LA VOCE DELLA SCUOLA APOSTOLICA

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1 LA VOCE DELLA SCUOLA APOSTOLICA 2 Chi è Gesù di Nazaret Uno sguardo storico 2 1

2 Sommario SCUOLA APOSTOLICA S. CUORE ALBINO (BERGAMO), VIA PADRE DEHON 1 Caro lettore, ti presentiamo in questo numero la seconda parte dello studio su Gesù di Nazaret. Essa comprende il tempo della sua vita pubblica, la parola e gli insegnamenti che ci ha lasciato, il modo con cui ha presentato il suo messaggio e come le prime comunità con gli apostoli abbiano raccolto tutto nei vangeli. Buona lettura. La redazione Hanno collaborato: Albiero Giuseppe Comotti Ambrogio Cortesi Lorenzo Figini Roberta Gherardi Armando Tonin Flavio Gesù storicamente ineliminabile 5 Gesù un grande comunicatore 8 Le parabole 10 Legge o coscienza 16 Ne scelse dodici 20 Gli evangelisti 24 Il volto umano di Cristo 26 Cari amici e benefattori, ve l avevamo promesso: ecco un secondo fascicolo sulla figura di Gesù di Nazaret. Attraverso la lettura di queste pagine, crediamo di offrirvi un aiuto per una migliore conoscenza e maggior amore verso Gesù, il figlio dell uomo, il figlio di Dio. Duemila anni fa, gli apostoli, i discepoli e gli evangelisti, seguendo Gesù, raccontarono e spiegarono, a voce e con gli scritti, tutto ciò che avevano visto e creduto di Lui. Restano i primi testimoni della sua vita, i più veri e attendibili. Oggi tocca a noi raccontare ad altri ciò che abbiamo ricevuto dagli apostoli. La lettura di queste pagine, rinverdirà e arricchirà i nostri ricordi. Come i primi cristiani, ma soprattutto gli apostoli, erano certi di vedere in quel galileo Gesù di Nazaret il figlio di Dio ed esprimevano questa loro certezza con la fede, così succeda ad ognuno di noi. Come sapete la Scuola Apostolica s. Cuore è impegnata ad accogliere persone che vogliono approfondire la conoscenza di Gesù. Conoscenza che diventa vita, personale e sociale. Tutto questo, grazie anche alla vostra collaborazione. Che anche queste pagine raggiungano questo scopo. È il nostro augurio. Con stima sincera. p. Armando Gherardi e comunità Qui missionari 28 Controlli il suo indirizzo che sia completo di nominativo, di via e numero civico. La causale del versamento va inserita solo nell apposito spazio, non sul retro. 2 3

3 «La felicità è di coloro che si sentono poveri perché di essi è il regno dei cieli. La felicità è di coloro che si sentono afflitti, perché saranno consolati. La felicità è di coloro che si sentono miti, perché erediteranno la terra. La felicità è di coloro che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. La felicità è di coloro che si sentono misericordiosi, perché troveranno misericordia La felicità è di coloro che si sentono puri di cuore, perché vedranno Dio. La felicità è di coloro che si sentono operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. La felicità è di coloro che si sentono perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. La felicità sarà vostra, quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.». Lc 6, Gesù storicamente ineliminabile «Ci troviamo di fronte a una figura di Gesù che è storicamente singolare e inedita; che resiste a ogni facile tentativo di omologazione a tipologie precostituite. È una personalità forte e inerme, accessibile e tagliente, modesta e con pretese inaudite, insignificante nel senso delle misure umane di grandezza e insieme capace di far tremare i potenti. È la figura di uno che è passato come una meteora (due, tre anni di attività pubblica: appena il tempo di farsi conoscere). Di uno che ha concluso la sua opera in maniera fallimentare, scaricato e abbandonato da tutti quelli che avevano potere; emarginato e eliminato come un essere nocivo per il consorzio umano. Eppure è una figura ineliminabile, presente nella storia del suo tempo. Una figura che sa suscitare entusiasmo e paura, riconosciuta ben presto da alcuni come profetica, santa, saggia e di riformatore; da altri, come figura di un pericoloso sovvertitore. Gesù appare capace di dare senso e riscatto alle umiliazioni del suo popolo, capace di aprire orizzonti religiosi imprevisti e nello stesso tempo capace di urtare, di rompere con le idee ricevute, di suscitare divisioni. Sembra dire cose nuove e sconvolgenti, e però si colloca nel quadro delle tradizioni del suo popolo, in continuità col linguaggio della sua gente.» card. Carlo Maria Martini 4 5

4 Gesù entra nella storia giudaica Rivoluzionario o riformatore? All inizio dell era cristiana, il giudaismo sembra sfociare in un vicolo cieco. Lungo tutto il corso della sua storia, nonostante le peggiori delusioni, non aveva mai rinunciato alla sua speranza di un felice esito finale. Ma ogni volta che aveva creduto di raggiungere la meta, l orizzonte si era fatto più lontano ed era apparso un nuovo e lungo cammino da percorrere. All improvviso entra in scena un personaggio sconosciuto: un certo Gesù proveniente dal villaggio galileo di Nazaret. Costui osa proclamare che «il tempo è compiuto» e che «il regno di Dio è vicino». Intorno a lui, tutto sembra mettersi immediatamente in movimento. Quelli che aderiscono a lui possono effettivamente credere che si stia p r o d u c e n d o una mutazione radicale del corso delle cose. Dove egli arriva, la vita si risveglia, i malati e gli invalidi si rialzano guariti, i ciechi vedono, la natura stessa sembra essere percorsa da un fremito nuovo. E soprattutto fiorisce un mondo di tenerezza e di amore fin d allora insospettato: l escluso si vede tendere la mano; la prostituta, disprezzata da quelli stessi che la pagano, si scopre accettata e compresa in ciò che ha di più puro dentro di sé. La parola di Gesù smaschera le ipocrisie e denuncia le paure che si nascondono dietro le convenzioni che opprimono la gente, comprese quelle imposte dalla religione. I piccoli, i poveri, quelli che non contano nulla, quelli che si sono chiusi nel proprio senso di colpa possono finalmente rialzare la testa e guardare con fiducia al futuro. Appare un mondo di grazia. Gesù non si presenta come un rivoluzionario politico e neppure come un riformatore religioso. Non ha altra pretesa se non quella di condurre i suoi discepoli fino in fondo alla strada aperta dalla rivelazione giudaica. Ma quando parla di Dio, è evidente che lo concepisce in un modo incredibilmente nuovo. Attraverso i suoi gesti e le sue parole, colui che egli chiama «il Padre mio» sembra farsi infinitamente vicino all uomo. Perdendo quel volto terribile e vendicatore con cui l uomo tante volte lo percepisce, appare soltanto come misericordia e dono. Gesù appare anche pericoloso: la sua parola e il suo atteggiamento rimettono in discussione troppo profondamente l uomo. Davanti a lui, quelli che vivono facendosi forti dei loro privilegi sociali, intellettuali, religiosi, si sentono mancare la terra sotto i piedi. Persino coloro che lo seguono appaiono ben presto sconcertati di fronte alla trasformazione che quel maestro esige da loro. Dopo circa due anni di attività, Gesù muore rifiutato da tutti e apparentemente abbandonato anche da quel Padre in nome del quale parlava. Inchiodato su una croce, nudo, lancerà un ultimo grido, «Dio mio, Dio mio: perché mi hai abbandonato?». 6 7

5 Gesù, un grande comunicatore L insegnamento di Gesù, qualsiasi forma assuma, richiama le grandi tradizioni di Israele, del profetismo e della sapienza. Gesù stesso, a più riprese, non intende dire una cosa diversa da ciò che le Scritture hanno già trasmesso. Ma, per altro verso, questo insegnamento si distingue da quello precedente: Fu detto agli antichi ma io vi dico. Questo insegnamento si esprime in diverse forme. Gesù usa la parabola a fianco del discorso nel senso più consueto del termine. Usa il dialogo, sia con i suoi discepoli, sia con le persone che incontra, sia con i farisei e i conoscitori della legge e sia con i rappresentanti delle diverse correnti del giudaismo come i sadducei. In quest ultimo caso, il dialogo può assumere l andamento della polemica. Anche miracoli e prodigi sono una forma di comunicazione e di linguaggio. Essi occupano uno spazio abbastanza ampio nel racconto evangelico ma non hanno l importanza che talvolta si attribuisce loro. Sono la testimonianza di un epoca per la quale, sia presso i pagani che presso i giudei, gli uomini eccezionali, causa la loro autorità, la loro sapienza (filosofi, maestri ) o per la loro santità, compivano necessariamente dei miracoli. Molti di questi racconti, riportati secondo le conoscenze limitate mediche del tempo o secondo un insieme di loro credenze che non sono più le nostre, erano destinati a legittimare o a confermare l autorità, la sapienza o la santità del loro autore. È caratteristico dei vangeli essere relativamente discreti rispetto a questo genere di episodi, miracoli e prodigi che tuttavia sono riferiti abbondantemente. La parabola, una forza dirompente Così scrive San Marco nel suo vangelo: Con molte parabole di questo genere Gesù annunciava loro la Parola Senza parabole non parlava loro, ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa. La parabola è la forma preferita da Gesù per insegnare. Lo stesso Gesù è una parabola, un immagine parlante, Immagine del Dio invisibile. Molte volte e in molte maniere Dio ha parlato all umanità. In questi ultimi tempi, Dio ha parlato col suo Figlio. Con la sua persona storica Gesù rivela il volto del Padre e i suoi disegni sull uomo. Quindi Gesù parlando, preferisce esprimersi per ciò che lui è: una Parabola che parla in parabole! Una scelta efficace La parabola è il linguaggio dell immagine. Con esso vengono trasmessi i sensi profondi della vita, usando le piccole storie della vita stessa. La parabola è un linguaggio più a dimensione umana. Non chiude la verità dentro gli schemi rigidi della logica ma la sfuma dietro le sembianze di un immagine e di una piccola storia. Mentre il concetto astratto a volte indebolisce i motivi dell assenso o del rifiuto, la parabola non costringe nessuno perché essa propone alla persona una verità chiaramente intuita ma non del tutto definita. Essa rispetta la libertà dell uomo e lo chiama a una condivisione e a una compromissione gioiosa. La parabola è un appello a tutta la persona più che alla sola ragione. Ecco perché quando Gesù parla, la gente lo capisce, gli rende testimonianza e ne intuisce la serietà e la portata. E così il messaggio arriva. 8 9

6 Conosciamo le parabole? Gli sguardi del fariseo e del pubblicano Proprio attraverso la parabola, Cristo è stato uno straordinario predicatore: con le sue parole partiva spesso dai loro piedi che si muovevano su terreni aridi ove i semi faticavano ad attecchire, su spiagge ove si tiravano a riva le reti della pesca, su dirupi ove si smarrivano le pecore, su pavimenti terrosi ove si perdevano le monetine e così via. La sua è una galleria di figure umane quotidiane come contadini, pescatori, braccianti, amministratori, figli difficili, casalinghe, portieri e domestici, magistrati inerti, vedove indifese, muratori, bambini nelle piazze e tanti altri, compresi gli animali domestici persino velenosi, come lo scorpione bianco palestinese. Il seminatore Mt 13,1 Il seme che cresce da solo Mc 4,26 La zizzania, Mt 13,24 Il grano di senape e il lievito, Mt 13,31 Il tesoro nel campo e la pietra preziosa, Mt 13,44 La rete gettata in mare, Mt 13,47 La pecorella smarrita, Mt. 18,22 Lc 15,4 La moneta perduta, Lc 15,8 Il figlio prodigo, Lc 15,12 Il ladro di notte, Lc 12,39 L amministratore fedele e saggio, Lc 12,42 Debitori e giudici, Lc 12,58 Il fico: foglie tante, niente frutti, Mc 13,20 Un padrone torna tardi, Mc 13,33 Pianificare prima di agire, Lc 14,28 Il servo vigile e attento, Lc 17,7 Casa sulla roccia, casa sulla sabbia, Lc 6,47 Gli invitati al banchetto, Mt 22,2 - Lc 14,16 I talenti, Mt 25,14 I due debitori, Lc 7,41 L amico indiscreto, Lc 11,5 L impiegato scorretto, Lc 16,1 La vedova e il giudice inflessibile, Lc 18,1 Il signore comprensivo e l impiegato crudele, Mt 18,1 Il no e il si dei due figli, Mt 21,25 I cattivi operai della vigna, Mt 21,33 Le dieci ragazze, Mt 25,1 Il buon samaritano, Lc 10,25 Il ricco stolto, Lc 12,13 Lazzaro e il ricco, Lc 16,19 Il fariseo e il pubblicano, Lc 18,9 Disse ancora questa per alcuni che avevano l intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri; e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico: questi, a differenza dell altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato» (Lc 18,9-14)

7 IL CANTO DELLA MISERICORDIA: un figlio testardo «Un uomo aveva due figli. Il più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci, ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, si commosse, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare; mettetegli l anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli risposte: Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si indignò e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostituite, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Il padre gli rispose Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato» (Lc 15,1 32). L ARTE DI FARSI PROSSIMO: un samaritano buono Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all albergatore, dicendo. Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Và e anche tu fa così» (Lc 10,25-37)

8 PECORE E CAPRI: il giudizio finale «Quando il Figlio dell uomo verrà nella sua gloria e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: Venite benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno. Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti? : E il re risponderà loro: In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l avete fatto a me. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch essi allora risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo servito?. Allora egli risponderà loro: In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l avete fatto a me. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna» (Mt 25,31-46). IL RICCO STOLTO I DUE FIGLI Gesù disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così, disse: Demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e divertiti!. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio» (Lc 12,12 21) «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: Figlio, oggi va a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Non ne ho voglia. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: Sì, signore. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia e non gli avete creduto. I pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti così da credergli» (Mt 21,28-32).

9 Legge o coscienza? La sua convivialità Il popolo ebraico aveva costruito attorno al sabato la propria esistenza. Il riposo del sabato era giustissimo ma le norme e gli usi avevano schiacciato l uomo. Un sabato talmente sacro, talmente contornato da leggi che nessuno poteva muovere un dito: non si poteva neppure accendere il fuoco, né mangiare l uovo di una gallina fatto in giorno di sabato. Ancor oggi di sabato non si può preparare il cibo né girare l interruttore della luce. La legge è per l uomo e non l uomo per la legge! dirà con forza Gesù. Egli si trova in mezzo a queste leggi e rompe ogni legame che renda la vita assurda: cammina, quando non era permesso camminare; guarisce quando non era permesso guarire; fa portare un letto a un ammalato quando era vietato; entra in contatto con i lebbrosi quando era assolutamente proibito; si lascia toccare da donne ammalate e peccatrici: tabù di impurità per la legge. Non digiuna quando era obbligatorio digiunare, non si lava le mani quando era consuetudine farlo. In pratica, Gesù rompe tutto ciò che non è Parola di Dio ma solo tradizione degli uomini e di alcuni uomini. La legge che aveva la funzione di portare un popolo verso la libertà; aveva invece ridotto l uomo a servitore della legge. Una legge addirittura imposta in nome di Dio. Il vangelo svela un Gesù attento al pericolo che il formalismo religioso invada la libertà di adesione. Un Gesù attento al pericolo che il culto della forma, dell immagine, dell apparire capovolga e corroda il rapporto con Dio, con sé e con gli altri. Compiere gesti, dire formule, eseguire riti è solo religione esteriore se il cuore è assente! La vera religione si misura sulla coscienza: il richiamo alla coscienza è il punto base e conclusivo di ogni discorso di Gesù. Uno dei punti più belli e interessanti della comunicazione di Gesù è quel suo condividere i pasti con tutti, anche se questo modo di agire violava norme secolari del popolo di Israele. I pranzi condivisi, aperti a tutti, sono stati per Gesù una delle occasioni privilegiate in cui spiegare il concetto di Regno di Dio. Privilegiando il mangiare insieme, Gesù rompeva la forma di separazione stabilita proprio dalla società civile, così ligia alle differenze di classe nei banchetti. I pranzi di Gesù occupano uno spazio significativo nella tradizione evangelica. Lo troviamo quando dà da mangiare a una moltitudine affamata nel deserto. Seduto al tavolo nelle famiglie, nelle cene, l ultima con i suoi discepoli, in casa di Marta e Maria, a pranzo con Zaccheo con amici o in casa di Simone. Fu così fondamentale per lui condividere i pasti che dopo risorto, i suoi discepoli lo riconobbero allo spezzare il pane. La vita di Gesù, e ancor più la sua morte, non la si capisce se non si intuisce quanto rivoluzionario fu il gesto di condividere il mangiare con tutti. Ha mangiato anche con quelli che non godevano buona reputazione. I vangeli ce lo raccontano a tavola di Levi con gli esattori delle imposte. Lo raccomanderà anche ai suoi discepoli: Restate nella casa di chi vi offre ospitalità, mangiando o bevendo ciò che vi daranno. I farisei avevano capito la forza rivoluzionaria del sedersi a tavola con tutti: Perché il vostro maestro mangia con pubblicani e peccatori? diranno. Gesù stesso l aveva capito quando un giorno disse: Viene il figlio dell uomo che mangia e beve e voi dite ecco lì un mangione e bevone, amico dei pubblicani e dei peccatori!. La condivisione conviviale, con chiunque, fu un segno legato alla missione di Salvatore. Lo ripeterà spesso: il regno di Dio è un grande banchetto in cui c è posto per tutti e a cui tutti sono invitati specialmente storpi, ciechi, paralatici, indigenti. Gesù non volle rinunciare a questo gesto di controtendenza perché questo suo condividere il cibo, esprimeva un segno, e realizzava quel Regno di Dio che andava predicando e l eucarestia che nell ultima cena avrebbe istituito.

10 Le beatitudini Pregate così Le Beatitudini sono il portale grandioso del discorso della montagna. Qualcuno le ha definite: le righe più indigeste del vangelo. Meditare su queste paradossali parole di Gesù ha un grande senso anche oggi. Le beatitudini non sono semplici enunciati dottrinali, ascetici o morali ma rappresentano una vera e propria carta costituzionale del cristianesimo, in quanto esse, descrivendo l identità stessa di Gesù, diventano nello stesso tempo un programma di vita cristiana, una sorta di diario di bordo per chi vuole incamminarsi sulle orme di Cristo. Gesù ha vissuto le Beatitudini, e solo dopo averle vissute, le ha proposte. Esso sono il suo autoritratto; tracciano il suo profilo interiore di vero Dio in carne umana. Prima di essere un programma predicato sul monte, le Beatitudini sono la sua autobiografia: rivelano, il suo stile, le sue scelte vitali. Contemplando la vita di Gesù povero, mite, puro, misericordioso, assetato di amore e di giustizia, operatore di pace, perseguitato e sofferente è possibile ricostruire poi tutto il discorso della montagna, cominciando proprio dalle Beatitudini. Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Gesù, arrivata la sera, si ritirava spesso da solo, a pregare. Gli apostoli devono averlo visto tante volte. E devono essere stati sempre colpiti dal come pregava. Un giorno gli chiesero: Maestro, insegnaci a pregare!. Voi dunque pregate così. E nasce quella stupenda preghiera del Padre nostro Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male.

11 NE SCELSE DODICI Nel vangelo di Marco, troviamo ad un certo punto la frase: Chiamò presso di sé quelli che volle; ed essi si avvicinarono a lui. Quindi ne costituì dodici perché stessero con lui, potesse mandarli a predicare, avessero il potere di guarire le infermità e di scacciare i demoni. Come dire: pensando al futuro, in che mani pongo il mio messaggio di salvezza? Chi porterà avanti il Regno di Dio? Chiamò i dodici Apostoli. Apostolo: dal greco, significa colui che viene inviato da qualcuno che ha l autorità di farlo, per svolgere una missione (non necessariamente religiosa). Nella religione cristiana indica un discepolo del gruppo dei dodici scelti da Gesù per prepararli e poi inviarli ad annunciare il suo Evangelo di salvezza (At. 14,15). Ognuno di loro fu chiamato personalmente per tale missione. La loro autorità derivò dal fatto che furono testimoni di Cristo e della sua resurrezione (At 1,22) e perciò godettero autorità (non superiorità) nella Chiesa. Simone, chiamato Pietro dallo stesso Gesù in quanto egli fu la pietra iniziale della comunità cristiana. Originario di Betsaida, località posta sulle rive del lago di Galilea, pescatore, fratello di Andrea, morì crocifisso a testa in giù, perché non si considerò degno di morire crocifisso come il Maestro. Fu ucciso nel 67 d.c. durante le persecuzioni anti cristiane ordinate dall imperatore Nerone. Viene festeggiato il 29 giugno. Andrea, pescatore, fratello di Simon Pietro, morì crocifisso nel 60 d.c. su una croce decussata (croce a forma di X) a Patrasso, nella regione greca dell Acaia. Dalla sua morte, tale croce decussata prende il nome di: croce di Sant Andrea. Viene festeggiato il 30 novembre. Giovanni, figlio di Zebedeo, fratello di Giacomo, pescatore originario anch egli di Betsaida, autore dell unico vangelo non sinottico, di alcune Lettere e dell Apocalisse. Fu l unico apostolo non martirizzato. Morì a Efeso nel 107 d.c. Viene festeggiato il 27 dicembre. Giacomo di Zebedeo, pescatore, fratello di Giovanni, viene chiamato così per distinguerlo da Giacomo di Alfeo; predicò in Spagna dove fondò la prima comunità cristiana. Al suo ritorno venne martirizzato da Erode Agrippa I. È venerato a Santiago de Compostela e viene festeggiato il 25 luglio. Filippo, pescatore, originario di Betsaida. Secondo la tradizione cristiana morì crocifisso nell 80 d.c. nella città di Hierapolis. La sua crocifissione è raffigurata in un bellissimo quadro di Josè Ribeira. Viene festeggiato il 3 maggio. Matteo chiamato Levi, esattore delle tasse, originario di Cafarnao, autore di uno dei tre vangeli sinottici; morì martirizzato in Etiopia. Le sue reliquie sono conservate nel duomo della città di Salerno. Viene festeggiato il 21 settembre. Tommaso, originario della Palestina, noto per la sua incredulità nell accettare di avere davanti il Cristo Risorto. Predicò in Siria e poi in India dove venne ucciso trafitto da una lancia nella cittadina di Mylapore nel 72 d.c. Bartolomeo, chiamato Natanaele, originario della città di Cana in Galilea. Morí scuoiato vivo tra il 60 e il 68 d.c. in Siria, dove fondò la prima comunità cristiana. Viene festeggiato il 24 agosto. Giacomo di Alfeo, autore della prima delle Lettere Cattoliche. Morì in Palestina nel 62 d.c. ucciso a bastonate dopo essere stato gettato dalle mura del tempio. Viene festeggiato il 3 maggio. Giuda Taddeo, fratello di Giacomo di Alfeo. Morí lapidato nella lontana Persia intorno al 70 d.c. dove aveva fondato la prima comunità cristiana. Egli è il padre fondatore dei cattolici armeni. Viene festeggiato il 28 ottobre. Simone lo Zelota detto anche il Cananeo per distinguerlo da Simon Pietro. Originario della Palestina predicò in Egitto e in Siria dove morì martirizzato dopo essere stato segato e fatto a pezzi. Viene festeggiato il 28 ottobre. Giuda Iscariota, colui che tradì il Maestro. Dopo aver consegnato Gesù al Sinedrio, si impiccò, gettando le trenta monete per le quali lo aveva tradito. Mattia, fu discepolo di Gesù, scelto per sostituire Giuda Iscariota nel collegio dei dodici apostoli (At 1,21-26). La chiesa cattolica ne celebra la festa il 14 maggio

12 Come nascono i Vangeli NELLA LINGUA DI CIASCUNO Aramaico Greco Ebraico Morto Gesù, cosa avvenne del suo insegnamento? Cose se ne fece? Gli apostoli avevano la certezza che Dio camminava con loro nella persona di Gesù. Per cui si impegnarono con lui, soffrirono con lui ma non arrivarono alla comprensione totale della fede se non quando credettero nella sua Risurrezione, dopo essere stati testimoni della tragedia del Golgota. Gesù risorto apparve loro varie volte, confortandoli, spiegando, mangiando con loro, dando coraggio: Non abbiate paura. Poi con la sua Ascensione al cielo e la Pentecoste ci fu la consegna ai dodici Apostoli: Andate in tutto il mondo. Predicate la buona novella e siate i miei testimoni. Come ricordare tutto quello che Gesù aveva insegnato? Durante i primi 30 anni della Chiesa, non esistevano vangeli scritti. C era però il vangelo, cioè la predicazione delle parole e dei fatti di Gesù. Era normale ascoltare gli insegnamenti di Cristo dalla voce dei suoi discepoli e di coloro che avevano ascoltato e vissuto accanto a Gesù. Più che aggiungere commenti nuovi, si ripetevano in mille modi, nelle assemblee di preghiera, le verità essenziali. Gli apostoli avevano ben impresso nella mente e nel cuore una serie di istruzione del Maestro, oltre agli avvenimenti di cui erano stati testimoni. In più periodi, circa 30 anni dopo la morte di Gesù, si cominciarono a redigere vari appunti per aiutare i predicatori e i catechisti; erano raccolte di miracoli, di parabole, di avvenimenti tutti legati alla figura di Gesù. Una di queste raccolte occupa la maggior parte del vangelo di Marco e il suo contenuto lo si trova anche in forma simile in Matteo e Luca. Costoro usarono altre redazioni. Luca specialmente, come afferma lui stesso, andò a raccogliere quello che si raccontava di Gesù nelle più antiche comunità cristiane di Palestina. Si può comunque constatare che pur scrivendo più o meno le stesse cose e addirittura con uguali parole (ecco perché si chiamano Sinottici) tra un evangelista e l altro ci sono parecchie diversità. Lo si deve al fatto che anche solo due persone, fra coloro che avevano ascoltato i discorsi di Gesù, raccontavano le cose in modi differenti. Spesso poi si riassumeva in forma sintetica ciò che Gesù aveva espresso in maniera analitica e discorsiva; o si aggiungeva ad un discorso ciò che Gesù aveva detto in altra circostanza lontana di luogo e di tempo. Questo spiega anche il perché i vangeli si ripetono. In quale lingua sono stati scritti i vangeli? I vangeli si presentano in una sola lingua originale, il greco, che fu dunque la lingua di redazione e quella di tutti gli autori dei diversi libri del Nuovo Testamento. Tale constatazione esige però una certa spiegazione. Nati essenzialmente nell ambiente giudaico della Palestina, dipendono quindi da un contesto culturale che non è originariamente greco. Il popolo ebraico, a partire dal IV secolo a.c., cioè dopo l esilio a Babilonia di una sua parte delle sue classi dirigenti, aveva per così dire importato in Palestina e a Gerusalemme la lingua appunto di Babilonia, l aramaico, conservando, per circa due secoli, l uso scritto dell ebraico. Molto presto però, a seguito della conquista di tutto l Oriente da parte di Alessandro Magno, comparve una nuova lingua, il greco. Senza sostituire l aramaico, che restò parlato fino al tempo di Cristo, il greco si diffuse in larghi strati del mondo ebraico poiché era la lingua di comunicazione, non soltanto del vicino oriente antico, ma bensì di Roma e del suo impero. Così, all avvento di Cristo, il popolo ebraico per esprimersi, si serviva di tre lingue: l ebraico negli ambienti molto colti e per la lettura della Scrittura nella sinagoga; l aramaico, per il commento e la spiegazione della Scrittura e per la comunicazione della vita quotidiana, e il greco per il commercio e gli scambi internazionali. Di conseguenza, Gesù Cristo doveva conoscere l aramaico, la sua lingua propriamente materna e indigena; l ebraico per le letture alla sinagoga ed eventualmente per le dispute con i maestri in Israele, scribi e dottori della Legge, e sufficientemente il greco per parlare con i diversi rappresentanti dell autorità romana. Ma, l insegnamento di Gesù avvenne essenzialmente in aramaico, nella sua lingua semita, poiché egli stesso non uscì mai veramente dall area culturale della sua patria. La scelta del greco, per la redazione del Nuovo Testamento, si basa su due ragioni. Una pratica: al momento in cui il messaggio di Cristo si diffonde, il greco è sempre di più lingua di scambio, che permette di comunicare da un confine all altro dell Impero romano. Chi conosceva il greco aveva più possibilità di farsi capire di un ebreo, che conosceva solo l aramaico. Una dottrinale: il cristianesimo vuole essere un messaggio per tutti. La salvezza che esso annuncia deve superare tutte le frontiere delle nazioni e delle razze e quindi delle lingue Ciò non escluderà l esistenza di scritti cristiani in aramaico o anche forse in ebraico. Ma essi verranno velocemente tradotti in greco, per non correre il rischio di perderli irrimediabilmente.

13 GLI EVANGELISTI Marco È «discepolo» e interprete dell apostolo Pietro. Lui non aveva udito il Signore né era stato suo discepolo. Scrive con precisione «le parole» e «le azioni del Signore» così come le aveva ascoltate dalla predicazione di Pietro. Collabora nelle predicazione del vangelo con l apostolo Pietro. Il suo vangelo è scritto sia per i cristiani che veneravano dèi pagani (specialmente romani) e sia per i cristiani che non vivevano in Palestina. Ecco perché si preoccupa di spiegare le espressioni in lingua aramaica. Il vangelo secondo Marco si incentra non tanto sull insegnamento, ma sulla persona di Gesù Cristo, che nei fatti e nelle parole della sua vita ha mostrato di essere figlio di Dio (vero Dio); figlio dell uomo (vero uomo). Il vangelo di Marco lo si data verso l anno 80 d.c. Matteo Matteo è un giudeo, capo degli esattori delle tasse (un direttore dell ufficio imposte di oggi). Su invito di Gesù, lo segue (Mt 9,9ss) divenendo suo apostolo. Vive in una comunità formata da giudei convertiti al cristianesimo. Destinatari del suo vangelo sono prevalentemente i giudei che hanno riconosciuto in Gesù di Nazaret il Messia. Matteo si preoccupa di evidenziare fin dall inizio del suo vangelo che Gesù di Nazaret è: figlio di David; figlio di Abramo. Queste precisazioni genealogiche permetteranno a Matteo di garantire che Gesù di Nazaret è il «Messia» preannunciato dai profeti e da tutta la Scrittura ebraica; è l «Emmanuele» che per sempre sarà con noi. Matteo scrive verso il 70 d.c. Luca È medico. Ha una notevole cultura ellenica e giudaica; è compagno di viaggi dell apostolo Paolo. Dopo aver fatto diligenti ricerche narra la storia degli avvenimenti di Gesù Cristo. Destinatari del suo vangelo sono Teofilo, un «uomo illustre» non-giudeo e tutti i cristiani provenienti dal mondo non giudeo. Per Luca, Gesù di Nazaret è figlio di David; discendenza regale di Gesù, come per Matteo; figlio di Abramo, quindi è un giudeo; figlio di Adamo. Quindi è un uomo come tutti; figlio di Dio che ha la sua origine in Dio. Il suo vangelo è universale, cioè indirizzato a tutti gli uomini, perché Gesù Cristo è risorto per tutti ed è il Signore e il Salvatore di tutti. Luca scrive verso il 90 d.c. Giovanni Giovanni è l apostolo più giovane. Garantisce di essere stato testimone della vita di Gesù e della sua morte in croce e scrive per rendere testimonianza di Gesù Cristo affinché tutti credano. Destinatari del suo vangelo sono tutti i cristiani. Giovanni presuppone la conoscenza dei vangeli di Matteo, Marco e Luca: infatti il suo vangelo è stato scritto verso la fine del I sec. d.c. Evidenzia l identità tra Gesù storico e il Cristo della fede. Per Giovanni, Gesù Cristo è il Verbo di Dio che si è incarnato nascendo da Maria; perciò è la Parola personale di Dio fatta carne che abita tra di noi. Gesù ha amato il mondo e gli uomini fino alla morte e i cristiani, dopo la morte di Gesù, devono fare come lui: amarsi gli uni gli altri. Giovanni scrive verso il 100 d.c

14 Il volto umano di Cristo Andate: Sarete miei testimoni Certamente dobbiamo ammettere che le parole e i gesti di Gesù sono passati attraverso un processo di tradizione orale. Sono stati ordinati e interpretati dai suoi; non è stata scritta di lui una biografia vera e propria e i vangeli vanno riletti con l ausilio della critica storica e letteraria. Ma, alla fine di tutto questo vaglio, di questo terremoto della critica, tante e tante parole e gesti significativi di Gesù stanno là, davanti a noi e ci interpellano con domande coinvolgenti. Così si scopre, per esempio, la forza dirompente delle sue parabole, enigmatiche e incisive insieme; l inquietudine suscitata dalla paradossalità delle beatitudini; la sua critica serrata alla religiosità di quel tempo; i suoi contrasti con l istituzione; la sua proclamazione del perdono senza limiti, urtando contro opinioni correnti di tipo giustizialista; la sua attenzione agli ultimi e agli esclusi della società; la sua attenzione ai peccatori fino a creare scandali; la sua predilezione per i malati e i suoi gesti di guarigione che suscitano entusiasmo e invidia attorno a lui; il suo coraggio e insieme la sua paura di fronte alla prospettiva della morte; la certezza indomabile dei suoi di averlo incontrato vivo dopo la sua deposizione nel sepolcro. Sono fatti e parole che nessuna critica, per quanto corrosiva e radicale, non solo non riesce a scalfire, ma anzi (ed era la mia esperienza) contribuisce a mettere in luce quale unica spiegazione ragionevole di ciò che è accaduto e di come i documenti su Gesù hanno potuto avere origine. card. Carlo Maria Martini Per capire di più il vangelo bisogna, in parte, almeno conoscerlo. Ma ci vogliono la semplicità, l intelligenza del cuore, la simpatia per i poveri e tante altre cose. Come c è la conversione continua, così nello studio del vangelo ci vuole la comprensione continua e sempre più approfondita di un cuore che sappia essere libero e sincero. Come è importante scoprire i cammini di Dio, la sua Presenza provvidente, la sua volontà! Ma è necessario saperle conoscere. È fondamentale questa comprensione cercata e voluta con testardaggine e costanza. Ogni sera la lettura di tre, quattro righe del vangelo concluderebbe la giornata nella giustizia e nella serenità! Più leggo e medito il vangelo e più capisco come esso proclami profeticamente il gratuito e non l accumulo; la mitezza e non l arroganza; l amore e non l odio; la vita e non la morte. Anzi questo mi sembra essere sempre più il messaggio non solo del cristianesimo ma anche di ogni vera e sana religione. Il credente rispetta i figli di Dio come fratelli suoi, è per l unione e non per la contrapposizione; è per la solidarietà e non per la competizione. Il credente nel vangelo proclama l utopia di un mondo pacifico e non violento, solidale e non competitivo; uguale e non razzista, ecologico, sì, ecologico e non distruttore del creato. Mi convinco ogni giorno di più che il programma del cristiano è uno solo: essere un cuore che vede!! 26 27

15 Qui Missionari Qui Missionari Progetti pastorali con il popolo Pigmeo In tutta la vastissima diocesi di Wamba e nella parrocchia di Babonde vive insieme al popolo bantu, il popolo seminomade dei pigmei. Sono essi i veri abitanti originari della foresta equatoriale africana e quindi della foresta congolese (Repubblica Democratica del Congo). Piccoli di statura, rimasti ai margini della cosiddetta civilizzazione, senza grandi contatti con altre popolazioni, vivono di caccia e di raccolta dei frutti della foresta. Di questa foresta e dei suoi segreti essi sono i veri conoscitori. Questo popolo, considerato inferiore dagli stessi bantu, e secondo altri senz anima e senza intelligenza, è stato difficilmente avvicinato anche dai missionari, a causa di una lingua tutta particolare, della loro innata timidezza ma anche prudenza, a causa del loro seminomadismo attraverso i vasti territori di foresta e del loro vivere in piccoli gruppi e comunità. Tra i pionieri il p. Bernardo Longo nella missione di Nduye aveva saputo farseli amici con il rispetto e tanti piccoli segni di attenzione e di amore. La piccolezza dei pigmei oltre che una caratteristica fisica è anche una realtà sociale, nel senso che sono spesso considerati alla maniera di sottouomini, sfruttati nei lavori dei campi, derisi per la loro ingenuità, disprezzati e dimenticati nei loro diritti. La pastorale della diocesi di Wamba dove la missione di Babonde si trova, da diversi anni promuove numerose azioni in favore del popolo pigmeo, innanzitutto con l inserimento dei bimbi in un percorso scolastico pensato apposta per loro, con degli insegnanti formati allo scopo e con un calendario particolare che tiene conto delle stagioni della pioggia o della caccia. Un altra azione è l attività dei catechisti che si rendono più sensibili e disponibili a percorsi di catecumenato adatto al linguaggio e alla simbologia pigmea. Questo fa sì che un buon numero di pigmei chieda con convinzione e con gioia il battesimo ed il matrimonio. A Babonde ci gloriamo anche di avere il primo e per ora unico catechista pigmeo di tutta la diocesi. Infine alcuni animatori delle comunità cristiane visitano gli accampamenti pigmei, incoraggiandoli ad apprendere tecniche di costruzione delle capanne (più salubri delle loro tende di foglie); insieme coltivano qualche piccolo pezzo di terra; vengono loro trasmesse le elementari regole igeniche all interno dell accampamento per evitare le malattie più ricorrenti. La missione di Babonde è incaricata di un vasto settore di animazione degli accampamenti pigmei che sono più di una trentina e spesso si fa carico delle cure sanitarie cui difficilmente possono accedere, essendo essi normalmente privi del denaro necessario per ricevere consultazioni ed acquistare medicine o subire le piccole operazioni che gli infermieri del luogo riescono a praticare. Talvolta l acquisto di qualche attrezzo per il lavoro agricolo o di indumenti in occasione della celebrazione del battesimo o di qualche festa, sono altri piccoli segni di vicinanza e di simpatia che la missione rivolge ai pigmei. Tutto questo per essere svolto ha bisogno di essere sostenuto anche con il contributo economico per far fronte alle varie voci di spesa ed è per questo motivo che ci rivolgiamo a voi confidando nella vostra comprensione, disponibilità e generosità. p. Renzo Busana 28 29

16 Qui Missionari Qui Missionari LIBRI PER LA SCUOLA in Mozambico Ad Alto Molocuè da alcuni anni è in funzione il Centro Giovanile dotato di aule scolastiche e di una biblioteca. Il Centro Giovanile è luogo importante di aggregazione e di studio per i giovani della zona. Vi si effettuano corsi di formazione, alfabetizzazione, sostegno scolastico. In particolare la biblioteca è un bene prezioso e unico nella zona. Tutti i giorni è frequentata da un gran numero di persone per studio, approfondimento e ricerca. Anche a Nampula nella parrocchia di S. Pedro dei pp. Dehoniani è sorto un centro giovanile animato dalla Compagnia Missionaria del Sacro Cuore. Sorge accanto all università di Pedagogia e anche in esso la biblioteca è a disposizione di tutti e frequentatissima. Entrambe le biblioteche hanno bisogno di aumentare i libri per migliorare sempre il servizio. Offriamo un libro per le biblioteche di Molcuè e Nampula! Grazie Progetto COMEDOR in Paraguay La parola Comedor significa sala da pranzo, mensa. Si tratta di un luogo riservato ai bambini che ricevono, almeno una volta al giorno, da mangiare un piatto caldo e sufficientemente sostanzioso. Il servizio si concretizza all interno di una struttura ecclesiale ed è gestito da un gruppo di mamme che offrono la loro disponibilità a cucinare e addirittura a gestire i momenti precedenti e successivi al servizio di ristorazione per i bambini in età pre-scolare, dando vita a veri e propri asili. Il Comedor ospita un numero variabile di ragazzi che possono giungere, soprattutto durante il periodo scolastico, a centocinquanta, da moltiplicare per i tre centri operativi nella zona servita dalla nostra comunità missionaria. Il Progetto consiste nell acquisto di alcuni utensili da cucina e nell edificazione di due piccole tettoie per offrire un luogo di riparo dalla pioggia e dal sole sia per i ragazzi che per le strutture della cucina. Costo del progetto: Utensili cucina 250,00 costruzione tettoie 2000,00 p. Gianquinto Regazzoni 30 31

17 LA VOCE DELLA SCUOLA APOSTOLICA UNA CASA PER RITROVARSI UNA CASA PER INCONTRARLO Per ritrovarsi e riprendere in mano la propria vita di persone che avvertono la necessità di cercare e trovare risposte ai tanti perché e dubbi. Tante sono le persone che in questo luogo possono fermarsi per riscoprire il messaggio, la buona novella di Gesù. Il servizio offerto dalla Scuola Apostolica di Albino vuole andare incontro al bisogno di tutte quelle sorelle e quei fratelli che vogliono approfondire la loro vocazione cristiana per meglio vivere la loro presenza nel nostro mondo. Anche la vostra collaborazione permette di proseguire questo servizio a beneficio di tutti. La bella intuizione di p. Leone Dehon: fare di Cristo il cuore del mondo è la bussola del nostro impegno quotidiano. Grazie per la vostra collaborazione. LA VOCE DELLA SCUOLA APOSTOLICA Via Padre Dehon, Albino (Bergamo) Tel c.c.p N Mensile - Poste Italiane S.p.A. Sped. abb. postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB - BO Autorizzazione Tribunale di Bergamo: 29/11/ n. 360 Con approvazione ecclesiastica Direttore resp.: P. Fernando Armellini Grafica: Make image.it - Savona (SV) Stampa: Litosei s.r.l. - Rastignano (Bologna) Legge n. 675/96 sulla tutela dei dati personali Il suo indirizzo fa parte dell archivio elettronico della Scuola Apostolica del Sacro Cuore. Con l inserimento nella nostra banca dati - nel rispetto di quanto stabilito dalla Legge n. 675/96 sulla tutela dei dai personali. Lei avrà l opportunità di ricevere il nostro bollettino La Voce della Scuola Apostolica e di essere informato sulle iniziative del nostro Istituto. I suoi dati non saranno oggetto di comunicazione o di diffusione a terzi. Per essi lei potrà richiedere, in qualsiasi momento, modifiche, aggiornamenti, integrazioni o cancellazione, scrivendo all attenzione del Responsabile dei dati presso la direzione della rivista La Voce della Scuola Apostolica

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