Claudio Risè psicoanalista,

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1 Intervista all autore Claudio Risè Il padre, l assente inaccettabile Claudio Risè psicoanalista, docente di Sociologia dei processi culturali e delle comunicazioni all Università dell Insubria (Varese), lavora da oltre un quindicennio sulla psicologia del maschile e sui problemi derivanti dalla crisi della figura paterna. In occasione del convegno Famiglia e Vita che si è svolto il 23 e 24 ottobre 2004 a Torino, Risè ha spiegato in un interessante intervento quali sono le conseguenze della liquidazione della figura paterna nella nostra società in cui il padre, sempre più frequentemente, viene identificato come un supporto sentimentale o una figura che assolve ai bisogni utilitari e materiali all interno della famiglia. Nel suo libro Il Padre. L assente inaccettabile sostiene che la figura del padre sia stata rimossa dalla nostra società e quindi dall educazione dei figli lasciando un grande vuoto. Ci può spiegare meglio quali conseguenze comporta per l individuo questa inaccettabile assenza? In prima istanza il padre rappresenta la figura del creatore. Venendo meno la figura paterna viene a mancare l esperienza di appartenenza all origine che il padre assicura in quanto creatore cioè la risposta alla domanda: Da dove vengo?. Se non siamo collegati con le radici non potremo neanche gettare i nostri rami nel cielo. Il padre è però anche il testimone della ferita. R a p p r e s e n t a infatti, per l individuo, la ferita 20 E indispensabile per l individuo e per tutta la società occidentale recuperare il valore simbolico ed educativo della figura paterna, per ritrovare la propria identità e la capacità di progettare il futuro di Anna Riva Il padre è il testimone della ferita, rompe la simbiosi con la madre e proietta il figlio nella società e nel trascendente iniziale che il padre infligge al figlio interrompendo la simbiosi con la madre. Questo si traduce in un rifiuto da parte dell individuo dell esperienza del dolore e della morte che invece rappresenta un momento insostituibile perché strutturante l identità della persona. La mancanza di questo senso di appartenenza provoca una debolezza di identità. Molti individui oggi non sanno individuare una meta, un progetto e questo crea una sorta di stagnazione, visibile in fenomeni molto diffusi come la permanenza allungata presso la famiglia d origine e l incapacità di progettare il futuro. Perché la madre non può realizzare questa spinta al trascendente? Perché la madre nello sviluppo del bambino appaga i bisogni primari. C è una specializzazione delle figure. Il padre, in quanto promotore di creazione, è fin dall inizio colui che mette il bambino nel mondo prima attraverso la fecondazione dell ovulo e poi interrompendo la simbiosi con la madre, ferita importantissima che provoca il distacco del b a m b i n o dalla madre e lo proietta nella s o c i e t à, nell esperienza della sofferenza, del dolore e del desiderio. Il processo di secolarizzazione ha dato inizio all allontanamento della figura paterna nella società occidentale L allontanamento della figura paterna non riguarda solo la dimensione individuale ma anche la dimensione più ampia della società occidentale. La società senza padri appare quindi come un mondo che ha smarrito il senso religioso e, con esso, la capacità di dare significato alla propria vita. Nel suo libro ha individuato anche una serie di tappe storiche che hanno segnato questo processo. Quali sono? La figura del padre biologico, in quanto creatore, è la controfigura del Padre Celeste. L uomo ha però rifiutato di appartenere al Padre Celeste:

2 è la questione della secolarizzazione cui io faccio risalire il progressivo sbiadimento della figura paterna in Occidente. Da un certo punto in poi, e in maniera più evidente con l Illuminismo, l accento viene posto sull acquisizione di cose, sugli oggetti, sulla vita sentimentale eliminando la relazione dell uomo con il sacro che viene così ad appartenere ad una dimensione separata dal quotidiano. La rimozione di questo legame paterno quello con il padre naturale, ma anche con quello trascendente priva l uomo, ed anche il singolo individuo umano, della propria storia. E così facendo chiude ogni visione che illumini le sue possibilità di sviluppo, di direzione e di senso della propria esistenza. L individuo perciò si arresta al livello materno, quello del soddisfacimento immediato dei bisogni. Un altra tappa di questo processo è ravvisabile nella riforma di Lutero. E la riforma protestante che statalizza in qualche modo la paternità, cioè comincia a fare del padre un funzionario. Questo processo poi continua con la rivoluzione industriale, quando il padre diventa un amministratore perdendo i tratti del formatore di personalità. Altro passaggio chiave è quello delle due guerre mondiali, quando i padri, rimasti lontani da casa per lungo tempo, al ritorno si trovano di fronte alla società della grande madre che è la società dei consumi, quella che spinge l individuo a consumare e a soddisfare solo i bisogni materiali. Il Padre è anche colui che ti inizia alla ferita. La morte e prima di essa la vecchiaia è un esperienza che fa parte della condizione umana ed ha un aspetto strutturante così come spiego nel mio libro Felicità è donarsi. Consente di guardare al mondo da un punto di vista diverso e meno interessato e di cogliere la bellezza nella vecchiaia e nelle morte che per noi cristiani rappresenta la rinascita. Le esperienze più profonde, a cominciare da quella dell amore, prendono origine e forma proprio da quella perdita. La ferita fa anche parte di un esperienza costitutiva essenziale della vita umana e il padre è colui che passa al figlio il sapere di come trasformare la perdita, da esperienza distruttiva in un La ferita inferta dal padre aiuta il figlio a vivere in maniera strutturante le difficoltà della vita e lo educa al desiderio passaggio indispensabile per la costruzione della personalità umana. Senza di essa il figlio rimane nella simbiosi, nella stasi che gli impedisce di lasciare l adolescenza per cui in assenza di intervento paterno si ha la formazione di personalità pseudo-adulte, che in realtà adulte non sono perchè non sono mai state separate dalla madre. Questo non significa che l individuo rimane legato alla madre naturale, ma che cercherà di ricostituire quello stesso legame di dipendenza rimanendo legato al gruppo di conoscenze più vicine, dal sistema dei consumi, compreso lo spettacolo mediatico, cui l individuo non riesce a sottrarsi. Non per niente i popoli tradizionali avevano i riti di iniziazione. Quali sono le conseguenze sulla famiglia? La famiglia si disgrega. La diffusione del divorzio e le l e g i s l a z i o n i abortiste sono il risultato della società senza padre. Le conseguenze sono L individuo non avendo avuto l esperienza della sofferenza ricorre alla prima difficoltà al divorzio che non essendoci più il padre, l individuo non regge la ferita non avendone avuto esperienza. Ecco allora che alla prima difficoltà le coppie ricorrono al divorzio. Di fronte a questa situazione qual è il ruolo delle donne nella famiglia? Le donne dovrebbero favorire la relazione tra padre e figlio, lasciando che i padri costruiscano con i figli quel prezioso rapporto che permette la fine della simbiosi con la figura materna. Storicamente sono stati gli uomini a sottrarsi dalla loro funzione di fornire indicazioni, norme e visioni del mondo ai figli, lasciandoli sprovvisti di quel confronto che è loro necessario per costruire la propria sicurezza. In una società dove tutto è materiale viene a mancare proprio il desiderio. Il desiderio è il risultato della libertà, dice Giussani, ma se la ferita non è stata inferta, l individuo non sarà mai libero di desiderare. La maggior patologia che riscontro oggi è quella di non avere affatto desideri. Qual è la strada che i padri possono percorrere per rimediare a questa situazione? Occorre riscoprire la figura paterna attraverso un percorso affettivo e simbolico che il padre deve realizzare oltre che dentro di sé, attraverso la società che prende coscienza degli enormi danni provocati da una società senza padre. 21

3 Intervista ad Angelo Vescovi Più informazione sulle cellule staminali Il dibattito che si sta sviluppando e ampliando nella letteratura scientifica e nell opinione pubblica sulla produzione e l utilizzo delle cellule staminali embrionali a fini terapeutici, sta rendendo urgente una riflessione che ne ponga in luce le implicazioni etiche. L istituto di Ricerca sulle Cellule Staminali, Dibit, H.S. Raffaele, Milano dal 2000 studia la biologia delle cellule staminali e la loro possibile applicazione in protocolli di terapia cellulare, oltre a realizzare progetti di ricerca e studio sulle malattie degenerative del sistema nervoso (Parkinson, Alzheimer e Huntington) e muscolare (distrofie muscolari). Abbiamo intervistato il dott. Angelo Vescovi, con-direttore dell Istituto ed esperto in materia. Dott. Vescovi oggi si parla molto di cellule staminali embrionali e di cellule staminali adulte. Può sinteticamente chiarirci di cosa si tratta e di quale differenza anche negli usi terapeutici, intercorre fra le staminali embrionali e le staminali adulte? Siamo di fronte ad un caso di cattiva informazione o di informazione parziale. La contrapposizione tra cellule staminali adulte e cellule staminali embrionali è sbagliata sia nella forma che nei fatti, intendendo con questo che c è un errore nell approccio al problema. Il paragone potrebbe essere fatto tra cellule staminali embrionali e tra cellule staminali somatiche o tessuto specifiche, che sono sia di origine adulta che di origine fetale. Non è possibile infatti 22 Un autorevole parere circa l utilizzo di cellule staminali embrionali e somatiche per uso terapeutico Le cellule staminali embrionali sono preposte a costruire l organismo cioè a produrre tutti i tipi di cellule dell organi di Redazione C.S.V.S.S. comparare direttamente questi due tipi di cellule che sono estremamente diverse e che permettono approcci alla terapia totalmente diversi. Le cellule embrionali staminali si trovano nell embrione negli stadi più precoci di sviluppo e poi spariscono. Queste cellule hanno in natura una funzione precisissima: sono cellule che sono preposte a costruire l organismo nel suo insieme ed ognuna è pluripotente, cioè capace di produrre tutti i tipi di cellule e sono 254 i tipi. Non solo, ma le cellule staminali embrionali, dando origine a tutte le cellule dell organismo, hanno un enorme potenziale proliferativo e svolgono la funzione di costruire l organismo e non di ripararlo. Perché si parla tanto delle potenzialità terapeutiche delle cellule staminali embrionali? Quando si parla di queste cellule come cellule potenzialmente terapeutiche, si fa una banalizzazione del problema implicando che la terapia a base di cellule staminali si basi solamente sul generare tante cellule staminali e da queste produrre delle cellule mature, che forniranno parti di ricambio sui tessuti malati. Queste parti verranno poi trapiantate. Si parla, quindi, di una terapia che è basata solo ed esclusivamente sulla coltivazione delle cellule fuori dall organismo e sul loro trapianto nella parte malata. Questo è un tipo di approccio, ma non l unico, per di più Le cellule staminali embrionali sono però tumorigeniche e non possono essere trapiantate così come sono diffonde l idea sbagliata che le cellule embrionali sarebbero la panacea per tutti i mali. In contrapposizione, in questo contesto ristretto, si sono dette due cose: la prima, che le cellule staminali adulte sono specializzate a produrre solo le cellule mature per il trapianto dell organo in cui risiedono, la seconda, che queste cellule sono molto difficili da far moltiplicare. Le staminali embrionali sono però cellule tumorigeniche e uno non può trapiantarle così come sono ma deve prima differenziarle, cioè prima farle maturare nel tipo di cellula in cui avviene il trapianto. Il secondo problema è che, generalmente, non sappiamo come produrre le cellule per il trapianto e quando sappiamo come produrle, non riusciamo a

4 bloccare la produzione di altri tipi di cellule. Mi spiego: se voglio trapiantare le cellule nervose per il morbo di Parkinson mi trovo anche cellule della cartilagine, dell osso e del muscolo. Ovviamente tutti questi problemi, che saranno risolvibili in futuro, non sono ancora stati risolti. Resta poi il fatto che l efficienza nel coltivare di cellule umane è ancora piuttosto bassa. Le cellule tessuto specifiche ci sono già anche nei feti, dove svolgono una funzione di rigenerazione ma anche di crescita del tessuto e quindi sono cellule che hanno le stesse caratteristiche delle adulte ma che hanno un potenziale di moltiplicazione che è più simile alle embrionali. Nei feti hanno un potenziale proliferativo talmente alto che le cellule prese da un singolo feto possono bastare per centinaia di migliaia pazienti. Si tratta Ma allora qual è il fondamento di questo dibattito? Quando si parla di cellule Foto di Monica Casagrande staminali si parla della terapia di dati scientifici per la cura delle malattie neuro- degenerative. Le cellule staminali sono cellule estremamente promettenti, in un contesto terapeutico che implica trapianto di cellule come terapia. Ma sono solo promettenti. Non esiste una terapia con le staminali pubblicati. Ci informiamo che i feti siano aborti spontanei e con queste cellule stiamo per arrivare a fare una sperimentazione clinica su uomo nel Queste cellule forniscono quantità di materiale cerebrale incredibile quin- embrionali, di, al momento, non c è neanche Le cellule staminali la terapia per le in fase sperimentale e al momento ad oggi utilizzate degenerative non embrionali non sono malattie neuro- non esistono le ha bisogno di embrionali staminali. per usi terapeutici. condizioni per effettuare questa La sperimentazione si sta Mentre con le sperimentazione. concentrando tessuto specifiche Esistono però sulle cellule tessuto si sta arrivando a terapie salva-vita specifiche sperimentazione che utilizzano le clinica con le embrionali non c è prelevate dai feti cellule staminali adulte per il trapianto, abortiti spontaneamente niente. come le Altre voci del cellule staminali epiteliali dell epidermide che si utilizzano per fare trapianti di cornea. Così come ci sono terapie salva vita per malattie dei tumori del sangue che vengono curate con trapianto di cellule staminali adulte. Tutto ciò è opposto a quello che viene presentato al grande pubblico. Ci è sembrato estremamente interessante la sperimentazione da voi effettuata sulle cellule staminali di dibattito scientifico tuttavia, sottolineano che i feti abortiti spontaneamente sono spesso feti non sani e dunque non utili. Alcuni feti non sono sani, altri invece sono stati abortiti per malformazione uterina ma il feto è sano. La tecnica permette di produrre, grazie a questi feti, cellule per centinaia di migliaia di pazienti. L approccio è giovane, promettente non ha problemi etici, non ha problemi di rigetto. feti abortiti spontaneamente. Quali sono i problemi etici sollevati dalla ricerca sugli embrioni? Da un punto di vista della scienza ci sono dei dubbi sul fatto che l embrione possa Da un punto di vista scientifico non si può dubitare che l embrione sia vita considerarsi vita umana a tutti gli effetti? Da laico quale sono, mi viene veramente difficile capire come si possa dubitare che l embrione sia vita umana! All atto della fecondazione viene a crearsi un entità biologica che rappresenta il primo gradino di quella che è la vita dell essere umano. Si assiste ad un evento unico in 16 miliardi di anni di vita dell universo: è l unica volta che quell entità biologica, con quel contenuto di informazione che è molto di più dell unione dei due gameti, viene a crearsi. Da lì nasce un continuum che finisce con la morte biologica. Il cercare di tracciare arbitrariamente dei confini all interno di questo continuum è semplicemente uno sterile esercizio. L idea che l embrione a quello stadio non è vita, perchè non è in grado di interagire con l esterno e non è in grado di elaborare le informazioni in forma cognitiva è una banalizzazione ed è pericoloso. Lo stesso criterio applicato a qualcuno che ha l Alzhaimer ci darebbe la possibilità di considerare il malato non vita. Anche Norberto Bobbio sostiene, in alcuni suoi scritti, che l embrione è vita sin dall atto della sua prima formazione, che il diritto alla vita è la priorità numero uno e che a questo segue il diritto alla maternità della madre, ma solo come priorità subordinata alla prima. Hanno convinto il pubblico che ci siano dei bigotti che frenano il progresso, ma dove sta il progresso? Solo nella spinta a risolvere i problemi e non nel fare falsa informazione. 23

5 Crono-storia di una famiglia speciale Famiglia e disabilità Un giorno avvenne che in una famiglia nacque un bimbo che non era come se lo aspettavano i genitori, e fino a qui tutto normale, nessun bambino riesce a soddisfare pienamente le aspettative di mamma e papà, ma in quel bimbo c era qualcosa, (o sarebbe accaduto qualcosa), che, con l andare del tempo, avrebbe reso quella famiglia speciale. Ho iniziato descrivendo una nascita per sottolineare, appunto, la nascita di una disabilità, ma teniamo conto che ognuno di noi è un potenziale disabile con tutti gli annessi e connessi di una situazione che l esistenza può riservare. E proprio così, l avvento in una famiglia di una situazione di disabilità sconvolge, in positivo, (paradossalmente), e in negativo, tutte le certezze, i desideri, le emozioni e i valori che magari prima sembravano essere insostituibili punti di forza. Vorrei fare una crono-storia di una famiglia a cui capita la disavventura di un evento che comporta la disabilità di un suo componente: per semplificare un po prenderò in prestito alcune delle moltissime fasi di quello che ho potuto conoscere e constatare in situazioni di questo tipo. La prima fase, come ho già detto, è quella della rabbia: l incredulità e lo smarrimento, (perché proprio a noi?), di fronte ad un avvenimento così grave, che porta in tutti i componenti della famiglia, una sensazione di estrema impotenza e rabbia, perché in quel momento la vita parla un linguaggio incomprensibile. La seconda fase è quella del rifiuto della situazione, (ma sì non è niente di particolarmente grave ), in cui la famiglia tende quanto meno a minimizzare l accaduto anche se 24 La nascita di una disabilità in famiglia, dallo smarrimento alla parziale accettazione di Gianni Moretti l evidenza può dire esattamente l opposto: si tratta di un meccanismo di difesa che però lascia il tempo che trova. La terza fase, quella della richiesta Il Signor Possa Giuseppe di Giorgio Da Valeggia di aiuto, (proviamo a chiedere magari ci possono dare una mano, in qualche modo), porta in sé la concreta presa di coscienza della situazione, è un passo importante verso il capovolgimento di fronte, in chiave di disposizione, di una situazione che va mano a mano delineandosi con la sua, purtroppo consueta drammaticità. La quarta fase è quella dell accettazione, mai totale, che spinge a determinare, sempre di più, i punti di forza alternativi che l individuo colpito da disabilità, riesce a manifestare, (visto che riesce a fare perché non provare a.), e a farli diventare agganci su cui poggiare l esistenza anche della famiglia. Naturalmente queste fasi si intrecciano continuamente dando luogo a dinamiche individuali e famigliari che, se da un lato generano incomprensioni e difficoltà di rapporto emotivo, dall altro portano, anche se più o meno lentamente, ad un interazione sociale tra la famiglia e le istituzioni, con una integrazione, il più delle volte sempre più marcata, dell individuo con disabilità e delle sue caratteristiche personali. Teniamo conto che una famiglia con un disabile a carico diventa anch essa disabile, con esigenze e bisogni che non possono ascoltare solo la voce dell indifferenza, del pietismo, dell assistenzialismo e delle promesse mancate, fermo restando che la famiglia è e deve rimanere il fulcro della nostra società, là dove nascono e si sviluppano le risorse umane di ogni individuo. Occorre, essenzialmente, muoversi su due fronti, quello di soddisfare queste esigenze con efficaci iniziative sociali, politiche e di solidarietà, e quello di promuovere la nostra sensibilità davanti alle potenzialità positive che la famiglia, ma soprattutto l individuo con disabilità può manifestare, perché diventino gratificazione e realizzazione personale e beneficio collettivo.

6 Un umanità che rifiorisce sentendosi a casa Un figlio non tuo E possibile essere padre di un figlio non tuo?... Sì! Questo slogan dell Associazione AiBi (Associazione Amici dei Bambini, da molti anni impegnata sul fronte dell adozione e della cooperazione internazionale) entrato nelle nostre case qualche anno fa attraverso la televisione, riassume efficacemente quello che è il grande paradosso dell adozione: l essere padre evoca il grande mistero del dare la vita, di vedere nascere e crescere un figlio che ti assomiglia, che continua, in qualche modo, la tua vita (non a caso nel mondo antico forse solo la vergogna del tradimento era paragonabile alla maledizione di non poter procreare), ma nel non tuo c è tutto il senso enigmatico dell accogliere come tuo ciò che non viene da te, ciò che era infinitamente lontano e diverso, ma misteriosamente destinato ad entrare nella tua vita. L adozione è, dunque, un paradosso e una scommessa, una scommessa contro tutte quelle visioni psicologiche, sociologiche e filosofiche che ritengono che l uomo sia soltanto un prodotto del suo passato, delle sue prime esperienze, della sua ereditarietà genetica e culturale, e una scommessa anche contro tanta cultura che tende a vedere il figlio come la realizzazione del sogno dei genitori, come un diritto di genitori che lo desiderano a tutti i costi a propria immagine e somiglianza, così come, in altre circostanze, qualcosa di scomodo che i genitori hanno il diritto di evitare o, addirittura, di eliminare. Ed è anche accettare Adottare un bambino è accettare una scommessa contro tutta quella cultura che tende a vedere nel figlio la realizzazione del sogno dei genitori di Cristina Femminis che quel figlio non sia tuo, anche nel senso più immediato e carnale del termine, come del resto, forse in modo meno evidente, ma altrettanto Bambini in Perù Nell adozione c è tutto il senso enigmatico dell accogliere come tuo ciò che non viene da te e che era destinato a entrare nella tua vita vero, un figlio non è mai dei proprio genitori; nel senso che è altro, un altra vita, un altro uomo, un altro mistero insondabile che nessun genitore e poi nessun marito, nessuna moglie, nessun amico potrà mai possedere fino in fondo. Adottare un bambino, accogliendolo con tutta la sua storia, a volte drammatica, sempre triste e segnata dall abbandono; oppure prendere in affido un bambino con tutto il suo dolore, la sua frustrazione, la sua insicurezza per un periodo difficilmente definibile, significa farsi carico della paternità e della maternità in un senso molto profondo, accettando il fatto che i figli vanno amati perché possano crescere da uomini, acquisendo fiducia in se stessi nello sguardo amoroso di chi li ha presi come figli senza pretendere ultimamente di possederli, secondo la verità di ogni autentico rapporto fra padri e figli. Ami, e non pensi essere amata: ad ogni/ fiore che sboccia o frutto che rosseggia/ o pargolo che nasce, al Dio dei campi/ e della stirpi rendi grazie in cuore recita un verso dell indimenticabile poesia di Ada Negri, Mia Giovinezza. In fondo ogni uomo e ogni donna che diventano padri e madri, sono chiamati prima e più di ogni altra cosa ad essere lo strumento attraverso cui un bambino è aiutato a sentire che, comunque e al di là di tutto, se esiste è stato voluto ed amato, percependo, ultimamente, il fascino nell amore di Dio; senza un padre terreno, amorevole e autorevole, è sempre più difficile avere coscienza di un altro Padre presente nella vita di ogni uomo. Di contro è difficile immaginare quale vuoto: umano, psicologico, affettivo, emozionale e perfino fisico porti una situazione di abbandono o di grave deprivazione affettiva, quale insicurezza, quale ripiegamento su se stessi e quale smarrimento della ragione e dell affetto attecchisca nel bambino abbandonato. Nello stesso tempo, tuttavia, ogni storia di adozione e di affido porta con sé la commovente esperienza di poter guardare, seppure in mille difficoltà, il miracolo di un umanità che rifiorisce sentendosi a casa. 25 SPECIALE ADOZIONI

7 L ABC dei genitori adottivi o affidatari La strada verso l adozione SPECIALE ADOZIONI L adozione e, forse, ancora di più l affido, sono l affermazione, a volte implicita, non detta, ma profondamente riconosciuta, che la vita è data, è un dono da chiedere, accogliere e custodire qualunque sia la sua origine. La legge italiana e internazionale, per garantire ai bambini ed ai loro futuri genitori adottivi un adozione legalmente corretta e rispettosa dei diritti di tutti i protagonisti, prevede delle procedure particolari. L adozione nazionale Presentare una domanda per un adozione nazionale significa dare la propria disponibilità ad avere in adozione un minore in stato di adottabilità presente sul territorio italiano. Il Tribunale per i minorenni presso cui si presenta domanda non emette quindi alcun parere, positivo o negativo, ma si limita a valutare le caratteristiche della coppia disponibile per un eventuale adozione. La coppia deve presentare domanda presso un Tribunale per i minorenni. Successivamente il Tribunale chiede ai servizi sociali della Unità sanitaria competente per territorio di stendere una relazione sulla coppia richiedente, attraverso dei colloqui con gli psicologi. Purtroppo non essendoci un decreto finale del Tribunale, la coppia vive nell assoluta impossibilità di sapere l esito della domanda che ha valore di tre anni dalla data di presentazione. La coppia deve dunque sapere che se entro tale periodo non è stata convocata, la domanda non è più tenuta in considerazione ed occorre ripetere l intera procedura. L adozione internazionale L adozione internazionale permette di accogliere a far parte integrante 26 Il cammino burocratico che porta il bambino nella sua nuova famiglia è scandito da diverse procedure, che la legge introduce a tutela dei diritti dei minori e dei genitori di Patrizia Omodei Foto di Monica Casagrande della propria famiglia bambini di altri paesi, con cultura, lingua, tradizioni diverse. Per tutelarne i diritti, la normativa si fa più complessa. 1)La dichiarazione di disponibilità La prima tappa è il Tribunale per i minorenni competente per il territorio di residenza. Successivamente, occorre rivolgersi all ufficio di cancelleria civile per presentare la dichiarazione di disponibilità all adozione internazionale. Gli aspiranti genitori adottivi devono, in primo luogo, rispondere ai requisiti previsti dall art. 6 della legge n. 184/1983 che prevede che le coppie siano: coniugate; sposate, al momento della dichiarazione di disponibilità, da almeno 3 anni o che raggiungano tale periodo sommando alla durata del matrimonio, il periodo di convivenza prematrimoniale; non aventi in corso o di fatto alcuna separazione; la differenza massima tra adottanti e adottato è di 45 anni per uno dei coniugi e di 55 per l altro. Tale limite può essere derogato se, ad esempio i coniugi adottano due o più fratelli; in possesso delle capacità di educare, istruire e mantenere il figlio adottivo. 2)L indagine dei servizi socio-assistenziali I servizi socio-assistenziali degli Enti locali hanno il ruolo importante di conoscere la coppia e di valutarne le potenzialità genitoriali, raccogliendo informazioni sulla loro storia personale, familiare e sociale. Il lavoro dei servizi è volto alla stesura di una relazione da inviare al Tribunale che fornirà al Giudice gli elementi di valutazione sulla richiesta della coppia oltre a informare in modo corretto e completo gli aspiranti genitori adottivi sulle condizioni di vita dei bambini nei paesi di loro provenienza e sugli stili di vita a cui sono abituati. 3)Il decreto di idoneità Una volta ricevuta la relazione il Tribunale convoca i coniugi e può, se lo ritiene opportuno, disporre di ulteriori approfondimenti. A questo punto il Giudice decide se rilasciare

8 L affido L affido è un progetto di inserimento temporaneo di un bambino in una famiglia diversa dalla propria, scelta dai Servizi Territoriali. Ha la durata massima di 2 anni, eventualmente rinnovabili. L affido a tempo pieno si realizza quando il bambino, seppur per un periodo limitato, necessita di vivere presso una famiglia diversa dalla sua notte e giorno. L affido diurno, invece, si rende necessario quando il minore ha bisogno di compiere in alcuni momenti della settimana esperienze integrative che la sua famiglia non è in grado di fornirgli quali, ad esempio, particolari attività educative, di sostegno scolaun decreto di idoneità o se emettere, invece, un decreto attestante l insussistenza dei requisiti all adozione decisione presa con riferimento agli accertamenti compiuti dai servizi. Una volta rilasciato, il decreto viene inviato alla Commissione per le adozioni internazionali. 4)La ricerca La coppia in possesso del decreto di idoneità deve iniziare entro un anno dal suo rilascio la procedura di adozione internazionale, rivolgendosi ad uno degli enti autorizzati dalla Commissione per le adozioni internazionali. 5)L incontro all estero Si tratta della fase più delicata e importante dell intera procedura di adozione. In questa fase l ente autorizzato si fa carico della procedura di adozione nel paese straniero scelto e, una volta ricevuta dall autorità straniera la proposta di incontro con il bambino da adottare, informa gli aspiranti genitori adottivi e li assiste svolgendo tutte le pratiche necessarie. Se gli incontri della coppia con il bambino si concludono positivamente, anche da parte delle autorità del paese straniero, l ente trasmette gli atti e le relazioni alla Commissione per le adozioni internazionali in Italia, attestando la sussistenza dei requisiti previsti dalla Convenzione de l Aja art. 4. 6)Il rientro in Italia Una volta ricevuta dall ente autorizzato la documentazione sull incontro avvenuto all estero e sul consenso a questo prestato dai coniugi, la Commissione per le adozioni internazionali autorizza l ingresso e la permanenza del minore adottato in Italia, dopo aver certificato che l adozione sia conforme alle disposi- zioni della Convenzione de l Aja. 6)Finalmente a casa Dopo che il bambino è entrato in Italia, la procedura si conclude con l ordine, da parte del Tribunale per i minorenni di trascrizione del provvedimento di adozione nei registri dello stato civile. Competente a questa trascrizione è il Tribunale per i minorenni del luogo di residenza dei genitori nel momento del loro ingresso in Italia con il Maternità di Giorgio Da Valeggia minore. Con la trascrizione il minore diventa definitivamente un cittadino italiano e un membro a tutti gli effetti della nuova famiglia. stico, di socializzazione o ricreative. Potenzialmente tutti possono divenire affidatari, famiglie con o senza figli, singoli individui La Legge prevede due modalità di predisposizione dell Affido Familiare: quella consensuale, che è realizzata direttamente dal Servizio Sociale territoriale con il consenso concorde dei genitori e, se ha più di 12 anni, anche del bambino, è resa esecutiva dal Giudice Tutelare del Tribunale Ordinario; quella non consensuale, che è disposta da un provvedimento del Tribunale per i Minorenni il quale si avvale, comunque, del Servizio Sociale territoriale per la sua attuazione e vigilanza. Il Servizio Sociale ha l obbligo di tenere costantemente informato il Giudice Tutelare o il Tribunale per i Minorenni sull andamento dell affido. In base alla Legge 53/2000 gli affidatari possono usufruire dell astensione obbligatoria dal lavoro nei primi tre mesi dall ingresso in famiglia del bambino, se questi non ha superato gli 8 anni di età. La legge 285/1997, che ha la finalità di promuovere diritti ed opportunità per l infanzia, finanzia questa campagna informativa e promozionale sull affido. Anche la Legge Quadro 328/2000, che promuove la realizzazione del sistema integrato dei Servizi Sociali, valorizza l affido familiare. 27 SPECIALE ADOZIONI

9 Adozione: i Servizi valutano l idoneità della coppia I diritti del minore SPECIALE ADOZIONI Il dibattito aperto in questi mesi ripropone implicitamente il principio che la genitorialità sia un diritto soggettivo che pretende il riconoscimento e la tutela. I temi sul tavolo sono estremamente complessi: sono in gioco i criteri per la determinazione dei diritti assoluti e inviolabili. Numerose sono le leggi che nel tempo si sono succedute nella disciplina dell istituto. La legge 4 maggio 1983 n 184 Disciplina dell adozione e dell affidamento dei minori riformata dalla legge n 149, significativamente ora denominata Diritto del minore ad una famiglia, quasi a voler ribadire quale dei soggetti in gioco possa vantare un diritto, ha attribuito preminenza assoluta al diritto del minore di crescere ed essere educato nell ambito principalmente della propria famiglia e qualora ciò non fosse possibile, di un altra famiglia adottiva e, per ciò che concerne l adozione di bambini stranieri, di una famiglia del proprio paese d origine. Tale diritto costituisce il leitmotiv di tutta la materia e diventa elemento imprescindibile nell applicazione della legge. L adozione è pertanto perseguibile solo ove tale diritto, per la situazione di abbandono definitivo ed irreversibile del minore, non possa realizzarsi concretamente. La normativa descritta dalla L.184/83 ha subito delle profonde modifiche a seguito della ratifica da parte dell Italia della Convenzione internazionale dell Aia (1993) per la tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazio- 28 l La legge ha attribuito la preminenza assoluta al diritto del minore di crescere ed essere educato nell ambito di una famiglia di La Convenzione internazionale dell Aia è stata emanata per garantire sia i diritti dei bambini che delle coppie Claudia Salina nale, introducendo nell ordinamento italiano anche l adozione di minori di nazionalità straniera. Il crescente divario tra domanda Foto di Monica Casagrande ed offerta di adozioni, che ha spinto numerose coppie a percorrere la via dell adozione internazionale, ha motivato un intervento legislativo. La Convenzione è stata emanata perché venissero garantiti sia i bambini sia le coppie disciplinando gli Enti autorizzati a gestire, a fianco delle coppie, nei diversi paese del mondo, le procedure per l adozione. Rimandando ad altro contributo la disamina della procedura, riterrei utile mettere in evidenza due aspetti dell istituto per ciò che attiene ai requisiti della coppia adottante e alla funzione dei Servizi Territoriali competenti. Sul primo aspetto la legge prevede che l adozione sia consentita a coniugi sposati da almeno tre anni e non separati, neppure di fatto. (art.6 comma 2^ L.149/2001). Non possono pertanto adottare le persone singole e le famiglie di fatto. Questa preclusione deriva dall art.29 della Costituzione che, riferendosi alla famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, indirettamente riconosce sia un diritto al minore alle due figure genitoriali, sia il matrimonio come condizione di una piena tutela giuridica della famiglia. In secondo luogo si richiede che i coniugi siano effettivamente idonei ad educare, istruire e mantenere i minori che intendono adottare e che abbiano almeno diciotto anni d età e non oltre quarantacinque anni in più del minore da adottare. Per ciò che concerne il secondo aspetto individuato, non v è dubbio che l attività svolta dai Servizi degli Enti locali sia estremamente importante e delicata. Il compito dei Servizi è diretto alla conoscenza di tutti quegli elementi che consentano di giudicare la capacità della coppia di prendersi cura del minore e ad informare sulle procedure, sugli enti autorizzati e sulle forme di solidarietà nei confronti del minore assumendosi l incarico di preparare gli aspiranti all adozione (art. 3 comma 4^ legge 31/11/98 n Ratifica ed esecuzione della Convenzione tutela dei minori e cooperazione in materia di adozione internazionale).

10 Una scelta d amore La testimonianza di Stella Adozione non è aiutare qualcuno che ha bisogno, né il diritto ad avere un figlio o il surrogato di una procreazione mancata. E l atto, libero, con cui un uomo e una donna prendono come proprio figlio un bambino non nato biologicamente da loro. E l incontro di due bisogni: il desiderio di un figlio e l esigenza, più importante, di avere un padre e una madre. Tuttavia nella mia esperienza il punto d inizio non è stata una mancanza, ma una bellezza, un attrattiva: vedendo i figli degli amici mi è sembrata un esperienza bella avere dei figli. Non arrivando figli naturali non abbiamo pensato subito all adozione, ma conoscendo famiglie che avevano adottato dei bambini ci è sembrata una cosa bella, che faceva per noi. Adottare è infatti un modo diverso di avere dei figli rispetto alla generazione naturale, ha una sua specificità da riconoscere e da verificare come possibilità di positività ed adeguatezza per sé. Presentata la domanda di adozione, la parola attesa definisce una condizione che, a mio parere, e a dispetto dei suggerimenti di qualche psicologo, non è fatta di sogni o vagheggiamenti, ma di un radicamento tenace e concreto al presente, a quello che c è, più che a quello che manca. Poi di fronte alla proposta: c è questo bambino, si fa come un salto a dire sì: prendere come nostro figlio, in un certo senso la cosa più mia che ci sia, un bambino totalmente estraneo, non nostro. E una decisione, un giudizio, Adottare è un modo diverso di avere dei figli rispetto alla generazione naturale, con una sua bellezza e positività di Stella Poscio una scelta che trascina l affezione. Che tu sappia il nome, la data di nascita e tutti i dettagli sanitari, come normalmente accade nell adozione nazionale, o indicazioni più scarse e incerte, come per i bambini che vengono dall estero, la sfida alla tua Orfanotrofio in Perù L adozione è un atto libero, non fatto di sogni ma radicato al presente libertà è la stessa. Poi quando il bambino entra in casa il rapporto quotidiano dà volto, profondità e densità di esperienza all intuizione e allo slancio di quel sì. Il percorso dell adozione internazionale aggiunge un dato di diversità (razza, cultura, ambiente) rispetto a cui misurare con sincerità la propria disponibilità ed apertura. A questo proposito, così come nella scelta dell associazione cui rivolgersi, incontrare e conoscere esperienze concrete (famiglie, associazioni) con cui paragonarsi costituisce il metodo più semplice per scoprire il proprio orientamento e le proprie affinità in un legame con i fatti, sempre più illuminante delle teorie. Nell esperienza di positività di un rapporto presente, la consapevolezza che all origine di ogni storia di adozione c è una ferita (un figlio non voluto) non genera il bisogno di cancellare e dimenticare niente, certi che noi non bastiamo ai nostri figli, ma che il nostro essere padre e madre è l abbrivio per un orizzonte infinito. A questo proposito il raccontare ai propri figli la loro storia non è innanzitutto una preoccupazione psicologica, ma un amore alla realtà e una provocazione alla verità di loro e di noi stessi. Fino al punto che una persona, mi disse, tempo fa, aprendomi una prospettiva azzardata, ma i n t e r e s - sante, che il vero traguardo è che il bambino Raccontare ai propri figli la loro storia è un atto d amore nei confronti della realtà e una provocazione a noi stessi adottato divenga un luogo di ospitalità, nell anima, o concretamente se del caso, per i suoi genitori biologici. A conclusione di questi brevi appunti vi giro l interrogativo che un amico mi ha proposto, parafrasando le parole di Dio e la sua sfida a ogni singolo uomo: Ti ho amato di un amore eterno. Dall eterno tu sei. Vuoi che ti faccia esistere se non per la felicità?. Con tali autorevoli rassicurazioni l avventura dell adozione ha un cuore più leggero. 29 SPECIALE ADOZIONI

11 L assessore Mariangela Cotto per gli anziani Case di riposo aperte Gentile Assessore Cotto, l iniziativa Case di Riposo Aperte è stata voluta e promossa dall Assessorato alle Politiche Sociali della Regione Piemonte per far conoscere i problemi legati al mondo degli anziani che vivono nelle strutture. Ci può spiegare meglio di che cosa si tratta? Si tratta di un iniziativa che vuole aprire ambienti in cui le persone soffrono l isolamento e la solitudine. Le case di riposo vengono aperte per far conoscere i problemi di coloro che ci vivono, di chi vi presta la propria attività lavorativa, di chi le amministra. Vogliamo però anche far entrare i cittadini nelle case di riposo, migliorando le relazioni. Abbiamo proposto tantissime iniziative tra cui dei momenti di lettura dei giornali. Il giornale si è rivelato un ottimo strumento, ma anche la conversazione, il chiacchierare, la riscoperta di antiche ricette, di favole che poi possono essere pubblicate localmente. L iniziativa sta avendo molto successo in Piemonte dove le case di riposo sono 782 e ospitano cittadini. La prima edizione dell iniziativa ha dato particolare importanza al ruolo svolto dalla comunicazione come mezzo per stabilire un contatto con gli anziani. Quali sono le iniziative che la Regione Piemonte ha in programma per la seconda edizione di Case di Riposo Aperte? La seconda edizione di Case di Riposo Aperte avrà come tema centrale il mangiare con gusto e quindi il vivere con gusto. Siamo la Regione che organizza il Salone del gusto e sappiamo quanto il cibo sia un occasione per 30 l Intervista all Assessore Cotto sulle iniziative della Regione Piemonte per contrastare la solitudine degli anziani nelle case di riposo di Anna Riva stare insieme, per gustarsi la vita, per interrompere la monotonia di una giornata che si vive nelle case di riposo. Desideriamo lanciare un messaggio: si può mangiare con gusto nelle case di riposo e anche negli ospedali, Foto di Monica Casagrande La seconda edizione avrà come tema centrale il gusto inteso come la capacità di gustarsi la vita anche in casa di riposo perché a volte si pensa che quando si è anziani si debba mangiare solo determinate cose, invece il gusto non fa male a nessuno. Quali sono secondo Lei gli interventi che le pubbliche amministrazioni dei grandi e piccoli comuni possono attivare presso la cittadinanza al fine di favorire la partecipazione dei cittadini anziani nella società? Ci sono tantissime iniziative. Noi abbiamo lanciato un progetto di contrasto della solitudine che ha visto tanti anziani ma anche tanti giovani relazionarsi con gli altri e stringere nuove amicizie. Il progetto di contrasto alla solitudine è innovativo perché stabilisce un contatto diretto con gli anziani, attraverso il telefono o una chiacchierata. Le persone hanno così la possibilità di esprimere le proprie esigenze. Un altro punto centrale del progetto e quello di cercare di stabilire una rete di relazioni tra persone e tra enti. Come vede il ruolo delle associazioni di volontariato nel contrastare la solitudine degli anziani? E fondamentale perché il pubblico non può fare tutto. Abbiamo bisogno di lavorare tutti insieme, in tanti, per poterci relazionare di più. E anche gli anziani che sono soli possono entrare nelle associazioni di volontariato e come soggetti attivi fare qualcosa per gli altri, uscire dall isolamento. Quali sono le politiche del suo Assessorato a sostegno delle famiglie che hanno a carico un anziano non autosufficiente? Noi abbiamo ripartito i finanziamenti agli enti gestori perché i titolari delle funzioni socio-assistenziali sono i comuni. Interveniamo pertanto nella programmazione, nel coordinamento, nella verifica. I consorzi dei comuni possono in questo modo realizzare dei progetti e intervenire con assegni di cura, quindi con un indennità economica, con servizi, come le cosiddette ADEST (assistenti domiciliari) o attraverso un integrazione per la retta delle case di riposo.

12 Quando la famiglia diventa soggetto sociale Famiglia e Volontariato L associazionismo familiare rappresenta una maniera di rispondere ad alcuni bisogni che emergono all interno della famiglia stessa, raccogliendo la sfida a contrastare le situazioni di solitudine e più in generale dell individualismo. Gli effetti positivi dell associazionismo familiare si estendono anche alla società intera, fino a fare del nucleo famiglia un soggetto sociale, in grado di influenzare positivamente la cultura e la società. Giovanna Rossi, Professore ordinario di Sociologia della famiglia (Facoltà di Psicologia) presso l Università Cattolica di Milano, autrice di numerosi studi ed indagini sulla famiglia e le sue forme associative, ci ha offerto alcuni spunti di riflessione sul ruolo che l esperienza dell associazionismo familiare riveste nel nostro Paese. Gentile Prof.ssa Rossi, ci può spiegare quali sono i tratti distintivi dell associazionismo familiare e a chi si rivolge? L associazionismo familiare nasce nella sua forma più pura come promosso da famiglie che hanno dei membri deboli con difficoltà e quindi si caratterizza per una dimensione di tipo mutualistico, vale a dire la risposta al bisogno di un membro debole. Le associazioni familiari, tuttavia, non si limitano a rispondere ai disagi gravi, ma ampliano lo spettro di servizi costituendo nuclei fondamentali, ad esempio, nell ambito dei centri di aggregazione giovanile, e promuovendo tutta Associazioni che stimolano una nuova consapevolezza del proprio essere famiglia attraverso la condivisione di problematiche e necessità di Anna Riva una serie di altre iniziative che non sono legate alla dimensione mutualistica. Si fanno pertanto promotrici Foto Archivio Claudio Francioli Rispondono a esigenze dei singoli membri ma si fanno carico anche del riconoscimento dei diritti della famiglia di riconoscimenti di diritti familiari e contribuiscono alla diffusione di un codice solidaristico all interno della società. Qual è il metodo prevalente che il volontariato familiare adotta? Dalle indagini svolte emerge come le associazioni familiari italiane siano organismi promossi soprattutto da famiglie e attuino interventi non solo rivolti alla famiglia, ma capaci di coinvolgerla direttamente nell azione: in questo modo si agisce sulle relazioni familiari, rigenerandole e rafforzandole perché trovino nel modo più autonomo possibile la risposta risolutiva al proprio bisogno. In ragione di questo operano in settori che vanno dalla tutela dei diritti delle famiglie all educazione, dal sostegno all assistenza, dal recupero di persone devianti ed emarginate alle attività informative e di consulenza. Si può dire addirittura che tali organizzazioni producono famiglia, ovvero stimolano una nuova consapevolezza del proprio essere famiglia. In che senso si può parlare di empowerment relativamente all associazionismo familiare? L aiuto di famiglie che si associano crea nel contesto societario una maggiore forza, quindi c è un rinforzo indiretto della famiglia. Bisogna segnalare che anche le istituzioni si sono rese conto dell importanza di promuovere l associazionismo familiare e, alcune istituzioni fra le più illuminate, si sono già mosse in questa prospettiva in un ottica di sussidiarietà. Quali politiche, secondo Lei, si rendono necessarie per favorire la valorizzazione della famiglia come soggetto sociale e culturale? Le politiche possono essere molte, oggi ci sono diverse esperienze significative in Italia. La logica sottesa è la prospettiva sussidiaria, da cui si evincono varie forme di promozione. Occorre però attivare forme di promozione della famiglia e non solo dei singoli membri, perché a volte non sempre promuovendo i singoli membri si riesce a promuovere la famiglia. In questo senso si può parlare di una cittadinanza della famiglia, che dipende dalla sua capacità di elevarsi al di sopra della somma tra i diritti e i doveri dei suoi singoli membri e di diventare soggetto sociale. 31

13 La situazione nei tre principali comuni del VCO Politiche sociali per la Famiglia La famiglia è al centro di una serie di iniziative da parte dei Comuni della provincia che attraverso l assessorato alle politiche sociali e i Consorzi dei Servizi Sociali attuano interventi di sostegno e promozione dei nuclei familiari e dei loro membri. Comune di Verbania Il Comune di Verbania ha investito molto in questi ultimi anni nelle politiche giovanili. Prima con l Informagiovani e poi avviando alcune esperienze, che hanno riscosso un certo successo e che sono state prese a modello da altre realtà nella provincia e non solo. Conosciuto in tutta la provincia è lo spazio KOLMO, un centro di aggregazione giovanile e gestito dal Comune con la compartecipazione di Contorno Viola e di due peer-educator. Nel centro si realizzano attività di animazione di vario tipo, tra cui un gruppo di ragazzi di writers che hanno dipinto le pareti del centro e un gruppo di hackers. KANTIERE si trova a Possaccio ed è un progetto legato ai gruppi musicali che fa parte del circuito Musicamedia. «L esperienza dei peer-educator è partita da Verbania e rappresenta un modello educativo molto interessante ed esportabile non solo a livello territoriale, ma che potrebbe anche essere applicato ad altre realtà come ad esempio il volontariato o il lavoro» ci spiega Ivana Rochi, assessore alle politiche sociali del Comune di Verbania. Da poco si è costituito un forum informale tra alcune amministrazioni e 32 Affitti sempre più cari, problemi economici e relazionali pesano sull equilibrio fragile dei nuclei familiari più svantaggiati di Redazione Foto di Monica Casagrande Le iniziative in programma vanno nella direzione del miglioramento della qualità della vita dei cittadini associazioni per progettare linee di intervento giovanili comuni. La Provincia del VCO ha fatto proprio questo gruppo promettente che presto verrà istituzionalizzato. Il Consorzio dei Servizi Sociali gestisce le emergenze e le problematiche più grosse. «Rispetto alle politiche familiari nuove riflessioni orientano il Comune ad intraprendere iniziative in favore del miglioramento della qualità della vita. Il Comune oltre ad offrire servizi strutturali quali scuole, asili, case di riposo vuole aiutare i cittadini a superare la fatica del vivere quotidiano» sottilinea l assessore. «Il termine assistenza implica una certa passività dei soggetti. Tra i nostri progetti c è quello di ampliare le proposte alla popolazione anziana - continua l assessore Ronchi- come istituzione vorremmo promuovere un ruolo attivo dei cittadini. Gli anziani, ad esempio, sono portatori di tradizioni, sapienza e studi che possono essere messi a disposizione della comunità a beneficio di tutti. Non dimentichiamoci che gli ultrasessantenni sono il 25% della popolazione di Verbania, di cui una b u o n a fetta sono ultraottantenni ancora attivi nelle famiglie e nel volontariato». Le categorie a rischio sono Gli anziani sono portatori di tradizioni e di risorse che possono essere messe a beneficio di tutta la comunità le donne g i o v a n i s e p a r a t e con figli a carico, i genitori con figli handicappati fisici e psichici e gli anziani. Per le donne c è un servizio di mediazione familiare presso lo sportello Donna della Provincia che offre tutela legale gratuita per donne con figli a carico a cui i mariti non passano gli alimenti. Preoccupante il problema della casa. «Gli affitti sono alle stelle e le famiglie non riescono a coprire tutte le spese. Occorre una politica della casa che preveda anche accordi con i proprietari», conclude l assessore Ronchi. Comune di Domodossola A Domodossola il Comune gestisce

14 la parte economica, mentre la parte progettuale ed educativa è stata delegata al Consorzio dei Servizi Sociali. «I contributi vengono erogati per pagare bollette, affitti, acquistare generi alimentari. - spiega la signora Samonini, assistente sociale - Le richieste di contributi ci pervengono principalmente da coppie separate, spesso donne che non vengono sostenute dall ex marito. Ultimamente molti richiedenti sono extra comunitari che guadagnano salari così bassi da non riuscire a mantenere la famiglia e a far fronte alle spese della casa.» Tra i servizi per la famiglia, il Comune di Domodossola offre strutture per anziani, l asilo nido, che è stato potenziato con l introduzione di una sezione mista, la comunità per minori gestita dalla Farmacia comunale e Casa Letizia, per le ragazze in difficoltà, oltre al Centro di pronta accoglienza per extracomunitari. Sono state istituite anche borse di sostegno per coloro che hanno perso il lavoro e che necessitano di una reintegrazione. «Un grosso contributo viene dato dalle associazioni di volontariato che svolgono la propria attività all interno dei servizi sociali. Cerchiamo di dare una risposta a tutti. Finora i servizi sociali riescono a soddisfare tutte le richieste, anche grazie alla sensibilità dell amministrazione comunale» sottolinea la Dott.ssa Lavrano, dirigente dei servizi sociali del Comune di Domodossola. Anche in Ossola la spesa per la casa pesa sul bilancio delle famiglie più svantaggiate. «Occorre un maggior impegno nel dare risposte alle esigenze abitative attraverso bandi di edilizia pubblica che permettano un canone sociale di affitto. Pare che a Domodossola ci siano circa 100 appartamenti sfitti che i proprietari si rifiutano di affittare a prezzi più Foto Famiglia Prina bassi» conclude la Samonini. Il C.I.S.S., Consorzio dei Servizi Sociali dell Ossola, offre una risposta a bisogni molto eterogenei attivando iniziative diversificate. Collabora infatti, strettamente con il Dipartimento di salute mentale, il SERT, la Neuropsichiatria infantile, l ASL 14 e numerose associazioni di volontariato. I servizi spaziano dai Centri Diurni per anziani e minori, ai progetti individualizzati, all assistenza domiciliare, all educativa territoriale, al sostegno di disabili, madri sole e adolescenti, fino alle ludoteche. Nelle comunità gli educatori cercano di accompagnare le madri verso percorsi di autonomia. «Quando le capacità genitoriali della mamma, nonostante gli aiuti, si rivelano insufficienti, allora scatta l affido, intrafamigliare o extrafamigliare. In Ossola nel 2003 ci sono stati circa 40 affidi a parenti e a terzi», spiega Sonia Manini, assistente sociale. Presso il C.I.S.S. opera anche un equipe delle adozioni, che valuta le coppie che vogliono fare domanda di adozione in tribunale e segue gli abbinamenti e l affido preadottivo. Tra i progetti specifici da segnalare c è il ludobus ludoteca viaggiante che d estate visita le piazze di tutti i 38 comuni dell Ossola finanziato con la 285. Ci sono poi 5 ludoteche sparse fra le vallate dell Ossola. «I centri periferici non hanno nulla. Queste iniziative vogliono andare nella direzione di una normalizzazione, quindi vogliono estendere i servizi a tutti i bambini». Per la famiglia, gli aiuti consistono anche nella ricerca del lavoro e nella richiesta di assistenza economica al Comune. Spesso il C.I.S.S. svolge una funzione di filtro nell orientare le persone verso altri servizi. «Vorremmo poter creare una rete tra tutti gli attori coinvolti nelle problematiche sociali, perchè questo è un momento difficile per le famiglie - continua la signora Sergi, assistente sociale - occorre pensare delle politiche che proteggano la famiglia. Spesso basta poco a rompere un equilibrio già di per sè molto fragile, perchè si riscontra soprattutto una fragilità emotiva nelle famiglie di oggi giorno». Comune di Omegna Il Consorzio dei Servizi Sociali di Omegna svolge tutta una serie di iniziative in favore delle famiglie nell ottica di alleggerire il carico, soprattutto in caso di famiglie con disabili, con difficoltà economiche, che si stanno per separare o che necessitano di un sostegno nel loro ruolo genitoriale. Per le famiglie con disabili ci sono il Centro diurno, un laboratorio e un appartamento dove è possibile trascorrere brevi soggiorni. E una forma di sostegno, affinchè la famiglia conservi la capacità di farsi carico della persona disabile e degli anziani. «Oltre all assistenza domiciliare eroghiamo contributi economici» spiega Marinella Anchisi, direttore del C.I.S.S. di Omegna. «È un fondo che la Regione Piemonte ha dato ai consorzi per le famiglie a basso reddito per il primo anno di vita del bambino». Tra le problematiche rilevate ci sono le difficoltà economiche e di relazione che finiscono con il coinvolgere i figli. «Per quanto riguarda la situazione della casa, il Comune di Omegna sta attuando una politica di case popolari e, al momento, il problema casa non è così emergente» conclude la Anchisi. 33

15 Se la famiglia non ce la fa più S.O.S. Famiglia Il Centro per la Famiglia Nato sei anni fa, il Centro per la Famiglia sorge con l obiettivo di fornire una risposta alle persone in cerca di un aiuto non materiale, e di un sostegno psicologico per superare un momento difficile della propria esistenza o di quello della propria famiglia. Ad oggi, sono circa 450 le persone che si sono rivolte al Centro per la Famiglia, che ha sede presso la Casa Don Gianni a Domodossola e che viene gestito dall associazione Alternativa A, con la preziosa collaborazione di psicologi, professionisti e volontari. Responsabile del servizio è don Antonio Visco, psicologo e psicoterapeuta. Obiettivo primario del Centro è il consolidamento della famiglia. Senza pretendere di sostituirsi ad altri servizi e, dato l elevato numero di richieste, va a coprire un bisogno reale del territorio. «Si tratta di coppie, di singoli e famiglie svantaggiate. - spiega Gianni Clemente Presidente di Alternativa A - L attività del Centro si svolge a più livelli: se c è il coinvolgimento di un ragazzo, ad esempio, vengono attivate risposte di tipo educativo specifiche, attraverso uno dei numerosi progetti gestiti da Alternativa A sul territorio. Attraverso alcuni progetti finanziati dal C.S.V.S.S ci muoviamo nell ottica del cambiamento culturale e della collaborazione con altri enti o le scuole». Il Centro offre anche un servizio di mediazione familiare che si rivolge a coppie in fase di separazione o già separate, a nuclei familiari che si ricostruiscono, a genitori con figli adolescenti o adulti che vivono un momento di scontro generazionale e a fratelli in conflitto tra loro. Si occupa anche degli aspetti legali, relazionali, psico-educativi. «Le famiglie soffrono di un malessere diffuso, una specie di male di vivere. Si comunica poco in famiglia, non si ha più tempo per risolvere i problemi insieme perchè i tempi quotidiani, 34 l Aiutano le famiglie in difficoltà a ritrovare autonomamente le risorse e il sentiero verso la serenità e l equilibrio perduti di Anna Riva sempre più stressanti, non lo permettono. Ed è il quotidiano che è difficile da gestire. Ci sono anche molti casi di depressione che sono trasversali, senza distinzione, di sesso, età o estrazione sociali» conclude Clemente. Centro per la Famiglia Dal lunedì al sabato mattina: Casa Don Gianni Via dell Artigianato 13, Reg. Nosere - Domodossola Tel / Servizio di terapia familiare Il Servizio di terapia familiare S.T.F. è un servizio del Dipartimento di salute mentale specificatamente orientato alla tutela del benessere relazionale all interno della famiglia. Da 10 anni, prima in maniera ridotta, oggi in modo strutturato, sia a Domodossola che presso la sezione di Verbania, psicologi e psichiatri svolgono terapia familiare. La metodologia utilizzata è quella dell approccio sistemico, rivolto al trattamento del disagio psichico e del problema di coppia, ma anche delle tossicodipendenze. La terapia familiare a indirizzo sistemico offre infatti, opportunità terapeutiche positive nel modificare il clima emotivo e le modalità comunicative familiari, riducendo gli episodi di crisi acuta dei pazienti e consentendo un maggiore coinvolgimento delle famiglie al progetto terapeutico. Il servizio opera a stretto contatto con i servizi di psichiatria adulti, la neuropsichiatria infantile e il SERT. «Generalmente vediamo famiglie all anno per 2 o 3 anni una volta al mese circa - spiega il Dr. Raffaele Pastore, referente per i due Centri. - I nostri psicologi hanno svolto una scuola di terapia familiare. Cerchiamo di aiutare la famiglia a prendere decisioni con meno conflitti, che possono essere vissuti in maniera meno angosciante. I tempi che stiamo vivendo sono segnati dall angoscia della fretta e da una famiglia che sta insieme per aspetti materialistici. Le famiglie colgono l aspetto del dono, solo nel suo aspetto più materialistico, ma il dono materiale ha un suo significato solo se è correlato ad una relazione» sottolinea il Dr. Pastore. «La famiglia è un sistema con delle risorse incredibili. Per ragioni diverse però, in alcune situazioni, non trova la forza per uscire dalle difficoltà. Al S.T.F. cerchiamo di aiutare la famiglia a ritrovare autonomamente i propri percorsi e a ritornare a vivere la propria situazione degnamente.» S.T.F. Domodossola Via Spezia n.5 presso il Centro di salute mentale Tel / salutementale. domo@tiscalinet.it Verbania - Via Crocetta n.1 Tel salutementale. vb@tiscalinet.it

16 Ma il miglior sistema di filtraggio è la guida del genitore Internet per genitori Mentre genitori e pedagogisti si confrontavano sulla televisione come finestra sul mondo, il mondo è entrato nelle nostre case con le nuove tecnologie digitali e internet in particolare. Con internet anche i nostri bambini non sono più solamente alla finestra di spettacoli più o meno educativi, ma interagiscono con un mondo dove i confini tra il virtuale e il reale sono sempre più labili. Una sfida a cui non siamo sempre preparati e che si rischia di affrontare con eccessivo rigore, precludendo l accesso ad una risorsa di straordinaria importanza, o con eccessiva superficialità, esponendo i minori ad alti rischi. Nessun genitore abbandonerebbe il proprio figlio da solo in un quartiere malfamato di una metropoli, né al contempo, si rifiuterebbe di accompagnarlo a casa di amici, o in una buona biblioteca: in internet le strade virtuali possono portarci alle medesime mete. Mentre gran parte dei genitori ritiene di destreggiarsi con sufficiente sicurezza tra le vie della propria città, non tutti manifestano altrettanta destrezza con mouse, , chat e siti web. Dopo l alfabetizzazione informatica forse è il momento di diffondere un internet per genitori, al punto che anche il Consiglio nazionale degli utenti dell Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha ritenuto di approvare, il 3 febbraio scorso, una Carta dei diritti dei minori in rete. I principi contenuti in questa Carta riguardano la libertà di espressione, l eguaglianza, la salute, l educazione e la formazione, la Il Consiglio nazionale degli utenti dell Autorità Nazionale per le Garanzie nelle comunicazioni ha emanato una Carta dei diritti dei minori in rete di Antonio Longo Dorni* socializzazione e il gioco, l ascolto, la dignità e riservatezza, la sicurezza e la responsabilità. Tutti aspetti che meritano di essere affrontati per le implicazioni educative e sociali. Per brevità ci limiteremo ad alcune indicazioni pratiche. Proprio la sicurezza è uno degli aspetti più delicati per la competenza tecnica da parte del genitore o dell educatore. Per impedire ai piccoli navigatori di trovarsi in luoghi inadatti possono essere utilizzati dei filtri, come il filtro ICRA (www. italia.gov.it/chihapauradellarete/filtri. html oppure www. icra.org/_it/), delle reti protette, che consentono di accedere solo a siti giudicati adatti, come l ottimo con formule di abbonamento per privati, larga banda, enti, aziende, associazioni e scuole, portali per l infanzia, come Girotondo ( com/index.html) o Kiddonet ( con attività e chat protette, oppure appositi software di navigazione, meccanismi automatizzati che impediscono con sufficiente sicurezza di accedere a siti inadatti, come Cybersitter (www. cybersitter.com) o Cyberpatrol ( o ancora i browser sicuri per bambini come Kiwe ( ) o Il Veliero ( ), utilizzato nelle scuole in convenzione con l Ufficio scolastico regionale per il Piemonte. Ovviamente il miglior sistema di filtraggio rimane la funzione di guida e controllo del genitore, magari navigando insieme nelle istruttive avventure di Chi ha paura di una dolce pecorella e La mela avvelenata di Cybernetiquette Comix della Disney online. ( it/cybernetiquette/). Per quanto riguarda la responsabilità la violazione dei diritti dei fanciulli va denunciata alla Polizia delle comunicazioni ( al Servizio Emergenza Infanzia 114, ove attivo, ( o al Comitato di Garanzia Internet e Minori istituito dal Governo Italiano (www. interneteminori.org). Contro la pedo-pornografia Save The Children ha istituito un servizio di segnalazione all indirizzo www. stop-it.org *Associazione Culturale Didacenter Tel info@didacenter.it 35

17 Uscire dall ego per donare se stessi Il dono dell accoglienza di Redazione Ho sete, per piacere Padre, madre, figli. Un esperienza in aiuto ai genitori di Vittoria Maioli Sanese. Hai cominciato a dire questa frase a 18 mesi quando gridavi prepotentemente: ho sete! Ti ho fermato per insegnarti la richiesta. Non hai tolto la forza del comando della tua voce di bimbo; certo di ciò che volevi hai aggiunto accorato, tenero: per piacere. Tutte le sere usi questa frase ancora, ora che sei grandicello, per avermi accanto a te per altri due minuti, per tornare piccolo, per vedere il mio sorriso tenero di ricordi, per addormentarti con la certezza e la pace che tu puoi avere tutta la sete del mondo, sei la sete con i tuoi mille desideri e i tuoi mille bisogni perché io ci sono o almeno tento e lavoro per esserci e per capire quante seti hai, quando non sono seti e a quanto non ho io la risposta. Quel piccolo sorso d acqua, che nel gesto infantile ci fa tanto teneramente sorridere tutte le sere, arriva fino a dire a me chi sono io e ti condurrà per i sentieri infiniti della tua sete che spero implacabile e instancabile finché non troverà ciò che veramente disseta. Anch io ho sete, per piacere. Madri, padri e figli. Non c è nulla di più antico e nulla di più sconosciuto di questa relazione. Che cosa significa essere genitori? Questo libro non V. Maioli Senese, Ho sete per piacere, Ed. Marietti 1820, Genova-Milano, l dà consigli, non prescrive regole o comportamenti. Descrive un identità. Non si fa il genitore, si è il genitore. Il problema dell essere genitore è il problema dell essere persona, dell essere vero uomo e vera donna. Coinvolge noi stessi sino al punto più alto di ciò che siamo in quanto essere genitori significa fare del proprio io la condizione per la crescita di un altro. Ciò che emerge dalle pagine del libro è proprio la struttura del rapporto madri - padri - figli. Tutto quello che io sono, quindi come tratto me, come tratto i sentimenti, come tratto mio figlio, come tratto il mio lavoro, i miei amici, il mondo, la realtà e la vita, si irradia sul figlio il quale, assorbendo per così dire, la mia immagine, impara chi è, impara la sua identità. Lungi dal cedere alla tentazione di intellettualizzare, di psicologizzare e tanto meno di tecnicizzare la trattazione del problema, in questo libro si racconta quindi un esperienza, si descrive la vita dei genitori e dei figli, i loro problemi, le loro angosce, le loro speranze. L autrice Vittoria Maioli Sanese è una psicologa della coppia e della famiglia. Ha fondato nel 1970 il Consultorio Familiare di Rimini, di cui è tuttora direttore. Oltre al lavoro clinico con le coppie, guida da anni gruppi di riflessione e di formazione per genitori, operatori sociali e svolge un lavoro di ricerca sulla coppia e sulla famiglia. Il Miracolo dell ospitalità di Luigi Giussani Il libro raccoglie interventi e dialoghi tenuti da Don Giussani con i membri dell Associazione Famiglie per l Accoglienza, diffusa in tutta Italia e da molti anni impegnata nel promuovere e sostenere il fenomeno dell affido e dell adozione e l esperienza delle famiglie che vi si aprono. In una società dove spesso si invoca una diversa qualità della vita, raramente si evidenzia quell elemento fondamentale che consente alla vita di esser vissuta: l ospitalità. Essa è l imitazione più grande che l uomo possa vivere dell amore che Dio porta agli uomini: una totalità di disponibilità di fronte ad una totalità di presenza scrive l autore. Accogliamo infatti perché siamo accolti; amiamo, perché siamo amati. La parola ospitalità, di cui l adozione è un concreto sinonimo, è significativamente espressiva di tutto il fenomeno dell accoglienza: non esiste atto più grande. Ospitare una persona significa implicarla nei confini stessi della propria vita. A differenza di tutte le altre forme di carità, l ospitalità riguarda la persona intera, non un aspetto o un bisogno particolare di essa. Nel gesto di accoglienza rivive allora la persona e si rende sensibile l amore di Cristo all umano. Dice san Paolo: Non dimenticate l ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo (Ebrei 13,2) Luigi Giussani, Il Miracolo dell ospitalità, Ed. Piemme, Casale Monferrato (AL), 2004

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