Il coraggio della fede base dell identità cristiana

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1 Ottobre 2010 Anno 3 Numero 10 Il coraggio della fede base dell identità cristiana «Perché avete paura, uomini di poco fede?». La domanda che nel Vangelo di Matteo Gesù rivolge ai suoi discepoli, impauriti dall improvvisa tempesta che simboleggia i marosi della vita ed i dubbi che spesso inquietano i credenti, è interrogativo attuale pure per la società contemporanea, in cui le tradizionali forme organizzative della vita sociale, culturale ed istituzionale sembrano venir meno di fronte all affermarsi di quella che Zygmunt Bauman ha definito una «società liquida», in continuo divenire, dove ogni individuo è solo, ma ha in compenso di fronte a sé una pluralità di scelte e di identità, che può comporre come vuole o come sa, alla stregua dei due ironici personaggi cui Achille Campanile dà vita in una delle sue opere. Col primo che dice: «Io sono un credente, afflitto dal dubbio che Dio esiste». E l altro che di rimando risponde: «Io, peggio. Sono un ateo, afflitto dal dubbio che Dio, invece, esista veramente. È terribile». Viviamo, e non è un mistero, in un epoca in cui la fede pare non interessare. Non solo: proprio in coloro che si dicono cristiani essa appare debole, incapace di manifestare quella forza che cambia la vita, il modo di pensare, di sentire e di agire, facendo di chi crede quasi una minoranza in una società plurale. Al tempo stesso, però, è avvertita l esigenza di non rinunciare alla lotta per la verità, dal momento che prescindere da essa significherebbe abbandonare l umanità alla dittatura del casuale, che verrebbe a proporsi come l unica reale autorità conoscitiva ed etica. In questo contesto, è necessaria quella nuova evangelizzazione dell Occidente di antica tradizione cristiana alla quale esortava già Giovanni Paolo II. Ne deriva che la Chiesa deve essere, più che ai tempi di Paolo, testimone del «Dio sconosciuto» (At 17,23), anche se gli altari nelle nostre comunità sono stati eretti tanti secoli fa. Essa è chiamata ad essere compagine affidabile privilegiando, attraverso l azione pastorale, gli aspetti educativi perché, come ha evidenziato papa Benedetto XVI, «solo così l esperienza della fede e dell amore cristiano può essere accolta e vissuta e può trasmettersi da una generazione all altra». È la strada maestra, l orizzonte al quale tendere. Quello di una Chiesa non ripiegata su se stessa, ma decisa a procedere in sintonia con l uomo e in cerca del modo migliore di offrirgli la verità e la bellezza dell incontro con Cristo, nella consapevolezza che la fede trasfigura l esistenza, rendendola vibrante e appassionata e facendone la via per partecipare, nel modo più umano, al miracolo di esistere. 1 Vincenzo Bertolone

2 Il coraggio d essere cristiani Francesco Oliva Cari lettori, in questo numero prima che anticiparvi il giornale voglio condividere assieme a voi uno spunto di riflessione che mi accompagna da giorni, da quando in chiesa sono rimasto felicemente colpito dal numero dei fedeli in coda per l Eucaristia. Ho pensato: che succederebbe se tutti noi pronti a cibarci del corpo di Cristo lo rispettassimo sino in fondo comportandoci da buoni cristiani quando saremo usciti dalla parrocchia, nelle rispettive quotidianità? Saremmo un onda rivoluzionaria, una forza irresistibile, vivremmo una realtà decisamente migliore per non dire perfetta. Perché non succede? Perché non onoriamo, come merita, il sacrificio di nostro Signore. Perché è così difficile restare coerenti con i propri comportamenti, le proprie scelte. Perché è così complicato essere buoni cristiani? Continuo a chiedermelo, non per inseguire una risposta ma per non dimenticare di provare ad esserlo. Torniamo al nostro caro Abbraccio, che questo mese torna a venti pagine poiché lo chiede la ricca vita diocesana. Ampio spazio al convegno che giovedì 30 settembre e venerdì primo ottobre ha regalato due giornate di riflessione illuminante nei saloni del Miramare Palace hotel di Trebisacce. L editoriale del Vescovo in prima pagina è solo un capitolo dell appassionante racconto scritto durante le quattro sessioni da relatori provenienti da tutta Italia e anzitutto dalla nostra diocesi; e abbondantemente ospitato dal giornale che continua a essere una lanterna tanto discreta quanto attenta alla vita diocesana, oltre che un umile dimora in cui però c è sempre spazio per tutti. Un abbraccio. d.m. 2 Cosa significa avere fede? Ha senso ancora parlare di fede in un mondo secolarizzato? Fino a che punto possiamo ancora dirci cristiani? Sono solo alcune delle domande che hanno guidato il convegno diocesano di quest anno. Articolato e in quattro sessioni secondo uno sviluppo biblico-teologico, storico dogmatico, pastorale ed esistenziale, esso ha approfondito la proposta di formazione permanente che il nostro vescovo ha pensato per la nostra Chiesa sin dagli inizi del suo ministero episcopale: dal tema della Parola (2007), della figura di Cristo (2008) e della Chiesa (2009) a quello della Fede (2010). Un tracciato, che, superando ogni pretesa speculativa ha finito col rivelarsi importante occasione di arricchimento spirituale. Nel richiamarne talune sollecitazioni, vorrei pormi senza sospetti e pregiudizi. Soprattutto senza il sospetto che la stagione dei convegni e degli incontri non abbia più nulla da dire alla Chiesa. Partendo dalla duplice provocazione del nostro Vescovo, che esordiva con l invito a migliorare la qualità della nostra fede e a vincere una fede stanca, il discorso si sviluppava attraverso una serie di interventi, che superando la tentazione accademica toccavano il cuore e la mente, tracciando un percorso ricco di stimoli spirituali e pastorali. La fede come risposta alle inquietudini più vere del cuore umano ha un primato esistenziale, perché scaturisce da Dio stesso, che, attraverso un progressivo processo storico di autocomunicazione, suscita la libera risposta d amore. Al Dio che si rivela come Amore è dovuta l obbedienza della fede, un obbedienza che non rende schiavi, ma liberi fedeli in Cristo. Liberi di amare. L amore apre alla fede, dalla possibilità di affidarsi all Altro, senza paura di essere traditi. Abbracciare l umana esistenza illuminati e sostenuti dalla fede è dono di Dio. Come bene diceva della fede Charles de Foucauld, «è una cosa che dobbiamo solo a nostro Signore, quella di non avere più paura di niente». L uomo di fede non chiude il cuore al Signore che gli sta accanto, preoccupato della sua sorte più che egli stesso, che lo cerca prima che sia lui a cercarlo. La fede diventa percezione di una Presenza che si fa compagnia, capace di accettare lo scandalo della croce quale suprema manifestazione di un amore che va sino all estremo delle sue possibilità. La fede è l amore che fa vedere, perché solo l amore è credibile. Quando sperimenti l amore, nasce la fede: la fede radicata nell amore non esclude, ma include, vuole essere per tutti. Un amore affidato alla libertà di ciascuno, se accolto, aiuta a riscoprire il senso vero del vivere. Chi ne fa esperienza, ne avverte l intima bellezza: «Mi hai abbagliato, mi hai folgorato, e hai finalmente guarito la mia cecità. Hai alitato su di me il tuo profumo ed io l ho respirato, e ora anelo a te. Ti ho gustato e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato e ora ardo dal desiderio di conseguire la tua pace» (Sant Agostino). Ecco la verità della fede: un incontro che trasforma la vita! In un mondo come il nostro che ha smarrito il linguaggio della fede, urge ridestare la domanda di senso nell uomo, che ha proclamato la morte di Dio, e la passione di trasmettere il tesoro ricevuto in chi si dice ancora cristiano. È questa la consegna più interessante del nostro convegno.

3 Fisichella: Dio parla, si rivela di Francesco Candia Jhon Henry Newman, riferendosi all attualità del cristianesimo, identifica la sua forza nel fatto che noi non crediamo a un reperto archeologico, ma ad una persona, a Gesù Cristo, presente e vivo nella sua Chiesa. Da ciò prende avvio la riflessione sul tema della fede, un dono sempre ottenibile e fruibile, che per essere ottenuto richiede solo la nostra attenzione all Invisibile, a quel mistero che tutto abbraccia e senza del quale non potremmo comprendere in pienezza la nostra esistenza personale. Il richiamo all Invisibile non deve metterci timore né paura né, tantomeno, senso di impotenza; di fronte a lui. L Invisibile è ciò che provoca la ragione a compiere il suo percorso per intero, senza impedirsi nulla, per cercare di scoprire cosa nasconde in sé; mentre la fede lo accoglie come espressione di una La fede è realmente la risposta più coerente a Dio che parla. Facendo conoscere se stesso, egli chiede di seguirlo in una vita di comunione con lui. Qui sono presenti i tratti fondamentali che costituiscono la fede e che ne permettono il suo riconoscimento. Dio parla. Forse, sarebbe meglio dire: Dio si rivela. Il logos che è suo Figlio altro non è che il rivelatore e la rivelazione del Padre. novità suprema, impensata, che permette di giungere a una comprensione più coerente con l oggetto in questione. Nel Dio che parla si colgono i tratti fondamentali che costituiscono la fede, la risposta più coerente al Dio che si svela nel suo Figlio, il Logos, e che ne permettono il suo riconoscimento. Eb 1,1-2 esprime al meglio questa dinamica della comunicazione di Dio: la definitività della rivelazione nel Cristo è irreversibile, in lui si sono manifestati gli «ultimi giorni» nei quali il Padre ha parlato agli uomini. E sempre la stessa Lettera dirà, dopo aver descritto a partire da Abramo le figure significative della fede: «Teniamo fisso lo sguardo su Gesù autore e perfezionatore della fede» (Eb 12,2). La fede viene riletta, da qui, come un genuino atto di amore: «A Dio che si rivela è dovuta l obbedienza della fede», con la quale l uomo gli si abbandona tutt intero e liberamente prestandogli «il pieno ossequio dell intelletto e della volontà e assentendo volontariamente alla Rivelazione che egli fa» (DV 5). Come si nota, l obbedienza della fede diventa un atto di abbandono in Dio; interpellato nell amore, l uomo risponde con l amore e compie l atto antropologicamente più significativo quale quello di affidare se stesso al mistero che gli viene incontro. Questo è possibile, nella misura in cui ognuno si pone dinanzi a se stesso con quella domanda perenne che cerca di cogliere il senso della propria vita, a cui si deve dare una risposta che sia definitiva e non soggetta all incertezza delle ipotesi. È in forza di questa considerazione che desideriamo porre la domanda sul senso dinanzi all esperienza dell amore. Questo non sarebbe pieno se non portasse con sé la domanda sul senso. Che senso ha, infatti, amare ed essere amato? La fede, d altronde, è talmente incarnata nel cuore delle persone e nella loro storia da doversi necessariamente adattare con un linguaggio che sia espressivo di ciò che l uomo vive nel suo contesto culturale. È necessario che si provochi il credente a ritrovare le ragioni della fede, e al non credente si indichi il limite della sua scelta. È necessaria la fedeltà, perché non sia eclissato il volto di Gesù Cristo. Abbiamo bisogno di uomini e donne che con la credibilità della loro vita rendano presente l amore misericordioso di Dio, di cui l uomo contemporaneo ha particolarmente bisogno, attraverso dei segni che esprimono l intelligenza della fede sostenuta dalla forza della ragione. mons. Rino FISICHELLA Consacrato vescovo ausiliare di Roma dal cardinale Camillo Ruini il 12 settembre 1998, rettore della Pontificia Università Lateranense dal 2002 al 2010, dal 1994 è rettore della chiesa di San Gregorio Nazianzeno ed è pertanto il cappellano della Camera dei deputati. Dal 17 giugno 2008 al 30 giugno 2010 è stato presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Il 30 giugno 2010 è stato nominato presidente del Pontificio consiglio per la promozione della nuova Evangelizzazione. È uno dei più importanti teologi a livello internazionale. 3

4 "Le risposte del Cristianesimo" di Francesco Candia Traccia di spiritualità Immaginazione L uomo nella postmodernità, la presenza della dimensione teologica nella sua coscienza, e le modificazioni che in essa storicamente si sono verificate, fino a divenire coscienza sconfigurata, sono l oggetto della sistematica analisi compiuta dallo studioso Armando Matteo. Due le epoche a confronto nell analisi dell assistente nazionale della Federazione universitaria dei cattolici italiani: quella degli albori della tradizione occidentale cristiana, in cui la fede era connaturata all uomo, trasmessa con il latte materno, e quella contemporanea, in cui la presenza di Dio è divenuta solo una possibilità umana tra le altre. Questo don Armando MATTEO Armando Matteo, della Diocesi di Catanzaro-Squillace, è autore di Come forestieri. Perchè il cristianesimo è divenuto estraneo agli uomini e alle donne di oggi, insieme ad altre pubblicazioni. Dal 2005 assistente ecclesiastico nazionale della FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana), è docente di Teologia presso l Istituto Teologico Calabro e della Pontificia Università Urbaniana Questo passaggio è forse una delle più gravi prove del credente nell attuale situazione il fatto che ci sia un numero crescente di uomini che anche senza fede in Dio si sentono uomini completi e felici sembrano non avere più antenne per Dio. La forza del cristianesimo è stata sempre quella di saper stare nella storia. passaggio è forse una delle più gravi prove del credente nell attuale situazione, soprattutto per coloro che sono preposti all annuncio della fede, insieme al fatto che molti, anche senza fede in Dio si sentono uomini completi e felici, sembrano non avere più antenne per Dio. Nuovi codici esistenziali ed i n t e r p r e t a t i v i c a r a t t e r i z z a n o l esistenza. Tocca al cristianesimo, dunque, in virtù della sua forza saper stare nella storia, accogliendo l invito del Papa a vivere oggi la fedeltà creativa. «La questione di Dio è centrale anche per la nostra epoca, nella quale spesso si tende a ridurre l uomo ad una sola dimensione, quella orizzontale. La relazione con Dio, invece, è essenziale per il cammino dell umanità. La fede in Dio apre all uomo l orizzonte di una presenza certa che chiede di abbandonarsi con fiducia nelle mani dell Amore che sostiene il mondo». (Benedetto XVI) Mi ritrovo nel silenzio della mia stanza a riflettere sulla giornata che ho appena trascorsa: partecipando al convegno diocesano sulla fede, ho avuto la gioia di essere stimolato, da più parti, sulla fede in Dio e sulle dinamiche di questo atto di amore. Tale esperienza è essenziale. Per me. Per tutti. In fondo, mi ritrovo ad essere contento perché Qualcuno mi aiuta nel mio atto di credere: se non ci fosse il Signore ad essere solidi e sicuri, alcun atto di fede sarebbe mai possibile. Collaboriamo a crescere nella fede, ma buona parte è frutto della Grazia. Può Dio essere ingiusto di fronte a chi non riesce a collaborare, soprattutto oggi dove i sentieri della noncredenza sono, agli occhi esteriori, così ampi e frequentati? Stamane qualcuno annotava: «La non-credenza postmoderna è il segno di una ferita dell immaginazione». Mi domando: vi sono luoghi particolari per vivere l immaginazione? La risposta è solo una: lo stupore e lo sguardo della nostra bellezza interiore. Sì, è proprio vero: se solo impariamo a guardarci dentro e a cogliere i nostri desideri, non potremo che accorgerci dell amore che sostiene il mondo. Il beato Newman diceva: «Il miglior cammino per riconoscere Dio si trova dentro di noi». Giovanni Maurello Giovanni Maurello 4

5 Conigliaro: la fede è ricerca continua L intervista a Maria Teresa Franchino, Movimento apostolico «La fede credibile e significativa, che hanno i loro fulcri rispettivamente in Cristo e nella testimonianza, coinvolgono la persona singola e la comunità. La credibilità della fede non si basa su una pretesa fondazione scientifica, ma sulla relazione personale, in cui il credente è unito al Tu creduto». Così don Francesco Conigliaro, già docente di Filosofia politica presso la facoltà di scienze politiche dell università di Palermo sintetizza la sua relazione su Credibilità e significatività della fede. «La credibilità della fede - sostiene il presbitero - ci invita a cogliere nel pensiero credente una duplice istanza profetica, quella nei confronti di tutti i tipi di razionalismo, incluso quello teologico, e quella contro tutti i tipi di razionalismo fideistico, incluso quello devozionalmente giustificato. La significatività della fede, don Francesco CONIGLIARO Don Francesco Conigliaro è nato a Palermo il 30 Gennaio Presbitero dell Arcidiocesi di Palermo, laureatosi in Lettere e in Filosofia ha svolto anche il dottorato in Teologia. Docente di Filosofia Politica presso la Facoltà di Scienze Politiche dell Università degli Studi di Palermo e di Teologia dogmatica, presso lo Studio Teologico San Paolo di Catania, ha al suo attivo numerose pubblicazioni. Don Francesco Conigliaro, che non ha mancato di sottolineare come la fede dell uomo moderno e postmoderno sia faticosa e laboriosa, ha affrontato la questione della credibilità della fede in chiave antropologica e teologica. Suo anche il richiamo alla responsabilità che si assume colui che crede, di fronte alla salvezza e alla perdizione. che ha il suo fulcro nella testimonianza del credente e della comunità dei credenti, crea strutture e prassi di libertà, accende entusiasmi, incoraggia la decisione, genera l impegno». Ed ha indicato la fede come itinerario e come continua ricerca, e la testimonianza come punti della significatività della fede. «La fede non si dimostra - ha detto - ma si testimonia».«contrariamente ai maestri dell ateismo naturalistico, che pongono la sede della fede, giudicata irrazionale, in un intelletto debole - ha concluso Conigliaro - noi poniamo la sede della fede in un intelletto forte e, nel contempo, in un cuore vulnerabile, perché abbiamo fiducia in un Dio affidabile al quale, accogliendolo, apriamo e doniamo il nostro essere». F. C. prof.ssa Cettina Militello Come vi siete preparati al convegno? «Innanzitutto con la preghiera. Ogni nostra azione, pensiero, parola deve essere accompagnata sempre dalla grazia di Dio affinchè possa dare il suo frutto. Chiedere al Signore la benedizione per il buon svolgimento di un evento così importante qual è un convegno diocesano è azione primaria. In secondo luogo studiando e approfondendo le schede preparatorie inviateci dal nostro Vescovo in vista dei Convegno». Cosa vi aspettate? «Il rafforzamento della fede in molti cuori. Una conoscenza sempre più profonda del mistero di Cristo. Comunità cristiane capaci di dare slancio, vitalità, operosità a ciò in cui credono. Una più chiara testimonianza della gioia che viene dalla fede». Come testimonierete l esperienza del convegno? «Vivendone appieno il carisma specifico: il ricordo e l annunzio del Vangelo. Lo si ricorda a chi lo ha dimenticato, lo si annunzia a chi non lo conosce. Formando innanzitutto noi stessi alla scuola di Cristo, per essere formatori a sua volta con la vita e la parola per vivere la missione che ci è stata affidata: riempire la Casa del Padre. Collaborando con umiltà nelle parrocchie e nella diocesi in obbedienza per la fede ai parroci e al nostro Padre Vescovo. La bevanda Eucaristica e la preghiera incessante alla Vergine Maria che invochiamo con il titolo di Madre della Redenzione saranno certamente la nostra forza per superare ogni paura che viene dal mondo alimentando sempre più le lampade della nostra fede. Così come dice l apostolo Pietro saremo capaci rendere ragione della speranza che è in noi». Giuseppe Roseti 5

6 Le testimonianze di Noceti e Meddi prof. Luciano Meddi Il nostro tempo è caratterizzato da un serie di dinamiche socioculturali che tendono ad eliminare quei processi di sviluppo del pensiero meditato ed integrato nell insieme di valori riconosciuti come universali ed assoluti, in quanto prettamente orientati alla realizzazione e, quindi, alla felicità dell uomo. Non di meno, la trasmissione della fede, come valore fondante una relazione tra Dio l uomo, non trova spazio o sembra effettivamente superata ed inefficace nelle forme attuali. La preoccupazione della chiesa per una trasmissione della fede che sembra essersi interrotta e soprattutto che non riesce più ad incidere sulla cultura dei giovani, assume quindi una connotazione singolare e urge di una progettualità mirata che chiami ciascun cristiano ad una testimonianza di fede vissuta, in concreto in uno slancio missionario. Un tema che è sentito come centrale per il futuro del cristianesimo in Italia e nell intera Europa. Ne sono testimonianze anche le maggiori encicliche del post-concilio e le riflessioni di molti episcopati europei, sulla scia di quel recupero di una relazione profonda con la cultura del nostro tempo, che possiamo definire come motivo principale La preoccupazione della chiesa per una trasmissione della fede che sembra essersi interrotta e soprattutto che non riesce più ad incidere sulla cultura dei giovani assume una connotazione singolare e urge di una progettualità mirata che chiama ciascun cristiano ad una testimonianza di fede vissuta, in concreto in uno slancio missionario. della indizione del concilio da parte di Giovanni XXIII, il quale desiderava che la chiesa si interrogasse su come dare impulso alla fede e indicava come via decisiva quella dell aggiornamento nella presentazione del messaggio. F.C. Luciano MEDDI Nato ad Anticoli Corrado (Rm) il 22 agosto 1956, sacerdote diocesano di Roma dal 1981, già docente straordinario di teologia pastorale presso l Istituto teologico Leoniano di Anagni, è professore ordinario di Catechetica Missionaria della Facoltà di Missiologia (Pontificia Università Urbaniana), presso la quale cura i corsi di Catechesi nella missione della Chiesa; Catechesi Missionaria nel XX secolo, Parrocchia Missionaria, Catechismo della Chiesa Cattolica, Formazione degli adulti, Scienze Umane e Trasmissione del messaggio, Bibbia e culture, Metodi e Modelli di catechesi, Evangelizzazione e Nuovi areopaghi. Serena NOCETI Nata il 25 maggio 1966 a Firenze, è docente stabile di teologia sistematica presso l Istituto superiore di scienze religiose Galantini di Firenze. Fa parte del Consiglio di presidenza dell Associazione teologica italiana e del Coordinamento teologhe italiane Tra le sue pubblicazioni, il volume scritto con Severino Dianich, Trattato sulla chiesa. Una storia di massacri vede protagonisti uomini, l un contro l'altro armati, dimentichi della propria natura, in nome di fedi diverse. Basterebbe, tuttavia, indagare sulle origini delle grandi religioni monoteiste, per rendersi conto che le analogie sono più forti delle differenze, a cominciare dal fatto che l'islam accetta come grandi profeti Mosè e i protagonisti della Bibbia e che, nel Corano, Maria è citata 34 volte. 6 prof.ssa Serena Noceti Proprio allo spirito ecumenico e al dialogo è chiamata la Chiesa pensata nel Concilio Vaticano II, con un preciso progetto, il superamento della teologia polemica, puntando al rafforzamento dell'identità, nell'ottica della missione. Il baricentro del post-moderno è nella pluralità: non si postula più un unitarietà del reale e una verità monolitica. Si impone, pertanto, una ridefinizione dei sistemi relazionali, anche in vista dell affermazione di un'identità religiosa riscoperta e ripensata, oggetto di scelta consapevole, non frutto di stanche e consolidate tradizioni trasmesse in forma dogmatica. L incontro nello stesso territorio, come novum non ricercato né previsto, di differenze di etnia, lingua, costumi, religioni comporta trasformazioni Il baricentro del post-moderno è posto nella pluralità, non si postula più un unitarietà del reale e una verità monolitica. Serve una Chiesa che scommetta sulla laicità e accetti di definirsi, essere presente, operare, parlare come uno dei tanti soggetti religiosi e sociali presenti in un contesto di pluralità. rilevanti non solo sul piano istituzionale, strutturale, politico, legislativo, ma anche e soprattutto sul piano della identità e della forma religiosa e della nostra stessa attività pastorale. Le reazioni al cambiamento sono differenti. In questo sconvolgimento sociale e culturale dobbiamo accogliere la sfida di passare da identità separate coesistenti (al limite giocate sulla tolleranza) a comunità umane plurali, in una Chiesa che scommette sulla laicità e accetta di definirsi, essere presente, operare, parlare come uno dei tanti soggetti religiosi e sociali presenti in un contesto di pluralità. La diversità è stata voluta da Dio, sia pure in direzione di un unico fine: la realizzazione del Suo regno. Annamaria Partepilo

7 La pietà popolare meridionale Mons. Giuseppe Agostino Il termine pietà popolare fonda e qualifica teologicamente ciascuna analisi della problematica sulla religiosità popolare. La pietà popolare esprime l apertura dell essere come movimento ascendente dell uomo verso Dio. La sua spontaneità ne rivela l immediatezza espressiva e creativa che risponde ai bisogni più essenziali. La preghiera cercare un unità profonda tra queste dimensioni della persona. L uomo tende alla verità, tutta intera; la scienza è un aspetto importante di questa ricerca della verità. I molteplici appelli rivolche vi svolge è spontanea, semplice, devozionale e in forme non completamente cristianizzate. Il linguaggio gestuale, tipico della pietà popolare, si sita tra l esigenza umana di esprimersi e l inadeguatezza a tradurre in gesti l inesprimibile. La pietà popolare si propone ordinariamente come memoria: il popolo vive di racconti, scruta la sua storia in un anamnesi che lo esalta, lo conforta,e lo sostiene nel cammino. Il linguaggio della pietà popolare, il cui denominatore comune è la sofferenza, accomuna gli umili, permettendo loro una sincera apertura alla solidarietà. Il carattere utopico, tipico della cultura meridionale permette di configurare la pietà popolare La pietà popolare esprime l apertura dell essere come movimento ascendente dell uomo verso Dio in una immediatezza che potremmo definire dialogicità primaria. La sua spontaneità ne rivela l immediatezza espressiva e creativa che risponde ai bisogni più essenziali. meridionale più nella categoria della mistica che in quella dell incarnazione, dove il periodo più intenso è stato quello monastico con l esperienza basiliana (san Nilo da Rossano, san Gregorio da Cassano, san Bartolomeo da Simeri). Lo stesso San mons. Giuseppe AGOSTINO Nato ad Anticoli Corrado (Rm) il 22 agosto 1956, sacerdote diocesano di Roma dal 1981, già docente straordinario di teologia pastorale presso l Istituto teologico Leoniano di Anagni, è professore ordinario di Catechetica Missionaria della Facoltà di Missiologia (Pontificia Università Urbaniana), presso la quale cura i corsi di Catechesi nella missione della Chiesa; Catechesi Missionaria nel XX secolo, Parrocchia Missionaria, Catechismo della Chiesa Cattolica, Formazione degli adulti, Scienze Umane e Trasmissione del messaggio, Bibbia e culture, Metodi e Modelli di catechesi, Evangelizzazione e Nuovi areopaghi. Francesco da Paola ne ha dato, pur nella sua affascinante incidenza decisamente sociale, una impostazione penitenziale e addirittura eremitica. Giuseppe Arcidiacono Fede e scienza, una relazione particolare prof. Francesco Riggi I molteplici appelli rivolti a uomini di scienza da parte di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI indicano con chiarezza che la scienza è una risorsa importante per l uomo. La relazione tra fede e scienza necessita di un approccio particolare, che ponga in evidenza alcuni tratti salienti, alcuni spunti di riflessione e suggestioni che possano aiutare uomini di scienza e uomini di fede a riconoscere aspetti propositivi e positivi di questo rapporto. In tali contesti, una delle due discipline sconfina nel campo dell altra, pensando che la propria prassi metodologica sia applicabile anche all altra. Scienza e fede inconciliabili? No, la scienza e la teologia hanno dei punti d incontro perché entrambe analizzano la realtà facendo uso della ragione: è ragionevole guardare all uomo per cogliere i rapporti stretti che possiede con il mondo fisico, così com è ugualmente ragionevole guardare allo stesso uomo e inserirlo in un discorso d appartenenza, non a delle leggi fisiche, ma a qualcosa di più grande. Da quanto delineato, emerge una responsabilità per tutti, scienziati e no, di ti a uomini di scienza da parte di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI indicano con chiarezza che la scienza è una risorsa importante per l uomo, è un contributo essenziale che l uomo di scienza può offrire all apertura al Mistero. Francesco RIGGI F.C Francesco Riggi è professore ordinario di Fisica sperimentale presso l Università di Catania. Si è occupato di Fisica nucleare sperimentale, dapprima alle energie basse e intermedie, trascorrendo periodi di studio e ricerca presso i laboratori Ganil di Caen e poi presso la Michigan State University, l Institute of Nuclear Research di Mosca, lo Svedberg Laboratory di Uppsala, la Monash University di Melbourne.. 7

8 Vicaria di Oriolo Luoghi di culto e tesori nascosti di Antonella Accattato Nonostante l azione erosiva del tempo e l incuria abbiano progressivamente ridotto il convento dei Frati Minori Osservanti del III Ordine di san Francesco d Assisi e il convento dei Frati Cappuccini allo stato di rudere, tali edifici possono considerarsi interessanti testimonianze extra urbane dell antica vita religiosa di Oriolo. Il primo, dei Frati Minori, posto ai piedi del centro storico, già in parte distrutto, ha subito negli anni Ottanta un ulteriore azione devastatrice a causa della messa in opera di un cantiere stradale per la costruzione della statale 481. Oggi infatti è in gran parte occultato dai piloni di sostegno della strada e dalla fittissima vegetazione spontanea. Le informazioni sull aspetto strutturale sono esigue, le più significative, riportate dal Toscano nella sua Storia di Oriolo, descrivono una bellissima nave di chiesa adorna di cappelle, tra le quali, una intitolata alla Santissima Vergine della Concezione. Fortunatamente, alcuni preziosi resti dell antico convento sono stati rinvenuti, restaurati e attualmente conservati presso la Chiesa Madre; il più importante è senza dubbio il tuttotondo della Madonna col Bambino, riconducibile alla scuola gaginesca, in marmo bianco, con scannello decorato a bassorilievi raffiguranti san Francesco d Assisi con le stimmate, la Natività e la Vergine recante la data Il secondo convento, dei Frati Cappuccini, ORIOLO - Resti del Convento dei Frati minori Francesco d Assisi dedicato alla Madonna delle Grazie, venne fondato nel settembre del Secondo fonti autorevoli, la sua realizzazione fu possibile grazie agli aiuti dei fedeli con elemosine di particulari et universali. Le caratteristiche architettoniche erano conformi ai canoni costruttivi dell Ordine dei Cappuccini, improntati ai principi stilistici di sobrietà e semplicità delle forme. L edificio, sottoposto a lavori di fortificazione in quanto ubicato in un luogo soggetto a frane e smottamenti, ospitava otto Frati per l Ordinario, cioè tre sacerdoti, un chierico e quattro laici, i quali si sostenevano con detta e terre convicine. Il convento venne chiuso nel 1783, a causa di un violento terremoto, e successivamente nel 1811, durante l invasione francese. Ripristinato nel 1822, fu definitivamente soppresso dal governo italiano negli anni 60. Inseriti in un tessuto urbano fatto di costruzioni e spazi piccoli, spesso in prossimità di piazze, nel punto più alto dell abitato, i due edifici costituivano l emblema di un sistema urbanistico di forte carica simbolica e, a guardare quel che oggi rimane di queste antiche strutture, si percepisce ancora l eco della spiritualità che in epoche remote le rese vive. Appuntamenti In occasione della Visita pastorale di monsignor Vincenzo Bertolone, il Movimento Apostolico riproporrà il Musical scritto e diretto da Cettina Marraffa, Meditando la Passione. Si riconfermano i consueti appuntamenti di preghiera e approfondimento del Vangelo animati dai gruppi operanti nella parrocchia: catechesi, ogni venerdì, sugli Atti degli Apostoli in Chiesa Madre (al termine della Santa Messa, ore 18:30); incontro di Spiritualità del Movimento Apostolico, ogni domenica, presso la Casa Parrocchiale, ore 18.30; ogni secondo giovedì del mese, ora di preghiera per le vocazioni animata dal Cenacolo Vocazionale in Chiesa Madre. 8 ORIOLO - Resti del Convento dei Frati minori

9 " I o h o c o n o s c i u t o g l i a l i e n i " di Jolanda Accoti Ho conosciuto gli alieni, li incontro in genere ogni domenica. Qualcuno ha capelli lisci, altri dei bellissimi ricci, neri o castani. Più o meno alti, timidi, allegri, ma tutti cordiali, disponibili al dialogo, attenti e di grande compagnia. Mi è bastato ascoltare i loro canti, vivere poche giornate con loro. Vivono nel nostro mondo, rispettando principi e regole di vita ritenute fuori moda o anche sintomo di debolezza Ponendo fine al linguaggio figurato, sto parlando dei giovani del gruppo di canto della parrocchia Madonna della Pietà di Trebisacce, fondamentale per le liturgie festive e domenicali. Sono studenti, universitari, laureati, professionisti che seguono le loro guide, don Gaetano Santagada e i più anziani del gruppo. Le gite che ogni anno il parroco offre loro, a titolo quasi gratuito, quale dono per l impegno, la responsabilità e l assiduità con cui realizzano i canti per la parrocchia, sono state le occasioni in cui ho colto l altruismo, la schiettezza, la maturità con cui parlavano del loro futuro, delle proprie scelte di vita. Le isole Eolie, le Tremiti, Il gruppo di canto parrocchiale con don Santagada Ischia, Assisi, Taormina, Palermo, la costiera Amalfitana, la penisola Salentina: questi i luoghi in cui abbiamo trascorso giornate arricchite da momenti di preghiera, sempre culminati nella celebrazione della messa. Sono stata testimone dell emozione che hanno suscitato con i loro canti, nei fedeli presenti, in storiche Chiese quali il Duomo di Monreale, la Cattedrale di Palermo, la Basilica di Pompei, la Basilica di san Francesco, il Duomo di Manfredonia, il Duomo di Messina. Cosa c è di alieno in questo? Nulla. Soltanto giovani sani, educati, rispettosi e timorosi della legge di Dio che ci insegna l amore per il prossimo, e tutto ciò che ne consegue, con semplicità. Spesso sentiamo dire che è debole il secchione che va bene a scuola, che frequenta la Chiesa, che rispetta l altro, mentre è forte chi cerca gli sballi, le emozioni inebrianti, i voli fatui e incredibili, chi è sicuro di sé, tanto da non aver bisogno dei consigli degli adulti. Se i primi, dunque, sono gli alieni, allora mi auguro un invasione di essi, armati di sole virtù. Vicaria di Trebisacce Albidona festeggia San Michele Albidona, 29 settembre: celebrazione solenne della festa liturgica di san Michele Arcangelo, patrono della cittadina, che ne celebra la festa patronale l 8 maggio. La celebrazione eucaristica è stata presieduta da monsignor Francesco Oliva, vicario generale della Diocesi di Cassano. Hanno concelebrato don Massimo Romano, parroco di Albidona, e don Pierfrancesco Diego. La Santa Messa è stata quanto mai partecipata dalla popolazione albidonese e non solo: la Chiesa Madre gremita ha, in questa occasione, accolto anche il quadro della Divina Misericordia, rappresentante Gesù Misericordioso in veste bianca, con una mano alzata per benedire e l altra posata sul cuore, da cui nascono due grandi raggi, che simboleggiano il Sangue e l Acqua, secondo quanto mostrato a Santa Faustica Kowalska in una delle sue visioni, nel 1931: secondo la testimonianza di Suor Faustina, Gesù stesso le chiese di riprodurre la sua Sacra Immagine con tali caratteristiche. Il quadro è stato portato in parrocchia dal gruppo della Divina Misericordia di Cassano. Dopo la toccante omelia di San Michele in processione monsignor Oliva, che ha ripercorso le tappe fondamentali del culto dell Arcangelo Michele, fedele e vittorioso soldato di Dio, e la benedizione del quadro, il popolo albidonese, in processione, animata da don Francesco Di Marco, ha raggiunto la Cappella di san Rocco, all ingresso del paese, dove è stato riposto il quadro e dove si riunirà, a cadenza settimanale (ogni venerdì alle 15), il gruppo parrocchiale della Divina Misericordia, la cui formazione è stata fortemente voluta dal parroco don Romano. Annamaria Partepilo In breve dallavicaria Il 6 novembre, a Trebisacce, si festeggia san Leonardo, patrono della città. Come ogni anno, la solenne ricorrenza è annunciata dall allestimento di luminarie e dalla fiera, dove tradizionalmente vengono acquistati prodotto tipici, che le famiglie utilizzeranno durante il periodo natalizio. Culmine dell evento sono la messa, fortemente partecipata dai fedeli, provenienti anche dai paesi circostanti, e la processione. Segna la conclusione un importante spettacolo pirotecnico. 9

10 Vicaria di Castrovillari Ho L oratorio Cammino una bella estivo illuminato notizia. per Io pregare dalla... l ho incontrato giocando polvere Don Gianni Di Luca, Camillo Maffia, Francesca Rosito Ad un anno esatto dal nostro Primo Cammino (Leon-Santiago), rieccoci di nuovo per strada, scarponi ai piedi e zaino in spalle. Stessa meta, diverse le motivazioni ed i sentieri da percorrere, da Fatima a Santiago. D e s i d e r a t o, promesso, questo cammino non è privo di insegnamenti, anzi subito impone il primo: «Non sei tu a fare il cammino ma il Cammino ti Fa» Si arriva a Lisbona con voli diversi, saltano tutti i programmi. Si parte per Fatima il giorno seguente,13 agosto, giorno in cui si fa memoria della apparizione della Vergine a Lucia, Francesco e Giacinta. Fatima in festa, cova D Iria stracolma di fedeli ma il tutto nella La Madonna degli infermi I tre protagonisti totale compostezza e semplicità, lontano dai trionfi barocchi di una fede rumorosa. Così si presenta il Portogallo, il Paese della fede semplice, della devozione autentica, della familiarità con Dio. Non poteva esserci inizio migliore, un tuffo nella semplicità, nell intimità. È nella pace interiore che l indomani, dopo la messa nella cappellina delle Apparizioni,ci si incammina verso Santiago. Quella pace che viene dallo sperimentare la benevolenza di Dio che ci dona un segno di consolazione e di speranza, la Vergine Maria, venerata con il titolo di Pellegrina (cosi scopriremo avanzando), segno del legame inscindibile tra il popolo portoghese la Sorta nel 1886 in contrada Archidero, nella rigogliosa frazione Vigne, di Castrovillari, nella chiesetta di Fioravante sino ai primi di ottobre si venera la Madonna degli Infermi, alla quale la storia popolare attribuisce diverse guarigioni. L ultima domenica di settembre, inoltre, si celebra la festa vera e propria. La storia della chiesetta è suggestiva. Tutto iniziò con Fioravante Giorno, che un giorno fece ritorno a Castrovillari con la sua famiglia emigrata a Buenos Aires, per fare dono di una corona d oro alla Madonna Vigne Castrovillari - Chiesetta di Fioravante del Castello. Durante il lungo viaggio, un figlio, Amerigo, si ammalò. Le sue condizioni, disperate, indussero Fioravante a pregare la Madonna e a prometterle la costruzione di una cappella nella sua proprietà delle Vigne. Il bimbo guarì e il primo pensiero del padre, sbarcati a Genova, fu di acquistare una statua della Madonna. Questa, arrivata a Castrovillari, fu avvolta in un lenzuolo e sistemata in una stanzetta della casa di Fioravante in attesa dell edificazione della chiesetta. La costruzione, tuttavia, tardava a realizzarsi, nonostante le diverse trattative intavolate con i muratori di Castrovillari. Una notte, una delle figlie di Fioravante sognò la Madonna che le sollecitava la costruzione della cappella. Così i Giorno si rivolsero a dei muratori di Cassano, sperando in minori pretese. Ma non fu così. Fin quando, tuttavia, uno dei due operai, ammalatosi, sognò la Madonna che gli chiedeva di costruire la chiesetta. Il muratore accettò e costruì il piccolo tempio intitolato anche per questo alla Madonna degli Infermi. Da allora, grazie alla famiglia Giorno che contribuì ad ampliarla tra il 1965 e il 1968, e ad alcune altre famiglie che dimorano in quella amena zona rurale, il culto per la Madonna di Fioravante è cresciuto sempre più e il luogo è divenuto identità della zona, ammirata per l abbondanza dei suoi vigneti e per il silenzio che la campagna restituisce a chi desidera raccogliersi nell intimità della natura. Roberto Fittipaldi Madre di Dio e il pellegrinare. Borghi anonimi, città famose: Bathalia, Leiria, Coimbra, Porto, Ponte de Lima, Valença, Tui, Pontevedra, Calas de Rei, Padron. Il cammino portoghese traccia una rotta fatta di Croci di Azulejos, di monasteri, cattedrali di Gotico Manuelita, di ponti romani, di boschi, di viti, di mihno (granturco), sentieri di granito consumati dai passi dei pellegrini in due direzioni: da nord a sud, verso Fatima, e da sud a nord, verso Santiago. Il granito, polverizzato dall andare di uomini e donne, brilla alla luce del sole. Ci si ferma a riflettere: «Cosa avrà visto l Adamà, il Creatore, quando con la polvere del suolo plasmò l uomo Adamo, una polvere che brilla capace di riflettere la sua Santità?». Questo pensiero ci commuove; su queste strade tutto ci riporta alla familiarità con il Signore, dal nome delle vie (Rua Menino Deus, Rua Nossa Senora de Fatima) agli azulejos davanti alle porte delle case esprimenti la devozione famigliare, dal suono costante dell Ave Maria di Fatima che si diffonde tra le vallate scandendo l incedere del tempo, al brillare delle stelle delle Galizia che preannunciano la vicinanza al Figlio del Tuono. Camminare e pregare, non si può fare altro con i piedi che da soli impongono una marcia, corrono verso la meta dove ci attende l amico e il testimone del Signore per fare festa nell anno giubilare. Quella festa che il Padre prepara per il Figlio che ritorna a Casa. E Santiago è la nostra Casa. La Casa di chi vuole imparare l umiltà, di chi si pone davanti all altro nella Verità, per condurlo a Cristo senza compromessi. In breve dallavicaria 19 ottobre Ore Auditorium San Girolamo Mons. Vincenzo Bertolone presenta la sua Lettera Pastorale 4 novembre Mons. Vincenzo Bertolone presiederà sull altare della chiesa della Santissima Trinità a Castrovillari, la Santa Messa in suffragio dei vescovi e dei presbiteri della diocesi defunti. 10

11 Don Papasso, mezzo secolo di fede di Giuseppe Arcidiacono Il 4 settembre la diocesi, ed in particolare la comunità parrocchiale di Doria, si è stretta in festa attorno a don Francesco Papasso. È stato il giorno del suo cinquantesimo anniversario di un sacerdozio quasi interamente (ben 47 anni) vissuti al servizio alla comunità doriana. Un momento di sincera gioia, di immensa gratitudine al Signore per il dono del sacerdozio nella persona di don Francesco, il quale con umile e gratuito spirito di donazione ha offerto il suo ministero alla diocesi e alla sua parrocchia in filiale obbedienza al vescovo del tempo, monsignor Barbieri. Dopo mezzo secolo, è stato monsignor Vincenzo Bertolone ad accogliere la gioia del dono della propria vita al Signore, nel servizio ai fratelli, manifesta sul viso commosso del sacerdote, accompagnato da una comunità visibilmente in festa e grata per il dono ricevuto nella persona del suo parroco. La celebrazione eucaristica, presieduta dal vescovo, è stata partecipata da numerosi fedeli, di diverse generazioni, sacerdoti della vicaria di Cassano, autorità locali e dai parenti di don Papasso. La gioia della comunione, attorno al nostro Pastore e al parroco, è continuata con un momento di agape fraterna, suggellando la gioia di un dono ricevuto e la speranza di nuove e Al centro don Francesco Papasso e il Vescovo insieme ai confratelli sante vocazioni, sull esempio di chi, come don Francesco, nel suo sì al Signore, ha dato la sua vita per l edificazione della nostra chiesa e per la gloria di Dio. Vicaria di Cassano Vita in movimento In breve dalla Vicaria Il Movimento per la vita ed il Centro di aiuto alla vita della diocesi di Cassano hanno rinnovato i propri rispettivi comitati direttivi. Sono stati nominati, per il Movi: Adele Omaggio (presidente), Dino Pittelli (vice-presidente), Vincenzo Campana (segretario), Martino Zuccaro (tesoriere), Salvatore Spezzano, Rosa Pistone, Salvatore Di Gesu, Tina Biscardi, Antonio Gatto e Antonietta Gioffrè (questi ultimi tre revisori dei conti). Per il Cav, invece, sono stati designati Rosella Maria Antonelli (presidente), Adele Leone (vice-presidente), Vincenzo Campana (segretario), Tina Biscardi (tesoriere), Maria Macrini, Adele Omaggio, Vera Basili e, in veste di revisori dei conti, Martino Zuccaro, Salvatore Spezzano e Domenico Francomano. A conclusione dei lavori per il rinnovo dei direttivi, è stato assegnato, per estrazione, il dipinto dal titolo Il bambino che non c è, un olio su tela generosamente donato dalla pittrice calabrese Rosalba Galeandro al Centro di aiuto alla vita. Nell opera primeggia un angelo posto dietro un ramoscello, il cui tronco è falciato: interruzione di una vita perchè quest opera è dedicata ad un bimbo che non c è più. La dea bendata ha premiato Sonia Grosso. Con le offerte raccolte sarà finanziato il progetto Gemma. Delia Lanzillotta 10 ottobre: Festa della Madonna del Rosario nella chiesa di Santa Maria della Consolazione, ad Altomonte; 6 novembre: Scuola di preghiera vocazionale, presso il seminario Giovanni Paolo I, a Cassano. all Jonio. Inizio ore

12 Secondo convegno catechistico Nei giorni 10 e 11 settembre 2010, nell auditorium parrocchiale di san Girolamo a Castrovillari, si è tenuto il secondo convegno catechistico diocesano. Sono stati due giorni di lavoro intenso che hanno visto riuniti, insieme al vescovo, sacerdoti, diaconi e aspiranti diaconi, seminaristi minori e maggiori, catechisti, educatori, insegnanti di religione e i movimenti e le aggregazioni laicali. I lavori hanno avuto inizio venerdì 11 settembre: dopo la preghiera d inizio, il moderatore don Giovanni Maurello ha dato la parola a monsignor Vincenzo Bertolone per il saluto. Poi è toccato al direttore dell Ucd, don Annunziato Laitano, introdurre i lavori specificando l obiettivo del convegno e i contenuti delle relazioni. Si è entrati nel merito della due giorni con don Andrea Fontana, responsabile del Servizio per il catecumenato dell arcidiocesi di Torino, con una relazione dal titolo La catechesi catecumenale: favorire la mentalità di fede. Dopo lo spazio riservato al dialogo con il relatore, il primo giorno si è concluso con la benedizione del vescovo. Giorno 12 settembre si è dato inizio alla seconda sessione dei lavori. Dopo la preghiera iniziale, il moderatore ha riepilogato quanto avevamo ascoltato il giorno precedente. Ha dato poi la parola a don Fontana per la relazione su Catechesi per la vita ecclesiale e per i sacramenti? A conclusione di questa riflessione, il moderatore ha dato spazio al dialogo, il quale è stato molto appassionato e coinvolgente. A seguire, il direttore dell Ucd ha rilevato alcune problematiche irrisolte e le loro conseguenze pastorali. Il convegno è terminato con la preghiera, auspicando che quanto ascoltato maturi nei nostri cuori al fine di divenire sempre più annunciatori del Regno di Dio. F.C. 12 l'approfondimento La domanda che di solito si ci pone è: quale utilità può avere un convegno in materia di formazione? «La nostra diocesi sta cercando di dimostrare che essi possono essere il trampolino di lancio per poter cominciare un discorso formativo che vada avanti per tutto l anno pastorale». Questa la risposta offerta dal direttore dell Ufficio catechistico diocesano, don Annunziato Laitano, durante l introduzione ai lavori del convegno. Esso, dunque, non può e non deve rimanere un evento a se stante, in modo da non dare alcun contributo ai singoli catechisti. Ragion per cui dall anno scorso, dopo il convegno catechistico, hanno inizio i corsi di formazione per catechisti nelle singole vicarie. «Sì, ci rende conto come sia necessaria una revisione attenta dei catechismi in essere, per fare in modo che i nostri ragazzi, possano conoscere Gesù Cristo per poi abbracciarlo. Se io non conosco un qualsiasi oggetto o persona come posso abbracciarlo nella mia vita?» Questa l opinione del vescovo, monsignor Vincenzo Bertolone. Dal canto suo, don Andrea Fontana ha sottolineato come «la comunità cristiana debba essere sempre più pronta a offrire itinerari di iniziazione cristiana e di catecumenato vero e proprio». Ciò ha dato modo di poter comprendere il ruolo determinante della comunità parrocchiale nella formazione e iniziazione dei ragazzi, come anche degli adulti: non è il singolo catechista che trasmette, ma la trasmissione della fede è compito di tutta la comunità. Ecco perché i nuovi itinerari di Ic vedono momenti comuni da dover passare insieme a tutta la comunità parrocchiale. Il convegno ha così completato il discorso circa la Ic iniziato l anno scorso e, speriamo avrà presto i suoi sbocchi pastorali. Ci rendiamo conto che tutti camminiamo insieme per annunciare alle genti il Cristo incarnato, morto e risorto. La catechesi della nostra Diocesi presenta anche altri momenti di catechesi per giovani e adulti, come l Ac, l Agesci, Cl, il Rinnovamento nello Spirito, il Cammino Neocatecumenale. Tutti, pur appartenendo a realtà differenti, facciamo un unica cosa, cioè annunciare Gesù Cristo. F.C.

13 A Mormanno l'avvio dell'anno pastorale Insegnanti di religione a... scuola Si è svolto l 11 settembre, nell auditorium della parrocchia di san Girolamo a Castrovillari, il corso annuale di aggiornamento degli insegnanti di religione. Dopo la preghiera iniziale, un breve ma intenso intervento di monsignor Vincenzo Bertolone, che ha consegnato a tutti gli insegnanti convenuti una lettera di auguri per il nuovo anno scolastico, ricca di esortazioni «ad un impegno quotidiano, ad essere modello di ascolto e di osservanza, ma soprattutto esempio». Subito dopo le tre relazioni previste per la giornata: la prima, sull insegnamento della religione cattolica nel contesto della scuola attuale, tenuta dal direttore dell Ufficio scuola diocesano, monsignor Silvio La Padula. La seconda sullo stato giuridico degli insegnanti di religione, affidata al funzionario dell ufficio scolastico della pubblica istruzione, Antonio Sessa, che ha offerto numerose delucidazioni inerenti l ampia tematica. La terza ed ultima, infine, sulla figura dell insegnante di religione cattolica tra teologia e scienze umane, curata dal direttore dell ufficio regionale Irc della Calabria, don Domenico Cicione Strangis. In coda, dopo un momento di confronto con i relatori, la preghiera ed i saluti che hanno chiuso la giornata di formazione. Rosanna La Polla Apertura il 7 settembre a Mormanno dell Anno pastorale diocesano con un una conferenza sulla liturgia delle ore. Di fronte al clero, il vescovo Vincenzo Bertolone ha tracciato le linee guida dell azione della Chiesa locale per i prossimi dodici mesi, incentrandola su tre filoni privilegiati (catechesi, fede, eucaristia) e individuando un obiettivo unico: «Far sì che l intera comunità diocesana possa rifuggire dai rischi dell originalità capricciosa e della ripetizione, per compiere uno sforzo di progettualità e creatività ed arricchire il proprio patrimonio umano e religioso, a livello comunitario e individuale e così migliorare la qualità della fede da incarnare nelle varie attività della vita». Nel corso della conferenza monsignor Bertolone ha reso noti la programmazione dei futuri incontri di formazione, di preghiera e dei campi vocazionali; la data e le modalità di avvio delle annuali attività dell Azione cattolica diocesana e delle altre aggregazioni laicali; i contenuti dei tanti appuntamenti spirituali e culturali in cantiere; i profili della terza lettera pastorale, la cui consegna e presentazione è prevista per la prima decade di ottobre. Il presule ha inoltre indicato le prossime tappe della visita pastorale che entro Natale toccherà tutti i centri dell Alto Jonio cosentino. Altrettanto spazio è stato dedicato al convegno con gli insegnanti di religione ed a quello catechistico svoltosi nell auditorium di san Girolamo, a Castrovillari. Grande attenzione è stata riservata altresì al convegno diocesano andato in scena il 30 settembre e il primo ottobre a Trebisacce. d.m. 13

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