PRESENTAZIONE DELLA RICERCA I DIRITTI DELLA DIFESA NEL PROCESSO PENALE

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1 UNIONE CAMERE PENALI ITALIANE COMMISSIONE SULLA QUALITA DEL PROCESSO PRESENTAZIONE DELLA RICERCA I DIRITTI DELLA DIFESA NEL PROCESSO PENALE EFFETTUATA IN COLLABORAZIONE CON L ISTITUTO DI RICERCA SUI SISTEMI GIUDIZIARI CNR BOLOGNA ED IL DIPARTIMENTO DI SCIENZE POLITICHE E SOCIALI DELL ALMA MATER STUDIORUM UNIVERISTA DI BOLOGNA La presente ricerca rappresenta il naturale evolversi delle ricerche effettuate negli anni 1992, 1995 e 2000 dall UCPI in collaborazione con l IRSIG-CNR di Bologna ed il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell Alma Mater Studiorum dell Università di Bologna. ll punto di partenza della ricerca è il questionario, predisposto ed utilizzato nell'anno 2000, aggiornato ed arricchito con temi nuovi che ci sono sembrati rilevanti al fine di comprendere lo stato di salute del processo penale nel nostro paese. Diversa è la tecnica di rilevazione, allora attuata attraverso intervista telefonica, oggi attraverso trasmissione online. L indagine ha interessato l intero territorio nazionale ed ha coinvolto tutte le Camere Penali; si è svolta nel periodo giugno/luglio 2013 e sono stati raccolti 1265 questionari a fronte dei circa 4100 inviati. Il nominativo degli Avvocati è stato estratto in maniera casuale dall elenco degli iscritti alle Camere Penali che avevano prestato il consenso alla trattazione dei loro dati; il numero di Avvocati cui inviare il questionario è stato individuato in proporzione all ampiezza della Camera Penale di appartenenza. La ricerca è suddivisa in tre parti: la prima è relativa alla fase delle indagini preliminari;

2 la seconda riguarda il dibattimento; la terza si occupa del nostro essere Avvocati. La ricerca, pensata, elaborata ed effettuata ancora una volta in collaborazione tra UCPI, IRSIG-CNR Bologna, in persona del Prof. Giuseppe Di Federico, ed il Dipartimento di scienze politiche e sociali dell'alma Mater Studiorum Università di Bologna, in persona del Prof. Michele Sapignoli, seppure terminata dal punto di vista della raccolta dei dati, è tuttora in fase di elaborazione con la conseguenza che la valutazione di variabili non ancora analizzate potrebbe modificarne l interpretazione. I risultati della ricerca saranno oggetto di prossima pubblicazione che sarà presentata dall UCPI nel corso di una iniziativa specifica in data da destinarsi, alla quale seguiranno le iniziative delle Camere Penali. Si analizzeranno di seguito solo alcuni dei risultati della ricerca, in particolare alcune domande e risposte relative alla fase delle indagini preliminari ed alcune domande e risposte relative al dibattimento. LA FASE DELLE INDAGINI PRELIMINARI La ricerca offre importanti spunti di riflessione e discussione in merito alla discrezionalità riconosciuta al P.M., sia rispetto alla scelta dei reati da perseguire ed alle tecniche di indagine, sia rispetto alla nota problematica relativa al momento della iscrizione del nominativo della persona sottoposta alle indagini nel registro delle notizie di reato. Il 60% degli Avvocati alla domanda se vi siano differenze tra sostituto e sostituto nell individuare le priorità nel perseguimento dei reati afferma che vi sono differenze rilevanti; il 25% ritiene che vi siano differenze ma di poco conto; per il 36% le priorità variano a seconda dei riconoscimenti esterni. 2

3 Rispetto al ritardo nell iscrizione del nominativo dell indagato nel registro delle notizie di reato al fine di protrarre le indagini, il 36% risponde che si verifica frequentemente; il 29% che si verifica raramente (ma comunque si verifica!). Risposta percentualmente simile alla domanda se si verifichino casi di iscrizione nel registro ignoti, o in quello atti non costituenti reato, solo successivamente iscritti nel registro noti al fine di dilatare il termine delle indagini, il 32% ritiene che ciò si verifichi frequentemente ed il 30% raramente. Nel campo intercettazioni telefoniche il 48% degli Avvocati afferma che nei casi dal lui trattati il P.M., rispetto alle esigenze investigative, ha fatto un uso eccessivo delle intercettazioni mentre il 40% lo ritiene adeguato; il 68% afferma che sempre o quasi sempre il Gip accoglie la richiesta di intercettazioni telefoniche ed il 67% ritiene che il Gip accolga sempre o quasi sempre la richiesta di proroga delle intercettazioni telefoniche. Allarmante, seppure noto, il dato relativo alla intercettazione dei colloqui tra indagato e difensore, ma ancor più allarmante in quanto con la domanda non si limitava a chiedere se avvengano intercettazioni ma anche se i colloqui intercettati siano trascritti: il 36% ritiene che accada seppure poche volte, il 21% ritiene che accada di frequente. Abbastanza frequente per il 41% è l uso non corretto che si fa della misura cautelare mentre il 26% ritiene che l uso non corretto sia frequente ed il 19% molto frequente. Le misure alternative al carcere per il 73% degli intervistati sono poco utilizzate, solo il 19% ritiene che di regola sono utilizzate quando è possibile. Accade di frequente per il 36% degli intervistati che il P.M. influenzi il teste prospettandogli conseguenze negative qualora il medesimo non collabori, per il 34% ciò accade poco frequentemente. 3

4 Nei processi ordinari i testimoni sono sempre o quasi sempre ascoltati dalla polizia giudiziaria (67%) mentre nei processi di grande rilevanza sono ascoltati prevalentemente dal P.M. (44%). Per quanto riguarda la valutazione del giudice circa le indagini difensive, il 69% ritiene che venga riconosciuto valore prevalente alla indagini del P.M.; le ordinanze di proroga delle indagini per l 87% degli intervistati nella maggioranza dei casi non sono adeguatamente motivate. Questo è il terreno scosceso ed insidioso nel quale si svolgono le indagini preliminari dove troppe volte, anche a causa dell assenza di un giudice che sia effettivamente garante della legalità, si dilatano a piacimento i tempi, ovvero si sceglie il momento in cui iscrivere un determinato soggetto nel registro degli indagati, si aprono e si chiudono procedimenti a carico di ignoti che poi diventano noti, ovvero si ottengono pressoché in automatico proroghe dei termini delle indagini IL DIBATTIMENTO Il dibattimento rappresenta ancora, nonostante molti procedimenti penali si risolvano con il ricorso ai riti alternativi, il cuore del processo e la fase dell assunzione delle prove, dell esame e del controesame, è il momento cruciale nel quale si decide l esito del processo. È quindi naturale conseguenza che l arte dell esame e del controesame, dote innata per alcuni, sia parte integrante del bagaglio culturale e professionale dell Avvocato. Eppure, con senso di responsabilità e correttezza, il 50% di coloro che hanno risposto al questionario, alla domanda se accusa e difesa abbiano imparato a valorizzare l esame diretto ed incrociato dei testimoni, rispondono che entrambe le parti ancora oggi hanno dei problemi. 4

5 Non si può però non evidenziare che a rendere ancor più difficoltosa questa delicata fase concorra fortemente l atteggiamento del giudicante. Dalla ricerca emerge che per il 59% degli Avvocati che hanno risposto al questionario, il Giudice rispetta solo a volte il disposto di cui all art. 506 cpp, mentre per il 28% non lo rispetta mai. È evidente che intromettersi in maniera impropria, interrompendo l esame condotto dalle parti, calpestando il disposto di cui all art. 506 cpp, determina l alterazione del naturale processo, dell iter logico dell esame e del controesame. Ad aggravare la situazione concorre la consuetudine del giudicante a porre al teste domande suggestive che avviene per il 59% degli intervistati. E ove ciò non fosse ancora sufficiente a dimostrare le anomalie del dibattimento, per il 68% degli intervistati il giudice nel corso dell esame dei testimoni amplia il tema di prova. Egualmente rilevante è il ricorso da parte del giudice all art. 507 cpp che avviene per il 55% spesso, il 39% ritiene che avvenga raramente. La percentuale però schizza verso l alto in relazione al ricorso all art. 507 cpp se richiesto dall accusa, atteso che il 62% ritiene che il giudice si avvalga dell art. 507 per colmare lacune dell accusa. Il fastidio che, purtroppo, a volte si respira nelle aule di giustizia per il principio del contraddittorio è dimostrato dalla richiesta del giudicante, per esperienza quotidiana spesso insistente soprattutto rispetto ai Colleghi giovani o con poca esperienza, di prestare il consenso all acquisizione dei verbali di sommarie informazioni rese dal testimone nel corso delle indagini preliminari nel caso in cui il medesimo non sia presente all udienza. Il 64% degli intervistati afferma che la richiesta di consenso avvenga spesso/sempre; per il 32% avviene a volte. 5

6 Grave, ed anche questo dato conferma una prassi da ostacolare, la circostanza che emerge dalla domanda se il giudice abbia fatto capire all avvocato che non prestare il consenso all acquisizione potrà essere valutato al fine della determinazione del trattamento sanzionatorio: seppure il 35% ritiene che ciò non accada mai, il 33% ritiene che accada a volte, il 12% che accade spesso/sempre, il 15% afferma invece non essergli mai capitato ma di essere a conoscenza che ciò accada. Rispetto al tema delle maggiori garanzie che l organo collegiale dovrebbe offrire, in realtà la collegialità sembra spesso solo apparente atteso che il 38% pensa che accada spesso che non vi sia una effettiva partecipazione di tutti i componenti il Collegio alla formazione della decisione; il 29% afferma che ciò si verifica qualche volta mentre il 6% pensa che ciò accada sempre. Ultima, ma non meno importante, è la riflessione circa l eguaglianza di trattamento o, meglio, se si riscontrino differenze nel rispetto delle regole procedurali quando trattasi di imputati di reati di criminalità organizzata. Seppure il 45% affermi di non sapere rispondere o di non intendere rispondere, il 36% afferma che generalmente nei processi di criminalità organizzata vi è la tendenza da parte del Collegio a comprimere le garanzie difensive. Sarà interessante verificare, all esito della elaborazione dei dati raccolti, anche in relazione al non sapere o volere rispondere, la provenienza geografica o meglio il territorio nel quale operano coloro che hanno risposto al questionario in un modo o nell altro. La conclusione che si può trarre dalla ricerca, a distanza di 13 anni dall introduzione in Costituzione del principio del giusto processo, che dovrebbe svolgersi nel contraddittorio tra le parti in posizione di parità, davanti ad un giudice terzo ed imparziale, è che siamo ancora molto lontani dall attuazione di quel principio e che forse sempre più ci allontaniamo, perché sono fortemente sedimentate prassi che assai 6

7 distanti sono dal principio del giusto processo per l introduzione del quale, è giusto ricordarlo, l UCPI si è strenuamente battuta e con orgoglio possiamo dire che anche grazie all opera incessante dell UCPI il principio del giusto processo è oggi costituzionalizzato. Residuano però ancora oggi troppi fantasmi del passato, un forte attaccamento al rito inquisitorio, una incapacità del giudicante di accettare il nuovo ruolo che gli impone di essere all oscuro di quanto capitato nel corso delle indagini, una insana voglia di gestire il testimone intromettendosi nell esame e cercando, a volte, di condurlo per mano. Quando l elaborazione dei dati sarà terminata sarà possibile con maggior precisione e senza margini di dubbio verificare se ciò che oggi emerge corrisponda a ciò che effettivamente capita. Importante sarà quindi la divulgazione dei dati definitivi che saranno, come già detto, pubblicati perché certamente si apriranno dibattiti e confronti che speriamo generino cambiamenti. Per questo auspico, ma sono certa che anche in questa occasione le singole Camere Penali mostreranno la loro forza ed il loro valore, che la pubblicazione sia divulgata attraverso iniziative mirate da parte delle Camere Penali per dimostrare ancora una volta, come già avvenne con la ricerca in collaborazione con Eursipes ed in tante altre occasioni, che l UCPI è una associazione di donne ed uomini che discute e propone, che fonda i propri ragionamenti su dati concreti, reali e che sulla base di questi indica, da sempre, riforme necessarie e serie. Ringraziamenti: ai Professori Di Federico e Sapignoli va il ringraziamento dell Ucpi ed il mio personale, che è certamente dovuto e doveroso ma è, altresì, sincero e non solo per la competenza e la passione che li accomuna nello studio del processo penale e dei temi dalla giustizia ma, anche, per il loro fare 7

8 gentile, per la disponibilità mostrata e per la capacità, non comune, di ascoltare; ringrazio il Presidente e la Giunta per avermi affidato il compito di coordinare questa ricerca e per i suggerimenti che in corso d opera ci hanno fornito; ringrazio Chiara, Daniela, Elena e Rosalia della segreteria Ucpi per la disponibilità e la cortesia; ringrazio i Colleghi e gli Amici che si sono prestati a fare da cavia per sperimentare la congruità e la comprensibilità del questionario e quindi, in ordine alfabetico, grazie a Renato Borzone (CP Roma), Francesco Cardile (CP Bologna), Lodovica Giorgi (CP Lucca), Franco Oliva (CP Bologna), Stefano Pellegrini (CP Genova), Mariano Rossetti (CP Bologna), Eriberto Rosso (CP Firenze), Giovanni Sacchi Morsiani (CP Bologna), Annalisa Senese (CP Napoli), Alessandro Sivelli (CP Modena), Lorenzo Zilletti (CP Firenze); ringrazio tutti i Colleghi che rispondendo al questionario hanno reso possibile questa ricerca e ringrazio tutti i Presidenti delle Camere Penali per l aiuto fornitoci nel compulsare la compilazione dei questionari; ringrazio Andrea Lazzoni Responsabile dell Osservatorio Investigazioni difensive per lo scambio di opinioni; da ultimo, un ringraziamento particolare agli Amici Antonella Rimondi ed Ettore Grenci della Camera Penale Franco Bricola di Bologna, che con passione e dimostrando vero spirito di servizio non hanno esitato a fornire il loro prezioso contributo nella elaborazione delle domande. Genova, 27 settembre 2013 Il Responsabile della Commissione Avv. Elisabetta d Errico 8

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