I rischi fiscali del professionista. Il primo argomento, però, non poteva non risentire dell attualità: l accertamento fiscale.

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1 1 di 5 17/12/ :20 Ti trovi qui: Pagina iniziale» L'angolo del fisco» L angolo del fisco Inserito da Webmaster dicembre 10, 2013 Versione stampabile a cura di Lelio Cacciapaglia e Maurizio Tozzi Premessa Il Libero Professionista inaugura una nuova rubrica di approfondimento mensile, curata da Lelio Cacciapaglia e Maurizio Tozzi, riferita alle problematiche tributarie che riguardano il variegato mondo dei professionisti. Nel corso del tempo saranno analizzati numerosi temi: dalla determinazione del reddito, all espletamento dell accertamento, alle dichiarazioni fiscali. Si userà, volutamente e nei limiti del possibile, un linguaggio atecnico e finalizzato solo alla mera comprensione del problema. Non si vuole, infatti, comunicare agli esperti del settore, ma si intende garantire una prima conoscenza di fondo della questione ad ogni professionista, in modo che da un lato lo stesso possa caratterizzare il proprio operato da maggiore accortezza e, dall altro, possa essere consapevole degli atteggiamenti che si possono/devono assumere, confrontandosi con maggiore cognizione di causa con il proprio consulente. I rischi fiscali del professionista L accertamento fiscale Il primo argomento, però, non poteva non risentire dell attualità: l accertamento fiscale. È noto come ormai le armi del fisco si sono notevolmente affilate e mirano ad un azione sempre più incisiva sul piano del contrasto all evasione. Nel futuro saranno analizzate più da vicino le singole tipologie di accertamento. Oggi l intenzione e di comunicare un messaggio molto semplice: in quali casi il rischio dell accertamento è più elevato. L attività di controllo dell amministrazione finanziaria transita anzitutto per la costruzione di liste selettive e si caratterizza per la lavorazione delle informazioni rilevanti a sua disposizione. Anche i non esperti avranno sentito parlare in questi mesi del grande effetto delle indagini finanziarie, della nuova banca dati proprio riferita alle informazioni di carattere finanziario, del c.d. spesometro, ossia di questo obbligo in capo ai contribuenti in possesso di partita Iva di comunicare tutte le operazioni intercorse con gli altri soggetti, delle comunicazioni di vario genere che da sempre esistono, come quelle dei fornitori di utenza (energia, acqua, gas, telefonia), che devono fornire all Agenzia delle entrate tutte le utenze attive e i relativi costi sostenuti dai titolari del servizio. Non si deve dimenticare, inoltre, tutte le informazioni che arrivano per altra strada, come gli atti del registro, le comunicazioni previdenziali, quelle dei sostituti d imposta, i dati del PRA, le indicazioni delle dichiarazioni dei redditi e, nello specifico, del quadro dedicato agli oneri deducibili e detraibili, ossia, assicurazioni, spese mediche, mutui, ristrutturazioni, etc. Ebbene, nelle mani dell Agenzia delle Entrate la mole delle informazioni è enorme e serve ad individuare le presunte situazioni di forte anomalia, meritevoli di ulteriori approfondimenti. Questi dati sono all origine delle principali liste selettive, tra cui, per il mondo professionale, sono rilevanti quelle riferite al redditometro e alle indagini finanziarie, senza dimenticare le casistiche di scostamento dalla congruità degli studi di settore, altro argomento che chiunque nello svolgimento dell attività professionale ha imparato a conoscere e se del caso, a temere. Ciò posto, senza nessuna pretesa di infallibilità, l intendimento odierno è di dare alcuni consigli utili per raggiungere un livello di tranquillità relativa.

2 2 di 5 17/12/ :20 La selezione ai fini del controllo può giungere per tante strade, anche perché magari è trascorso tanto tempo dai controlli precedenti (o addirittura mai lo si è avuto), o ancora per via di crediti d imposta rilevanti nelle dichiarazioni o, infine, in quanto è la categoria professionale di appartenenza ad essere vagliata dall amministrazione finanziaria. Nella stragrande dei casi, la selezione punta sui seguenti elementi, che cercheremo di illustrare nei loro tratti salienti: - lo scostamento rilevante dallo studio di settore; - l antieconomicità dei risultati raggiunti dall esercizio della professione; - la non credibilità dei redditi dichiarati sul fronte del redditometro; - la presenza di anomalie nei rapporti finanziari. Il risultato dello studio di settore Si è detto in precedenza che non si farà ricorso a termini tecnici. Lo studio di settore, alla luce della giurisprudenza della Corte di Cassazione, è stato valutato alla stregua di una semplice presunzione: in parole povere, da solo tale strumento non è in grado di reggere l accertamento fiscale. Dunque, chi non è in linea con gli studi di settore può tirare quantomeno un mezzo sospiro di sollievo. Bisogna però fare attenzione: lo studio di settore non è autonomamente atto ad accertare, ma può divenire un strumento valido se supportato da ulteriori riscontri da parte del fisco: in tale direzione è significativa la sentenza della medesima Corte di Cassazione n dello scorso 7 giugno, che ha evidenziato una problematica che deve essere debitamente tenuta presente. Affermano i supremi giudici, infatti, che se è pur vero che tale strumento, come detto, è stato ricondotto sul piano probatorio alla portata di presunzione semplice, è altrettanto vero che l amministrazione finanziaria è legittimata ad evidenziare ogni ulteriore elemento che può confermare la validità dello scostamento, come ad esempio la non credibilità del reddito dichiarato dal contribuente in relazione al proprio stile di vita. Risultato In termini pratici, lo studio di settore (non congruo) può fare emergere un segnale di pericolosità. Il fisco non può accertare solo con lo studio di settore, ma se trova altro, come la presenza di redditi non sufficienti in relazione allo stile di vita manifestato (si spende in autovetture, vacanze, mutui per la casa, assicurazioni, ed altro), allora lo scostamento di non congruità diventa valido ai fini dell accertamento. Il comportamento da adottare In sintesi esplicitiamo il concetto di massima riferito agli studi di settore. La non congruità dei ricavi rispetto a quelli richiesti dallo studio non deve preoccupare. Le scelte classiche effettuate in sede di dichiarazione, ossia adeguarsi o meno al risultato del cd. valore puntuale di riferimento, oppure (casistica atecnica e non consigliabile), manipolare le informazioni da fornire al software in modo da avvicinare il risultato della congruità a quello dichiarato, devono essere valutate con attenzione alla luce dell evoluzione, giurisprudenziale e normativa, che ha caratterizzato l utilizzo dello studio di settore sul fronte dell accertamento. Lo stesso, da solo, lo si ripete, non può validare il controllo effettuato. Solo in un caso lo studio di settore non ha bisogno di ulteriori supporti: quando il fisco si accorge che lo studio di settore è falso, poiché artatamente manipolato! Consiglio Pertanto, il primo passo è compilare uno studio di settore veritiero. Se è falsato in maniera grave, l accertamento ha via libera, essendo legittimato l uso di presunzioni semplici. Se invece lo studio è veritiero, al fisco servirà trovare altro. Morale: lascio lo studio di settore intatto e mi preoccupo degli altri risultati emergenti dalla mia dichiarazione dei redditi, nonché di eventuali ulteriori anomalie. L economicità dei risultati

3 3 di 5 17/12/ :20 Si è partiti dallo studio di settore per segnalare un aspetto importante: ciò che rileva è il risultato reddituale dell anno. Volendo classificare i comportamenti, lo studio di settore è l ultimo elemento che entra in gioco, ma ai nostri fini è il primo da considerare per comprendere la fonte del problema: il reddito adeguato. Tuttavia, mentre lo studio è vagliato solo in sede di dichiarazione annuale, il risultato reddituale deve essere controllato in corso d anno. Con un esempio pratico si potrà comprendere meglio il tutto: per l anno 2013 in corso, lo studio di settore sarà fatto a giugno/luglio Il risultato reddituale, invece, dipende da quello che accade in corso d anno, compresi questi giorni. La prima obiezione del fisco è la seguente: il modo in cui è svolta l attività professionale è economicamente valido? Cerchiamo di tradurre questo concetto. E così via. Perché si praticano degli onorari piuttosto che altri? Per quale motivo per determinate pratiche (si pensi a quelle di accatastamento), non sono state emesse fatture? Come mai costa tanto la struttura rispetto a quello che si guadagna? Perché addirittura il dipendente raggiunge un reddito superiore rispetto a quello dichiarato dal titolare dello studio? Queste domande devono avere una risposta, possibilmente documentale. È comprensibile che la prima reazione sia: ma perché mai devo giustificare queste cose. Ebbene con estrema tranquillità ma altrettanto granitico convincimento vi facciamo presente che BISOGNA FARLO E BASTA. Non siamo noi ad imporlo, è la giurisprudenza del tutto consolidata. Pertanto, gli atteggiamenti che sembrano anomali vanno giustificati. E purtroppo con (molto) valide ragioni, se possibili documentali, perché il processo tributario non ammette testimonianze, ma solo carte da presentare ai giudici. Consiglio Serve interrogarsi sulle modalità con cui si svolge l attività e sul perché di certe scelte che sembrano anomale. Spiegare il perché è necessario. Ad esempio, non ho incassato compensi per l accatastamento perché trattasi di un familiare, anche lontano. Il dipendente ha un reddito elevato rispetto al mio perché non ho incassato gran parte dei lavori effettuati ed ho forti posizioni creditorie. E via in questo modo. Il problema redditometro Si è visto in precedenza che la non attendibilità del contribuente accertato con lo studio di settore è validata dall ammontare del reddito dichiarato non sufficiente a garantire lo stile di vita manifestato (citata sentenza n del 2013). Dal che, sul fronte dichiarativo, discende un importante corollario: a prescindere dal risultato raggiunto in sede di applicazione dello studio di settore, il test più importante da farsi riguarda l attendibilità del reddito dichiarato. Sia chiaro, non serve il redditest (suggestiva procedura informatica dell Agenzia posta a disposizione dei contribuenti per fare simulazioni), quanto il confronto con i dati reali del nucleo familiare del contribuente. Il redditometro si fonda su un concetto molto semplice, ossia che alla capacità di spesa può equivalere una capacità reddituale, ma ha un bel po di contraddizioni di fondo, la più forte delle quali è che se è pur vero che il redditometro pone un equivalenza tra reddito e spese, è altrettanto vero che le spese sono fronteggiate con la vil moneta, che non sempre deriva in via esclusiva da redditi dichiarati. In tale direzione, oltre a numerosissima giurisprudenza della Corte di Cassazione (anche in riferimento al vecchio redditometro), si è posta ripetutamente la stessa amministrazione finanziaria a livello centrale, non soltanto con la corposa circolare n. 49 del 2007, che già evidenziava come, ad esempio, si dovessero considerare le reali disponibilità dei contribuenti (quali gli incassi per gli imprenditori agricoli che dichiarano solo i miseri redditi catastali), ma anche con i seguenti documenti di prassi: circolare n. 12 del 2010, secondo cui qualsiasi risparmio accumulato nel tempo e debitamente documentato è utile alla causa; circolare n. 28 del 2011, che evidenzia come sia necessario fare riferimento al reale reddito

4 4 di 5 17/12/ :20 disponibile (è richiamato il caso degli immobili storici artistici, aventi una tassazione convenzionale in caso di locazione: è evidente che ciò che rileva è il canone realmente percepito); circolare n. 25 del 2012, che richiama l attenzione sui costi figurativi (quali gli ammortamenti, etc). Risultato Il dato reddituale richiede un veloce vaglio di attendibilità complessiva, fondamentale per affrontare con serenità le richieste dell amministrazione finanziaria. Se non si notano clamorose discrasie e comunque si hanno validi elementi di giustificazione, anche l adeguamento da studi di settore può essere tralasciato. Le anomalie finanziarie L affermazione precedente è però vera se non vi sono timori sul fronte dei rapporti finanziari. Facciamo il punto della situazione: magari sappiamo che potremmo non essere congrui, ma valutiamo i nostri atteggiamenti e vediamo che si giustificano le nostre scelte economiche e che sul fronte redditometrico siamo a posto. Abbiamo concluso che possiamo disinteressarci finanche degli studi di settore. Vero, ma senza dimenticare un riscontro sul fronte delle indagini finanziarie. Il tema è delicato e oltremodo noto: il conto corrente (dovendosi però correttamente sottolineare che il problema involge qualsiasi rapporto finanziario), deve contenere movimentazioni che siano ricollegate o ad accadimenti reddituali ovvero ad altri eventi esclusi dalla determinazione del reddito, sia sul fronte delle entrate (ad esempio, una donazione ricevuta), che delle uscite (dovendo, per le motivazioni più consistenti, avere sempre evidenza del destinatario). Oggi il dato in possesso del fisco è notevole, basti pensare che si conoscono il saldo iniziale e quello finale (pertanto le differenze di saldo positive dimostrano una sorta di risparmio accumulato, che sarà confrontato con il reddito), nonché i flussi totali in entrata e in uscita (e sul mondo professionale è semplice capire quale sia il corollario: se i compensi sono pari a 100 mila euro e i flussi in entrata ammontano a 140 mila euro, il fisco probabilmente vorrà sapere la differenza a cosa è dovuta). Consiglio Bisogna dare adeguate giustificazioni ai flussi in entrata e in uscita ulteriori. Ogni prova difensiva è valida, dai prestiti, alle donazioni, alle vincite (documentate), agli arretrati del coniuge dipendente etc. L importante è sapere cosa è accaduto sui propri rapporti finanziari. Conclusioni Il controllo fiscale non deve (necessariamente) spaventare. Peraltro, se effettuato in maniera consona e costituzionalmente orientata è cosa più che giusta, nel senso che tutti devono contribuire in proporzione ai propri redditi. Le anomalie predette espongono a rischi elevati e, purtroppo, anche a risultati di accertamento tributario altrettanto elevati, perché nel fisco vince il presupposto che tali anomalie servono ad occultare i redditi. Eliminarle ed essere adeguati sul piano dei risultati reddituali e soprattutto delle motivazioni delle eventuali discordanze, quali flussi finanziari o scelte che possono apparire antieconomiche, consente di affrontare il tutto con maggiore serenità. Like 2

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