cedri" 2. Legge Regionale n. 10/2008 Istituzione Parco Marino Regionale "Baia di Soverato" 3. Legge Regionale n. 11/2008 Istituzione Parco Marino Regionale "Costa dei Gelsomini" 4. Legge Regionale n. 12/2008 Istituzione Parco Marino Regionale "Scogli di Isca" 20

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