ALPINISTI DI PIANURA #2. INSEGNARE ROCCIA Incontriamo tre protagonisti della nostra scuola

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1 SulMonte CAI - SEZIONE MARIO FANTIN BOLOGNA - NOTIZIARIO AI SOCI n 2/2015 Tariffa R.O.C.: Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1, DCB - Bologna. Quota di abbonamento della pubblicazione euro 1,00 corrisposta dai destinatari con il rinnovo all Associazione per l anno in corso. INSEGNARE ROCCIA Incontriamo tre protagonisti della nostra scuola IN BICI D ESTATE Consigli per dare il meglio anche nella stagione torrida ALPINISTI DI PIANURA #2

2 SUL MONTE Notiziario ai soci n. 2/2015 Club Alpino Italiano Sez. Mario Fantin, Bologna Direttore Responsabile Luca Calzolari In redazione via Stalingrado 105 tel Ezio Albertazzi Marino Capelli Elisabetta Dell Olio Marta Fin Stefano Chiorri Gabriele Rosa Barbara Stacciari Giorgio Trotter Elena Vincenzi Progetto grafico e impaginazione Clara Cassanelli Elena Vincenzi Foto di copertina: Elisabetta Dell Olio Per articoli, foto, segnalazioni: notiziario@caibo.it Stampa Grafiche A&B Via del Paleotto 9/a - Bologna graficheaebsnc@virgilio.it Tel Registrazione c/o Tribunale di Bologna n 4227 del 1972 CLUB ALPINO ITALIANO Sezione Mario Fantin - Bologna Via Stalingrado, 105 tel/fax: segreteria@caibo.it Segreteria tel/fax: Martedì ore 9-13 Mercoledì, Giovedì, Venerdì ore Chiuso in redazione il 30/6/2015 COMUNICAZIONI AI SOCI Dove va il CAI? Dopo Montagne 360, apriamo anche sulla nostra rivista, a partire da una introduzione di Vinicio Ruggeri, una riflessione sul futuro del CAI. Invitiamo i soci a partecipare: vorremmo una discussione ampia e approfondita per portare il nostro contributo al prossimo congresso CAI, che si terrà a Firenze il prossimo 31 ottobre. Aspettiamo i vostri contirbuti a notiziario@caibo.it 27/9 APPUNTAMENTO A BEL POGGIO Domenica 27 settembre 2015, la sezione CAI di Bologna organizza un treno trekking speciale da Bologna a Riola di Vergato (h. 7,04 da Piazzale Ovest; h. 8,15 partenza a piedi da Riola per Burzanella) per partecipare alla prima Commemorazione ufficiale dell eccidio di Bel Poggio di Burzanella, compiuta da unità SS con l uccisione di sei civili. Istituzioni e comunità locale si stringeranno intorno ai famigliari per ricucire una ferita e riannodare i fili della memoria. GITA SEZIONALE INTERGRUPPI sabato 29 agosto domenica 30 agosto 2015 Com è ormai tradizione, viene riproposto un weekend intergruppi al Rifugio Cavazza al Pissadù. Programma e tutte le info sul sito CONGRATULAZIONI ANTONIO! Questo giugno il nostro past director della Scuola di Alpinismo Antonio Cuzzato è stato eletto direttore della SISA TER, la scuola che forma, esamina e aggiorna gli istruttori di Emilia R e Toscana. Oltre ad un grande in bocca al lupo, le congratulazioni per l importante incarico tecnico raggiunto! PUNTI RINNOVO TESSERA ANNUALE 2

3 Dove va il CAI? Nel Club Alpino Italiano, da qualche tempo, si registra un certo fermento che testimonia della necessità di svecchiare una associazione che fino ad ieri ha saputo adeguarsi ai tempi che mutano, trovando in questo, oltre che nell amore per la montagna in continuo aumento tra la popolazione italiana, il segreto della sua longevità e dell allargamento della base sociale. Ma ora c è un disagio che serpeggia tra i soci, le Sezioni, i cosiddetti dirigenti del CAI. Si parla da tempo di crisi del volontariato, dell eccessivo impegno chiesto ai titolati che, tra attività in ambiente, corsi ed aggiornamenti, sono sempre in pedana, tanto che alcuni propongono di remunerare i volontari, suscitando lo scandalo di altri. Si lamenta una eccessiva distanza del CAI centrale rispetto alla vita dei territori, delle Sezioni, dei soci, che nei regolamenti e nelle circolari di Milano trovano più ostacoli che aiuti alla loro attività. Inoltre chi, come chi scrive, ha un ruolo di raccordo tra il centro e le Sezioni trova difficile coinvolgere la base associativa nella discussione su temi generali, che riguardano il futuro del CAI, verificando spesso che in molte realtà locali la vita e l interesse delle Sezioni sta tutta nella organizzazione delle gite o dei corsi, attività che è sì la base della vita sociale ma che non la esaurisce. Nell AND del 2010, rispondendo ad un malessere diffuso e in occasione della elezione al primo mandato del PG Martini, fu presentata una mozione, poi approvata a larga maggioranza, che impegnava gli organi centrali ad un processo di riforma del CAI (non sto ad entrare nei dettagli, reperibili agli atti). Da quella mozione nacque un gruppo di lavoro, denominato il CAI che vorremmo, che produsse qualche riflessione; poi il gdl si trasformo in il CAI di domani, volendo con questa nuova denominazione gli organi centrali significare una maggiore concretezza di prospettive. Questo secondo gdl produsse un documento a dire di molti troppo esiguo e poco significativo. Sulla base di questo sono state attivate discussioni presso qualche Sezione e qualche Gruppo Regionale; gli esiti sono stati inviati a Milano. Ma... oggi non se ne parla più e l AND di Sanremo ha sancito che l attenzione debba essere concentrata sul 100 Congresso, in calendario per il 31 ottobre a Firenze, che si occuperà di volontariato. Per organizzarne i lavori sono stati costituiti tre gruppi, incaricati di rendere una immagine del volontariato attuale, di fare previsioni e proposte, di inquadrare il volontariato in un contesto più ampio. In primo luogo occorre sottolineare che i temi sviluppati nella discussione su il CAI di domani, non possono esaurirsi in una riflessione sul volontariato, riguardando anche questioni statutarie, regolamentari, di meccanismi di partecipazione, di rappresentanza ed elettivi. In secondo luogo preoccupano alcune boutade sentite a Sanremo anche nella relazione del PG (pubblicate su Montagne 360) secondo le quali si starebbe pensando di affiancare alle strutture del volontariato anche soggetti economici e società, per la gestione di alcune attività. Il tema, a parere non solo di chi scrive, è estremamente delicato e, se gestito con scarsa lungimiranza, rischia di modificare la natura stessa della nostra associazione, minando quell etica del volontariato che fino ad ora ha rappresentato la sua forza. Su questi temi occorre lavorare, da qui al Congresso di Firenze, per garantire una buona partecipazione alla discussione ed alla preparazione delle proposte per il futuro. Vinicio Ruggeri IN QUESTO NUMERO 5 In primo piano ALPINISTI DI PIANURA #2 Marino Capelli, Elisabetta dell Olio A SCUOLA DI ROCCIA Marino Capelli VINCERSI Elisabetta dell Olio 14 Protagonisti SA1, SA2, SA3...SA80 Gli amici di sempre 16 Vita di sezione INAUGURATO IL BIVACCO MUSIANI Giorgio Trotter 17 Diario PICCOLA STORIA DI MONTAGNA E AMICIZIA Alberto Zanelli 19 Ciclocai ALIMENTAZIONE E IDRATAZIONE ESTIVA Franco Scarangella e dottor Pier Luigi Fiorella 21 Un passo dopo l altro COSE SEMPLICI PER IL TURISMO D APPENNINO Marco Tamarri 3

4 Libri&Co. a cura di Giorgio Trotter Si ringrazia la NUOVA LIBRERIA ACCURSIO in via Oberdan di Bologna che ha messo a disposizione i libri per la loro recensione Per le vostre segnalazioni inviate una mail all indirizzo: notiziario-cai@caibo.it. Hervé Barmasse La montagna dentro Ed. Laterza ,00 euro Hervé Barmasse, domenica 31 maggio, ha brillantemente presentato la sua prima fatica letteraria La montagna dentro alla trasmissione Che tempo che fa. Con l aiuto di filmati e le domande di Fabio Fazio, Hervé è riuscito a comunicare al grande pubblico le radici della sua passione per la montagna e per l alpinismo. Il libro racconta in prima persona le scelte di vita dell alpinista di Valtournenche. Hervé è protagonista di scalate e avventure estreme. A sedici anni abbandona lo sci agonistico dopo un terribile incidente e deve reinventarsi. Il Cervino lo vede crescere e diventare uomo. Dopo ogni viaggio, dopo ogni salita su cime inviolate in terre lontane, ritorna alla sua montagna, scalandola in ogni stagione dell anno e inventando nuove vie. Hervé racconta se stesso, la sua storia, la passione, la fatica, l emozione delle scalate. L alpinista viene dopo l uomo, che pure affronta imprese straordinarie. Le pagine del libro non sono esaltazione di un campione dell estremo, sono il racconto di cosa c è dietro l avventura dell alpinismo, dove il coraggio delle decisioni è sempre intrecciato alla fragilità e alla paura. In parete, come nella vita. Quello che colpisce di più è la capacità di Hervé di mettersi a nudo in tantissimi passaggi dove ci fa capire che la montagna non va mai sottovalutata e sempre rispettata. Figlio d arte dal nonno Gino, così veniva chiamato il vecchio nonno Luigi del 1923, al padre Marco, tutte e due guide alpine che hanno amato e vissuto sotto la grande Becca, così viene chiamato il monte Cervino in Vlatournenche. Hervé racconta della sua montagna: il Cervino seduce e respinge, ammalia e strega. Il Cervino è il Re. Si esprime senza proferire parola e benedice i suoi sudditi senza alzarzi dal trono. Cattura l occhio come la piramide di Cheope e guarda senza giudicare.. A volte ce ne dimentichiamo, ma il Cervino è la misura della nostra piccolezza. Nasciamo, cresciamo e moriamo mentre lui resta gigantesco, immobile ed immortale. Il Cervino mi è cresciuto dentro. L intera lettura è un susseguirsi di esperienze, di racconti di scalate, di come lo stesso Hervé dica sono nato, cresciuto e cambiato, di una costante e continua ricerca di avventura e di una maturità raggiunta attraverso importanti imprese e anche con la comprensione di pesanti sbagli. Il padre fin dall inizio gli sottolinea che quando scali in montagna: è la testa che fa la differenza. Novantanove per cento testa, uno per cento tecnica e, nel libro, ci sono tantissimi passaggi in cui questo consiglio diventa fondamentale, specialmente quando la scalata non viene praticata confidando sulle proprie capacità e sulla propria esuberanza. Tiziano Fratus Il libro delle foreste scolpite Ed. Laterza euro 4 Per gli amanti del genere, Il libro delle foreste scolpite è un viaggio nel tempo alla scoperta di sé scandagliando quei luoghi dove le conifere resistono alle avversità d un ambiente estremo e d una terra rocciosa, là dove il resto dei viventi ha smesso di sopravvivere. Lariceti, pinete e cembrete dispersi fra quota 1900 e 2200 lungo l arco alpino, ma anche le cortecce contorte e scolpite dei pini loricati che abitano le creste del Massiccio del Pollino, fra Calabria e Basilicata. E, infine, i pini longevi o Bristlecone Pines sulle Montagne Bianche in California, fra quota 3000 e 3900 metri, gli esemplari più antichi del pianeta (oltre 5000 anni). Un viaggio in paesaggi lunari dove la vita cerca a suo modo la strada per l eternità. Luoghi dove l anima si riveste di radici, di sogni, d immaginazione. Le migliori biblioteche sono in quota: Ringrazio Dio che il mondo sia a colori, ma la fotografia la preferisco in bianco e nero. Come dice Sebastiano Salgado, «non mi serve il verde per mostrare gli alberi, né l azzurro per mostrare il mare o il cielo». Gli arboreti di città, i boschi, le foreste offrono al nostro sguardo colori intensi, vivaci, che si fanno largo e reclamano, quasi pretendono attenzione. Al contrario, procedendo in montagna i colori si attenuano, il tono deciso lascia spazio al pastello, l uniformità di colore tende a concentrarsi soltanto in alto, nel cielo; anche le conifere che arrivano a sopravvivere qui sopra, sul tetto del mondo abitabile, si fanno timide, le loro chiome si riducono, tendono a richiudersi su se stesse, a occupare meno spazio visibile. Ed è qui, fra queste sfumature, che si trovano le migliori biblioteche, oltre i duemila metri. Alcune sono in Italia, lungo l arco alpino, penso al bosco dell Alevè in Val Varaita, ai superstiti dell Alpe di Tramin in Alto Adige, in Valfurva nel Parco dello Stelvio e all Alpe Savoney in Valle d Aosta. Oltre ad una lettura scorrevole, il libro offre illustrazioni in bianco e nero (che fanno parte della serie fotografica in bianco e nero «Homo Radix 2015». Una ulteriore e ampia selezione è disponibile nella scheda libro, sul sito

5 Essere alpinisti in pianura: parlano i più giovani Alpinisti di pianura#2 a cura di Marino Capelli, foto di Elisabetta Dell Olio Lo scorso numero abbiamo intervistato alcuni vecchi e forti alpinisti bolognesi insieme a Lorenzo Finotti, a sua volta alpinista e guida alpina. In questo numero intervistiamo alcuni giovani alpinisti in modo da avere un istantanea dei diversi approcci e punti di vista fra i più bravi alpinisti della nostra provincia. Come nel caso di Alpinisti di pianura 1 non si tratta di un annuario e abbiamo sentito solo alcuni dei più forti: sono stati gentili, disponibili e sinceri tranne, forse, quando hanno dovuto dire come riescono a destreggiarsi fra passione per l arrampicata e fidanzate/i, ma si sa i giovani beati loro! Abbiamo infine esteso l indagine, anche se con una formula un po diversa, alla Scuola di Alpinismo e ad alcuni giovani istruttori ( anche qui alcuni : tutti e 60 gli istruttori sarebbe stato semplicemente impossibile) che, oltre a praticare attivamente l alpinismo, si dedicano con impegno alla didattica consentendo alla nostra sezione di organizzare un significativo numero di corsi. Eloise Barbieri Incontriamo Federico Natali, Claudio Corticelli e Alessandro Veronesi (Alevero per i suoi allievi...) Cos era per te la montagna quando hai cominciato a frequentarla? F.N.: ho camminato in montagna sulle Dolomiti fin dai 5 anni. Sono arrivato all arrampicata indoor verso i 15 anni praticando boulder ai Salesiani e facendo anche gare. Verso i 25 anni ho cominciato ad andare in parete. Per me la montagna è un luogo dove posso muovermi liberamente e stare all aria aperta. C.C.: anch io ho cominciato da bambino facendo escursioni coi genitori. A 11 anni ho cominciato con le gare indoor ai Salesiani. Con la maggiore età e la possibilità di muovermi autonomamente ho cominciato a frequentare le falesie e dai 21 vado in parete. A.V.: ho cominciato da bambino con mio padre sulle Dolomiti, ma odiavo faticare e sudare in salita. Verso gli 11 anni ho cominciato ad arrampicare sui sassi, ma 5 andavo in montagna solo una settimana l anno. Quando avete cominciato ad arrampicare chi erano i vostri riferimenti per migliorare le tecniche? F.N.: non ho avuto alcun riferimento, solo impegno personale. C.C.: a parte la guida iniziale di Letizia Grasso (istruttrice di arrampicata ai Salesiani), gli amici con cui arrampico. A.V.: verso i 15 anni a Badolo ho conosciuto Benni che mi ha introdotto al mondo del verticale facendomi apprezzare l arrampicata come fatto sportivo, illustrandomi i gradi e spronandomi ad allenarmi in indoor. Il resto è venuto con amici. Ritieni che il tuo stile di arrampicata sia più tecnico o più atletico? F.N.: un buon compromesso fra forza e tecnica. C.C.: anch io credo di possedere un buon compromesso

6 fra forza e tecnica. A.V.: tecnico senza dubbio, forza ne ho poca Fai l istruttore dei corsi roccia della nostra sezione? F.N.: no C.C.: no, non mi interessa al momento insegnare ad altri. A.V.: no per quanto riguarda il CAI. Sto invece diventando istruttore FASI e già collaboro in due palestre per i corsi ai bambini. Le vie le tiri tutte da primo o solo alternandoti con compagno forte almeno quanto te? F.N.: da primo si provano emozioni più intense. Sulle vie più impegnative e importante potersi alternare per dividere lo sforzo fisico e, soprattutto, psicologico. C.C.: arrampico con molti e diversi compagni, se ho un compagno abbastanza forte preferisco il tiro alternato. A.V.: mi piace tirare da primo, ma sulle vie lunghe preferisco un compagno con cui alternarmi. Quali sono le vie più dure che hai tirato e quali sono le vie fatte che consideri più belle? F.N.: Tempi Moderni alla Sud della Marmolada ( anche se solo fino alla cengia), Perle ai porci alla Piccola di Lavaredo e Moulin Rouge alla Roda di Vael. C.C.: Mirage a Ceüse e Oceano Irrazionale agli Asteroidi in Val di Mello. V: Ratti-Cassin alla Torre Trieste e Piedi di Piombo in Val di Mello per l impegno, Natilique a Ceüse per la bellezza. Vai in falesia ad allenarti, oppure in uno spazio indoor? Fai anche boulder? F.N.: durante l inverno mi alleno sul pannello di casa due volte a settimana (e qualche volta all Up), mentre nei weekend cerco di andare in falesia. Con la buona stagione cerco di passare più fine settimana possibili in falesia o in parete. C.C.: frequento dimensione quarto come spazio indoor dotato di area boulder, mentre Badolo è la falesia di casa. Amo molto anche Laste e Ceüse che frequento quando posso. A.V.: non amo il boulder e lo pratico in indoor solo per necessità, mi alleno al coperto a Climbing Up e appena posso corro a Ceüse. Hai un tuo programma di allenamento che segui anche durante i mesi invernali? F.N.: non ho un programma specifico e non faccio potenziamento muscolare. C.C.: quando facevo gare avevo un mio programma di preparazione atletica, ora no. A.V.: quando facevo gare avevo un programma 3 volte a settimana; ora invece mi alleno dopo il lavoro 2 volte a settimana e nei fine settimana. Come fai a rendere compatibile il lavoro (o lo studio) con gli allenamenti e l arrampicata? E la famiglia o la fidanzata ti seguono nella tua passione? F.N.: non ho figli e convivo. Non ho problemi a dedicare all arrampicata tutto il tempo che credo. C.C.: dedico all arrampicata tutto il tempo libero dal lavoro. Mi alleno 2 volte a settimana, oltre a tutti i fine settimana e tutte le vacanze estive. A.V.: è un vero destreggiarsi, non è sempre facile I vecchi alpinisti bolognesi che ho intervistato mi dicevano di non aver mai aperto vie sulle Alpi perché a quel tempo per un alpinista bolognese era importante accreditarsi ripercorrendo le grandi vie di alpinisti famosi: tu ne hai mai aperte? Dove ti piacerebbe lasciare un tuo segno? F.N.: difficile trovare spazi nuovi e poi non sarebbe educato andare a casa di altri a lasciare un segno. Per il momento non è fra i miei orizzonti. C.C.: non è facile trovare spazi nuovi. Arrampico in molti posti e mi manca quindi la possibilità di approfondire dove vi siano ancora spazi liberi da sfruttare. Preferisco impegnarmi su vie belle e famose piuttosto che cercare rocce nuove, ma marce. A.V.: un sogno sarebbe quello di aprire una via sulla Sud della Marmolada, ma per realizzare questo sogno, a parte le capacità, bisognerebbe trasferirsi più vicino alle Dolomiti e non è escluso che in futuro lo faccia. Fai solo arrampicata o fai anche misto o cascate o scialpinismo? F.N.: faccio soprattutto arrampicata e solo occasionalmente scialpinismo, cascate e vie classiche in occidentali. C.C.: faccio scialpinismo e qualche via classica su ghiacciaio e misto, come ad esempio la Hintergrat all Ortles. A.V.: faccio solo arrampicata anche in inverno quando spesso si scala meglio che in estate scegliendo opportunamente le pareti. Quali sono i tuoi riferimenti culturali in generale e nel mondo verticale?libri, film, clip..? F.N.: Aria Sottile di Krakauer è un libro che mi è piaciuto molto, per il resto la montagna mi piace viverla e non leggerla o vederla in un film. C: Reel Rock 9 Valley Uprising ( Film, ndr ) e Confessioni di un Serial Climber ( biografia di Mark Twight, ndr ). A.V.: abitualmente vedo clip sul web e poi magari cerco i libri che abitualmente vado a prendere in Sala Borsa. Adesso, per esempio, sto cercando quello di Lynn Hill. E i siti web? F.N.: Planet Mountain, Up Climbing ed Escalibur, per le informazioni che riesco ad ottenere e non per la parte del dibattito. C.C.: Planet Muontain, Up Climbing ed Escalibur. A.V.: Planet Muontain e Up Climbing. Cosa ne pensi della tendenza contemporanea alla velocità di esecuzione delle salite? F.N.: certe imprese di Ueli Steck mi hanno sinceramente impressionato. C.C.: spesso velocità equivale a maggior sicurezza, senza però ricercare la perfomance. A.V.: sono i nuovi materiali e le moderne tecniche di allenamento ad aver dato il maggior contributo alla riduzione dei tempi di effettuazione delle vie. Non amo però l arrampicata dei record di velocità. Sicurità o sicurezza? Il tema è attuale nel dibattito tra alpinisti e nel CAI e c è chi sostiene che non servano leggi restrittive, come quella della Regione Lombardia che impone l uso dell ARTVA per chi va negli spazi innevati (eccetto le piste di sci), in quanto esse riducono gli spazi per l avventura e tolgono l abitudine alla accettazione del rischio. F.N.: la montagna deve essere libera da vincoli e regolamentazioni per chi ama l alpinismo. Certamente 6

7 servirebbe maggiore rispetto ed educazione alla montagna. C.C.: sicurezza significa saper fare veramente quello che è necessario nel tipo di attività che si pratica. Non servono provvedimenti restrittivi della libertà: si deve poter fare quello che ci si sente. A.V.: gli ambiti da normare sono spesso di difficile definizione, ma dove è possibile intervenire con chiarezza non vedo perché non vi debba essere un intervento legislativo. Se tu dovessi dare un suggerimento ad uno più giovane di te che si avvicina alla montagna e all arrampicata che cosa gli diresti? F.N.: di non fermarsi alla plastica e di dedicarsi alle vie lunghe per la grande soddisfazione che danno. C.C.: di andare in montagna ricercando l approccio e le discipline che lo affascinano maggiormente A.V.: suggerirei di vivere l arrampicare con gli amici, di non fermarsi alla sola ricerca del grado, ma di riuscire a estrarre dall arrampicata qualcosa di più profondo, la sensazione di libertà assoluta nello stare in parete. Gli direi che l arrampicata può essere un sport, ma vissuta così questa disciplina può darti o solo il 10% del suo potenziale, ma se la si trasforma in uno stile di vita si scoprono lati nascosti molto più interessanti. Perché, a tuo avviso, nell alpinismo bolognese di oggi non tutti i migliori sono iscritti al CAI? Cosa potrebbe o dovrebbe fare la Sezione di Bologna per recuperare questi appassionati? F.N.: la palestra indoor è sempre più spesso la vera porta di ingresso nel mondo del verticale se prescindiamo per un attimo dalla assicurazione soccorso alpino perché dovrei andare al CAI anche se il mio obbiettivo è arrampicare in parete? C.C.: molto semplicemente non ne avvertono la convenienza e non saprei dare suggerimenti. A.V.: mio padre è iscritto, io invece non mi sono mai informato sui vantaggi economici derivanti dall iscrizione. Per quanto attiene gli aspetti sociali del CAI, arrampico e arrampicherò anche in futuro solo con compagni di cui mi fido e con cui ho empatia. Un ultima domanda: qual è la tua hit parade fra gli arrampicatori? Tre nomi F.N.: Adam Ondra, Ueli Steck, Nicolas Favresse. C.C.: Adam Ondra e Dean Potter a livello mondiale, Lorenzo Finotti a livello locale. A.V.: Walter Bonatti, Wolfgang Gullich, Alexander Huber. Finale Federico Natali Finale Pfalz Lavaredo 7

8 Polimago Claudio Corticelli Polimago Laste e Tofane Laste e Tofane Venezia Superjolly - Monte Cimo Alessandro Veronesi Polimago Pennadomo - Seghe nello spazio Polimago 8

9 Proseguiamo i nostri incontri parlando di scuole. Le due chiacchiere con Massimo Bertozzi sono illuminanti della complessità organizzativa e delle problematiche che la sezione, anche a seguito di un dibattito interno, dovrà affrontare nel futuro. Le due conversazioni con Isabella Calistri e Riccardo Rossini tratteggiano due storie diverse di avvicinamento all alpinismo, accomunate dal desiderio di mettersi in gioco e, dimenticando qualsiasi egoismo, di trasmettere agli altri la propria passione. A SCUOLA DI ROCCIA Alpinismo, il direttore Bertozzi: importante fare squadra e reclutare giovani Ci siamo sentiti al telefono sulla tratta Forlì - Bologna al rientro di uno dei suoi viaggi di lavoro. Ho cercato di sintetizzare insieme a lui l attività della scuola di alpinismo scoprendo con grande piacere che, rispetto ai tempi antichi risalenti alla mia gioventù di allievo dei corsi (40 e 35 anni fa), l attività è stata fortemente ampliata. Mi sono soffermato con Roberto Bertozzi su alcuni temi che credo incuriosiscano. Intanto, cosa spinge un buon alpinista a diventare istruttore. Gli alpinisti sono egoisti (ovvero, traduco io, vogliono andare in montagna insieme ai propri amici a fare ciò che vogliono), mentre per fare gli istruttori bisogna anche sapersi dedicare e cercare di capire gli altri, mettendosi in gioco per trasferire la propria passione. Un buon istruttore, poi, oltre a svolgere la propria attività personale, conosce bene le tecniche di sicurezza e di progressione e sa trasmettere le proprie conoscenze. Ai corsi arrivano allievi con un livello di istruzione medio alto e di conseguenza non più giovanissimi; spesso sono medici, dirigenti d azienda, avvocati Per quanto riguarda la motivazione all iscrizione, gli allevi possono essere suddivisi in due macrocategorie: alla prima appartengono quelli che desiderano trascorrere del tempo insieme ad altri e si sono iscritti senza sapere esattamente cosa si appresteranno a fare (un po come se si scegliesse un corso di cucina o di yoga); alla seconda appartengono quelli che invece sanno benissimo cosa li aspetta e, oltre alle conoscenze 9 tecniche, sono alla ricerca di compagni di avventure. Il lavoro più complesso del direttore è quello di organizzare, motivare e mantenere coeso il gruppo degli istruttori creando la squadra, nella consapevolezza che si tratta di cercare di far lavorare bene gli istruttori creando quell ambiente gratificante che, pur in assenza di strumenti economici di premio, genera entusiasmo e voglia di fare. Roberto sta cercando di aumentare il numero di titolati, ovvero di istruttori di livello regionale e nazionale come garanzia per il futuro della scuola che, potendo contare su più istruttori, potrà garantire il ricambio generazionale e aumentare l offerta formativa evitando che, come quest anno, non si possano accettare tutte le richieste di partecipazione. A malincuore, il direttore ammette che servirebbe una riflessione generale nella nostra sezione in merito agli strumenti da mettere in campo per migliorare il reclutamento dei giovani che, sempre più spesso, entrano nel mondo del verticale attraverso la frequentazione delle palestre di arrampicata diventando - i più bravi - istruttori di arrampicata sportiva e ottenendo anche quelle piccole gratificazioni economiche che le palestre concedono facilmente, diversamente da quanto accade nel nostro sodalizio. Sarebbe bello, credo, approfondire in futuro sulle pagine di Sul Monte con Roberto e con altri alpinisti bolognesi soci questo tema di marketing associativo : per il momento ci dobbiamo lasciare, anche perché nel frattempo è arrivato quasi a Bologna

10 La scuola di alpinismo in pillole 7 corsi nel 2015: Alpinismo base ed avanzato; Roccia ed arrampicata; Scialpinismo base, avanzato e di terzo livello 60 istruttori circa 100 allievi complessivi ripartiti fra i vari corsi 3 corsi di aggiornamento per gli Istruttori un Comitato direttivo che, attraverso l attività di un istruttore nazionale, definisce il programma di aggiornamento per gli istruttori mediamente un rapporto istruttori/allievi di 1 a 2 Roccia, la direttrice Calistri: trasmettere la passione dell arrampicata Isabella Calistri, geometra professionista, l ho incontrata al ristorante di fronte all Ordine professionale dove doveva frequentare un corso. Non la conoscevo, ma dopo pochi minuti è stato come se fossimo vecchi amici che non si vedevano da un po. Classe 1971, vive a Grizzana, anche se è toscana di origine. E dotata di una irresistibile vitalità e desiderio di andare in montagna. Ama correre, coltivare il proprio orto, mi dice di allenarsi poco ( ma per me è una civetteria femminile ) ed ama uno stile di vita a km zero : lavoro per vivere e non il contrario, mi ha detto. Ha cominciato a frequentare la montagna portando a spasso il cane, seguendo i segnavia, poi, col tempo e grazie ad amici, ha cominciato ad arrampicare da autodidatta. E istruttrice FASI, da alcuni anni istruttrice di alpinismo CAI e, da quest anno, direttrice del corso roccia. Avendo un caro amico con cui condividere la passione per la roccia, può dedicare all arrampicata tutto il tempo che crede. Ritiene di avere uno stile di arrampicata tecnico e col passare degli anni, compiendo un percorso che definirei a ritroso, pur avendo fatto all inizio molto alpinismo sulle occidentali (Lyskamm, Dufour, Cassin al Badile, ) si sta concentrando sempre più sull arrampicata in roccia. Ha deciso di fare l istruttrice ai corsi sezionali per insegnare ad andare in sicurezza, per trasmettere agli allievi il proprio approccio alla montagna sentendosi 10 gratificata dalla loro attenzione e dal loro desiderio di apprendere. Vive con grande lucidità questa sua decisione, nonostante sia consapevole che il CAI, come organizzazione, venga vista talora da giovani arrampicatori come vecchia e burocratica, dove invece di fare montagna si chiacchiera di montagna. Forse un po più di umiltà da parte di tutti non farebbe male, mi dice. Non ha mai aperto vie nuove, anche se le è capitato di pensare ripetutamente a questa eventualità. Il nuovo per il nuovo, non mi interessa, mi dice, quasi a ribadire un approccio alla montagna in cui le emozioni sono importanti. Crede che in montagna sia indispensabile lasciare agli alpinisti la libertà di rischiare in quanto eliminando il rischio che senso avrebbe andare in montagna? dice, ribadendo così un approccio in cui emozioni e sentimenti sono alla base della passione. Lasciandomi, perché il suo corso sta per iniziare, mi dice che sta troppo tempo al computer per dedicare tempo ai siti web dedicati alla montagna così come alle clip. Si lascia solo sfuggire che la sua hit parade di alpinisti vede al primo posto Catherine Destivelles, seguita da Boccalatte e Gervasutti. Attraversa la strada salutandomi, mentre io speravo che mi desse la possibilità di chiederle di fare qualche via comune con me mi tocca augurarmi che ci sia un altra occasione

11 Alpinismo, l istruttore Rossini: creare un mondo di condivisione e crescita culturale Ho incontrato Riccardo Rossini in sezione al termine di una riunione della scuola di alpinismo. Fin dal primo istante, ha esordito dimostrando grande modestia perché non sono così forte come alpinista, mi dice, vi sono certamente altri più forti di me. Classe 1980, ha iniziato ad andare in montagna in groppa ai genitori, poi l ha frequentata con escursioni e ferrate e, nel 2008, ha frequentato il suo primo corso di arrampicata sportiva presso il CUSB. È ritornato subito dopo alla montagna frequentando i corsi CAI nel 2009 e nel È istruttore sezionale dal 2011 e sta pensando di acquisire anche l abilitazione di livello regionale. Mi racconta che opera come istruttore perchè lo interessa sia la socialità fra istruttori, che il trasmettere conoscenze ad altri, con un attenzione particolare al comportamento dei materiali (da bravo ingegnere qual è). Inoltre, frequentando il gruppo, dice, ci si mantiene più facilmente aggiornati sul mondo del verticale. Arrampica con compagni con cui ha empatia e adotta il tiro alternato solo su vie lunghe per suddividere lo sforzo fisico e psicologico, ma per lui la vera arrampicata è quella che si fa da primo. Ama muoversi sia in Dolomiti, con itinerari come la Frisch/ Corradini alla pala del Rifugio, che in occidentali con itinerari come lo Sperone della Tournette al Bianco o la Kuffner al Palù Orientale. Per allenarsi, oltre a bicicletta e podismo, fa boulder - mediamente tre sedute alla settimana, oltre a tutti i fine settimana meteorologicamente praticabili - cui si dedica senza risparmio condividendo con la fidanzata la passione per l alpinismo. Gli piacerebbe poter aprire un itinerario nuovo, ma si sente al momento troppo acerbo per questo obbiettivo: ancora una bella dimostrazione di modestia, lasciatemelo scrivere Ritiene che la velocità in montagna non sia un valore assoluto e pensa che non vi sia piacere nell avventura dell alpinismo se non v è una certa dose di rischio: a ciascuno di noi va garantito uno spazio in cui poter trovare il proprio mix di avventura/rischio senza interventi legislativi coercitivi è il suo pensiero. L alpinismo per sua natura è un attività intima, si arrampica con persone cui si è legati da amicizia, fiducia, talvolta amore, e ci si muove in piccolissimi gruppi, per cui l esigenza di un ente aggregante non è molto sentita dai più mi dice e aggiunge il CAI non deve per forza fare proseliti, ma fornire un ambiente di comunione e condivisione di passioni, accrescimento tecnico e culturale a chi ne sente il bisogno ed ha gusto per la didattica, la divulgazione, le attività sociali in generale. 11 Per completare meglio il suo pensiero aggiunge chi non frequenta il CAI evidentemente ha altri obiettivi, un altra visione, assolutamente legittima, ma diversa ed è inevitabile che percorra altre strade. Avrei voluto riportare molte altre cose che mi ha raccontato rispetto ai suoi gusti culturali nel mondo del verticale, ma lo spazio redazionale è tiranno e ho scelto di fornire un ritratto secondo l immagine che di lui mi sono fatto: un giovane alpinista entusiasta, consapevole, solido, sobrio e aperto alla riflessione e confronto di opinioni.

12 OLTRE IL BUIO, LA LUCE. VINCERSI, SEMPRE testo e foto di Elisabetta Dell Olio 12 Sfidano la montagna a mani nude, nel buio più completo. Giulia Poggioli, Camilla Bagatta, Matteo Stefani e Giulio Cevenini sono gli arrampicatori non vedenti del Cus di Bologna. Ventenni, bolognesi, sono ormai protagonisti nel mondo dell arrampicata sportiva. La loro storia adesso è diventata un film, intitolato Vincersi, firmato dal bolognese Mirko Giorgi e dal trentino Alessandro Dardani da un idea di Jimmy De Col, che ha vinto il premio per il miglior film italiano al Cervino CineMountain Festival. ll documentario racconta la storia di un gruppo di giovani atleti non vedenti che condividono la passione per l arrampicata. Adolescenti determinati e con una grande forza di volontà, alle prese con una disciplina sportiva tra le più difficili, sintesi di intelligenza motoria e controllo mentale. Vederli arrampicare desta stupore e ammirazione, così come lo straordinario rapporto di fiducia instaurato con un grandissimo dell arrampicata italiana come Pietro Dal Prà e con la bravissima allenatrice, Carla Galletti, con la quale i ragazzi hanno intessuto una relazione viva e profondissima, fatta di elementi tecnici, educativi e sociali che trasformano il training sportivo in una palestra di vita ed in un fertile terreno di umana condivisione. Ho intervistato Carla per chiederle come è cominciato questo sogno, che si è tradotto in realtà. Decido di fare un corso per assistenti sulla neve alla disabilità, e scopro un mondo fatto di persone non vedenti, ma autonome, appassionate di sport e determinatissime. Decido quindi, nel 2008, di diventare guida-sci per non-vedenti. (Carla ha dei formatori straordinari, come Paolo e Beppe Morandini della scuola alpina della Guardia di Finanza di Predazzo e Lorenzo Migliari. Silvia Parente Giovanna Gossi le ultime due, atlete nonvedenti dimostratrici). In seguito, mi rendo conto che l arrampicata può diventare un ottimo sport per chi non vede, perchè le persone che non vedono hanno un grande senso dell equlibrio e della percezione tattile. Un giorno, decido di portare a Fosso Raibano Silvia Parente e Giovanna Gossi e provo a farle arrampicare. L esperienza è positiva, e comincio a valutare l idea di rivolgermi al mondo dei giovanissimi. Nel frattempo, un ragazzo di nome Matteo (cit: Matteo Stefani, futuro campione mondiale di speed e lead nel 2011) si iscrive ad un corso base di arrampicata gestito da me insieme ad un altro istruttore. Grazie a Matteo ed alla sua famiglia, entro in contatto con un gruppo-famiglia con figli non vedenti. Decido quindi, di organizzare un corso misto per ragazzi vedenti e non, con la collaborazione della Fondazione per lo Sport Silvia Rinaldi Onlus. Matteo comincia a fare gare di paraclimb internazionale. Nel 2011, un altro ragazzo, Giulio Cevenini, si iscrive al corso agonisti. Proprio in quell anno, ci fu il primo campionato italiano di Paraclimb a Casalecchio Di Reno, presso la Polisportiva Masi. Nel 2012 anche un altra talentuosa ragazza, Giulia Poggioli, comincia l attività agonistica. Si forma così la prima squadra di paraclimb del CUS Bologna. E salirà più volte sui podi iinternazionali. Carla nel 2013 si dedicherà completamente all allenamento dei ragazzi, cancellandosi dall albo degli avvocati di Bologna, dopo 24 anni di lavoro. Racconta: Mi sono dedicata all allenamento dei ragazzi con grande entusiasmo e motivazione. Il piacere di avere a che fare con loro è difficile da descrivere. Lavoro con loro tre o quattro volte a settimana per tre ore circa ed un paio di volte al mese facciamo delle trasferte presso le grandi palestre di arrampicata come

13 il King Rock di Verona, lo Sportler di Silea e la Salewa Cube di Bolzano Per il futuro il progetto è di continuare a crescere, divertirsi e stare bene e prepararsi ai Mondiali di Parigi nel 2016, e Innsbruck nel Matteo ha appena vinto la B2 a Chamonix, e Giulia è arrivata al secondo posto nela categoria B2 femminile. Un particolare rimgraziamento va a Federico Stella, istruttore FASI, che ha lavorato con la squadra con serietà e dedizione, e a Pietro Dal Pra, icona dell arrampicata sportiva e grande alpinista, che con immensa generosità sta trasmettendo tutta la sua esperienza di arrampicatore ai ragazzi. LA SQUADRA Giulia Poggioli, 18 anni, 5 anno del Liceo Classico Minghetti di Bologna, arrampico dal 2009 e dal 2010 sono nella squadra agonistica CUS Bologna; dal 2012 atleta della nazionale categoria B2 - ipovedente gravissima. A 15 anni ho esordito ai Campionati del Mondo Paraclimb Lead di Parigi, salendo sul terzo gradino del podio, risultato confermato ai Campionati del Mondo di Spagna Per me l arrampicata è una via sempre nuova che mi conduce verso qualcosa di misterioso: non importa vedere cos è, basta percepirlo. Giulio Cevenini, 21 anni, studente di Giurisprudenza, anch io arrampico dal 2009 e dal 2010 nella squadra agonistica CUS Bologna. Nella squadra nazionale B di Paraclimbing dal 2012, categoria B2 - ipovedente gravissimo. Lo scorso anno sono salito per la prima volta sul primo gradino del podio della Paraclimbing Cup di Arco di Trento. Per me ogni via è sempre una nuova sfida che mi tempra e mi permette di affrontare gli obiettivi della vita con entusiasmo e determinazione. E il bello, è soprattutto il condividere tutto ciò con degli amici. Matteo Stefani, 22 anni, studente del corso universitario per Educatore Professionale Sanitario, si può dire che arrampico da sempre, anche se ho incontrato l arrampicata sportiva nel 2008 e sono atleta nazionale dal 2009 ossia dall alba delle competizioni internazionali di Paraclimbing, categoria B1 - cieco totale. Nel 2011, ai primi Campionati del Mondo di Paraclimbing tenutisi ad Arco (TN), mi sono laureato Campione del Mondo di Lead e di Speed (di quest ultima specialità detengo tutt oggi il titolo), nel 2012 e 2014 salgo sul terzo gradino del Campionati del Mondo Lead. Nel 2013 sono oro di Boulder alla Paralimbing Cup di Laval e argento ai Campionati Europei Lead di Chamonix. In ambito italiano sono al primo posto dal 2010, ossia da quando esistono competizioni di Paraclimbing in Italia. Per me l arrampicata è un istinto di libertà. Un istinto di rabbia, tenacia, calma, pacatezza. Un istinto d opposti: un istinto che esplode, un istinto che scorre leggero a servizio della parte migliore che c è in ognuno di noi. Il movimento dello Special Climbing nasce in Italia nel 2004 con l organizzazione, a livello sperimentale, delle prime gare scolastiche. Fino ad allora gli atleti disabili, fra cui i non vedenti, hanno arrampicato organizzandosi in autonomia con pochissimo scambio di esperienze. Oggi sono numerosi gli atleti non vedenti che arrampicano sia in palestra che in ambiente naturale: tra le palestre del capoluogo bolognese sono molto attive la PGS Welcome e l Up Urban Climbing dove operano istruttori specializzati nella disabilità. Dal 2009 la Fondazione per lo Sport Silvia Rinaldi Onlus organizza e finanzia corsi di arrampicata sportiva per disabili. Per portare all attenzione dell opinione pubblica il movimento dello SpecialClimbing la Fondazione ha realizzato una mostra fotografica che propone una serie di ritratti degli atleti disabili e dei tecnici che li seguono nel loro percorso di integrazione e autonomia. La mostra sarà inaugurata il 29 agosto 2015 ad Arco (Trento) in occasione dei Mondiali juniores di arrampicata sportiva. All inaugurazione interverrà l alpinista altoatesina Tamara Lunger. Per i dettagli dell evento: 13

14 SA1, SA2, SA3..SA80 Gianfranco Migliasso e gli sci La stagione scialpinistica era iniziata l 8 dicembre 1980 con varie uscite in malga o in quelle capanne da pastori, incustodite, zona Fanes e Sennes, che allora venivano preferite ai pernottamenti in albergo o in rifugio. Presso il CAI di Bologna mancava ancora un organizzazione di corsi di scialpinismo (i famosi SA1, SA2, SA3) e di escursioni guidate. Giunta la primavera del 1981 quattro amici scialpinisti decisero che era tempo di andare più in alto. Prima salirono con gli sci il Gran Paradiso (mt.4041) e a distanza di poco tempo Punta Gnifetti (mt.4554), attirati anche dal fatto che sulla cima era stata appena inaugurata la nuova capanna Margherita, ancor oggi il più alto rifugio alpino d Europa. Uno dei quattro era Gianfranco Migliasso, già allora ottimo sciatore e poi dimostratosi fortissimo scialpinista, qualità confermata da una sua caratteristica particolare: quando tu, lungo una salita impegnativa, in assoluto silenzio fatichi a regolare la respirazione con lo sforzo fisico, lui se ne esce tranquillamente con una domanda del tipo: Ah, senti, quasi dimenticavo, com è poi andata?. Tu gli dai una breve risposta strozzata, sperando che la cosa finisca lì, ma quasi sempre ti sbagli: lui ha fiato da buttare Gran Zebrù 1986 Piz Bernina Da quelle due prime salite in quota sono passati 35 anni che hanno visto Gianfranco percorrere con gli sci l intero nostro arco Alpino, con puntate in Austria ed in Svizzera. L amicizia con Stefano Farina e con gli altri di quel gruppo ha rappresentato forse il periodo più prolifico di quell andare per monti con gli sci. Memorabile per la bellezza del percorso, l organizzazione di Stefano e la sintonia della comitiva, di cui appunto faceva parte Gianfranco, l Haute Route Bourg St.Pierre - Zermatt - Saas Fee 14

15 2015 tour del Piz Cristallina 1993 Studlhutte Grossglockner e poi, ricordando a caso, l Oberland Bernese, il Similaun, il Picco dei Tre signori, il Gross Geiger, il Gross Venediger, il Gross Glockner, il Gran Zebrù, Il Piz Bernina, il Piz Palù, il Palon de la Mare, l Adamello, la Palla Bianca, la Tofana di Rozes e, negli anni più recenti, la gran parte delle escursioni organizzate dal CAI di Bologna. Non lo abbiamo mai perso, come pure in due o tre casi è capitato ad altri, anzi se lungo la gita ne avete bisogno basta cercare con gli occhi il secondo della fila e quello è sempre stato lui: fisico instancabile da primo, ma modestia nel comportamento. Gianfranco Migliasso il 13 maggio scorso ha compiuto 80 anni (SA80, appunto!) superando la straordinaria vetta del più longevo scialpinista conosciuto. E che sia ben conosciuto non c è dubbio: nel marzo scorso, per esempio, mentre percorrevamo l anello Capanna dei Celti - Monte Lagoni Cimone, abbiamo incrociato una comitiva di scialpinisti Toscani i quali appena l hanno visto hanno gridato. Ehilà, ma tu sei quello che l hanno scorso eri prossimo ai 79 anni, che piacere Allora ci vediamo anche il prossimo anno!. Per noi, questo, più che un augurio a cui ci associamo è una certezza visto che meno di due anni fa Gianfranco si è rifatto l intera attrezzatura scialpinistica e cioè l hi-tech degli sci, attacchi, scarponi, calzoni e giacca a vento, mentre di recente si è comprato una nuova bicicletta da corsa in carbonio, ma quello della bicicletta è un altro discorso. Gli amici di sempre 15 CAI NAZIONALE IN SEZIONE IL DIRETTIVO NAZIONALE CON IL PRESIDENTE UMBERTO MARTINI Per la nostra sezione, venerdì 26 e sabato 27 giugno sono stati due giorni di riunioni del Comitato direttivo centrale e del Comitato centrale, con la presenza in entrambe le giornate del presidente generale del CAI Umberto Martini. Il fatto che il Direttivo nazionale del CAI (l associazione a livello nazionale annovera oltre soci) sia venuto da noi ci ha sorpreso in modo positivo. Nella memoria storica della nostra sezione (fondata nel 1875), non si ricorda un evento simile. L organizzazione di questo evento (trasporti, impianto audio, catering, sale ecc.) ha comportato un notevole sforzo che ha interessato una decina di soci, e solo grazie alla loro generosa disponibilità è stato possibile il regolare svolgimento delle due giornate di riunioni. Abbiamo ricevuto i complimenti per la bella e curata sede - sia per gli arredi che per la funzionalità, per la biblioteca e per la segreteria. Unica nota dolente il caldo nella sala (Cima Pisciadù), dove abbiamo cercato di muovere l aria utilizzando un ventilatore, ma oltre a ciò non è stato possibile fare altro in quanto, in questo periodo estivo, 40 persone riunite scaldano! Per conto della sezione ho poi donato al presidente generale tre libri che hanno uno stretto rapporto con noi soci bolognesi: K2 - Sogno vissuto di Mario Fantin; L Appennino Bolognese - Modenese del Bortolotti (copia anastatica); la Guida di Badolo che, oltre ad illustrare le vie presenti sulla rocca, racconta anche la storia dell alpinismo bolognese. Unico suggerimento che mi sono permesso di dare alla presidenza è, se vogliono tornare a Bologna, di farlo quando il clima è un po più mite... il Presidente

16 INAUGURATO IL RINNOVATO BIVACCO AL LAGO SCAFFAIOLO Una giornata al bivacco Musiani per ricordare Maurizio Il bivacco, importantissima struttura ricettiva invernale, nasce dal restauro dei resti del rifugio ivi collocato, a cui recentemente sono stati effettuati importanti lavori d impermeabilizzazione per prolungarne la fruibilità. Nell occasione, ancora una volta, la famiglia Musiani, in ricordo del loro caro Maurizio, ha espresso la volontà di ripristinare l arredo interno, rovinato dall uso e dai vandali, donando letti, panca e tavolo. Della storia del bivacco vogliamo richiamare quanto riportato nel nostro sito al capitolo La Storia del nostro sodalizio dalla sua fondazione avvenuta Bologna nel Siamo negli anni intorno al 1995 quando la sottosezione Alto Appennino bolognese di Porretta Terme si staccava dalla nostra sezione, divenendo autonoma. Sono gli anni caratterizzati dalle numerose attività escursionistiche, alpinistiche, sci-alpinistiche e sciistiche e da due interventi di ampliamento della capacità ricettiva escursionistica nella zona del Corno alle Scale. Nel 1997 è avvenuto il restauro della costruzione ubicata presso il lago, l ultimo resto del rifugio sorto nel 1926, e il 15 giugno è stato inaugurato come bivacco invernale Maurizio Musiani, voluto dalla famiglia Musiani e dalla sezione per ricordare il socio scomparso il 16 agosto 1996 scalando la Dent d Herens, in Val d Aosta A diciotto anni di distanza dalla precedente inaugurazione, per onorare il ricordo di Maurizio e ringraziare i suoi familiari per il nobile gesto, domenica 21 giugno 2015 c è stata una breve cerimonia nei pressi del bivacco in riva al lago con la posa di una targa e la partecipazione di circa una quarantina di soci. Della giornata vogliamo ricordare l emozionante momento relativo alla nuova inaugurazione, fatta assieme alla famiglia Musiani, che ha ricordato come il bivacco 16 sia stato spesso meta di atti vandalici culminati con l asportazione del libro delle firme. Attualmente, al fine di prevenire atti vandalici, quando il rifugio Duca degli Abruzzi è aperto, per accedere ai locali del bivacco, occorre chiedere la chiave ai gestori del rifugio, previa presentazione di un documento di identità. Durante la giornata, abbiamo avuto anche la possibilità di vedere i nuovi arredi, questa volta voluti in materiale ignifugo, ed abbiamo effettuato una bella gita di arrivo fatta da più vie alla portata di tutte le gambe ed allenamenti. La giornata è partita con il ritrovo alla mattina previsto alle ore 9,30 presso la fermata del bus del Cavone e da qui abbiamo raggiunto il luogo dell inaugurazione con una facile escursione, della durata di circa due ore, seguendo il sentiero che va dal Cavone Valle del Silenzio Passo della Porticciola Le Malghe rifugio Duca degli Abruzzi allo Scaffaiolo. Un gruppetto più temerario si è anche staccato per fare un salto alla croce in cima al Corno, impegnandosi comunque ad essere puntuale al momento della cerimonia. Durante la cerimonia il gestore del rifugio Duca degli Abruzzi Antonio Tabanelli ci ha fatto vedere con entusiasmo i lavori da lui coordinati e alla fine ci ha offerto un piccolo buffet di benvenuto prontamente accolto da tutti noi. Dopo un lauto pranzo a base di polenta condita a seconda dei gusti e scelte di tutti noi, annaffiata da buoni bicchieri di vino, siamo rientrati alla base soddisfatti della bella esperienza di solidarietà che ci ha coinvolto. Giorgio Trotter

17 1987 Crinale Piccola storia di montagna e amicizia Nel 2015 ho attaccato il 25º bollino sulla mia tessera del Club Alpino. Più di metà della mia vita trascorsa nel sodalizio come alpinista medio o, se preferite, mediocre. Una passione nata tra i boschi intorno alla casa ereditata dagli avi nel cuore del Frignano. Tutto cominciò quando avevo 16 anni: in una pigra mattina di luglio proposi una gita in bicicletta a Monte Adone e scoprii che altri amici condividevano la passione per la montagna. Da allora, per oltre 0 anni, abbiamo ritagliato un piccolo spazio per fare insieme trekking, alte vie, ferrate e brevi tratti su ghiaccio senza pretese agonistiche ma con tanta voglia di esplorare e godere insieme del paesaggio montano. Una prima escursione, di paese in paese, da Granaglione a Madonna dell Acero, fu organizzata da uno degli allora ragazzi di 18 anni e, dopo aver giocato al Grande Nord attorno al fuoco con un gruppo di scout incontrati per caso, durante una notte in una capanna di foglie sulle rive del Dardagna il gruppo si scelse il nome di Trappers. L 86 fu l anno dell esame di maturità e il mio regalo fu una tenda da alta quota; il resto dell attrezzatura era composto da maglie di lana, scarponi di cuoio e zaino di cotone rimasti in cantina da remote esperienze alpinistiche di mio padre. In quel settembre, al 1 trekking parteciparono Marco, Roberto detto Maccia, Roberto detto Robby, Fabio ed io. Il progetto era ambizioso: 2 settimane da Camaldoli a Granaglione con tende, fornelli e vivande sulle spalle. Il maltempo però ebbe la meglio e il trekking si interruppe al passo della Futa. Il 2 trekking seguì ancora la Grande Escursione di Alberto Zanelli 17 Appenninica dal Passo del Cerreto al Rifugio Porta Franca, e poi giù fino Granaglione. Questa volta il maltempo non ci vinse e completammo l itinerario nelle due settimane prestabilite. Nelle due estati successive i Trappers affrontarono la Grande Randonné n. 20 nel selvaggio entroterra corso, dopo la quale qualunque altro trekking sembrava una passeggiata per bambini. Fu nel 90 che, con l alta via dell Adamello, lasciammo tende e fornelli per cominciare a frequentare i rifugi e, di conseguenza, sentimmo l esigenza di scriverci al CAI. Personalmente, non sono mai stato un socio particolarmente attivo, se escludiamo l assiduità al voto e la frequentazione, prima di Internet, della biblioteca CAI per organizzare le escursioni. Fabio invece frequentò i corsi del CAI e, in seguito, compì imprese di tutto rispetto accumulando un buon curriculum alpinistico. Nel 91 affrontammo la Val Malenco e l anno successivo gli altri salirono il Gran Paradiso, io scrissi la tesi di laurea. Nel 93 con gran soddisfazione affrontai la mia prima via ferrata, la Merlone sui Cadini di Misurina, ma la gioia fu breve perché il giorno successivo all impresa, sulle pendici del monte Paterno, finimmo sotto una scarica di sassi totalizzando 16 punti di sutura e due caschetti sfondati. Passata la paura, il giorno dopo, nonostante il mal di testa, eravamo già in Tofana, sul sentiero Astolfi, per raggiungere i compari sani che avevano percorso la ferrata. Incidenti e malattie ben più gravi non sono riusciti a fermarci, così ci troviamo a girare chi con una rotula cerchiata, chi con due anche in titanio e chi, come me, con un residuo visivo di 1/20. La passione per la montagna si era dimostrata contagiosa e il 1993 Ferrata Merloni

18 gruppo era cresciuto, diventammo una decina. Era il periodo delle lunghe escursioni estive per rifugi, come il giro di Moiazza e Civetta (3220 m), per la ferrata degli Alleghesi, o la traversata delle Pale di San Martino con l ascesa per via ferrata al Cimòn della Pala (3184 m), o ancora il giro del Gruppo del Tessa nei pressi di Merano. Nelle altre stagioni si sfruttavano i week-end per brevi escursioni come la salita dal Lago di Garda al Monte Altissimo dove ho visto il cielo stellato più bello della mia vita, il giro delle fortificazioni sull Altipiano dei Sette Comuni, o il sentiero delle Gallerie sul Pasubio. L Appennino era rimasto il luogo per le escursioni invernali che però riservavano le loro sorprese, come quella della notte di un 15 novembre in tenda a Foce a Giovo (Mo) con la temperatura a -15 C, o come la traversata Passo del Lupo Cimone Corno alle Scale - Lago Cavone pensata per un aprile con il pernottamento in tenda ma portata a termine in 9,5 ore di marcia nonostante la neve ancora alta. Gli impegni di lavoro e il formarsi delle famiglie cominciava a ridurre i tempi per la preparazione dei giri in montagna e per ben tre anni si finì per far base in un garnì di Vigo di Fassa affrontando in giornata vie ferrate come la Roda de Vael, il Catinaccio e il Sasso Piatto. Nel 2000 si ricominciò ad esplorare andando sulle Alpi Giulie con l intenzione di fare un giro per rifugi, ma ci trovammo talmente bene al Corsi che lo scegliemmo come base per escursioni in giornata. La salita al Jof Fuart (2666 m), nel nostro piccolo, si trasformò in qualcosa di epico perché in quella giornata totalizzammo 12 ore di marcia e 2000 m di dislivello. Negli anni successivi, uno dopo l altro, tanti componenti del gruppo furono silenziosamente ingoiati dalla vita di tutti i giorni e ai giri in montagna si presentavano ormai solo i 5 fondatori. Il piacere dell esplorazione ci spingeva verso nuovi settori delle Alpi, fu così la volta delle Valli di Lanzo, luoghi surreali del Piemonte, e della salita al Rocciamelone innevato (Alpi Graie, 3538 m). Poi di nuovo a oriente per salire il Montasio, ancora a occidente per girare in Val Ferret e, per non farci mancare nulla, un bel giro in bicicletta sull altipiano di Asiago. Gli anni in cui i Trappers fecero le accoppiate Cima Croz - PIz Galin e rifugio PIsciadù ferrata Finanzieri non c ero, ma non persi l occasione per fare le famose ferrate 18 delle Bocchette sulle Dolomiti di Brenta. Tra famiglia e lavoro, il tempo per la montagna era ormai ridotto a 2 o 3 notti fuori casa, ma trovammo comunque mete di tutta soddisfazione. Fu il periodo delle cime come il Gran Pilastro (3610 m) in Val Vizze e l Angelo Grande (3521 m) a Solda. L ascesa al Castore da Gressoney, che molti anni prima Fabio ed io avevamo mancato per il forte vento in cresta, mi insegnò cos è il mal di montagna e cosa vuol dire alzarsi da una scrivania di Bologna la sera e pretendere di essere a 4000 metri il giorno dopo. L anno successivo non mi feci però fregare e affrontai il Monte Rosa un po più allenato e acclimatato, superammo i 4000 metri ma la cima ci fu negata da nebbia, vento e... saggezza. Non pensateci come atleti morigerati e ambiziosi, piuttosto come amici che amano finire le escursioni in qualche trattoria tipica o che si ritrovano nelle serate uggiose davanti a una birra per progettare altre escursioni e ricordare quelle compiute. Tra le nostre spedizioni ci fu anche l Oktoberfest che non è propriamente una montagna. I momenti per riunire il gruppo sono diventati sempre più vincolati da impegni, così negli ultimi anni abbiamo preso l abitudine di trovarci con l attrezzatura completa e di scegliere la meta in base al meteo praticamente la mattina stessa della partenza. Ciononostante, siamo riusciti a salire montagne bellissime come il Sasso Nero (3368 m) in Valle Aurina e, nel 2014, al Gran Sasso d Italia il Corno Piccolo (2655 m) dalla ferrata Danesi e il Corno Grande (2908 m) dalla ferrata Ricci. La mia è una piccola storia di montagna lunga più di 25 anni che spero possa stimolare i diciottenni di oggi a riunirsi per realizzare in autonomia imprese secondo uno stile proprio e originale improntato magari sull amicizia e sullo spirito del Club Gran Sasso

19 CICLOCAI ALIMENTAZIONE E IDRATAZIONE ESTIVA: INDICAZIONI PER RICARICARSI BENE di Franco Scarangella e dottor Pier Luigi Fiorella Nel periodo estivo, pur se allenati, potremmo essere soggetti ad affaticamenti dovuti alle varie uscite già accumulate e, soprattutto, al caldo e all umidità; le nostre riserve di energie fisiche a volte potrebbero sembrare esaurite. Ma l estate è però il periodo migliore per andare in bici o fare trekking in montagna, bisogna quindi trovare il modo per ricaricare le batterie e trovare tempi e modi giusti di recupero. Fabio Borsari Per fare un esempio, forse banale, potremmo dire che noi funzioniamo come un autovettura: bisogna rifornirla di carburante se non vogliamo restare a piedi. Gli alimenti sono la nostra benzina. Dobbiamo conoscere la capacità del nostro serbatoio per poterlo riempire con una adeguata quantità di carburante e il tipo di carburante di cui abbiamo bisogno. Se abbiamo consumato 100 e riforniamo 100, la bilancia è in pareggio; se abbiamo speso 100 e mettiamo dentro 80 la maggior spesa energetica produrrà una piccola perdita di peso; ma se spendiamo 100 e mettiamo dentro 120 è fuor di dubbio che il maggior introito produrrà un aumento di peso. Il rapporto quantitativo determina l aspetto energetico bilanciando l apporto di cibo con il consumo energetico prodotto. Spesso si dà più importanza a quello che si mangia prima dello sforzo fisico per avere più carburante durante la prestazione, ma in realtà uno degli elementi principali non è il prima, è il dopo. Inoltre, bisogna considerare l aspetto qualitativo oltre a quello quantitativo. Ad esempio, se abbiamo consumato kcal composte quasi esclusivamente di zuccheri e compensiamo con grassi saturi (un bel fritto misto!) avremo sì compensato il debito energetico, ma resterà il debito di zuccheri! Il nostro organismo avrà comunque un malfunzionamento metabolico. Il recupero: buon sonno, buona alimentazione Per un buon recupero, bisogna reagire allo sforzo con tecniche che permettano di recuperare in modo completo e veloce ciò abbiamo speso come dispendio psico-fisico. Il recupero può essere coadiuvato effettuando stretching, yoga, massaggi e - per i più coraggiosi - anche una bella doccia fredda al rientro dal giro. Complice il caldo, il riposo notturno potrebbe non essere sempre efficace, ma è proprio dalla qualità del sonno che si può capire se lo stress fisico accumulato sta diventando eccessivo: frequenti risvegli o difficoltà a prendere sonno possono essere sintomi da non trascurare. Andrebbero evitate le uscite nel tardo pomeriggio perché l adrenalina prodotta con lo sforzo potrebbe impedire di prendere sonno e, di

20 fatto, accorciare il riposo notturno. Per favorire una buona dormita, bisogna provvedere a una reidratazione recuperando l acqua, il magnesio e il potassio consumati durante lo sforzo. In particolare, una integrazione del magnesio può essere di grande aiuto perché questo minerale è essenziale per l attività e l equilibrio del sistema nervoso: svolge un azione distensiva e calmante e attenua l eccitabilità dei nervi e dei muscoli, è efficace per sciogliere i crampi e rilassare le tensioni (ad esempio in caso di mal di testa e contro il nervosismo, intestino irritabile, tachicardia e dolori allo stomaco). Il magnesio è presente in vari alimenti: in verdure a foglia verde (bietole, carciofi e spinaci), nella frutta secca (noci, mandorle, arachidi, pistacchi, nocciole), nei legumi (lenticchie e fagioli) nei cereali integrali (riso integrale e la crusca in genere), nelle banane; fonti di minore importanza sono carne, pesce e latte. Il pasto serale, quindi, potrebbe comprendere carboidrati (ad esempio consumando Quinoa e riso integrale) per aumentare la produzione di serotonina (che regola il ciclo sonno veglia), preceduti da verdura a foglia larga. La Quinoa è originaria del Sud America. Erroneamente considerata un cereale (e usata come tale per il suo alto contenuto di amido), è in realtà strettamente imparentata con spinaci e barbabietole. E una delle piante con più proprietà nutritive al mondo, non contiene glutine ed è quindi indicata anche per persone con celiachia. Ha un buon sapore, contiene in abbondanza magnesio, vitamina E, lisina (favorisce la salute della cartilagine e dei tessuti, incrementa la produzione di collagene, combatte alcune malattie, cura l emicrania, l osteoporosi e l herpes labiale) e vitamina C. Il riso integrale, privo di glutine, è ottimo per l apporto di fibre ed energia a lungo termine e particolarmente adatto in situazioni di affaticamento. Anche l ananas ha un elevato potere disintossicante e antinfiammatorio ed è uno dei pochi frutti che può essere consumato a fine pasto per la sua proprietà di ottimizzare la digestione contribuendo in maniera importante al recupero di energia e al corretto funzionamento degli organi. Da considerare poi che bresaola, petto di pollo e di tacchino contengono le proteine magre indispensabili per non perdere massa muscolare, mentre è opportuno limitare latte, derivati e formaggi stagionati. Lo yogurt è consigliato per l apporto di fermenti lattici che rinforzano i batteri buoni dell intestino ed aumentano le difese naturali diventando di grande aiuto in una situazione di stress fisico e mentale. L idratazione L idratazione è fondamentale anche per la termoregolazione del nostro organismo e perché contribuisce alla dispersione del calore prodotto durante il lavoro muscolare attraverso la sudorazione. Ad esempio, chi va in bici e pedala per ore, per non disidratarsi è opportuno che indossi capi leggeri e traspiranti, che beva piccole quantità di acqua (semplice o addizionata con sali minerali e carboidrati diluiti) a intervalli regolari al massimo ogni 15/20 minuti, mai di più - anche se non sente sete e, se il caldo si fa asfissiante, che si bagni testa e parti esposte per raffreddare la temperatura corporea. L elevata temperatura con alti tassi di umidità magari dopo uno sforzo intenso, fa sì che i meccanismi nervosi che regolano la pressione diventino meno efficaci. Se quindi si è sudato molto e non si è bevuto a sufficienza, si può andare incontro ad un abbassamento pressorio che è bene tenere sotto controllo. Bere poco o comunque non integrare a sufficienza i liquidi persi durante l attività fisica è un comportamento molto rischioso che determina certamente un calo di efficienza sempre più evidente, e spesso non più rimediabile una volta raggiunta la crisi. È quindi bene curare con attenzione i liquidi che ingeriamo e far sì che siano sufficienti al nostro sforzo fisico, evitando alcoolici, bevande gassate e succhi di frutta con zuccheri aggiunti. L acqua minerale con un po di limone e il the sono ottimi preparati. In particolare il the bancha, praticamente privo di teina, può essere utilizzato anche dai bambini o da chi non può assumere sostanze eccitanti, è molto indicato per chi ha problemi di anemia. In Giappone, dove esiste una lunghissima tradizione sull uso del the, il bancha viene considerato un the comune da assumere tutti i giorni; in Occidente viene utilizzato moltissimo come bevanda ricca di antiossidanti, ferro, calcio e vitamina A. E diuretico, ipoglicemizzante e depurativo del sangue. Da segnalare, infine, il the mu : una bevanda ideata negli anni 50 dal giapponese Georges Ohsawa, considerato il padre della macrobiotica. Mu in giapponese significa stato di equilibrio ideale. Nonostante venga considerato the, è una miscela di radici ed erbe medicinali (da 9 a 16 ingredienti, tra cui ginseng, radice di liquirizia, radice di zenzero, estratto di buccia di mandarino, cannella, prezzemolo giapponese, chiodi di garofano, radice di angelica e radice di peonia). Gli si attribuiscono proprietà rigeneranti, rinfrescanti, toniche dell apparato digerente ed anche effetti benefici sulla funzionalità sessuale maschile e femminile. Agisce contro la stanchezza, è utile a chi soffre di problemi respiratori e rinforza chi pratica sport. MU è da usare con cautela in caso di pressione arteriosa troppo elevata; non contiene caffeina, ma essendo leggermente eccitante (per il suo contenuto di ginseng) è bene non berlo prima di dormire. 20

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