Risposte alle domande del Capitolo 1

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1 Linguistica generale, 2e Giovanni Gobber, Moreno Morani Copyright 2014 McGraw Hill Education (Italy) Risposte alle domande del Capitolo In che senso la lingua è oggetto formale della linguistica? Occorre dapprima distinguere un oggetto reale da un oggetto formale. Un oggetto reale è una porzione di realtà che si manifesta in un complesso di dati. Per esempio, una lingua è manifestata da una serie più o meno ampia di eventi fisici (fonici o grafici), prodotti del comportamento umano, i quali attivano eventi mentali, che a loro volta condizionano i comportamenti individuali e sociali in un dato luogo e in una data epoca. Questi eventi fisici possono suscitare l interesse conoscitivo di studiosi appartenenti a discipline diverse, come la psicologia, la sociologia, la filologia oppure la linguistica. Ciascuna di queste discipline si caratterizza per un punto di vista particolare sugli eventi che manifestano l oggetto reale. Così, la sociologia considera i fenomeni linguistici per il loro rapporto con aspetti della situazione sociale; la psicologia può studiare il comportamento verbale per cogliere elementi della realtà psichica. La linguistica, invece, osserva gli eventi verbali proponendosi di cogliere la loro organizzazione interna come pure di individuare somiglianze e differenze rispetto ai dati di altre lingue o di stati anteriori della medesima lingua Qual è la differenza tra descrivere e spiegare? Altro è descrivere il fenomeno osservato, altro è cercare di comprendere quali fattori lo costituiscano. La linguistica non si limita a descrivere i dati, ma si propone anche di sviluppare ipotesi sull organizzazione del fatto linguistico che si manifesta nei dati osservabili. La linguistica generale si avvale dei dati per svolgere ipotesi sulla dimensione non direttamente osservabile del fatto linguistico Si precisi il ruolo dell astrazione nelle scienze empiriche e si illustrino i diversi tipi di astrazione mediante esempi opportuni. La linguistica, in quanto scienza empirica che si pone compiti esplicativi, si avvale di processi di astrazione: astrarre vuol dire togliere, staccare una caratteristica comune a più fenomeni concreti. Un primo tipo di astrazione è la generalizzazione, per la quale si astrae un aspetto comune a una serie di fenomeni osservati. Per esempio, dopo aver visto solo gatti potrei affermare: Tutti i gatti sono neri. Dal livello molti ho azzardato il passaggio a tutti, attribuendo carattere di universalità a un carattere che vale per una pluralità di fenomeni osservati. La generalizzazione è una scommessa sulla realtà non ancora osservata. Consideriamo un altro esempio. Osservando il comportamento di molti aggettivi in italiano, potrei affermare: Tutti gli aggettivi al singolare hanno il maschile in o e il femminile in a. Tale affermazione ha pretesa di validità universale: riguarda anche gli aggettivi che non ho ancora considerato. È possibile sottoporre a controllo questa proposizione, continuando l indagine empirica. Non appena avrò incontrato un aggettivo in e (celebre, veloce ecc.) sarò tenuto a rettificare la parte manifestamente falsa della proposizione: dovrò negarne la portata universale e ridurre il tutti a un molti. Si può dire che l affermazione considerata contiene il metodo della sua verifica.

2 Un secondo tipo di astrazione consente di ricavare da un oggetto osservabile una proprietà nascosta all osservazione. Per esempio, la proprietà semiotica del suono linguistico non è osservabile (la carica semiotica di un nome come gatto non appartiene al piano del fenomeno fisico), ma deve essere postulata come ipotesi, così da spiegare la capacità della lingua di funzionare. La natura semiotica delle unità linguistiche costituisce un ipotesi, enucleata dallo studioso: non appartiene al dato empiricamente rilevato, ma alla teoria linguistica. Un terzo tipo di astrazione, chiamato ideazione costruttiva, interviene quando si propone di concepire la lingua come un organizzazione complessa, che presiede alla costruzione degli elementi osservabili di una lingua. Quest organizzazione complessa non si vede, è nascosta all osservazione. Per descriverla, si costruisce un ipotesi, un modello, che funziona come quell organizzazione complessa responsabile dei fenomeni osservati. La lingua e la grammatica sono ricavati mediante questo terzo tipo di astrazione. In quanto è ipotesi, la grammatica non è nella lingua, ma nella teoria linguistica: è un analogo funzionale, ossia è un oggetto che simula il funzionamento di una realtà non osservabile. Riassumiamo: L astrazione del primo tipo (generalizzazione) non si stacca dalla realtà empiricamente misurabile: è una scommessa sulla presenza di una proprietà osservabile in tutti gli oggetti di una determinata classe. Un astrazione di secondo tipo riguarda proprietà non osservabili di oggetti che si manifestano nei dati osservabili: non si istituiscono oggetti nuovi, ma si scommette sulla porzione dell oggetto che non si mostra; nell astrazione del terzo tipo si pongono oggetti nuovi, che non si manifestano, ma si devono ipotizzare come esistenti, allo scopo di spiegare come si producano i dati osservabili. L ipotesi della grammatica come dispositivo che presiede alla costituzione delle frasi di una lingua è costruita mediante un ideazione costruttiva Precisare la valenza di langue e di parole secondo Saussure. In che senso la lingua ha una doppia valenza sociale? Tra i caratteri che, secondo Saussure, definiscono la lingua (langue) vi è la natura di un istituzione sociale che si manifesta negli usi individuali. Essa è strumento di comunicazione condiviso da una comunità di parlanti. Invece l uso individuale è detto parole: per Saussure, è concepito come realizzazione della langue. La linguistica generale, secondo Saussure, ha il compito di descrivere la langue a partire dalla materia osservata, cioè i dati di parole. In questa prospettiva, le peculiarità delle realizzazioni individuali non sono pertinenti per l indagine, che si occupa dell aspetto sociale, non di ciò che è unico e irripetibile. In prospettive di ricerca più recenti, attente a riconoscere il ruolo delle soggettività coinvolte nell esperienza linguistica, la parole è colta come atto verbale umano, che ha un profilo individuale e comunitario al tempo stesso. Grazie all uso di una lingua, un individuo fa esperienza dell alterità: l attività verbale è intrinsecamente orientata a un altro individuo. Alla socialità della lingua si può allora riconoscere una doppia valenza: è un patrimonio mnemonico virtuale, condiviso da una comunità di parlanti, ma è anche un fattore della struttura relazionale costitutiva della persona umana Perché la lingua si può considerare uno strumento di comunicazione? Che cosa si può intendere per comunicazione? In senso ampio, la comunicazione umana è uno scambio intenzionale di segni tra un mittente e un destinatario. In quanto è intenzionale, lo scambio ha uno scopo, che viene stabilito (e

3 riconosciuto) dai soggetti impegnati nell atto comunicativo. La comunicazione si avvale della lingua come strumento. A comunicare non sono le parole, ma i parlanti che ne fanno uso: servendosi di espressioni di una lingua, i parlanti si riferiscono al mondo (il caffè è pronto riguarda un evento che si svolge in una circostanza concreta: esso è colto per mezzo della combinazione di parole) e contribuiscono a cambiarlo (p.es. Lei è licenziato! crea una situazione nuova, che si costituisce grazie al proferimento di queste parole). Spetta alla linguistica il compito di rendere ragione delle caratteristiche per le quali la lingua è strumento al servizio degli scopi individuali Si consideri la classificazione dei segni sopra riportata e si presentino ulteriori esempi per ciascun tipo di realtà segnica. Sono stati citati quattro tipi di segni: un indizio o sintomo è fenomeno naturale e non intenzionale; la motivazione è del tipo causa effetto; una voce tremante può essere sintomo di sdegno incontrollato ; quando un bambino ha una brutta tosse, la madre è preoccupata, perché vi vede un sintomo di malattia. un segnale è un fatto naturale e intenzionale, che richiama il destinatario a qualcos altro: si può guardare insistentemente l orologio per far capire che è tardi; la voce può assumere un tono amichevole quando si vuol influire sul destinatario in modo da persuaderlo a fare o a credere qualcosa. Un icona (dal greco eikón sembiante, immagine ) è una riproduzione che per la forma è analoga all oggetto cui rinvia: si pensi alle figure umane stilizzate nei segnali di regolazione del traffico pedonale; sono icone anche gli smileys impiegati negli Un simbolo è caratterizzato da intenzionalità e da motivazione culturale; esso è dunque risultato di una convenzione adottata entro una comunità: l accoppiamento cromatico nero azzurro è universalmente noto come simbolo dell Inter; il rosso del I segni impiegati nei messaggi linguistici condividono l intenzionalità e la convenzionalità che caratterizzano i simboli. Vi è peraltro una differenza fondamentale: tutti i simboli si possono descrivere mediante segni linguistici (posso esprimere con parole il valore simbolico dei colori nerazzurri). L inverso è invece possibile solo per un numero limitato e impoverito di messaggi: in generale Precisare l apporto delle sei funzioni del messaggio nel modello di Roman Jakobson. In che senso la comunicazione non si esaurisce nell informazione? Ogni funzione si manifesta, per così dire, come una traccia nelle componenti linguistiche del messaggio. Va inoltre considerato l apporto della dimensione implicita, che emerge come effetto contestuale negli usi particolari (p.es. La finestra è aperta può avere funzione conativa, qualora il mittente si rivolge al destinatario affinché la finestra sia chiusa). Jakobson peraltro tiene conto fondamentalmente della comunicazione nella sua dimensione esplicita: egli costruisce il modello per spiegare come la portata funzionale di un messaggio risulti dalle strutture linguistiche che esso contiene. Riepiloghiamo le sei funzioni (ciascuna orientata a un fattore della comunicazione): a. Il messaggio ha funzione referenziale in quanto è orientato a entità o eventi del mondo condiviso; b. La funzione emotiva è la traccia del mittente nel messaggio: in generale, si tratta di atteggiamenti o valutazioni del mittente verso il contesto o il destinatario.

4 c. Il messaggio ha funzione conativa in quanto si propone di influire sul destinatario secondo gli scopi che guidano il mittente a scegliere una determinata strutturazione linguistica (p.es. l uso dell imperativo per far fare qualcosa). d. Un messaggio ha funzione fática (dal greco phatikós relativo al parlare ) in quanto è orientato a stabilire, mantenere o chiudere il contatto, cioè il canale di trasmissione. e. La funzione metalinguistica caratterizza un messaggio orientato alla lingua, come quando, per spiegare il senso di una parola, si costruisce una definizione (un gatto è un animale domestico molto bravo a cacciare i topi) oppure se ne dà uno o più sinonimi (ciccia vuol dire carne) f. Infine, la funzione poetica caratterizza il messaggio orientato a sé stesso. Si può cogliere nell analisi delle strutture formali di un testo poetico o anche di uno slogan pubblicitario; per esempio, nelle campagne elettorali è frequente l uso della struttura seguente: Lo vuole la gente: X presidente, dove X è sostituito dal nome di un candidato. La rima gente presidente abbraccia il nome del candidato, che si attesta come il mediatore fra i suoi elettori e l istituzione. La portata comunicativa del messaggio non sta nell informazione la gente vuole X presidente (un informazione tutta da verificare ), ma nel gioco di rimandi fra gli elementi e negli effetti prodotti dall equilibrio interno alla successione. Per Jakobson, ogni messaggio è fatto per avere le sei funzioni appena menzionate. Peraltro, a seconda del tipo di messaggio prevale ora l una ora l altra. A volte si riconosce una gerarchia, con una funzione dominante al vertice e altre subordinate o disattivate. Il modello di Jakobson mostra che la portata comunicativa non si esaurisce nella funzione referenziale. Ogni caratteristica di un messaggio è pertinente per lo studioso di linguistica. In particolare, la poesia è costruita secondo principî che si presentano, con minore frequenza ed efficacia, nei messaggi della comunicazione verbale quotidiana. Ù 1.8. Perché il modello di Karl Bühler rappresenta la fondazione di una teoria pragmatica della comunicazione verbale? Karl Bühler, professore a Vienna fino al 1938, era uno psicologo della lingua. Medico di formazione, ottenne anticipatore, per molti aspetti, della Gestalttheorie di Koffka e Wertheimer (sulla teoria della Gestalt, si veda L eredità psicologica della gestalt, GAETANO KANIZSA NICOLETTA CARAMELLI ed., Il Mulino, Bologna 1988). Nel modello di Bühler (esposto nella Sprachtheorie, uscita a Jena nel 1934; vi è una traduzione italiana: Teoria del linguaggio, Armando, Roma 1978), i segni si collocano propriamente nell atto comunicativo. A differenza delle concezioni tradizionali, l evento semiotico non si esaurisce nella rappresentazione della realtà denotata: un segno per essere tale esige anche la partecipazione di un mittente e di un destinatario. Per Bühler la partecipazione degli individui all atto comunicativo si attesta nel segno, costituendo aspetti diversi di quest ultimo: in quanto rinvia al mittente (reca le tracce di quest ultimo), il segno è un indizio; in quanto rinvia al destinatario, è un segnale. Questa sua triplice funzione semiotica costituisce l atto comunicativo come evento. Il modello di Bühler non rende insignificante la partecipazione degli individui alla costruzione dei testi Perché sincronia e diacronia si possono considerare prospettive complementari? Un punto di vista funzionale considera la lingua come strumento fatto per la comunicazione verbale: fatto per vuol dire che una lingua è organizzata in un certo modo anche perché deve funzionare come strumento al servizio della comunicazione tra individui. La funzionalità dello strumento deve essere costantemente adeguata ai bisogni comunicativi. Le due prospettive sincronica e diacronica si possono dunque considerare complementari in quanto l una spiega

5 l altra: la sincronia mostra come le lingue funzionino; la diacronia mette in luce come esse cambino per continuare a funzionare (cioè per continuare a essere strumenti di comunicazione). Se viene meno tale capacità, una lingua riduce lo spazio funzionale, fino a cessare di esistere.

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