DROGA La Caporetto italiana

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2 Olga Freschi Dalla Valle DROGA La Caporetto italiana Lettere dal fronte orientale

3 Disegno di copertina: Olga Freschi Dalla Valle Nel disegno una colonna di ragazzi, come quelle dei lager, è in cammino verso la droga e la morte. L incontro avviene nelle nostre città d Italia, moderne ma grigie. La disfatta continua ad accadere ogni giorno, come ogni giorno il mondo gira, forse nel senso sbagliato.

4 Dedicato a Roberto e alle mamme che non smettono di combattere

5 Ringraziamenti Il primo ringraziamento lo rivolgo al conte Francesco da Schio che attraverso l Associazione Vicentina contro la diffusione delle tossicodipendenze promossa dal Rotary Club Vicenza Berici, ha devoluto al mio Comitato un aiuto economico che mi ha dato la prima spinta per impegnarmi in questo libro. Un grazie anche al Centro di Servizio per il Volontariato della provincia di Vicenza, che accogliendo questa mia iniziativa mi ha ulteriormente sostenuta nelle spese. Un particolare affettuoso grazie, all amico Nico Rossi, insegnante di filosofia in un liceo di Vicenza, che mi ha incoraggiata, sostenuta e indirizzata con preziosi consigli in questa mia fatica. Infine ringrazio i vari direttori che si sono succeduti negli anni, alla guida de Il Giornale di Vicenza, per l attenzione e lo spazio sempre riservati alle iniziative del mio Comitato e dei messaggi da me rivolti alla cittadinanza.

6 INTRODUZIONE Credo che mai nella storia, si sia verificata tra i giovani una devianza di enormi proporzioni come quella che stiamo vivendo ormai da quarant anni. Mi riferisco alla tossicodipendenza che, con la diffusione incontrollata di sostanze stupefacenti varie, mai combattuta con coraggio e onestà, ha raggiunto ogni parte del pianeta. Alla base di questo fenomeno esiste certamente un disagio esistenziale esasperato dalla vita stressante di questi ultimi anni, dal consumismo sfrenato stimolato da una pubblicità ossessiva e per molti suadente, dalla scarsità di ideali e di modelli positivi, da un etica civile e morale confusa e in crisi. Viviamo un degrado che ormai fa paura, e i giovani spesso, sono le vittime sacrificali. È cosa ormai risaputa, che ogni nuova generazione si trovi ad affrontare vari problemi, ed è forse questo il tributo che si deve pagare per entrare nell età adulta. Oggi però mancano protezione e accompagnamento da parte di una società responsabile, incapace di dare un valido aiuto per affrontare quei disagi che, superati, contribuiscono a fortificare e maturare. Nei tempi passati, un giovane ventenne era considerato un uomo, oggi si chiama ragazzo il trentenne che ancora vive con i genitori. Forse la difficoltà di guadagnarsi la vita in tempi di povertà diffusa, spingeva i giovani di ieri a farsi carico, già da adolescenti, di responsabilità in seno alla famiglia. Questo lasciava poco spazio all ozio e a fantasie evasive. I genitori trasmettevano messaggi precisi e pretendevano rispetto. In questo erano aiutati da una scuola educante, seppure severa e dagli oratori parrocchiali come ponte tra la chiesa e la strada. Tra i gruppi di case popolari, vi erano i cortili in cui i ragazzini potevano giocare lontano dai pericoli, scaricando tensioni, energie, fantasie e imparando a crescere in comunità con l aiuto degli amici. Ogni stagione aveva determinati giochi e i pochi giocattoli avevano una funzione stimolante sull ingegno esercitando la volontà per riuscire a superare le difficoltà. Come i cuccioli degli animali, che giocando tra loro imparano a difendersi, così i bambini e le bambine venivano indirizzati verso esperienze che avrebbero sviluppato da grandi. Poi iniziò veloce la trasformazione nel metodo educativo. Gli psicologi invitavano i genitori a non essere oppressivi nei confronti dei figli per non creare in loro i famosi complessi. Iniziò così il permissivismo, l atteggiarsi dei genitori ad essere amici di questi figli che invece avevano bisogno soprattutto di guide e di educatori. Intanto le città si ingrandivano, sorgevano quartieri e caseggiati che praticamente erano ammassi informi di condomini senza più cortili, e chiese senza più oratori. Una città a misura di adulti e non più di bambini e di ragazzi. Erano mutazioni pesanti e minacciose per la qualità della vita delle famiglie. Lo si intuiva vagamente e si riconosceva nei versi di canzoni popolari: là, dove c era l erba ora c è un città. 1

7 Introduzione A questo punto, per gli adolescenti, per le ore di svago rimanevano solo le strade, le sale da gioco cresciute in fretta i bar con i juke box. Luoghi questi, senza protezione e a volte davvero pericolosi. Qui si poteva incontrare il lupo cattivo. La scuola permise che scolari e studenti non usassero più i grembiuli che li rendevano uguali e la moda ebbe il sopravvento anche nelle aule, con indumenti, zainetti e persino quaderni e diari griffati, accentuando le diversità e le distanze, mettendo i semi di sottili inimicizie, di individualismo e qualunquismo. Il boom economico ormai era fondato su una nuova mentalità, sullo spreco del consumismo più sfrenato, sull individualismo, sulla competizione, sulla libertà di provare tutte le esperienze. Fu subito dopo quegli anni che scoppiò il bubbone della crisi giovanile che sfociò nell estremismo nel campo politico sociale culturale, frutto di un utopia che in realtà si rivelò un sogno impossibile. Il mondo giovanile si ruppe in due spezzoni: il primo generò il terrorismo degli anni di piombo, il secondo fu un riflusso che comprendeva gran parte di quelli che, disillusi, si rinchiusero nel privato alla ricerca di paradisi artificiali, di una felicità individuale. Questi ultimi si ispiravano alla cultura psichedelica, all uso di droghe, in particolare allucinogeni, per espandere le capacità creative. Una cultura che era nata non in funzione privata, ma sociale e politica, soprattutto nel mondo della musica Rock, così attraente per i giovani, e i più fragili tra loro, già negli anni settanta, illudendosi di produrre l utopia, subirono il fenomeno dell isolamento sociale. Così, l uso delle droghe passò dalle sostanze eccitanti a quelle calmanti come gli oppiacei e l eroina, quasi si cercassero anestetici contro l infelicità e la solitudine. Simboli inebrianti di questa generazione furono le musiche di alcune figure famose che spesso consumarono la loro esistenza in un perverso cerimoniale di autodistruzione: sesso e droga, quando non addirittura la morte. Emozioni estreme, volere essere padroni della propria vita senza limiti, diventarono tra gli adolescenti i rituali di identificazione con questi nuovi eroi. Questa forma di contestazione, nata come ricerca di sincerità, accentuò il contrasto con la falsità e l ipocrisia del Sistema, capace di fabbricare ogni cosa, sentimenti compresi, ma non la morte. Dopo gli anni settanta, il mondo non fu più quello di prima e le conseguenze andarono ben oltre la contestazione studentesca. È qui, che ad un certo punto, appaiono nelle nostre piazze le sostanze stupefacenti che trovano proprio negli adolescenti un fertile terreno. I genitori non sono preparati; ad un tratto si ritrovano in famiglia figli che sembrano sconosciuti e che rivendicano il diritto a soddisfare piaceri e a praticare una libertà in realtà fasulla. Quella libertà che si riduce a parola da usare come alibi per giustificare un disimpegno verso sé stessi e gli altri e che porta inevitabilmente in un vicolo cieco da cui è difficilissimo uscire. Per Aristotele e Platone, una persona che si abbandona al piacere non è veramente libera, ma è schiava. Anzi si può dire che ha tanti padroni quanti sono i propri vizi. E infatti i ragazzi più fragili cominciarono presto a pagare il conto di questo viaggio sconsiderato nel paese dei balocchi. Cominciarono gli abbandoni nella scuola e nel lavoro. Dove c era una famiglia serena, adesso c è una casa che somiglia a una trincea: non esistono regole, orari, impegni. Molti 2

8 Introduzione tra coloro che hanno iniziato fumando spinelli, ora cercano esperienze più forti e sperimentano le più varie e pericolose sostanze. Dagli psicofarmaci ai cardiotonici, dagli allucinogeni agli eccitanti. Infine l eroina per trovare un po di pace. Per molti è uno scivolo verso un viaggio senza ritorno. In Italia, inizialmente, il problema droga sembrò non destare preoccupazioni allarmanti nei vari governi che si alternavano sulla scena politica, impegnati com erano ad affrontare fenomeni rivoluzionari provocati dalle brigate rosse e dai terroristi che avevano preso di mira le istituzioni stesse. La classe politica, miope e incapace di guardare lontano, sottovalutò il problema Droga e forse scelse di proposito il non intervento come strategia per placare la ribellione; di sicuro non fu compreso che anch esso doveva essere combattuto al pari del terrorismo, non solo per salvare tante vite e consentire a tanti giovani un esistenza vera e degna di essere vissuta, ma anche per sottrarre al terrorismo stesso una forma vitale di sostentamento ottenuto attraverso lo spaccio. Se le famiglie erano allo sbaraglio, non di meno lo era il governo, il quale, non solo si affidò ad esperti il più delle volte in contraddizione tra loro, ma subì l influenza di partiti e di intellettuali che da sempre miravano alla legalizzazione o meglio, alla liberalizzazione delle sostanze stupefacenti, sostenendo che ognuno aveva il diritto di essere libero di decidere della propria vita, anche di farsi schiavo; e qui il motto era: vietato vietare. In questo marasma, l unica risposta positiva all inadeguatezza del Governo venne dai privati: preti e laici in prima linea che, testimoni di tanti drammi, si impegnarono in prima persona tentando strade nuove. Nacquero le prime comunità, molte in via sperimentale e non prive di inevitabili errori, altre con programmi specificatamente terapeutici secondo modelli già sperimentati all estero. Le associazioni dei genitori di tossicodipendenti e i comitati cittadini antidroga che già esistevano in tutta Italia, ad un certo punto si unirono alla Lega Nazionale Antidroga - LENAD - sorta a Torino nel 1981 per l impegno di Piera Piatti, che indirizzava la battaglia su più fronti: cambiare la legge che consentiva il possesso di droga pesante per uso personale - una legge folle, unica in Europa, che fa dell Italia il mercato d oro per il traffico di eroina ; sospendere poco a poco la distribuzione di metadone e di morfina. Per i piccoli consumatori spacciatori, invece del carcere prevedere l obbligo della cura; poi ancora: C è sempre un istante nel quale chi si droga tende la mano e chiede di essere aiutato a fermarsi. E allora cogliamo questo istante, fissiamolo con un contatto terapeutico in strutture ospedaliere prima e poi in comunità protette da cui non possa uscire fino a che non sarà guarito. Logicamente contro queste proposte i libertari gridarono allo scandalo; si parlò di ricovero coatto e di gulag Successivamente, vista la grande partecipazione di associazioni, si creò di comune accordo il Coordinamento Nazionale Antidroga (C.N.A.), con lo scopo di coordinare le azioni stimolando l attenzione del Parlamento, del Governo e della pubblica opinione, sul problema della tossicodipendenza, al fine di ottenere sul piano legislativo, amministrativo, socio sanitario, interventi idonei all effettivo recupero dei tossicodipendenti. Già nel 1975 vi era stato un primo intervento legislativo, come risposta all emergenza delle carceri che si riempivano di giovani drogati ; esso sanciva il possesso della modica quantità 3

9 Introduzione giornaliera di droga e fu accolto come una scelta politica di rilevante portata sociale, tuttavia non ha ostacolato questa china scivolosa, non ha arginato il consumo, ma ha di fatto potenziato il dilagare della tossicodipendenza permettendo a un numero sempre maggiore di giovani di accostarvisi rimanendo schiavizzati. Non si preoccupava cioè di frenare il diffondersi del consumo presso i giovani, anzi vigeva il motto: educare e non punire!. I decessi per overdose cominciarono a moltiplicarsi, affiancati dalle morti civili costituite dalle vittime di incidenti stradali e del lavoro (mai pubblicamente conteggiate) e da coloro i quali, prigionieri delle varie dipendenze, sopravvivevano come fantasmi tesi unicamente alla ricerca spasmodica della sostanza per loro indispensabile, in paurose condizioni psicotiche, del tutto separati dal mondo. Le celle del carcere si affollarono di giovani vittime aumentandone il degrado e trascinando le loro famiglie nella disperazione e nello sconforto più assoluto, incapaci di affrontare senza aiuti, un problema più grande di loro e che avrebbe dovuto essere almeno arginato ad opera di uno Stato solerte e responsabile. I correttivi predisposti, come la somministrazione controllata di metadone e farmaci, non hanno risolto il problema, anzi hanno talora aggravato la situazione. La distribuzione della droga da parte dello Stato è avvenuta senza validi e severi controlli, senza vincoli a un programma terapeutico completo, peggiorando in molti casi condizioni già disperate e favorendo l insorgenza di dipendenze miste. Trasformandosi, nella maggioranza dei casi, in terapia di mantenimento. Tutto questo con l adesione di alcune comunità terapeutiche, ha portato ad una ipotetica riduzione del danno, non tanto verso la persona del malato, ma soprattutto per un controllo sociale rivolto a diminuire la piccola criminalità. In realtà non risolse il problema del recupero dei tossicodipendenti, ma li ha cronicizzati. La famiglia non ha potuto e non può contare sull aiuto della legge, delle istituzioni, della medicina, in una efficace lotta contro la diffusione della droga, infatti abbiamo l assurdità di una norma giuridica che consente l acquisto di sostanze di cui è vietata la vendita. Già verso la fine degli anni settanta, anche qui a Vicenza, spontaneamente e gradualmente, un gruppo di genitori che rifiutavano di essere solo testimoni passivi del disfacimento morale e fisico dei propri figli e dello sconvolgimento dell intero nucleo familiare di appartenenza, cominciarono a contrastare attivamente la droga, senza appoggi politici e tra l indifferenza e la diffidenza spesso umiliante e offensiva dell opinione pubblica. Il 21 luglio 1983 nacque legalmente come prima associazione di auto aiuto nella nostra città il Comitato di Solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti che nel 1990 muterà l intestazione con l aggiunta e dei malati di Aids per il contributo di volontariato nei confronti di tanti tossicodipendenti colpiti da tale malattia. Il Comitato si impegnò attivamente sia a livello cittadino, spronando Comune e Ulss a dare risposte concrete al grande disagio, sia a livello nazionale collaborando prima con la LENAD e poi con il CNA. Anche noi chiedevamo l abolizione della modica quantità giornaliera e la modifica alla durezza solo punitiva e non rieducativa delle pene carcerarie. Mentre in città si cominciava a prendere atto della gravità del problema e si tentavano timidi interventi con il supporto del volontariato, a livello nazionale nel 1990 si ebbe la legge Jer- 4

10 Introduzione volino Vassalli, che aveva accolto la nostre proposte. Quando si cominciavano a cogliere i primi risultati positivi, gli irriducibili antiproibizionisti con furbizia criminale ne chiesero l abolizione inserendo questa richiesta tra undici referendum. Naturalmente la votazione causò tra gli elettori non poca confusione, il fatto è, che, per pochi voti, fu resa vana la nostra lotta. Tutto tornò come prima tra lo sconforto soprattutto delle famiglie disperate e impotenti. Molta acqua è passata sotto i ponti da allora, quasi quarant anni di insufficiente contrasto hanno portato a una malattia cronica della società di cui ancora non si vede uno sbocco risolutivo. L ansia di libertà e di sincerità si è trasformata nel tempo in indifferente accettazione di un dramma per una società individualistica e consumistica che, incurante di antichi valori, ha inquinato le coscienze e la morale e sembra più che mai incapace di una responsabile rinascita sulle basi di un etica che ponga al centro la persona e la salute fisica e morale come sono sancite dalla Costituzione, quando ci impegna per il pieno sviluppo della persona umana. Le associazioni dei genitori si sono sempre sentite incatenate dall impotenza e dall impossibilità di agire per trovare soluzioni soddisfacenti. Per loro era incomprensibile che addirittura le leggi, falsamente pietistiche ed estremamente garantiste, permettessero e incrementassero lo spaccio capillare. Tuttavia, in tutti questi anni di innumerevoli tragedie familiari e di impegno di volontari, di comunità terapeutiche, di preti, di medici, instancabili voci di politici si sono susseguite nel proporre la liberalizzazione delle droghe leggere e la legalizzazione di quelle pesanti. Addirittura in alcune piazze, leader di partiti e parlamentari libertari hanno più volte distribuito provocatoriamente e impunemente ai passanti hashish e marijuana. Comportamenti questi, che non potevano non far pensare ad interessi personali specifici. E finalmente dopo tanti anni i sospetti hanno trovato certezza. L uso di spinelli e cocaina, oltre a trovare largo uso nel campo dello spettacolo, dello sport e di altri settori della società, non risparmia nemmeno Camera e Senato! Un vecchio proverbio dice che una mela marcia in un cesto di sane può guastarle tutte; oggi quei consumatori di droghe, o meglio, quei drogati, sono rispettati e protetti, sono tra coloro che hanno il compito di governare il Paese e votare anche le leggi sulla droga! E intanto questo sconsiderato e ripeto, criminale permissivismo, ha portato l Italia ad essere una tra le nazioni in cui si consuma più droga, lo rivelano persino le analisi sui campioni di liquami della rete fognaria dove confluiscono anche le urine, e proprio nelle urine vanno a finire i residui del metabolismo degli stupefacenti e sono quindi indicatori ottimali. Uno studio della tossicologia forense dell università di Firenze ha rivelato che nel giro di sei mesi, in tale città, sarebbero stai consumati oltre dodici chili di cocaina, pari a dosi. Consumo in proporzione superiore a quello registrato a Londra da una analoga ricerca. La classe politica, di destra o di sinistra, è composta da persone cieche e sorde, se non in cattiva fede, indifferente di fronte ai drammi dei cittadini, e disponibile persino ad offrire ai consumatori di eroina, delle stanze in cui bucarsi tranquillamente. Non è questo il modo per combattere e vincere la tossicodipendenza e la diffusione della droga! Nei primi giorni di marzo 2007, il The Independent, grande giornale inglese, con un 5

11 titolo a tutta prima pagina, chiede scusa ai suoi lettori per avere lanciato dieci anni fa, una campagna per la depenalizzazione della cannabis, motivando il ripensamento nel fatto che l hashish suo derivato - che si fuma ora, chiamato skunk (puzzola), è tratto da un tipo di cannabis 25 volte più potente di quella usata nel 1997 e sta creando drammatici problemi di tossicodipendenza tra i giovani britannici. Oltre persone, metà delle quali minorenni, si sono sottoposte lo scorso anno a terapie di disintossicazione. I medici hanno concluso che questa droga può essere nociva come la cocaina e l eroina, creando problemi mentali di estrema gravità, come gli stati psicotici. Inoltre, la rivista scientifica Lancet sta per pubblicare uno studio che indica nel nuovo tipo di hashish una droga più pericolosa di Lsd e ecstasy. A livello politico sempre in Inghilterra, si sta chiedendo di riportarla nella categoria B insieme ad altre droghe pesanti. Qui da noi invece si concede la possibilità di detenere venti spinelli per uso personale ( ne erano stati proposti addirittura quaranta!) Dopo tanti anni, sento nel cuore il fallimento o meglio, la disfatta a livello nazionale della Lotta alla droga. Sento il bisogno di richiamare tutti alle loro responsabilità, cominciando da quei genitori che per vergogna nascondono il problema che li ha colpiti. La droga è una malattia che porta a una devianza sociale che bisogna combattere tutti insieme per costringere il Governo ad intervenire con decisione e coraggio. Ecco il perché questo libro. Quando nel 1984 mi sono avvicinata all Associazione famiglie confrontandomi con altre persone nel tentativo di capire il fenomeno droga, ho constatato come esso fosse tanto simile e tanto diverso da caso a caso. Come un caleidoscopio muta le immagini ad ogni rotazione mantenendo però i medesimi colori, così il problema droga era il medesimo nonostante le diversità sociali e intellettuali delle famiglie di appartenenza. Ero testimone di drammi e grandi sofferenze che erano il mio dramma e la mia sofferenza. Nel 1986 assunsi l onere di guidare questo gruppo formato soprattutto da madri, alcune delle quali, poche in verità, sono ancora sulla breccia. Nonostante la perdita di un figlio non ho interrotto il mio impegno, perché il dolore che porta la droga è ancora il mio dolore e il desiderio di vivere in una società pulita è ancora il mio desiderio. Ho messo in risalto le morti per overdose come per un grido di protesta, in corsivo, come in un pianto silenzioso quelle dovute all Aids. Sono tutte vittime della provincia vicentina. Mi hanno sorretta finora la capacità di esprimere i miei sentimenti, la tenacia dei propositi e la tanta rabbia rimasta nel cuore contro l inettitudine e l inerzia politica. Sono passati venticinque anni, eppure non mi arrendo e scrivo per lanciare ancora un appello: Torniamo insieme a quel punto iniziale del nostro impegno, che è quello sacrosanto di salvare la vita dei nostri figli. Torniamo tutti a lottare contro la droga. Olga Dalla Valle

12 Dal 1981 al 1985 Dal 1981 al 1985 Quando nel 1982 mio figlio Roberto, terminato il servizio militare ritornò a casa, mi accorsi che c era qualcosa che non andava. Mi confidai con il medico di famiglia chiedendogli di vederlo e di parlargli. Lo fece e mi tranquillizzò; Ero troppo ansiosa, stessi tranquilla. Ma io sentivo in me un malessere che mi tormentava. Non passò molto tempo, e purtroppo ebbi la conferma dei miei timori: usava sostanze stupefacenti. Cercai di capire, di informarmi, acquistai un libro che ne spiegava gli effetti sull organismo per discuterne insieme, ma lui era evasivo, mi parlava di scrittori, pittori e musicisti che ne avevano usato e nonostante ciò erano diventati famosi. Comunque - mi diceva non preoccuparti, ne uscirò. Io ho cercato aiuto un po ovunque, ma in quei tempi c era ben poco. Un amica che aveva avuto un nipote appena uscito dal medesimo problema, mi parlò di una associazione di auto-aiuto, il Comitato di solidarietà con le famiglie dei tossicodipendenti, invitandomi a parteciparvi. Provai. Il Comitato era frequentato soprattutto da madri, di uomini c erano solo il presidente, un padre e un volontario. Rimasi per un breve periodo, non mi trovavo bene, mi sembrava di perdere tempo senza concludere nulla. Fui richiamata con insistenza, ritornai e mi impegnai fortemente in prima persona. Eravamo a fine estate del 84. Cominciai col crearmi un personale archivio con articoli di giornali che ora mi servono da guida in questo mio viaggio a ritroso nel buio tunnel che tanto segnò la vita della mia famiglia e quella di tante altre, e con il seguire, passo passo, tutto quanto concerneva questo problema. Degli anni che hanno preceduto la mia partecipazione al Comitato, di scritto non c è molto, inizio però con il poco in mio possesso. Sabato - 15 ottobre 1981 Nel Salone del Palazzo della Opere Sociali di Vicenza, si è tenuto un incontro promosso dalla Caritas vicentina sul tema: Quando in famiglia c è un tossicodipendente. Alla relazione di don Sergio Pighi è seguita una testimonianza dal vivo del Gruppo di mamme di tossicodipendenti di Vicenza, letta dalla volontaria Lia Magrin. Desidero denunciare in quale disperazione, angoscia e abbandono vivono le famiglie dei tossicodipendenti: ho conosciuto vedove con quattro figli, di cui uno o anche due e addirittura tre, drogati; sono donne senza mezzi economici, sole, senza sostegni affettivi e distrutte dal dolore. Vi sono genitori sempre vissuti in modo onesto, fra lavoro e famiglia, che improvvisamente si trovano in casa la polizia con l ordine di perquisizione: tutto viene controllato, buttato all aria e loro che guardano pieni di orrore, senza riuscire a capire, a pronunciare 7

13 Dal 1981 al 1985 una parola. Vengono a sapere poi, che il loro figlio è un tossicodipendente ed è sospettato di detenere droga in casa. C è l angoscia di quelle famiglie che alla sera non vedono rientrare i loro figli e solo dopo qualche giorno di affannose ricerche vengono informate che sono in carcere per spaccio. Molte volte ho sentito madri, parlare di somme di denaro o piccoli oggetti d oro o di valore rubati; questi ultimi, quando va bene, finiscono al monte dei pegni, e sempre le madri devono salire quelle scale con umiliazione e vergogna per ritirarli. Altre situazione presentano casi di studenti che a scuola non reggono e quindi la lasciano, oppure di giovani già inseriti nel mondo del lavoro che spendono in droga quanto guadagnano e poi, incapaci di sostenere un ritmo stressante lo perdono. E nella maggioranza dei casi non manca un ossessiva richiesta di soldi. Poi ci sono tossicodipendenti che vengono trovati con qualche grammo di sostanza e quindi rinchiusi in carcere; nessuno nega le loro responsabilità, ma è amaro per i genitori vedere che i loro figli, invece di essere obbligati a curarsi, sono messi a contatto con la delinquenza comune, da cui traggono esempi deleteri e future complicità. Nasce allora il problema se strappare i figli da quell ambiente emarginante indebitandosi par pagare parcelle salate ai difensori, o lasciarli alla loro mercé e magari perderli del tutto. È amaro per loro sapere che vi sono invece imprenditori e politici che frodano lo stato e attraverso avvocati compiacenti e conoscenze importanti rimangono impuniti. Questi sono solo alcuni drammi che si vivono tra le mura domestiche in silenzio, vergogna e solitudine e non dobbiamo farci illusioni, perché la droga è in mani potenti e dilagherà sempre più; è una guerra che non si sa se finirà. Quando una famiglia si accorge di avere un figlio drogato, è come se la vita si fermasse, tutto precipita nella disperazione, perché le speranze di recupero sono quasi inesistenti. Ci si chiede: Cosa facciamo, a chi ci rivolgiamo?. Chi ha vissuto e vive questa esperienza, sa che le strutture esistenti a Vicenza non danno risposte concrete. Esiste il Cad, (Centro assistenza drogati), che da alcuni mesi distribuisce Metadone, cioè droga, ai tossicodipendenti. È un intervento giusto curare il problema droga con altra droga? I genitori lo escludono, perché, dopo il Metadone, il ragazzo usa eroina e alcool. Nella Voce dei Berici, giornale diocesano, il 26 Ottobre 80 è stato pubblicato un articolo dove si diceva: Si vuole spacciare per progresso e libertà la liberalizzazione del Metadone; avanza una logica disumana: prendi la tua droga e muori. Il ragionamento che sta sotto alla decisione è agghiacciante; il drogato è un essere pericoloso, ruba, scippa, disturba, ed occorre neutralizzarlo, se vuole distruggersi sono fatti suoi, anzi aiutiamolo a farlo, così il ritmo della vita sociale non avrà altre noie ed intoppi. Oltre al Metadone i ragazzi vengono forniti con larghezza, di psicofarmaci e ricette per acquistarli. Così il giovane nell arco della giornata, prende alla mattina la sua razione di Metadone, poi numerose compresse di psicofarmaci, alcool, e infine l eroina. Dopo di che, completamente avulso dalla realtà trascorre ore e ore a letto in un torpore di semicoscienza. Vi è poi il problema del carcere; durante un intervista pubblicata su Il Giornale di Vicenza il 20 settembre 80, un magistrato del nostro tribunale ha detto queste testuali parole: Il carcere di S. Biagio è lo sconcio della città. L attrezzatura è controproducente, non può affatto servire a ricuperare i detenuti, ma li fa diventare peggiori. ( ) 8

14 Dal 1981 al 1985 Altro problema è il rapporto con l Ospedale. In un altra intervista su Il Giornale di Vicenza il 10 settembre 80, il direttore sanitario ha fatto questa affermazione: Il tossicomane non porta solo un più basso livello di tolleranza al dolore, ma anche un più basso livello di moralità. Non è intenzione dei genitori minimizzare le difficoltà che un drogato può portare all interno di un Ospedale, ma ritengo questa frase infelice, ingiusta e cattiva. In questi ultimi sette anni, il gruppo formato da madri e volontari, ha percorso tutte le strade per tentare di recuperare, per salvare dal degrado e dalla morte i propri figli drogati: incontri con il sindaco Chiesa, con l assessore Zocche, con il direttore sanitario dell Ospedale Civile di Vicenza e sempre con risultati negativi. Hanno scritto all allora ministro della Sanità On. Anselmi che rispose di prendere contatto con la segreteria per fissare un incontro, cosa che è stata subito fatta. Abbiamo atteso dieci mesi una convocazione, dopo di che l attesa è terminata con la caduta del Governo. Nella primavera scorsa, proprio in questo salone, venne a parlare di droga e dei problemi ad essi connessi, don Mario Picchi, responsabile di una Comunità terapeutica romana per tossicodipendenti (Ceis), invitato dall On. Rumor. Lo abbiamo avvicinato e pregato di aiutarci; ci rispose che lui non poteva fare nulla e che ci rivolgessimo all On. Rumor, che sapeva sensibile a questo problema. Preso contatto, l On. ascoltò molto cortesemente le nostre richieste, annotò i nostri dati assicurandoci una risposta. La stiamo ancora aspettando! Abbiamo contattato per telefono e di persona molte Comunità terapeutiche; in tutte c è l esaurito e lunghe liste di prenotazioni. E poi dicono che i drogati non vogliono uscire dalla droga! Ci siamo rivolti ai partiti politici e ai sindacati senza ottenere nulla di concreto. Anche in quasi tutte le parrocchie il problema viene ignorato. Psicologi e sociologi fanno risalire la causa della tossicodipendenza a una mancanza di chiare e convincenti motivazioni di vita. Infatti la mancanza di punti di riferimento, il vuoto dei valori, la convinzione che nulla abbia senso e che pertanto non valga la pena di vivere, il sentimento tragico e desolato di essere viandanti ignoti in un universo assurdo, può spingere alcuni alla ricerca di fughe esasperate e disperate. La struttura sociale è carente e non soddisfacente. Noi non vogliamo fare un processo alla società, dobbiamo però constatare che tante carenze causano fatalmente un senso di sfiducia e di oppressione che può sfociare anche in esperienze paurosamente negative. Ho tentato fin qui di riassumere le esperienze e i tentativi fatti dalle famiglie e descrivere in quale modo vengono vissuti i rapporti con le strutture pubbliche. È tempo che gli amministratori diano delle risposte. Abbiamo necessità di comunità terapeutiche residenziali, di luoghi protetti, dove i giovani possano tentare di ricostruire la loro personalità e riacquistare quei valori che li aiutino ad affrontare con coraggio le difficoltà della vita. 9

15 Dal 1981 al 1985 Il Giornale di Vicenza - ottobre 1981 Droga Parziale bilancio del primo esperimento con il metadone Il tossicomane sotto controllo Sicuramente, da sola, questa droga alternativa non serve al recupero Altro discorso è quello del mantenimento e di un migliore comportamento sociale. Senza soluzione degli altri problemi, diventa solo un momento transitorio di assistenza destinato alla ricaduta ed infine alla cronicizzazione Ma attorno resta il vuoto La Voce dei Berici - 18 ottobre 1981 Primo incontro della Caritas sull emarginazione Tossicodipendenti: Anch essi hanno un messaggio per noi La Caritas vicentina si sta impegnando in attività preventive nei quartieri - La famiglia da sola non può gestire il problema L ente pubblico chiamato a creare i servizi terapeutici Il Giornale di Vicenza - 16 novembre 1981 Il fenomeno si sta drammaticamente allargando in città Il Comune contro la droga Predisposto dall amministrazione civica un documento provocazione che susciti il dibattito Una delibera di interventi in Consiglio entro il mese Vicenza 16 ottobre 1982 Lettera inviata al Presidente del Comitato di Gestione delle ULS n. 8 dott. Igino Fanton e a tutti i rappresentanti del Comitato di Gestione. p.c. al Sindaco Antonio Corazzin, all assessore agli Interventi Sociali dott. Sante Bressan, al responsabile ULS del settore Sociale avv. Gherardi, ai presidenti delle sette Circoscrizioni, agli operatori del Servizio per le tossicodipendenze, al Questore, al Prefetto, al presidente del Tribunale, alle organizzazioni sindacali, al Vescovo mons. Onisto, ai gruppi di volontariato, al Giornale di Vicenza, alla Voce dei Berici, alla Caritas, al Provveditorato agli Studi. Con riferimento alla legge regionale circa la Competenza e disciplina degli interventi in materia di prevenzione, cura, riabilitazione e reinserimento sociale dei dipendenti da sostanze stupefacenti, psicotrope e da alcool il Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti, sollecita la definizione del programma di intervento che l ULS n. 8 è chiamata a progettare e anche a presentare con urgenza alla giunta regionale. Pur riconoscendo che a Vicenza esistono delle iniziative a carattere pubblico e privato, come comunità e cooperative per il recupero di queste persone, le riteniamo largamente insufficienti a coprire i bisogni esistenti. Nello spirito degli articoli 5 e 7 chiediamo con urgenza un incontro con il Comitato di Gestione, al fine di conoscere quale sia il programma di intervento delle ULS e per portare, se lo ritiene opportuno, il nostro contributo. Con l occasione le inviamo distinti saluti. Comitato di solidarietà con le famiglie di tossicodipendenti 10

16 Dal 1981 al 1985 Vicenza 28 gennaio 1983 Intervento del Comitato di solidarietà di San Pietro alla tavola rotonda indetta dalla circoscrizione 6 di Vicenza sulle tossicodipendenze Il Comitato di solidarietà di S. Pietro, è sorto dalla necessità di unire in un gruppo i genitori colpiti dal grave problema della droga, di ascoltare le loro necessità, di cercare di capire i loro problemi, di combattere insieme a loro le varie battaglie e tentare di fornire loro un appoggio concreto, puntando non soltanto sulla sensibilizzazione di tutta la società civile e cristiana, ma anche chiedendo l apporto degli organismi pubblici, perché è necessaria la collaborazione di tutti, in particolare degli Enti locali, sia per sollecitare una attenta analisi del problema nella città di Vicenza, sia per creare strutture tali da permettere il recupero e il reinserimento dei tossicodipendenti. Purtroppo il fare uscire i genitori dal loro isolamento, dal senso di vergogna e di pudore ben comprensibili, è impresa enorme e richiede pazienza, attenzione, sensibilità e amore. Solo ora, dopo parecchio tempo, il Comitato sta raccogliendo alcuni risultati positivi, sia come numero di famiglie partecipanti, sia di volontari. Dobbiamo qui, rendere atto in particolare alla sensibilità dimostrata dall assessore dott. Bressan, che per primo ci ha ascoltati con benevolenza e attenzione, intervenendo ai nostri incontri. La nostra esperienza quindi è quella di vivere tutti i problemi della famiglia, quando in casa c è un figlio tossicodipendente. Crediamo sia utile ricordare questi problemi che riguardano: il carcere, l ospedale, l emarginazione, la disoccupazione, le difficoltà economiche, le fratture e la disgregazione della famiglia stessa. Le esigenze che abbiamo individuato al momento presente sono: 1 Necessità di creare delle comunità; a tale proposito il Comitato è orientato verso strutture tipo Ceis. 2 Case alloggio di prima accoglienza, necessarie specialmente nei momenti in cui il Tossicodipendente ha bisogno di rivedere i suoi problemi o è in procinto di entrare in comunità; momenti a volte necessari per dare un attimo di respiro alla famiglia, specialmente se questa vive altri problemi. 3 Ripetiamo ancora: la sensibilizzazione degli Enti pubblici e dei cittadini tutti, poiché è un problema sociale e tutti siamo coinvolti. È inoltre necessaria una ben organizzata opera di prevenzione a tutti i livelli. 4 Risolvere il problema delle ragazze tossicodipendenti che non è stato affrontato in modo organico. Riferendoci alla terza domanda, come genitori, chiediamo alla comunità tutta di unirsi a noi in questa battaglia di solidarietà umana, eventualmente dando la propria personale adesione scritta. Il Giornale di Vicenza - 29 dicembre 1983 Il Veneto è al quarto posto tra le regioni italiane per il numero di decessi Droga, in un anno 251 vittime Sequestrati 304 chili di eroina, un record senza precedenti - Oltre 14 mila le denunce 11

17 Dal 1981 al 1985 Corriere della Sera - 21 gennaio 1984 Ombre di imputati eccellenti sul traffico di armi e droga ( ) Il nocciolo della questione sono gli uomini politici, i parlamentari che sarebbero coinvolti nel grande traffico illecito delle armi. ( ) E dal mese di giugno, appena dopo le elezioni, che a Trento si mormora del coinvolgimento di uomini di primo piano della vita nazionale. L inchiesta aveva imboccato la strada del doppio mercato delle armi: quello legale e quello clandestino. Sotto il mirino del giudice istruttore c erano i servizi segreti, ma anche gli uomini politici. ( ) E in base a questi atti istruttori che il giudice Palermo è arrivato alla definizione del suo schema che: Dal traffico di droga, arriva il profumo di tangenti nel mercato nero delle armi? Corriere della Sera - 31 gennaio 1984 Domani un vertice governativo varerà un piano per combattere la diffusione degli stupefacenti L Italia, il paese dove è più difficile la lotta alla droga Roma Un vertice governativo si riunisce mercoledì per varare un piano di lotta alla droga. Finalmente il potere politico risponde a una richiesta che viene reiterata negli anni da una società civile ridotta quasi alla disperazione: nell 83 c erano due morti accertati ogni tre giorni, nel gennaio dell 84 sono due ogni giorno. Si lamenta il ritardo, ci si domanda se ancora è possibile agire con efficacia. Il ritardo era forse inevitabile. Il terrorismo ha paralizzato lo Stato e il Paese per un decennio. Li ha inchiodati in un emergenza che offuscava il senso del futuro e riduceva la capacità di misurare i pericoli che lo minacciano. Per questo la decisione di reagire al fenomeno droga, di rifiutare la rassegnata convivenza con un male ritenuto ineluttabile, vale come una svolta. C è un segno di vitalità; la politica si assume, per una volta, le proprie responsabilità. ( ) Corriere della Sera - 13 febbraio 1984 Drammatiche rivelazioni dello studio compiuto dall Istituto di medicina legale per il CNR C è droga anche nei morti naturali dell obitorio Sostanze stupefacenti trovate nel 72% dei corpi sottoposti ad autopsia Nel 69,4% dei suicidi, nel 40% dei deceduti per cause insospettabili Eroina, cocaina o psicofarmaci erano presenti nel 47% delle vittime di omicidi La ricerca conferma che, accanto ai tossicomani schedati, esiste una fascia di utenti occasionali E sono proprio questi ultimi i più esposti al rischio di overdose ( ) Questa ricerca conferma una delle ipotesi più sconcertanti dello sviluppo del fenomeno droga in Italia: accanto ai tossicomani schedati dalle forze dell ordine e dai servizi psicosociali, esiste una fascia incontrollata di utenti occasionali, di individui, cioè, soprattutto giovani, che fanno ricorso a sostanze stupefacenti pur continuando la loro vita regolare di studio o di lavoro. In tal modo non si è, almeno all inizio, schiavi della droga, ma si è più esposti al rischio di una crisi mortale: l organismo, infatti, è più a rischio di overdose. Ma a che punto siamo per i decessi causati direttamente dalla droga? Sempre all Istituto di medicina legale, dove finiscono i casi ufficiali, dieci anni fa se ne era registrato uno, lo scorso anno sono stati 93. Una recente comunicazione del ministero degli Interni ha spiegato la recrudescenza di queste tragedie dando la colpa ai tagli presenti nelle dosi che finiscono in mano ai tossicomani. Secondo gli esperti dell Istituto di medicina legale, dati alla mano, non è la spiegazione giusta. Si cita a questo proposito una ricerca tossicologica effettuata su richiesta del Procuratore della repubblica di Milano, intervenuta in seguito a una eccezionale catena di decessi tra i drogati: nove in un mese alla fine dell 82 e solo in città. Anche in quell occasione si sospettava la presenza di tagli. Gli esami hanno invece dimostrato che le overdose erano state provocate solo dall eroina. ( ) 12

18 Dal 1981 al 1985 L équipe dell Istituto ha potuto ribadire anche con le analisi più recenti che la situazione non è cambiata. L ipotesi dei tagli letali non regge innanzitutto per la logica del mercato della droga: gli spacciatori cercano clienti, non morti. Dagli esami dei reperti dei tossicomani deceduti e dall analisi dei quantitativi di droga sequestrati dalle forza dell ordine, non è mai comparsa accanto all eroina una sostanza letale. ( ) L overdose è in aumento perché il tossicomane si inietta dosi con una presenza di eroina al di sopra del normale, oppure perché si è appena disintossicato, oppure perché si buca solo qualche volta. Di fatto è sempre l eroina che porta alla tomba. Informazioni di diverso tipo sono irresponsabili. Intanto la cura del metadone viene ancora messa sotto accusa L assessore regionale alla Sanità della Lombardia, ha nominato una commissione per verificare a che punto è la somministrazione del metadone, la droga della mutua. La situazione è allarmante: dalle analisi effettuate sulle urine dei tossicomani in cura presso i presidi degli ospedali Fatebenefratelli, San Carlo, Sacco e quelli di Busto Arsizio, Varese e Cittiglio, risulta che più del 50 per cento dei pazienti continua ad assumere eroina o cocaina oltre al metadone. Quel che è peggio commenta il tossicologo Gianfranco Lodi è che molti diventano tossicodipendenti proprio grazie al metadone. ( ) Il Corriere della Sera - 19 febbraio 1984 Droga, sfida del secolo Veleno nella società Articolo di Sabino Acquaviva I drogati: spesso muoiono soli, per la strada, affogati nei canali come non molto tempo fa a Padova. Non c è sagrato di chiesa, scalinata di grande monumento, in ogni città, che non abbia visto almeno una tragedia della droga. Vengono ritrovati dalla polizia, dai passanti, dai fratelli più piccoli o più grandi, da amici, da genitori sconvolti, si uccidono o vengono uccisi da parenti; a loro volta rapinano, uccidono per procurarsi la droga. E l età di questi rapinatori drogati è sempre più bassa. Insomma più drogati, più delitti legati alla droga, più rapine, più morti. E di tutto questo non si vede il fondo. La risposta della società? Sin qui, purtroppo parole: parole al vento, dolore, sangue, morte. È peggio, molto peggio che con il terrorismo: forse più morti, più danni per la società. Ci aspettano altri anni di dolore e sofferenza perché, oltre alle parole, non sappiamo affrontare il problema né, forse, abbiamo la forza e il vigore morale per lottare, contrariamente a quanto è accaduto con il terrorismo. E dunque si discute senza fine e senza costrutto. Liberalizziamo la droga? Così, si dice, almeno finiranno le rapine, ci saranno i drogati, moriranno per overdose, per disperazione o per altre ragioni, ma ci lasceranno in pace, dato che potranno procurarsi l eroina dove e come vogliono. Non liberalizziamo dicono altri colpiamo duro. Rendiamo pericolosa, difficile la vita ai trafficanti di droga: i drogati diminuiranno. Discussioni, idee, deboli tentativi di fare qualcosa, litigi, dibattiti, centri di studio, centri di rieducazione, di recupero, di formazione per la lotta alla droga. Nella sostanza che accade? Non soltanto il fenomeno non regredisce, ma per certi aspetti si dilata, si diffonde. I medici al capezzale della società italiana, intenti a studiare questa malattia, sono molti, le cause che vengono individuate ancor più, le diagnosi e le terapie proposte infinite. I risultati nessuno. E allora? Che fare? Dato che si sono messi in mille, nonostante il mio scetticismo, dirò anch io la mia. Non parlerò delle cause: la recente garbata polemica fra Montanelli e Alberoni, a questo proposito mi ha lasciato freddino: perché si drogano? Il Sessantotto? Il riflusso? La perdita dell autorità paterna? Dei valori? Per questo ed altro, penso. Certo, meno impegno politico significa, per alcuni, più eroina, ma per pochi, per le minoranze impegnate. Ma gli altri che impegno politico non ne hanno mai avuto? Per altri le ragioni sono molte: piccole e grandi. Minuti, frammenti di una nostra diversa maniera di vivere e pensare questa società post industriale. La società e la scuola sono diversamente organizza- 13

19 Dal 1981 al 1985 te; quello che i sociologi chiamano controllo sociale nella scuola, di necessità, è ormai molto modesto, e tra le sue maglie non passano soltanto le idee ma anche l eroina. Poi ci sono i valori, meno fede, meno convincimenti, e quindi meno autocontrollo, meno vincolo. Ma altre cose influiscono: una struttura sociale e urbana che obbliga a star fuori casa più a lungo, appunto, senza controlli. Centinaia di migliaia, milioni di giovani che vengono di giorno nelle città, dai piccoli centri, alle scuole lontane, ai posti di lavoro e di divertimento, e ogni giorno qualcuno cade nella rete, e nessuno è lì per difenderlo, per salvarlo. Milioni di ragazzi e ragazze, di uomini e donne si muovono senza posa, ovviamente senza controllo, in una età in cui stanno ancora imparando a vivere, a sopravvivere, a stare a galla in una società ostile in cui vige la legge della giungla, la legge del più forte. In questo spazio di libertà si muovono liberamente anche i delinquenti, i capitalisti e i corrieri della droga, dal grande al piccolo sordillo spacciatore di periferia. Si muovono come il pesce nell acqua di questa società di uomini liberi. E allora? Allora l eroina è il prezzo della nostra libertà? L inevitabile prezzo che si deve pagare in questa società libera? Malgrado tutto, non lo credo. Ma in una situazione di questo tipo, la lotta alla droga richiede una strategia complessa e simultanea. Anzitutto rieducazione capillare nelle scuole, nei luoghi di divertimento, nel cinema, nei circoli sportivi, nelle strade. È necessaria una forte campagna antidroga per la quale il governo deve stanziare molti ma molti miliardi di lire: una somma sufficiente per lanciare una vera e propria rivoluzione culturale. In secondo luogo occorre una nuova legislazione: colpire duramente i trafficanti, più duro che mai, in modo che il traffico di eroina diventi il mestiere più difficile e più costoso. Ed eliminare i mille sotterfugi giuridici che salvano i trafficanti. In terzo luogo occorrono degli specialisti negli organi di repressione del traffico di stupefacenti. Nuovi specialisti, più numerosi e dotati di strumenti sofisticati, uomini che nel piccolo e nel grande, si occupino soltanto esclusivamente di droga. In quarto luogo occorre una politica internazionale efficace e coordinata, una vera collaborazione fra Paesi produttori e consumatori: si sa dove e come viene prodotta la materia prima, dunque si brucino i raccolti, si colpisca alla radice con mezzi adeguati, applicando sanzioni a quei Paesi che nicchiano per ragioni economiche (o peggio) e così uccidono i nostri ragazzi. Infine deve mobilitarsi la gente: gruppi, comitati, ex tossicodipendenti, tutti insieme per stimolare, sorvegliare, criticare, medici, polizia, maestri, professori, genitori. Tutti insieme possiamo dire basta, perché questa tragedia dell occidente abbia fine. IL MEDICO d Italia n. 5 - febbraio 1985 Allarmata denuncia del ministro dell Interno on. Scalfaro Droga: in Italia 240mila tossicodipendenti Oltre 300 morti da overdose l anno scorso Le impressionanti cifre del rapido aumento del numero dei consumatori e della diffusione a macchia d olio del fenomeno. Un cancro che ormai si manifesta in ogni ambiente sociale e in ogni tipo di territorio del nostro Paese. La mappa della droga nel delineare la mappa di diffusione del fenomeno la ricerca segnala la presenza di vaste aree di concentrazione, pur nell espandersi a macchia d olio. In particolare sono evidenziate: l area ligure, coinvolgente anche le province di Alessandria e Piacenza l area veneta, collegante Udine e Verona attraverso i centri di Vicenza, Padova e Venezia l area tosco-emiliana che da Ravenna, Forlì giunge attraverso Firenze fino a Livorno infine la città di Roma che presenta i valori più elevati nel rapporto con la popolazione (3 utenti per 1000 abitanti, 110 tossicodipendenti per abitanti). 14

20 COMITATO DI SOLIDARIETA CON LE FAMIGLIE DI TOSSICODIPENDENTI VICENZA - VIA S. DOMENICO - TEL Con questo quadro, nato in un momento di particolare sofferenza, ho voluto rendere visibile il volto disperato e impotente di una madre, di fronte al dramma della droga. Il bocciolo di rosa - fiore per me ricco di simbologie rappresenta mio figlio che, invece di schiudersi alla vita, si rinsecchisce perdendo bellezza e profumo. Sia mio figlio, che alcuni suoi amici e amiche, quando lo hanno visto, sono rimasti turbati e non riuscivano a staccare lo sguardo da esso, e io avrei voluto tanto penetrare nei loro pensieri.

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22 Dal 1981 al 1985 Il Giornale di Vicenza - 14 febbraio 1984 Trova il figlio di 23 anni morto sul letto Si drogava ma voleva disintossicarsi Il Giornale di Vicenza - 8 aprile 1984 Scappata da casa un anno fa Trovata morta (da mesi) a Verona Vicenza 2 maggio 1984 Oggi vi è stato il funerale di un giovane di ventidue anni che, entrato nel tunnel della droga, dopo avere tentato invano più volte di uscirne, in un momento di depressione ha preferito spararsi un colpo di fucile. Il giornale locale titolava così un breve articolo: Per sfuggire alla droga ha detto addio alla vita Ho conosciuto questo giovane personalmente; era amico di mio figlio. Era gentile, distinto nella persona, ignoravo la sua tossicodipendenza. Certamente la sua sensibilità lo aveva spinto ad un conflitto esistenziale; nella sua dignità non accettava la schiavitù della droga. Al funerale c erano molti suoi amici tossicodipendenti, tra questi mio figlio. Ho tanto sperato che questa tragedia segnasse una svolta nella loro vita, gestita da una sostanza che poteva portare solo in tre direzioni: carcere, malattia, morte. Vicenza 17 febbraio 85 Delegazione del Comitato in visita al vescovo di Vicenza mons. Arnoldo Onisto per informarlo sulla grave situazione riguardante il problema droga. Trascrivo il testo guida dell incontro: Monsignore, il nostro Comitato è formato da genitori con figli tossicodipendenti e da qualche volontario e ci rivolgiamo a Lei per renderla partecipe della nostra angoscia e nel medesimo tempo per chiederle qualche forma di aiuto, il primo del quale può venire dalla preghiera perché Dio ci dia conforto nel dolore e coraggio per vivere e lottare per il bene dei nostri figli. Noi viviamo nell ambito delle rispettive parrocchie e siamo convinti che il fenomeno della droga non sia capito e perciò sentito nella sua variegata complessità dai nostri sacerdoti, i quali vedono in questi sventurati giovani, più che dei deboli, dei delinquenti che è bene non avvicinare. È facile parlare di Vangelo a chi è disposto ad ascoltare, ma è più difficile e altamente meritorio parlarne a chi non si rende conto di quanto prezioso sia nella vita di ogni giorno l insegnamento in Esso contenuto. La croce di Gesù manifesta per sempre la solidarietà di Dio con gli ultimi e con coloro che nell occhio dell uomo sembrano sconfitti. Dio è come il buon pastore preoccupato delle pecorelle smarrite Oggi, le pecorelle smarrite sono molte; ma quanti i buoni pastori? Questo interrogativo non vuole assumere un tono accusatorio, ma deriva comunque da un amara constatazione. Se avviciniamo questi giovani emarginati, ci accorgiamo non 15

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