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1 le immagini La Madonna delle Grazie Secondo la leggenda, tramandata da Ferdinand Troyer nella sua Chronica von Botzen duomo del 1649, duomo di Bolzano fu fondato in seguito ad un evento miracoloso. Un carrettiere sentì una voce, proveniente da una palude, che chiamava soccorso. Trovò così la statua della Madonna, in 24 cui onore fu eretta una chiesa proprio sul luogo del ritrovamento. Questa spiegazione leggendaria può avere però un fondo di verità. La statua marmorea della Madonna allattante appartiene ad una tipologia che, in periodo romanico, si stacca dalla consuetudine di raffigurare la Vergine come regina in trono con in braccio bambino benedicente e la rappresenta, invece, nell atto di allattare, cogliendola così in un atteggiamento profondamente umano. In questa particolare raffigurazione è già presente una sensibità di tipo nuovo, che sarà successivamente prerogativa dello ste gotico. Tale iconografia innovativa è diffusa in particolare nella zona veronese, al cui ambiente artistico rimanda anche lo ste dell opera e dove si conservano ancora altre Madonne allattanti, confrontabi con quella bolzanina. La statua, inoltre, è rotta in più punti. Si può ipotizzare pertanto che fosse stata commissionata a Verona e, rottasi durante trasporto verso luogo di destinazione, abbandonata o lasciata a Bolzano, dove venne recuperata e circondata di grande venerazione. Il nome tedesco, Maria im Moos (Madonna della palude), ricorda come la zona del duomo fosse lambita dalle acque dell Isarco, cui corso nel Medioevo era spostato più a nord rispetto all attuale. 17 RASMO N., La scultura romanica nell Alto Adige. Note e revisioni, in Cultura atesina/kultur des Etschlandes VII/1953, 1-4, pp

2 le immagini 18 La porticina del vino Tra le opere che maggiormente esprimono carattere gotico del duomo cittadino, abbiamo la cosiddetta porticina del vino che si apre sul lato settentrionale del coro. duomo Fu costruita nella seconda metà del Trecento dalla stessa bottega a cui si deve rifacimento in ste gotico della parte absidale del duomo, diretta da Martin e Peter Schiche, provenienti da Augusta. Deve suo nome al privegio, accordato nel 1387 dal duca Alberto d Austria, che consentiva alla chiesa parrocchiale di Bolzano, proprio in questo luogo, la vendita in esclusiva del vino, tradizionalmente una delle maggiori risorse economiche della conca bolzanina. Il nome tedesco Leitacher Türl le deriva da Leitach, una delle località più rinomate per la produzione viti-vinicola. Il repertorio decorativo della porta, con timpano del portale a sesto acuto, trafori ed edicole pensi, è tipicamente gotico. Le statue che sono più facmente visibi da chi transita rappresentano l Annunciazione, la Madonna col Bambino, Cristo del dolore (che mostra la ferita nel costato), cioè tutte immagini sacre che accompagnano l ingresso alla chiesa. Nell intradosso dell arco che delimita portale, però, la raffigurazione diventa profana: sotto tralci di vite e grappoli d uva si trovano due piccole figure rappresentanti vignaiolo, con in mano falcetto, e una donna che reca una botticella. La scelta di raffigurare i vignaioli, pur giustificata dal contesto, corrisponde comunque appieno allo spirito del tempo, che vede in forte ascesa economica, sociale e politica la classe borghese e le attività ad essa connesse: in questo caso, commercio del vino. La figura del vignaiolo, inoltre, è raffigurata in modo realistico, insieme agli attrezzi del mestiere perfettamente riconoscibi, e abbigliata secondo la moda del tempo. Indossa un corpetto aderente e stretto alla vita, ornato da bottoni, mentre bassa, intorno ai fianchi, porta una cintura a cui è attaccata una grande borsa. Si tratta di una veste elegante, che tende a sottolineare la figura, e che diventa di moda compresa la cintura bassa proprio intorno agli anni Settanta-Ottanta del XIV secolo. Nel corso di questo secolo, la rappresentazione attenta dei costumi contemporanei e del loro modificarsi, che diviene molto più veloce rispetto ai secoli precedenti, è una costante della rappresentazione pittorica, tanto da essere utizzata anche per la datazione stessa dei dipinti. Anche in ciò si vede riflesso della nuova cultura borghese emergente e del forte dinamismo che l accompagna. ALBERTONI G., L abbigliamento a Bolzano nel Trecento, in Trecento. Pittori gotici a Bolzano. Materiali per le scuole, Trento 2000, pp ALBERTONI G., Il vino e la vite, in Trecento. Pittori gotici a Bolzano. Materiali per le scuole, cit., pp La porticina del vino, insieme e particolari. 25

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4 le immagini Il pellegrino Ulrico 20 Sul lato settentrionale del duomo, a ridosso della sagrestia, si trova un affresco di duomo grandi dimensioni raffigurante Cristo crocefisso tra i dolenti e i donatori, affiancato da un più piccolo riquadro rappresentante un uomo colpito in testa da una campana. Quest ultimo è accompagnato da un iscrizione : hic obit(us) fuit ulric(us) mccc. [...] b [...], da cui veniamo a sapere nome dell uomo (Ulricus), la data di esecuzione dell affresco (1400) e anche l epogo dell incidente. L uomo, infatti, morì in seguito alla caduta della campana (obitus fuit). Al di là della curiosità dell immagine e del suo valore storico-artistico (si tratta di un dipinto del cosiddetto Maestro di San Valentino a Siusi, artista di formazione veronese, molto attivo a Bolzano e dintorni), la scena, raffigurata in modo molto realistico, ci informa anche sulla particolarità della vittima: si trattava infatti di un pellegrino sulla via di Santiago da Compostela. Lo si riconosce come tale dal bastone e dalla bisaccia, appoggiati al suo fianco, e soprattutto dal caratteristico cappello, ornato con una conchiglia di Saint-Jacques (cappasanta) che distingueva appunto i pellegrini di Santiago, perché molto diffusa sulla costa atlantica. Il pellegrinaggio verso Santiago (in Spagna) è uno dei più importanti dell Europa medievale, secondo solo a quelli in Terra Santa e a Roma. Nella cittadina si conserva (presunto) corpo di San Giacomo apostolo (Santiago), circondato da grande venerazione e dalla fama di operare guarigioni miracolose. I primi pellegrini giunti a Santiago, di cui si ha notizia documentata, sono attestati già nel X secolo, ma pellegrinaggio assume dimensioni europee a partire dal secolo successivo. I pellegrini accorrevano alla tomba del santo per motivi diversi: religioso-devozionali, speranza di una guarigione miracolosa oppure per espiare qualche colpa o peccato. In questo caso erano molto diffusi anche i pellegrinaggi su commissione : chi non poteva personalmente affrontare viaggio, incaricava (e pagava) qualcun altro di compiere pellegrinaggio al posto suo. Esistevano pertanto anche pellegrini di professione. Le strade per raggiungere Santiago erano diverse, ma si riunificavano tutte in Spagna, a Puente la Reina. La necessità di seguire itinerari fissi, che comunque non erano utizzati in esclusiva, ma servivano anche a fini commerciali e mitari, nasce dalla possibità di trovare, lungo queste vie, ospizi e posti di ristoro organizzati per l accoglienza dei viaggiatori, cui numero era molto alto. La mobità nell Europa medievale era, infatti, molto superiore a quanto si è normalmente portati a credere. Lungo queste vie, soprattutto in territorio francese, sorgevano altri luoghi di culto famosi, la cui visita aumentava valore del pellegrinaggio. Tra questi, ad esempio, Saint Severin a Tolosa, ricchissimo di reliquie esposte nell ampio deambulatorio, o la chiesa di Vezelay, con le veneratissime reliquie di Santa Maddalena. Il passaggio di pellegrini verso Santiago è attestato anche nella nostra zona: lo testimoniano, oltre alla raffigurazione del nostro Ulrico, anche alcune chiese dedicate a San Giacomo, tra cui, a mezza costa lungo la valle dell Adige, San Giacomo presso Laives, San Giacomo a Termeno e San Giacomo a Grissiano. Un ulteriore, bella immagine di pellegrino si conserva nella cappella di Santa Caterina nel chiostro dei Domenicani: rappresenta San Giacomo stesso o, forse, San Romedio, in quanto la corona di corallo rosso che tiene in mano è un attributo che non si ritrova nell usuale iconografia di San Giacomo. L affresco appartiene alla prima fase di espansione a Bolzano della pittura giottesca, databe verso ALBERTONI G., Pellegrini e pellegrinaggi, in Trecento. Pittori gotici a Bolzano. Materiali per le scuole, Trento 2000, pp HERBERS K., PLÖTZ R., Die Strass zu Sankt Jakob. Der älteste deutsche Pgerführer nach Santiago de Compostela, Germany Maestro del San Venceslao(?), San Giacomo o San Romedio, cappella di Santa Caterina ai Domenicani. 31. Maestro di San Valentino a Siusi, Il pellegrino Ulrico, Bolzano, Duomo. 30

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