Info Rai TV N 251 del 27 Dicembre 2013

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1 Gruppo Aziendale UILCOM-UIL Rai Rai Way Milano Info Rai TV N 251 del 27 Dicembre anni di Televisione: dal monoscopio Rai alla multicanalità digitale 2. RAI :COMUNICAZIONE DI SERVIZIO PER SCIOPERO RSU ROMA 3. RAI: CDA, APPROVATO BUDGET CANONE RAI, NESSUN AUMENTO. GUBITOSI DELUSO: «FUOCO AMICO» 5. Blocco del canone per ridimensionare il Servizio Pubblico. La Rai faccia ricorso 6. Quel regalo rischia di costarci caro 7. Rai in HD anche su Astra: e il digitale terrestre? 8. Vi prometto un futuro Fico per la Rai pubblica (niente privatizzazioni grillesche ) 9. Mail di lavoro e Feste, la maggioranza degli italiani non stacca mai 10. Morti sul lavoro, il 2013 finisce e nulla è cambiato 11. Italia 15esima economia mondiale nel Sky vince ancora in tribunale contro LT Multimedia 13. La Tv non generalista in novembre 14. Tasse sulla casa, dal 2014 si cambia. Ecco come 15. Che succede in Telecom? 16. Le Smart TV Samsung serie H si controlleranno con il dito 17. La Tv generalista? Un reperto archeologico 18. Radio digitale: esiti consultazione pubblica Agcom utilizzo frequenze OM/OC. Si parte bene ma si finisce male 19. Madri lavoratrici: nuovi strumenti di tutela dal governo 20. Lavorare anche dopo la pensione, cresce il numero degli italiani 60 anni di Televisione: dal monoscopio Rai alla multicanalità digitale Simone Rossi (Satred) Inserito da: Simone Rossi (Satred) Fonte: Adnkronos Tra poco più di una settimana la televisione pubblica italiana compie 60 anni e con lei le trasmissioni televisive del nostro Paese. La Rai iniziò infatti le sue trasmissioni televisive ufficiali, dopo molti anni di esperimenti (partiti nel 1933), il 3 gennaio del GLI ANNI 50 - Spettò a Fulvia Colombo, una delle due annunciatrici che la Rai aveva assunto nell'imminenza dell'inizio delle trasmissioni, ad apparire per prima sul video per annunciare l'inizio della tv italiana. La prima trasmissione venne dedicata proprio alla telecronaca in diretta dell'inaugurazione degli studi di Milano e dei trasmettitori di Torino e Roma. Il 10 aprile del '54 la Rai assumerà la denominazione di Rai Radiotelevisione italiana mantenendo l'acronimo Rai, coniato nel 1944 con il significato di Radio Audizioni Italiane. Inizialmente la tv viene vista solo in Piemonte, 1

2 Lombardia, Liguria, Toscana, Umbria e Lazio. Ma già alla fine del '54 la quota di popolazione servita supera il 48% (nel '57 e' già visibile in tutte le regioni ma ci vorrà il 1961 per raggiungere il 97% degli italiani). Gli abbonati inizialmente sono 24 mila, il costo dell'abbonamento e' di lire ma quello che davvero costa moltissimo per l'epoca e' il televisore: lire, quasi la metà di una Cinquecento Fiat. Il nuovo mezzo ottiene comunque un gran successo: chi non ha la tv, si riunisce nei bar o in casa di amici più ricchi. Il palinsesto tipo del Programma Nazionale (così si chiamava all'epoca l'unico canale che assumerà solo nel 1982 il nome di Raiuno) copre soltanto alcune ore della giornata e comprende in sostanza un programma per ragazzi, il telegiornale e quindi uno sceneggiato o film o trasmissione leggera. Esordiscono sul piccolo schermo nomi destinati a fare storia: Mike Bongiorno, Lello Bersani, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Walter Chiari, Gianni Agus. La Rai bandisce un concorso per ingaggiare giovani di talento da inserire nella tv: entrano in azienda nomi del calibro di Umberto Eco, Angelo Guglielmi, Furio Colombo, Gianni Vattimo, Giovanni Salvi. La tv di servizio pubblico viene pensata non solo come occasione di intrattenimento, ma anche come strumento di educazione e informazione per combattere l'analfabetismo. Nel '56 con la nascita di «Lascia o raddoppia?», il mitico quiz del giovedi sera condotto da Mike Bongiorno affiancato dalla valletta Edy Campagnoli, la tv consacra il suo carattere nazionalpopolare tanto che le strade in questa serata si svuotano e i cinema decidono di chiudere o di proiettare nella sale il programma. Un varietà, «Un, due, tre», uno dei primi nati della tv italiana (24 gennaio 1954) pone i primi problemi di scandali e 'censura': la ballerina Alba Aranova indossa una calzamaglia rosa che la fa sembrare nuda. L'intero Paese ne discuterà e lei tornerà in onda con costumi castigatissimi, previa autorizzazione dei dirigenti Rai. Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello verranno esplusi dalla Rai per aver preso in giro nello stesso programma il presidente della Repubblica Gronchi. Nel '57 debutta in tv la pubblicità: il 2 febbraio infatti nasce «Carosello», destinato a diventare il programma più seguito e longevo della tv (durerà vent'anni e verrà ripreso proprio nel 2013, a 46 anni di distanza, in una formula realoaded per ridare fiato al mercato pubblicitario messo in difficoltà oggi dalla crisi). Al suo interno oltre alle reclame, sfilano i cantanti e gli attori più popolari dell'epoca: Vittorio Gassman, Mina, Eduardo de Filippo. Il 25 novembre del 1958, poi, la Rai dà il via ai primi corsi di Telescuola che consentono il completamento della scuola dell'obbligo. Negli anni seguenti e' un frenetico susseguirsi di innovazioni: aumenta il numero di regioni servite dai trasmettitori Rai, si trasmettono i primi programmi in Eurovisione e poi in Mondovisione, si aprono nuove sedi, uffici di corrispondenza giornalistici nelle principali capitali, nuovi centri di produzione e aumenta il numero di ore di trasmissione giornaliera. GLI ANNI 60 - Il 4 novembre 1961, in concomitanza con l'entrata in crisi del monocolore democristiano e con la nascita del centrosinistra, la Rai inaugura il Secondo Canale, che si affianca al cosiddetto Programma Nazionale. La tv ormai e' un vero e proprio genere a se' e non attinge più solo al teatro e alla rivista ma si dà sempre di più un suo linguaggio: sono gli anni di «Studio Uno», «Canzonissima», «L'amico del giaguaro», «Campanile Sera», che consacrano al successo di personaggi come Mina, Enzo Tortora, Delia Scala, Paolo Panelli, Sandra Mondaini, Enzo Garinei, Tino Buazzelli, Johnny Dorelli, Alberto Lupo, Raimondo Vianello. Si comincia a produrre fiction con gli sceneggiati tratti dai classici e da soggetti originali. Ma le date della trasmissione del secolo sono il 20 e 21 del 1969 quando la Rai manda in onda in diretta lo sbarco sulla Luna degli astronauti dell'apollo 11. A curare le dirette ci sono giornalisti del calibro di Andrea Barbato, Tito Stagno, Piero Forcella e Ruggero Orlando. GLI ANNI 70 - Nel '70, l'8 ottobre, nasce sul Programma Nazionale «Tribuna Popolare», il primo programma dedicato ad incontri fra uomini politici e cittadini. 2

3 Intanto la seconda rete inaugura la diversificazione dell'offerta televisiva: il punto di riferimento culturale del secondo canale diventa il cinema con cui la Rai coltiva un proficuo rapporto, diventando uno dei maggiori produttori. Il programma simbolo dell'alternativa tra le due reti diventerà nel '76 «L'altra Domenica» di Renzo Arbore che farà 'concorrenza' alla «Domenica In... sieme» di Corrado. Ma a partire dal 1973 c'e' un'altra grande novità: nascono le prime tv private in ambito locale. La seconda metà degli anni 70 viene ricordata soprattutto come il periodo dell'applicazione della riforma della Rai, la legge n. 103 del che detta nuove norme in materia di diffusione radiofonica e televisiva. Si tratta di una fase particolarmente vivace della vita aziendale, caratterizzata tra l'altro dall'avvio della tv a colori nel '77 e della terza rete televisiva nel 1979 (con la missione iniziale di dare voce alle Regioni) ma anche dalla fine del monopolio Rai e dal passaggio dal controllo governativo a quello parlamentare sulla tv di Stato. L'influenza più diretta della riforma sulla programmazione e' data dall'autonomia riconosciuta a reti e testate giornalistiche. I partiti politici più potenti si spartiscono la Rai: la prima rete e' 'controllata' dalla Dc, la seconda dal Psi, il tg della terza rete dal Pci, mentre la Dc prende anche la programmazione regionale con i relativi tg. Solo più tardi l'intera Raitre diventerà la rete della sinistra e nell'87 la direzione affidata ad Angelo Guglielmi che la renderà una rete di sperimentazione e servizio al tempo stesso varando una serie di programmi che resistono ancora oggi, da «Chi l'ha visto?» a «Mi manda Raitre», a «Blob», solo per citarne alcuni. Il boom delle emittenti private (da 68 nel 1976 a 600 nel 1981) costringe infatti la Rai a trasformarsi. Il palinsesto delle reti private arriva alle 24 ore su 24 e nell'81 anche le ore di trasmissione Rai arrivano a superare le 19. Inoltre la tv di Stato aumenta notevolmente la pubblicità e diminuisce i programmi culturali a favore dello spettacolo puro, dei grandi film hollywoodiani e dell'informazione. GLI ANNI 80 - Nel 1980 un'emittente privata della Rizzoli fa il primo tentativo di attacco al monopolio informativo della Rai a livello nazionale. Il tg e' diretto da Maurizio Costanzo. Ma il 21 luglio dell'81 una sentenza della Consulta conferma il monopolio Rai delle trasmissioni su scala nazionale, limitando l'iniziativa privata all'ambito locale. Puntando sullo sport però i privati riescono a fare breccia, a partire da Silvio Berlusconi: nel 1980 Canale 5 (marchio che unificava cinque emittenti del Nord Italia) può trasmettere il Mundialito in diretta in Lombardia e in differita nelle altre regioni. Nell'81 l'emittente illumina praticamente tutta Italia grazie ad un network di 17 emittenti. Scende in campo anche l'italia 1 di Rusconi. Ma ben presto Retequattro ed Italia 1 non reggono alla concorrenza di Canale 5: Berlusconi le acquisisce entrambe. Nel 1983 nasce dunque ufficialmente il duopolio Rai-Fininvest e con lui la guerra degli ascolti. Dopo molte polemiche (perche' la Rai pubblicava dati, sempre sfavorevoli a Fininvest, rilevati con il suo sistema 'meter'), si arriva nel 1984 alla costituizione dell'auditel, nel cui Cda siedono entrambi i gruppi. Ma i primi dati d'ascolto con il nuovo sistema verranno pubblicati solo nel Sempre nel 1984, si apre una lunga parentesi giudiziaria sul diritto delle tre maggiori reti private di trasmettere su scala nazionale. Il 16 ottobre, i pretori oscurano le tre reti Fininvest a Roma, Torino e Pescara: Berlusconi viene accusato di aver trasmesso a livello nazionale senza averne l'autorizzazione. Pubblicitari e telespettatrici di «Dallas» protestano insieme a Berlusconi e il governo Craxi emana un decreto che consente alle tre reti di trasmettere per un anno in attesa di una nuova legge. Dopo un mese il decreto cade per pochi voti. Ma il ministro Gava formula un nuovo decreto (che ottiene i voti per passare in Parlamento), che concede di trasmettere alle reti Fininvest ma non in diretta. Grazie a cassette registrate la Fininvest continua la sua corsa. Nel 1985 il decreto che consente a Berlusconi di trasmettere diventa legge e prevede una sorta di concessione provvisoria fino all'approvazione della legge di riforma di tutto il sistema. E nel 1987, con l'arrivo dei dati Auditel, un programma di Canale 5, il film «I due carabinieri», entra nella top ten con telespettatori. Nell'88 inizia il lungo ed estenuante cammino della legge Mammì che nel 1990 stabilisce l'assetto del 3

4 sistema (3 reti alla Rai e tre alla Fininvest) che andrà avanti, con poche modifiche, fino ad oggi. Per far fronte alla concorrenza, che si era assicurata fin dall'inizio la presenza di Mike Bongiorno e di altri valenti astri nascenti della tv come Paolo Bonolis, la Rai vara una serie di contromosse: su Raiuno si inaugura la tv del mattino e il mezzogiorno di Raffaela Carrà. Nasce anche la lunga serie de «La Piovra», lo sceneggiato sulla mafia destinato a raccogliere 10 anni di successi e qualche polemica. Raiuno torna inoltre a programmare tutte le serate del Festival di Sanremo e non più solo la finale. Nell'86 il servizio pubblico inaugura anche Televideo: 200 pagine su Raiuno e Raidue visibili al pubblico schiacciando i pulsanti del telecomando. Da metà anni '80 la concorrenza va avanti senza esclusione di colpi: nasce il telemercato (dopo Mike, anche Raimondo Vianello e Sandra Mondaini passano alla concorrenza, e la via Fininvest viene tentata con scarso successo anche da altre due colonne storiche della Rai come Pippo Baudo e Raffaella Carrà). La Rai allora si attrezza per sfruttare i suoi punti di forza. Il servizio pubblico, oltre ad assicurarsi una serie di comici di richiamo (da Beppe Grillo a Benigni, al trio Solenghi-Marchesini- Lopez) punta molto sull'informazione, dove le tre reti Fininvest sono molto più impreparate, non trasmettendo i tg. Sono gli anni degli approfondimenti di Biagi, di Zavoli, di Frajese. GLI ANNI 90 - La vera concorrenza informativa della Fininvest nascerà solo negli anni '90 con l'obbligo di trasmettere i tg disposto dalla legge Mammì: nel 1991 esordisce il Tg4 (che farà concorrenza nell'edizione serale al Tg3 e sarà diretto dal '92 da Emilio Fede), nel febbraio 1992 sarà la volta del Tg5 diretto da Enrico Mentana, che arriva a Canale 5 dal Tg2 e che da subito comincia a dare filo da torcere al Tg1 delle 20. La guerra del Golfo, nel 1991, punta i riflettori sull'informazione internazionale. Per la prima volta gli italiani seguono i bombardamenti in diretta tv (Emilio Fede, allora direttore di Studio Aperto dà per primo la notizia delle bombe su Baghdad, per la Rai e' un nuovo colpo): in milioni passano le notti davanti al teleschermo. Un'attenzione che si ripeterà tragicamente all'inizio del nuovo millennio dopo l'attentato alle Torri Gemelle del 2001 e con la nuova guerra irachena. Se gli anni '80 avevano registrato l'affermazione del competitor della Rai, gli anni '90 si caratterizzano per il consolidarsi del duopolio in un sostanziale equilibrio tra i due gruppi che coprono da soli il 90% del mercato televisivo italiano. Sul piano degli ascolti la Rai rimane sempre leggermente in vantaggio su Fininvest (che dal 1994 diventa Mediaset e viene quotata in borsa). Le tre reti di Berlusconi portano a casa però diverse vittorie, soprattutto grazie ai grandi film in prima tv e al calcio della Champions League. La Rai continua dal canto suo ad aggiudicarsi i diritti della Nazionale di calcio e negli anni dei Mondiali ('90, '94, '98) si assicura sempre la vittoria. Gli anni '90 sono anche gli anni della sfida tecnologica: alta definizione, sistemi digitali, satellite per diffusione diretta, cavo, pay-tv, pay-per-view, interazione con computer e telefonia mobile. Gli strumenti e i formati della comunicazione cambiano, e anche la tv generalista ne deve prendere atto. La programmazione nel frattempo tende a coprire tutte le 24 ore su ognuna delle sei reti. La Rai vara una serie di canali satellitari tematici, anche in partnership con privati, e Mediaset poco dopo fa lo stesso. Ma le nuove tecnologie vengono usate anche nelle reti generaliste. Le tendenze di genere privilegiano i one-man-show (da Baglioni a Celentano, da Zero e Morandi, da Benigni a Panariello) e la fiction made in italy, sia a lunga serialità con la consacrazione di alcuni 'senatori' della tv (da Nino Manfredi con 'Linda e il brigadiere' a Gigi Proietti con 'Il Maresciallo Rocca', a Lino Banfi con 'Un medico in famiglia') sia con le miniserie dedicate sempre di più a storia e cronaca del nostro Paese. A fine anni '90 la sfida tv si combatte anche a colpi di 'format' importati dall'estero: game-show, prime serate d'intrattenimento e persino le fiction vengono riadattate al mercato italiano dopo aver riscosso grande successo all'estero. L'apoteosi di questo fenomeno si ottiene con i reality show. Da «Carramba che sorpresa» a «Grande Fratello», si apre un filone dalle uova d'oro: la tv spia dal buco della serratura emozioni forti e vita quotidiana come nel 'Truman show' cinematografico. 4

5 Accanto alle idee acquistate all'estero resiste anche un pò di creatività italiana, soprattutto nei generi più legati all'attualità: si affermano le formule di «Striscia la notizia» di Canale 5 ma anche quelle dei programmi di Michele Santoro, Gad Lerner ed Enzo Biagi. «Porta a porta», il talk show di seconda serata di Bruno Vespa su Raiuno che fa concorrenza al ventennale «Costanzo Show», diventa un appuntamento fisso e, nel 1998, e' protagonista di un'avvenimento davvero storico per la Rai: nella puntata del 13 ottobre, dedicata ai vent'anni di pontificato di Giovanni Paolo II, con una telefonata, il Papa interviene per la prima volta in diretta in una trasmissione tv commuovendo pubblico e conduttore. Il re dell'auditel e' ancora il Festival di Sanremo, che nel 1999 decide di puntare sull'innovazione con Fabio Fazio, dopo una lunga era Baudo e un paio di edizioni affidate a grandi protagonisti della concorrenza (prima Mike poi Vianello). Fazio porta al Teatro Ariston le sue contaminazioni, a cominciare dalla presenza sul palco, nelle insolite vesti di presentatore, dello scienziato e premio Nobel Renato Dulbecco. L'anno dopo Fazio replicherà coinvolgendo Teo Teocoli e Luciano Pavarotti. Il decennio si chiude con il grande impegno Rai per il Giubileo: tra gli appuntamenti piu' importanti le dirette dell'apertura delle Porte Sante (tra il dicembre 1999 e il gennaio 2000) e la Veglia al campus universitario di Tor Vergata in occasione della XV Giornata mondiale della gioventu' (sabato 19 e domenica 20 agosto 2000). Ma, parallelamente alla guerra degli ascolti, negli anni '90 si riapre anche il dibattito sul quadro legislativo del settore, soprattutto il relazione alla decisione di Silvio Berlusconi di scendere in politica e alla successiva formazione del suo primo governo. Nel dicembre del '94 una sentenza della Corte Costituzionale dichiara di fatto illegittimi quegli articoli della legge Mammi' che consentono ad un solo soggetto privato di possedere tre concessioni nazionali a fronte di un sistema che prevede altrettante concessioni solo per la concessionaria pubblica. Ma per motivi tecnici legati ad un'altra sentenza, questa pronuncia diventera' operativa solo nell'agosto Nel giugno del '95 si svolgono due importanti referendum sul sistema radiotelevisivo: il primo, che passera', prevede la possibilita' dell'ingresso dei privati nel capitale Rai (da allora la Rai ha dato vita a diverse joint venture con privati soprattutto nei canali satellitari); il secondo, che verra' bocciato, puntava ad impedire che un privato avesse piu' di una concessione nazionale a porre limiti piu' severi per l'affollamento pubblicitario e per la raccolta pubblicitaria. Ad agosto del '96, in attesa che arrivi in Parlamento la legge Maccanico, il governo Prodi vara un decreto di proroga per evitare che una rete del gruppo Mediaset venga oscurata per ottemperare alla sentenza della Consulta del Quando nel '97 verra' approvata la legge Maccanico, che istituisce l'autorita' per le garanzie nelle comunicazioni e prevede nuovi limiti antitrust (Retequattro dovra' andare su satellite e Raitre perdere la pubblicita'), verra' previsto un nuovo regime transitorio in attesa che si pronunci la nuova Authority: si consentira' di mantenere la situazione attuale a patto che Retequattro trasmetta sia su frequenze terrestri che via satellite. Nell'agosto del 2001 l'autorita' per le garanzia nelle comunicazioni fissa al 31 dicembre 2003 il termine per l'abbandono delle frequenze analogiche terrestri da parte di Retequattro e contestualmente, per l'abbandono della pubblicita' da parte di Raitre. GLI ANNI Nel frattempo agli inizi del nuovo millennio, la Rai comincia a perdere terreno sul piano degli ascolti. Occorre tagliare le spese per la contrazione del mercato pubblicitario che interessa tutta Europa e non solo. Inoltre i continui cambi di vertice, ritenuti da molti troppo repentini per consentire una congrua progettazione dei palinsesti, mettono in crisi le tre reti. Raiuno e Raidue perdono terreno sotto i colpi di Canale 5 e Italia 1. Nel 2002 si verifica lo storico sorpasso di Canale 5 sulla rete ammiraglia del servizio pubblico, Maria De Filippi con ''C'e' posta per te'' supera lo show del sabato sera legato alla Lotteria Italia e guidato dall'eterno ragazzo Gianni Morandi. Persino Sanremo (riaffidato a Pippo Baudo, dopo una performance di Raffaella Carra' non all'altezza della situazione) non riesce piu' ad ottenere i risultati di un tempo, anche 5

6 perche' Mediaset (che nel frattempo si e' quotata in Borsa e non puo' permettersi di arretrare troppo) abbandona la tradizionale pax festivaliera e schiera contro Pippo una superprogrammazione, ''Grande Fratello'' compreso. La Rai e' in crisi dichiarata sul piano degli ascolti e della raccolta pubblicitaria, investita anche dalle polemiche politiche sul controllo della Rai da parte del nuovo governo Berlusconi. Ma i nuovi amministratori, guidati dalla presidente di 'garanzia' (ovvero vicina all'opposizione) Lucia Annunziata e dal direttore generale Flavio Cattaneo sembrano trovare la strada giusta: l'esempio piu' fortunato del cambio di rotta e' l'ingaggio di Paolo Bonolis che portera' la Rai a due storiche vittorie nell'autunno appena trascorso. Da un lato infatti ''Domenica In'' ritrova la leadership perduta, dall'altra la striscia preserale affidata al game show ''Affari Tuoi'' riesce dopo oltre dieci anni a mettere in crisi ''Striscia la notizia'', il fiore all'occhiello di Canale 5. Anche Raidue, che negli ultimi anni aveva perso molto terreno rispetto ad Italia 1, trova la sua carta vincente in un nuovo reality d'importazione ''L'isola dei famosi''. Viale Mazzini domina cosi' l'importante periodo di garanzia pubblicitaria dell'autunno e si presenta con rinnovata fiducia grazie anche alla messa a punto del suo progetto digitale. Mentre la sfida tecnologica si sposta sul digitale terrestre nel 2003 il mercato vede l'ingresso di un nuovo grande player satellitare, Sky, che punta soprattutto sulla pay tv ma varerà anche un canale gratuito sul digitale (Cielo) mentre i due grandi gruppi 'generalisti' varano una serie di canali tematici free (Mediaset anche pay) per la nuova offerta digitale. GLI ANNI Per quanto riguarda i contenuti, complice la crisi che serpeggia dal post 11 settembre nel mercato pubblicitario e che si acuisce su tutti i fronti dal 2010 in poi, tra format (dopo i reality e' l'apoteosi del talent), varietà comici, fiction e la novità del cooking show), si assiste a corsi e ricorsi storici. Un esempio su tutti e' il ritorno di Fabio Fazio alla conduzione del Festival di Sanremo, 14 anni dopo, nelle edizioni del 2013 e del RAI :COMUNICAZIONE DI SERVIZIO PER SCIOPERO RSU ROMA com unicazione_di_servizio_per_sciopero_rsu_roma.html Ai sensi dell art. 2, comma 6, della legge n. 146/1990, come modificata dalla legge n. 83/2000, vi comunichiamo che a causa della mobilitazione proclamata dalle RSU di Roma dell Area editoriale e dell Area Direzione Produzione è prevista, per la giornata di venerdì 27 dicembre, l astensione dal lavoro per l intero turno del personale appartenente alle suddette aree impegnato nelle attività di RaiNews24. Pertanto, la normale programmazione televisiva di Rainews24 nella giornata di venerdì 27 dicembre potrebbe subire delle modifiche. RAI: CDA, APPROVATO BUDGET cda approvato_budget_2014.html Il Consiglio di Amministrazione riunito oggi a Roma sotto la presidenza di Anna Maria Tarantola, ha approvato all unanimità il Budget 2014, presentato dal Direttore Generale Luigi Gubitosi, che prevede il raggiungimento del pareggio di Bilancio in linea con quanto previsto nel Piano Industriale Il Consiglio ha approvato con 5 voti favorevoli e 4 astenuti il Piano Fiction Il Consiglio ha anche preso atto del Piano Editoriale della Tgr presentato dal Direttore Vincenzo Morgante e ha espresso all unanimità l intendimento di nomina a vicedirettore per Enrico Castelli, Anna Donato, Giuseppe Gioia, Pietro Pasquetti, Carlo Verna e Federico Zurzolo. 6

7 CANONE RAI, NESSUN AUMENTO. GUBITOSI DELUSO: «FUOCO AMICO» 58:canone-rai-aumento-gubitosi&catid=30:home&Itemid=40 Scritto da Carlo G. Lanzi Rassegna Stampa: La Repubblica, pagina 30, di Aldo Fontanarosa. Canone Rai, nessun aumento. Gubitosi deluso: «Fuoco amico» Gli italiani continueranno a pagare 113,5 euro. Impatto sui conti di Viale Mazzini per 22 milioni. Il ministro dello Sviluppo economico Zanonato usa Twitter, come di moda oggi, per annunciare che il canone della Rai non aumenterà l'anno prossimo. Dopo sette anni di ritocchi continui, l'imposta resterà ferma a 113,5 euro, con grande gioia dei consumatori del Codacons. La decisione delude, invece, il direttore generale delle reti di Stato, Luigi Gubitosi, che dice al suo staff (riunito d'urgenza): «Siamo investiti da fuoco amico». Ai suoi collaboratori e ai consiglieri di amministrazione, il dg precisa di nutrire grande rispetto per le famiglie che pagano con fatica il canone, stremate dalla crisi. L'aumento, però, sarebbe stato di 1,2 euro l'anno (pari a 10 centesimi al mese) perché la Rai avrebbe incamerato soltanto la cifra erosa dall'inflazione. Un importo sopportabile per gli italiani, dunque. L'impatto sui conti aziendali, invece, sarà molto significativo. Nell'anno del Mondiale di calcio, che costeranno 100 milioni, la tv di Stato accuserà un mancato incasso tra i 20 e i 22 milioni. E la perdita suona beffarda per un vertice che, nel 2013, è riuscito a riportare l'azienda all'utile operativo. Ora Gubitosi dovrà trovare altrove le risorse, a esempio, per dotare il Tg1 di tecnologie digitali e per consolidare l'offerta sui nuovi canali, come Rai 5. Il ministro Zanonato, sempre via Twitter, rincuora il direttore generale e giura che la lotta agli evasori del canone sarà senza quartiere. Dunque Viale Mazzini potrà recuperare i soldi del mancato aumento dalle tasche di quelli che l'imposta non la pagano mai. Ma Gubitosi è scettico, perché spiega ancora al suo staff, questa battaglia non ha mai avuto un carattere «di sistematicità. Ogni tanto hanno provato a fare qualcosa dentro questa o quella legge, ma senza risultati strutturali. Vedremo a gennaio se il governo metterà proposte credibili sul tavolo». Lo scetticismo di Gubitosi è condiviso dal sindacato dei giornalisti Rai (l'usigrai) che ricorda l'importo mostruoso dell'evasione, «pari a oltre 550 milioni». Lo stesso senatore Margiotta (del Pd) che pure applaude al mancato aumento del canone «perché non bisogna incidere sulle tasche martoriate degli italiani», chiede che la caccia all'evasore diventi una cosa seria. Blocco del canone per ridimensionare il Servizio Pubblico. La Rai faccia ricorso di Vittorio Di Trapani Parlare del canone è sempre molto difficile perché dicono sia impopolare. Forse così si spiega il silenzio con il quale è stata accolta la decisione del ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, di bloccare il canone alla stessa cifra dell anno scorso. Abbassare i costi per i contribuenti, si dice. Obiettivo giusto, in particolare in una fase di crisi economica. Ricordiamo, in ogni caso, che il canone oggi vale 2 tazzine di caffè a settimana per ogni famiglia. E allora, chiariamo subito, se si vuole davvero abbassare i costi per i contribuenti è necessario fare una sola cosa: abbattere l evasione, arrivata ormai a 550 milioni di euro ogni anno. Ma, per farlo, non bastano generiche dichiarazioni di lotta all evasione, ma fare riforme. L Usigrai lo dice da tempo: portare il canone in bolletta, oppure trasformarlo in tassa di scopo, progressiva sul reddito e con l esenzione delle 7

8 fasce meno abbienti. Solo così sarà possibile abbattere l evasione e, dunque, ridurre il canone e abbassare i costi per ogni singolo contribuente. Di queste riforme, però, non c è traccia. Entrando poi nel merito del provvedimento, ritengo che la Rai debba valutare l ipotesi del ricorso contro il decreto ministeriale. Un precedente esiste e fu fatto nel 2006, contro il blocco deciso dall allora ministro Mario Landolfi. Il Testo Unico della radiotelevisione dice infatti che il canone deve essere fissato in funzione di 3 parametri: la previsione di spesa per l anno successivo per gli oneri da Servizio pubblico, l inflazione programmata e le esigenze di sviluppo tecnologico. Non è una mera potestà, è una prescrizione di legge. Nel decreto ministeriale non c è traccia di tutto questo, determinando evidenti profili di illegittimità dell atto. E, visto che l inflazione programmata è un dato oggettivo, per mantenere i costi invariati, il ministro ritiene che siano le altre due voci quelle da ridurre? Secondo il ministro la Rai deve ridurre la sua offerta come Servizio pubblico? O deve fermare i propri investimenti tecnologici? Ricordiamo con l occasione che la Rai nel 2014 completerà la digitalizzazione del Tg1, del Tg3 e avvierà quella delle redazioni regionali. E, inoltre, le linee guida Agcom chiedono espressamente alla Rai di investire in innovazione. E qui entriamo nella dimensione politica della decisione del ministro Zanonato. Nel decreto approvato nei giorni scorsi, si dice che si ritiene inderogabile la necessità di rendere coerente la misura dei canoni di abbonamento alle radiodiffusioni per l anno 2014 ( ) ai principi guida della Revisione della spesa in un quadro di coerente delimitazione degli obblighi di servizio pubblico da realizzare anche in sede di approvazione del contratto di servizio Rai per gli anni ?. In sostanza, nel decreto ministeriale si ipotizza una riduzione del perimetro del Servizio pubblico. Sulla base della Revisione della spesa del Commissario per la Spending Review Carlo Cottarelli, del quale si conosce solo il piano di lavoro, i titoli, ma non i contenuti. E per di più si ipotizza tale riduzione nel contesto del Contratto di Servizio già approvato dal ministero e dalla Rai e ora al vaglio della Commissione parlamentare di Vigilanza. Si tratta di una previsione molto grave che getta un ombra ancor più preoccupante su alcune novità introdotte dal nuovo Contratto e fortemente criticate dall Usigrai, dalle altre organizzazioni sindacali e da associazioni e movimenti. Mi auguro che si superino i pudori sul tema del canone, e il governo, le forze politiche, le associazioni chiedano al Ministro dello Sviluppo economico conto di tale decisione. E delle ragioni che lo hanno portato ad assumerla. Non è in discussione il previsto aumento di 1,2 euro del canone. Ma il futuro del Servizio pubblico in Italia. Alla vigilia del rinnovo della Concessione del Quanto è avvenuto chiarisce una volta di più, se mai ce ne fosse ancora bisogno, i guasti che crea il fatto che la proprietà della Rai sia nelle mani del governo: ogni anno il ministro di turno può decidere in maniera unilaterale di ridurre le risorse a disposizione della Rai, in barba a qualunque piano di investimenti programmato. La mancanza di libertà economica è uno dei principali elementi di assenza di autonomia e indipendenza. Ma purtroppo della Rai ci si ricorda solo per far cassa, e non per approvare quelle riforme indispensabili a renderla autonoma da partiti e governi: riforma dei criteri di nomina dei vertici, riforma del canone per assicurare certezza di risorse, legge sui conflitti di interesse e limiti antitrust. * Segretario nazionale Usigrai 24 dicembre

9 Quel regalo rischia di costarci caro L obiettivo di non aumentare il canone Rai è nobile, ma se viola la legge lo è un po di meno Finalmente possiamo affrontare il nuovo anno con maggiore ottimismo. Il regalo che il ministro dello sviluppo economico, Zanonato, ha fatto trovare alle famiglie italiane sotto l albero era davvero inaspettato: il canone Rai non aumenterà perché il governo non è insensibile alla crisi e al grido di dolore che si leva in tutto il paese, da Palermo a Bolzano. Il risparmio per coloro che il canone lo hanno sempre pagato non è da buttar via. Dieci centesimi al mese sono sempre un euro e venti su base annua. Potremo permetterci un cappuccino in più e con il freddo che ci attende una bevanda calda fa sempre piacere. Ma poi è il pensiero che conta, quindi, grazie ministro! Solo il ministro Landolfi, otto anni fa, aveva avuto il coraggio di prendere la stessa decisione. Allora qualcuno disse che si voleva indebolire la competitività della Rai sul mercato, ma erano le solite malignità dei soliti dietrologi con la fissazione del conflitto di interesse. C è un aspetto, però, che mi è difficile condividere perché non sempre il fine giustifica i mezzi. Se, infatti, l obiettivo, cioè il cappuccino gratis, è sicuramente nobile, realizzarlo violando la legge lo è un po meno, soprattutto per un ministro. Le leggi possono anche non piacere, e a me ad esempio la Gasparri non piace affatto, ma se non si ha la forza, o la voglia, di cambiarle devono essere comunque rispettate. L articolo 47 della legge in questione fissa le regole per la determinazione del canone con molta chiarezza. Il ministro in sostanza deve tener conto soltanto di due fattori: il tasso di inflazione programmato e l esigenza di sviluppo tecnologico dell impresa (comma 3). Come si suol dire tertium non datur. Ora, nessuna di quelle due motivazioni è alla base della decisione del ministro Zanonato che giustifica invece il mancato aumento con le esigenze della spending review (che io pensavo dovesse incidere sui costi delle società pubbliche, non sui ricavi) «in modo di fornire servizi pubblici di alta qualità al più basso costo possibile per il contribuente» (da cui si deduce che il ministro interverrà presto per calmierare quello di artisti, film, fiction e diritti sportivi) «in un quadro di coerente delimitazione degli obblighi di servizio pubblico da realizzare anche in sede di approvazione del contratto di servizio Rai per gli anni ». Il lettore mi scuserà per il burocratese ma il virgolettato è tratto dal decreto ministeriale ed è utile per capire in quante violazioni di legge sia incorso il ministro che addirittura pensa di poter definire un nuovo perimetro del servizio pubblico radiotelevisivo non con una riforma legislativa ma con atti amministrativi. Sinora non mi sembra di aver letto reazioni, eppure se un uguale provvedimento fosse stato deciso da un ministro berlusconiano come minimo ci sarebbe scappato un girotondo a viale Mazzini. La Rai non è esente da critiche ma è un fatto riconosciuto che oggi si sta seriamente impegnando in una difficile azione di risanamento economico e di adeguamento tecnologico (ad esempio la digitalizzazione delle testate) in un momento in cui la crisi ha peraltro determinato la contrazione dei ricavi pubblicitari. Quel cappuccino gratis vale per viale Mazzini circa 24 milioni di euro di ricavi in meno mentre l evasione si conferma a livelli intollerabili e i governi tutti, compreso l attuale, non hanno fatto mai nulla per combatterla efficacemente. Il ministro poi dimentica che la Rai è anche un operatore commerciale che opera in un mercato competitivo, non per sua scelta ma perché così ha deciso il legislatore. Indebolirla economicamente significa innanzitutto avvantaggiare i suoi concorrenti. Sulla necessità e l urgenza di una riforma della Rai, che deve essere accompagnata però da una seria normativa antitrust nel settore televisivo, siamo da tempo in molti ad essere d accordo. Mi dispiace per i tanti decisionisti che ci circondano ma nei paesi a democrazia parlamentare per modificare una legge ce ne vuole sempre una nuova. 9

10 Intervenire con decreti ministeriali o contratti di servizio non è solo illegittimo ma anche incostituzionale perché la Corte ha sempre sostenuto che si tratta di materia sensibile da cui il governo deve tenersi lontano a garanzia dell autonomia e dell indipendenza del servizio pubblico, valori costituzionalmente garantiti. Le scorciatoie, inoltre, spesso creano problemi piuttosto che risolverli e se la Rai dovesse decidere, come è suo sacrosanto diritto, di ricorrere ai giudici quel cappuccino rischia di costare Rai in HD anche su Astra: e il digitale terrestre? Pubblicato da Roberto Pezzali Rai e Astra hanno firmato un accordo per la trasmissione della TV pubblica in HD sulla posizione satellitare 19.2 est. Sul digitale terrestre ancora no. I canali RAI HD sono visibili da ieri anche alla posizione orbitale 19.2 E di SES Astra: l accordo tra Astra e RAI prevede la trasmissione di quattro canali Rai in alta definizione ricevibili da chi ha una parabola puntata su Astra o con LNB dual feed e ricevitore o TV abilitati Tivusat (e con card attiva). La trasmissione dei canali RAI dalla posizione orbitale 19.2 E segna l inizio di una nuova era per il settore televisivo in Italia. Questo accordo conferma il corretto allineamento della nostra strategia alle esigenze dei broadcaster italiani e consente un espansione del mercato, attesa da tempo, con una offerta basata sulla qualità - ha dichiarato Pietro Guerrieri, Direttore Generale di SES ASTRA Italia L impegno di SES in Italia, fin dall apertura della filiale romana del gruppo, è sempre andato in questa direzione. Siamo molto onorati di poter aggiungere i prestigiosi contenuti dei canali televisivi RAI al nostro ricco neighborhood di canali internazionali, trasmessi dalla posizione "faro" per l'europa a 19.2 E. Questo importante risultato è stato raggiunto, senza alcun dubbio, grazie all eccellente affidabilità dei nostri satelliti e delle infrastrutture di terra implementate per la diffusione dei canali del bouquet HD di Rai. Dopo Hotbird la RAI in HD arriva anche su Astra, sempre nel pacchetto Tivusat: resta da chiedersi quanto si dovrà aspettare ancora per vedere i canali Rai in alta definizione sul digitale terrestre in tutta Italia. Vi prometto un futuro Fico per la Rai pubblica (niente privatizzazioni grillesche ) Edoardo Petti Vi prometto un futuro Fico per la Rai pubblica (niente privatizzazioni grillesche...) Il presidente della Commissione di Vigilanza, il pentastellato Roberto Fico, fa il punto su costi, retribuzioni, governance dell'azienda di Viale Mazzini. E vuole recidere l intreccio informazione-politica ma della privatizzazione della Rai, auspicata tempo fa sul blog di Beppe Grillo, non c'è traccia nel programma di Fico... Rendere conoscibile ogni scelta rilevante della Rai tv. Pubblicare retribuzioni e compensi di dirigenti e conduttori. Affinché l azienda di Viale Mazzini possa essere ricondotta all originaria missione informativa e liberarsi una volta per tutte dalla commistione con il mondo politico. È il programma di intervento per il 2014 preannunciato da Roberto Fico, parlamentare del Movimento Cinque Stelle e presidente della Commissione di Vigilanza sul servizio pubblico radiotelevisivo.presentando i risultati dei primi 6 mesi di lavoro dell organismo bicamerale e rivendicando il contributo prezioso di professionalità, centri studi e strutture delle 10

11 Camere, risorse della democrazia che devono essere valorizzate poiché sono ben diverse dai costi della politica, l esponente del M5S disegna un panorama in chiaroscuro della realtà giornalistica italiana e prospetta le iniziative per affrontare e scioglierne i nodi tuttora aperti. IL BILANCIO DELLA VIGILANZA RAI Fino a oggi l organismo parlamentare con sede a Palazzo San Macuto ha svolto 34 sedute, oltre la metà delle quali trasmesse in diretta streaming, rivolgendo alla Rai 114 quesiti cui sono state fornite 101 risposte. La Commissione di vigilanza è stata informatizzata grazie a un sito on line ad hoc in cui verrà reso pubblico ogni aspetto della sua attività. Un passo importante che, a giudizio del presidente, sancisce il superamento di un rapporto esclusivo con Viale Mazzini che teneva l opinione pubblica all oscuro delle scelte strategiche aziendali. I DISSIDI CON GUBITOSI Fico enuclea le più rilevanti. La presentazione del piano industriale, che il direttore generale Luigi Gubitosi non voleva esporre in diretta web. La pubblicazione dell organigramma Rai, per numero e mansioni dei lavoratori, tipologie di contratto e fasce di retribuzione per i dirigenti apicali, a partire dai consiglieri di amministrazione e direttori di testate e canali: Per i quali i livello medio di salario raggiunge i 150mila euro lordi all anno, a fronte dei 147mila dei giornalisti. Un punto da sciogliere, e su cui il rappresentante Cinque Stelle promette l impegno più rigoroso, resta la cifra dei compensi dei conduttori di programmi, richiesti all azienda ma tuttora soggetti a un vincolo di riservatezza. DOSSIER FICTION E MEETING DI RIMINI Altro obiettivo fondamentale è la conoscenza dell albo dei fornitori, in primo luogo le società produttrici di fiction tv beneficiarie di una spesa aziendale di 194 milioni di euro, finora uno dei segreti meglio custoditi. Così come era rimasta segreta, precisa il pentastellato Fico, la notizia che in tre anni la Rai era pronta ad attuare un accordo commerciale da 750mila euro con Comunione e Liberazione per trasmettere il Meeting dell Amicizia tra i popoli di Rimini: Operazione che avrebbe rovesciato il rapporto fisiologico tra realtà politiche e associative e organi di informazione, traducendosi in una forma surrettizia di finanziamento pubblico indebito a organizzazioni partitiche. GIORNALISMO MON AMOUR La Vigilanza ha poi coinvolto i vertici aziendali nell esame di tre petizioni, per non mandare in onda Mission, per chiedere la messa in onda di C era una volta, per imporre la sottotitolazione di ogni programma tv. Ma l interrogativo più nebuloso risiede nell assunzione ad hoc e senza concorso di 35 giornalisti provenienti della Scuola di Perugia. Un iniziativa, rimarca il parlamentare intenzionato a fare chiarezza fino in fondo, che ha sollevato forti rimostranze nelle altre scuole di abilitazione professionale ingiustamente discriminate: Perché l istituto della città umbra non risulta essere la scuola aziendale di Viale Mazzini. DOSSIER ELETTORALI Ultimo capitolo dell attività della Commissione riguarda la copertura mediatica delle campagne elettorali di Trento e Bolzano e della Regione Basilicata. Per gli spazi di trasmissione delle tribune politiche è stato introdotto un parametro innovativo: il massimo ascolto al posto del buon ascolto. Il che equivale a privilegiare la fascia oraria a ridosso dei telegiornali serali rispetto alla mattina e al pomeriggio. IL CONTRATTO DI SERVIZIO La scadenza più importante da affrontare alla ripresa dei lavori parlamentari sarà l esame e l approvazione del Contratto di servizio. Passaggio cruciale, in vista del quale tutte le forze politiche presenti nell organismo parlamentare di controllo hanno trovato piena condivisione su punti ben precisi: pubblicità di retribuzioni e curriculum dei vertici apicali, conoscenza dei budget di Rai Fiction e Rai Cinema destinati ai 11

12 produttori di serie e sceneggiati tv, fornitura dei dispositivi tecnologici per i portatori di disabilità, rimozione della pubblicità per i cartoni animati di Rai Yo Yo. NODO GOVERNANCE Fonte di antichi e persistenti dissensi resta invece il problema della governance aziendale. Volontà degli esponenti Cinque Stelle è lavorare a una legge che abroghi il potere della Commissione di vigilanza e dei partiti, così come del governo, nella designazione del consiglio di amministrazione di Viale Mazzini. Perché soltanto così è possibile favorire la netta separazione tra amministratori e classe politica, oltre alla centralità del merito e della trasparenza nella nomina dei dirigenti. E se il direttore generale, puntualizza Fico, è a conoscenza di ingerenze politiche nelle decisioni Rai, lo può denunciare alla Vigilanza. OBIETTIVO PLURALISTICO Entro il 31 gennaio, comunque, Fico presenterà una relazione sullo stato e la qualità del pluralismo informativo della principale industria culturale del paese. Lo farà con l obiettivo di rivoluzionare una realtà che finora è stata appannaggio totale del ceto partitico, la cui lottizzazione è stata accettata come naturale e inevitabile per decenni. Perché se cambia il modello di tv consolidato per troppo tempo, può cambiare l Italia. PRIVATIZZAZIONE VADE RETRO Forte scetticismo il parlamentare del M5S riserva a ipotesi di privatizzazione della tv di Stato: Potremmo parlare in futuro di messa sul mercato di rami aziendali a condizione che il Parlamento sappia varare una normativa rigorosa sul conflitto di interessi e contro le concentrazioni editoriali. Ma ad oggi non vedo un simile coraggio. Pertanto difenderemo con tutte le forze la natura e lo statuto pubblici dell azienda. Toni ben diversi rispetto a quanto si legge tempo fa sul blog di Beppe Grillo. Mail di lavoro e Feste, la maggioranza degli italiani non stacca mai di Marta Serafini Davvero siamo in ferie? Non molto, se ogni due per tre guardiamo le mail di lavoro sullo smartphone. Secondo una ricerca Randstad quasi due terzi (63%) dei lavoratori dichiarano di essere in grado di liberarsi dal lavoro con l inizio delle vacanze. Ma sei su dieci (58%) preferiscono comunque tenersi informati su ciò che sta accadendo in ufficio. E un terzo (35%) non può resistere dal leggere continuamente le . Al 28%, addirittura, è richiesta disponibilità per tutte le 24 ore della giornata, anche durante le vacanze. Stessa cosa succede anche in Gran Bretagna dove, secondo un sondaggio del Guardian il 56 per cento dei lettori ha lavorato anche durante il giorno di Natale. La ricerca mostra in Italia un attaccamento al lavoro superiore alla media globale. Sfatato dunque il mito che agli italiani interessa poco del proprio impiego. Nei 32 Paesi del mondo è mediamente più alta (67%) la percentuale di lavoratori pronti a mettere da parte completamente il lavoro con l inizio delle ferie ed inferiore (47%) quella di coloro che si tengono informati durante le vacanze. Interessante è anche analizzare quello che ci aspettiamo per il Il 59% degli italiani si aspetta che lasituazione economica del Paese migliori nel Un dato che dimostra un ottimismo superiore alla media a livello mondiale (49%) e ben superiore a quella dell Europa meridionale (35%). Quanto a ottimismo siamo al 9 posto nella graduatoria dei Paesi che prevedono un 2014 economicamente migliore del 2013, a pari merito con la Danimarca e appena dietro la Svizzera, in una classifica dove molti degli altri paesi europei si collocano nella parte prudentemente bassa delle aspettative. L ottimismo italiano, però, dopo 12

13 anni di crisi vacilla. Dal 2011 al 2013 si nota un erosione del 10% di coloro che prevedono una situazione economica migliore nel paese l anno successivo. In ogni caso, però, ci aspettiamo l aumento per il prossimo anno. Oltre metà dei lavoratori italiani pensa di ricevere un aumento di stipendio (54%) o un bonus finanziario una tantum (55%). Per quanto riguarda poi la percezione dei lavoratori stranieri, l atteggiamento pare essere ambivalente. La metà dei lavoratori (49%) ritiene che l immigrazione di lavoratori stranieri abbia influitopositivamente sul proprio sviluppo lavorativo (una percentuale di poco inferiore alla media globale, pari al 52%), mentre un terzo (33%) pensa che abbia influito negativamente. In ogni caso, il 39% pensa che la sicurezza del proprio posto di lavoro sia diminuita per effetto dell immigrazione (il 25% a livello globale). Morti sul lavoro, il 2013 finisce e nulla è cambiato di Marco Bazzoni Anche il 2013 si avvia a fine e per quanto riguarda le morti sul lavoro nulla è cambiato.i dati dell Osservatorio indipendente di Bologna, diretto dall amico Carlo Soricelli, ex operaio metalmeccanico in pensione, al 24 Dicembre 2013, ci dicono che nel 2013 sono morti sul lavoro oltre 1180 lavoratori (stima minima) e molto probabilmente a fine anno saranno oltre 1200: Il mio pensiero va ai lavoratori che purtroppo non ci sono più e ai loro familiari, che passeranno un Natale molto triste senza di loro. Io ci ho provato a far si che cambiassero le cose, che aumentasse la sicurezza sul lavoro: Dio solo sa se ci ho provato! Ho fatto anche aprire una procedura d infrazione a livello europeo, perchè la legge per la sicurezza sul lavoro italiana (Dlgs 81/08, modificato dal Dlgs 106/09 dall ex Governo Berlusconi), violava alcuni punti della direttiva europea quadro 89/391/CEE. Per questa procedura d infrazione (2010/4227), per cui è stato emesso un parere motivato il 21 Novembre 2012: probabilmente verremo deferiti alla Corte di Giustizia Europea se non prenderemo provvedimenti a breve.ma purtroppo chi veramente avrebbe il potere di cambiare le cose o non ci sente o fa finta di non sentirci!con il DL 69/2013 (detto decreto fare), il Governo Letta ha addirittura semplificato le norme per la sicurezza sul lavoro, ma purtroppo queste modifiche ridurranno la sicurezza sul lavoro, non la aumenteranno. Anzi, probabile che la Commissione Europea aprirà anche un ulteriore procedura d infrazione per la sicurezza sul lavoro, perchè diverse di queste modifiche violano delle direttive europee, tra cui l esonero dagli obbighi di cui ai titoli IV del DLgs 81/08 sui Cantieri temporanei o mobili, che viola la direttiva 92/57/CEE sulle prescrizioni minime nei cantieri temporanei o mobili, le proroghe di adeguamento anticendio,che viola la direttiva europea 89/391/CEE. Come se per aumentare la sicurezza sul lavoro, bisogna ridurre le norme per la sicurezza sul lavoro, visto che diversi datori di lavoro considerano la sicurezza sul lavoro, come un costo insostenibile per le loro imprese. Però, o non sanno o fanno finta di non sapere, che la mancata sicurezza sul lavoro ha un costo sociale spaventoso per lo Stato, oltre 45 miliardi di euro l anno. L ex Ministro dell Economia Giulio Tremonti, 3 anni fa(fine agosto 2010) disse (poi in parte rettificato) robe come la 626 sono un lusso che non possiamo permetterci. Mentre 1200 morti sul lavoro ogni anno, quelli possiamo ancora permetterceli? Purtroppo è così che viene vista la sicurezza sul lavoro in Italia: che tristezza! Inoltre, sono anni che vado dicendo che va modifricato il TU 1124/65 che regola i risarcimenti per gli infortuni e le morti sul lavoro, perchè è una vergogna che la morte 13

14 di un lavoratore venga risarcita dall Inail solo con un assegno una tantum di rimborso spese funerarie di 2046 euro e 81 centesimi. Purtroppo questa legge assurda, che ha quasi 50 anni, prevede infatti che hanno diritto alla rendita a superstite, in caso di infortuni mortali, coniugi e figli e, se assenti, gli ascendenti viventi e a carico del defunto, che contribuiva quindi al loro mantenimento. Perciò non hanno diritto alla rendita, ad esempio quei genitori delle vittime del lavoro che non risulti ricevessero contributi al mantenimento, dal loro caro ammazzato dall?insicurezza nei luoghi di lavoro. Ho fatto anche una petizione che ha raccolto molte adesioni per far modificare il TU 1124/65, ma nulla, nessuno mi ha preso in considerazione. Quello che mi domando è questo: ma in Parlamento c è Marco Bazzoni o altre persone? Perchè se come sembra ci sono altri (io lavoro in fabbrica da Settembre 1994, cioè da quasi 20 anni), perchè non fanno qualcosa di concreto perchè aumenti la sicurezza e salute nei luoghi di lavoro? Quanti infortuni e morti sul lavoro ci devono essere ancora? Ogni anno mi faccio la stessa domanda, ma niente cambia in meglio per la sicurezza sul lavoro, facciamo come i gamberi, un passo in avanti e due indietro! Un Paese che si definisce civile come l Italia non può permettersi tutti questi infortuni e morti sul lavoro: è così difficile da capire? *Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza-firenze Italia 15esima economia mondiale nel Studio inglese: la Gran Bretagna supererà la Germania in Ue. La Cina prima economia mondiale, la Germania che perde il ruolo di motore economico europeo a favore della Gran Bretagna, e l'italia che da Paese del G-7 scivola al 15esimo posto fra le maggiori economie mondiali, superata da economie come Messico, India, Brasile, Russia, Corea del Sud e Turchia. È lo scenario previsto entro il 2028 secondo il Centre fo Economics and Business Research, che nel suo rapporto annuale fa i conti con le prospettive di crescita e diversi fattori. IL RUOLO DELL'IMMIGRAZIONE. Con alcune sorprese rispetto al senso comune: l'immigrazione, spesso osteggiata da politici, elettori e movimenti xenofobi, sarà sempre più uno dei principali fattori di crescita (o decrescita, ove insufficiente) nell'europa che invecchia. E l'euro, che è destinato a deprezzarsi nel giro di un quindicennio, potrebbe non convenire più alla Germania. Secondo gli economisti del centro studi londinese, che ha appena pubblicato il suo rapporto annuale, il sorpasso della Cina, oggi seconda economia mondiale, sugli Usa (ancora al primo posto) sarà più lento di quanto si pensasse, a causa della continua performance degli Usa e del rallentamento dell'economia cinese, evidente dai dati del governo pubblicati il 26 dicembre che danno la crescita 2013 a 7,3%, in rallentamento per il terzo anno consecutivo dopo il 9,3% dello scorso anno e il 10,4% del PROGRESSIONE BRITANNICA. La Cina riceverà una spinta dall'inevitabile apprezzamento dello yuan. Ma gli Usa resisteranno a lungo, grazie alla loro capacità di innovare, agli investimenti delle imprese e all'energia sempre meno costosa, come mostra la svolta dei gas di scisto (shale gas). Prospettive in miglioramento anche per la Gran Bretagna, unica fra le grandi economie occidentali a salire la gerarchia nei prossimi anni e seconda migliore economia occidentale in termini di performance dopo gli Usa: secondo il Cebr, Londra scalzerà la Francia dal quinto posto nel 2018, per poi retrocedere al settimo cedendo a India e Brasile. Tuttavia, intorno al 2030, secondo gli economisti, l'economia inglese dovrebbe ritrovarsi al di sopra non solo dell'eterna rivale Francia, ma anche della Germania che scivolerebbe da quarta economia mondiale a settima. Un sorpasso legato 14

15 principalmente alla crescita demografica più veloce della Gran Bretagna, causata dall'immigrazione, e alle responsabilità della Germania verso i Paesi in crisi che rallenteranno la crescita e richiederanno aiuti. CROLLA ANCHE LA FRANCIA. E l'italia? «Probabilmente mostrerà il graduale declino dell'europa in termini di importanza economica», dicono quelli del Cebr, crollando da ottava a 15esima maggiore economia mondiale entro il Negative anche le previsioni per la Francia, che dall'attuale quinto posto potrebbe ritrovarsi tredicesima, sempre più appesantita da crescita lenta e tasse eccessive. Sky vince ancora in tribunale contro LT Multimedia Inserito da: Simone Rossi (Satred) Fonte: Digital-Sat Sky vince ancora in tribunale contro LT MultimediaIl Tribunale di Milano ha rigettato anche il secondo reclamo presentato da Lt Multimedia nella controversia con Sky Italia. Lt Multimedia, come da prassi, è stata anche condannata al pagamento delle spese legali del procedimento giudiziario. LA VICENDA - A fine settembre il patron di LT Multimedia, Valter La Tona, aveva presentato un ricorso d'urgenza cautelare al Tribunale nei confronti di Sky Italia. L'oggetto della causa era la richiesta di prolungamento della trasmissione all'interno del bouquet Sky dei canali Alice, Leonardo e Marcopolo. Il giudice aveva già dato espresso parere negativo. Nella nuova ordinanza, il collegio ribadisce il suo diniego motivando la decisione in quanto ci sono molti operatori sul mercato di riferimento e dunque non può configurarsi un obbligo di contrarre per Sky Italia nei confronti di LT Multimedia. LO SCENARIO - Al di là del caso specifico è interessante rilevare come nella pronuncia della sentenza i giudici del Tribunale di Milano facciano espressamente riferimento a un mercato delle tv che includa indistintamente operatori pay e free (i canali di Lt saranno infatti trasmessi dal 1 Gennaio sulla piattaforma satellitare TivùSat) e che per l editore ci siano altresì diverse soluzione di trasmissione dei programmi. La Tv non generalista in novembre Ancora un buon risultato per la Tv non generalista in novembre: 37% e il 7% in più rispetto ad un anno fa. La consueta analisi di VivaKi Italia evidenzia che di questo 37%, il 31% circa appartiene ai canali del gruppo Tv digitali, il 6.1% al gruppo Sky+Fox. 21 Dicembre 2013 Secondo l'analisi mensile realizzata da VivaKi Italia, a novembre 2013 la Tv non generalista ottiene il 37% di share nel totale giorno, evidenziando una crescita negli ascolti pari al + 7% sull'omologo Mattina e pomeriggio sono le fasce orarie con una maggiore concentrazione di telespettatori. In crescita del +10% rispetto a un anno fa gli ascolti della prima serata. Del 37% di share complessivo registrato dalle Tv non generaliste, circa il 31% appartiene ai canali del gruppo Tv digitali (terrestri e satellitari, esclusi i canali Sky+Fox) che crescono complessivamente del + 9% rispetto a novembre Rientra in questo gruppo anche il canale Dtt del gruppo Sky, Cielo, che supera il punto di share nel totale giorno. Il restante 6.1% di share appartiene al gruppo sat pay Sky+Fox che registra un lieve calo di ascolti (pari al - 4%) sul novembre Ottimi risultati di audience sono registrati dal calcio di serie A (in particolare Sky Sport 1), dai contenuti di informazione (Sky Tg 24) e dal canale di intrattenimento Sky Uno 15

16 che a novembre ha trasmesso il talent show X Factor. Sui canali sportivi la fascia oraria più vista è su Sky Sport 1 la di domenica 10 novembre con la partita di serie A Juventus-Napoli (1,1 milioni di spettatori), trasmessa nella stessa fascia oraria anche sull'altro canale Sky Calcio 1 (708 mila spettatori) e su Premium Calcio 1/HD del gruppo Mediaset (1,2 milioni di spettatori). Sui canali non sportivi la fascia oraria più vista è su Sky Uno la di giovedì 28 novembre quando è andato in onda il talent show musicale X Factor (oltre 1 milione di spettatori). Passando al gruppo Tv digitali, nel mese di novembre D Max (oltre 155 mila spettatori nel minuto medio) e Rai Yo Yo (155 mila spettatori nel minuto medio) risultano rispettivamente il primo e il secondo canale più visto. Sul canale dedicato alle passioni maschili D Max la fascia/giorno più vista è la di domenica 17 novembre all'interno della quale è stato trasmesso il talent game americano 'Killer Karaoke' (527 mila spettatori). Su Rai Yo Yo la fascia oraria più vista è la (444 mila spettatori martedì 26 novembre) nella quale sono andati in onda i cartoni animati 'Cuccioli' e 'Barbapapà'. Infine, tra le migliori performance del gruppo Tv digitali segnaliamo su Real Time la fascia di venerdì 29 novembre quando è stata trasmessa la prima puntata del talent dedicato alla cucina 'Backe off Italia', condotto da Benedetta Parodi (825 mila spettatori). Tasse sulla casa, dal 2014 si cambia. Ecco come Dieci domande per capire le novità. Addio Imu, arriva la Tasi. Ma il rischio è quello di pagare di più L Imu sparisce e diventa Tasi L Imu sulla prima casa sparisce - anche se non del tutto e non per tutti - nel 2013 e ritorna con il nuovo nome di Tasi nel 2014, con il rischio che per molti contribuenti il tributo che prende il posto di quello vecchio risulti più caro. È l aspetto di maggior rilievo dei cambiamenti fiscali che riguarderanno la casa nell anno che sta per arrivare, ma non è l unico perché ai provvedimenti varati negli ultimi mesi dall esecutivo e alla legge di Stabilità se ne potranno aggiungere a breve almeno due: il primo riguarderà la modifica della Tasi come uscita dalla legge di Stabilità e presumibilmente sarà presentato a gennaio; a immediato ridosso bisognerà sciogliere il nodo del miniconguaglio Imu per le abitazioni principali ubicate in Comuni che hanno deliberato aliquote superiori allo 0,4% e che andrà pagato entro il 24 gennaio. Ma è difficile pensare che ci si fermerà qui: se dobbiamo basarci su quello abbiamo visto quest anno di aggiustamenti in corsa ne vedremo ancora molti. 1 - È vero che dal 2014 ci sarà un unico tributo legato al possesso e all occupazione di un immobile? Da un punto di vista puramente formale questo è vero per chi possiede un abitazione e vi risiede; vi sarà un nuovo tributo, lo Iuc, che però si articolerà in due distinte voci: la Tasi (Tassa sui servizi indivisibili) e la Tari (Tassa sui rifiuti) e quindi in realtà si tratta di due tasse con presupposti e aliquote ben distinti. Sugli immobili diversi dall abitazione principale oltre allo Iuc ci sarà ancora l Imu e per chi possiede un abitazione non locata nel medesimo Comune in cui ha l abitazione principale c è da pagare anche il 50% dell Irpef sulla rendita catastale dell immobile: in questo caso i tributi quindi sono addirittura quattro. 2 - La Tasi sull abitazione principale in buona sostanza appare una versione riveduta e corretta dell Imu. Quanto costerà ai contribuenti? 16

17 La risposta che possiamo dare per oggi difficilmente resterà valida anche nelle prossime settimane. La legge di Stabilità prevede che per il 2014 i Comuni non possano applicare sulle abitazioni principali un aliquota superiore allo 0,25%, calcolato sul medesimo imponibile dell Imu. Nulla vieta ai Comuni di applicare anche l aliquota zero o prevedere detrazioni dall imposta ma potranno farlo di fatto a loro spese. Se le cose rimanessero così finirebbero per pagare il tributo le abitazioni di basso valore prima esentate, mentre godrebbero di tariffe più basse gli immobili di pregio. Non solo: il meccanismo, lamentano ora i Comuni, è tale da creare mancati incassi per un miliardo e mezzo di euro, non coperti da trasferimenti statali. 3 - La prima rata dello Iuc, comprendente anche la quota Tasi, andrebbe pagata salvo proroghe entro il 16 gennaio, quali cambiamenti saranno probabilmente introdotti? Le strade per cambiare sono due, entrambe problematiche: la prima consiste nell aumentare l importo dei trasferimenti statali con tutte le difficoltà conseguenti per le casse erariali, la seconda invece nel consentire ai Comuni di aumentare l aliquota massima fino allo 0,35% per il 2014 con la contestuale introduzione di un abbattimento forfettario nell ordine di 150 euro per immobile, mentre per il 2015 non ci sarebbero ulteriori interventi, perché si potrà comunque salire fino allo 0,6%. La seconda strada garantisce sicuramente gettito ma è impervia dal punto di vista politico, perché a quel punto le differenze con la vecchia Imu sarebbero annullate. 4 - Come funziona la Tasi per gli immobili diversi dall abitazione principale? Come dicevamo per tutti questi immobili l Imu rimane in vigore con le vecchie regole. Per il 2014 è prevista una clausola di salvaguardia: la somma tra aliquota Tasi e aliquota Imu non potrà superare l aliquota massima dell Imu, e cioè l 1,06%. E una regola che nei grandi Comuni rende di fatto inapplicabile la Tasi perché l Imu, soprattutto sulle case sfitte, è già al massimo e quindi qui spazi di manovra per trovare nuove risorse per i Comuni non ce ne sono. 5 - Sugli immobili affittati l Imu è a carico del proprietario. Sarà cosi anche con la Tasi? L Imu è un imposta e colpisce la proprietà, la Tasi una tassa e quindi in teoria dovrebbe essere il corrispettivo di un servizio a carico di chi ne usufruisce. Si è però scelta una strada ibrida, per cui all inquilino spetta una quota tra il 10% e il 30% del tributo e il Comune potrà determinare all interno di questo intervallo quanto si dovrà pagare. Così ci potranno essere amministrazioni che chiederanno l 1,06% sulle case affittate, imputando lo 0,96% all Imu e lo 0,1% alla Tasi, facendo pagare il 10% di quest ultimo all inquilino. Altri Comuni invece potranno imputare lo 0,76% all Imu e lo 0,3% alla Tasi e chiedere all inquilino un contribuito del 30%. A parità di valore fiscale dell abitazione l inquilino del nostro secondo esempio pagherebbe nove volte più del primo. 6 - Quali novità sulla tassazione degli affitti? Due, più di facciata che di sostanza. Il primo è la riduzione al 15% della cedolare secca sugli immobili locati a canone concordato. Si tratta di affitti stipulati nei capoluoghi di provincia a seguito di accordi tra le organizzazioni dei proprietari, degli inquilini e con i Comuni. Nelle grandi città però, per il livello molto basso dei canoni concordati, in pratica non se ne fanno. Il secondo è l obbligo della tracciabilità di pagamento dei canoni, un divieto del contante che serve a poco perché chi registra il contratto non può sfuggire alle analisi del Fisco e chi non lo registra continuerà presumibilmente a non farlo. 7 - Come funziona il secondo braccio dello Iuc, la Tari? Per chi quest anno ha già pagato la Tares, non dovrebbero esserci sorprese se non quella legate a un eventuale aumento, nell ordine del 7% dovuto alla necessità di coprire con gli incassi tutti i costi del servizio rifiuti, mentre quest anno i Comuni potevano stornare una parte dalla fiscalità generale. Chi invece nel 2013 ha pagato sulla base delle tariffe Tarsu corre il rischio di dover sborsare cifre molto diverse. La 17

18 Tari fa pagare proporzionalmente alla produzione teorica di rifiuti. Penalizzate le famiglie numerose ed gli esercizi pubblici. 8 - È ancora aperta la questione del miniconguaglio Imu di gennaio, chi lo deve pagare? La questione riguarda i possessori di un abitazione principale situata in uno dei circa Comuni che per il 2013 hanno deliberato aliquote superiori allo 0,4%. A questi proprietari verrà chiesto entro il 24 gennaio di coprire il 40% della differenza tra l Imu deliberata dal Comune e quella calcolata allo 0,4%. Per evitare questa ultima coda avvelenata dell Imu sulla prima casa servono allo Stato circa 400 milioni di euro. Spesso le cifre in gioco sono nell ordine di poche decine di euro e per molti contribuenti non in grado di farsi i calcoli il rischio, se i Comuni non invieranno i bollettini precompilati, è quello di spendere più per la consulenza che per il tributo stesso. Ipotizziamo una casa da euro di rendita a Roma (aliquota dello 0,5%) e a Milano (aliquota allo 0,6%). Nella capitale il conguaglio sarà di 67 euro, nel capoluogo lombardo ne serviranno Da gennaio cambiano anche le imposte sulle compravendite immobiliari. Quali sono le novità? Nelle compravendite tra privati se è applicabile l agevolazione prima casa si pagherà l imposta di registro nella quota del 2% sul valore catastale (rendita moltiplicata per 115,5) con un minimo di mille euro, a questo si aggiungono 100 euro per imposte catastale e ipotecaria. Le regole in vigore fino al 31 dicembre prevedono invece imposta di registro al 3% e imposte catastale e ipotecaria a 336 euro complessivi. Su una casa con rendita mille euro si risparmieranno euro (2.400 euro contro le precedenti 3.801). Sulle seconde case si pagherà il 9% di registro sul valore catastale (rendita moltiplicata per 126) più 100 euro per ipotecaria e catastale. La regola in vigore ancora oggi prevede invece un prelievo complessivo del 10% per le tre imposte. Per gli acquisti in cantiere soggetti a Iva aumentano le imposte di registro, catastale e ipotecaria: di conseguenza la loro somma sale a 600 euro contro i 504 attuali Che cosa succede per le agevolazioni su ristrutturazioni e riqualificazione energetica? Fino al 31 dicembre 2014 si potrà usufruire ancora dello sconto del 65% per le opere che comportino un dimostrabile risparmio energetico. Il bonus si deve spalmare in dieci anni sulla dichiarazione dei redditi. Meccanismo analogo per le opere di ristrutturazione edilizia; la detrazione del 50% resterà in vigore per tutto il 2014 e con l attuale tetto di spesa di 96 mila euro cui se ne possono aggiungere altro 10 mila per l acquisto di mobili e grandi elettrodomestici. Che succede in Telecom? L'acquisto da parte di Telefonica, l'assemblea di ieri e che cosa sta facendo il governo Telecom, la più grande azienda di telecomunicazioni italiana, è da diversi mesi sulle prime pagine dei quotidiani. La notizia, che risale alla fine dello scorso settembre, è che Telefonica, compagnia di telecomunicazioni spagnola e una delle più grandi al mondo, ha firmato un accordo per entrare con una grossa quota in Telecom. La parte principale dell accordo entrerà in vigore nel Venerdì 20 dicembre si è conclusa un assemblea durante la quale alcuni soci hanno provato, senza riuscirci, a sostituire l attuale consiglio d amministrazione, favorevole all ingresso degli spagnoli. In questi mesi si è discusso molto sull opportunità di questa operazione. Secondo alcuni Telecom, che possiede gran parte della rete di telecomunicazione italiana, è un azienda strategica che non deve finire in mani straniere. Altri 18

19 sostengono che l arrivo di un nuovo socio è l unico modo per trovare i capitali necessari a fare gli investimenti di cui il settore delle telecomunicazioni italiane ha bisogno. In tutto questo, il governo non ha ancora preso una decisione definitiva sul caso, per quanto abbia approvato alcuni decreti che gli permetterebbero di intervenire e impedire o limitare il controllo di Telefonica su Telecom (lo vedremo tra poco). L affare di Telefonica Telefonica non ha acquistato Telecom, contrariamente a quanto si sente spesso dire, e non ha fatto nemmeno patti per acquistarla in futuro. Il 24 settembre 2013, Telefonica ha sottoscritto un accordo per acquistare alcune quote di Telco, la holding che controlla il 22,4 per cento di Telecom. Attualmente le azioni che Telefonica ha acquistato sono azioni senza diritto di voto: Telefonica controlla quindi il 66 per cento di Telco, ma ha voti per poco meno del 50 per cento del capitale. L accordo è stato sottoscritto dagli attuali azionisti di Telco: Generali, Mediobanca e Intesa San Paolo, e prevede che, a partire dal gennaio 2014, Telefonica possa acquistare anche azioni con diritto di voto, arrivando a controllare il 64,9 per cento dei voti. Potrà anche esercitare un opzione sulle restanti azioni se gli attuali proprietari volessero liberarsene, arrivando così al 100 percento del controllo di Telco (una cosa che Telefonica ha già annunciato di non voler fare). 19

20 I problemi La notizia dell aumento della presenza degli spagnoli in Telco ha fatto tornare attuali una serie di problemi che da anni girano intorno a Telecom. Innanzitutto la sua situazione finanziaria. L azienda è piena di debiti (circa 40 miliardi di euro), in parte a causa di come vennero effettuate le scalate compiute per acquistarla nel 1997, quando fu privatizzata. A questo vanno aggiunti anni di gestione non proprio efficiente che oggi hanno procurato all azienda una zavorra di debiti che blocca gli investimenti, ad esempio nella banda larga. L arrivo di Telefonica potrebbe, secondo alcuni, permettere nuovi investimenti e ridurre il grande indebitamento. Secondo altri, come ad esempio l ex ministro per lo Sviluppo economico Corrado Passera (che sabato 21 dicembre ha rilasciato un intervista al Foglio in cui si è occupato della questione) Telefonica non avrebbe intenzione di procedere ad investimenti, ma è invece interessata alle società telefoniche che Telecom controlla in alcuni paesi del Sudamerica, dove anche Telefonica ha grossi interessi. Ma c è un altro problema, almeno secondo alcuni. Telecom Italia controlla la rete fissa della telecomunicazione italiana. Si tratta di 102 milioni di chilometri di fili e cavi, più centraline, ponti radio e altre infrastrutture. Secondo i critici consegnare agli stranieri questa risorsa potrebbe essere un problema addirittura per la sicurezza nazionale. In molti hanno chiesto al governo di intervenire per bloccare l ingresso di Telefonica in Telco, oppure per effettuare uno scorporo forzato della rete fissa da Telecom. Dello scorporo si parla oramai da molti anni. Si tratta di un operazione molto complicata e costosa (la rete fissa è un importante risorsa per Telecom, che andrebbe in qualche modo risarcita ). Si calcola che la rete fissa potrebbe valere tra i 7 e i 15 miliardi. Lo scorporo, però, non sembra una possibilità, almeno nel breve periodo, e i rischi per la sicurezza nazionale dell operazione non sembrano così gravi, ha scritto Sergio Rizzo sul Corriere della Sera. Il governo In tutta questa storia l atteggiamento del governo è stato abbastanza ambiguo. A ottobre, pochi giorni dopo la notizia dell accordo su Telco, il governo ha approvato una cosa molto complicata chiamata golden power. Si tratta di un nuovo strumento che il governo dovrebbe poter utilizzare per bloccare acquisizioni, fusioni o vendite in settori ritenuti strategici. Questo nuovo potere è diventato effettivo il 28 novembre, ma fino ad ora il governo non lo ha utilizzato. Anzi: negli ultimi giorni di dicembre il governo ha preso posizioni che sono sembrate favorevoli a Telefonica. Il 20 dicembre il presidente del Consiglio Letta ha duramente criticato la proposta di riforma dell offerta pubblica d acquisto (OPA) presentata dal senatore del PD Massimo Mucchetti. Se la riforma fosse stata approvata, il nuovo meccanismo dell OPA avrebbe quasi certamente bloccato oppure ostacolato la corsa di Telefonica in Telco. Letta ha dichiarato che «Telecom Italia è una società privata ed esistono regole di mercato che vanno rispettate. Noi siamo un paese che vuole attrarre investimenti. Il governo non parteggia per nessun giocatore in campo». L assemblea di venerdì Venerdì 20 dicembre, come ci si attendeva, l attuale consiglio d amministrazione di Telecom, favorevole alla cessione di Telco a Telefonica, è riuscito a sopravvivere ad un voto contrario proposto dai piccoli azionisti, guidati da Marco Fossati, che tramite la società Findim Groioup controlla circa il 5 per cento di Telecom. Durante l assemblea, il 50,2 per cento del capitale presente ha votato contro il rinnovo del CdA, mentre il 42 per cento ha votato a favore. Fossati ha duramente criticato l attuale consiglio di amministrazione e Telco, che dal 2007 ne ha espresso la maggioranza. Secondo Fossati i CdA espressi da Telco hanno fatto scelte incerte ed ambigue, contrarie all interesse dell azienda. Le indagini In tutta questa complicata vicenda entra anche la magistratura. Nell ultima settimana la procura di Roma ha interrogato Franco Bernabè, ex presidente di Telecom, che si 20

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