Indice. 1. Il profilo demografico della popolazione Il contesto socio-economico I fattori di rischio 53

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2 Indice Premessa: Finalità e contenuti del Piano Strategico della Prevenzione dell Azienda ULSS 6 di Vicenza Parte I: Il quadro demografico ed epidemiologico della popolazione Il profilo demografico della popolazione Il contesto socio-economico Determinanti economici Determinanti sociali I fattori di rischio I fattori di rischio prioritari in Italia I fattori di rischio prioritari nella popolazione dell Azienda ULSS 6 di Vicenza I problemi di salute I problemi di salute prioritari in Italia I problemi di salute prioritari nella popolazione dell Azienda ULSS 6 di Vicenza Le cause di morte più importanti e la mortalità evitabile Le cause di morte più importanti La mortalità evitabile Le cause più importanti di ospedalizzazione e le ospedalizzazioni evitabili Le cause più importanti di ospedalizzazione Le ospedalizzazioni evitabili La salute mentale Le dipendenze La popolazione animale e gli alimenti di origine animale Il randagismo e il benessere animale La zooantropologia didattica L igiene degli Alimenti di Origine Animale: la sicurezza alimentare e le nuove regole di controllo e d'igiene 9.4 L igiene degli Allevamenti e delle Produzioni Zootecniche: la corretta gestione dell allevamento quale garanzia di una produzione primaria salubre pag

3 Parte II: Progetti di intervento per fattore di rischio e problema di salute Introduzione Fattori di rischio 83 Fumo pag. Smoke Free Class Competition 83 Sfumiamo i dubbi 84 Ambienti di lavoro liberi da fumo 85 C era una volta 86 Obesità e basso consumo di frutta e ortaggi Leggimi e ti dirò chi sono 87 La rete integrata per la prevenzione dell obesità 88 Progetto di marketing sociale: corsi pratici di cucina per promuovere la salute a tavola IN...MENSA salute 91 Sono allergico o intollerante? 92 Il mare è tutto questo un immenso e ricco prato azzurro 93 Consumo Responsabile di Alimenti di Origine Animale 94 Il latte dalle stalle alla tavola 95 Ho inseguito l ape dal fiore al miele 96 Alcol Meno alcol più gusto 97 Niente alcol al lavoro 98 Inattività fisica 6 OK 99 Muoviti e vivi in salute 101 Promozione di stili di vita attivi e non solo 102 Rimanere sani e attivi in età avanzata 103 Droghe illegali Scuola D+ 104 Ap & Ap (Appigli & Appartenenze) 105 Siamo sicuri 106 Gli esami non finiscono mai 107 Sesso non sicuro Educazione all affettività 108 Prevenzione andrologica

4 2. Problemi di salute 110 Depressione pag. Riconoscere la depressione 110 Traumi correlati ad incidenti stradali, domestici e sul lavoro Pensasicuro 111 Il primo soccorso nelle scuole 112 Prevenzione degli infortuni invalidanti nelle aziende a rischio 113 Gestione degli infortuni significativi 114 Patologie odontoiatriche Sorridi! 115 I-denti-kit 116 Prevenzione delle complicanze e delle recidive di malattia a scuola Farmaci a scuola 117 Profilassi malattie infettive e oncologiche Prevenzione delle malattie con le vaccinazioni 118 Screening per la prevenzione secondaria oncologica dei tumori femminili e del colon retto 3. Altri progetti 120 Giornate Vicentine della Prevenzione 120 Prevenzione e doping 121 Zooantropologia didattica 122 Mondo cane 123 Ospedale amico del bambino (progetto Unicef)

5 Hanno collaborato allo studio ed alla stesura del Piano: dr. Vanni Poli Direttore Dipartimento di Prevenzione e Servizio Promozione ed Educazione alla Salute dr. Roberto Turra Dirigente Responsabile Unità Operativa di Epidemiologia dr.ssa Barbara Garbin Responsabile Ufficio Giuridico-Amministrativo del Dipartimento di Prevenzione dr.ssa Blanca Ojeda Montes Responsabile Ufficio Piani e Programmi del Dipartimento in ambito SPES Hanno partecipato alla formazione del Piano: dr. Vincenzo Balestra Direttore Dipartimento per le Dipendenze dr. Giuseppe Benedetto Dirigente Medico U.O. Urologia dr. Roberto Cavion - Dirigente Responsabile U.O. Semplice "Centro consulenza diagnosi e psicoterapia" dr. Mauro Codogno Dirigente Responsabile U.O. Semplice Ser.T sede di Noventa Vic.na dr.ssa Paola Colussi Dirigente Medico Servizio Igiene e Sanità Pubblica dr.ssa Paola Costa Coordinatore Distretti Socio-Sanitari dr. Antonio D Amato Dirigente Medico Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione dr. Livio Dalla Barba Direttore Dipartimento Direzione Medica dr. Livio Dalla Verde Direttore U.O. Psichiatrica 2 e U.O. Psichiatrica 3 dr. Andrea Danieli Direttore Dipartimento Salute Mentale dr. Stefano Ferrarini Direttore Servizio Igiene Alimenti Origine Animale dr.ssa Mariantonia Ferronato Dirigente Medico Servizio di Promozione ed Educazione alla Salute dr. Dario Foà Dirigente Medico Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione dr. Enzo Gelain Dirigente Responsabile U.O. Semplice Alcologia dr. Enrico La Greca Direttore Servizio Sanità Animale dr.ssa Cristina Marcolin Dirigente Responsabile Unità Territoriale Veterinaria n. 1 dr.ssa Maria Teresa Padovan Dirigente Medico Servizio Igiene e Sanità Pubblica dr. Gianni Pesavento Dirigente Veterinario Unità Territoriale Veterinaria n. 1 dr.ssa Alessandra Piatti - Dirigente Medico Servizio di Promozione ed Educazione alla Salute dr. Celestino Piz Direttore Servizio Prevenzione Igiene e Sicurezza Ambienti di Lavoro dr. Gabriele Poli Dirigente Veterinario Servizio Promozione ed Educazione alla Salute dr. Maurizio Poli Direttore Servizio Igiene Allevamenti e Produzioni Zootecniche dr. Alessandro Salvadori - Dirigente Medico Servizio di Promozione ed Educazione alla Salute dr. Andrea Todescato Direttore Servizio Igiene e Sanità Pubblica dr.ssa Angiola Vanzo Direttore Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione dr. Pierantonio Zanon Dirigente Responsabile U.O. Medicina del Lavoro 5

6 Premessa Finalità e contenuti del Piano Strategico di Prevenzione dell Azienda ULSS 6 di Vicenza Da sempre l uomo, al centro delle sue riflessioni ha posto il tema della salute, in quanto valore essenziale per la sopravvivenza dell individuo e della specie. Se risaliamo nel tempo anche alle epoche più remote, vediamo come il concetto di salute sia costantemente legato e separato dal suo opposto: la malattia. Solo ai nostri giorni, grazie al progresso ed al benessere diffuso, specialmente nel mondo occidentale, il concetto di salute ha assunto connotati più ampi, distaccandosi, per quanto possibile, dall assenza di malattia ed avvicinandosi sempre più allo stato di benessere. Infatti, i concetti di salute e malattia si sono sviluppati e modificati nel corso del tempo, da un lato seguendo i progressi della medicina, dall altro variando in funzione dei caratteri sociali, economici e culturali di ciascuna comunità. Mentre il concetto di malattia veniva e viene assimilato ad una specifica situazione di patologia, di malessere individuale, quello di salute, invece, non si determinava in quanto stato di generale benessere individuale, ma, quasi sempre, veniva considerato solo in senso negativo, cioè di assenza di malattia. Nel 1946, finalmente l OMS dichiarava che la salute non è semplicemente l assenza di malattia, ma lo stato di completo benessere fisico, mentale e sociale. Da questo momento ed in questa prospettiva, la salute è riconosciuta come una componente fondamentale della vita e diviene un principio di riferimento dell esistenza personale e della società. Infatti l OMS definisce anche le condizioni necessarie a determinare un buon stato di salute: la pace, un tetto, l istruzione, il cibo, un reddito, un ecosistema stabile, la disponibilità delle risorse, la giustizia e l equità sociale. La salute, dunque, è il risultato dell interazione di fattori diversi che possiamo ricondurre, in estrema sintesi, al rapporto uomo-ambiente, in cui l ambiente costituisce l ambito principale che influenza la qualità della vita. La vita normale di un individuo si sviluppa attraverso un susseguirsi di cambiamenti continui alla ricerca di nuovi equilibri e di adattamento alle mutazioni dell ambiente fisico e socio-culturale, comprendendo in questo anche l insieme delle relazioni contestuali in cui il soggetto vive. La salute, in questa prospettiva, si realizza nell ambito di un sistema in cui diverse variabili manifestano effetti sulle componenti biologiche, psicologiche e sociali dell individuo; tali variabili sono di natura biologica, ecologica, antropologica, sociale, religiosa. Si devono tuttavia annoverare, tra le altre, anche variabili di ordine diverso, come ad esempio, le abitudini, lo stile di vita, i livelli di istruzione, il reddito e la professione ritenute importanti nell influenzare in modo determinante le cause principali di malattia e di morte nei paesi più evoluti. 6

7 Dobbiamo anche essere consapevoli che le condizioni di vita ed il benessere dei cittadini sono il risultato dell azione dell intera società e quindi che altri soggetti, al di fuori della sanità, giocano un ruolo centrale per migliorare le condizioni di salute della popolazione e, insieme, per ridurre le disuguaglianze di salute, mentre i servizi sanitari sono soltanto un nodo della più complessa rete del welfare. Pertanto è essenziale attivare processi efficaci di collaborazione fra Enti ed aree di governo la cui azione, direttamente o indirettamente, incida sulla salute: Comuni, Provincia, Enti della Pubblica Amministrazione, Associazioni Professionali, Associazioni del Volontariato, ecc.; debbono, quindi, essere coinvolti e responsabilizzati i diversi attori sociali, i quali, pur nel rispetto dei diversi ambiti e delle differenze reciproche, possono e debbono portare quel valore aggiunto essenziale al benessere collettivo e individuale dato dalla coesione sociale. Per scendere maggiormente nel concreto, è necessario anche tenere conto dei fattori del disagio sociale che in questi ultimi mesi si sono manifestati con un trend di aggravamento continuo che, attualmente, sembra di difficile interruzione. Infatti, mentre da un lato vi sono i cittadini portatori di bisogni più tradizionali, dall altro vi sono fasce di popolazione in condizioni di disagio grave e conclamato, quasi sempre multidimensionale: persone in stato di povertà estrema e senza un domicilio, persone tossicodipendenti o alcoldipendenti, persone con disagio psichico, anziani poveri e soli, detenuti ed ex-detenuti, immigrati poveri e/o clandestini, richiedenti asilo, exprostitute, nuclei familiari problematici, nomadi, persone che pur vivendo in casa hanno interrotto ogni vincolo sociale. Sono queste condizioni che, un tempo, sembravano sporadiche ed occasionali, ma che, in questi primi anni del XXI secolo, appaiono sempre più diffuse. Non dobbiamo trascurare poi il fenomeno delle cosiddette nuove povertà che da più parti si segnalano in crescita. Si tratta frequentemente di situazioni di sofferenza (spesso di natura economica) che, se non affrontate, possono aggravarsi: qui rientrano, infatti, le persone che si trovano nella zona grigia in cui il disagio esiste ma non è manifesto, che oscillano al di sopra e al di sotto della linea di povertà; sono situazioni che espongono la persona a potenziali rischi di esclusione (ad esempio: nuclei familiari monoreddito e nuclei monogenitoriali a basso reddito, spesso madri sole con figli, a volte anche privi di reti di sostegno e spesso immigrati, lavoratori con basse retribuzioni, pensionati, adulti 40-50enni senza lavoro, lavoratori precari e famiglie che presentano la "sindrome della quarta settimana" o accumulano situazioni di debito). L attuale profonda crisi economica sta sicuramente ampliando questa fascia di popolazione, determinando situazioni di sofferenza in nuovi strati sociali cui si accompagnano nuove condizioni di rischio per le condizioni di salute. Partendo da queste considerazioni, l Azienda ULSS 6 di Vicenza, nella convinzione che solo una strategia fortemente rivolta alla prevenzione potrà risultare vincente nel ridurre l incidenza delle malattie cronicodegenerative e delle morti evitabili, e conseguentemente abbassare anche i costi sanitari e sociali ad esse correlati, vuole dare particolare rilievo all attuazione del Piano Regionale della Prevenzione vigente, attraverso la redazione del Piano Strategico della Prevenzione , documento che orienta l attività aziendale in senso preventivo. 7

8 Un progetto di Sanità Pubblica è la risposta pianificata ai problemi di salute ed ai fattori di rischio importanti, prevenibili o trattabili presenti in una comunità. Il Piano è il documento che organizza in modo logico e descrive in modo esplicito e trasparente obiettivi, azioni e risorse ritenuti necessari per affrontare problemi di salute e fattori di rischio prioritari. Senza obiettivi, azioni e risorse non c'è un Piano. Il fine generale del Piano consiste nel migliorare i livelli di salute della popolazione mediante azioni che, attraverso l analisi del profilo epidemiologico e di contesto e la definizione di criteri di priorità, irrinunciabili in un sistema sanitario dotato di risorse limitate, perseguano obiettivi di salute in grado di raggiungere risultati misurabili. Il Piano adotta una prospettiva che si può riassumere nella ben nota locuzione della Prevenzione primaria, quella che mira a ridurre la prevalenza di esposizione ai fattori di rischio con l'intento di diminuire l'insorgenza di nuovi casi di malattia. Va considerato che questa prospettiva di popolazione non è incompatibile con la prospettiva dei gruppi ad alto rischio: è stato dimostrato, ad esempio, che la maggiore riduzione di incidenza di ipertensione e di diabete si ottiene con la riduzione di due unità di Indice di Massa Corporea. È questo, perciò, un documento a valenza programmatoria che contiene tutte le azioni di prevenzione delle Unità Operative Aziendali Ospedaliere e Territoriali coerenti con il Piano Regionale della Prevenzione, già in fase di attuazione o comunque progettati per il periodo di riferimento. I progetti di prevenzione devono rispondere ai criteri dell EBP (Evidence Based Prevention) realizzando azioni di dimostrata efficacia preventiva in relazione al contesto epidemiologico ed organizzativo considerato: per tale motivo, a conclusione di ogni progetto dovrà essere effettuata la verifica dei risultati effettivamente raggiunti. Referente per il presente Piano è il Dipartimento di Prevenzione, cui spetta il compito di coordinamento dei diversi interventi preventivi. Per la stesura del documento si è utilizzato un elenco di dieci fattori di rischio e di dieci problemi di salute che sono causa del carico maggiore di malattia nella società italiana. Intervenendo su tali problemi e fattori di rischio si possono ottenere i più ampi miglioramenti nello stato di salute della popolazione, sia in termini di durata della sopravvivenza che di qualità della vita. Il Piano è articolato in due Parti: la prima descrive la situazione demografica ed epidemiologica della popolazione del territorio dell AULSS 6 di Vicenza, fornendo l'elenco dettagliato di fattori di rischio e problemi di salute ed il motivo per cui sono applicabili al nostro contesto locale. La seconda parte elenca, per fattori di rischio prioritari e problemi di salute, tutti i progetti che vedono oggi coinvolti settori e Servizi aziendali per contrastarli. I livelli di intervento (i contesti) variano da progetto a progetto: scuole (studenti), luoghi di lavoro (lavoratori), comunità (gruppi). Il Piano, però, si sforza di integrare queste attività in un disegno unitario, rendendo i progetti realizzati nell'ambito dell'ulss coerenti con le finalità generali della prevenzione. In tempi difficili di ulteriori riduzione di risorse, la Prevenzione può continuare a vedere riconosciuto il suo ruolo 8

9 anche con questi processi di qualificazione e riorganizzazione interna, stimolati dalla elaborazione di un Piano di Prevenzione. Una visione di medio lungo periodo si presenta come la più idonea a verificare i vincoli di sostenibilità economica che limitano oggi lo sviluppo del SSN e regionale. 9

10 Parte I Il quadro demografico ed epidemiologico della popolazione In questa parte del Piano vengono fornite le informazioni rilevanti sugli aspetti demografici e sugli aspetti epidemiologici che servono da guida per decidere dove investire le risorse disponibili per ottenere miglioramenti dello stato di salute. Gli aspetti demografici considerati sono la forma della piramide di popolazione e gli indici che vengono derivati dalla struttura per età della popolazione. Per alcuni di questi indici sono disponibili dati di confronto con le altre ULSS del Veneto. Viene inoltre fornito il dato sulla proporzione di abitanti di cittadinanza straniera residenti nei Comuni dell ULSS. Anche per questo dato è disponibile una tabella per un confronto con le altre ULSS del Veneto. Vengono presentati i dati disponibili sugli aspetti sociali ed economici ritenuti avere influenza sullo stato di salute della popolazione: essi aiutano ad identificare l entità di sottogruppi di popolazione definiti in termini socio-economici su cui la Sanità Pubblica dovrebbe intervenire con maggiore attenzione. Le informazioni epidemiologiche riguardano i fattori di rischio ed i problemi di salute prioritari. In questo modo viene fornita una guida per decidere su quali temi sviluppare programmi di prevenzione. Le misure epidemiologiche appropriate per quantificare l importanza relativa di problemi di salute e fattori di rischio e poterli disporre in una graduatoria di priorità non sono le misure di frequenza (tassi di incidenza e prevalenza), né le misure di associazione tra esposizione ed esito (rapporto fra rischi e fra odds 1 ), ma le misure di impatto (DALYs 2 e PAF 3 ). Viene, inoltre, illustrata la motivazione per cui una graduatoria nazionale di importanza relativa di fattori di rischio e di problemi di salute possa essere ritenuta valida anche per il contesto locale dell ULSS di Vicenza. Inoltre, vengono forniti i dati sugli utenti di alcuni servizi chiave per le attività di prevenzione come i servizi psichiatrici, ospedalieri ed extraospedalieri ed i servizi per le dipendenze. 1 Con il termine inglese odds in statistica si intende il rapporto tra la probabilità p di un evento e la probabilità che tale evento non accada (cioè la probabilità (1-p) dell'evento complementare) {p}/{1-p} In epidemiologia, l'odds ratio (OR) è uno degli indici utilizzati per definire il rapporto di causa-effetto tra due fattori, per esempio tra un fattore di rischio e una malattia. Il calcolo dell'odds ratio prevede il confronto tra le frequenze di comparsa dell'evento (ad es. malattia) rispettivamente nei soggetti esposti e in quelli non esposti al fattore di rischio in studio. L'odds ratio è definito come l'odds della malattia tra soggetti esposti, diviso l'odds della malattia tra soggetti non esposti. OR={ P(malattia esposi)/[1-p(malattia esposti)] } / {P(malattia non esposti)/[1-p(malattia non esposti)] } Se il valore dell'or è uguale a 1, significa che l'odds di esposizione nei sani è uguale all'odds di esposizione nei malati, cioè il fattore di rischio è ininfluente sulla comparsa della malattia. Se il valore dell'or è maggiore di 1, il fattore di rischio è o può essere implicato nella comparsa della malattia; se il valore dell'or è minore di 1 il fattore di rischio in realtà è una difesa contro la malattia. 2 Disability Adjusted Life Years 3 Population Attributable Fraction frazione attribuibile di popolazione è la proporzione di malattia che può essere prevenuta se il fattore di rischio venisse eliminato in una popolazione nella quale una parte è esposta e una parte non è esposta al fattore di rischio. 10

11 La salute mentale, infatti, rappresenta una componente rilevante dello stato di salute: la depressione unipolare è considerata il problema di salute prioritario per l Italia e le demenze risultano tra i primi dieci problemi di salute. La prevenzione delle dipendenze, nelle sue diverse forme come l alcol, la droga, il gioco, ecc., rappresenta una attività cruciale sia per i pazienti affetti da questa patologia, sia per l intera collettività, visto l impatto sociale che i comportamenti indotti dalle dipendenze comportano. Infine si affronta il tema della salute della popolazione animale e della qualità degli alimenti di origine animale, entrambi cruciali per la salute della popolazione umana. 11

12 1. Il profilo demografico della popolazione Il profilo demografico di una popolazione rappresenta uno dei primi indicatori di contesto di un territorio, nonché un primo elemento predittivo di possibili comportamenti/patologie. La sua conoscenza si presenta quindi, insieme ad altri dati sul contesto territoriale, come un primo passaggio obbligato per la definizione di qualsiasi efficace politica di prevenzione. La struttura demografica Lo strumento standard con cui la demografia descrive sinteticamente la struttura per sesso ed età di una popolazione è la Piramide di Popolazione. Per l Azienda ULSS 6 di Vicenza, nel 2011, considerando gruppi d età quinquennali, essa è rappresentata nel Grafico 1: Grafico 1: Piramide di popolazione per l Azienda ULSS 6 di Vicenza Anno 2011 Fonte: Servizio Igiene e Sanità Pubblica (elaborazione su software EPIDAT 3.1 dalle anagrafi comunali) Dalla forma di una piramide delle età si può dedurre la storia demografica di oltre mezzo secolo (circa anni) di una popolazione. Quella rappresentata è una piramide che tende a una forma a trottola, con una forte erosione alla base, tipica della maggior parte delle nazioni sviluppate: una popolazione che mostra bassi numeri o percentuali dei gruppi d età più giovani. L andamento demografico a cui sta tendendo è il decremento: la popolazione è più vecchia, con una lunga attesa di vita alla nascita e un basso tasso di natalità. Questo fenomeno, ovvero l'invecchiamento della popolazione, è dovuto alla diminuzione del tasso di 12

13 natalità, con la conseguenza apparentemente paradossale dell'aumento del tasso di mortalità, che in realtà aumenta proprio perché la popolazione invecchia. Di seguito vengono calcolati alcuni indicatori demografici che descrivono le caratteristiche principali della popolazione. In maniera più analitica e con un confronto a livello regionale, la Tabella 1 presenta alcuni indici della struttura demografica per tutte le Aziende ULSS del Veneto. Tabella 1: Indicatori strutturali della popolazione residente. Aziende ULSS, Veneto, Italia, 1 gennaio 2009 Popolazione 65 anni e più Popolazione 65 anni e più (%) Indice di dipendenza strutturale 4 Indice di dipendenza anziani 5 Indice di vecchiaia 6 Età media 7 1 Belluno ,7 54,2 35,0 181,6 44,9 2- Feltre ,3 54,2 34,4 173,2 44,5 3- Bassano del Grappa ,2 50,8 27,5 117,6 41,3 4- Alto Vicentino ,0 52,1 28,9 124,3 41,8 5- Ovest Vicentino ,6 50,1 26,4 11,7 40,8 6- Vicenza ,5 50,3 27,8 124,0 41,7 7- Pieve di Soligo ,6 53,6 31,6 143,9 43,0 8- Asolo ,9 49,1 25,3 106,0 40,5 9- Treviso ,4 49,9 27,6 123,4 41,8 10- San Donà di Piave ,8 50,0 29,7 147,1 43,0 12- Veneziana ,1 58,7 39,8 210,1 46,1 13- Mirano ,3 47,4 26,9 131,3 42,3 14- Chioggia ,1 47,5 28,2 146,0 42,8 15- Alta Padovana ,7 48,0 24,7 106,1 40,4 16- Padova ,8 51,5 31,5 157,7 43,6 17- Este ,4 50,5 30,8 156,0 43,4 18- Rovigo ,4 51,1 33,9 196,7 45,1 19- Adria ,8 50,4 34,2 211,5 45,3 20- Verona ,4 52,9 31,2 144,0 42,7 21- Legnago ,7 50,4 29,6 142,1 42,5 22- Bussolengo ,2 48,8 25,6 110,3 40,9 Veneto ,7 51,0 29,7 139,2 42,6 Italia ,1 51,9 30,6 143,4 42,6 Fonte: Istat 4 Indice di dipendenza strutturale Non attivi/attivi Calcolo: [(pop età<15 e >65)/(pop età 15-64)]*100 Ha rilevanza economica e sociale. Il numeratore è composto dalla popolazione che, a causa dell età, si ritiene essere non autonoma - cioè dipendente - e il denominatore dalla fascia di popolazione che, essendo in attività, dovrebbe provvedere al suo sostentamento. Un valore elevato indica che la popolazione in età lavorativa e l economia complessivamente affronta un grande carico nel sostenere la popolazione non attiva. Valori superiori al 50 per cento indicano una situazione di squilibrio generazionale. Vi può essere un indice di dipendenza per i giovani ed uno per gli anziani. E un indicatore che risente della struttura economica della popolazione: ad esempio, in società con una importante componente agricola i soggetti molto giovani o anziani non possono essere considerati economicamente o socialmente dipendenti dagli adulti; al contrario, nelle strutture più avanzate, una parte degli individui considerati nell indice al denominatore sono in realtà dipendenti in quanto studenti o disoccupati. L indicatore nei paesi in via di sviluppo assume valori maggiori rispetto alle popolazioni più avanzate economicamente; ciò è in gran parte dovuto alla maggiore presenza di individui giovani a causa della loro più elevata fecondità. 5 Indice di dipendenza degli anziani (I.D.A.) Calcolo: [(pop età>65)/(pop età 15-64)]*100 E dato dal rapporto tra la popolazione sopra i 65 anni e quella tra anni. Indica la percentuale di anziani di cui deve farsi carico la parte di popolazione attiva. Indice = 27: ci sono 27 anziani di cui farsi carico per ogni 100 persone della popolazione attiva. 6 Indice di vecchiaia Calcolo: pop età>65/pop età<15 * 100 Indicatore sintetico del grado di invecchiamento della popolazione. Valori superiori a 100 indicano una maggiore presenza di soggetti anziani rispetto ai giovanissimi; viene considerato un indicatore di invecchiamento grossolano poiché nell invecchiamento di una popolazione si ha generalmente un aumento del numero di anziani e contemporaneamente una diminuzione del numero dei soggetti più giovani cosicché il numeratore e il denominatore variano in senso opposto, esaltandone l effetto. 7 Età media Si stima calcolando la media ponderata dei valori centrali delle classi usando le frequenze relative di ogni gruppo come fattori di ponderazione. 13

14 Dalla Tabella 1 si può notare come per le Aziende ULSS di Venezia, Adria, Belluno, Rovigo e Feltre gli indicatori di vecchiezza della popolazione siano all estremità più elevata della distribuzione, mentre per l Azienda ULSS di Vicenza, come anche per quelle di Asolo, Alta Padovana, Bassano, Alto ed Ovest Vicentino, si evidenzia una struttura della popolazione più giovane rispetto a quella media regionale. Per quanto riguarda la popolazione straniera, nel Veneto la percentuale di stranieri è passata dal 6% al 9% nell arco di cinque anni, dal 2005 al 2009, come evidenziato nella Tabella 2 (dati per abitanti). Tabella 2: Stranieri residenti per abitanti, per anno e per Azienda ULSS di residenza Belluno 38,7 40,8 43,6 50,4 54,2 2- Feltre 44,3 47,5 51,8 60,6 67,5 3- Bassano del Grappa 60,7 64,8 68,4 74,4 81,0 4- Alto Vicentino 70,2 75,1 78,4 85,2 92,5 5- Ovest Vicentino 109,0 118,7 124,2 131,6 141,0 6- Vicenza 77,4 83,8 88,5 95,6 105,3 7- Pieve di Soligo 84,7 90,8 95,9 105,7 114,1 8- Asolo 83,3 91,2 97,4 109,4 117,3 9- Treviso 71,4 78,9 84,3 93,8 101,9 10- San Donà di Piave 49,8 57,0 63,2 73,1 84,1 12- Veneziana 46,6 53,1 61,0 71,8 85,7 13- Mirano 34,9 40,0 45,2 54,7 64,0 14- Chioggia 28,4 32,6 37,0 44,5 50,9 15- Alta Padovana 56,8 64,7 71,4 85,9 95,9 16- Padova 59,5 67,4 73,5 84,6 96,9 17- Este 34,9 39,5 43,9 50,3 58,3 18- Rovigo 40,9 46,3 51,5 63,1 73,7 19- Adria 20,7 23,6 25,6 31,2 35,7 20- Verona 77,0 84,3 92,5 107,6 118,5 21- Legnago 51,1 58,9 66,3 80,9 90,8 22- Bussolengo 62,6 69,3 74,0 84,8 93,5 Veneto 61,2 67,7 73,4 83,6 93,0 Fonte: Istat L Azienda ULSS 6 di Vicenza fa parte del gruppo di ULSS (Verona, Ovest Vicentino, Pieve di Soligo, Asolo) dove la popolazione straniera è superiore al 10% della popolazione complessiva. 14

15 Le dinamiche demografiche Il cambiamento della numerosità e della struttura della popolazione ha tre componenti: le nascite, le morti e la migrazione. Man mano che le persone nascono, muoiono, migrano, il loro numero totale in un area cambia. 8 La conoscenza dei dati di natalità e mortalità, così come di quelli relativi all immigrazione ed alla emigrazione, sono quindi fondamentali per comprendere la dinamica demografica di un territorio ed elaborare delle previsioni sulla sua evoluzione futura. Natalità e mortalità I dati sulla natalità e la mortalità del territorio delle province del Veneto sono illustrate nelle tabelle seguenti. Tabella 3: Quozienti generici di natalità 9 per abitanti per provincia - anni Verona 10,26 10,32 10,36 10,56 10,30 Vicenza 10,74 10,66 10,63 10,64 10,20 Belluno 8,15 8,29 7,92 8,47 8,10 Treviso 10,85 10,82 10,92 10,71 10,30 Venezia 8,69 8,89 9,03 9,04 8,80 Padova 9,56 9,89 9,77 9,97 9,85 Rovigo 7,50 7,31 7,64 8,07 8,16 Veneto 9,80 9,89 9,92 10,01 9,73 Italia 9,45 9,50 9,50 9,64 9,45 Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat Tabella 4: Quozienti generici di mortalità 10 per abitanti per provincia - anni Verona 8,92 8,64 8,73 8,78 8,91 Vicenza 8,35 8,09 8,42 8,46 8,53 Belluno 11,68 11,64 11,59 11,96 11,45 Treviso 8,61 8,08 8,37 8,53 8,35 Venezia 9,47 9,48 9,59 9,95 9,64 Padova 8,81 8,54 8,82 9,02 8,55 Rovigo 11,53 11,58 11,70 11,67 11,84 Veneto 9,10 8,86 9,06 9,22 9,06 Italia 9,68 9,47 9,61 9,78 9,83 Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat Come di evince dalla Tabella 3, la provincia di Vicenza, insieme a quella di Treviso, presenta un tasso di natalità superiore alla media regionale (10,20 per ab. nel 2009 contro 9,73); il tasso di mortalità su risulta tra i più bassi (8,53 contro 9.06), Tabella 4. 8 Il metodo basico per calcolare la variazione numerica di una popolazione nel corso del tempo è la equazione di equilibrio : P1 + (N M) + (I E) = P2, dove P1 è la popolazione alla data iniziale, P2 è la popolazione alla data finale, N le nascite, M le morti, I gli immigrati, E gli emigrati. (N M) è la crescita naturale. (N M)/(popolazione totale) * 1000 è il Tasso di crescita naturale (i dati si intendono riferiti allo stesso intervallo di tempo, di regola un anno solare). Si calcola anche in questo modo: tasso di natalità tasso di mortalità. (I E) è il saldo migratorio. (I E)/(popolazione totale) * 1000 è il tasso migratorio netto. Il tasso di crescita netto è: tasso di crescita naturale + tasso migratorio netto. 9 Quoziente generico di natalità =(Nati/Popolazione residente media)* Quoziente generico di mortalità =(Morti/Popolazione residente media)*

16 Il saldo naturale si mantiene positivo e superiore al dato regionale (+1,67 contro 0,67). Tabella 5: Saldo naturale 11 per abitanti, per provincia, Anni Verona 1,34 1,68 1,63 1,78 1,40 Vicenza 2,39 2,57 2,21 2,18 1,67 Belluno -3,52-3,35-3,67-3,49-3,35 Treviso 2,24 2,74 2,54 2,18 1,95 Venezia -0,78-0,59-0,56-0,91-0,83 Padova 0,76 1,36 0,95 0,95 1,30 Rovigo -4,03-4,28-4,06-3,60-3,68 Veneto 0,71 1,04 0,86 0,79 0,67 Italia -0,23 0,04-0,12-0,14-0,38 Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat Questi dati testimoniano, quindi, di un territorio vicentino che subisce il fenomeno di invecchiamento complessivo della popolazione, ma che si presenta comunque in grado di garantire, almeno per ora e grazie alla forte presenza di immigrati, un ricambio naturale positivo. Fecondità Il tasso di fecondità totale (TFR - Total Fertility Rate), detto anche numero medio di figli per donna in età feconda, è rappresentato nella Tabella 6. Il valore 1,42 riferito all anno 2008 colloca il nostro Paese al 20 posto della graduatoria europea (era al 18 posto nel 2001). Tabella 6: Tasso di fecondità totale nel Veneto per provincia - anni Verona 1,5 1, Vicenza 1,5 1, Belluno 1,2 1, Treviso 1,4 1, Venezia 1,2 1, Padova 1,3 1, Rovigo 1,1 1, Veneto 1,4 1, Italia 1,3 1, Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat Il tasso di fecondità totale, che fa sì che ogni nuova generazione sia popolosa quanto la precedente in una data area (detto tasso di sostituzione della popolazione), è approssimativamente pari a 2 bambini nati per donna. Un tasso di fecondità totale molto inferiore a quello di sostituzione dà come esito l invecchiamento della popolazione ed il declino demografico. Il dato medio regionale di 1,47, ma anche quello della provincia di Vicenza, pari a 1,57, sono al disotto del parametro internazionale di riferimento. Di seguito viene riportato un confronto dei tassi di fecondità totali in diversi contesti. 11 Saldo naturale = (Nati-Morti)/(Popolazione residente media) * (sinonimo: tasso di crescita naturale) 16

17 Grafico 2: Tasso di fecondità totale - Anno 2010 Zambia Sud Africa America Latina e Caraibi Stati Uniti Francia Svezia Regno Unito Australia Brasile Cina Unione Europea Federazione Russa Italia Spagna Giappone Germania 2,46 2,20 2,10 2,00 1,98 1,94 1,92 1,83 1,60 1,59 1,54 1,40 1,39 1,39 1,39 6,26 0,00 1,00 2,00 3,00 4,00 5,00 6,00 7,00 Fonte: Elaborazion propria su dati WHO World Health Organisation Un altro indice significativo dell andamento demografico di una popolazione è rappresentato dal carico di figli 0-4 anni per donne in età feconda (15-49 anni). La Tabella 7 riporta questo dato per la provincia di Vicenza nel quinquennio Tabella 7: Indice di carico di figli per donna feconda per Provincia di Vicenza Anno Indice di carico di figli per donna feconda per Fonte: Elaborazione proprio su dati 12 Indica di carico di figli per donna feconda: rapporto bambini 0-4/donne (x 1.000) 17

18 Migrazione Come già osservato, la migrazione rappresenta il terzo elemento determinante della dinamica demografica di un territorio. Le Tabelle seguenti riportano il dettaglio del comportamento migratorio della Provincia di Vicenza dal 2006 al 2010 ed un confronto tra province del Veneto. Tabella 8: Andamento migratorio Provincia di Vicenza Anni Anno da altri comuni Iscritti Cancellati Saldo da estero per altri per altri per estero per altri migratorio motivi comuni motivi con l estero Saldo migratorio totale Fonte: Elaborazione proprio su dati Tabella 9: Saldo migratorio 13 per abitanti, per provincia, Anni Verona 9,44 9,87 16,48 11,72 5,07 Vicenza 6,45 3,81 7,38 8,93 3,69 Belluno 3,39 4,06 9,52 5,43 2,65 Treviso 10,35 6,64 11,56 9,11 3,07 Venezia 4,28 5,70 10,09 11,73 6,82 Padova 8,29 6,69 12,07 11,21 6,09 Rovigo 4,55 4,86 9,61 7,28 4,21 Veneto 7,42 6,37 11,38 10,16 4,82 Italia 0,96 6,40 8,33 7,26 5,28 Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat Come si evince dalla Tabella 8, il saldo migratorio con l estero ed il saldo totale si mantengono positivi nei 5 anni considerati, anche se a questo risultato hanno contribuito i soli movimenti migratori con l estero; la Tabella 9 conferma la dinamica positiva della provincia di Vicenza, anche se inferiore a quella di Verona, Padova e Treviso. Saldo totale La dinamica complessiva delle nascite, delle morti e della migrazione porta ad un saldo demografico totale che viene rappresentato nella Tabella 10, con un confronto tra le 7 province del Veneto. Tabella 10: Saldo totale 14 per abitanti per provincia - anni Verona 10,78 11,55 18,11 13,49 6,46 Vicenza 8,84 6,39 9,59 11,12 5,36 Belluno -0,13 0,70 5,85 1,94-0,70 Treviso 12,59 9,38 14,10 11,29 5,03 Venezia 3,50 5,12 9,53 10,81 5,99 Padova 9,05 8,04 13,03 12,16 7,39 Rovigo 0,52 0,58 5,54 3,68 0,54 Veneto 8,13 7,41 12,24 10,95 5,49 Italia 0,74 6,44 8,22 7,12 4,91 Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat 13 Saldo migratorio =(Iscritti-Cancellati)/(Popolazione residente media)* Saldo totale = [(Nati - Morti) + (Iscritti - Cancellati)/(Popolazione residente media)*1.000 (sinonimo: tasso di crescita netta) 18

19 Il saldo totale si mantiene positivo per la Regione e superiore a quello nazionale. Le province con un saldo migliore sono quelle di Verona, Padova, Treviso e Vicenza; con un saldo altalenante la provincia di Venezia e con un saldo negativo le province di Belluno e Rovigo. La popolazione straniera nel Comune di Vicenza In questo paragrafo vengono presentate alcuni approfondimenti sulla popolazione straniera residente nel Comune di Vicenza. Manca una sintesi analoga per la popolazione di tutta l ULSS; tuttavia, poiché con i suoi residenti (anno 2010) essa costituisce il 37% della popolazione complessiva dell ULSS, i numeri che esprimono aspetti strutturali e dinamici (come le percentuali sulla popolazione o le variazioni percentuali) possono essere assunti, con le dovute cautele, come indicativi di ciò che sta accadendo nel restante 63% della popolazione dell ULSS. Tabella 11: Popolazione residente italiana e straniera nel comune di Vicenza valori assoluti e valori percentuali - anni val. ass. % val. ass. % val. ass. % val. ass. % val. ass. % Italiani ,6% ,7% ,4% ,6% ,9% Stranieri ,4% ,3% ,6% ,4% ,1% Totale % % % % % Fonte: Anagrafe Comune di Vicenza Gli stranieri sono passati dal 12,4% della popolazione del 2006 a più del 16% nel La proporzione di stranieri rappresentata nel Grafico 3 permette di cogliere con immediatezza la costante variazione in aumento nel tempo della proporzione di stranieri residenti: Grafico 3: Popolazione straniera nel comune di Vicenza valori percentuali anni % 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Stranieri Italiani Fonte: Elaborazione propria su dati Tabella 12: Popolazione straniera residente per sesso nel comune di Vicenza anni Maschi Femmine Totale Var. % su anno precedente +6,8 +6,2 +10,7 +6,0 +4,8 Fonte: Anagrafe Comune di Vicenza, Modello ISTAT P.3 (dati al 31 dicembre di ogni anno) 19

20 Come si evince dalla Tabella 11, nel periodo la popolazione straniera residente nel comune di VI si è dimostrata costantemente in ascesa, anche se si registra una flessione, in particolare nell ultimo anno, forse dovuta anche agli effetti della crisi economica internazionale. La popolazione maschile e femminile si mantiene pressoché in equilibrio, come si vede nel Grafico 4. Grafico 4: Popolazione straniera residente per sesso nel comune di Vicenza - anni % 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Femmine Maschi Fonte: Elaborazione propria su dati La piramide di età della popolazione straniera evidenzia come questa si concentri soprattutto nelle fasce centrali (quelle lavorative) e in quelle più giovani, dimostrando comportamenti riproduttivi diversi da quelli degli indigeni (Grafici 5 e 6). Grafico 5: Piramide di popolazione dei residenti stranieri nel comune di Vicenza - anno Femmine Maschi Residenti stranieri Fonte: Elaborazione propria su dati 20

21 Grafico 6: Piramide di popolazione dei residenti italiani nel comune di Vicenza - anno Femmine Maschi Residenti italiani Fonte: Elaborazione propria su dati 21

22 2. Il contesto socio-economico Del contesto socio-economico non tutto è rilevante per lo stato di salute della popolazione: solo quella parte che ha per esso rilevanza va, pertanto, presa in considerazione in un Piano per la prevenzione. Nella letteratura l elenco preciso dei fattori socio-economici determinanti per lo stato di salute varia in completezza e livello di dettaglio. Un elenco dei principali è fornito dal SACOSS 15 Determinante Reddito e stato sociale Partecipazione sociale e reti di supporto sociale (consumo, produzione, partecipazione politica, interazione sociale) Educazione (scolarità) Alfabetizzazione sanitaria (abilità cognitive e sociali che determinano la motivazione e l abilità degli individui di acquisire, capire e usare l informazione in modi che promuovono e mantengono una buona salute) Condizioni di vita Discriminazione e cultura Nella pubblicazione Public Health Classifications Project Determinants of Health 16 è presentata questa classificazione dei determinanti socio-economici dello stato di salute: Determinanti socio-economici della salute Sociali Economici Attitudini. Coinvolgimento comunitario, partecipazione civica, capitale sociale. Cultura. Etnicità. Sesso. Alfabetizzazione sanitaria. Lingua. Religione. Sicurezza (conflitto armato, crimine). Classe sociale. Reti di supporto sociale. Educazione. Stato occupazionale. Risorse finanziarie. Standard di vita. Servizi, sistemi e politiche. Una volta selezionati gli aspetti socio-economici di interesse, il passo successivo è quello di identificare le misurazioni con cui essi vengono descritti in termini quantitativi. La tabella sottostante riassume quanto verrà considerato nelle pagine successive come determinanti socioeconomici della salute. 1. Determinanti economici 2. Determinanti sociali Reddito familiare Spesa della famiglie Povertà Disuguaglianza dei redditi Occupazione Educazione Famiglia Abitazione Cultura Criminalità I dati disponibili sono disaggregati per Regione o Provincia; questi ultimi, verosimilmente, si possono considerare applicabili al contesto locale senza timore di importanti differenze di scala. 15 South Australian Council of Social Service. The social determinants of health. Information paper. December New South Wales Department of Health,

23 2.1 Determinanti economici In questo paragrafo verranno illustrati i principali indicatori disponibili per illustrare i determinati economici dello stato di salute individuale e collettivo. Reddito familiare Il reddito familiare rappresenta uno dei principali determinati economici dello stato di salute. I Grafici 7 e 8 riportano i dati dei redditi familiari per regione riferiti all anno 2008 e Come si può vedere dal Grafico 7, nel 2008 il Veneto presentava un reddito familiare medio netto di circa (inclusi i fitti imputati), superiore di circa il 9% a quello medio italiano. Questa situazione si conferma nell anno successivo, il 2009 (cfr. Grafico 8). Grafico 7: Reddito familiare netto inclusi i fitti imputati (media e mediana 17 ), per Regione - anno 2008 Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat 17 La mediana è il valore centrale della distribuzione dei redditi, che divide le famiglie in due parti uguali, in modo da lasciare il 50 % delle famiglie al di sotto e al di sopra di tale soglia. 23

24 Grafico 8: Reddito familiare al netto e al lordo dei fitti imputati per Regione - media anno 2009 Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat La dinamica del reddito familiare del Veneto nel periodo si dimostra positiva e sempre superiore a quella media nazionale. Grafico 9: Serie storica del reddito familiare netto inclusi i fitti imputati, media annuale in euro e a prezzi correnti anni Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat Naturalmente i dati riportati non tengono conto, appieno, degli effetti della crisi economica internazionale che ha coinvolto in maniera sempre più grave anche il nostro Paese e la nostra Regione nell ultimo triennio. È possibile tuttavia sostenere che il reddito medio sia diminuito dal 2010 al 2012 e che sicuramente il suo potere d acquisto si sia eroso. 24

25 Spesa delle famiglie Dopo il reddito familiare è interessante conoscere come le famiglie impieghino questa diponibilità economica. A questo proposito vengono prima presentate due serie storiche della spesa media mensile familiare, la prima dal 1997 al 2003, la seconda dal 2003 al 2009, tratte dagli Annuari Statistici della Regione Veneto. Poi vengono presentate due tabelle (dati ISTAT) per gli anni dal 2006 e 2010 che permettono i confronti fra regioni sulla spesa totale e sulla composizione della spesa. Dal Grafico 10 si nota come la spesa media mensile delle famiglie sia in Italia che in Veneto, abbia subito un andamento decrescente negli ultimi due anni disponibili (2008 e 2009). Grafico 10: Spesa media mensile familiare per consumi in euro, a prezzi correnti e a prezzi 2009, Veneto e Italia anni Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat Dalle Tabelle 13 e 14 si può notare la destinazione delle spesa media mensile delle famiglie per categorie merceologiche, nel 2006 e nel La quota più consistente della spesa mensile riguarda, al Nord, le Abitazioni, al Sud e nelle Isole Alimentari e bevande. Subito dopo seguono le spese per Trasporti e Altri beni e servizi, con un comportamento sostanzialmente omogeneo tra Nord e Sud e Isole. Il dato non subisce variazioni di rilievo passando dal 2006 al

26 Alimentari e bevande Tabacchi Abbigliamento e calzature Abitazione Combustibili ed energia Arredamenti ecc. Servizi san. e spese per la salute Trasporti Comunicazioni Istruzione Tempo libero e cultura Altri beni e servizi Spesa media mensile Tabella 13: Spesa media mensile delle famiglie per capitolo di spesa e Regione anno 2006 REGIONI RIPARTIZIONI GEOGRAFICHE Piemonte 17,4 0,7 6,7 22,9 6,0 5,5 3,9 16,4 1,9 1,0 5,3 12, Valle d'aosta 15,0 0,7 5,9 24,7 6,3 8,8 3,0 14,2 2,1 1,1 4,6 13, Lombardia 16,8 0,7 5,9 26,8 4,6 5,8 3,6 16,0 1,8 1,0 4,6 12, Trentino-Alto Adige 14,6 0,7 5,7 26,6 5,1 6,8 4,2 14,6 2,1 1,8 5,5 12, Bolzano/Bozen 14,2 0,7 5,7 26,7 4,1 4,7 3,5 15,0 2,4 2,4 6,2 14, Trento 15,0 0,6 5,8 26,5 6,0 8,8 4,9 14,1 1,9 1,2 4,9 10, Veneto 14,9 0,6 5,5 27,2 4,9 6,4 3,5 16,9 1,7 1,3 4,6 12, Friuli-Venezia Giulia 16,7 0,6 5,4 28,0 5,6 5,8 3,2 15,0 2,0 0,8 4,7 12, Liguria 20,8 0,6 5,1 29,0 5,0 5,4 3,7 12,7 1,8 0,9 4,3 10, Emilia-Romagna 15,8 0,7 5,5 27,2 5,7 6,1 3,8 14,5 2,1 0,9 4,9 12, Toscana 18,7 0,8 5,3 30,1 5,4 5,3 2,8 13,1 2,3 0,8 4,2 11, Umbria 19,1 0,8 6,4 24,5 5,4 6,1 3,7 15,1 2,3 0,9 4,9 10, Marche 20,5 0,8 7,1 24,7 5,5 5,5 3,8 14,8 2,0 0,7 4,2 10, Lazio 18,8 1,0 6,3 29,8 4,3 5,8 3,4 13,5 2,2 1,2 4,4 9, Abruzzo 22,6 1,0 7,1 24,3 5,3 5,4 2,9 13,7 2,1 1,5 4,5 9, Molise 20,2 1,0 6,6 24,8 5,4 9,3 3,0 13,4 2,3 1,6 3,6 8, Campania 25,6 1,4 7,2 24,1 4,6 6,0 3,3 11,5 2,2 1,1 3,6 9, Puglia 23,4 1,0 8,9 22,3 4,5 7,1 3,0 12,8 2,2 1,0 4,1 9, Basilicata 21,7 1,0 7,3 22,8 6,0 6,8 3,6 13,3 2,4 1,9 4,0 9, Calabria 24,5 0,9 7,5 20,4 5,3 5,9 3,4 16,0 2,6 1,3 3,8 8, Sicilia 25,4 1,4 8,2 21,6 5,0 5,5 3,1 14,1 2,6 1,3 3,6 8, Sardegna 20,9 1,1 6,6 23,3 5,1 6,5 3,7 16,9 2,3 1,1 4,4 8, Italia 19,21 0,85 6,44 25,38 5,23 6,33 3,50 14,44 2,15 1,22 4,50 10, ,05 Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat 26

27 Alimentari e bevande Tabacchi Abbigliamento e calzature Abitazione Combustibili ed energia Arredamenti ecc. Sanità Trasporti Comunicazioni Istruzione Tempo libero e cultura Altri beni e servizi Spesa media mensile (=100%) Spesa mediana mensile Tabella 14: Spesa media mensile e spesa mediana mensile delle famiglie per Regione valore in euro (in grassetto) e composizione percentuale per capitolo di spesa rispetto al totale della spesa media mensile anno 2010 REGIONI Piemonte 17,7 0,7 5,3 26,6 6,1 5,9 3,6 13,9 1,9 1,3 5,3 11, Valle d'aosta 15,2 0,6 4,5 26,9 6,5 8,5 8,0 12,1 2,0 1,2 4,2 10, Lombardia 16,4 0,7 5,0 29,6 4,9 5,4 3,6 15,2 1,9 1,0 4,8 11, Trentino-A.A. 14,2 0,5 5,9 29,4 4,8 6,5 3,8 14,3 1,8 1,5 5,1 12, Bolzano 13,5 0,5 6,9 30,7 3,9 7,4 2,6 12,9 1,8 1,4 5,1 13, Trento 15,0 0,6 5,0 28,2 5,7 5,6 4,9 15,7 1,9 1,6 5,1 10, Veneto 16,1 0,6 5,2 27,7 5,4 5,9 4,1 15,4 1,8 1,1 4,9 11, Friuli-Venezia Giulia 16,4 0,6 4,9 28,9 4,7 6,1 4,3 15,6 1,7 0,9 5,2 10, Liguria 19,7 0,6 4,3 35,7 5,2 4,3 2,9 10,7 1,7 0,9 3,3 10, Emilia- Romagna 15,5 0,7 5,2 28,2 5,6 5,6 4,1 15,1 1,9 1,4 4,8 11, Toscana 18,0 0,7 5,2 31,2 5,2 4,5 3,1 14,5 2,0 1,2 4,2 10, Umbria 18,6 0,9 5,1 25,8 5,5 6,7 4,3 16,7 1,9 0,7 4,3 9, Marche 18,7 0,7 5,6 29,1 5,7 4,1 3,9 15,0 2,0 14,3 3,8 10, Lazio 19,0 0,9 6,1 32,6 4,9 4,9 4,1 11,6 2,0 0,6 4,2 9, Abruzzo 21,6 0,8 7,6 22,0 6,5 9,1 4,0 11,2 2,0 1,5 4,5 9, Molise 20,2 0,8 6,7 24,1 6,1 6,4 4,7 13,3 2,0 2,3 4,1 9, Campania 27,3 1,5 6,9 26,5 5,2 4,3 2,8 10,8 2,2 1,0 3,2 8, Puglia 24,1 1,0 8,2 24,2 5,2 5,8 3,5 12,7 2,1 1,5 3,5 8, Basilicata 22,4 1,1 7,8 20,1 6,5 6,6 4,6 14,2 2,1 0,9 3,6 10, Calabria 25,8 1,2 6,8 22,1 6,3 4,9 4,0 13,9 2,2 0,9 3,6 8, Sicilia 25,9 1,6 7,4 26,4 5,2 4,5 3,7 11,8 2,3 0,9 3,1 7, Sardegna 22,5 1,1 8,1 26,4 6,2 4,4 3,6 13,2 2,2 0,9 4,1 7, Italia 19,0 0,8 5,8 28,4 5,3 5,4 3,7 13,8 2,0 1,1 4,4 10, Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat Povertà La percentuale di famiglie e persone povere in un determinato territorio, al di là dei dati sui redditi medi familiari che non consentono di evidenziare questa realtà, permette di mettere in luce i fenomeni di potenziale esclusione sociale e di stato di necessità di rilievo per le condizioni di salute. La Tabella 15 evidenzia i dati sulla povertà relativa 18 per regione nel biennio Dalla Tabella si nota come la situazione del Veneto, pur se di gran lunga migliore dell incidenza media nazionale, che ammonta a circa l 11%, sia peggiorata dal 2009 al 2010 passando da una incidenza percentuale del 4,4 ad una del 5,3. Sono probabilmente gli effetti della crisi economica che si fanno sentire anche nella nostra Regione. 18 La stima dell incidenza della povertà relativa (cioè la percentuale di famiglie e persone povere) viene calcolata sulla base di una soglia convenzionale (linea di povertà) che individua il valore di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi. La soglia di povertà relativa per una famiglia di due componenti è pari alla spesa media mensile per persona nel Paese, che nel 2010 è risultata di 992,46 euro (+1% rispetto al valore della soglia nel 2009). Le famiglie composte da due persone che hanno una spesa mensile pari o inferiore a tale valore vengono classificate come povere. Per famiglie di ampiezza diversa il valore della linea si ottiene applicando un opportuna scala di equivalenza che tiene conto delle economie di scala realizzabili all aumentare del numero di componenti. 27

28 Tabella 15: Incidenza di povertà relativa, errore di campionamento e intervallo di confidenza per Regione e ripartizione geografica - valori percentuali anni Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat 28

29 Diseguaglianza dei redditi Un'altra informazione che consente di interpretare meglio la situazione economica di un territorio è quella relativa alla diseguaglianza dei redditi, in modo da valutare come questi si distribuiscano tra la popolazione. L indicatore che si impiega usualmente per descrivere questo fenomeno è l indice di Gini. L indicatore assume valori compresi tra zero (nel caso in cui tutte le famiglie percepiscano lo stesso reddito e si verifichi una perfetta equità nella distribuzione) e uno (nel caso di totale diseguaglianza di una sola famiglia che percepisca tutto il reddito della popolazione). Nella Tabella 16 è riportato il valore dell indice di Gini per tutte le regioni italiane negli anni 2007 e A fronte di un dato medio nazionale pari a 0,31, l indice per il Veneto assume il valore di 0,26, superiore solo a quello della provincia di Trento, e dimostra pertanto che la nostra Regione presenta una tra le più eque distribuzioni dei redditi. Tabella 16: Diseguaglianza dei redditi per regione (indice di concentrazione di Gini sui redditi netti familiari esclusi i fitti imputati) - anni 2007 e 2009 Regioni Indice di Gini Piemonte 0,291 0,301 Valle d'aosta/vallée d'aoste 0,288 0,289 Lombardia 0,290 0,301 Liguria 0,291 0,283 Bolzano/Bozen 0,290 0,269 Trento 0,244 0,255 Veneto 0,262 0,257 Friuli-Venezia Giulia 0,270 0,271 Emilia-Romagna 0,301 0,301 Toscana 0,275 0,276 Umbria 0,270 0,271 Marche 0,281 0,274 Lazio 0,316 0,312 Abruzzo 0,289 0,274 Molise 0,294 0,307 Campania 0,334 0,329 Puglia 0,294 0,298 Basilicata 0,305 0,309 Calabria 0,318 0,324 Sicilia 0,317 0,343 Sardegna 0,296 0,277 Italia 0,309 0,312 Fonte: Istat, Indagine sul reddito e condizioni di vita in Italia 29

30 Occupazione Il tasso di occupazione consente di conoscere quale è la quota di lavoratori occupati sul totale dei lavoratori potenziali di un territorio. 19 Un elevato tasso di occupazione è sinonimo di sviluppo economico e di maggiore autonomia delle persone e delle famiglie; un basso tasso di occupazione rappresenta un territorio in situazione di crisi. La Tabella 17 ed il Grafico 11 riportano i dati dei tassi di occupazione dell Italia, del Veneto e della provincia di Vicenza nel periodo , quindi da prima dell inizio della crisi economica internazionale ai nostri giorni. Tabella 17: Tasso di occupazione per sesso per Vicenza, Veneto, Italia - anni Maschi Vicenza 79,6 78,8 77,7 77,8 78,9 79,0 79,6 Veneto 78,1 78,8 78,9 78,9 77,9 78,9 78,0 Italia 74,4 74,6 74,4 74,4 73,7 73,3 73,1 Femmine Vicenza 56,9 56,9 57,8 57,6 57,5 57,3 58,9 Veneto 56,5 57,3 57,0 58,6 57,6 57,7 58,5 Italia 50,4 50,8 50,7 51,6 51,1 51,1 51,5 Maschi + Femmine Vicenza 68,6 68,1 68,0 67,9 68,5 68,4 69,4 Veneto 67,4 68,3 68,1 68,9 67,9 68,4 68,4 Italia 62,4 62,7 62,5 63,0 62,4 62,2 62,2 Fonte: Istat. Elaborazioni Ufficio statistico Provincia di Vicenza Grafico 11: Tasso di occupazione per la provincia di Vicenza, Veneto, Italia - anni Vicenza Veneto Italia Fonte: Istat. Elaborazioni Ufficio statistico Provincia di Vicenza 19 Tasso di occupazione: rapporto tra gli occupati e la popolazione di 15 anni e più (generalmente, e in particolare nei confronti internazionali, si usa al denominatore la popolazione di anni) occupati (15-64) tasso di occupazione = * 100 popolazione (15-64) 30

31 Come si può osservare dalla Tabella 17 e dal Grafico 11 il tasso di occupazione complessivo (M+F) nel 2011 della provincia di Vicenza è superiore a quello del Veneto e a quello dell Italia: 69,4% contro 68,4 (+1%) e 62,2 (+7,2%). Questo dato viene confermato sia per gli uomini (79,6%; 78,0%; 73,1%) che per le donne (58,9%; 58,5%; 51,5%). Di rilievo è il dato per la popolazione femminile che è di ben 7,4 punti% superiore a quello nazionale. Il trend storico al 2011 sembrerebbe non evidenziare, o non evidenziare ancora, una calo del tasso di occupazione in seguito alla crisi internazionale (cfr. Grafico 11). Il tessuto economico delle provincia di Vicenza e del Veneto più in generale appare quindi più solido di quello nazionale. E utile anche conoscere il tasso di disoccupazione, che si ottiene come rapporto percentuale tra la popolazione di più di 15 anni in cerca di occupazione e le forze di lavoro totali. Queste sono date dalla somma di occupati e persone in cerca di occupazione 20. L obiettivo primario di questo indicatore è di misurare una tensione sul mercato del lavoro dovuto ad un eccesso di offerta di lavoro (da parte dei lavoratori) rispetto alla domanda di lavoro (da parte delle imprese) 21. La Tabella 18 ed il Grafico 12 confermano quanto emerso dall analisi del tasso di occupazione: la provincia di Vicenza presenta un tasso di disoccupazione tra i più bassi del paese e pari al 3,6% nel 2011, contro il 4,0 del Veneto ed il 7,6% dell Italia. Questo dato si conferma sia per i maschi che per le femmine ed il trend nel periodo vede un aumento consistente nel 2010 con un parziale recupero nell anno successivo. Nell interpretazione del tasso va, tuttavia, tenuto presente che tra coloro che ricercano attivamente un lavoro non vengono considerati i componenti della forza lavoro inoccupati che non ricercano, o hanno smesso di ricercare occupazione, per un effetto di scoraggiamento e di mancanza di opportunità: in questa categoria rientrano soprattutto i giovani e le donne. Tabella 18: Tassi di disoccupazione per sesso per la provincia di Vicenza, Veneto, Italia - Anni Maschi Vicenza 2,3 2,7 2,0 2,1 2,1 4,8 3,6 Veneto 2,9 2,4 2,0 2,3 2,3 4,5 4,0 Italia 6,2 5,4 4,9 5,5 5,5 7,6 7,6 Femmine Vicenza 5,2 5,2 5,5 6,0 6,0 7,1 6,1 Veneto 6,2 6,5 5,2 5,2 5,2 7,5 6,4 Italia 10,1 8,8 7,9 8,5 8,5 9,7 9,6 Maschi + Femmine Vicenza 3,5 3,7 3,4 3,7 3,7 5,7 4,6 Veneto 4,2 4,0 3,3 3,5 3,5 5,8 5,0 Italia 7,7 6,8 6,1 6,7 6,7 8,4 8,4 Fonte: Istat. Elaborazioni Ufficio statistico Provincia di Vicenza 20 La definizione di persona in cerca di lavoro fa riferimento al concetto di ricerca attiva di lavoro, ovvero all aver compiuto almeno un azione di ricerca nei 30 giorni precedenti l intervista (definizione ISTAT). 21 Il tasso di disoccupazione non è invece adatto a misurare tensioni dovute a mancanza di manodopera (ricercata dalle imprese). 31

32 Grafico 12: Tasso di disoccupazione per la provincia di Vicenza, Veneto, Italia - Anni Vicenza Veneto Italia Fonte: Istat. Elaborazioni Ufficio statistico Provincia di Vicenza Educazione Infine, un ultimo determinate economico di salute viene considerata l educazione. Nel set degli indicatori strutturali per la valutazione degli obiettivi europei della Strategia di Lisbona 22 viene considerato come indicatore della variabile education la quota di popolazione adulta con livello di istruzione secondario inferiore 23. La Tabella 19 riporta i tassi di popolazione con al più un livello di istruzione secondaria inferiore nel periodo per regione. Il dato si dimostra in miglioramento nel tempo (il segno negativo significa infatti che la popolazione con un livello di istruzione superiore è aumentato) su tutto il territorio nazionale. Il Veneto appare esser la Regione italiana che nel quinquennio di riferimento ha guadagnato di più in livelli di istruzione, anche se la popolazione con al massimo il livello di terza media ammonta sempre a più del 45% del totale. 22 La Strategia di Lisbona nasce nell ambito del Consiglio Europeo di marzo 2000 con l obiettivo di favorire occupazione, sviluppo economico e coesione sociale nel contesto di un'economia fondata sulla conoscenza, in grado di coniugare la crescita con nuovi e migliori posti di lavoro. 23 Questa è definita come la percentuale della popolazione in età anni che ha conseguito come titolo di studio più elevato la licenza di scuola media inferiore. 32

33 Tabella 19: Popolazione in età anni che ha conseguito al più un livello di istruzione secondaria inferiore per regione, valori percentuali - anni REGIONI RIPARTIZIONI GEOGRAFICHE Differenze Piemonte 52,0 49,4 47,7 46,8 46,0-6,0 Valle d'aosta/vallée d'aoste 54,9 53,5 54,0 52,3 52,0-2,9 Lombardia 49,3 47,4 46,3 45,1 44,0-5,3 Liguria 44,2 42,3 42,2 41,5 37,8-6,4 Trentino-Alto Adige 50,5 49,1 47,8 45,3 44,0-6,4 Bolzano/Bozen 58,1 56,3 55,1 52,6 51,2-6,9 Trento 43,3 42,4 40,9 38,3 37,3-6,0 Veneto 53,6 51,0 50,2 47,8 46,1-7,5 Friuli-Venezia Giulia 49,0 47,1 44,6 44,1 42,9-6,1 Emilia-Romagna 48,0 46,8 45,0 43,9 42,4-5,6 Toscana 51,7 50,2 48,3 49,6 47,7-4,0 Umbria 43,3 41,8 40,5 40,0 39,1-4,1 Marche 48,5 47,0 46,2 45,2 44,5-4,0 Lazio 41,6 39,6 39,3 37,4 36,4-5,2 Abruzzo 47,0 44,5 43,5 45,7 43,5-3,4 Molise 51,2 49,7 49,2 47,7 47,4-3,8 Campania 57,7 57,4 56,8 56,8 56,6-1,1 Puglia 60,4 60,0 57,9 56,4 56,4-4,0 Basilicata 53,0 51,0 49,9 49,2 47,5-5,5 Calabria 53,5 52,5 51,9 51,7 51,0-2,4 Sicilia 59,5 58,6 57,4 56,9 56,2-3,4 Sardegna 61,4 60,7 58,6 57,4 56,8-4,6 Nord-ovest 49,6 47,5 46,3 45,3 44,0-5,6 Nord-est 50,8 48,8 47,5 45,7 44,2-6,5 Centro 45,9 44,1 43,2 42,4 41,2-4,6 Centro-Nord 48,8 46,9 45,7 44,6 43,2-5,6 Mezzogiorno 57,7 56,9 55,7 55,2 54,7-3,0 Italia 51,9 50,3 49,2 48,2 47,2-4,7 Fonte: Istat, Rilevazione continua sulle forze di lavoro 33

34 Considerazioni conclusive sui determinati economici I dati più significativi sui determinanti economici della salute, che sono riportati nella Tabella 20, dimostrano come il territorio del Veneto si mantenga tra i primi in Italia per benessere economico; ciò non rappresenta necessariamente un indicatore di buona salute (un eccessivo sviluppo industriale può portare ad un inquinamento ambientale; redditi elevati possono portare ad un sovraconsumo alimentare ed a stili di vita non sani, ecc.). Questa situazione, ancora più marcata nel territorio vicentino, potrebbe tuttavia costituire una base per garantire un potenziale positivo di buona salute. Tabella 20: Indicatori più significativi sui determinati economici di salute Determinati economici Parametri di riferimento (internazionali e/o nazionali e/o regionali) Situazione del territorio AULSS 6 Trend Reddito familiare Reddito familiare netto inclusi i fitti imputati (Anno 2008): Italia: ; Veneto: nd Spesa della famiglie Spesa media mensile familiare per consumi (Anno 2009): Italia: 2.442; Veneto: nd Povertà Incidenza di povertà relativa (Anno 2010): Italia: 11,0%; Veneto: 5,3% nd Disuguaglianza dei redditi Indice di Gini su disuguaglianza dei redditi (Anno 2009): Italia: 0,312; Veneto: 0,257 nd Occupazione Tasso di occupazione (Anno 2011): ita: 62,2%; ven: 68,4% Tasso di disoccupazione (Anno 2011): Italia: 8,4%; Veneto: 5,0% provincia VI: 69,4% provincia VI: 4,6% Educazione Pop. con livello di istruzione al più di secondaria inferiore (Anno 2008): Italia: 47,2%; Veneto: 46,1% nd positivo, negativo, costante 34

35 2.2 Determinanti sociali A fianco dei determinati economici agiscono anche quelli cosiddetti sociali che li condizionano e ne sono condizionati. Come già evidenziato, i principali determinanti sociali fanno riferimento alle condizioni familiari, allo stato delle abitazioni, ai livelli culturali ed ai livelli di sicurezza/criminalità di un territorio. Famiglia La struttura familiare rappresenta una dimensione rilevante per il benessere sociale di un territorio: famiglie troppo numerose (con redditi non adeguati e che magari vivono in ambienti ristretti e/o malsani) e famiglie di dimensioni molto piccole (dove è più difficile l attività di caregiver per persone in condizioni particolari) rappresentano condizioni di rischio potenziale per la salute dei loro componenti. In generale, i dati relativi alla struttura delle famiglie (ed alle abitazioni) sono rilevati tipicamente tramite il Censimento. A tutt oggi è ancora necessario riferirsi ai dati del censimento 2001, non essendo ancora disponibili quelli relativi al censimento 2011, salvo poter disporre di analisi specifiche condotte a livello regionale. La Tabella 20 riporta i dati relativi al numero di famiglie ed al numero medio di componenti per Provincia, per il Veneto e per l Italia, nel periodo Come si nota, il numero medio di componenti è rimasto pressoché costante sia in Italia che in Veneto e nella provincia di Vicenza si attesta sulle 2,4-2,5 unità. Se si guarda, però, ad un periodo più lungo (cfr. Grafico 12) si nota che, passando dal 1961 al 2001, il numero di componenti medio in provincia di Vicenza è sceso da 4,0 a 2,6 unità, diminuite ulteriormente (a 2,4) nel 2009: ciò sta a testimoniare di una situazione familiare che si sta configurando sempre di più per la presenza di uno o due componenti. 35

36 Tabella 21: Numero di famiglie e numero medio di componenti per provincia, Veneto e Italia anni Numero famiglie N. Medio componenti Numero famiglie N. Medio componenti Numero famiglie N. Medio componenti Numero famiglie N. Medio componenti Numero famiglie N. Medio componenti Verona 349,853 2,5 356,741 2,5 366,794 2,4 374,088 2,4 377,640 2,4 Vicenza 327,124 2,5 331,218 2,5 337,268 2,5 342,108 2,5 345,792 2,5 Belluno 92,198 2,3 93,017 2,3 94,441 2,2 95,099 2,2 95,671 2,2 Treviso 327,770 2,6 333,943 2,6 340,226 2,5 345,712 2,5 349,463 2,5 Venezia 340,688 2,4 345,941 2,4 352,625 2,4 359,511 2,4 363,929 2,4 Padova 345,717 2,6 351,893 2,6 359,622 2,5 367,554 2,5 372,747 2,5 Rovigo 99,631 2,4 101,049 2,4 99,913 2,4 101,119 2,4 101,904 2,4 Veneto 1,882,981 2,5 1,913,802 2,5 1,950,889 2,5 1,985,191 2,4 2,007,146 2,4 Italia 23,600,370 2,5 23,907,410 2,5 24,282,485 2,4 24,641,200 2,4 24,905,042 2,4 Fonte: Elaborazione Ufficio Statistica Provincia di Vicenza su dati Istat 36

37 Grafico 13: Numero medio di componenti per famiglia ai Censimenti dal 1961 al 2001 e all anno 2010 Provincia di Vicenza 5 4,5 4 3,5 3 2,5 2 1,5 1 0, ,6 3,1 2,9 2,6 2, Fonte: Elaborazione propria su dati Istat e dati Ufficio Statistico Provincia di Vicenza La Tabella 22 ed il Grafico 14 confermano tale fenomeno: in Italia, nel periodo , le famiglie mononucleari rappresentavano già il 28,1% del totale (e tra queste il 49,4% era rappresentato da +65enni); quelle con due componenti il 27,3%. Nello stesso periodo in Veneto le famiglie mononucleari rappresentavano il 26,6% del totale (e tra queste il 45,4 era rappresentato da +65enni); quelle con due componenti il 27,5. Tra le province del Veneto, Venezia, Belluno e Rovigo sono caratterizzate dalla maggior presenza di famiglie mononucleari. 37

38 Tabella 22: Famiglie per numero di componenti, tipologie familiari e regione media anni per 100 famiglie REGIONI 1 componente Anziani (65 anni e più) per 100 famiglie di 1 componente (per 100 famiglie di un componente) 2 componenti 3 componenti 4 componenti 5 e più componenti Coppie con figli (a) Coppie senza figli (a) Monogenitore (a) Piemonte 31,7 48,9 31,3 20,4 13,5 3,1 32,7 24,2 8,4 3,2 Valle d'aosta/vallée d'aoste 36,2 40,2 29,4 17,4 13,8 3,1 30,0 22,6 9,1 2,4 Lombardia 28,6 45,7 28,5 22,4 16,5 4,0 38,4 22,3 8,3 3,6 Trentino-Alto Adige 30,1 41,5 27,3 18,8 17,4 6,4 38,4 21,2 7,5 2,5 Bolzano/Bozen 29,9 40,0 25,7 18,8 17,9 7,7 39,4 19,3 9,2 2,4 Trento 30,3 42,9 28,8 18,7 16,9 5,2 37,4 23,0 6,0 2,5 Veneto 26,6 45,4 27,5 22,1 18,0 5,8 40,2 22,4 7,7 6,3 Friuli-Venezia Giulia 28,5 50,7 33,7 20,5 14,3 3,1 33,4 26,8 8,3 4,8 Liguria 36,8 52,0 31,2 18,1 11,4 2,5 27,6 23,1 8,8 3,6 Emilia-Romagna 30,8 47,8 30,7 20,9 13,7 4,0 33,8 24,6 7,4 4,8 Toscana 27,8 47,6 31,1 20,6 15,5 5,1 34,6 24,3 8,7 7,6 Umbria 27,4 55,0 27,9 23,0 16,1 5,6 38,8 22,0 8,4 7,0 Marche 25,1 51,3 28,2 24,3 16,2 6,2 38,5 22,0 9,1 7,2 Lazio 33,3 44,8 25,2 19,4 17,1 5,0 35,1 18,2 10,1 4,6 Abruzzo 26,9 50,6 24,6 20,8 21,7 6,0 41,3 19,8 8,4 6,1 Molise 27,3 58,8 25,0 20,1 21,1 6,5 41,5 19,4 9,1 4,5 Campania 21,4 56,6 21,9 20,4 24,8 11,6 49,0 15,5 10,7 6,4 Puglia 22,4 61,8 23,9 20,9 23,8 8,9 48,3 18,5 7,5 3,6 Basilicata 25,1 60,4 26,7 19,1 21,2 8,0 43,8 20,3 8,5 2,7 Calabria 26,2 54,6 23,9 20,3 21,3 8,2 45,3 17,7 8,4 2,4 Sicilia 25,9 55,5 25,2 19,7 20,3 8,8 43,0 18,9 9,7 4,0 Sardegna 28,3 47,1 22,7 21,1 20,8 7,1 43,2 16,3 9,2 3,1 Italia 28,1 49,5 27,3 20,8 17,8 5,9 39,1 21,0 8,7 4,6 (a) comprendono anche le famiglie con membri isolati (b) comprendono famiglie con membri isolati e con più nuclei Fonte: Indagine Multiscopo Aspetti della vita quotidiana Media Famiglie estese (b) 38

39 Grafico 14: Famiglie per numero di componenti nelle provincie del Veneto al Censimento % 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Verona Padova Venezia Vicenza Treviso Rovigo Belluno Veneto 1 persona 2 persone 3 persone 4 persone 5 persone 6 o più persone Fonte: Elaborazione Ufficio Statistica Provincia di Vicenza su dati Istat Un analisi più dettagliata per il Veneto si può sviluppare facendo riferimento al Grafico 15, che rappresenta la piramide delle età con la distribuzione della popolazione residente in Veneto per età, sesso e stato civile al 1 gennaio Dal grafico si vede come l età del matrimonio si sia spostata a dopo i 30/35 anni, che la quota di divorziati comincia ad essere consistente già dopo i 40 anni e che dopo i 70 anni una buona quota della popolazione, soprattutto di sesso femminile, sia vedova. Grafico 15: Piramide delle età al 1 gennaio 2011 Regione Veneto Fonte: 24 La popolazione è riportata per classi quinquennali di età sull'asse Y, mentre sull'asse X sono riportati due grafici a barre a specchio con i maschi (a sinistra) e le femmine (a destra). I diversi colori evidenziano la distribuzione della popolazione per stato civile: celibi e nubili, coniugati, vedovi e divorziati. 39

40 Abitazione Per quanto riguarda le abitazioni, il Censimento rileva il numero di abitazioni per comune e provincia (Grafico 16) da cui è possibile determinare il numero medio di abitazioni per residente (Grafico 16). Come evidenziato dai Grafici 16 e 17, dal 1961 al 2001 si è passati ad un numero medio di abitazioni per residente della provincia di Vicenza da 0,25 a circa 0,45: ciò significa che negli ultimi 40 anni c è stato un notevole aumento del numero delle abitazioni di proprietà nel territorio vicentino (+80%). Grafico 16: Numero di abitazioni ai Censimenti dal 1961 al Provincia di Vicenza Fonte: Istat. Elaborazione Ufficio Statistico Provincia di Vicenza Grafico 17: Numero di abitazioni per residente ai Censimenti dal 1961 al Provincia di Vicenza 0,50 0,45 0,40 0,35 0,30 0,25 0,20 0,44 0,41 0,36 0,29 0, Fonte: Istat. Elaborazione Ufficio Statistico Provincia di Vicenza 40

41 Oltre al numero è interessante conoscere anche lo stato delle abitazioni, che viene riportato nella Tabella 23. Nel 2007, il 16,4% delle famiglie del Veneto vivevano in strutture danneggiate; il 21,8% con presenza di umidità; il 6,4% con scarsa luminosità. L indice di affollamento era pari a 2,5 persone per 100 mq (il dato per l Italia è 2,8 per 100 mq). Tabella 23: Famiglie per presenza di problemi nell'abitazione e indice di affollamento medio per ripartizione geografica e tipo di comune - anno 2007 (per 100 famiglie con le stesse caratteristiche) REGIONI, RIPARTIZIONI, TIPI DI COMUNE Strutture danneggiate Umidità Scarsa luminosità Indice di affollamento (pers./100 mq) REGIONI Piemonte 9,0 15,9 7,6 2,6 Valle d'aosta 5,7 * 7,3 * 6,4 * 2,6 Lombardia 9,8 13,3 6,8 2,7 Trentino-Alto Adige 8,5 10,4 6,5 2,8 Trentino Alto Adige-BOLZANO 5,5 * 9,2 * 6,0 * 2,9 Trentino Alto Adige-TRENTO 11,2 * 11,5 * 7,0 * 2,8 Veneto 16,4 21,8 6,4 2,5 Friuli-Venezia Giulia 9,1 19,3 7,1 2,4 Liguria 4,0 * 8,5 5,8 2,7 Emilia-Romagna 12,4 23,0 8,7 2,5 Toscana 9,7 14,5 8,4 2,6 Umbria 9,1 16,1 8,0 2,7 Marche 10,3 19,4 6,6 2,7 Lazio 10,6 13,6 10,6 3,0 Abruzzo 10,1 * 15,8 8,4 * 2,8 Molise 17,0 18,5 12,5 2,6 Campania 11,1 15,3 12,1 3,4 Puglia 12,1 18,4 11,3 3,0 Basilicata 14,1 21,8 13,0 3,0 Calabria 14,1 25,1 12,1 2,8 Sicilia 13,7 24,7 10,4 2,9 Sardegna 17,1 24,4 12,8 2,8 RIPARTIZIONE GEOGRAFICA 8,9 13,5 6,9 2,7 Nord-ovest Nord-est 13,3 21,0 7,4 2,5 Centro 10,2 14,8 9,2 2,8 Sud 12,0 18,1 11,6 3,2 Isole 14,6 24,6 11,0 3,0 TIPO DI COMUNE 11,6 13,3 12,7 2,9 Centro area metropolitana Periferia area metropolitana 10,4 14,2 7,8 3,0 Fino a abitanti 13,4 22,2 10,7 2,6 Da a abitanti 11,7 20,8 8,0 2,7 Da a abitanti 11,0 17,5 7,4 2, abitanti e più 10,6 16,9 8,7 2,7 TOTALE 11,3 17,4 8,9 2,8 * Dato statisticamente poco significativo, perché corrispondente ad una numerosità campionaria compresa tra 20 e 49 unità. Fonte: Elaborazione propria su dati Istat In questo caso non è stato possibile ricostruire un trend storico e conoscere i dati della provincia di Vicenza, ma i dati del 2007 indicano che lo stato di una buona parte delle abitazioni dove vivono le famiglie residenti nella nostra Regione presenta delle situazioni non del tutto soddisfacenti. 41

42 Cultura La spesa delle famiglie per consumi culturali rappresenta uno degli indicatori chiave individuati dall Unione Europea per la valutazione delle politiche per lo sviluppo delle condizioni di vita e del welfare nel lungo termine. L indicatore è dato dal rapporto tra il valore della spesa delle famiglie per l acquisto di beni e servizi di carattere ricreativo e culturale e quello della spesa totale per consumi finali delle famiglie 25. La Tabella 24 riporta la serie storica della quota di spesa delle famiglie per ricreazione e cultura per regioni, ripartizioni geografiche e Italia. Dalla Tabella si nota che la spesa media nazionale è passata dal 7,3 al 6,9 nel periodo considerato; quella del Veneto dal 8,1 al 7,8: sia a livello nazionale che regionale, quindi, la spesa si è contratta. Questo fenomeno probabilmente si è accentuato negli ultimi 4 anni ( ) per effetto della crisi economica. Tabella 24: Spesa delle famiglie per ricreazione e cultura per regione - anni (in percentuale della spesa totale per consumi finali, variazioni percentuali su valori concatenati - anno di riferimento 2000) REGIONI RIPARTIZIONI GEOGRAFICHE Quota di spesa per ricreazione e cultura sulla spesa totale per consumi Variazione media annua su valori concatenati Piemonte 8,5 8,4 8,4 8,1 8,3 7,9 7,8 8,0 1,4 Valle d'aosta/vallée d'aoste 5,8 5,7 5,7 5,7 5,7 5,5 5,3 5,7 1,1 Lombardia 7,8 7,7 7,6 7,5 7,6 7,4 7,8 7,7 1,8 Liguria 7,0 7,0 6,9 6,8 7,0 6,8 6,8 7,0 1,0 Trentino-Alto Adige 6,9 6,9 6,9 6,7 6,8 6,4 6,4 6,3 0,3 Bolzano/Bozen 6,4 6,4 6,4 6,3 6,3 6,1 6,1 5,6-0,2 Trento 7,4 7,3 7,3 7,2 7,3 6,7 6,7 7,1 0,7 Veneto 8,1 8,0 7,9 7,7 7,8 7,4 7,4 7,8 2,0 Friuli-Venezia Giulia 7,3 7,2 7,1 6,9 7,1 6,8 6,8 7,2 1,8 Emilia-Romagna 8,5 8,5 8,4 8,2 8,4 8,0 8,0 8,1 1,4 Toscana 7,8 7,6 7,6 7,4 7,6 7,2 7,2 7,4 1,3 Umbria 7,3 7,3 7,1 7,0 7,1 6,9 6,8 6,8 1,8 Marche 8,1 7,9 7,8 7,7 7,9 7,5 7,5 7,3 0,9 Lazio 6,7 6,6 6,5 6,4 6,5 6,1 6,0 5,7-0,3 Abruzzo 6,8 6,6 6,6 6,5 6,6 6,3 6,2 6,0 0,0 Molise 6,3 6,2 6,2 6,1 6,2 5,9 6,0 6,8 3,5 Campania 6,2 6,1 6,1 5,9 6,0 5,8 5,8 5,9 0,9 Puglia 6,5 6,4 6,3 6,2 6,3 6,1 6,0 5,9 0,3 Basilicata 7,3 7,2 7,2 7,0 7,1 6,8 6,8 5,9-1,3 Calabria 6,0 5,9 5,9 5,8 5,8 5,5 5,5 5,4 0,5 Sicilia 5,9 5,8 5,8 5,9 6,0 5,7 5,6 5,6 0,9 Sardegna 6,3 6,2 6,2 6,2 6,3 6,0 6,0 5,7-0,2 Nord-ovest 7,9 7,8 7,7 7,6 7,7 7,5 7,6 7,7 1,6 Nord-est 8,0 8,0 7,9 7,7 7,9 7,5 7,5 7,7 1,6 Centro 7,3 7,1 7,1 6,9 7,1 6,7 6,6 6,6 0,6 Centro-Nord 7,8 7,7 7,6 7,4 7,6 7,2 7,3 7,4 1,3 Mezzogiorno 6,2 6,2 6,1 6,0 6,1 5,9 5,8 5,8 0,6 Italia 7,3 7,2 7,2 7,0 7,2 6,9 6,9 6,9 1,1 Fonte: Istat, Conti economici regionali 25 Secondo la classificazione Nace Rev.1 delle attività economiche, il settore Ricreazione e cultura comprende le seguenti attività (Sezione OA.92): produzioni e distribuzioni cinematografiche e di video; attività radio televisive; altre attività dello spettacolo (per esempio: discoteche e sale giochi); attività delle agenzie di stampa; attività di biblioteche, archivi, musei ed altre attività culturali; attività sportive; altre attività ricreative (per esempio: giochi d azzardo). 42

43 Un altro dato di rilievo per approssimare il livello culturale di una popolazione viene considerata la lettura di libri. Per lettori si intendono in senso stretto coloro che dichiarano di aver letto libri nel tempo libero, per motivi non strettamente professionali e/o scolastici. I dati presentati si riferiscono ad interviste effettuate nel periodo febbraio marzo 2009 (dato ISTAT). I dati utilizzati per il confronto europeo considerano anche la lettura di libri per motivi professionali e/o scolastici, da parte della popolazione di 15 anni e più. Come si vede nella Tabella 25 dall indagine ISTAT, nel 2009 solo il 45,1% della popolazione italiana aveva letto almeno un libro negli ultimi 12 mesi; il dato sale al 49,6% per il Veneto, ma si mantiene sotto al 50% e rappresenta il valore più basso del Nord Italia. Tabella 25: Persone di 6 anni e più che hanno letto almeno un libro negli ultimi 12 mesi per Regione - anno 2009 (per 100 persone con le stesse caratteristiche) Regioni Persone di 6 anni e più che hanno letto almeno un libro negli ultimi 12 mesi Piemonte 52,3 Valle d'aosta/vallée d'aoste 49,5 Lombardia 51,8 Liguria 51,3 Bolzano/Bozen 60,6 Trento 59,6 Veneto 49,6 Friuli-Venezia Giulia 56,7 Emilia-Romagna 51,0 Toscana 50,0 Umbria 42,9 Marche 44,2 Lazio 48,5 Abruzzo 41,3 Molise 38,8 Campania 32,9 Puglia 33,1 Basilicata 35,8 Calabria 34,3 Sicilia 31,5 Sardegna 46,9 Italia 45,1 Fonte: Istat, Aspetti della vita quotidiana - anno

44 Criminalità Riportiamo, infine, alcuni indicatori sulla criminalità. I Grafico 18 e 19 riportano i quozienti di criminalità 26 per furto e danneggiamento in Italia, Veneto e provincia di Vicenza nel periodo Come si nota, i quozienti della provincia di Vicenza per entrambi i reati sono più bassi sia di quelli regionali sia di quelli nazionali; mentre, invece, il trend storico dei furti appare decisamente in calo; altrettanto non si può dire per i casi di danneggiamento che aumentano sia a livello provinciale che regionale che nazionale. Tale fenomeno potrebbe indicare un aumento del disagio sociale che coinvolge l intero territorio nazionale. Grafico 18: Quoziente di criminalità per il furto per provincia di Vicenza, Veneto e Italia anni Vicenza Veneto Italia Fonte: Ufficio statistico Provincia di Vicenza 26 Quoziente di criminalità=n. di crimini per abitanti 44

45 Grafico 19: Quoziente di criminalità per il danneggiamento per provincia di Vicenza, Veneto e Italia anni Vicenza Veneto Italia Fonte: Ufficio statistico Provincia di Vicenza I delitti denunciati dalle Forze di Polizia commessi in provincia di Vicenza nel periodo sono riportati nella Tabella 26. Dopo i furti e i danneggiamenti, le denunce più numerose sono relative alle truffe ed alle frodi informatiche; alle ingiurie e minacce; alle lesioni dolose. 45

46 Tabella 26: Delitti in totale denunciati dalle Forze di Polizia all Autorità Giudiziaria commessi in Provincia di Vicenza anni Tipologia Strage Omicidi volontari consumati di cui: di tipo mafioso Tentati omicidi Infanticidi Omicidi preterintenzionali Omicidi colposi di cui: da incidenti stradali Percosse Lesioni dolose Minacce Sequestri di persona Ingiurie Violenze sessuali Atti sessuali con minorenne Corruzione di minorenne Sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione Furti Rapine Estorsioni Danneggiamenti Truffe e frodi informatiche Ricettazione Usura Incendi di cui: incendi boschivi Danneggiamento seguito da incendio Normativa sugli stupefacenti Attentati Associazione per delinquere Associazione di tipo mafioso Altri delitti TOTALE DELITTI Fonte: Ufficio statistico Provincia di Vicenza Un ultimo set di informazioni che possono aiutare ad interpretare il livello di criminalità di un territorio si riferisce al consumo di droga, a cui è evidentemente legato il fenomeno dello spaccio, ed i furti di cui sono a volte autori i tossicodipendenti per finanziare il loro consumo. 46

47 La Tabella 27 ed il Grafico 20 riportano i dati sulle persone segnalate all autorità giudiziaria nel settore degli stupefacenti nel periodo in Italia, Veneto e provincia di Vicenza. Come si può notare, il fenomeno è complessivamente in aumento proprio nella Provincia di Vicenza (+26,4% dal 2000 al 2010), a fronte di una diminuzione complessiva del Veneto e di un andamento più stabile in Italia. Tabella 27: Persone segnalate all Autorità Giudiziaria dalle Forze di Polizia nel settore degli stupefacenti in Provincia di Vicenza, in Veneto e in Italia anni Vicenza Veneto Italia Anno Totale Stranieri Minori Totale Stranieri Minori Totale Stranieri Minori Fonte: Polizia di Stato (Relazione annuale antidroga) Elaborazione Ufficio Statistico Provincia di Vicenza Grafico 20: Persone segnalate all Autorità Giudiziaria dalle Forze di Polizia in Provincia di Vicenza, in Veneto e in Italia numeri indice (base = 100) - anni Vicenza Veneto Italia Fonte: Ufficio statistico Provincia di Vicenza 47

48 Considerazioni conclusive sui determinanti sociali Come per i determinanti economici, anche per quelli sociali è possibile tracciare un quadro delle principali caratteristiche del territorio del Veneto che risulta un buon indicatore anche della situazione della provincia di Vicenza e del territorio dell ULSS 6, per i quali mancano dati diretti. La dimensione media delle famiglie italiane e venete si è progressivamente ridotta e questo fenomeno, come già ricordato, può essere indice di solitudine e di maggiori difficoltà di presa in carico di situazioni di bisogno. Le abitazioni di proprietà sono di molto aumentate negli ultimi decenni, anche se la situazione della loro salubrità si presenta controversa; in linea con la diminuzione del numero medio di componenti la famiglia, è diminuito anche l indice di affollamento. La spesa per ricreazione e cultura della nostra Regione appare superiore alla media nazionale, e questo è un dato correlato anche al reddito medio delle famiglie (maggiore in Veneto che nella media italiana). Ancora insoddisfacente, soprattutto se confrontato con i dati degli altri paese europei, risulta essere la percentuale di popolazione che legge almeno un libro ogni sei mesi: inferiore al 50% in Veneto, ancora più bassa in Italia. Infine i dati sulla criminalità sembrano in parte contraddire un sentire comune: infatti questa sembra in calo per alcuni parametri presi ad esempio, come i furti ed i danneggiamenti. Anche per i determinanti sociali, tuttavia, è necessario sottolineare come gli effetti della crisi in atto non si vedano negli indicatori riferiti agli anni passati: una politica di prevenzione lungimirante dovrebbe quindi considerare anche l attuale situazione economica con le potenziali conseguenze negative per la salute degli individui e della collettività che questa comporta. 48

49 Tabella 28: Indicatori più significativi sui determinati sociali di salute Determinati sociali Parametri di riferimento (internazionali e/o nazionali e/o regionali) Situazione del territorio AULSS 6 Trend Famiglia n. medio componenti per famiglia (Anno 2009): Italia: 2,4; Veneto: 2,4 provincia di VI: 2,5% % di abitazioni danneggiate (Anno 2007) Italia: 11,3; Veneto: 16,4 Abitazione % di abitazioni con umidità (Anno 2007) nd nd Italia: 17,4; Veneto: 21,8 Indice di affollamento (Anno 2007): Italia: 2,8; Veneto: 2,5 Cultura % spesa fam. per ricreazione e cultura (Anno 2007): Italia: 6,9; ven: 7,8 % persone + 6 anni che hanno letto almeno un libro negli ultimi 6 mesi (Anno 2009) Italia: 45,1; Veneto: 49,6 nd nd Quoziente di criminalità per furto (Anno 2010) Italia: 2.191; Veneto: provincia di VI: Criminalità Quoziente di criminalità per danneggiamento (Anno 2010) Italia: 686; Veneto: 519 provincia di VI: 474 Persone segnalate nel settore degli stupefacenti (Anno 2010): Italia: ; Veneto: provincia di VI: 319 positivo, negativo, costante 49

50 3. I fattori di rischio Un fattore di rischio è una caratteristica (individuale, familiare, comunitaria) o un agente che aumenta la probabilità di insorgenza di un evento dannoso per la salute tra coloro che sono esposti, che cioè presentano la caratteristica o hanno contatto con l agente. Ricorrendo ad esempi consueti, si può dire che l esposizione all agente fumo (cioè l inalazione della miriade di agenti chimici che si liberano nella combustione del tabacco ed il loro contatto con la mucosa respiratoria) aumenta la probabilità (il rischio) di sviluppare il tumore polmonare. Una donna con mutazione sfavorevole del gene BRCA1 o BRCA2 (caratteristica individuale) ha una probabilità di sviluppare, nell arco della vita, il tumore del seno che è cinque volte quello di una donna senza tale mutazione (60% rispetto a 12%). 27 Un fattore protettivo, di converso, è una caratteristica (individuale, familiare, comunitaria) o un agente che diminuisce la probabilità di insorgenza di un evento dannoso per la salute tra coloro che sono esposti. In Epidemiologia ed in Sanità Pubblica si distinguono diversi tipi di fattori di rischio: fisiologici (es.: ipertensione, obesità, ipercolesterolemia, iperglicemia, etc), comportamentali (es.: inattività fisica, dieta insalubre, consumo eccessivo di alcol, abitudine al fumo di sigaretta, etc.), psicologici (es.: depressione, impulsività, bassa autostima, etc.), e contestuali suddivisibili a loro volta in ambientali (es.: clima, approvvigionamento idrico, volume di traffico e concentrazione di piombo nell aria, sistema dei trasporti, etc.) e socio-economici (es. reddito, educazione, occupazione, abitazione, etc.). Le cause delle maggiori epidemie di patologie non trasmissibili sono ben stabilite e ben conosciute. I fattori di rischio prevenibili più significativi sono: uso di tabacco; dieta insalubre, includendo l eccessivo consumo di alcol e l eccessivo introito calorico; inattività fisica. Queste cause si esprimono attraverso i fattori di rischio intermedi della pressione arteriosa elevata, della glicemia elevata, della colesterolemia elevata, del peso corporeo in eccesso. Questa frase (tratta da Health in the European Union, European Observatory on Health Systems and Policies) esprime il fatto che esiste una relazione di causa-effetto tra i fattori di rischio citati, rappresentabile con diagramma come il seguente: Figura 1: Fattori di rischio prevenibili più significativi Abitudine al fumo di tabacco Patologie fumo-correlate Dieta insalubre: Consumo di alcol eccessivo Introito calorico eccessivo Sproporzione fra i nutrienti Inattività fisica Elevata pressione arteriosa Elevata glicemia Elevata colesterolemia Elevato peso corporeo Patologie alcol-correlate Patologie ipertensione-correlate Diabete e sequele Aterosclerosi e sequele Fonte: Health in the European Union, European Observatory on Health Systems and Policies 27 Rischio e probabilità sono sinonimi e si esprimono quantitativamente o con una frazione (compresa fra 0 e 1) o con una percentuale (compresa fra 0 e 100). 50

51 Ipertensione arteriosa, iperglicemia, ipercolesterolemia ed eccesso ponderale sono intermedi nella catena causale, rappresentata dalla direzionalità della freccia che collega i fattori di rischio comportamentali (dieta ipercalorica, dieta con sproporzione fra nutrienti, inattività fisica) alle patologie ipertensione-correlate, al diabete con le sue sequele, all aterosclerosi con le sue sequele. Sono intermedi perché non possono stare allineati allo stesso livello degli altri fattori di rischio nella sequenza causale. Questa sequenza ordinata di ciò che è causa e di ciò che è effetto è un caso particolare dello schema concettuale più ampio di cui ci si serve per ordinare la sequenza causale dai fattori di rischio alle patologie che si chiama rete causale. 51

52 3.1 I fattori di rischio prioritari in Italia La Sanità Pubblica si differenzia dalla Clinica perché la sua unità di studio e di intervento non è l individuo singolo, ma la comunità. La Sanità Pubblica esiste in quanto ha il compito di proteggere e di migliorare la salute della popolazione. La Prevenzione primaria è l attività con cui la Sanità Pubblica migliora la salute della popolazione riducendo l insorgenza di nuovi casi di malattia. Le affermazioni ridurre l insorgenza o ridurre la probabilità di insorgenza o ridurre il rischio di insorgenza hanno lo stesso significato. Poiché la probabilità di insorgenza dipende dal livello di esposizione ad un fattore di rischio, la Prevenzione Primaria ha lo scopo di ridurre l esposizione ai fattori di rischio o, specularmente, di aumentare l esposizione a fattori protettivi (promozione della salute). Poiché anche per la Sanità Pubblica vige il principio economico vincolante della limitatezza delle risorse, le azioni di prevenzione/promozione non possono essere rivolte a tutti i problemi di salute e a tutti i fattori di rischio ad essi sottostanti, ma solo ad una parte. La razionalità esige che le risorse disponibili siano mirate ai problemi di salute ed ai fattori di rischio prioritari, non a quelli minori. Ciò che è prioritario e ciò che non lo è viene determinato, se il processo è trasparente e guidato dai dati, sulla base di informazioni fattuali quantitative di natura diversa. Le informazioni principali che costituiscono il punto di partenza, però, sono due: il fattore di rischio/problema di salute deve essere importante e vi devono essere azioni efficaci per trattarlo/prevenirlo. L importanza relativa dei problemi di salute e dei fattori di rischio per la Sanità Pubblica viene stabilita misurando il loro impatto sulla salute della popolazione, ovvero sulla durata della vita e sulla qualità della vita, in termini di mortalità prematura e di disabilità. Come già ricordato nella parte relativa al quadro demografico ed epidemiologico della popolazione, le misure appropriate per quantificare l importanza relativa dei fattori di rischio sono le misure di impatto (DALYs e PAF - frazione attribuibile di popolazione). La misura del carico di effetti nocivi per la salute di un fattore di rischio che incorpora sia la mortalità che la disabilità causati in una popolazione è costituita dagli anni di vita perduti aggiustati per la disabilità (DALYs). Considerare l età della morte e non il mero evento della morte permette di assegnare un peso differente alle morti che insorgono in differenti età della vita. Non è la stessa cosa la morte a 3, a 43 o a 93 anni d età. Più una morte è prematura (più è giovane la persona quando muore), maggiore è la perdita di vita (maggiore è la conseguenza sulla sopravvivenza). Un anno vissuto in perfetta salute non costituisce alcuna perdita di vita sana (= 0 anni di vita sana perduti). Un anno vissuto in uno stato di imperfetta salute (disabilità) costituisce una perdita di vita sana, la cui quantità dipende dal peso della disabilità (disability weight). Maggiore è il numero di anni di vita perduti aggiustati per la disabilità causati da un fattore di rischio, maggiore è la sua rilevanza per la Salute Pubblica. Questo impatto negativo sulla salute invece che in termini assoluti può essere espresso in termini relativi, come tasso di DALYs per residenti, oppure come la proporzione di anni di vita perduti aggiustati per la disabilità causati da un fattore di rischio sul totale degli anni di vita perduti aggiustati per la disabilità. 52

53 Secondo The European Health Report 2005 (WHO Europe) i primi 10 fattori di rischio, cui è attribuibile la maggior parte di anni di vita perduti aggiustati per la disabilità, in Italia nel 2002 sono presentati nella Tabella 29: Tabella 29: Primi 10 fattori di rischio per la salute in Italia anno 2002 Primi 10 fattori di rischio per la salute in Italia PAF di DALYs (%) 1. Fumo 12,0 2. Ipertensione arteriosa 8,9 3. Obesità (BMI elevato) 8,4 4. Alcol 5,9 5. Ipercolesterolemia 5,7 6. Inattività fisica 3,1 7. Droghe illegali 2,2 8. Basso consumo di frutta ed ortaggi 2,0 9. Sesso non sicuro* 1,1 10. Deficit di ferro 0,6 (* Una persona suscettibile ha rapporti sessuali con almeno un partner con STI (Sexually Transmitted Infections) senza prendere misure per prevenire l infezione) Fonte: The European Health Report 2005 (WHO Europe) Complessivamente questi primi 10 fattori di rischio rendono conto del 49,9% ( 50%) degli anni di vita sana perduti aggiustati per la disabilità. Un passo ulteriore consiste nel caratterizzare le azioni preventive in termini di costo-efficacia: va selezionata l azione che, a parità di costo, genera il maggior numero di benefici (questi ultimi espressi sia in termini di unità fisiche che di altre unità più complesse). 53

54 3.2 I fattori di rischio prioritari nella popolazione dell Azienda ULSS 6 di Vicenza I dieci fattori di rischio prioritari per l Italia possono essere considerati per motivi più che ragionevoli come fattori prioritari anche per l ULSS di Vicenza. L Italia fa parte del gruppo di 34 paesi dell Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Questi paesi sono caratterizzati da elevati redditi pro capite e da un alto indice di sviluppo umano, oltre che da un sistema di governo di tipo democratico ed un'economia di mercato. L Italia fa inoltre parte del G8, un forum che comprende le otto principali potenze industrializzate del mondo. L'Italia nord-orientale è quella parte di territorio italiano che, nella definizione dell'istat adottata anche dall'eurostat, comprende le regioni Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna. A partire dal dopoguerra, cioè dagli anni cinquanta del Novecento, questa zona ha avuto una notevole crescita economica. Basti pensare che, secondo i dati di Eurostat del 2005, ponendo a 100 il coefficiente che calcola la media dei livelli di sviluppo economico di tutte le regioni dell'unione Europea, l'intero Nord-Est Italiano totalizzava una media di 125 a fronte del 127 dell'italia Nord-Occidentale, del 118 dell'italia Centrale, del 69 dell'italia Meridionale e del 70 dell'italia insulare. La provincia di Vicenza è una delle province più ricche d'italia ed il solo manifatturiero vicentino esporta più dell'intera Grecia. La popolazione dell ULSS di Vicenza, pertanto, è confrontabile con le aree più sviluppate d Europa. Queste aree hanno in comune non soltanto l elevato grado di sviluppo socio-economico, ma anche la forma della piramide di popolazione e la frequenza e la distribuzione dei principali fattori di rischio e dei principali problemi di salute associati a livelli elevati di sviluppo socio-economico. Una sostanziale omogeneità di questi aspetti è stata individuata, confermata e ri-confermata più volte 28. In effetti se si vanno a considerare i programmi di Salute Pubblica dei paesi con cui questa popolazione con divide queste caratteristiche socio-economiche, si nota che essi affrontano le stesse priorità, magari con un ordine differente nella graduatoria, ma che nel gruppo delle prime dieci sono sostanzialmente le stesse. In secondo luogo l esercizio della individuazione di priorità tramite DALYs e la dimostrazione di efficacia e di costoefficacia non è neppure realizzabile a livello di Azienda ULSS, un tipo di organizzazione che non ha né il compito né le risorse necessarie per attuare una tale valutazione. 28 Per approfondire i nessi fra transizione demografica e transizione epidemiologica vedere ad esempio The Epidemiologic Transition: A Theory of the Epidemiology of Population Change di Abdel R. Omran 54

55 4. I problemi di salute Le dizioni problemi di salute e malattie e traumi si equivalgono. Stanno ad indicare le entità riconosciute come tali dall OMS e organizzate nella Classificazione Internazionale delle malattie, dei traumi e delle cause di morte (ICD). 4.1 I problemi di salute prioritari in Italia Secondo la pubblicazione The European Health Report 2005 (WHO Europe) i primi 10 problemi di salute, cui è attribuibile la maggior parte di DALYs in Italia nel 2002 erano: Tabella 30: Primi dieci problemi di salute in Italia anno 2002 Primi 10 problemi di salute in Italia Proporzione di DALYs (%) 1. Depressione unipolare 6,8 2. Cardiopatia ischemica 6,6 3. Malattia cerebrovascolare 5,7 4. Alzheimer e altre demenze 4,5 5. Perdita dell udito, insorgenza nell adulto 4,0 6. Diabete mellito 3,7 7. Tumore di trachea, bronchi e polmoni 3,5 8. Patologie alcol-correlate 3,4 9. Traumi correlati a incidenti stradali 2,7 10. Osteoartrosi 2,6 Fonte: The European Health Report WHO Europe Questi 10 problemi di salute sono quindi responsabili del 43,5% degli anni di vita sana perduti aggiustati per la disabilità in Italia. La pubblicazione The Global Burden of Disease Update. WHO presenta i dati sulle prime 10 cause di DALYs relativi a diversi Paesi. Le Tabelle 31 e 32 riportano i valori per i Paesi a reddito elevato e per i paesi della Regione Europea (che include un misto di paesi a reddito elevato e non). Tabella 31: Prime 10 cause di DALYs in Paesi a reddito elevato Paesi a reddito elevato Malattia o trauma DALYs % sul (milioni) totale 1 Depressione unipolare 10,0 8,2 2 Cardiopatia ischemica 7,7 6,3 3 Malattia cerebrovascolare 4,8 3,9 4 Demenze, Alzheimer e non 4,4 3,6 5 Patologie alcol-correlate 4,2 3,4 6 Perdita dell udito, insorgenza nell adulto 4,2 3,4 7 Malattia ostruttiva cronica polmonare 3,7 3,0 8 Diabete mellito 3,6 3,0 9 K trachea, bronchi, polmoni 3,6 3,0 10 Traumi correlati a incidenti stradali 3,1 2,6 Fonte: The Global Burden of Disease Update. WHO

56 Tabella 32: Prime 10 cause di DALYs nei Paesi della Regione Europea Regione Europea Malattia o trauma DALYs % sul (milioni) totale 1 Cardiopatia ischemica 16,8 11,1 2 Malattia cerebrovascolare 9,5 6,3 3 Depressione unipolare 8,4 5,6 4 Patologie alcol-correlate 5,0 3,3 5 Perdita dell udito, insorgenza nell adulto 3,9 2,6 6 Incidenti traffico-correlati 3,7 2,4 7 K trachea, bronchi, polmoni 3,3 2,2 8 Artrosi 3,1 2,1 9 Cirrosi epatica 3,1 2,0 10 Traumi auto-inflitti 3,1 2,0 Fonte: The Global Burden of Disease Update. WHO Come si vede, anche se con qualche differenza gerarchica, i primi 10 problemi di salute dei paesi a reddito elevato e della Regione Europea (tra cui l Italia) sono sostanzialmente analoghi. 4.2 I problemi di salute prioritari nella popolazione dell Azienda ULSS 6 di Vicenza I dieci problemi di salute prioritari per l Italia possono essere considerati problemi di salute prioritari anche per l Azienda ULSS 6 di Vicenza. 56

57 5. Le cause di morte più importanti e la mortalità evitabile In questo capitolo vengono presentati i dati di sintesi riguardanti le cause di morte più importanti e la mortalità evitabile nell ULSS 6 Vicenza considerando il periodo di 14 anni tra il 1995 ed il 2008 inclusi. Le cause di morte più importanti sono quelle ordinate in una graduatoria di importanza in accordo col mero numero dei decessi assegnati ad ogni categoria causale. Le morti evitabili sono quelle per le quali esiste una potenziale capacità per impedirne l insorgenza, sia in quanto suscettibili di trattamento medico (mortalità trattabile) che suscettibili di prevenzione primaria (mortalità prevenibile). Sia le cause di morte più importanti che la mortalità evitabile costituiscono informazioni utili ai professionisti della Sanità Pubblica per decidere sui problemi di salute più importanti su cui focalizzare l attenzione e per valutare l effetto che gli interventi di Sanità Pubblica hanno avuto sulla salute della popolazione. 5.1 Le cause di morte più importanti Come criterio di ordinamento nella graduatoria delle cause di morte più importanti viene usato il numero di morti, perché esso riflette più accuratamente la frequenza della mortalità causa-specifica. Predisporre una graduatoria delle cause di morte è quindi un metodo comune di descrivere l importanza relativa della mortalità causa-specifica in una popolazione. Per questa analisi delle cause più importanti di morte viene adottata la lista di 68 categorie utilizzata dall UK Office for National Statistics (ONS); in base a questa lista le prime 5 cause di morte più importanti sono: Tabella 33: Prime 5 cause di morte più importanti nell Azienda ULSS 6 di Vicenza Maschi Femmine 1 Malattie ischemiche del cuore Malattie ischemiche del cuore 2 Tumore trachea, bronchi, polmoni Malattia cerebrovascolare 3 Malattia cerebrovascolare Insufficienza cardiaca e postumi 4 Insufficienza cardiaca e postumi Tumore del seno 5 Tumore colon, retto, ano Malattia ipertensiva Fonte: Dataset di mortalità della Regione Veneto Secondo una visione più dinamica è possibile classificare le cause in diminuzione, stazionarie o in aumento. Tabella 34: Cause di morte in diminuzione, stazionarie, in aumento nell Azienda ULSS 6 di Vicenza In diminuzione Maschi M. cerebrovascolari Insufficienza cardiaca Cirrosi epatica Femmine Insufficienza cardiaca Stazionari In aumento M. ischemica cuore MOCP, K polmone, K prostata Influenza e polmonite, K colon retto ano, K fegato Fonte: Dataset di mortalità della Regione Veneto M. cerebrovascolare, Influenza e polmonite, K seno, K polmoni M. ischemica cuore, Ipertensione arteriosa, Malattia di Alzheimer, Diabete, K colon 57

58 5.2 La mortalità evitabile Il termine mortalità evitabile (ME) è stato utilizzato per descrivere un metodo, basato sulla popolazione, per contare le morti premature, e non ineluttabili, da malattie per le quali sono disponibili interventi efficaci di sanità pubblica o medici, o entrambi. 29 La distinzione tra cause di morte evitabili ed inevitabili fornisce un utile strumento per identificare aree che potrerebbero portare ad un miglioramento della salute generale della popolazione, se si agisce su di esse. Questa distinzione non significa che ogni morte classificata come evitabile avrebbe potuto di fatto essere evitata, ma meramente che esiste il potenziale per farlo. E anche importante riconoscere che la distinzione tra cause di morte evitabili e non evitabili non è fissa. Sono poche le condizioni che sono o evitabili o non-evitabili e gli avanzamenti nei trattamenti implicano che una crescente percentuale di molte morti precedentemente categorizzate come inevitabili possa, nel tempo, diventare potenzialmente evitabile, come alcuni tumori comuni. Condizioni prevenibili sono definite quelle per le quali esistono modi efficaci di evitarne l insorgenza tout court. Tra queste sono incluse condizioni la cui eziologia è, in misura considerevole, correlata a stili di vita, come l uso del tabacco (ad esempio, il tumore polmonare) ed il consumo eccessivo di alcol (ad esempio, la cirrosi epatica). Questo include decessi che possono essere prevenuti tramite strumenti legali, come gli interventi di sicurezza del traffico (ad esempio, i limiti di velocità, l uso di cinture di sicurezza, il casco per i motociclisti). Per contro, le condizioni trattabili sono definite come quelle per le quali è ragionevole aspettarsi che la morte sia evitata anche dopo che la condizione sia insorta. Questo include condizioni come il diabete, per il quale è disponibile un intervento clinico a livello di assistenza primaria e condizioni come l appendicite, per la quale è disponibile un intervento clinico a livello di assistenza secondaria. Studi sui trend storici della ME sono stati usati per stimare il contributo dei sistemi sanitari alla riduzione della mortalità e per confrontare l efficacia dei sistemi sanitari fra paesi o regioni. In quasi tutti i paesi industrializzati studiati i tassi di ME sono gradualmente diminuiti negli ultimi decenni, suggerendo che l assistenza sanitaria ha un impatto significativo sulla mortalità. Tabella 35: Le prime 5 cause di mortalità evitabile nell Azienda ULSS 6 di Vicenza Maschi Femmine 1 Malattie ischemiche del cuore Tumore del seno 2 Tumore trachea, bronchi, polmoni Malattie ischemiche del cuore 3 Tumore colon, retto, ano Tumore trachea, bronchi, polmoni 4 Incidenti stradali Tumore colon, retto, ano 5 Malattia cerebrovascolare Malattia cerebrovascolare Fonte: Dataset di mortalità della Regione Veneto 29 Per misurare la mortalità evitabile devono essere presenti tre elementi: (a) la malattia è identificabile, (b) sono conosciuti interventi efficaci, (c) sono disponibili fornitori di assistenza sanitaria. 58

59 Il trend si presenta come riassunto come nella Tabella seguente: Tabella 36: Trend delle prime 5 cause di mortalità evitabile nell Azienda ULSS 6 di Vicenza In diminuzione Maschi Incidenti stradali, M. ischemica cuore, K polmone, M. cerebrovascolare Femmine M. ischemica cuore, M. cerebrovascolare, K mammella Stazionari - Incidenti stradali, Diabete, K fegato, K polmoni In aumento Diabete,K fegato, K colon K colon Fonte: Dataset di mortalità della Regione Veneto 59

60 6. Le cause più importanti di ospedalizzazione e le ospedalizzazioni evitabili In questo capitolo vengono presentati sinteticamente i dati riguardanti le cause di ospedalizzazione più importanti e le ospedalizzazioni evitabili nell ULSS 6 Vicenza, considerando il periodo di 9 anni tra il 2001 ed il 2009 inclusi. Le cause di ospedalizzazione più importanti sono quelle ordinate in una graduatoria di importanza in accordo col mero numero di ospedalizzazioni assegnate ad ogni categoria causale 30. Le ospedalizzazioni evitabili sono quelle condizioni per le quali sarebbe possibile evitare l ospedalizzazione, sia in quanto suscettibili di trattamento medico ambulatoriale, condizioni sensibili all assistenza ambulatoriale (Ambulatory Care Sensitive Conditions, ACS), sia in quanto suscettibili di prevenzione primaria Le cause più importanti di ospedalizzazione Può essere predisposta una graduatoria delle cause di ospedalizzazione per descrivere l importanza relativa delle ospedalizzazioni causa-specifica in una popolazione, basandosi solamente sul numero delle ospedalizzazioni. Le prime 5 cause di ospedalizzazione sono riportate nella tabella seguente: Tabella 37: Prime 5 cause di ospedalizzazione nell Azienda ULSS 6 di Vicenza Maschi Femmine 1 Altri tumori maligni Altre mal app. genitourinario 2 Malattie cerebrovascolari Insufficienza cardiaca 3 Insufficienza cardiaca Malattie cerebrovascolari 4 Altri traumi Altri tumori maligni 5 Malattie del sistema circolatorio Polmonite Fonte: Dataset Schede di Dimissioni Ospedaliere, periodo , Servizio Controllo di Gestione dell Azienda ULSS 6 di Vicenza 30 Il tabulato statistico utilizzato per definire i raggruppamenti delle cause di ospedalizzazione più importanti è la International Shortlist for Hospital Morbidity Tabulation (ISHMT) - Eurostat/OECD/WHO con 130 raggruppamenti causa-specifici. 31 L elenco delle cause di ospedalizzazioni evitabili utilizzato è quello Atlas of avoidable Hospitalizations in Australia: ambulatory care sensitive conditions con 20 condizioni individuate, 2 vaccino-prevenibili, 10 acute e 8 croniche. 60

61 Il trend delle ospedalizzazioni più importanti si presenta come indicato nella tabella 38: Tabella 38: Trend delle ospedalizzazioni nell Azienda ULSS 6 di Vicenza In diminuzione Maschi Malattie cerebrovascolari; altri traumi; altre malattie apparato circolatorio; Sintomi e stati morbosi mal definiti; altre forme cardiopatia ischemica; colelitiasi; K polmone; MOCP; trauma cranico; altre malattie app. digerente; malattie app. respiratorio, tratto superiore; altri sintomi addominali Femmine altre malattie app. genito-urinario; Sintomi e stati morbosi mal definiti; colelitiasi; altre malattie app. circolatorio; mestruazioni, menopausa, condizioni femminili; psicosi affettive; altri tumori benigni; Stazionarie Altri tumori maligni; insufficienza cardiaca; altre malattie apparato respiratorio; infarto miocardio acuto; aritmie cardiache; malattie sistema muscolo scheletrico Malattie cerebrovascolari; altri tumori maligni; polmonite; altre malattie app. respiratorio; altri traumi; Altri sintomi addome bacino; K mammella; aritmie cardiache; malattie sistema muscolo-scheletrico; infarto miocardio acuto; altre malattie endocrine In aumento Polmonite; K colon-retto Insufficienza cardiaca; fratture femore; Fonte: Dataset Schede di Dimissioni Ospedaliere, periodo , Servizio Controllo di Gestione dell Azienda ULSS 6 di Vicenza 61

62 6.2 Le ospedalizzazioni evitabili Le ospedalizzazioni evitabili rappresentano un insieme di condizioni per le quali sarebbe possibile evitare l ospedalizzazione perché l insorgenza stessa della malattia o condizione è stata prevenuta o perché gli individui hanno avuto accesso ad una assistenza primaria tempestiva ed efficace. Queste ultime vengono chiamate condizioni sensibili all assistenza ambulatoriale (Ambulatori Care Sensitive Conditions, ACS) e sono usate come un indicatore per valutare adeguatezza, efficacia e qualità dell assistenza primaria entro il più ampio sistema sanitario. Il ragionamento sottostante al concetto di ospedalizzazioni evitabili per condizioni sensibili all assistenza ambulatoriale è che l assistenza tempestiva ed efficace di certe condizioni, erogata nel contesto dell assistenza primaria, possa ridurre il rischio di ospedalizzazione. Le condizioni selezionate sono evitabili in vario grado. L asma e l insufficienza cardiaca congestizia sono condizioni per le quali non ci si può aspettare che il trattamento in assistenza primaria eviti l ospedalizzazione in tutte le circostanze. Le condizioni dovute a malattie per infezioni immunizzabili (come il morbillo) dovrebbero essere prevenibili in tutti i casi. Le condizioni sensibili alle cure ambulatoriali suggeriscono solo un grado di potenziale evitabilità e indicano possibili aree di miglioramento. Infatti altri fattori, oltre all accesso all assistenza primaria, possono influenzare i tassi di ospedalizzazione e possono essere difficili da misurare. Le prime 5 cause di ospedalizzazioni evitabili sono riportate nella tabella 39: Tabella 39: Prime 5 cause di ospedalizzazioni evitabili nell Azienda ULSS 6 di Vicenza Maschi Femmine 1 Scompenso cardiaco Scompenso cardiaco 2 MOCP MOCP 3 Appendicite Appendicite 4 Epilessia e convulsioni Epilessia e convulsioni 5 Complicazioni diabete Complicazioni diabete Fonte: Dataset Schede di Dimissioni Ospedaliere, periodo , Servizio Controllo di Gestione dell Azienda ULSS 6 di Vicenza La tabella 40 riporta il trend delle ospedalizzazioni evitabili. Tabella 40: Ospedalizzazioni evitabili in diminuzione, stazionarie, in aumento nell Azienda ULSS 6 di Vicenza Maschi Femmine In diminuzione MOCP; epilessia; complicazioni del diabete; infezioni ORL; asma; MOCP; complicazioni del diabete; pielonefrite; infezioni ORL; ulcera perforata; asma; ipertensione. Stazionarie Scompenso cardiaco; appendicite; Epilessia; appendicite In aumento Cellulite Scompenso cardiaco Fonte: Dataset Schede di Dimissioni Ospedaliere, periodo , Servizio Controllo di Gestione dell Azienda ULSS 6 di Vicenza Queste graduatorie sono utili per individuare i problemi di salute prioritari e sviluppare, quindi, piani di prevenzione basati sulle evidenze epidemiologiche. 62

63 7. La salute mentale Secondo la Mental Health Foundation una buona salute mentale è caratterizzata dalla capacità di una persona di adempiere ad un numero di funzioni ed attività chiave, tra cui: o o o o la capacità di apprendere (funzioni cognitive); la capacità di sentire, esprimere e gestire uno spettro di emozioni positive e negative (funzioni emotive); la capacità di formare e mantenere buone relazioni con gli altri (funzioni sociali); la capacità di affrontare e gestire il cambiamento e l incertezza. Sinteticamente è la capacità di godere la vita e affrontare le sfide che essa pone. Se si ha una buona salute mentale si è in grado di realizzare il proprio potenziale, affrontare la vita, svolgere con pienezza la propria parte nella famiglia, nel lavoro, nella comunità e tra gli amici. Problema di salute mentale è un termine che si riferisce ai sintomi e ai segni che soddisfano i criteri per la diagnosi di malattia mentale o ai sintomi ad un livello soglia sub-clinico che interferiscono con la funzione emotiva, cognitiva o sociale. Benessere mentale è un termine che include aspetti di benessere soggettivo (sentimenti e soddisfazione della vita) e benessere psicologico (che copre un ampio spettro di aspetti di salute mentale come senso di controllo, scopo nella vita e autonomia, senso di appartenenza e di relazioni positive con gli altri). Problemi di salute mentale e benessere mentale vengono rappresentati in un diagramma che visualizza il continuum della salute mentale. I quattro quadranti rappresentano differenti possibili momenti ed occasioni nella vita di un individuo. Figura 2: Continuum della salute mentale Ha una diagnosi di un serio problema di salute mentale, ma affronta bene la vita ed ha un benessere mentale positivo Massimo del benessere mentale Nessuna diagnosi di problema di salute mentale e benessere mentale positivo Massimo dei problemi di salute mentale Minimo dei problemi di salute mentale Ha una diagnosi di un serio problema di salute mentale e scarso benessere mentale Minimo del benessere mentale Nessuna diagnosi di problema di salute mentale, ma benessere mentale negativo Fonte: Adattato da K. Tudor, Mental Health Promotion: Paradigms and Practice,

64 Miglioramento della salute mentale si riferisce alle seguenti attività: promuovere lo stato di benessere mentale nella popolazione generale, ridurre l incidenza e la prevalenza dei problemi di salute mentale comuni e migliorare la qualità della vita per coloro che sperimentano problemi di salute mentale e malattie mentali. La misurazione dello stato di salute mentale di una popolazione si può misurare attraverso: 1) un indice sintetico di stato di salute mentale, espresso con un punteggio che va da 0 a 1 (o da 0 a 100), specifico per sesso ed età, ottenuto tramite l applicazione di una scala multidimensionale che incorpora gli aspetti cruciali dei problemi di salute mentale (il grado di compromissione delle funzioni cognitive, emotive e sociali) e del benessere mentale 32 ; 2) la prevalenza nella popolazione delle quattro differenti combinazioni di benessere mentale e problemi di salute mentale; 3) la prevalenza nella popolazione di diversi livelli di benessere mentale, misurato con scale del benessere mentale. Per il nostro territorio non sono disponibili informazioni sulla salute mentale della popolazione ma solo quelle relative all utenza psichiatrica ospedaliera ed extraospedaliera. Tabella 41: Utenti psichiatrici per tipo di assistenza. Età maggiore di 17 anni. Azienda ULSS 6 di Vicenza Anno 2009 Tipo di assistenza Numero % Età media Solo Territoriale ,3 51,3 Solo Ospedaliera 380 9,8 58,7 Territoriale e Ospedaliera ,0 47,9 Totale ,0 51,5 Fonte: La tutela della salute mentale nel Veneto Rapporto SER Sistema Epidemiologico Regione del Veneto. Tabella 42: Utenti psichiatrici per sesso e classi di età, età maggiore di 17 anni - Azienda ULSS 6 di Vicenza Anno 2009 Classi di età Sesso Maschi Femmine Totale N % N % N % , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,0 Totale , , ,0 Fonte: La tutela della salute mentale nel Veneto Rapporto SER Sistema Epidemiologico Regione del Veneto. 32 Alcuni esempi sono la scala Short-Form 36 (SF-36), in particolare la parte chiamata Mental Component Summary, basata su 5 domande, con un punteggio che va da 0 a 100; oppure il Mental Health Inventory (37 misure), un sottoinsieme delle 116 misure di funzionamento e benessere del Medical Outcomes Study (MOS), uno studio di due anni di pazienti con condizioni croniche. 64

65 Grafico 21: Utenti dei servizi psichiatrici territoriali per mille residenti di età maggiore di 17 anni per patologia 08Z-Altri disturbi psichici 08C-Ritardo mentale 08B-Demenze, dist.ment. organici 08A-Alcolismo e tossicomanie 08-ALTRI DISTURBI PSICHICI 04-DIST. PERSONALITA' E COMPORT. 03Z-Altre nevrosi e dist. somat. 03E-Reazione acuta allo stress 03D-Ipocondria 03C-Sindr. ossessiva-compulsiva 03B-Sindromi fobiche 03A-Stati di ansia 03-SINDROMI NEVR. E SOMATOFORMI 02Z-Altre psicosi affettive 02F-Dist. depressivo non specif. 02E-Reazione depressiva 02D-Depressione nevrotica 02C-Sindrome bipolare 02B-Depressione maggiore 02A-Mania 02-DISTURBI AFFETTIVI 01Z-Altre e non specif. psicosi 01B-Stati paranoidi 01A-Psicosi schizofreniche 01-SCHIZOFRENIA E PSICOSI FUNZ. 0,9 1 0,6 0,4 0,4 0,7 0,2 0,3 1,9 2,4 1,2 1,3 0,3 0,6 0,1 0,1 0 0,3 0,2 0,2 0,1 0,8 1,5 1,6 2,6 0,4 0,4 0,2 0,2 0,3 0,6 1,4 1,9 0,7 0,5 1,3 1,2 0,3 0,2 0,8 0,8 0,8 0,6 2,2 2,1 3,7 3,4 ULSS 6 Vicenza 4,6 5, Fonte: La tutela della salute mentale nel Veneto Rapporto SER Sistema Epidemiologico Regione del Veneto. Per la depressione, un problema di salute prioritario, le dimissioni ospedaliere nel periodo nell ULSS 6 Vicenza hanno avuto un andamento in diminuzione sia tra i maschi che tra le femmine, tranne che nel gruppo d età (adulto maturo). Come evidenziato nei grafici 22 e 23 I ricoveri delle femmine sono il doppio o il triplo di quelli dei maschi, a seconda del gruppo d età. In un programma riguardante la depressione va posta maggiore enfasi pertanto sulla popolazione femminile. I numeri sono episodi di ospedalizzazione, non necessariamente tutti di persone diverse. Alcuni possono essere riospedalizzazioni della stessa persona. Va tenuto presente che la maggior parte dei pazienti depressi viene trattata ambulatorialmente. 65

66 N dimissioni N dimissioni Grafico 22: Numero delle ospedalizzazioni per depressione nell ULSS 6 Vicenza, periodo maschi Anno Dimissioni ospedaliere con Depressione come diagnosi principale e diagnosi secondaria. Maschi Fonte: La tutela della salute mentale nel Veneto Rapporto SER Sistema Epidemiologico Regione del Veneto. Grafico 23: Numero delle ospedalizzazioni per depressione nell ULSS 6 Vicenza, periodo femmine Anno 75 Diagnosi ospedaliere con Depressione come diagnosi principale e diagnosi secondaria. Femmine Fonte: La tutela della salute mentale nel Veneto Rapporto SER Sistema Epidemiologico Regione del Veneto. 66

67 8. Le dipendenze I dati del periodo 2005/2009 mostrano un continuo e costante aumento di soggetti in carico. Questo aumento è probabilmente imputabile solo in parte ad un reale aumento dei soggetti con problematiche di dipendenza nella popolazione generale; in parte è riferibile ad un miglioramento della capacità dei servizi di prendere in carico soggetti con dipendenze classiche (eroina, cocaina, cannabinoidi, alcol). Questa interpretazione rende ragione anche dell altrimenti inspiegabile calo di utenti dell ULSS n 5 negli anni 2007 e Non è certo immaginabile che gli utenti si fermino alle frontiere geografiche delle ULSS, mentre una temporanea difficoltà organizzativa e di personale dedicato spiega meglio questi cali. Interessante anche il dato sul sensibile calo dei decessi per assunzione di sostanze stupefacenti (overdose). E un altro indicatore di una maggiore capacità di attrazione e aggancio dei pazienti. Raramente chi è in trattamento, ben monitorato, incappa in questi incidenti. Anche l utilizzo di farmaci sostitutivi (metadone e buprenorfina) ha aumentato il livello di protezione dalle overdose. Questi farmaci, a volte ideologicamente indicati come droga di stato hanno permesso di salvare tante vite. Nel corso del 2011 i livelli di prevalenza per l uso delle principali droghe illegali non sono in crescita, ma anzi in lieve diminuzione. La valutazione sull andamento del fenomeno droga per l anno 2011 presenta aspetti contrastanti e di difficile interpretazione. In assoluto si registra una diminuzione dei pazienti (sia tossicodipendenti che alcolisti) afferenti al Servizio per le Tossicodipendenze, fatto che non si registrava da almeno un decennio. Il consumo di cannabis pare sia in lieve diminuzione tra i giovani e non si registrano molti casi con gravi problematicità connesse a tale consumo. Anche il consumo generale di alcolici è in diminuzione. In questo settore si assiste ad un cambiamento nella modalità di consum:, si è passati da un consumo continuativo (di tipo mediterraneo ) ad un consumo più occasionale, spesso nei fine settimana, ma con assunzioni di dosi più elevate (binge secondo un modello anglosassone ). Sono stabili i consumi di cocaina e in lieve diminuzione quelli di eroina. Desta invece molta preoccupazione l aumento del consumo di altre droghe quelle cosiddette sintetiche (designer drugs) e quelle cosiddette furbe (smart drugs) che sfuggono ai controlli legislativi. In questo senso il mercato si sta adeguando alle mutate condizioni socio-economiche. Ne consegue una modalità di utilizzo di una più ampia gamma di sostanze da parte dei consumatori di droga (policonsumo) con enormi difficoltà di prevenzione e di controllo e la comparsa di quadri clinici molto complessi. Suscita anche molta preoccupazione il crescente diffondersi di altre forme di dipendenza patologica e soprattutto quelle da gioco e da Internet. Queste dipendenze non sono inserite nei LEA sanitari. Alla luce di queste considerazioni si può dire (ecco gli aspetti contrastanti) che da un lato sono stati raggiunti ottimi livelli di presa in carico e cura per le dipendenze dalle droghe illegali più note e dall altro si apre una sfida enorme sul piano preventivo, clinico e sociale per il policonsumo e le altre forme di dipendenza. 67

68 La tabella 43 e il grafico 24 riportano i dati sul numero di utenti assistiti nelle 4 Aziende ULSS della provincia di Vicenza; nell intera provincia e nel Veneto nell anno Tabella 43: Utenti tossicodipendenti assistiti per azienda ULSS, provincia di Vicenza e Veneto anni ULSS 3 Bassano ULSS 4 Thiene ULSS 5 Arzignano ULSS 6 Vicenza Totale ULSS prov. Vicenza Veneto Fonte: Elaborazione Ufficio Statistico Provincia di Vicenza su dati Regione Veneto Programma Regionale sulle Dipendenze Grafico 24: Utenti tossicodipendenti per Azienda ULSS numeri indice (base = 2005) anni Fonte: Elaborazione Ufficio Statistico Provincia di Vicenza su dati Regione Veneto Programma Regionale sulle Dipendenze Nota: l origine degli assi orizzontale e verticale è a 95 e non a 0; questo ha l effetto di drammatizzare la pendenza delle linee dei trend temporali. Tabella 44: Decessi per assunzione di stupefacenti - Provincia di Vicenza, Veneto, Italia Anni Vicenza Veneto Italia Fonte: Elaborazione Ufficio Statistico Provincia di Vicenza su dati Polizia di Stato (Relazione annuale antidroga) 68

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