UNIVERSITA DEGLI STUDI DELLA CALABRIA DIPARTIMENTO STUDI UMANISTICI. Corso AGGIUNTIVO SOSTEGNO- SCUOLA DELL INFANZIA E PRIMARIA A.A.

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1 UNIVERSITA DEGLI STUDI DELLA CALABRIA DIPARTIMENTO STUDI UMANISTICI Corso AGGIUNTIVO SOSTEGNO- SCUOLA DELL INFANZIA E PRIMARIA A.A LABORATORIO LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE (psicopedagogia del linguaggio e della comunicazione) Dott.ssa SASANELLI LIA DANIELA Dottore di ricerca in Scienze dell educazione e analisi del territorio, Insegnante e Pedagogista.

2 I DISTURBI SPECIFICI DI LINGUAGGIO

3 PREMESSA I disturbi del linguaggio rappresentano un insieme eterogeneo di quadri sindromici. Noi ci atterremo alla distinzione tra: 1. DISTURBO DEL LINGUAGGIO SU BASE ORGANICA 2. DISTURBO SPECIFICO DEL LINGUAGGIO 3. DISTURBO ASPECIFICO DEL LINGUAGGIO

4 DISTURBO DEL LINGUAGGIO SU BASE ORGANICA SI INTENDE QUALUNQUE DIFFICOLTÀ ANOMALIA O IMPEDIMENTO NELLO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO VERBALE (sviluppo fonetico/fonologico, sviluppo lessicale, sviluppo morfosintattico, sviluppo semantico) CHE RICONOSCE UNA CAUSA ORGANICA. RIENTRANO IN QUESTA CATEGORIA TUTTE LE LOGOPATIE (disfonie, disturbi di articolazione, disturbi di risonanza, disturbi di fluenza) LA CUI EZIOLOGIA INTERESSI UNA QUALSIASI ALTERAZIONE IN UNO O PIU DEI SISTEMI DEPUTATI

5 DISTURBO SPECIFICO DEL LINGUAGGIO INDICA UN RITARDO O UN DISORDINE IN UNO O PIU AMBITI DELLO SVILUPPO LINGUISTICO IN ASSENZA DI DEFECIT COGNITIVI, SENSORIALI, MOTORI, AFFETTIVI E DI IMPORTANTI CARENZE SOCIO- AMBIENTALI. I 2 criteri che consentono di qualificare una qualunque difficoltà di linguaggio come difficoltà specifica sono: 1) CRITERIO DI DISCREPANZA (implica che ci sia un gap tra la produzione/comprensione del linguaggio di un b. in una determinata fascia d età e quelle generalmente attesa sulla base cronologica e normalmente tipica della maggioranza della popolazione della stessa età). 2) CRITERIO DI ESCLUSIONE (impone che l utilizzo del termine sia ristretto alle situazioni in cui siano assenti deficit cognitivi, sensoriali, motori, ritardo psico-affettivo, carenze socio-ambientali)

6 DISTURBO ASPECIFICO DEL LINGUAGGIO INDICA TUTTE QUELLE CONDIZIONI NELLE QUALI LA DIFFICOLTA NELLA PRODUZIONE/ COMPRENSIONE VERBALE, PUR NON ASCRIVIBILE DIRETTAMENTE AD UNA PATOLOGIA ORGANICA CONCLAMATA, NON ESCLUDE LA POSSIBILITA CHE SIA DETERMINATA DA UNA COMBINAZIONE DI FATTORI TRA QUELLI INDICATI TRA I CRITERI DI ESCLUSIONE DELLA CATEGORIA DELLE DIFFICOLTA SPECIFICHE. In particolare questa formula puo essere utile per rappresentare situazioni nelle quali siano presenti deficit cognitivi borderline e/o deficit sensoriali o motori lievi, e/o immaturita affettiva, e/o carenze socio-ambientali

7 I disturbi del linguaggio specifici o primari secondari

8 Disturbi specifici del linguaggio Quadri sindromici caratterizzati da un ritardo o disordine di uno o più ambiti dello sviluppo linguistico, in assenza di deficit cognitivi, sensoriali, motori, affettivi e di importanti carenze socio-ambientali

9 Disturbi secondari Qualsiasi inadeguatezza linguistica (deficit di una o più delle componenti del linguaggio) presente in soggetti che presentano uno o più dei seguenti quadri: Disturbi severi della funzione uditiva Ritardo mentale Epilessia Disturbi pervasivi dello Sviluppo Disagio socio-ambientale grave

10 Disturbi primari DSL (Disturbo Specifico del linguaggio) SLI (Specific Linguistic Impairment) Leonard, 1997

11 LE DIFFICOLTA SPECIFICHE DI LINGUAGGIO Si tratta di disturbi nei quali la normale acquisizione del linguaggio è alterata fin dalle prime tappe dello sviluppo. I deficit del linguaggio non sono attribuibili ad anomalie neurologiche o dei meccanismi della produzione della parola, né a disturbi sensoriali, ritardo mentale o a fattori ambientali (socio - culturali ed economici). I disturbi specifici dell acquisizione dell eloquio e del linguaggio presentano come sequele dei disturbi associati, quali ad esempio la difficoltà nella lettura e scrittura, problemi nelle relazioni interpersonali e disturbi comportamentali ed emozionali.

12 NON COMPARSA/ RITARDO/ ATIPIE SVILUPPO LING. FUNZIONE ETA DI RIFERIMENTO (prima comparsa) INDICATORE DEL DISTURBO LALLAZIONE CANONICA 8/9 MESI Produz. Scarsa e indifferenziata BABBLING VARIEGATO 9/10 MESI Produz. Scarsa e indifferenziata COMPRENSIONE PAROLE CONTESTUALI COMPARSA PRODUZIONE PRIME PAROLE 9/10 MESI- (30-40 PAROLE) Può risultare normale 13/15 MESI Non sempre ritardata ma limitata nel numero. Assenza di parole singole a 24 mesi COMBINAZIONE DI PAROLE 20/24 MESI Assenza di combinazioni di 2 parole a 36 mesi COMBINAZIONI DI GESTI NEL GIOCO SIMBOLICO VOCABOLARIO IN PRODUZIONE 20/24 MESI Assenza 20 PAROLE A 18/20 MESI 300 PAROLE A 24 MESI ACCELERAZIONE DEL VOCABOLARIO DAI 20 MESI Assenza AUMENTO COMPLESSITA DELLA GRAMMATICA SEQUENZIALITA ATTIVA NEL GIOCO SIMBOLICO DAI 24 AI 36 MESI < 50 parole a 24 mesi Assenza MESI Assenza LUNGHEZZA MEDIA DELL ENUNCIATO TRA I MESI DA 3 A 5 PAROLE < 3 parole a38mesi

13 SI DISTINGUONO IN: PARLATORE TARDIVO (PT) RITARDO SEMPLICE DEL LINGUAGGIO DISORDINE FONOLOGICO DISTURBO SPECIFICO DEL LINGUAGGIO

14 PARLATORE TARDIVO I parlatori tardivi (descritti in letteratura col termine latetalkers) sviluppano il linguaggio in ritardo rispetto alle normali tappe evolutive (in genere tra i 24 e i. 36 mesi), in assenza di deficit uditici importanti, di disturbi psichiatrici, di problemi di tipo relazionale. la comprensione è indenne I criteri adottati per individuare i PT sono a 24 mesi: - la dimensione del vocabolario inferiore a 50 parole; - La mancanza della combinazione di più parole in un enunciato L evoluzione in genere è positiva in quanto molti dei PT possono recuperare spontaneamente le tappe evolutive e non presentare alcun problema linguistico in seguito.

15 IL RITARDO SEMPLICE DEL LINGUAGGIO (RSL) E un disturbo del linguaggio espressivo riguardante l articolazione di alcuni suoni, in assenza di patologie associate e con capacità di dicriminazione uditiva adeguata: il problema è di tipo motorio, o meglio psicomotorio, e risiede nella realizzazione di una sequenza motoria complessa quale l articolazione dei fonemi. Il RSL si identifica con il quadro del DISTURBO ARTICOLATORIO FUNZIONALE (DISLALIE FUNZIONALI). L errore articolatorio (omissione, distorsione o sostituzione del fonema) è costante : il fonema non compare mai nella produzione del bambino, sia spontanea sia su ripetizione. La discriminazione uditiva (cioè il riconoscimento uguale- diverso su coppie di sillabe o parole) è intatta. Il linguaggio può risultare scarsamente intellegibile, se le distorsioni, omissioni o sostituzioni di suoni sono numerose. L evoluzione del quadro è di norma positiva se si interviene precocemente con terapia logopedica.

16 IL DISORDINE FONOLOGICO (DF) Si parla di disordine fonologico quando il problema nella produzione verbale interessa la comprensione dei tratti distintivi dei suoni (discriminazione uditiva) e la struttura fonotattica, ossia l ordine coerente e sequenzialmente corretto dei fonemi nella parola. Il bambino con disordine fonologico può essere in grado di ripetere, su imitazione, suoni o parole: il problema si evidenzia soprattutto nel linguaggio spontaneo.

17 IL DISORDINE FONOLOGICO Si caratterizza per: - Un linguaggio spontaneo scarsamente comprensibile a causa di una ridotta produzione di suoni con persistenza di processi di semplificazione, di struttura e di sistema, ben oltre le normali tappe evolutive. - Udito normale - Nessuna disfunzione neurologica - Livello cognitivo nella norma - Nessuna anomalia nel sistema pneumo-fono-articolatorio - Comprensione verbale nella norma - Abilità espressive del linguaggio nella norma (vocabolario, struttura morfosintattica, prosodia)

18 IL DISORDINE FONOLOGICO Il trattamento elettivo è la terapia logopedica incentrata non solo e non tanto sull impostazione dei fonemi, quanto sulla discriminazione uditiva dei tratti distintivi e sulle situazioni di ambiguità che si vengono a creare a causa dei processi di semplificazione

19 IL DISORDINE FONOLOGICO Come intervenire in classe? Occorre avere una visione d insieme dell inventario fonetico del bambino, se è completo o se esistono fonemi assenti. Se esistono fonemi assenti occorrer verificare se la difficoltà è di tipo articolatorio o fonologico (si dovranno perciò attuare prove per comprendere se il bambino è in grado di effettuare la discriminazione uditiva dei tratti distintivi del fonema omesso/ distorto o sostituito)

20 IL DISORDINE FONOLOGICO A questo punto si potrebbero verificare 3 condizioni: 1 CASO- il b. è in grado di effettuare la discriminazione uditiva dei tratti e presenta difficoltà nella coordinazione dei movimenti necessari per ottenere il corretto punto e modo di articolazione IL PROBLEMA E ARTICOLATORIO E SI DOVRA LAVORARE PREVALENTEMENTE SULL IMPOSTAZIONE DEL FONEMA SULLA BASE DEL RINFORZO ESECUTIVO DEL TRATTO DISTINTIVO ( mediante percezione visiva, uditiva, tattile e cinestetetica)

21 IL DISORDINE FONOLOGICO 2 CASO- il b. NON E in grado di effettuare la discriminazione uditiva: SIAMO IN PRESENZA DI UN DISORDINE FONOLOGICO, IL LAVORO VERTERA PERTANTO SULLA DISCRIMINAZIONE PERCETTIVO-UDITIVA DEI TRATTI COINVOLTI. Se i fonemi sono tutti acquisiti o parzialmente acquisiti e il b. l omette o li sostituisce e il suo linguaggio è scarsamente intellegibile a causa dei processi di semplificazione di struttura e/o di sistema: si tratta di un disordine fonologico, si procede con l analisi relazionale per individuare le semplificazioni di struttura e di sistema maggiormente messe in atto dal b qui l impostazione dei fonemi è inutile( in quanto in realtà il b. è in grado di produrre il fonema).

22 IL DISORDINE FONOLOGICO 3 CASO- Se alcuni fonemi sono assenti ed alcuni sono acquisiti o occasionalmente acquisiti, ma non stabili: si tratta di un DISTURBO MISTO ARTICOLATORIO- FONOLOGICO e si dovrà procedere sia con l impostazione dei fonemi assenti sia con la discriminazione uditiva dei tratti distintivi, creando situazioni di ambiguità atrraverso l utilizzo di COPPIE MINIME (= una coppia di parole in un cui solo un fonema differente è sufficiente a individuare significati diversi- es. pollo/bollo-lana/ranavino/fino, etc..)

23 IL DISTURBO SPECIFICO DI LINGUAGGIO (DSL) Condivide caratteristiche sia con il disordine fonologico sia con la disfasia evolutiva. UNA COMUNE CLASSIFICAZIONE DEI DSL DISTINGUE TRE SOTTOTIPI: 1. Un disturbo specifico in cui la difficoltà è limitata al livello fonologico; 2. Un disturbo del linguaggio espressivo, in cui le difficoltà interessano sia la fonologia sia la struttura morfosintattica e lessicale, ma sono limitate alla produzione linguistica e non riguardano la comprensione 3. Un disturbo recettivo in cui è deficitaria la comprensione, oltre che la produzione di enunciati

24 IL DISTURBO SPECIFICO DI LINGUAGGIO (DSL) Sulla base di questa suddivisione il disordine fonologico rientra quindi come sottotipo della categoria più ampia dei DSL, caratterizzandosi come disturbo limitato alla componente fonologica (= discriminazione dei tratti e disordine sequenziale). In forma più grave, disturbo del linguaggio espressivo, viene coinvolta anche la struttura lessicale e morfosintattica ( a comprensione indenne); in una forma ulteriormente più grave, disturbo ricettivo, ai problemi espressivi si aggiungono le difficoltà nella comprensione verbale Tale quadro, in forma di gravità ulteriore, si identifica con la DISFASIA EVOLUTIVA

25 IL DISTURBO SPECIFICO DI LINGUAGGIO (DSL) Gli aspetti caratteristici del DSL sono i seguenti: Si evidenzia in età prescolare, ma non si limita solo al periodo della prima infanzia; Immaturità del gioco simbolico, soprattutto nel gioco di far finta di ; Lunghezza media dell enunciato ridotta Insufficienza lessicale Linguaggio telegrafico Difficoltà nella memoria di lavoro (deficit di immagazzinamento, deficit di recupero) Difficoltà ad eseguire più operazioni contemporaneamente (attenzione condivisa)

26 DISFASIA EVOLUTIVA La disfasia evolutiva è un disturbo della comunicazione che comporta un NOTEVOLE RITARDO dell APPRENDIMENTO VERBALE ED UN ALTERAZIONE DELLA CAPACITA LINGUISTICA del bambino.

27 DISFASIA EVOLUTIVA Essa identificherebbe quadri di disordine grave, specifico e persistente dello sviluppo linguistico all interno della categoria nosografica dei DSL. Attualmente, infatti, il termine disfasi evolutiva è piuttosto in disuso, oppure se ne mantiene l utilizzo per identificare i quadri di disturbo più gravi e pervasivi e con esito prognostico più sfavorevole

28 DISFASIA EVOLUTIVA Pertanto si mantiene la stessa suddivisione de DSL in sottotipi: 1)DSL con caratteristica di DISORDINE FONOLOGICO: è coinvolta solo la componente fonologica del linguaggio espressivo( non c è la discriminazione uditiva dei suoni) 2)DSL di tipo MORFOSINTATTICO: oltre che al disordine fonologico è presente anche un alterazione della struttura morfosintattica e lessicale, a fronte di comprensione integra 3) DSL nella forma ESPRESSIVA RICETTIVA: è compromessa la produzione e la comprensione verbale negli aspetti fonologici, morfosintattici e lessicali.

29 IL TRATTAMENTO RIABILITATIVO-1 La terapia elettiva per tutti i DSL è quella logopedica, da associare eventualmente a terapia psicomotoria. La terapia si differenzierà a seconda della fase cruciale: Nella fase di emergenza si curerà, attraverso il consueling familiare e agli insegnati, la presa in carico riabilitativa diretta. Verrà stimolato lo sviluppo del linguaggio utilizzando le situazioni di gioco condiviso che consentirà anche di implementare le capacità attentive del b. rispetto alla comprensione verbale, prima ancora che alla produzione

30 IL TRATTAMENTO RIABILITATIVO-2 Nella fase di strutturazione(= quando il disturbo linguistico è ben strutturato e si rischiano problematiche psico- comportamentali) può essere utile prevedere anche attività in piccolo gruppo dove il b. potrà confrontarsi con i suoi pari migliorando il suo linguaggio attraverso i processi imitativi del coping Nel passaggio dalla sc. dell inf. alla sc. Primaria (= fase di trasformazione), l attenzione si focalizzerà sui processi metalinguistici

31 IL TRATTAMENTO RIABILITATIVO-2 Infine in età scolare laddove si sia manifestato un disturbo di apprendimento del codice scritto (= fase di stabilizzazione), occorrerà lavorare sull apprendimento di tale codice, ma senza dimenticare la fragilità linguistica: in presenza di un canale uditivo fragile si dovranno adottare strategie di intervento che utilizzino, oltre al canale deficitario che va comunque stimolato, canali alternativi che consentano di risolvere il rischio di appiattimento cognitivo

32 Riprendiamo il discorso dalle 4 parti del discorso pragmatica morfo-sintassi lessico fonologia

33 Livelli di analisi 1. Fonetica 2. Fonologica 3. Morfofonologica 4. Morfologica 5. Morfosintattica 6. Sintattica 7. Semantico-lessicale 8. Semantico-frasale 9. Pragmatica 10. Testuale-discorsiva Unità minima 1. foni 2. fonemi 3. sillabe 4. Morfemi 5. parole 6. Sintagmi 7. Tratti semantici 8. Significati lessicali 9. Intenzioni comunicative 10. Proposizioni

34 pragmatica morfo-sintassi lessico fonologia

35 Dislalia Deficit fonetico-fonologico Disturbo fono-articolatorio tallina pucino petoa tane

36 pragmatica morfo-sintassi lessico fonologia

37 Piccolino giallo nell uovo

38 pragmatica morfo-sintassi lessico fonologia

39 DISFASIA EVOLUTIVA lupo entro letto sembra a nonna apriva un grande bocca aum

40 pragmatica morfo-sintassi lessico fonologia

41 Alessio (7 anni) e Salvatore Salvatore: (avanza verso Alessio con atteggiamento arrabbiato e aggressivo) ti ammazzo, ti spacco la faccia ti Alessio resta impassibile e chiede alla maestra perché dice ti ammazzo? Perché mette la faccia così? La maestra risponde: scherza ti fa le smorfie Alessio: le smorfie è quando mette la bocca storta?

42 Disturbo semantico-pragmatico Disturbo di Asperger Autismo High Function

43 Inquadramento TASSONOMICO

44 Disturbo dell Espressione del Linguaggio Disturbo Misto dell Espressione e della Ricezione del Linguaggio Disturbo della Fonazione (in precedenza Disturbo di Sviluppo dell'articolazione della Parola) DSM-IV Balbuzie Disturbo della Comunicazione NAS

45 ICD-10 Disturbo Specifico dell Articolazione dell eloquio Disturbo del Linguaggio Espressivo Disturbo del linguaggio recettivo Afasia acquisita con epilessia (Sindrome di Landau- Kleffner) AA.VV.,1992

46 ICD-10

47 Età massima incidenza Prevalenza di genere Familiarità Sviluppo motorio Anomalie EEG/convulsioni Patologie apparato uditivo

48 DSL transitori stabili criterio di clasificazione retrospettivo scarso accordo su indici attendibili di differenziazione Età come variabile critica (Witehurst & Fischel, 1994) Quanti bambini continueranno ad avere il disturbo? 15% 3% 2 anni 5 anni oltre

49 Bambini late talkers vocabolario espressivo con meno di 10 parole tra 18 e 23 mesi (Rescorla, 1989) meno di 50 parole a 24 mesi (Paul, 1991) nessun enunciato di 2 o più parole tra 18 e 29 mesi (assenza di linguaggio combinatorio a 30 mesi) (Thal et al, 1997, 2000)

50 Attenzione Non sottovalutare stia tranquilla signora, prima o poi parlerà... ogni bambino ha i suoi tempi Rischio per successivi disturbi del linguaggio Spia di problemi più complessi di altra natura Rischio problemi emotivi e comportamentali

51 ancora oggi i DSL sono Sottostimati Esperiti come un problema solo esecutivo Diagnosticati con ritardo

52 Quali sono gli indicatori di rischio?

53 Indicatori di rischio linguistici nel babbling prelinguistico (Paul et al 1993; Orsolini, 2000) Repertorio ristretto di gesti articolatori Lallazioni più semplici edi inventario fonetico limitato Ma l indicatore critico sembra essere il deficit della comprensione (Thal et al, 1991, 1994) Prognosi più favorevole nei bambini con ritardo solo espressivo

54 RIASSUMENDO Prognosi più favorevole nei bambini con: 1. ritardo solo espressivo 2. uso di un maggior numero di gesti a 24 mesi

55 Indicatori di rischio Extra- linguistici Familiarità per disturbi del linguaggio e dell apprendimento Sesso (M>F) Otiti ricorrenti nei primi anni di vita (Roberts, 1998)

56 Fino a quale età si può attendere?

57 Chilosi, Cipriani et al, 2002 mesi Ritardo transitorio 36 Età critica DSL

58 Ricadute operative Chilosi, Cipriani et al, 2002 controlli ravvicinati (ogni tre mesi) Counseling ai genitori Migliora? no si Controlli ogni 3 mesi Proseguire il counseling Avviare un trattamento abilitativo diretto

59 EPIDEMIOLOGIA

60 DSM-IV Percentuali prevalenza su popolazione in età scolare Disturbo dell Espressione del Linguaggio (3-5% ) Disturbo Misto dell Espressione e della Ricezione del Linguaggio (3 % ) Disturbo della Fonazione (2-3% a 6-7 anni, 0.5% a 17 anni ) Balbuzie (bambini prepuberi 1%; adolescenza 0,8%; M/F 3:1)

61 7% popolazione generale

62 EZIOLOGIA

63 MULTIFATTORIALE 1. neurobiologici 2. psicologici 3. ambientali GENETICA disfunzioni del processing uditivo disordine dei processi attentivi e percettivi

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