Il filo della storia

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1 Il filo della storia

2 Edizioni: E.M. Via S. Margherita, Fidenza (PR) Tel ISBN Stampa. xxxxxxx Prima edizione, maggio 2013 Tutti i diritti riservati. Vietata qualsiasi forma di riproduzione, distribuzione, comunicazione pubblica di questo lavoro e dei suoi contenuti senza autorizzazione scritta della Cooperativa Casa Lodesana, dell autore e dell editore. In copertina: dipinto di Marco Grignani realizzato in occasioni del 30 anniversario Casa Lodesana

3 Sommario Presentazione Introduzione Una memoria grata Testi sparsi di don Enrico Tincati Chi siamo Estratto da identità e Regolamento della Casa di Lodesana del 1983 Casa di lodesana oggi I nostri valori Il legame con la Diocesi Il legame con il territorio Le tessere del mosaico Il volontariato La comunità terapeutica Il cambio di paradigma: il progetto Casa di Elia e l abitare supportato La prevenzione e l azione sul territorio Conclusioni Appendice: le fonti Il Convegno evangelizzazione e promozione umana Estratto dalla relazione di don Enrico Tincati su Evangelizzazione e promozione umana Colfosco 1976

4 4 Cercate anzitutto il Regno dei Cieli ed il resto vi sarà dato in aggiunta Mt. 6,33

5 Presentazione di S.E. Vescovo Carlo Mazza E per me un onore presentare riflessioni, memorie e testimonianze qui raccolte in occasione del 30 di fondazione di Casa Lodesana. Ricordare è un valore umano insurrogabile ed è altresì un valore civile e religioso. Nel caso dell anniversario di Casa Lodesana diventa un dovere grato verso tutti coloro che ci hanno messo la vita e che risplendono ai nostri occhi come veri testimoni, maestri e benefattori. In realtà nel suo cammino trentennale, la Casa è stata una vera testimonianza di fede e di amore, caratterizzata da paziente e amabile accoglienza e dall investimento di diverse e complementari competenze, accompagnando persone segnate dalla sventura, intenzionate tuttavia ad essere sostenute in vista di un dignitoso ripristino delle relazioni di normale vita quotidiana. Leggendo questi testi e commenti, sono stato colpito dalla potente passione per l uomo che ha generato e ispirato la fondazione della Casa e così sono stato benevolmente costretto a profonda riflessione per entrare nel merito della sua storia. Con stupore scopro che Casa Lodesana non è sorta da un iniziativa privatistica, ma da una illuminata disponibilità che ha radici profonde nel sentire evangelico di questa Chiesa di Fidenza e nel virtuoso condividere, spiccata e comune qualità, di questo lembo di terra emiliana: l una e l altra comunque generose nella solidarietà e negli affetti, entrambe feconde di miracoli d amore. Ad uno sguardo esterno, com è il mio, appare la vicenda di Casa Lodesana come emblematica di come un popolo sia capace di interagire con le sofferenze, interpretarle alla luce di un autentica sensibilità e porvi rimedio con geniali e impensabili slanci di aiuto e di cura. Qui, prima ancora della fede, ci sta l attenzione all uomo. L uomo che incappa nella tragica condizione di bisogno, di grido, di tragica solitudine. E questa una propensione originale dell animo che 5

6 6 suscita una dedizione di soccorso, un prendersi carico, chiunque sia l uomo, ma anche un ricercare cause e rimedi, un chiamarsi in causa, un sentirsi corresponsabili. Dopo di che, si può anche discutere, smarcarsi, definirsi, ma prima di tutto ci sta la condivisione, il mettersi nei panni del povero, identificarsi, sostituirsi, crederci, donarsi fino al consumo di sé, fino a forme segrete di eroismo. Di qui nasce una linfa vitale di straordinaria potenza di bene che produce dapprima un ruscello e poi un fiume di pensieri, di passioni e di opere. Per la verità si tratta di un bene molto concreto, direi sanguigno, con il carattere dell esclusività, della radicalità. E si costituisce, come la forza di un magnete carico di energia, per diventare obiettivo da raggiungere a tutti i costi, se è cosa pratica e fattibile. Casa Lodesana ne è la prova provata. Da un inizio così circoscritto a pochi, come un fuoco nascosto sotto la brace, Casa Lodesana è diventata una realtà che ha infiammato molti animi, ben disposti a tutto. Non v è dubbio che all origine ci sia stato un nucleo di potenza d amore, una persona carismatica del calibro di don Enrico Tincati. E questi un sacerdote fidentino, dono dello Spirito Santo, colto e del tutto immerso nel cuore di Gesù, avvolto da un ideale appassionato e appassionante. Lui è l ideatore della Casa e il trascinatore di molti discepoli. In lui e nei suoi scritti si avverte subito che si annidano una visione e un sogno, una spinta profetica e un assillo di missione, un inquietudine trascendente e divorante. Non per nulla è riconosciuto come un sacerdote autentico, lungimirante e dallo sguardo idoneo a scorgere i nuovi fenomeni emergenti da una società opulenta e nel contempo generatrice di disperazione, di solitudini, di svuotamento del senso esistenziale. Egli intravede una società ricca di soldi e di piaceri, ma sprovveduta di vera umanità e bruciata da sussulti distruttivi. Come è ben noto, i disastri dello spirito non nascono dalla povertà, ma dalla ricchezza mal governata, selettiva, supponente e fortemente imbevuta di sotterranee ingiustizie e violenze. In tale impasto tutta la bruttezza possibile viene a galla e crea un altrettanta bruttezza che è l esatto contrario della bellezza dell anima e del corpo. Quando lo spirito dell uomo viene ferito, ne soffre anche il corpo e insieme vanno curati con interventi adeguati. Presentazione

7 Presentazione E qui, in questi contesti contraddittori e portatori di sofferenza, Casa Lodesana va controcorrente rispetto ad un pensiero semplicemente accusatorio. Constata la condizione di diffuso disagio, fa analisi crude sulle cause e sui rimedi e poi decide di creare spazi di speranza, recuperando, riassestando, curando la bruttezza acquisita o la violenza subita. Così la Casa diventa luogo di riacquisizione di un umano possibile, rivendicazione di una giustizia deturpata, luce per una fuoriuscita dal tunnel, redenzione rispetto ad una morte annunciata. In tal modo Casa Lodesana assurge ad essere la prova di salvezza, di un vangelo accolto e vissuto alla bell e meglio, anzi alla meglio dei modi possibili. Proprio lì si apre uno spiraglio di cielo e Don Tincati e i suoi soprattutto Vincenzo e Cristina ci hanno messo l anima, anzi il segno vigoroso di anima, che è la totalità della persona, per ridare vita a chi se l è lasciata sfuggire, inseguendo ideali fantasiosi e rischiosi. La figura evangelica che qui viene in mente, perché più si assomiglia, è quella del buon samaritano. Proposto in tale prospettiva, nel fondare Casa Lodesana si è scommesso sulla cura esemplare del samaritano, perché di fronte al percosso iniquamente lui solo si ferma e gli altri no. Perché lui sa vedere e spende la faccia. Egli vede sé proiettato nell altro e per lui l altro diventa parte di sé. In realtà il samaritano non s è reso compassionevole perché ha visto Gesù sul volto del malcapitato. Gli è bastato che fosse un uomo a rischio di vita. Siamo noi che l abbiamo visto, perché Gesù ha detto fai anche tu lo stesso. Gesù è il samaritano, ma Gesù è anche sul volto del malcapitato. Perché Gesù è l uomo, chiunque sia la sua condizione. La parabola del samaritano (Lc 10, 25-37) infatti vuol significare che ogni uomo, bisognoso del nostro aiuto, è nostro prossimo: non possiamo ignorare le necessità e le sofferenze degli altri uomini. Nel discorso del giudizio finale (Mt 25, 31-46) Gesù ulteriormente spiega il significato dell amore del prossimo. Qui Gesù solidarizza personalmente con tutti gli uomini bisognosi ed emarginati, con quelli che patiscono fame e miseria (J. Alfaro). A ben vedere nel fatto parabolico si attua una simmetria specchiale per cui l altro, senza venir meno alla propria identità, diventa parte di me e io sono parte dell altro. Allora io e l altro siamo i volti 7

8 8 sensibili e complementari di Gesù. Per arrivarci, ci è necessaria la trasparenza della fede. Da soli ci fermiamo alle apparenze o ai sentimenti di pietà. Per questo la mia vera identità è definita dall incontro con l altro, come il mio più vero compimento. Così nella vicenda di Casa Lodesana si riscopre tutta l avventura dell uomo, la sua intima vocazione e il suo destino. Per dirla in breve, si può sintetizzare: se non mi lascio prendere dall amore verso l altro che sta male, sono un uomo finito, come un morto in piedi. Don Enrico ha capito questo nell incontro fortuito con il mendicante alla stazione di Piacenza. Lì s è aperto l abisso della sua umanità e della sua fede e ancor più del suo sacerdozio. E ha deciso il suo progetto finale di vita in compagnia della sua Comunità di Santa Maria, la vera origine della sua vocazione solidale, il generoso laboratorio della carità. Non fu dunque solo, tanto più che era seguito dalla premura sapiente del vescovo Mario Zanchin e di sacerdoti amici. Dal suo carisma, sorgente di vera carità e di autentica profezia, molti spiriti furono consolati e ripresero a sperare, molte coscienze si aprirono a vocazioni radicali al seguito del Signore Gesù. Sono trascorsi trent anni da allora. A ripensarci, sembra passata un eternità rispetto ai cambiamenti sopravvenuti. Eppure quel luogo di nome Casa di Lodesana resiste e permane intatto nella sua ragione e integro nei suoi fini, tanto da essere riferimento per i persistenti disagi del vivere, per l amorevolezza dell accompagnamento, per la competenza della cura di tutti coloro che sono considerati un peso per la società e costituiscono la coda pesante degli ultimi. Per questo siamo grati ai Fondatori e siamo grati ai generosi e saggi Continuatori di una così meritoria e geniale intuizione d amore. Presentazione + Carlo Mazza Vescovo di Fidenza

9 Introduzione della Presidente La nostra società, sempre più veloce ed iperattiva al punto da essere stata definita la società dell accelerazione, rischia di perdere la memoria. Il rischio è di diventare tutti un po smemorati, angosciati e in parte paralizzati dal problema dell oggi, che diventa assoluto, proprio perché privo di quei riferimenti storici che ne costituiscono l identità. Per vivere il presente e guardare con speranza al futuro noi crediamo che sia necessario fare memoria, una memoria grata per i giganti che ci hanno preceduto perché, come amava dire don Enrico, noi,se riusciamo a concludere qualcosa di buono, siamo dei nani sulle spalle dei giganti. 9 Per questo,dopo 30 anni abbiamo voluto dedicare tempo per dire che non dimentichiamo non dimentichiamo Cristina, Vincenzo, Don Enrico, gli ospiti, gli operatori, i volontari che abbiamo incontrato e con cui abbiamo condiviso un pezzo di strada insieme. La memoria va coltivata, non per perdersi nel rimpianto del passato, ma per recuperare ed incarnare oggi quelle motivazioni che hanno ispirato scelte coraggiose, controcorrente, di speranza e di una vita vissuta, perché donata, in pienezza. In dieci anni dalla scomparsa di don Enrico il nostro modo di ricordarlo è stato innanzitutto quello dei fatti, di dare continuità, in una fedeltà creativa all esperienza di Casa di Lodesana, con i nostri pregi e i nostri limiti, ricordandoci di tutte le volte che Don Enrico ci ha ripetuto che l ottimo è nemico del bene Questo è il senso del testo che segue e che illustra Casa di Lodesana di ieri, di oggi nella ricerca inesausta di costruire il domani. Un oggi in cui, come q uando germinò l esperienza, ci troviamo in un momento di importanti trasformazioni, siamo attraversati da una crisi economica ma non solo, ed abbiamo davanti importantissime sfide. Impegnarsi personalmente, sporcarsi le mani, camminare insieme vogliono essere ancora i nostri riferimenti per guardare con speranza al futuro che ci attende.

10 Il filo della storia Una memoria grata 10 Quella che segue è la storia di un sogno. Esso però non è il frutto delle fantasie che popolano di notte la mente di un dormiente, ma nasce e si sviluppa alla luce del sole dall impegno comune di uomini e donne che decidono di dar vita a un progetto ambizioso nel segno della solidarietà e della speranza. Casa di Lodesana è la realizzazione di questo sogno. Ripercorrere a trent anni di distanza l itinerario che ci ha portati fin qui non risponde solo a un esigenza di memoria storica, ma esprime soprattutto il desiderio di valorizzare un patrimonio prezioso di cui vogliamo rendere partecipe l intera comunità fidentina. L inizio della storia ci riporta ai primi anni 80 quando il problema della droga attraversa ormai tutta la società, dalle grandi città ai piccoli centri, fino a diventare emblema di un disagio sociale sempre più diffuso. Sono ancora sotto i nostri occhi le terribili immagini di giovani trovati senza vita sulle panchine di un parco. E quando riescono a sopravvivere trascorrono le giornate senza uno scopo o una meta. Le famiglie dal canto loro sono sempre più smarrite davanti ad un problema che rischia di travolgerle e cercano aiuto, ma spesso non lo trovano. A Fidenza l USL inizia ad organizzare le prime risposte alla tossicodipendenza. Quanto alle comunità terapeutiche, la più vicina si trova a Genova. L esigenza di dare risposte efficaci ai bisogni di tante persone si fa sempre più pressante e qualcosa comincia a muoversi. Nasce l associazione di volontariato Gruppo Amici che comincia a confrontarsi sul Che fare? all interno della parrocchia di s. Maria Annunziata. Punto di riferimento del gruppo e catalizzatore dei progetti è don Enrico Tincati, sacerdote da anni impegnato nell ascolto dei giovani e nella testimonianza della carità: è lui che, grazie al suo carisma, spinge la comunità a farsi carico del problema mettendosi coraggiosamente in gioco. Ormai i tempi sono maturi per una manife-

11 Una memoria grata stazione pubblica e così, il 7 dicembre 1981, viene convocata al teatro Magnani un assemblea aperta a tutti sul problema della droga. La risposta del pubblico va al di là di ogni aspettativa. Antonella, membro del Gruppo Amici fin dall inizio e attualmente amministratrice alla Casa di Lodesana ricorda così quell evento indimenticabile: Ognuno di noi si era munito di foglietti con alcune domande da porre dopo gli interventi iniziali per riempire il silenzio della platea. Invece non ce ne fu alcun bisogno e ancor oggi c è il rammarico per le tante persone che quella sera non riuscirono ad entrare. Il fuoco è acceso: si moltiplicano le proposte operative e vengono avviate le prime forme di collaborazione con altri gruppi di volontariato. Nel frattempo era iniziata la prima esperienza di accoglienza grazie alla disponibilità di Bianca Mussi che aveva aperto le porte della sua casa. A quell epoca non si parlava ancora di percorsi terapeutici o di recupero; più semplicemente si andava alla ricerca di una famiglia che potesse farsi carico di chi si trovava in situazioni di disagio. E così avviene. Nel 1983, sotto la guida di don Enrico, una coppia di giovani sposi, Vincenzo e Cristina, rende possibile l idea di un primo luogo d accoglienza per tossicodipendenti. Non era certamente facile lanciarsi in una simile impresa: Vincenzo lascia il lavoro, Cristina interrompe gli studi ed entrambi si dichiarano disponibili ad La nascita avviare un esperienza nuova. Li spinge il forte desiderio di mettere in pratica quei valori cristiani della carità e dell ascolto in cui credono fortemente per servire gli altri, i nostri fratelli (da una lettera indirizzata dalla coppia ad un gruppo di amici). Da parte sua la Diocesi di Fidenza, nella persona del Vescovo, mons. Mario Zanchin, concede loro in comodato l uso del podere (da tempo abbandonato) su cui sorge ancor oggi Casa di Lodesana, sulla strada collinare che porta a Salsomaggiore. 11

12 12 Tutti ricordano il calore e l affetto che circondavano i primi ospiti pur nella ristrettezza dei mezzi: si sentono amati, sostenuti e, forse per la prima volta, accarezzano la speranza di rifarsi una nuova vita. Naturalmente non basta la disponibilità: Vincenzo e Cristina, da gennaio a marzo dell anno successivo, frequentano a Lucca un corso di formazione promosso dal CeIS (Centro Italiano di Solidarietà) di don Mario Picchi sula base del Progetto Uomo. Si tratta di una metodologia che affronta il problema droga sul piano educativo: per uscire dal tunnel delle dipendenze occorre ricostruire l essere umano su basi nuove perché, con l aiuto di altre persone, impari a scegliere per la vita e non per la morte ( Tu solo puoi farcela, ma non da solo ). Questo rapporto di collaborazione, fortemente voluto da don Enrico, si rivelerà particolarmente fecondo per il futuro dell accoglienza a Casa di Lodesana: prima con il CeIS di Piacenza ( La Ricerca ) e poi con il CeIS di Parma ( L Orizzonte ). In pari tempo ha inizio una serie di colloqui con gli operatori pubblici: prima con l USL n.4 (Parma) e poi con l USL n.5 (Fidenza) per fissare alcuni tratti di percorso da compiere insieme. Nello stesso periodo vengono avviati i primi contatti con l Amministrazione comunale di Fidenza grazie ai quali prenderanno forma alcune iniziative sul terreno della prevenzione e la decisione di concedere all associazione una nuova sede ubicata presso la Casa Rabaiotti. Ma la vera forza di Casa Lodesana è la presenza costante di genitori, familiari e volontari che, con la loro presenza, 24 ore su 24 si rivelano un supporto insostituibile. Con la formazione di tre gruppi (prevenzione, recupero, famiglie) vengono gettate le basi per la costituzione ufficiale dell associazione: l atto formale viene registrato presso il notaio Giancarlo Braga il 3 marzo 1983 e come primo presidente viene eletta Iside Germani. Anche per la Chiesa locale è giunto il tempo di riconoscere e sostenere la nuova struttura. Cosa che avviene nel 1987 all interno del XIII Sinodo Diocesano con la costituzione n. 152: Nella nostra Diocesi si manifesta fattiva attenzione per i problemi della tossicodipendenza, con la creazione di un ambiente terapeutico la Casa di Lodesana. E un iniziativa concreta e promettente da seguire con amore: Occorre però che altre case e famiglie sappiano aprirsi per accogliere questi giovani in difficoltà, ma disposti al recupero Una memoria grata

13 Una memoria grata Il 25 giugno 1988 un gravissimo lutto colpisce Casa di Lodesana: in un incidente stradale perde la vita Cristina. Lo shock è terribile, lo smarrimento inevitabile e alcuni cominciano a pensare che l esperienza sia conclusa. Ancora una volta è don Enrico con il suo carisma inconfondibile a infondere fiducia, a ridare speranza e a ripartire dal Fondamento che è stato all origine di questa meravigliosa avventura. In questa prospettiva anche un esperienza di morte può generare la vita, anche nel buio più profondo è percepibile una luce: attraverso la fede si possono scorgere quelle che, alcuni anni più tardi, don Enrico chiamerà le trame invisibili di Dio. Un mese prima di morire Cristina aveva scritto ad un ospite della Casa: Voglio dirti perché ho fatto questa scelta: c è chi pensa che mi faccio mantenere dal Vescovo, chi pensa che tengo in casa i tossici per non lavorare, chi pensa che lo faccia perché sono buona o per volontariato, chi pensa per un fioretto o un opera buona. Io lo faccio per riconoscenza. Cioè sento che la mia vita era buia, mi sentivo un niente, facevo fatica a vivere, vedevo davanti solo un futuro nero Invece ho avuto delle persone che mi hanno fatto incontrare Dio, che mi sono state accanto, che hanno sofferto con me, che facevano una vita serena, felice che io invidiavo e che non credevo possibile Guardando a loro e sentendo il Signore vicino, tenendo duro e fidandomi, cercando di cambiare la mia mentalità, sono arrivata fin qui, incasinata per molte cose, ma con dentro al cuore una punta di roccia dove mi appoggio e che mi fa sentire serena. E per riconoscenza cerco di trasmettere agli altri, a chi mi viene vicino, quello che altri hanno fatto scoprire a me. La mia scoperta l ho fatta a 15 anni, quando è morto Andrea il fratello della Giovanna Paini che ne aveva 16 Al cimitero ho visto per la prima volta una bara con dentro un mio amico, che veniva murata con quattro cazzuolate di cemento e li mi è crollato tutto: la vita dell uomo finisce così? Morire a 16 anni ed essere chiusi da quattro mattoni? Allora la vita è schifo totale o c è qualcosa di molto importante da cercare in questo casino E li è cominciata la mia ricerca. Ti ricordi il Vangelo, quando Gesù risorge e il suo sepolcro è scoperchiato e le donne che vanno là trovano la pietra rovesciata? Questa è la Resurrezione per me: sapere che la 13

14 14 vita di un uomo vale troppo per essere imprigionata da una pietra o dal cemento La vita vale, ha un senso, non è uno schifo. Tutte le cose hanno un significato, anche quelle più dolorose, perché sono in un insieme e valgono perché sono in questo insieme dove c è il riso e il pianto, che hanno un senso Allora mi sono accorta che nella mia vita c erano troppe cianfrusaglie l unica cosa importante era quella: trovare il senso, il perchè vivere, soffrire, star bene. Io non ti posso dire che il senso della vita è questo perché è un tesoro che ognuno trova pian piano. Però ti posso dire che la vita c è e che ha un senso. E non è poco. Se hai quello, stai bene: anche in una casa piccola, anche con la tv in bianco e nero, anche senza dolce alla domenica, anche senza viaggi alle Canarie, anche senza Alfa 75, anche in affitto Stai bene non perché ridi sempre, ma perché, anche dopo un maremoto, senti sempre dentro di te un punto sereno Se affidi la tua gioia alle cose, alle persone vuoi sempre di più e non ti basta più niente, sei sempre insoddisfatto Io non so cosa hai sentito qui in questi mesi, cosa cerchi, di cosa senti il bisogno per placare quella insoddisfazione che hai dentro (so che evadi il problema) però ripenso a quello che avevi detto all inizio: Voglio smettere di farmi per essere una persona più forte, per sentire la voglia di vivere, per amare, ed essere amato, per dimostrare il mio amore e la mia bontà verso le persone, per essere responsabile verso una donna che sarà la mia ragazza Queste cose io te le ho sempre sentite dire con sincerità. Non tradirle mai! Se vai in fondo, troverai una pace dentro e ti libererai da quell ansia con cui fai le cose adesso. La struttura sospende temporaneamente l accoglienza di ragazzi tossicodipendenti Una memoria grata

15 Una memoria grata continuando ad ospitare ritiri e campi-scuola d estate, ma non chiude i battenti: Il progetto iniziale prosegue il suo cammino, ma con alcune varianti: da questo momento la Casa dispone di un équipe composta da volontari, obiettori di coscienza e un operatore che insieme predispongono un percorso adeguate alle richieste delle diverse utenze, nel frattempo divenute sempre più numerose. Il nuovo organigramma prevede inoltre la presenza di un direttore, affiancato da un vice-direttore e da un coordinatore. Per un breve periodo viene offerta solo l accoglienza diurna mentre contemporaneamente nasce una cooperativa di solidarietà sociale al fine di favorire il reinserimento lavorativo di giovani, meritevoli di essere sostenuti al termine del loro cammino riabilitativo. E all unanimità si decide di chiamarla Cristina. Dal 5 marzo 1990 la Casa riprende ad accogliere gli ospiti 24 ore su 24, negli anni successivi consolida i rapporti con i vari servizi sul territorio e si trova ad affrontare nuovi stili di consumo sempre più diffusi (ad esempio cocaina, ecstasy e altre droghe sintetiche). Nello stesso tempo ha inizio la collaborazione con i CAT (Club Alcolisti in Trattamento). Con il passare del tempo alle figure professionali coinvolte viene richiesta una competenza sempre maggiore e l équipe accresce il numero degli operatori. Nel 1995 avviene il passaggio da Casa di accoglienza a comunità pedagogico-riabilitativa (che consiste nella gestione in proprio di programmi terapeutici in collaborazione con i Ser.T. di appartenenza degli ospiti) mentre nel 1999 viene riconosciuta come Comunità Terapeutico-Riabilitativa, e dal 2008 enta accreditato. La prevenzione, che fin dall inizio costituisce uno dei punti principali d impegno del Gruppo Amici, si qualifica ulteriormente con progetti innovativi e interventi che si ripetono ogni anno: a) informazione, consulenza e sostegno alla famiglia; b) azione di contrasto di fronte all abuso di sostanze legali e illegali; c) interventi per combattere i fenomeni di bullismo nelle scuole medie inferiori e superiori; d) allargamento degli spazi di ascolto e di confronto; e) eventi culturale e interculturali. Il 30 maggio 2003 l associazione è segnata da un altra gravissima perdita. Muore don Enrico dopo una lunga ed estenuante malattia. Don Enrico era perfettamente consapevole fin dalla diagnosi iniziale della malattia che sarebbe vissuto ancora una decina di anni al massimo. La sua reazione fu quella di vivere sempre di più con gli altri e al 15

16 16 servizio degli altri, in particolare degli ultimi. Così Casa di Lodesana ha voluto ricordarlo al momento della sua scomparsa sul settimanale diocesano Il Risveglio : La morte di don Enrico è un nuovo lutto che tocca profondamente la nostra Casa, già segnata in passato dalla morte di Cristina, di Vincenzo, di ex ospiti della Casa, di operatori e volontari. La sua morte lascia un grande vuoto, ma don Enrico ci ha testimoniato che più grande di questo dolore è la Speranza sulla quale egli ha fondato la sua esistenza e nella quale ha vissuto la sua malattia: la Speranza che l Amore e la Vita sono più forti della morte. Don Enrico è stato il fondatore e la guida della Casa di Lodesana, colui che con tenacia e coraggio ha voluto che l esperienza iniziasse e continuasse, anche nei momenti più difficili, sapendo cogliere i segni dei tempi. Era piuttosto restio alle celebrazioni della sua persona e, più che del fondatore, voleva che si parlasse del Fondamento, di un Dio vicino che è Amore e che si è rivelato pienamente in Gesù Cristo. È questo grande abbraccio di Dio che egli ha voluto testimoniare in tutta la sua vita, nella consapevolezza che quello stesso Dio che incontrava a Messa nella Parola e nell Eucaristia gli veniva incontro in ogni uomo, in particolare nei più poveri. Don Enrico è stato unico: una persona con tanti carismi che ci ha testimoniato che l incontro con l altro nella verità e nella carità è fonte di gioia e di beatitudine. Dalla sua fede in Dio nasceva la passione per ogni uomo e la fiducia che ciascuno di noi è chiamato a diventare un capolavoro di Dio. Per questo lo vogliamo ricordare con questa preghiera, da lui composta e a lui molto cara. Si trova nella cappella della Casa di Lodesana, da don Enrico fortemente voluta e considerata il cuore della Casa. Una memoria grata

17 Una memoria grata Ricordati! Sei qui per riscoprire chi sei. Figlio mio, tu non sei la somma dei tuoi errori né il cumulo dei tuoi meriti. Tu sei un figlio che Dio ha avuto da sempre nel suo cuore. Non ritenere mai perduta per sempre la bellezza che Dio ha posto in te! Infatti, se vuoi sapere chi sei, non guardare quello che sei stato, ma l immagine stupenda che Dio aveva nel crearti. Amico mio, benvenuto in questa casa del restauro; essa è sorta dalla passione di non lasciar perdere nessuno dei capolavori dell unico Artista che meriti questo nome. Benvenuto a Lodesana. Nel suo nome e nel solco da lui tracciato la Casa prosegue il suo cammino: nel 2007 nasce il progetto La Casa di Elia grazie alla collaborazione con l associazione S. Cristoforo di Parma; all interno dello stesso progetto altri punti di appoggio vengono individuati prima con l associazione Talita Kum di Salsomaggiore nel 2008 e poi nel 2012 la Casa di s. Giuliano Piacentino. Quest ultima è il frutto di una generosa donazione da parte del dott. Mauro Barbieri, psicoanalista e primo supervisore della Casa di Lodesana, deceduto a seguito di una grave malattia. A trentanni di distanza dall apertura della Casa vogliamo esprimere la nostra gratitudine e riconoscenza alle tante persone che, in modi diversi, hanno lasciato un segno importante con la loro presenza. Nell impossibilità di ricordarli tutti vogliamo citare coloro che, soprattutto nella fase iniziale e nella delicata fase successiva alla morte di don Enrico, ci hanno lasciato una preziosa testimonianza: Bianca Mussi, Cesare Rubini, Eugenio Chiusa, Antonio Lucia, Claudio Galli. Foto di gruppo con Mons. Zanchin (al centro)

18 Il filo della storia Testi sparsi di don Enrico Tincati 18 Don Enrico Tincati nato a Fidenza l 11 febbraio 1945, proviene dalla parrocchia di San Michele Arc. Frequentò nella sua città la scuola media e i primi due anni dell Istituto di Ragioneria Luca Paciolo. Entrò in Seminario nel 1961 e, dopo l anno di propedeutica a Cremona, compì a Fidenza i corsi teologici. Ordinato sacerdote il 15 giugno 1969, continuò gli studi sino al conseguimento nel novembre 1972, della laurea in teologia. L 1 ottobre 1970 era stato annoverato trai prebendari della Cattedrale e nominato segretario dell Ufficio Catechistico diocesano. Contemporaneamente assume l incarico di insegnate di religione nell Istituto Luca Paciolo, dal quale passerà due anni dopo all Istituto Magistrale Canossiano. Coopera inoltre all apostolato giovanile nella parrocchia cittadina di S. Maria Annunziata di cui diventa Parroco il 30 giugno Vogliamo qui di seguito offrirvi alcuni brevi testi che ci permettono di intuire la ricchezza umana e spirituale di don Enrico Tincati. Innanzitutto lo scritto di don Enrico ad un anno di distanza dalla morte di Cristina sul significato del ricordare le persone che ci hanno lasciato. E una breve ma densissima riflessione che ci aiuta a ricordare Cristina, don Enrico, Vincenzo ma anche gli ospiti, gli operatori e i volontari che hanno condiviso l esperienza di Lodesana in tutti questi anni e che ci hanno lasciato. Di seguito alcuni brani tratti da testi sparsi e dal testamento spirituale. Il ricordo di don Enrico ancora vivissimo in chi lo ha conosciuto vorremmo fosse patrimonio della nostra Chiesa, del nostro territorio e di chi ha incontrato la Casa di Lodesana in tempi più recenti. Due modi di ricordare Ci sono due modi di ricordare una persona che ci è stata cara e vicina

19 Il filo della storia su questa nostra sponda del tempo: un primo modo fondamentalmente paralizzante ce la fa vedere imprigionata nel passato, fissata dalla morte in un punto della storia 24 giugno 1988, che si allontana inesorabilmente da noi che avanziamo, per adesso, verso il futuro; il secondo modo, profondamente liberante, ce la mostra davanti a noi, approdata all altra sponda dell eterno, immersa nel futuro di Dio verso il quale tutti noi siamo proiettati. Per noi, suoi amici, non si tratta di fare qui gli elogi di Cristina che così sorprendentemente ci ha lasciati; né si tratta di canonizzarla o di farla apparire senza difetti, in una luce irreale. L affetto e la stima che nutriamo per lei non ci farà commettere questo errore di prospettiva. Per noi si tratta di lasciare intravedere quello che in Cristina ha operato, quella Forza che l ha guidata in tutti questi anni; quella Forza che l ha lentamente trasformata dal di dentro, senza annientare i tratti della sua umanità. Per lei quella Forza è una Persona viva, Colui che ha saputo riconoscere nella fede come il Signore della mia vita, anzi la Vita stessa. Attraverso lei, cosi unita a Vincenzo ci è venuto un messaggio di Speranza e solidarietà, un invito a pensare a spendere in maniera creativa la nostra unica vita come accoglienza calda e cordiale. E ciò a partire dalla consapevolezza che noi per primi siamo accolti ed amati da sempre e per sempre. Ecco allora la verità profonda della vita: un pellegrinaggio in cui si condivide. Don Enrico Tincati giugno 1989 Incontro Oggi, Signore, mi sei passato di fianco in stazione a Piacenza. Eri, sei un povero mendicante (ti chiamavano Il Professore ). accetteresti un alloggio ma io non ne avevo uno mio da offrirti. Una scusa? Dio mio perdonami e fammi capire. Posso andare avanti così? Ti incontro (oggi ho fatto l Eucarestia) e ti lascio andare via. Ti ho parlato in quell uomo, ti ho dato qualcosa, ma non ti ho chiamato in casa. 19

20 20 Dio mio, non posso più reggere così! E intanto facciamo discorsi,sinodi, chiacchiere per vedere come annunciarti! Tu ci passi accanto ed io ti lascio andar via non è possibile. Convertimi e dammi spazi nuovi che io possa gestire come tu vuoi. (da un quaderno di appunti in data ) Riflessione per la comunità di Santa Maria Amare il tuo prossimo è un amore storico, concreto, non un amore dolciastro o falsamente universale. Si può dichiarare di amare tutti e non amare di fatto nessuno. Un amore sa rispondere a bisogni concreti,storicamente localizzati ed individuati: è inutile dire ama il prossimo tuo se non gli dai un nome,una città, una nazionalità (da una traccia del ) Come una madre Come una madre, Signore, non può dimenticare il suo figlio,così Tu non puoi dimenticare l uomo. A Te, noi stiamo a cuore! Quando al mattino mi sveglio, tu hai già operato nel cuore di ognuno, perché Ti accolga: Ti faccia spazio. Io -servo inutile- arrivo dopo. E non devo agitarmi pensando che, se non dovessi arrivare io. Tu resteresti fuori: Certo siamo servi e dobbiamo servire: guai se non annunciassi il Vangelo; ma siamo servi inutili. (senza data) Con quanta pace Con quanta pace,gioia,serenità va fatto il nostro lavoro di operai del Vangelo! Quando alla sera mi addormento, io so che Tu vegli come sentinella su ognuno di noi perché nessuno vada perduto. E così continuo con gioia il mio cammino con Te, facendo il prete con un umile gioia. Rendendoti grazie perché mi hai svelato il mistero del Regno dei cieli. Camminando verso Te, che Il filo della storia

21 Il filo della storia mi concedi dopo questo breve pellegrinaggio oltre la morte. (senza data) Tu sei il centro della mia vita O Signore sono in chiesa e metto come mia preghiera queste mie parole. Vorrei dirti subito che tu sei il centro della mia vita anche se ora sono arido arido. Ho un desiderio di un vivo contatto con..per.. che anch io come gli Apostoli ed i Santi possa dire: vi parlo di uno che io ben conosco, con cui ho mangiato assieme, che ho esperimentato, che è vita della mia vita, che io ho assimilato. Ho vissuto con Lui, ho sofferto con Lui: Signore, l intimità con te è intimità con i fratelli e l esperienza di te è anche esperienza dei fratelli. Vorrei passare la mia vita a contemplarti, a stare con te, vorrei non dover più amaramente constatare che a volte tu non sei stato il centro della mia vita e che ho bisogno di rituffarmi in te. Ma questo, tu ben lo sai è utopia; mi accetto come mi hai fatto, mi accetto anche quando mi dimentico di te. Fa della mia vita una diaconia del prossimo Signore, tu hai detto: non sono venuto per essere servito, ma per servire. Stampa anche nel mio cuore e nelle mie azioni questo stampo. Signore mi sono dimenticato di me: non so più a che razza o a che famiglia appartengo per te il mondo è diventato la mia famiglia ed io sono diventato il servo di tutti i miei fratelli. Non mi appartengo più, non so più 21

22 22 che cosa mi piaccia di più o di meno ma so solo ciò che piace a te: ho perso il senso di giudicare ma tutto ho giudicato come giudichi tu. Non sono più capace di fare ciò che mi piace, ma solo ciò che ti piace. Signore vorrei. ma quanto sono lontano da ciò. Pure fa della mia vita un servizio, una diaconia del prossimo. Fa che mi scordi di tutto e soprattutto di me. Tu, divino modello, ispirami il mio Sacerdozio. A te chiedo la forza di essere fedele all idea che tu hai su di me, nella Chiesa. Spirito Santo illuminami. AD DEUM brani tratti dal testamento spirituale Oggi. rimetto a Te la mia vita, questo granello pesante, amante, questa goccia dentro ad un Mare immenso ma ricordata per nome ed amata personalmente da Te. oggi, davanti a Te 1. trasmetto la fede, il dono più prezioso, che a mia volta anch io ho ricevuto, alle generazioni future che abiteranno in seno della Madre Chiesa. 2. ringrazio Te, mio Dio della testimonianza che ho potuto dare, chiedo perdono a Te e ai fratelli della controtestimonianza che ho dato, mai però volontariamente, così credo. Ho cercato, talora con affanno sempre di fare la tua volontà, pur avendola spessissimo confusa con la mia. Questa è la mia grande fragilità. 3. voglio dire il mio ardente desiderio che tutti, a partire dai miei amici pìu vicini e dai miei cari, possano giungere alla luce della fede e per questo offro la mia vita. Ho lottato contro il male, la morte e l incredulità, a volte fino a Il filo della storia

23 piangerne ed a soffrine acutamente. Ho amato molto coloro che mi sono stati affidati come prete. Li ho amati non ricercando interessi umani, ma desiderando il bene vero per essi, con una tenerezza immensa. E scongiuro tutti e ciascuno a non perdere il Dono della Fede. È semplicemente indicibile il riconsegnarti tutto e il renderti grazie per l avventura vissuta con Te e in Te con coloro che mi hai dato come compagni di viaggio. TIBI OMNIA COMMENDO (A TE AFFIDO TUTTO) 29 maggio 2003 DON ENRICO 23

24 Chi siamo Chi siamo: estratto da identità e Regolamento della Casa di Lodesana del Nel 1983 dopo alcuni anni di gestazione e preparazione personale e comunitaria viene aperta la Casa di Lodesana con una famiglia, Cristina e Vincenzo, un prete, don Enrico, una comunità parrocchiale, Santa Maria, un gruppo di volontari, un Vescovo, Mons. Mario Zanchin e una Diocesi. Ecco di seguito un ampio estratto da Identita e Regolamento della Casa di Lodesana (14/01/1985) che ben sintetizza le radici, i principi ispiratori, dell identità della Casa : 1) CHI SIAMO 1- Siamo una famiglia che, in nome della fede, intende aprirsi ad accogliere chi è emarginato a) in modo qualificato b) come espressione della Chiesa locale c) in collaborazione con l Associazione Gruppo Amici d) aperti a collaborare con tutti gli uomini sinceri. 2- Consci dei nostri limiti, siamo tuttavia, coscienti di essere inseriti nel grande filone della storia della Chiesa la cui fede prende corpo anche nella condivisione dei più poveri. 3- In comunione con chi ci ha preceduto in modo particolarmente luminoso, particolarmente in comunione con tutti i Santi che hanno espresso la genialità della carità cristiana; con la forza dello Spirito, trepidanti e limitati, anche noi, nel nostro piccolo quotidiano, desideriamo vivere insieme questa esperienza di famiglia aperta 4- Sappiamo che la forma di vita che scegliamo non è l unico modo di incarnare la fede; gioiamo e ringraziamo per tutte le famiglie che

25 Chi siamo si impegnano a vivere il sacramento del matrimonio, particolarmente per quelle che,col loro esempio, sono state per noi un segno nel nostro cammino. Tuttavia abbiamo sentito vera per noi due questa forma ed abbiamo creduto di riconoscervi, per noi, la chiamata del Signore. Essa è giunta a noi attraverso il cammino fatto in Comunità, gli incontri fatti, i bisogni incontrati, la scoperta dei nostri talenti, la preghiera ed il confronto dentro la Comunità cui apparteniamo. 2) PRINCIPI ISPIRATORI 1- Rendimento di grazie,impegno e trepidazione Noi rendiamo grazie,anzitutto, a Dio perché l averlo incontrato ci consente di fare questa esperienza fuori da alcuni schemi comuni (ma non fuori dalla pazzia della Fede) e ci fa assaporare la libertà dei figli di Dio ( Cercate anzitutto il Regno dei Cieli ed il resto vi sarà dato in aggiunta Mt. 6,33) E poiché non siamo ancora arrivati alla Patria eterna, la nostra gioia convive con la fatica; la libertà con le paure; l amore con l egoismo. Anche se piccoli, abbiamo sperimentato come Abramo, Mosè, Geremia, i discepoli la paura e la trepidazione; alcune critiche alla nostra scelta e la constatazione dei ns. limiti ci hanno fatto interrogare: vale la pena?.. Ecco noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa,dunque, ne otterremo? (Mt 19,27). Mi hai sedotto, Signore.si fanno beffe di me (Ger.20,7). Ma noi ci impegniamo a battere il negativo che c è in noi ed attorno a noi con la forza di Dio. Cerchiamo di vivere con impegno in questo mondo nell attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro Salvatore Gesù Cristo. E durante il nostro pellegrinaggio, ci impegniamo a lasciarci riconciliare e riconciliarci tra noi. 2- Ecclesialità e corresponsabilità La ns. esperienza è nata dalla Fede e dentro la Chiesa fidentina. Essa è perciò espressione di una Comunità sollecita a riconciliarsi, soprattutto con gli ultimi. 25

26 26 A questa sollecitudine, noi volgiamo prestare mani e cuore. Deve essere chiaro che: a) essendo la ns. una scelta personale e di coppia, ne siamo i primi responsabili; b) essendo una scelta dentro la Chiesa, la nostra casa è anche espressione della Comunità che condivide. Pertanto la Comunità di S.Maria per un verso e le comunità cittadine e la Diocesi per l altro sono chiamate a sentirsi parte e a partecipare all esperienza di questa Casa. c) L Associazione Amici in cui lavoriamo è l altro polo chiamato a sostenere ed a partecipare il tentativo che facciamo. Chi siamo

27 Chi siamo 3- Il Cristo in incognito Ci ispira di continuo il desiderio di riconoscere e di servire il Cristo concreto nascosto nel sacramento dei poveri e degli ultimi (Mt 25,31-46) 4- Il Signore ti dirà: Eccomi E un Dio in carne e ossa quello che viene a noi nei poveri. E Lui che ci aiuta a non sentirlo lontano come tante false crisi sembrano suggerire. Tentare di condividere in concreto, allontana questo genere di pseudocrisi (Isaia 58,1-12) 5- Onora Cristo nei poveri Crediamo in una religione coinvolgente che ci chiede una coerenza coi gesti e la preghiera che facciamo e che ci evita alienazioni di ogni segno: spiritualista o orizzontalista (cfr. Omelie sul vangelo di Matteo di san Giovanni Crisostomo, Vescovo. Om. 50, 3-4; PG 58, ) 27

28 Casa di Lodesana oggi Casa di Lodesana oggi I nostri Valori 28 La centralità della persona Un aspetto essenziale dei percorsi di Casa di Lodesana è considerare l utente come un individuo complesso, che racchiude una realtà e una profondità non riducibili a ciò che appare. Non ci fermiamo alla punta dell iceberg, ma cerchiamo continuamente di facilitare l esplorazione di ciò che la superficie nasconde: bisogna andare al di là delle mancanze, delle debolezze, delle fragilità, per cogliere le potenzialità e le risorse che ognuno può offrire. La relazione e il gruppo Molto importante per noi è favorire una partecipazione attiva alla vita della Comunità e ai progetti che promuoviamo, cercare la massima condivisione della realtà quotidiana, stimolare le potenzialità della persona, del gruppo. I nostri utenti possono trovare aiuto per elaborare ed affrontare paure e incertezze, affidandosi a chi è pronto all ascolto e alla comprensione. Costruire rapporti attraverso il gruppo permette al soggetto di sviluppare abilità interpersonali, incrementare la fiducia in se stessi ed acquisire una progressiva consapevolezza delle proprie capacità. Il cambiamento Il cambiamento non è soltanto necessario per la vita. E la vita scriveva Alvin Toffler, celebre autore statunitense. Ed è proprio questo l approccio adottato dai nostri operatori: credere che le persone possano trasformarsi, evolvere, intraprendere nuove strade, maturare. Niente è immutabile o senza speranza: nella nostra Casa ognuno può essere protagonista della propria rinascita.

29 Casa di Lodesana oggi La famiglia Sostenere e aiutare la famiglia è uno dei più importanti strumenti di lavoro della nostra Comunità e die nostri percorsi e progetti; infatti, il disagio personale viene vissuto e condiviso con i propri familiari, considerati una risorsa fondamentale. Per questo Casa di Lodesana si impegna in un costante appoggio alle relazioni parentali e affettive creando quella rete di supporto in grado di accogliere l utente al termine del percorso terapeutico. La collaborazione Crediamo fermamente che lo scambio reciproco sia alla base della conoscenza e dello sviluppodelle persone, e che solo attraverso la collaborazione, il lavoro di squadra e di rete sia possibile rinnovarsi e aprirsi al futuro. Questo non vale solamente all interno della Comunità, ma anche e soprattutto per il territorio in cui Casa di Lodesana è inserita: i Ser.T, le scuole, il Centro per Famiglie, la Diocesi, il Terzo Settore, il Distretto. Si tratta di interlocutori continuamente in contatto con la nostra struttura per creare progetti e processi, intrecciare collaborazioni, apportare miglioramenti e proporre nuove idee. Ne siamo fortemente convinti: confrontarsi per condividere un obiettivo comune permette di raggiungere risultati straordinari. 29

30 Casa di Lodesana oggi Il legame con la Diocesi 30 Riconoscere le proprie origini è molto importante perchè permette di mantenere vive e chiare le motivazioni del nostro agire e non concede allo scorrere del tempo di impolverare le immagini del passato. Per noi è fondamentale ricordare che Casa di Lodesana, come la conosciamo oggi, poggia le radici nello spirito cristiano che ha guidato i fondatori della struttura e che lo stesso terreno su cui sorge la comunità è stato messo a disposizione dalla Diocesi di Fidenza. Quest ultima ha sostenuto fin dall inizio il progetto della comunità ecclesiale di S. Maria Annunziata, permettendo a don Enrico di creare la prima famiglia d accoglienza guidata da Cristina e Vincenzo. Non solo, ha sempre supportato la realtà della Casa. Agli ospiti è regolarmente offerta la possibilità di una libera ricerca spirituale e religiosa: ognuno di loro ha la possibilità di confidarsi in colloqui riservati con il prete che frequenta abitualmente la struttura, senza che questi rientrino nella valutazione del cammino terapeutico. I residenti possono partecipare anche a gruppi parrocchiali di formazione cristiana e, accompagnati da volontari, alla Messa festiva. Riteniamo inoltre parte integrante del percorso di crescita proporre momenti di condivisione in cui parlare dell esperienza di Fede, della Ricerca di Dio o della sua assenza: questo spazio infatti non è aperto solo ai credenti, ma a chiunque voglia comunicare ciò che sente per esprimere il proprio punto di vista, senza nessun obbligo o imposizione. Diversi parroci con il passare degli anni hanno collaborato con Casa di Lodesana. Innanzitutto don Mario Fontanelli, fratello di Cristina che è succeduto a don Enrico nella parrocchia di Santa Maria. Don Mario frequenta regolarmente la Comunità celebrando mensilmente l Eucaristia nella cappella, conducendo il gruppo per ospiti e volontari interessati ad un cammino di fede e per colloqui di accompagnamento spirituale. In

31 Casa di Lodesana oggi precedenza aveva svolto per anni lo stesso ruolo don Carlo Delledonne. Don Paolo Cacciali ha frequentato la Comunità come volontario quando era ancora seminarista fino a ricoprire il ruolo di presidente della nostra Associazione. Padre Mauro Ghidini, presbitero diocesano, presidente dell Associazione Talita Kum con cui da anni si è instarata una feconda collaborazione. Don Umberto Cocconi, presidente dell associazione San Cristoforo di Parma con cui abbiamo costruito il progetto Casa di Elia, un progetto particolarmente innovativo che negli ultimi anni ha visto un importante sviluppo. In tutti i territori in cui siamo presenti è stata coninvolta la realtà ecclesiale ed i parroci. Un riconoscimento particolarmente significativo che Casa di Lodesana ha ricevuto dalla Diocesi e che ne evidenzia lo stretto legame è rappresentato dal n 152 del Sinodo Diocesano che qui di seguito riportiamo integralmente. DAL XIII SINODO DIOCESANO FIDENTINO(1987): Rricercare le nuove povertà (n.152) La Chiesa Italiana ha richiamato ogni comunità a ripartire dagli ultimi che sono il segno drammatico della crisi attuale (cfr,. doc. CEI 23 ottobre 1981 sulla situazione del paese). 31

32 32 Sono i più poveri fra i poveri coloro che Gesù ha detto Avrete sempre con voi (Mt 26,11). È dunque dovere della chiesa ricercare le nuove povertà che accanto alle miserie di ieri non mai sconfitte del tutto, affliggono l umanità di oggi. Nella nostra Diocesi si manifesta fattiva attenzione per i problemi della tossicodipendenza con la creazione di un ambiente terapeutico, la Casa di Lodesana. È un iniziativa concreta e promettente da seguire con amore. Occorre però che altre case e famiglie sappiano aprirsi per accogliere questi giovani in difficoltà, ma disposti al recupero. mentali, spesso abbandonati a se stessi o lasciati ad aggravio di situazioni familiari incapaci di rispondere adeguatamente ai bisogni. Casa di Lodesana oggi

33 Casa di Lodesana oggi In Fidenza viene offerta già una qualificata assistenza da parte di organismi cristiani. Occorre ampliare l esperienza in atto, imitando gli esempi che ci sono. Ma altre e numerose sono le forme di sofferenza e di disagio, create sopra tutto dall individualismo e dalla conseguente solitudine, da rotture familiari, dalla mancanza di lavoro e di educazione La meravigliosa fantasia dell amore cristiano sappia esercitarsi nel dare ad ognuno sollievo. 33

34 Casa di Lodesana oggi Il legame con il territorio Mappa degli Stakeholders 34 Il forte legame con il territorio, il radicamento locale, è l altra carattteristica della nostra realtà. La nostra Associazione non opera soltanto nell ambito dei percorsi terapeutico-riabilitativi, ma si ramifica in un insieme di servizi, progetti e strutture diverse. Per questo è utile costruire una mappa degli Stakeholders, ovvero di ogni gruppo o individuo che può influenzare o essere influenzato dalle attività di Casa di Lodesana. Ser.t della Provincia di Parma e limitrofi Sono il nostro interlocutore principale, i nostri committenti. Tutti i percorsi vengono realizzati in strettissima sinergia con incontri regolari di elaborazione dei progetti e di monitoraggio degli stessi con il coinvolgimento attivo dell utente e dei suoi familiari. La vicinanza, la stima reciproca maturata negli anni e la formazione condivisa hanno permesso di realizzare una reale integrazione che ha favorito l innovazione, la qualità e l appropriatezza e la sostenibilità dei percorsi. Inoltre partecipiamo regolarmente ai tavoli di monitoraggio dell accordo provinciale. Utenti e familiari Gli utenti e i loro familiari sono sitematicamente coinvolti nella definizione dei progetti terapeutici e nel processo di miglioramento continuo dei servizi erogati. L attenzione ai giovani ed alla famiglia è da sempre al centro dei nostri progetti di prevenzione e di consulenza.. Comuni (Fidenza e distretto), Provincia, DAISM, Centro per le Famiglie, Servizi sociali, Carabinieri, SILD Sia per la complessità dei percorsi che per le progettazioni nell ambito della prevenzione e delle azioni di comunità i rapporti con le principali

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