Programma Operativo Regionale Campania Asse prioritario di riferimento 3 Risorse Umane Misura 3.16

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1 Programma Operativo Regionale Campania Asse prioritario di riferimento 3 Risorse Umane Misura 3.16 CENTRO REGIONALE DI COMPETENZA SU ANALISI E MONITORAGGIO DEL RISCHIO AMBIENTALE Business Plan

2 Indice CAP I - L idea La missione del Centro di Competenza sul Rischio Ambientale Il gruppo proponente e la struttura organizzativa Definizione del business..5 CAP II - L ambiente competitivo Macro ambiente Barriere del mercato Grado di integrazione Struttura dei costi Grado di internazionalizzazione Microambiente Clienti per segmenti di mercato Potere contrattuale dei clienti Struttura e dimensione della domanda Struttura e dimensione dell offerta Minacce ed opportunità I Fattori critici di successo. 17 CAP III - L ambiente interno Risorse finanziarie ed il piano degli investimenti Risorse Umane Vertice strategico del CdC Responsabili delle sezioni tematiche Know-how Sintesi del progetto 22 CAP IV - Il piano di marketing La Strategia di marketing L attuazione della strategia di marketing.. 24 CAP V - I piani operativi Capacità del sistema Punti critici CAP VI - Il piano economico finanziario Bilancio previsionale Conto Economico Il Piano dei flussi di spesa e cash flow relativo al finanziamento. 28

3 Capitolo I L idea CAP I - L' idea MISSIONE OBIETTIVI ESIGENZE SODDISFATTE MOTIVI DI SUCCESSO 1.1 La missione del Centro di Competenza sul Rischio Ambientale Gli obiettivi del Centro di Competenza sono molteplici, ma possono essere tutti ricondotti ad un unica strategia: elevare la capacità di risposta del tessuto economico, culturale e sociale della regione campana a fronte dei rischi ambientali di alta incidenza. Il CdC intende offrire un apporto fondamentale organizzandosi in struttura permanente di ricerca con spiccata capacità di autofinanziamento in una posizione intermedia tra le vocazioni caratteristiche degli Enti di ricerca e delle Agenzie operanti nel settore industriale e degli enti di gestione del territorio. Il ruolo nel quale essenzialmente si pone è quello di un sistema integrato di laboratori ad alta tecnologia, che offre ad Industrie ed Enti possibilità uniche nell Italia meridionale (ma anche nell intero Paese ed in Europa come nel bacino del mediterraneo) di sviluppare ed ingegnerizzare prototipi, effettuare prove e misure, e verificare con modelli analogici e numerici i risultati ottenuti in campagna. Va detto con estrema chiarezza che il CdC non ha come obiettivo il monitoraggio dei parametri ambientali, che rimane compito precipuo degli Enti di Ricerca e delle Agenzie esistenti, quali l Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, l ARPAC, ecc. Il centro mira a due obiettivi strategici Creare nuove esigenze e nuovi bisogni della comunità campana nel campo della difesa dell ambiente e del territorio; Creare una vera e propria infrastruttura per la costruzione di imprese nel campo della difesa dai rischi ambientali. Sul fronte della comunità campana si tratta, ancor prima di riuscire a tradurre le esigenze e i bisogni in reale domanda di scienza, servizi e tecnologie, di sensibilizzare il sistema territoriale verso tali esigenze, di creare i presupposti culturali per acquisire la consapevolezza della necessità e della ineluttabilità di tale processo se si vuole garantire uno sviluppo economico e sociale durevole alle prossime generazioni che abiteranno il territorio campano. Il sistema di vincoli già presenti sul territorio a fronte dei rischi ambientali, costituisce peraltro un elemento importante per avviare il processo in questione se si rafforza il contrasto all illegalità diffusa nell uso del territorio e nelle pratiche insediative. Le motivazioni che sorreggono l idea sono specchio della situazione della ricerca ambientale locale in cui esistono da una parte alte competenze scientifiche disperse in diverse strutture di ricerca, e dall altra un vuoto di offerta di ricerca applicata e industriale ad alto livello tecnologico. Il Centro è stato progettato per essere l infrastruttura necessaria per colmare questa lacuna in modo competitivo, mettendo a disposizione del mercato in modo sinergico, le competenze esistenti ma disperse e da potenziare. Le tecnologie da acquisire sono state scelte con l obiettivo di fornire un servizio innovativo per aumentare la competitività e garantire un elevata flessibilità alla varietà dei servizi offerti. Il successo del progetto sarà il raggiungimento a regime dell autosostentamento e della produzione di reddito per il re-investimento e la formazione di figure professionali di alto profilo per il settore dell industria ambientale. Si prevede, inoltre, un forte aumento della competitività scientifica e, soprattutto, del trasferimento di tecnologia e know how avanzati verso imprese locali e nazionali. Il sistema è stato progettato in termini di competenze e strumentazioni da acuire per essere utilizzate in sinergia con l obiettivo di creare un vantaggio competitivo unico capace di realizzare un volano per il settore dell industria dell ambiente. 1

4 Capitolo I L idea IL GRUPPO PROPONENTE 1.2 Il gruppo proponente e la struttura organizzativa I proponenti sono dipartimenti universitari, enti di ricerca nazionali ed aziende competenti per temi pertinenti al centro e fortemente interessati allo sviluppo di know how e all inserimento sul mercato della ricerca applicata legata al rischio ambiente. Sono stati coinvolti nel progetto i soggetti ad elevata competenza sul sistema ambientale. Fanno parte del gruppo proponente le seguenti università ed enti di ricerca: Università degli Studi di Napoli Federico II Dipartimento di Analisi e Progettazione Strutturale Dipartimento di Chimica Dipartimento di Ingegneria Chimica Dipartimento di Ingegneria Idraulica ed Ambientale Dipartimento di Progettazione Urbana Dipartimento di Scienze Fisiche Dipartimento di Scienze della Terra Seconda Università di Napoli Dipartimento di Scienze Ambientali Dipartimento di Ingegneria Civile Dipartimento di Medicina Sperimentale Università degli Studi di Napoli Parthenope Istituto di Meteorologia ed Oceanografia Università degli Studi di Salerno Dipartimento di Ingegneria Civile Università degli Studi del Sannio Dipartimento di Scienze della Terra e dell Ambiente Istituto Nazionale di Fisica della Materia (INFM) Servizio di Gestione Decentrata Campania (S.G.D. Campania) Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) Osservatorio Vesuviano (OV) Centro di Ingegneria Sismica e Sismologia Applicata (CISSA) Istituto Nazionale di Ottica Applicata (INOA) Unità Dispositivi Fotonici Innovativi Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori G. Pascale Consiglio Nazionale delle Ricerche CNR Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell Ambiente (IREA) Geomare-Sud Istituto di Ricerche per la Combustione ENEA Progetto Speciale Clima Globale (CLIM) 2

5 Capitolo I L idea STRUTTURA OPERATIVA Unità Tecnico Scientifica Protezione e Sviluppo dell Ambiente e del Territorio, Tecnologie Ambientali (PROT) Parco Scientifico e Tecnologico di Salerno e delle Aree Interne della Campania S.C.P.A. Stazione Zoologica Anton Dohrn Consorzio Technapoli Parco Scientifico e Tecnologico dell Area Metropolitana di Napoli e Caserta Tali soggetti già ad oggi rappresentano, come meglio analizzato nel seguito già ad oggi la quasi totalità dell offerta di ricerca, non solo a livello regionale ma anche per tutto il meridione. Essi hanno inteso cogliere l opportunità di aumentare l efficacia ed il potere penetrativo sul mercato della ricerca attraverso un integrazione tecnico/operativa/gestionale dotandosi di una struttura ad hoc capace di promuovere il trasferimento tecnologico attraverso l attuazione di politiche territoriali e di marketing. Dalla composizione multidisciplinare e complementare del gruppo proponente è evidente come il criterio guida sia stato quello di formare un sistema sinergico ad elevata integrazione orizzontale sul tema della ricerca e della tecnologia applicata all ambiente ritenendo tale cooperazione fattore critico di successo competitivo. Il Centro è organizzato in Sezioni Tematiche, che costituiscono gli aggregati di competenza per i singoli ambiti di rischio, e dove confluiranno le capacità tecniche e tecnologiche più idonee al loro trasferimento verso le imprese. Nell ambito di ciascuna Sezione Tematica le competenze confluenti dai diversi Enti sono aggregate in Unità Operative. Tali unità operano in Laboratori che sono i luoghi ove è realizzata la capacità produttiva del Centro. Per la parte scientifica, il CRdC sarà suddiviso in nove Sezioni Tematiche: 1. Rischio Antropico 2. Rischio Idrogeologico 3. Rischio Sismico 4. Rischio Vulcanico 5. Vulnerabilità del Sistema Costiero 6. Politiche Territoriali e Trasferimento Tecnologico 7. Modellistica 8. Sensoristica 9. Telerilevamento Le prime cinque sezioni racchiudono le competenze sulle principali tematiche del rischio ambientale determinato da eventi naturali o da cause antropiche. La sesta sezione raccoglie competenze tecnico-gestionali e di politiche territoriali volte a massimizzare le interazioni tra le attività del CRdC e le esigenze di innovazione tecnologica del territorio e del mondo imprenditoriale. Nelle ultime tre sezioni confluiranno attività di ricerca a valenza trasversale, allo scopo di favorire e di amplificare sia le occasioni di scambio multidisciplinare sia quelle di sinergia tra competenze diverse ma mirate ad obiettivi comuni. Ogni Sezione Tematica è suddivisa in Unità Operative (U.O.), nelle quali ricercatori molto qualificati in un settore specifico, ma appartenenti a discipline (oltre che ad Atenei o Enti di Ricerca) differenti, coopereranno sinergicamente per offrire una competenza multidisciplinare che consenta un approccio integrato ad ogni specifica problematica di rischio ambientale da esercitare nei laboratori trasversali, la cui costituzione è l oggetto della richiesta di finanziamento. Rientra tra le attività di trasferimento la messa a disposizione di metodologie e basi dati tecnologici relativi al comportamento di componenti industriali e strutture alle varie tipologie di sollecitazione meccanica, termica e chimica connesse con i 3

6 Capitolo I L idea rischi naturali e antropici. Tali basi di dati potranno essere ottenute anche per mezzo di programmi congiunti tra Centro, Enti Attuatori ed Industria. Il Centro Regionale di Competenza (CRdC) su Analisi e Monitoraggio del Rischio Ambientale, fino alla sua trasformazione in Consorzio pubblico/privato, organizzerà le sue attività attraverso due distinte strutture operative. La prima curerà la parte più propriamente scientifica, e sarà impegnata principalmente nella definizione e nel coordinamento dei programmi di ricerca attraverso cui le competenze del CRdC interagiranno col territorio, garantendo trasferimento tecnologico alle imprese, promovendo opportunità imprenditoriali e fornendo consulenze qualificate. SISTEMA DI GESTIONE INDUSTRIAL BOARD POLITICHE TERRITORIALI GESTIONE E TRASFERIMENTO TECNOLOGICO RISCHIO ANTROPICO RISCHIO SISMICO RISCHIO VULCANICO VULN. SISTEMA COSTIERO RISCHIO IDROGEOLOGICO SEZIONI TEMATICHE SUL RISCHIO L A B O R A T O R I O L A B O R A T O R I O L A B O R A T O R I O L A B O R A T O R I O L A B O R A T O R I O INTEGRAZIONE DEL SISTEMA INTEGRATO DI RICERCA APPLICATA SENSORISTICA MODELLISTICA TELERILEVAMENTO STRUTTURA GESTIONALE La seconda si occuperà della parte più specificamente gestionale, e sarà dedicata principalmente alla definizione dei criteri amministrativi per l ottimale conduzione della vita operativa e dell esercizio del CRdC, all organizzazione dei programmi di acquisizione delle principali apparecchiature nonché alla messa a punto delle strategie di interazione con il mercato della ricerca. INDUSTRIAL BOARD NUCLEO DI VALUTAZIONE CONSIGLIO TECNICO AMM. DIRETTORE STAFF VICE DIRETTORE PROJECT MANAGER VICE DIRETTORE Il Centro Regionale di Competenza su Analisi e Monitoraggio del Rischio Ambientale, sarà quindi strutturato secondo il seguente schema di gestione: 4

7 Capitolo I L idea Il Direttore, che è il responsabile scientifico del progetto, coordina e supervisiona l attività scientifica delle varie Sezioni, valuta la validità dei principali programmi di ricerca proposti e definisce la programmazione dell acquisizione della strumentazione di maggior rilievo. Definisce, assieme al Project Manager, le azioni per accrescere l offerta di ricerca del CRdC e per favorirne le interazioni con il mondo industriale. Il Project Manager ha la responsabilità del coordinamento amministrativo del CRdC e della definizione e attuazione delle politiche gestionali. Coordina le azioni per massimizzare il trasferimento tecnologico verso le imprese e per favorire i contatti con il mondo industriale. Coadiuva il Direttore nella programmazione dell acquisizione della strumentazione di maggior rilievo e nei contatti con i possibili finanziatori. Due Vice-Direttori coadiuvano il Direttore nella definizione degli indirizzi tecnicoscientifici del CRdC e nel coordinamento dell attività scientifica delle Sezioni. Il Direttore, il Project Manager e i due Vice-Direttori costituiscono la Giunta Esecutiva che si cura della gestione operativa del Centro. L attività scientifica è coordinata dal Consiglio Scientifico, formato dal Direttore, dai Vice Direttori e dai Responsabili delle nove Sezioni Tematiche. Esso si esprime sui programmi tecnico-scientifici attraverso cui si sviluppa l attività del CRdC, relaziona sulle attività delle Sezioni e redige il programma annuale di attività e sviluppo. Un Consiglio Tecnico-Amministrativo, formato dai 14 rappresentanti degli Enti Partecipanti, dal Direttore, dai Vice Direttori e dal Project Manager, supervede la gestione amministrativa del CRdC, esprimendosi sui criteri da seguire e sulle azioni di animazione e diffusione da intraprendere, verifica la correttezza formale delle proposte del Consiglio Scientifico e le trasmette agli Organi Decisionali del Soggetto Capofila. Un Industrial Board, a cui partecipano il Direttore, il Project Manager, il Responsabile della Sezione Politiche Territoriali e Trasferimento Tecnologico, tre rappresentanti del mondo industriale campano designati dalle organizzazioni di categoria e tre rappresentanti delle agenzie di servizio regionali e nazionali che operano nel settore ambientale, ha una funzione di consultazione permanente per interfacciare il mondo della produzione e dei servizi con le attività ed i prodotti del CdC. L attività del Centro è monitorata da un Nucleo di Valutazione, formato da tre esperti di riconosciuto valore internazionale, la cui nomina è effettuata dal Comitato di Gestione su proposta del Consiglio Scientifico. AREA STRATEGICA D AFFARI 1.3 Definizione del business I clienti che sono stati individuati per il centro sono molteplici costituiscono tutto l orizzonte del settore ambientale. Vale appena ricordare che ad oggi non è possibile individuare a livello europeo un centro di ricerca o un azienda che possegga una struttura capace di affrontare i temi di ricerca legati all ambiente con completezza ed a livello integrato come il centro in oggetto. Esso è, infatti, strato progettato per operare nei diversi segmenti di mercato che i rischi ambientali hanno prodotto negli ultimi anni, colmando a vari livelli geografici un enorme vuoto d offerta di ricerca applicata sull ambiente che si allarga molto velocemente a seguito della crescente coscienza sui rischi ambientali che i governi di tutto il mondo industrializzato stanno acquisendo. I principali clienti pubblici acquisibili dal CdC si possono individuare tra gli enti locali, nazionali ed europei/mediterranei per le commesse formalizzabili in progetti di ricerca pluriennali (2-3 anni) e del valore di alcuni milioni di euro aventi per oggetto la valutazione prima e la mitigazione poi dei rischi ambientali. Dal punto di vista industriale privato è possibile individuare tre categorie di potenziali committenti e/o partners: 5

8 Capitolo I L idea ESTENSIONE DEL MERCATO GIRO D AFFARI Aziende che operano a valle del danno ambientale in cui rientrano imprese attive nella sfera della depurazione (trattamento di acqua, aria e rifiuti) e del monitoraggio dell ambiente (sensoristica, controllo, etc.). Aziende che si collocano in posizione intermedia nella catena del danno ambientale: le tipiche attività di recupero/riciclaggio, ma anche, ad esempio, il recupero delle aree degradate e la manutenzione e l adeguamento dell ambiente fisico e del patrimonio costruito Agenti che intervengono a monte con innovazioni di processo e/o impiantistiche per ridurre il rischio ambientale ed aumentare la sostenibilità dei prodotti (componentistica di alta sicurezza intrinseca), ma non posseggono (per gli elevati costi fissi) le attrezzature e le competenze necessarie che il Centro di Competenza invece potrà offrire. In termini di quote di mercato, il know how e le strumentazioni scelte rappresentano un fattore di penetrazione nel grandissimo business legato a trattamento e riciclaggio di rifiuti, allo sviluppo di tecnologie per la riduzione delle forme di inquinamento ambientale e nella messa a punto di tecnologie per la mitigazione dei rischi naturali (sismico, vulcanico ed idrogeologico), il cui mercato cresce a livello mondiale con tassi impensabili per altri settori della ricerca. Dal punto di vista geografico il mercato risulta internazionale, potendo considerarsi esteso alla comunità europea e, per posizione strategica, all area del bacino del Mediterraneo, sebbene sia possibile soddisfare le esigenze di ricerca e sviluppo di aziende operanti a livello regionale e nazionale. A livello regionale le sorgenti di rischio del territorio campano sono purtroppo ben note perché la comunità campana ne ha conosciuto gli effetti con allarmante frequenza. La quasi totalità della popolazione è esposta al rischio sismico, un milione di persone sono esposte al rischio vulcanico, 193 comuni sono interessati da gravi dissesti idrogeologici. Il territorio campano è peraltro soggetto al perverso intreccio tra naturalità e socialità tipica delle aree a grande sviluppo demografico ed economico costrette a convivere con elevati rischi naturali e con importanti livelli di inquinamento nei corpi idrici, in aria e nel suolo: nella regione sono presenti 28 impianti ad elevato rischio industriale in aree molto urbanizzate e nel 1987 la provincia di Napoli, prima in Italia, è stata dichiarata area ad elevato rischio di crisi ambientale. Ciò rende la Campania un unico laboratorio naturale per lo sviluppo e l applicazione di tecnologie innovative per il monitoraggio e la mitigazione dei rischi ambientali, da esportare in tutto il mondo. Le ricadute economiche derivanti da una simile situazione sono ovviamente molteplici. Possono esserne individuate almeno sette categorie: 1. Spesa pubblica da parte degli Organi Centrali dello Stato, della Regione e degli Enti Territoriali (Provincia, Comune e Comunità montana) per le attività di Protezione Civile e per quelle di ripristino a seguito di eventi calamitosi o di emergenze ambientali; 2. Spese pubbliche sostenute per la riqualificazione urbana (che possono essere intese come azioni di mitigazione del rischio), per la bonifica di aree e suoli contaminati e per la depurazione delle acque; 3. Spesa sostenuta dai privati per le azioni di recupero e riqualificazione sia delle strutture abitative che produttive; 4. Perdite di valore patrimoniale in relazione ai danni subiti; 5. Spesa sanitaria in relazione alle attività di pronto intervento e alla cura delle patologie indotte dall inquinamento delle matrici ambientali; 6. Costi connessi con le attività di prevenzione. Tali costi sono difficilmente valutabili perché in questa categoria possono essere inseriti i costi di molte tipologie di 6

9 Capitolo I L idea intervento. E possibile arrivare ad una stima di questi costi, almeno per gli anni più recenti, attraverso l analisi dei finanziamenti al Dipartimento della Protezione Civile. 7. Costi indiretti che sono sostenuti dal sistema territoriale attraverso le diseconomie e i sovraccosti connessi con il regime dei vincoli urbanistici e edili, con la caduta di attrattività del territorio, con il disagio psicofisico legato alla convivenza con la pericolosità delle aree maggiormente soggette al rischio ambientale. 7

10 Capitolo II L ambiente competitivo CAP II - L ambiente competitivo AMBIENTE GENERALE DI SETTORE MERCATI SERVITI 2.1 Macro ambiente Il settore dell ambiente presenta forti caratteristiche di innovazione e di multidisciplinarietà che richiedono integrazione di competenze provenienti da comparti diversi e trasferimento tecnologico da settori a livello tecnologico più avanzato (ad esempio telerilevamento, sensoristica, biotecnologia, materiali avanzati, etc.). In questa logica il CdC è strategicamente collocato in Campania per rappresentare il luogo naturale di integrazione multidisciplinare e l incubatore di tecnologie e metodologie innovative da trasferire al mercato dei servizi e della produzione. Dal punto di vista economico e politico la costituzione di un centro di competenza come quello in oggetto è strategica per due motivi fondamentali: 1. La crescente necessità di ricerca sui rischi ambientali da parte degli enti pubblici data la crescente sensibilità dell opinione pubblica degli ultimi decenni acuita da eventi catastrofici verificatisi a livello nazionale ed a emergenze di carattere ambientale con enormi ricadute economiche e sociali come i rifiuti. 2. Il mercato delle aziende legate all ambiente. Infatti, la sicurezza ambientale è spesso al primo posto tra le priorità delle aziende per le stringenti normative nazionali ed internazionali. Questa situazione crea inoltre un altro mercato che è quello degli operatori del settore ambientale. I mercati serviti sono prevalentemente: Ricerca applicata per la valutazione e/o mitigazione del rischio ambientale con significative implicazioni nei livelli di sicurezza sociale a livello nazionale ed internazionale; Monitoraggio di sistemi a rischio con correlazione molti a molti per cui è possibile considerare diversi sistemi sottoposti allo stesso rischio ma un unico sistema complesso esposto a rischi ambientali di natura diversa; Sviluppo di tecnologie innovative per il disinquinamento e di metodologie per la prevenzione in ambito industriale; Sviluppo di tecnologie e metodiche per la stima e la riduzione della vulnerabilità dell ambiente costruito rispetto alle catastrofi naturali con riferimento sia al sistema urbano sia alle emergenze strategiche (reti infrastrutturali, lifelines, beni culturali); Sistemi di gestione dello smaltimento e riciclaggio dei rifiuti. Mercato legato al business ambiente in generale. Vale appena ricordare che il mercato legato ai rischi ambientali si divide dapprima in due segmenti fondamentali: - Rischi di origine antropica; - Rischi di origine naturale. 8

11 Capitolo II L ambiente competitivo E noto che i rischi naturali sono spesso connessi fortemente connessi con quelli antropici, per cui esisterebbe una naturale tendenza all integrazione verticale dei laboratori di ricerca su questi temi che però è ostacolata dalla forte interdisciplinarietà delle competenze necessarie e dalla complessità delle apparecchiature. Il centro vuole abbattere le barriere tra i due segmenti creando un mercato nuovo su cui crescere. Come è stato già accennato in precedenza non esistono competitors diretti sul mercato della ricerca o sull analisi ed il monitoraggio del rischio ambientale per il basso grado di integrazione orizzontale. Su ciascuna tematica sono presenti tuttavia enti, strutture di ricerca e aziende che offrono servizi paragonabili o sostitutivi. BARRIERE ALL ENTRATA BARRIERE ALL USCITA Barriere del mercato Il mercato dei servizi di ricerca applicata e sviluppo in ambito ambientale presenta forti barriere all entrata soprattutto legate agli investimenti fissi necessari a creare laboratori ad alto contenuto tecnologico e scientifico, ma anche all acquisizione di competenze di gestione e alla creazione di business di ricerca. Questi fattori sono oggi requisiti irrinunciabili per un ingresso competitivo nel mercato, come dimostrano passate esperienze di ingenti investimenti governativi in poderose attrezzature di ricerca rimaste pressoché inutilizzate per mancanza delle competenze di start-up e delle capacità di mantenimento a regime del sistema. Riassumendo, quindi, le barriere all entrata sono rappresentate da: - Investimenti fissi molto forti e non sostenibili da un privato; - Capacità di gestione di progetti di ricerca e partnership industriali; - Competenze scientifiche specialistiche su tutti i settori del rischio ambientale; - Riconoscibilità dei vari soggetti proponenti nei rispettivi settori di competenza scientifica che costituisce un avviamento senza il quale il potere di penetrazione sul mercato sarebbe molto ridotto. Dal punto di vista delle barriere all uscita del mercato vale appena ricordare che qualora il centro di competenza divenisse marginale sul mercato e ne fosse spinto all uscita, le attrezzature, che costituiscono la quasi totalità del patrimonio del centro, rimarrebbero ai soggetti attuatori continuando a rappresentare una ricchezza per la ricerca campana e nazionale. In pratica è possibile affermare che l esiguità delle barriere all uscita garantisce la non disperdibilità delle risorse Grado di integrazione del mercato Il settore è caratterizzato da un forte grado di integrazione verticale e da un basso grado di integrazione orizzontale. L integrazione verticale è accentuata perché i centri di ricerca che costituiscono i competitors sulle varie tematiche devono essere in grado di condurre le ricerche con un adeguato livello di autonomia per controllare il processo e produrre risultati affidabili nei tempi stabiliti. L integrazione orizzontale è legata al contenuto molto innovativo del settore delle ricerche sull ambiente ed alla segmentazione dello stesso per cui le tematiche si trovano a dover gestire problemi scientifici diversi e caratterizzanti, in cui l integrazione, benché molto auspicabile per aumentare l efficacia e la produttività, risulta particolarmente difficoltosa. Il centro, unendo le varie tematiche di rischio ambientale con unità di staff (politiche territoriali e trasferimento tecnologico; modellistica; sensoristica; telerilevamento) realizza il maggiore vantaggio competitivo per il settore che è proprio la capacità di gestire problemi complessi sul rischio ambientale. La forte frammentazione del 9

12 Capitolo II L ambiente competitivo settore, per cui in pratica non esiste un concorrente diretto del centro di competenza ma è possibile identificare concorrenti su ciascuna delle sezioni tematiche, fa sì che non siano in atto su scala europea aggregazioni simili o concentrazioni di settore anche se a livello nazionale esistono accordi o consuetudini di riferimento tra gli enti o le aziende con i laboratori di ricerca. Questa situazione costituisce un vantaggio di competitività per il sistema progettato anche se presenta una difficoltà, almeno iniziale, in termini di penetrazione nel mercato. Va altresì notato che almeno a livello regionale e nazionale i soggetti di riferimento del settore sono direttamente coinvolti nel centro per scelta strategica. COSTI FISSI E VARIABILI POTERE DEI FORNITORI Struttura tipica dei costi Il settore della ricerca è caratterizzato da forti investimenti fissi e poi dalle spese di personale. Ne risulta una forte quota di immobilizzazioni materiali all avviamento, mentre i costi di esercizio sono costituiti da materiali di consumo e costo del personale. Il personale è di due tipi relativamente alla qualifica: ricercatori e tecnici di laboratorio. I costi fissi, indipendenti dalla produttività, sono buona parte dei costi di esercizio e sono rappresentati da ammortamenti di attrezzature ed immobili come pure da spese di manutenzione. Anche le spese di personale possono considerarsi invarianti essendo di norma il personale dei centri a regime. Per quanto riguarda il potere contrattuale dei fornitori esso risulta praticamente ininfluente per ovvie ragioni se si parla dei materiali di consumo. Il discorso è diverso se si parla dei fornitori delle attrezzature i quali pur appartenendo ad un gruppo ristretto di aziende operanti sul mercato internazionale si caratterizzano per una forte concorrenza: il loro potere contrattuale è significativo ma limitato e non costituisce in alcun modo un problema per lo sviluppo del centro stesso Grado di internazionalizzazione L internazionalizzazione del settore è forte soprattutto per quanto riguarda l offerta perché vista l esiguità dei laboratori di ricerca in Europa e l indifferenziabilità del servizio offerto, l ambiente competitivo è de-localizzato. D altra parte anche la domanda, come osservato in precedenza, si sviluppa a scala territoriale differente ed è prevalentemente regionale e nazionale per gli enti pubblici, mentre più ampia dal punto di vista industriale divenendo sicuramente internazionale. In ogni caso la struttura della Comunità Europea favorisce una penetrazione dei settori a livello internazionale sia per commesse pubbliche sia private. 2.2 Microambiente Clienti per segmenti di mercato I segmenti del mercato legato al business dell ambiente sopra elencati si trovano a cavallo delle sezioni tematiche potendo in ciò valersi delle sezioni trasversali di supporto che favoriscono i collegamenti traversali all interno della struttura creando l integrazione. Può essere però utile verificare la consistenza e l espandibilità dei mercati delle sezioni tematiche legate ai rischi antropici e naturali. RISCHIO ANTROPICO Clienti privati: Diagnostica ambientale e biologica; Sensoristica elettronica e biomarcatori; Componenti industriali per la sicurezza ed il trattamento di effluenti inquinanti (gas, scarichi liquidi, rifiuti, suoli contaminati); 10

13 Capitolo II L ambiente competitivo Reattoristica avanzata per il recupero di energia e di materie da rifiuti urbani ed industriali; aziende a rischio di incidente: Ampiezza e valore del segmento di mercato: il mercato non è limitato geograficamente per la elevata dimensione media degli operatori per cui esso risulta internazionale con numerose di aziende che producono un volume di affari di centinaia di milioni di euro per cui la quota di mercato acquisibile nell indotto dal centro è dell ordine delle decine di milioni di euro l anno. Clienti pubblici: Autorità ed enti regionali e nazionali preposti al controllo dell'inquinamento, alla gestione dei rifiuti ed alla valutazione del rischio di incidenti industriali rilevanti (es. commissariato di governo emergenza rifiuti); Commissione grandi rischi, Protezione Civile, Gruppo Nazionale per la Difesa dai Rischi Chimici Industriali ed Ecologici, Prefetture, Vigili del Fuoco. Consorzi per la gestione dei rifiuti in particolare quelli per la raccolta ed il riutilizzo degli imballaggi post consumo (es. CONAI, COREPLA, COMIECO). Ampiezza e valore del segmento di mercato: il mercato si sviluppa prevalentemente a livello nazionale anche se è suscettibile di ampliamenti in vista di progetti di ricerca europei e può svilupparsi per milioni di euro l anno. Competitors: Parte dei possibili clienti quali produttori multinazionali di reattori ed impianti di trattamento (es. Ansaldo, Snam Progetti) che tendano ad un maggior grado di integrazione verticale; Altri enti di ricerca nazionali che siano in grado di intraprendere iniziative simili (minaccia debole per le barriere all entrata). Servizi offerti: Prototipi di reattori innovativi; Tecniche diagnostiche avanzate; Procedure di calcolo per l'analisi del rischio. Tasso di crescita previsionale: elevato, in crescita continua, per gran parte legata allo sviluppo di normative stringenti a livello europeo e quindi nazionale. Fatturato previsionale di regime: 2 milioni di euro/anno RISCHIO IDROG. Clienti privati: Aziende produttrici di apparecchiature di laboratorio per misure in sito; Società di ingegneria Ampiezza e valore del segmento di mercato: la quota di mercato acquisibile nell indotto dal centro è dell ordine di alcuni milioni di euro l anno. Clienti pubblici: Regioni; Province; 11

14 Capitolo II L ambiente competitivo Autorità di bacino; Autorità montane; Comuni; Ministeri; Enti con competenze territoriali in genere. Valore: 5 milioni di euro/anno. Competitors: non è individuabile a livello regionale/nazionale un soggetto che offra una gamma di servizi comparabile con quella del centro sul rischio idrogeologico. A livello internazionale esistono, in numero esiguo, società di consulenza specializzate. Servizi offerti: Progettazione ed esecuzione di prove particolari Prototipizzazione per prove non standard; Ingegnerizzazione di sistemi di mitigazione del rischio. Tasso di crescita previsionale: elevato. Fatturato previsionale di regime: 1 milione di euro/anno RISCHIO SISMICO Clienti privati: Società di ingegneria; Imprese di costruzione; Produttori di tecnologie e materiali innovativi per la mitigazione; Società di progettazione di lifelines ed impianti industriali a rischio; Società di assicurazioni per infrastrutture ed impianti. Ampiezza e valore del segmento di mercato: il mercato si sviluppa a livello internazionale soprattutto in ambito comunitario e di bacino del mediterraneo. Per la complessità delle opere in oggetto il mercato è ad alto sviluppo e può produrre alcuni milioni di euro l anno di fatturato. Clienti pubblici: Regioni; Province; Sovrintendenze ai beni culturali; Comuni; Ministeri. Valore: 2 milioni di euro/anno. Competitors: non esistono competitori che offrono competenze integrate di sismologia ed ingegneria sismica; per quanto riguarda la sismologia e la dinamica dei terreni offerte di servizio provengono da piccole società private, mentre nel settore sismico l offerta di prove dinamiche a livello nazionale è limitata a prove sincrone presso l Enel Hydro (ex ISMES), oggi in fase di forte ridimensionamento, e presso Enea - centro della Casaccia che opera in complementarietà con le attività del CRdC. Servizi offerti: 12

15 Capitolo II L ambiente competitivo Monitoraggio sismico a scala territoriale ed urbana; Caratterizzazione dinamica dei terreni e microzonazione; Validazione e qualificazione dei materiali, degli elementi e delle strutture; Prove dinamiche al vero ed in scala ridotta per strutture ed infrastrutture oltre che per macchine e sistemi di impianto; Progettazione ed ingegnerizzazione di sistemi per la mitigazione del rischio sismico su strutture, impianti e beni culturali/architettonici. Tasso di crescita previsionale: elevato. Fatturato previsionale di regime: 1,5 milioni di euro/anno RISCHIO VULCANICO Clienti pubblici: Regioni; Province; Comuni; Ministeri; Valore: 2 milioni di euro/anno Competitors: la specificità del settore rende inesistente la possibilità di competitors al di fuori delle strutture scientifiche che compongono il Centro Servizi offerti: Monitoraggio integrato delle zone vulcaniche Servizi di early warning Tasso di crescita previsionale: medio. Fatturato previsionale di regime: 0,5 milioni di euro/anno. VULN. SIST. COSTIERO Clienti privati: Società di costruzione di opere marittime Società di trasporto marittimo Società minerarie o di trasformazione di risorse minerarie e petrolifere Clienti pubblici: Agenzie Nazionali e Regionali per l Ambiente Altri laboratori internazionali di ricerca Attività legate alla marineria mercantile Autorità di Bacino Autorità Portuali Enti Parco e per aree protette Enti per il turismo e la sua promozione Magistrati alle Acque Protezione Civile Competitors: altri laboratori di ricerca e dipartimenti aziendali di ricerca e sviluppo. 13

16 Capitolo II L ambiente competitivo Servizi offerti: Tecniche di analisi dei dati acquisiti in tempo reale per la loro assimilazione in modelli numerici; Sviluppo di modelli numerici di ricostruzione hindcast, nowcast, forecast di scenari in ambienti costieri; Sviluppo di metodologie chimiche e molecolari per diagnosi e prevenzione del rischio ambientale. Fatturato previsionale di regime: 1 milione di euro/anno. SEZ. TRASVERSALI E MERCATO INTERNO Le sezioni di modellistica, telerilevamento e sviluppo sensori hanno un mercato interno al centro offrendo servizi di integrazione verticale di ciascun laboratorio. Esse offrono, a monte, lo sviluppo dei modelli e, a valle, quello dei sensori. Ciò non esclude la possibilità di esportare verso l esterno il know how acquisito e le tecnologie sviluppate servendosi della sezione politiche territoriali e trasferimento tecnologico per realizzare spin-off e servizi in outsourcing per l industria Potere contrattuale dei clienti Dai dati di settore fin qui esposti è possibile desumere che i potenziali soggetti entranti nel mercato possono essere altre strutture esistenti di ricerca che si riorganizzano in un sistema integrato con aziende operanti nel settore ambientale. Altre strutture, consorzi accademici e enti pubblici di ricerca che vogliano aumentare il grado di integrazione orizzontale e verticale sono ostacolate dalle barriere all entrata e dalla tendenza del settore ad abbassare il grado di integrazione per le difficoltà di gestione e per gli scarsi risultati ottenuti negli ultimi anni. Essendo coinvolte già in questo centro le strutture che a livello regionale hanno le competenze necessarie per una operazione del genere il potere contrattuale dei clienti è limitato mentre è più forte a scala nazionale ed europea. Nel caso di commesse di ricerca ad ampio spettro nel campo del rischio ambientale il potere contrattuale dei clienti torna ad essere basso vista la scarsa presenza di competitors del centro. SEGMENTO PUBBLICO Struttura e dimensione della domanda Per meglio comprendere l entità del mercato è possibile analizzare quantitativamente la domanda di ricerca applicata legata ai rischi ambientali a livello regionale. In tal modo è possibile evidenziare i fattori fondamentali che influenzano il settore in genere. La domanda nasce a seguito dell esigenza fondamentale di riduzione del livello di esposizione al rischio del territorio. Proprio tale indice è una misura indiretta del valore del mercato essendo proporzionale all investimento pubblico per la sua mitigazione. Il valore del mercato privato è indotto da stringenti normative in termini di prevenzione e sicurezza degli impianti e del relativo impatto ambientale. I paesi ad alto livello di industrializzazione e di densità abitativa in zona sismica come l Italia sono evidentemente ad alto rischio. Quasi la metà della popolazione vive in aree dichiarate sismiche, la maggior parte degli edifici residenziali (65%) e la quasi totalità degli impianti inquinanti o a rischio è costruito senza adeguate norme antisismiche. La Campania in particolare è molto esposta a rischi naturali (sismico, idrogeologico e vulcanico) ed a quelli antropici indotti per l alta concentrazione di impianti industriali a rischio di esplosione o rilascio di sostanze tossiche come censito dal ministero dell ambiente 14

17 Capitolo II L ambiente competitivo L INDUSTRIA DELL AMBIENTE CRITICAL SUCCESS FACTOR nel 2001 a seguito del decreto legislativo 334/99. La mitigazione del rischio sismico ha prodotto finanziamenti pubblici per oltre 300 milioni di euro che corrisponde alla cifra di danno atteso annuo per eventi sismici. Dal punto di vista idrogeologico solo per l evento catastrofico di Sarno sono stati stanziati più di 500 milioni di euro. La spesa prevista nei prossimi anni per la riduzione dei rischi naturali è di 1800 milioni di euro. Oltre a questa situazione che già di per sè dimostra la rispondenza del progetto di business in oggetto in relazione alla opportunità offerta al sistema di ricerca campano, va considerato il business dell ambiente riconducibile alle aziende private. Negli ultimi decenni sono nati segmenti di mercato in serie con il tradizionale ciclo di vita dei prodotti di consumo o commodity per cui è identificabile il mercato delle aziende atte allo sviluppo di innovazioni di processo capaci di ridurre il danno indotto dai cicli produttivi, ma anche quello del recupero dei rifiuti o del riciclaggio o la difesa e mitigazione del danno procurato all ambiente. Ciascuno di questi segmenti è caratterizzato da investimenti in ricerca e sviluppo predominanti rispetto alle classiche voci del conto economico di bilancio e quindi da elevatissimo contenuto tecnologico e valore aggiunto. Come meglio analizzato nel seguito questo business rappresenta un potenziale target market per il centro, per cui risulta critical success factor la capacità di acquisire in outsourcing una serie di servizi, rispondendo così all esigenza dominante dell organizzazione aziendale che spinge alla destrutturazione verticale delle grandi aziende. Il mercato privato risulta non ancora maturo per cui sono stati previsti tassi di crescita significativi per molti anni a venire. Elaborazioni effettuate per il 1998 identificavano 5394 operatori attivi sul territorio nazionale, con il 23% nel Mezzogiorno ed, in particolare, il 5.5% in Campania. Per confronto la rilevazione al 1986 presentava 1757 aziende. Tale dato indica un incremento del 207% in 12 anni. Anche le ricadute dal punto di vista formativo occupazionali sono significative proprio per l elevato valore aggiunto del settore attraverso: formazione di operatori dell industria e dei servizi per l ambiente, imprese e società che offrono beni e servizi nell ambito del ciclo delle acque, del ciclo dei rifiuti, dell inquinamento ambientale, della valutazione, gestione e mitigazione dei rischi naturali e più in generale del supporto alle politiche ambientali. Si può intravedere quindi la possibilità di essere, a fronte di una elevata competenza gestionale e di ricerca (altro critical succes factor), incubatore d impresa e spin off nel settore ambientale anche se questo appare un obiettivo a termine più lungo rispetto ai servizi per l impresa. L investimento in ricerca nel settore da parte della Comunità Europea può essere quantificato in 1083 milioni di Euro nel V Programma quadro (Ambiente e Sviluppo sostenibile) e sarà di 1200 milioni di Euro nel VI Programma quadro (Sviluppo sostenibile e cambiamento globale) Struttura e dimensione dell offerta I principali enti capaci di ricerca presenti in ambito territoriale locale sono praticamente esauriti dagli stessi proponenti del Centro di Competenza essendo essenzialmente Strutture Pubbliche (Università, C.N.R., ENEA, INGV e Consorzi Pubblici di Ricerca). Tali enti già dispongono di laboratori avanzati ed attrezzature di ricerca applicata di capacità inferiore alla domanda del mercato delle aziende manifatturiere e di servizio. Esistono, infatti, in Campania oltre trenta laboratori di ricerca in altrettanti dipartimenti ed istituti di ricerca in cui operano 600 addetti di cui 500 ricercatori e 100 tecnici di laboratorio che testimoniano il livello del patrimonio di know-how preesistente. I settori di applicazione sono gli stessi presenti nel Centro (rischio sismico, rischio vulcanico, rischio idrogeologico, rischio dell ambiente marino, rischio antropico), e ciò non deve 15

18 Capitolo II L ambiente competitivo stupire in quanto è proprio una attenta analisi di mercato e benchmarking di settore che ha guidato il gruppo proponente nella strutturazione del sistema di ricerca. E stato aggiunto il rischio dell ambiente marino che racchiude attorno all oggetto mare in modo unitario, tematiche proprie del settore idrogeologico e del rischio antropico. Tale scelta va ancora una volta nella direzione dell integrazione della ricerca per l aumento dell efficacia nell analisi e della riduzione dei rischi attraverso un approccio unitario come la tematica stessa richiede. 2.3 Minacce e opportunità OPPORTUNITA MINACCE o Un CRdC potrà promuovere l aggregazione delle diverse Competenze nel settore dell ambiente presenti in Campania; o I piccoli e medi imprenditori che non dispongono di un settore ricerca proprio potranno commissionare specifiche ricerche applicate in grado di rendere le loro aziende ed i loro prodotti competitivi a livello europeo; o Le agenzie di servizio e gli enti locali e territoriali necessitano di strumenti per il monitoraggio e la gestione dei rischi ambientali; o La formazione nel settore dell ambiente potrà consentirà di migliorare e diffondere le conoscenze, incrementando le possibilità di occupazione nel settore; o Potranno proporsi più facilmente partnership con le aziende per l accesso a fonti di finanziamento per la ricerca. o La competitività delle aziende campane nel settore può essere limitata, soprattutto a livello internazionale; o Le ricerche nel settore restano isolate, mancando le opportune sinergie e collegamenti tra i diversi attori della ricerca; o Il trasferimento al mondo dell impresa e dei servizi può essere frenato da un mancato ascolto dei bisogni reali in fase di pianificazione delle ricerche; o L offerta di servizi innovativi agli enti di gestione può presentare carenze di integrazione con le azioni già in corso da parte degli enti; o L occupazione resta stagnante ai livelli attuali. 2.4 Fattori critici di successo Di seguito si riportano le caratteristiche del sistema e le condizioni contestuali che devono necessariamente realizzarsi per la andata a buon fine del progetto ed il raggiungimento della missione. o Flessibilità del sistema: intesa come la capacità di gestire progetti di ricerca a scala crescente con la medesima efficienza gestionale e produttiva; o Time to market: inteso come capacità del sistema a rispondere in tempi brevi a esigenze di segmenti emergenti del mercato; o Minimizzazione del lead time: capacità di raggiungere i risultati della ricerca in tempi stabiliti e che rappresentino un fattore di competitività per committenti come le industrie (per le quali i tempi di ricerca e sviluppo rappresentano una ulteriore possibile fonte di valore aggiunto); 16

19 Capitolo II L ambiente competitivo o Incrementare costantemente il know how e gli skills per sintonizzarsi con il trend di crescita sul mercato; o Creare un significativo grado di fidelizzazione del settore diventando, a regime, tra le best in class del mercato della ricerca sull ambiente acquisendo un grado forte di affidabilità. 17

20 Capitolo III L ambiente interno CAP III - L ambiente interno 3.1 Risorse finanziarie ed il piano degli investimenti Le risorse finanziarie rappresentative del fabbisogno allo start up del centro nei suoi primi tre anni di vita sono in prevalenza legate agli investimenti fissi per la strutturazione stessa del settore in cui si vuole entrare. L entità del finanziamento richiesto per le apparecchiature per la costruzione dei laboratori sono riassunti nella seguente tabella: SEZIONI TEMATICHE INVESTIMENTI PREVISTI PER ATTREZZATURE (IN MIGLIAIA DI EURO) RISCHIO ANTROPICO 6744 RISCHIO IDROGEOLOGICO 3820 RISCHIO SISMICO 7323 RISCHIO VULCANICO 1852 VULNERABILITA SISTEMA COSTIERO 3120 TELERILEVAMENTO 655 MODELLISTICA 644 SVILUPPO SENSORI 2044 POLITICHE TERRITORIALI 696 TOTALE Il personale ricercatore è messo a disposizione dalle università e dagli enti di ricerca che ne sosterranno in proprio l onere. L impegno del personale nei tre anni è riportato: SEZIONI TEMATICHE INVESTIMENTI PREVISTI PER PERSONALE RICERCATORE (N MIGLIAIA DI EURO) RISCHIO ANTROPICO 3876 RISCHIO IDROGEOLOGICO 2505 RISCHIO SISMICO 2652 RISCHIO VULCANICO 790 VULNERABILITA SISTEMA COSTIERO 793 TELERILEVAMENTO 305 MODELLISTICA 427 SVILUPPO SENSORI 1001 POLITICHE TERRITORIALI 1128 TOTALE Oltre alle quote personale gli enti conteranno su di una liquidità immediata di risorse finanziare per un valore di 1422 mila euro. Si possono quindi riassumere le risorse finanziarie necessarie all acquisizione delle apparecchiature e del personale. 18

21 Capitolo III L ambiente interno ATTREZZATURE RICHIESTE SPESE GENERALI 4456 COFINANZIAMENTO a)quota cash pari a 1422 b)quota mesi uomo pari a TOTALE PROGETTO Questo è il riassunto degli investimenti per l avviamento del business e quindi a breve termine. Come è possibile notare non sono previste spese per immobili in quanto le spese di adeguamento degli spazi esistenti in dotazione ai proponenti sono previste nel costo delle attrezzature. A lungo termine si prevedono soprattutto investimenti in immobili per una struttura che sia la sede delle attività non di laboratorio del centro e quindi il management, lo staff e la sezione di politiche territoriali per cui la sede in oggetto dovrà avere la capacità per ospitare circa trentacinque persone ed attività di ricerca di tipo soft, la dimensione prevista è di circa mille metri quadrati per una spesa prevista di milleseicento migliaia di euro da sostenersi al termine dei primi cinque anni di attività. 3.2 Risorse Umane MANAGEMENT Vertice strategico del CdC: Direttore: Paolo Gasparini (Unina Federico II) Vice direttore: Umberto Arena (Seconda Università di Napoli) Vice direttore: Gaetano Manfredi (Unina Federico II) Project Manager: Mauro Basili (ENEA) Responsabili delle sezioni tematiche: Rischio antropico: A..D Alessio (Università di Napoli Federico II) Rischio idrogeologico: L.Cascini (Università di Salerno) Rischio sismico: E.Cosenza (Università di Napoli Federico II) Rischio vulcanico: G.Macedonio (INGV- Osservatorio Vesuviano) Vulnerabilità del sistema costiero: R.Ribera (Stazione Zoologica) Sviluppo sensori: A.Zollo (Università di Napoli Federico II) Moellistica: L.DeArcangelis (INFM) Politiche Territoriali: U.Leone (Università di Napoli Federico II) 19

22 Capitolo III L ambiente interno INDUSTRIAL BOARD NUCLEO DI VALUTAZIONE CONSIGLIO TECNICO AMM. VICE DIRETTORE DIRETTORE PROJECT MANAGER VICE DIRETTORE STAFF VERTICE STRATEGICO RESPONSABILE DI SEZIONE RESPONSABILE DI SEZIONE RESPONSABILE DI SEZIONE RESPONSABILE DI SEZIONE RESPONSABILE DI SEZIONE RESPONSABILE DI SEZIONE RESPONSABILE DI SEZIONE RESPONSABILE DI SEZIONE RESPONSABILE DI SEZIONE PERSONALE DI RICERCA STRUTTURATO PERSONALE DI RICERCA STRUTTURATO PERSONALE DI RICERCA STRUTTURATO PERSONALE DI RICERCA STRUTTURATO PERSONALE DI RICERCA STRUTTURATO PERSONALE DI RICERCA STRUTTURATO PERSONALE DI RICERCA STRUTTURATO PERSONALE DI RICERCA STRUTTURATO PERSONALE DI RICERCA STRUTTURATO SISTEMA DI RICERCA PERSONALE A CONTRATTO PERSONALE A CONTRATTO PERSONALE A CONTRATTO PERSONALE A CONTRATTO PERSONALE A CONTRATTO PERSONALE A CONTRATTO PERSONALE A CONTRATTO PERSONALE A CONTRATTO PERSONALE A CONTRATTO RISCHIO ANTROPICO ROSCHIO IDROGEOLOG. RISCHIO VULCANICO RISCHIO SISMICO VULN. SIST. COSTIERO. TELERILEVAM. MODELLISTICA SVILUPPO SENSORI POLITICHE TERRITORIALI 20

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