SOMMARIO. Dott. Fabio Cerchiai. Presidente UnipolSai, Bologna 6. Dott. Carlo Salvatori. Crisi finanziaria come fonte di opportunità

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3 Cap Ferrat, 23 e 24 Ottobre 2014

4 R.I.B. Reinsurance International Brokers S.p.A. SOMMARIO Il soddisfacimento delle esigenze di risparmio e protezione dai rischi in un contesto di crisi economica Dott. Fabio Cerchiai Presidente UnipolSai, Bologna 6 Assicurazioni e finanza per il rilancio del sistema Paese Dott. Carlo Salvatori Presidente Allianz S.p.A., Milano 10 Crisi finanziaria come fonte di opportunità Dott. Fabio Innocenzi Amministratore delegato UBS (Italia) S.p.A., Milano 16 Italia: ultima chiamata per la crescita Dott. Gregorio De Felice Head of research and chief economist (Intesa Sanpaolo), Milano 20 La sostenibilità del ramo I nel contesto attuale Dott.ssa Lauretta Filangieri Direttore Commerciale Intesa Sanpaolo Vita, Milano 28 La professione del broker tra cambiamenti normativi ed evoluzioni di mercato Dott. Carlo Marietti Andreani - Dott.ssa Antonia Boccadoro Presidente e Segretario Generale AIBA Associazione Italiana Brokers di Assicurazioni e Riassicurazioni, Roma 34 2

5 XXI Convegno R.I.B. S.p.A. Vincere le sfide di un mercato che cambia: il ruolo dell agente Dott.Vincenzo Cirasola Presidente Nazionale ANAPA e Presidente Gruppo Agenti Generali, Roma 48 Finanziamento dell economia italiana Dott. Dario Focarelli Direttore Generale ANIA Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici, Roma 52 Emu=ebu e la morte del btp. Lunga vita all Italia Dott. Massimo Figna Amministratore Delegato Tenax Capital Ltd., Londra 58 L evoluzione digitale della specie Dott.ssa Mirella Boldrini - Dott. Alberto Damonti Amministratore Delegato R.I.B., Reinsurance International Brokers S.p.A. Direttore Generale Assigeco Solutions S.rl., Milano 64 Reti fisiche e social media: dalla competizione alla cooperazione Dott. Andrea Battista Amministratore Delegato Eurovita Assicurazioni S.p.A., Roma 72 La digitalizzazione dei contratti di assicurazione ed i canali distributivi non tradizionali Avv. David Morganti Studio Legale Morganti e Associati, Roma 80 3

6 Franco Curioni, Presidente della R.I.B. porge un caloroso benvenuto a tutti i partecipanti al XXI Convegno di Cap Ferrat, formulando i migliori auguri per il buon esito dei lavori congressuali. Fausto Panzeri, che avrà il compito di coordinare tutti gli interventi, illustra rapidamente quali saranno i temi che verranno dibattuti nel Convegno e cede la parola al primo relatore.

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8 R.I.B. Reinsurance International Brokers S.p.A. Il soddisfacimento delle esigenze di risparmio e protezione dai rischi in un contesto di crisi economica Dott. Fabio Cerchiai Presidente UnipolSai, Bologna Vorrei iniziare citando un vecchio adagio popolare che dice: Pochi, maledetti e subito. In genere la frase sintetizza il desiderio di tutti noi di avere un po di risorse finanziarie. Nel nostro caso identifica, in modo non pessimistico o drammatico, il quadro economico in cui viviamo e le esigenze dalla maggior parte di noi. Un recente resoconto del CENSIS mette molto bene in evidenza gli aspetti di cui bisogna tener conto quando si vuole esaminare, in un ottica temporale di medio-lungo termine, il contesto attuale che ci circonda e nel quale dobbiamo operare. Oggi c è una forte ansia per il futuro che è diffusa a tutti i livelli e quei pochi soggetti che non la dimostrano destano in me una preoccupazione ancor maggiore, perché vuol dire che si sono rassegnati. L ansia in realtà di per sé non è uno stato negativo: corrisponde potenzialmente ad un terreno fertile. Quando c è ansia per il futuro vuol dire che c è preoccupazione, vuol dire che è stato identificato un problema e che si vuole e si deve cercare di risolverlo. Dalla ricerca del CENSIS è risultato che un italiano su tre oggi teme la povertà. Alcuni parametri misurano chiaramente questo stato d ansia. I contanti e i depositi bancari in sette anni (compresi quindi gli anni della crisi) sono aumentati del 9,2%, 324 miliardi di euro in più di quelli che avevamo nel Perdura la propensione al risparmio, ma si teme di investirlo per periodi medi-lunghi o in strumenti che non danno massima tranquillità. C è quindi la tendenza a tenere i risparmi a vista proprio perché l ansia ti porta ad avere questo tipo di atteggiamento. Abbiamo contanti e depositi bancari che valgono tutt oggi miliardi di euro; non siamo, quindi, un Paese povero. La liquidità costituisce il 30% dell attività finanziaria delle famiglie, ma il dato che mi ha colpito di più è che nel 2007 la percentuale era solo del 25%, quindi la liquidità dopo sette anni di crisi è aumentata. Questo testimonia, in termini di numeri, la diffusa percezione del rischio di impoverimento progressivo. L ansia porta a risparmiare, ma sempre tenendo a stretta portata di mano risorse finanziarie per l incertezza ed il timore del domani. Da questo è nata una profonda revisione dello stile di vita delle famiglie medie su cui ci dovremo confrontare a lungo. Infatti lo stile di vita cambia molto lentamente, ma una volta modificato ci mette molto tempo a tornare quello che era. Se 6

9 XXI Convegno R.I.B. S.p.A. si vengono a determinare dei cambiamenti significativi nella propensione al consumo, è difficile poi riprendere abitudini del passato anche quando si tornasse ad una crescita economica, perché lo stile di vita è la stratificazione di una serie di esperienze. Un altro dato che emerge da questa indagine è che soltanto il 30% degli italiani si sente le spalle coperte per il futuro. Una percentuale molto contenuta che colpisce, in particolare, se la confrontiamo con altri dati europei come gli spagnoli (58%), gli inglesi (61%), i tedeschi (73%) e i francesi (73%). Tutti paesi che stanno vivendo una crisi economica profonda come la nostra, ma che avvertono maggiore positività in termini prospettici. Dobbiamo affrontare con ben altro stato d animo il futuro, individuare le azioni da compiere per ribaltare questa negativa situazione in un orizzonte temporale di 15/20 anni. Certo partiamo da una situazione che giustifica il pessimismo. Negli ultimi sei anni la disoccupazione in Italia è raddoppiata, il PIL è diminuito dell 11% e la produzione industriale del 25% e tutto questo non è imputabile prioritariamente a specifiche ed individuate responsabilità politiche, perché in questi sei anni si sono succeduti quattro differenti Presidenti del Consiglio. La politica non è il problema, né può essere la soluzione. Occorre un vero e proprio piano industriale che coinvolga l intero assetto Paese con un intervento radicale, sia sul piano della spesa, che degli investimenti: le previsioni ottimistiche non servono e non sono fatte per quest epoca soprattutto se a breve termine, anzi possono essere fuorvianti ed elusive. Si deve ragionare su un orizzonte temporale medio-lungo affrontando alla radice i molti problemi che si pongono senza cadere nella tentazione di mettere delle pezze. Questo modo di agire sarebbe pura leggerezza e superficialità. Bisogna avere una visione d insieme che, a mio avviso, poggia molto anche sul ruolo che nel sistema economico di un Paese moderno possono avere banche e assicurazioni, come industria di riferimento e perno su cui costruire una ripresa durevole e sostenibile. L aspetto positivo è che l Italia è ricca di risorse intellettuali, individuali e finanziarie, testimoniata anche dai dati sopra indicati, sulla quale è possibile costruire l indispensabile ripresa della crescita economica. Banche e assicurazioni hanno un doveroso ruolo al servizio 7

10 R.I.B. Reinsurance International Brokers S.p.A. dell economia reale, ma hanno ancor prima un doveroso ruolo verso i depositanti e gli assicurati che hanno affidato e continuano ad affidare loro i propri risparmi. Banche ed Assicurazioni hanno il dovere di corrispondere nei loro impieghi con prudenza, trasparenza ed assoluta coerenza alle esigenze espresse dai propri clienti, che per lo più vogliono sicurezza negli investimenti del loro risparmio. Il rispetto delle regole è un dovere imprescindibile, ma non è di per sé esaustivo ne sufficiente. Gli utenti (risparmiatori ed assicurati che siano) sono sempre più esigenti e consapevoli e l etica dei comportamenti di banche ed assicurazioni è sempre più indispensabile. La risposta giusta non può essere, quindi, affidata solo alla concorrenza o alle regole. Prezzo, prodotto e qualità del servizio sono elementi che nel loro insieme devono costituire un offerta trasparente e competitiva. In particolare nella raccolta assicurativa che continua a crescere a due cifre in conseguenza di una vivace domanda della collettività di collocare il risparmio in modo sicuro. Quindi, se il punto di partenza e di arrivo devono essere le esigenze dei risparmiatori e le loro aspettative, ci deve essere un assoluta coerenza tra la tipologia della raccolta e quella dell impiego. Personalmente non sono d accordo sul fatto che si cerchi di indurre l investimento delle riserve assicurative in prodotti finanziari diversi da quelli per cui si è fatto la raccolta e in cui i risparmiatori si attendono siano investiti. Per questo, pur credendo nei canali distributivi innovativi, penso che una materia delicata come quella del risparmio debba essere intermediata da agenti professionisti, cioè individui che sappiano far emergere le vere esigenze del risparmiatore. Questo non significa certamente mancanza di apertura a prodotti innovativi anche caratterizzati da rischio elevato, ma deve essere assolutamente trasparente, al momento della vendita, che le riserve relative a questa raccolta saranno investite, almeno in una misura significativa, con questo rischio risultato elevato. Le reti professionali devono sapersi evolvere in modo da dare sempre di più una risposta adeguata ai bisogni complessi, accentuati dalla situazione difficile in cui ci troviamo, dei soggetti; bisogni non risolvibili soltanto in termini di prodotto. Il prodotto è l ultima fase del risultato di confronto che dovrebbe esserci per far emergere l esigenza e trovare il miglior modo per soddisfarla. E quanto più occorre arrivare a prodotti tailor-made, tanto più si richiede un intermediazione davvero professionale. Da ultimo vorrei parlare di una caratteristica dell assicurazione, che è quella della protezione, che non si sottrae al ragionamento che ho fatto sino ad ora, anzi lo rilancia. La protezione dei rischi attraverso l assicurazione può essere vista come un integratore del capitale disponibile per ciascun soggetto economico (famiglia o impresa). L assicurazione infatti è una operazione con la quale una fami- 8

11 XXI Convegno R.I.B. S.p.A. glia o un impresa trasferisce parte dei propri rischi a un soggetto economico forte pagando un prezzo. Ne consegue che per gestire la propria attività, sia essa di vita quotidiana o di impresa, c è bisogno di minor capitale posseduto, pur conservando integra la propria solidità di fronte al potenziale verificarsi del rischio. Allora disporre di adeguate protezioni assicurative non può che accrescere anche il merito creditizio di fronte al sistema bancario. Non è un caso che nella realtà le imprese più assicurate hanno maggiore possibilità di trovare credito e lo trovano a condizioni migliori. Banche e assicurazioni hanno due ruoli distinti nell economia ed è un bene che ognuno faccia al meglio il proprio mestiere nel rispetto delle proprie funzioni caratteristiche. L importante è far bene, operare in trasparenza e rispettando ogni regola. Ruoli distinti, ma con un percorso comune che certamente vale a favorire lo sviluppo economico del nostro Paese. 9

12 R.I.B. Reinsurance International Brokers S.p.A. Assicurazioni e finanza per il rilancio del sistema Paese Dott. Carlo Salvatori Presidente Allianz S.p.A., Milano Un anno fa definimmo insieme il contesto nel quale operavamo in incertezza condizionata dalla crisi dell economia dei mercati e della politica e valutammo alcune situazioni. Dicemmo anche che si stava prefigurando un contesto di speranza in un domani migliore. Le incertezze permangono, ma la speranza di un Italia più viva protagonista in Europa è una speranza che si concretizza, oggi, con qualche preoccupazione nuova che nel frattempo si è manifestata e della quale dobbiamo tener conto, ma anche con alcuni elementi positivi in più rispetto a un anno fa. I mercati finanziari possono essere indici di sfiducia in quello che succede in economia e in politica. Per esempio, nei giorni scorsi hanno espresso giudizi negativi su alcuni temi che sono ritornati sul tappeto, come la questione Grecia, ma i mercati finanziari possono anche dirigere il loro termometro verso prospettive migliori, se riescono ad intravedere le giuste condizioni. Dall ultima volta che ci siamo visti i mercati hanno mostrato molto dinamismo, molta volatilità figlia di incertezze che tutt ora permangono, ma anche alcune indicazioni che penso siano da interpretare in maniera positiva. La profonda crisi economica non è ancora rientrata, le tensioni geopolitiche si sono manifestate con segnali più forti in alcune aree del mondo, ma tutto questo non ha frenato l esuberanza dei mercati. Questa esuberanza ha una ragione d essere; letti a posteriori i mercati, si può osservare che esprimono quasi sempre i sentimenti di fondo degli operatori che agiscono con i soldi che gestiscono e con la loro credibilità; quindi in caso di nubi all orizzonte ritirano i soldi, ma sono disponibili a riportarli in Europa se le nubi si diradano. Le Borse europee e Wall Street hanno recentemente toccato, qualche settimana fa, i valori massimi degli ultimi sei anni e i rendimenti dei Titoli di Stato europei sono scesi ai minimi storici; questo è in linea con la politica monetaria espansiva della BCE. Esiste una politica monetaria sovranazionale; questo, soprattutto grazie a Draghi e ai recenti crolli in Borsa, e i dati non entusiasmanti della Germania hanno soltanto confermato che la politica utilizzata da Draghi è quella giusta. La fiducia degli investitori verso il sistema Italia è salita, c è stata una considerevole somma di denaro verso il nostro Paese da parte dei grandi investitori internazionali (America, Sudamerica ed Est) che hanno effettuato grandi trasferimenti di asset dall Italia e verso l Italia. 10

13 XXI Convegno R.I.B. S.p.A. La differenza tra i Titoli di Stato italiani e quelli tedeschi è stabilmente sotto i 150/180 punti base, un livello di assoluta tranquillità per il nostro Paese, e proprio nel mio intervento dello scorso anno dissi che era possibile scendere sotto ai 200 punti di spread e, infatti, ci siamo arrivati. I mercati con gli indici azionari che hanno raggiunto i livelli record a settembre, prima delle recenti correzioni al ribasso, riportano un po alla memoria quello che successe nel Proprio nel settembre di quell anno la tempesta finanziaria perfetta si manifestò in tutta la sua violenza con il fallimento della Lehman; fu uno shock per gli operatori, per i regolatori e per i Governi. Nel mio intervento dello scorso anno spiegai quali erano, a mio giudizio, le cause più profonde della crisi: in primo luogo, il distacco della finanza dall economia reale, i movimenti di capitale che si sono moltiplicati rispetto ai contenuti dell economia reale e i bilanci degli intermediari finanziari hanno determinato un incremento abnorme del rapporto debito-patrimonio. In secondo luogo, la leva. In una lunga fase di mercato favorevole una leva elevata permette di fungere da moltiplicatore della redditività. Dopo alcuni scossoni si sono iniziati ad intravedere i problemi: attivi svalutati, ingessati e non liquidi e debiti contratti ancora da rimborsare. La crisi fu generata dagli Stati Uniti ed è diventata presto una crisi mondiale, con ripercussioni non indifferenti in Europa e in Italia. E l instabilità partita dal mondo della finanza si è trasformata in una crisi dell economia reale lunga e anomala. Anomala per la sua durata, ma anche perché è una crisi globale con i Paesi a economia avanzata che crescono poco o niente e con quelli in via di sviluppo che crescono molto meno rispetto al passato, e questo è altrettanto grave. In una prima fase le Autorità di vigilanza e di controllo hanno posto un argine agli squilibri e agli eccessi di una finanza senza controllo. Alcune scelte risalgono all amministrazione di Bush padre e queste scelte hanno contribuito a generare degli squilibri. Quell amministrazione, infatti, decise il libero mercato, scelse di fare finanza senza controlli, con il presupposto che gli stessi controlli sarebbero stati garantiti direttamente dal mercato. Il mercato regola se stesso era lo slogan di quell epoca che può essere vero in periodi in cui l andamento è ordinario, ma quando i mercati vanno in fibrillazione questo accade 11

14 R.I.B. Reinsurance International Brokers S.p.A. quando entrano in scena i grandi speculatori hanno bisogno di essere regolamentati. Detto questo, mi pare che oggi la direzione giusta sia stata correttamente tracciata, in Europa molti poteri sono in corso di trasferimento alla BCE ed è in atto un coordinamento più efficace tra la BCE e le altre autorità monetarie. Andiamo verso un nuovo equilibrio post globalizzazione che auspicabilmente sarà in grado di ridurre la capacità di generare nuove crisi e di conferire maggiore stabilità ai mercati finanziari, soprattutto attraverso un monitoraggio più attento ai controlli sugli strumenti finanziari internazionali. In questo difficile momento, il settore assicurativo ha dimostrato buone capacità di tenuta e recupero, di redditività, e di saper affrontare i momenti drammatici della crisi, e il mercato è tornato a crescere nel segmento delle polizze vita e, pur se in contrazione, nel ramo danni ha dimostrato nuove capacità di difesa della redditività e soprattutto una fortissima solidità finanziaria. Ritengo che questo sia anche una conseguenza di un rapporto migliore e più collaborativo rispetto al passato con le Autorità centrali, l IVASS, il Ministero dell Economia e il Ministero delle Attività Produttive. Le Autorità centrali hanno dimostrato recentemente maggiore capacità di ascolto in ordine ai problemi e ai temi per l industria assicurativa. Il DNA delle assicurazioni è quello di essere un investitore istituzionale di medio-lungo periodo. Soltanto in Italia, le compagnie di assicurazione hanno attivi pari a circa 560 miliardi di euro, le riserve tecniche ammontano a oltre 400 miliardi e nel 2013 la raccolta premi è tornata a crescere sfiorando i 119 miliardi di euro, con un incremento del 13% rispetto all anno precedente, l innovazione sta crescendo e la tecnologia ha portato, nel settore, forti impulsi a rinnovarsi e a sviluppare strategie digitali, rendendo le compagnie sempre più vicine, anche con nuove modalità, ai propri clienti e ai propri agenti. Anche noi assicuratori siamo chiamati a fare la nostra parte per il rilancio del sistema Paese, ma perché questo accada, oggi più che mai, si ha necessità di un azione politica che promuova riforme strutturali. C è una rinnovata attenzione da parte di questo Governo. Le riforme strutturali sono necessarie per sostenere gli investimenti e stimolare la crescita; ovviamente sono necessarie sia in Italia che in Europa. Oltre agli stimoli che possono arrivare da una politica monetaria non convenzionale, che sia di stimolo all economia, è necessario che l Europa dia corso a una nuova stagione di riforme strutturali. Il risultato di questo processo, che deve portare a un più elevato livello di produttività e competitività, non è soltanto nell interesse di un paese, ma anche dell unione nel suo complesso. La ragione d essere dell Euro è che i singoli Stati membri si trovino in una posizione migliore dentro l Unione Monetaria anziché fuori. Le riforme sono l elemento cruciale per far si che i cittadini e le imprese possano trarre vantaggio da un Europa più efficiente. 12

15 XXI Convegno R.I.B. S.p.A. Sottoscrivo pienamente la visione europeista e le scelte di Mario Draghi. I mercati finanziari ci fanno capire che prevedono anche loro più Europa; senza l Euro e con il ritorno alle svalutazioni più competitive delle valute deboli, la stessa Germania andrebbe in crisi e non venderebbe più i suoi prodotti, e loro ne sono consapevoli. Questa profonda crisi ha reso evidente che è necessario trasferire con gradualità ambiti di sovranità in Europa: più poteri legislativi al Parlamento europeo, profonda semplificazione delle commissioni, podestà normativa in materia di politiche fiscali, infrastrutturali, energetiche e di finanza pubblica. L unione bancaria e monetaria può fornire un contributo di lungo termine, per la tenuta dell eurozona, anche per la funzione di indirizzo, oltre che di controllo, di quei movimenti finanziari che oggi costituiscono ancora un pericolo per la stabilità e terreno fertile per la speculazione. Sciogliere l Europa comunitaria e rinunciare all Euro costituirebbe, secondo me, un disastro non sopportabile e torneremmo indietro di almeno vent anni rispetto agli altri paesi, soprattutto quelli in via di sviluppo, che invece ne hanno già percorsi altrettanti. Nessuno Stato europeo sarebbe in grado da solo di esercitare un influenza significativa sui grandi fondamenti e sui valori dell economia mondiale, nemmeno la Germania: l unità dell Europa è, a mio avviso, una necessità di sopravvivenza. Un anno fatto di tante incertezze ci ha convinti ulteriormente che abbiamo tutti bisogno dell Europa e questo è l obiettivo che dobbiamo perseguire se vogliamo che paesi come l Italia, la Francia, la Germania e la Spagna, che hanno scritto la storia del mondo, non siano marginalizzati e perdano il loro ruolo primario che svolgono ancora oggi nel contesto internazionale. Come ho detto prima, l Italia ha bisogno dell Europa, ma anche l Europa ha bisogno di un grande paese come l Italia, che però deve essere pronta a svolgere un ruolo un po più da protagonista. Oggi la situazione del nostro Paese ci dice che non siamo ancora del tutto pronti per essere protagonisti indiscussi; scontiamo altre crisi oltre a quella dell economia e dobbiamo cercare di risolverle. Abbiamo problemi di fondo da affrontare e da risolvere. Siamo carenti in investimenti, in ricerca e sviluppo, in tecnologie avanzate; il livello e qualità dell istruzione non è quello che vorremmo, il sistema di Welfare non è molto efficiente, la giustizia è lunga e costosa, la burocrazia è molto costosa e il nostro sistema fiscale penalizza chi lavora e consente a troppe persone di evadere le tasse. Questi non sono elementi utili per chi vuole investire nel nostro Paese. Come Allianz abbiamo già comunicato queste nostre preoccupazioni; non possiamo investire ora perché le condizioni sono meno favorevoli o più penalizzanti rispetto alle condizioni che troviamo negli altri paesi vicino a noi. Dopo anni in cui la politica non è riuscita ad affrontare i problemi del Paese, mi pare che questo nuovo e giovane Governo 13

16 R.I.B. Reinsurance International Brokers S.p.A. stia affrontando tutto questo in maniera diversa e credo che oggi non ci siano alternative; speriamo soltanto che riesca ad andare avanti. Auspico anche che l Italia, come ha già dimostrato in questa fase di presidenza dell Unione, dia un contributo decisivo e da protagonista al rafforzamento dell Europa. In Europa manca un vero Governo sovranazionale; Parlamento Europeo e Commissione Europea non sono in grado di esprimere ancora una vera leadership e sono ancora piuttosto subordinati agli organismi nazionali che, ancora oggi, fanno troppo da protagonisti. Oggi stiamo ancora verificando come la BCE stia esercitando una funzione di supplenza anche se sta facendo una buona politica monetaria, sta riprendendo in carico la visione della regolamentazione dei mercati finanziari, ma la BCE sta facendo anche supplenza nella politica economica, data la carenza di stati membri nel fare politica economica e industriale. È necessario affiancare, il prima possibile, all Euro un Europa che sia una vera unità politica, trasferendo in Europa altri ambiti di sovranità e trasferendo a Bruxelles i veri leader, non dei subalterni. Questa situazione ci consentirebbe di avviare in tempi ragionevolmente brevi un percorso più deciso verso gli Stati Uniti d Europa, che è difficile da gestire con le deboli norme che regolano oggi i rapporti tra i 28 Stati membri e mi domando se si possa continuare ad andare avanti in questo modo. 28 Stati che è sempre più difficile mettere d accordo tra di loro. Forse è il momento che soltanto alcuni Stati si mettano intorno a un tavolo e ridefiniscano nuove regole di comportamento, promulghino una nuova Carta dell Unione, invitando gli altri Stati a partecipare a un nuovo modello più funzionale di Europa Unita. Noi non possiamo permetterci un Europa debole senza una politica integrale, forte e autonoma. L Euro da solo non può fare più di tanto, occorre un Europa unita in cui i paesi membri siano regioni dello Stato federale con solide autonomie regionali ed ambiti ampi di sovranità sovranazionale europea. Ambiti come la politica fiscale, la sanità pubblica e soprattutto una politica estera comune, forte e unitaria, non possono essere trattati con efficacia a livello regionale. I singoli Stati europei non possono avere un ruolo significativo nelle questioni globali. Siamo condannati a viaggiare verso gli Stati Uniti d Europa più velocemente possibile e potremo così tornare a parlare di sviluppo, di ripresa, di crescita, di benessere sociale, di un vero Governo europeo, di fatti economici e politici e parlare di un futuro migliore per tutti noi. 14

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18 R.I.B. Reinsurance International Brokers S.p.A. Crisi finanziaria come fonte di opportunità Dott. Fabio Innocenzi Amministratore delegato UBS (Italia) S.p.A., Milano Cercherò di inquadrare il mio intervento sul tema del Convegno: la crisi e i social network. La crisi sui mercati finanziari è stata relativamente breve, il vero problema è stato il lungo impatto che questa ha avuto sull economia reale. La durata dell impatto della crisi sull economia reale di tutto il mondo è stata di una durata accettabile eccetto in Europa, e soprattutto in Italia, dove non è ancora finita. È una crisi strana: breve sui mercati finanziari, abbastanza breve sull economia reale mondiale ma permanente in Italia. I dati sui mercati finanziari e sul risparmio sono già noti e ne aggiungerò soltanto altri tre. Il primo è riferito al settore del wealth management, del quale mi occupo. In questo periodo di crisi articolata è aumentato il risparmio della categoria dei benestanti e, sempre quest ultimi, hanno aumento la percentuale (1,7%) annua di chi si è rivolto a strutture professionali per gestire il risparmio. È cresciuto, inoltre, il peso degli intermediari che hanno avuto un approccio specializzato e professionale alla gestione del segmento dei benestanti. È stato anche un periodo in cui è aumentato il peso dei prodotti assicurativi del 4,5%, che sono cresciuti a doppia cifra in un mondo del risparmio che è cresciuto. Questa ha portato un aumento di peso delle polizze all interno della componente più qualificata di clientela. Il terzo dato di crescita a doppia cifra è quello della consulenza, il cui peso è cresciuto dell 11% in questo periodo di incertezza. C è stata una reazione all ansia: Voglio essere aiutato, voglio ragionare e capire meglio quello che succede. È un dato importante perché la consulenza in Italia è sempre stata considerata di difficile introduzione. L evoluzione del mercato in questi anni ha dato una risposta opposta: c è un interesse molto forte per la consulenza e quest ultima viene presa sul serio dentro a una richiesta di corrispettivo. Un rapporto di consulenza, che dà soddisfazione al cliente e impegna il personale, potrebbe meritare un corrispettivo più alto della gestione nel senso stretto dei patrimoni (che ha dei costi di produzione inferiori). Dieci anni fa pensare che un cliente potesse accettare di pagare la consulenza era quasi impensabile. Oggi, invece, si sta entrando in un mondo in cui il prezzo della consulenza può anche essere superiore al prezzo 16

19 XXI Convegno R.I.B. S.p.A. della gestione. Questo è un dato importantissimo e ha senso industriale perché fare gestione costa meno che fare consulenza: c è la stessa attività di ricerca e di negoziazione, ma c è meno tempo relazionale per parlare con le persone. Possiamo dire che la crisi ha aiutato a valorizzare un servizio importantissimo. La consulenza va presa sul serio, deve garantire qualità per evitare un effetto boomerang. Consulenza significa investire in risorse e nella loro formazione, in sistemi ad hoc per la loro remunerazione, in sistemi informatici specializzati e in processi di investimento che devono essere alla base della consulenza stessa. Purtroppo qualche realtà italiana ha fatto un taglio dei costi nel settore della consulenza come conseguenza di inevitabili scelte generali di riduzione dei costi. Bisogna essere bravi a evitare tagli lineari e continuare a investire su una parte di business che può dare un servizio di importante qualità ai risparmiatori. La prospettiva della consulenza è positiva, in questi ultimi anni in Italia i dati sulla sua diffusione sono diventati molto simili a quelli dei paesi dell Europa e sono decisamente avanti rispetto ai paesi dell Asia dove, invece, sono ancora nella fase della grande crescita quantitativa della ricchezza. Questo è un aspetto importante, paradossalmente, nel momento in cui tutto va bene, l esigenza di avere un consiglio di qualità diventa meno utile e, se si dovesse tornare a momenti di euforia, solo la consulenza di assoluta qualità continuerà ad espandersi. Per quanto riguarda i social network, invece, ci sono dei dibattiti accesi su quale strada prendere nel wealth management, ma manca la condivisione su dove si voglia andare. Nei social network ognuno viene immediatamente travolto all interno di un dibattito di tipo orizzontale e questo fa si che spesso si perde l elemento di base per cui il dibattito è nato. Ho dei dubbi su come social network e consulenza andranno a trovare un equilibrio per il futuro. Il primo punto certo è quello anagrafico. I social network ormai si stanno diffondendo in modo scollegato e indipendente dai trend demografici. Fino a qualche anno fa c era un opinione consolidata nella quale si sosteneva che esistessero due mondi: quello degli intermediari finanziari tradizionali, popolato da persone di una certa età, e quello degli intermediari finanziari innovativi, popolato da persone giovani. Si pensava che lo sviluppo informatico si sarebbe raggiunto in modo lento e in un ampio periodo di tempo. Invece le nuove tecnologie hanno avuto uno sviluppo rapido e indipen- 17

20 R.I.B. Reinsurance International Brokers S.p.A. dente dalla demografia, perché le tecnologie vengono utilizzate da tutti, indistintamente dall età, perché sono di facile utilizzo. Aumentando l età, c è la medesima ricerca di semplicità da parte di tutti: questo è un elemento che tende a spiazzare perché, con una demografia come quella italiana, dove ci sono più anziani che giovani, si pensava erroneamente di avere delle difficoltà sull utilizzo delle nuove tecnologie. Il secondo punto riguarda l aspetto del risparmio. Troppe volte viene confuso il risparmio, soprattutto nelle fasce elevate della clientela del private banking, con il lusso o con il piacere, cioè come qualcosa in più nella vita di chi sta di fronte a noi. Questo è un errore, perché parlare di risparmio non è parlare di cose superflue, ma di cose serie come la salute dei propri figli. Il risparmio è un elemento strutturale che sta all interno delle esigenze primarie della famiglia e anche per questo motivo l impatto sui social network è profondamente diverso da quello degli altri beni. Se si analizzano i dibattiti dei social network sul nostro mondo, al di là del sentimento di astio nei confronti di banche e di assicurazioni, possiamo osservare che è molto più simile a quello dei dibattiti sul bene della famiglia e dei figli. Nel social network la consulenza è di tipo orizzontale, quindi non esiste l esperto che risponde e che dà consigli né quello che riceve consigli. È una consulenza nella quale si incrociano le esperienze e porta, quindi, ad avere molte informazioni che sono come dei puzzle dove i tasselli sono le singole esperienze che le varie persone hanno fatto. È però interessante che nonostante ci sia questa percezione di trasversalità delle informazioni, anche per temi come il risparmio e i prodotti assicurativi e bancari, ci sono ormai sempre più persone (anche nella fascia di età compresa tra i 50 e i 60) che nel momento in cui pensano a un prodotto assicurativo vanno ad attingere informazioni proprio sui social network. Possiamo definirla come una sfida interessante, ma quali potrebbero essere le evoluzioni future? La più semplice è che la nuova tecnologia si affianchi, ma non sostituisca, la consulenza. In passato si era pensato che il digitale si sarebbe affiancato alla banca tradizionale e quindi si era immaginato una struttura industriale che affiancasse tradizionale e digitale. Questo è stato un errore, perché il traffico fisico all interno delle filiali italiane negli ultimi 7 anni è sceso del 52%. È stata una grossa rivoluzione. Per quanto riguarda la consulenza non esiste oggi al mondo nessuno che sia riuscito a fare consulenza di qualità esclusivamente sul digitale. Questo perché alla base della consulenza c è la fiducia. La consulenza deve avere un rapporto fisico e fiduciario che può anche avvalersi dello strumento digitale, ma non può essere sostituita completamente da quest ultimo. Come tutto questo andrà a trovare un equilibrio è difficile da ipotizzare, di sicuro l aspetto tecnologico è importante e ci sono alcune realtà che stanno investendo nell interazione tra fisico e digitale. Ma questi esperimenti sono leggermente indietro nei social network e a volte sono proprio i soggetti che vogliono dare consulenza che provano a creare e promuovere un social network. 18

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22 R.I.B. Reinsurance International Brokers S.p.A. Italia: ultima chiamata per la crescita Dott. Gregorio De Felice Head of Research and Chief Economist (Intesa Sanpaolo), Milano Aprirò la mia presentazione parlando del quadro internazionale. Le prospettive di crescita globale esercitano, infatti, un influenza determinante sull economia di un paese fortemente esportatore come l Italia. Passerò poi ad analizzare se, come e quando l Italia potrà finalmente uscire dalla recessione. Partiamo dunque delle previsioni internazionali, in relazione alle quali emergono, a mio avviso, diversi punti di attenzione. Il primo punto riguarda la crescita, che nel 2015 sarà in miglioramento rispetto al La previsione di crescita del PIL mondiale per il prossimo anno è infatti del 3,7%, dopo il 3,1% di quest anno. Rispetto al passato c è però un cambiamento strutturale. Oggi, infatti, prevale nel mondo un grado di leverage più basso rispetto agli altri anni pre-crisi: ciò costituisce un vincolo per la crescita futura, in una prospettiva di medio-lungo termine (i.e.: superiore ai due anni). È come se il motore del sistema economico girasse ad un ritmo depotenziato. Un secondo aspetto riguarda un eredità che questa lunga crisi ci ha lasciato. Tutti i paesi industrializzati - anche quelli in cui le difficoltà possono dirsi ormai risolte o in via di risoluzione - presentano, oggi, un incidenza del debito pubblico sul PIL decisamente più alta di quella avuta fino al 2007: un debito pubblico elevato riduce significativamente i margini di manovra della politica fiscale e ne limita il ruolo espansivo. Il terzo punto riguarda il commercio internazionale, che da sempre è uno dei principali motori dello sviluppo. Le previsioni del WTO anticipano un incremento del commercio mondiale del 3%. Si tratta di un dato positivo, ma abbastanza lontano dalle performance degli ultimi anni. Possiamo quindi dire che anche questo driver di crescita è sottotono. Una quarta caratteristica dello scenario, per i prossimi anni, riguarda la dinamica dei prezzi. L inflazione rimarrà bassa per parecchio tempo. Non c è inflazione da domanda, perché la domanda interna nei Paesi avanzati è debole; non c è inflazione da costi, perché i più grandi consumatori di commodity stanno rallentando e quindi 20

23 XXI Convegno R.I.B. S.p.A. spingono meno sui prezzi delle materie prime. La debole dinamica dei prezzi può essere un vantaggio per alcuni e uno svantaggio per altri. È sicuramente uno svantaggio per chi è indebitato, che si tratti di imprese o di Stati sovrani. Una inflazione negativa aumenta il valore reale del debito e rende difficile il suo ammortamento. Il quinto punto riguarda la politica fiscale. Il debito pubblico dei paesi industriali avanzati è salito dal 73% circa, prima della crisi, a quasi 107% alla fine del 2013: la politica fiscale non potrà dunque più essere espansiva, soprattutto in Europa. L ultimo punto riguarda la politica monetaria. Fino a non molto tempo fa si pensava alla politica monetaria in termini di indipendenza delle banche centrali. Oggi, la politica monetaria è diventata quasi ancella della politica fiscale: deve cioè aiutare i bilanci pubblici a ritrovare l equilibrio e l unico modo per poterlo fare è tenere i tassi di interesse bassi il più a lungo possibile. Sono passati sei anni dal tracollo di Lehman Brothers ed è tempo di bilanci sull uscita dalla crisi. Se esaminiamo i cicli economici di Stati Uniti ed Eurozona, vediamo che c era un ampia sincronizzazione fino al Quando poi in Europa è scoppiata la crisi del debito sovrano, tutti i nodi sono venuti al pettine: tra questi, in particolare, la mancanza di una governance unitaria e l assenza di un vero e proprio prestatore di ultima istanza (per statuto, la BCE non può prestare soldi agli Stati sovrani in caso di difficoltà, cosa che invece accade negli Stati Uniti). I vincoli strutturali che gravano sull Europa e i gravi errori di politica economica (scarsa tempestività delle decisioni, politica monetaria divenuta espansiva in ritardo rispetto a quando necessario e assenza di politiche comunitarie di bilancio anti-cicliche) si sono tradotti, nell arco di 21

24 R.I.B. Reinsurance International Brokers S.p.A. pochi anni, in una minore dinamica della produzione industriale. L effetto sulla disoccupazione è amplificato, tant è che oggi gli Stati Uniti hanno la disoccupazione al 5,9%, mentre quella europea si attesta intorno all 11,5%. Gli Stati Uniti hanno trovato la via d uscita dalla crisi grazie a una politica monetaria iper-espansiva, accompagnata da una politica di bilancio fortemente espansiva. La storia economica insegna che l utilizzo della sola leva monetaria può far guadagnare tempo, ma non conduce alla crescita. Nel caso dell Eurozona, le recenti misure di politica monetaria annunciate da Draghi sicuramente aiuteranno, ma non potranno, da sole, riavviare il ciclo economico; non è possibile, infatti, modificare la propensione delle imprese ad investire semplicemente abbassando i tassi di interesse. D altra parte, i margini di manovra della politica fiscale in Europa sono stati drasticamente ridotti di comune accordo tra tutti i Paesi: resta la possibilità di aggiustamenti a livello redistributivo (tra le varie voci di bilancio di entrate e uscite), ma si tratta comunque di misure di entità limitata rispetto a quello che sarebbe necessario fare. Negli Stati Uniti le cose sono andate in maniera assai diversa. La politica monetaria è stata molto espansiva ed è stata accompagnata da politiche strutturali e interventi di politica industriale che hanno permesso di rafforzare il sistema produttivo e di agevolare il rientro delle imprese americane che erano andate a produrre all estero. Disoccupazione in diminuzione e reddito disponibile in aumento permettono una vivace dinamica dei consumi. Le buone prospettive di domanda e la ritrovata attrattività degli Stati Uniti garantiscono una crescita degli investimenti previsti per quest anno e il 2015 su valori superiori al 6%. Nella nostra previsione, la ripresa americana appare solida. Dopo un rimbalzo del 4,6% nel secondo trimestre, tra luglio e dicembre l economia crescerà del 3% circa. La disoccupazione si è portata sotto il 6%. Resta qualche problema sotto il profilo della qualità dell occupazione creata, c è molta occupazione precaria e ci sono persone che lavorano con salari molto bassi, ma le imprese segnalano la possibilità di aumenti in arrivo. La questione centrale della politica monetaria americana è se e in quale misura la Federal Reserve alzerà i tassi: le nostre previsioni anticipano un primo aumento entro giugno 2015, seguito da una serie di 22

25 XXI Convegno R.I.B. S.p.A. rialzi che porteranno il tasso di riferimento all 1,25% entro la fine del prossimo anno e al 2,5%/2,75% entro il L andamento del cambio del dollaro potrebbe modificare questo scenario. Un anticipo in questo senso si è avuto la scorsa settimana quando, a seguito dei crolli del mercato azionario, per riportare la calma alcuni esponenti della Fed hanno fatto balenare la possibilità di una revisione della politica di rialzo dei tassi e della riapertura di un quarto QE (cioè di una nuova fase di immissione di liquidità nel mercato). Il cambio è tornato da 1,25 a 1,28 (una comfort zone, per gli Stati Uniti) e i mercati si sono placati. Nel complesso, però, questa non rappresenta una buona notizia per l Europa: significa anzi che, ancora una volta, sono gli Stati Uniti a tenere saldamente in mano le redini dell economia globale. Sono stato a Washington per l Assemblea del Fondo Monetario Internazionale. Si respirava un atmosfera molto più cupa rispetto all anno scorso: gli Stati Uniti sono stanchi di attendere la ripresa dell Europa. In sei anni, gli americani si sono assunti le proprie responsabilità, hanno cercato di risolvere i problemi interni e hanno portato il mondo fuori dalla recessione. La Germania, al contrario, pur essendo un economia molto forte, non intende, evidentemente, farsi carico della crisi dell Europa e tiene i partner continuamente sotto tiro. Gli Stati Uniti sono un economia aperta. È questo il motivo per cui il cambio è entrato nel radar della Federal Reserve e per cui si discute con tanta insistenza di come un dollaro eccessivamente forte possa mettere a rischio la ripresa e il ritorno dell inflazione verso il 2%. L implicazione di tutto ciò è che - pur essendoci condizioni per vedere l euro ancora in calo verso quota 1,20 - gli americani sono disposti ad accettare un apprezzamento limitato del dollaro e premono perché l Europa si impegni di più sul fronte della crescita. Qual è la natura della fase ciclica che l Europa sta attraversando? È un rallentamento temporaneo, oppure la crescita è 23

26 R.I.B. Reinsurance International Brokers S.p.A. ormai cronicamente bassa? Per quanto mi riguarda, propendo per la seconda ipotesi. La gestione della crisi europea è stata caratterizzata da una incredibile lentezza nel prendere le decisioni importanti. Prima di arrivare alla famosa frase risolutiva di Draghi, nel luglio 2012, su una politica monetaria pronta a whatever it takes per difendere la sopravvivenza dell euro, ci sono voluti ben 32 summit europei, in cui si è discusso della crisi cercando di individuare soluzioni, non raggiungendo accordi efficaci. La nostra previsione per la crescita europea nel prossimo anno è dell 1%. Le performance dei diversi Paesi saranno tuttavia molto diversificate: la Spagna occuperà la posizione di testa, seguirà la Germania e molto più indietro si collocheranno Francia e Italia. I rischi per l inflazione rimarranno verso il basso. Solo con grande fatica si riuscirà a tornare verso il 2%. La dinamica dei prezzi continuerà a risentire della bassa domanda domestica e dell assenza di pressioni sui costi, dovuta all ampia capacità produttiva non utilizzata. L unico elemento in controtendenza potrebbe essere il cambio. Infatti stimiamo che un deprezzamento dell euro del 10% possa esercitare, nell arco di un anno, un impatto sull inflazione di circa lo 0,6%. Questo ovviamente non risolve tutti i problemi, ma riequilibra l andamento dei prezzi. La BCE punta a stimolare il credito aumentando le dimensioni del proprio bilancio da 2 a 3 trilioni di euro. In realtà, il bilancio della banca centrale toccava già i 3 trilioni nel Al contrario però della Federal Reserve, della Bank of Japan e della Bank of England - che hanno continuato ad accrescere le dimensioni dei loro bilanci - la BCE ha avviato i rimborsi delle vecchie LTRO, riducendo il proprio. Abbiamo stimato che, con le due TLTRO (i.e.: prestiti a lungo termine condizionati alla crescita degli impieghi), le banche europee chiederanno complessivamente 250 miliardi dei 400 che sarebbero potenzialmente disponibili. Gli acquisti di tranche senior di asset-backed securities potran- 24

27 XXI Convegno R.I.B. S.p.A. no attestarsi al massimo a 200 miliardi. A questi andranno a sommarsi 40/50 miliardi di covered bonds, i cui acquisti sono cominciati da poco. Nella migliore delle ipotesi, la somma di queste operazioni comporterà la creazione di 500/550 miliardi di euro di nuova liquidità da parte della BCE, circa la metà di quanto preventivato. Guardando alle previsioni di crescita mondiale, dico spesso che vale la regola del tre. La crescita americana è infatti più o meno tre volte quella europea. All interno dell Europa, la crescita tedesca è intorno all 1,5 più o meno tre volte quella attesa per l Italia. Abbiamo paragonato tante volte la crescita dell Italia con quella di altri Paesi europei o degli Stati Uniti. Oggi vorrei invece confrontare la dinamica del PIL italiano con quella del Giappone, che sicuramente non si è collocato tra i Paesi con uno sviluppo particolarmente marcato negli ultimi quindici anni. Per tutto lo scorso decennio l Italia ha registrato tassi di crescita più elevati rispetto al paese asiatico, ma negli ultimi 3/4 quattro anni non è riuscita tenerne il passo. Come mai il 2014 è stato così deludente? La sorpresa negativa è venuta in particolare dagli investimenti. In ogni svolta ciclica la variabile che generalmente riparte per prima è l investimento, soprattutto in macchinari e attrezzature. In Italia questa svolta non c è stata né per le costruzioni, né per i macchinari. C è troppa incertezza da parte delle imprese, troppa paura di non farcela e una buona dose di depressione tra gli imprenditori. Penso che quello della depressione sia un elemento molto grave che solo in parte può essere attribuito a inquietudini politiche, è qualcosa che sta entrando nel nostro DNA di dirigenti e imprenditori. Dobbiamo riuscire a innescare un meccanismo di maggior fiducia ed entusiasmo sul futuro. In economia, il ruolo delle aspettative è sempre molto importante. Hanno deluso anche le esportazioni, dove sicuramente ha inciso l euro forte (1,37 nel primo semestre), le 25

28 R.I.B. Reinsurance International Brokers S.p.A. tensioni politiche con la Russia (che hanno fatto crollare l export italiano verso il Paese) e la minor domanda proveniente dai Paesi emergenti (America Latina, Turchia). Guardando avanti, ci aspettiamo una piccola ripresa degli investimenti nel 2015, legata agli interventi di politica industriale del Governo. La Sabatini-bis, per esempio, sta avendo un buon successo con quasi 2,5 miliardi richiesti dalle aziende per investire e, finalmente, si prevedono anche incentivi fiscali per gli investimenti in ricerca e sviluppo. In realtà, già il Decreto Destinazione Italia del febbraio 2013 aveva introdotto un credito d imposta del 50% per gli investimenti in ricerca e sviluppo, mancava però la copertura con la conseguenza che, pur avendo una legge dello Stato, non si è mai riusciti ad applicarla. Come banca, percepiamo qualche timido segnale di ripresa della domanda di prestiti anche per investimenti. Ci sono, invece, poche speranze per le costruzioni: la ripresa è rimandata a fine 2015, per la presenza di forti problemi strutturali. Per i consumi non è andata così male come ci si sarebbe potuti attendere. Le critiche circa il possibile impatto sui consumi dei famosi 80 euro sono state molte. Se però analizziamo i dati, il segno della variazione è per lo meno positivo (0,2%) ed è la prima volta che ciò accade negli ultimi tre anni. Cosa serve per incrementare i consumi? Naturalmente servono più lavoro e la tenuta dei salari, ma il problema degli 80 euro è che non sono ancora stati percepiti come un taglio permanente della tassazione. La teoria economica ci ricorda che un aumento del reddito disponibile è efficace solo se percepito come permanente. Nel 2007 l Italia vantava un consumo pro-capite di quasi 15mila euro, mentre nel 2014 siamo scesi a poco più di 13mila. La modesta ripresa attesa per i prossimi due anni non sarà comunque sufficiente a riportare i consumi ai livelli precedenti la crisi. 26

29 XXI Convegno R.I.B. S.p.A. Ormai gran parte delle spese delle famiglie italiane sono obbligate, la componente libera (i.e.: l indice delle possibilità effettive di scelta, dato dalla differenza tra il reddito disponibile e le spese obbligate) sta diventando sempre più bassa e si colloca ormai attorno al 10%. L euro debole è la nostra maggiore speranza per l anno prossimo, perché ci favorisce in termini di export: un deprezzamento permanente del cambio pari al 10% implica un rialzo nelle esportazioni del 2,4% e un aumento del PIL dell 1,1%. Mi avvio a concludere. Il mondo cresce a ritmi modesti, ma le potenzialità ci sono. Anche per l Italia emerge in prospettiva qualche elemento positivo. Una crescita dello 0,6% nel 2015 non si può vedere però, come una ripresa, se segue un periodo in cui si è perso il 25% della produzione industriale e il 10-11% del PIL. Il miglioramento delle condizioni monetarie può aiutare le imprese, ma la liquidità abbondante e a tasso zero non modifica il rischio di credito di un imprenditore. Avendo un funding più economico, le banche potranno dare credito a condizioni più basse. Chi però non meritava il credito prima della TLTRO, non lo meriterà neanche dopo. In tutti i campi, l innovazione sta facendo la differenza per tante imprese italiane - e la farà sempre di più nel futuro. Le nostre analisi evidenziano che le imprese che brevettano godono di un miglior posizionamento competitivo, hanno una maggior tenuta del fatturato e della redditività e creano più occupazione. Credo che, pur con le dovute differenze, questa sia la via da percorre anche per le banche e le compagnie di assicurazione: l innovazione di prodotto e di processo, il potenziamento della multicanalità, il continuo affinamento dei sistemi di gestione dei rischi rappresentano anche per le nostre aziende fondamentali fattori abilitanti per una solida e sostenibile creazione di valore nel lungo periodo. 27

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