a r t e c i b o 1 P e r c h é A r t è c i b o? Artècibo?

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2 1 P e r c h é A r t è c i b o? Perché Artècibo? Nello scorso anno i nostri incontri di lavoro si sono svolti spesso a cavallo di un pranzo o una cena. In queste circostanze imposte dalla necessità, abbiamo scoperto delle potenzialità inaspettate che hanno fatto di necessita virtù. Qualcuno di noi ha dimostrato un estro particolare in cucina, qualcun altro si è espresso al meglio a tavola. Così, tra una portata e l altra, le nostre conversazioni si sono soffermate a più riprese sull aspetto estetico delle portate e dei cibi. Anche il cucinare, il mangiare, l assaporare o il semplice osservare il cibo ci sono sembrate delle potenziali esperienze estetiche. Inoltre abbiamo preso coscienza, che quando il cibo è preparato ad arte non è solo il corpo a goderne, ma anche lo spirito. Unanime è stata l idea di realizzare un evento che mettesse in luce le affinità tra l arte e il cibo; è nato così Artècibo.

3 Artècibo: serata di lancio Dall antico Egitto agli etruschi, dall arte greca alle catacombe romane, frutta e vivande di vario genere popolano le opere d arte. Dal 400 in poi il cibo si carica di particolari significati allegorici, così è per l uovo di Piero della Francesca o per la Canestra di frutta di CARAVAGGIO con la sua famosa mela bacata. La pull position e conquistata in poco tempo e mantenuta in modo saldo dal tema della caducità, della bellezza corrosa dal tempo, della morte che trionfa sulla vita, la Vanitas, il Memento Mori; tutti concetti ben espressi dalla bontà e dalla bellezza di un cibo che rapidamente volge al decadimento e alla putrefazione. Ma è sicuramente nel corso del 900 che il ruolo del cibo nell arte assume aspetti a dir poco sorprendenti: negli anni 60, in seguito al Boom economico, non ci si nutre solo di cibo ma anche di immagini e di pubblicità. Con gli artisti della Pop Art, il cibo non viene più rappresentato nella sua veste naturalistica ma piuttosto nella sua nuova veste industriale. Così, per ANDY WARHOL, la zuppa non è un piatto di brodo fumante ma una fredda lattina sulla quale compare la scritta piatta e colorata Campbell s (marca di zuppa condensata in scatola). E per CLAES OLDENBURG i cibi sono tutti finti, o meglio, rifatti, ricostruiti in gesso o in gommapiuma e altri materiali sintetici. In Italia PIERO GILARDI risponde proponendo dei cibi morbidi che simpatizzano con quelli di Oldenburg, ma che in più richiedono una decisa componente relazionale : spesso e volentieri questi cibi chiedono di essere toccati dal pubblico.

4 Nei Tableaux Piège ( quadri trappola ) di DANIEL SPOERRI troviamo pane, avanzi di cibo e vivande incollate al tavolo insieme a piatti e bicchieri. Il cibo non è più imitato, rappresentato, ma semplicemente presentato, così come lo si è trovato al termine di un pasto realmente consumato. Tale e quale è pure il cioccolato (rigorosamente Peyrano di Torino) uno tra i più sfruttati materiali commestibili di ALDO MONDINO. Odori, profumi e suggestioni si presentano in opere d arte dalla componente ironica e ludica. Infatti gli insoliti materiali commestibili si accompagnano a titoli che nascondono giochi di parole coi quali il pubblico è invitato a giocare. In un epoca che segue la rivoluzione culturale del 68, e che abbandona il mondo dei consumi per rilanciare il mondo della vita e della libertà, il cibo non può essere finto ma vero, e per MARIO MERZ non deve nemmeno essere trattato e conservato. Le sue opere sono fatte anche di vera frutta e vera verdura e quindi non sono solamente da guardare ma coinvolgono in modo più o meno diretto tutti i nostri sensi; si pensi ad esempio al profumo delle mele, al rimando tattile della buccia delle arance Naturalmente il cibo vero e vivo, anche se appartiene ad un opera d arte, non sfugge alle regole della vita e termina necessariamente nella morte; al lato pratico frutta e verdura dopo un po di tempo marciscono e vengono buttate. In un certo senso l opera muore. Il ciclo della Vanitas e del tutto passa non è più rappresentato ma presentato concretamente, con la variante che in questo caso alla morte succede ancora la vita: il cibo marcio viene sostituito con frutta e verdura fresca e profumata. Una Vanitas integrata! E vero, tutto passa ma tutto torna, così nella vita come nel significato che il cibo ha assunto e assume nell arte. Dimostrazione pratica su possibili utilizzi e lavorazioni del cibo. Le vivande cambiano aspetto. Meraviglia. Stupore.

5 4 A r t e, c i b o d e l l a n i m a Arte, cibo dell anima Daniele Fraccaro Dai banchetti raffigurati nelle piramidi e nelle tombe etrusche alle nature morte romane, dall uovo di Piero della Francesca alla Canestra di Caravaggio, dalla cucina futurista alla zuppa Campbell s di Andy Warhol, dalle tavole imbandite da Daniel Spoerri ai quadri e alle sculture in cioccolato di Aldo Mondino, dalla frutta sintetica di Piero Gilardi a quella vera e propria proposta da Mario Merz. Nei modi più diversi il cibo entra nei circuiti artistici, ma se è vero che il cibo diventa arte, è vero innanzitutto che l arte diventa cibo, un cibo, potremmo dire, per eccellenza, perché nutre l uomo in modo integrale. L arte è cibo per gli occhi, per la mente, la sensibilità, ma soprattutto, è cibo dell anima. L arte non è l inutile creazione di cose che svaniscono nel vuoto, bensì una forza che ha un fine e deve servire sensatamente allo sviluppo e all affinamento dell animo umano. E un linguaggio che parla all anima con parole proprie, di cose che sono il pane quotidiano dell animo e che esso può cogliere, ricevere solo in quella forma. Kandinsky, padre della pittura astratta e fine teorico dell arte, ci propone l arte come il pane quotidiano dell animo, il cibo irrinunciabile, quello di cui non si può fare a meno; ci dice inoltre che questo nutrimento può essere ricevuto solo in quella forma. Quel particolare sviluppo affinamento dell anima non si può quindi realizzare attraverso parole o discorsi, e nemmeno attraverso una forte esperienza umana; quel nutrimento dell anima avviene solo in quella forma, solo attraverso l arte. Basti pensare ai grandi capolavori che l arte ci ha lasciato; per secoli questi hanno nutrito l anima di chi li ha guardati, di chi li ha fatti rivivere dentro sé. Chiunque si sente edificato e arricchito nell incontrare l equilibrio e la forza del Partenone di Atene, o il prepotente dramma umano dell arte di Michelangelo. Non tutti invece riescono ad instaurare questo rapporto con gli odierni linguaggi artistici. L arte contemporanea non si capisce, mancano le chiavi di lettura. Sembra che in questa incomunicabilità le opere non ci possano più arricchire in nessun modo e anche alla nostra anima sembra preclusa la possibilità di farsi nutrire dall arte di oggi. Artècibo vuole abbattere i pregiudizi e ritrovare nell arte contemporanea nuove chiavi di lettura, direzioni di senso capaci di riconoscere nell arte d oggi quel qualcosa che già appartiene al mondo esteriore e interiore di ognuno; un qualcosa che risvegli gli sguardi annoiati e le coscienze anestetizzate e che ritrovi quei sentimenti di stupore e di meraviglia capaci di nutrire l anima.

6 5 Opere 26 febbraio/6 marzo 2005 sala Infernotti, Torino

7 6 Piero Gilardi - Melograni nella neve (2004) Scultura in poliuretano espanso

8 7 Aldo Mondino - Scultura un corno (2000) Scultura di cioccolato

9 8 Marcello Domiziano Caro - Concatenazioni (2005) installazione di quattro pannelli realizzati con fotografia e tecnica mista

10 9 Daniele Fraccaro - Mangiafuoco (2005) installazione, tecnica mista

11 1 0 Roberto Roccia e Marta Michelacci - Vanitas/cagionevoli bontà (2005) Carrelli portavivande ospedalieri, pellicola fotografica Collaborazioni: Luca Ambruoso, Tiberio Cecere, Gierreluce di Giorgio Romano, Andrea Marchi

12 1 1 Andrea Cordero - La febbre dell oro (2005) Metallo e pane

13 1 2 Francesco Gherlone - Ricchezza Mobile (2005) Tecnica mista

14 1 3 Claire Morard - Tutto dal sole (2005) Mais

15 1 4 Manuela Cosio - Sinestesia (2005) Acrilico su organza e installazione di meringhe

16 1 5 Michela Degioanni - Conservare in luogo fresco e asciutto (2005) Ready made

17 1 6 Elisa Corrado- Ricetta di fiaba (2005) Acrilico su legno

18 Artècibo nutrire gli occhi, il corpo, l anima Torino, gennaio/febbraio 2005 Ente Promotore: RelAzionArti Progetto Grafico Beppe Enrici - Si Ringraziano: Convitto Nazionale Umberto 1 Dott.ssa Rossana Becarelli - Direzione Sanitaria - Ospedale S. Giovanni Vecchio, antica sede Dott. Gianni Oliva - Vicepresidente della Provincia di Torino Raffaele De Cesaris Finito di stampare nel febbraio 2005 presso AGV - Torino Il catalogo è stato realizzato grazie alla collaborazione di

19 RelAzionArti è: Gabriella Antonielli, Giovanni Berton, Silvia Borla Tiziana Borra, Michelangelo Bortolin, Enrica Camoletto Elisabetta Caraccioli, Cristina Cortissone, Manuela Cosio Antonietta Cotugno, Maria Paola e Beppe Enrici Marilena Favero, Alessandro Ferrari, Laura Fogagnolo Bruna Formiconi, Tiziana Giacobbe Maria Vittoria e Valentina Giarlotto Daniele Fraccaro, Francesco, Laura e Francesca Gherlone Vito Liuzzi, Marta Michelacci, Rosa Molinatto Claire Morard, Chiara Sedini Maria Chiara Todesco, Linda Zambon Artisti ai fornelli: Luigi Gaido e Mario Olivero Un ringraziamento speciale per la realizzazione della cena d arte

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