L Esquilino nel tempo: memoria e trasformazioni

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1 L Esquilino nel tempo: memoria e trasformazioni Relazione finale della ricerca di antropologia urbana nel Rione XV di Roma

2 Introduzione: tra l Esquilino di ieri e quello di oggi... 3 Oggetto e focus della ricerca... 3 Altre voci, altre parole... 4 Il gruppo di ricerca ) Metodologia della ricerca... 9 Ricerca etnografica... 9 Costruzione di un quadro di riferimento Dati quantitativi Ricerca bibliografica ) Risultati della ricerca Il rione visto dall interno L immagine e la memoria Il commercio come patrimonio culturale Un commercio non ancora leggibile: i negozi cinesi di abbigliamento I due mercati dell Esquilino Sicurezza e degrado Diversi dal centro Il nuovo Esquilino Conflitti simbolici e modelli di sviluppo ) Problemi e linee guida Attenzione per il livello locale Il rione in bilico: riqualificazione e gentrification Un museo del mercato come spazio delle memorie

3 Introduzione: tra l Esquilino di ieri e quello di oggi Oggetto e focus della ricerca - La ricerca L Esquilino nel tempo: memoria e trasformazioni individua e analizza con gli strumenti dell antropologia urbana la percezione, da parte dei residenti, dei cambiamenti del rione Esquilino. L oggetto principale sono dunque le rappresentazioni di quest area, le parole con le quali viene descritta e caratterizzata, gli aspetti che vengono valorizzati, le criticità che vengono individuate. - Sullo sfondo di questi modi di rappresentare i cambiamenti si delinea, più o meno esplicitamente, l immagine di un Esquilino dei vecchi tempi, inteso come la situazione di partenza sulla quale si sono innestate (e in base alla quale si misurano) le trasformazioni che hanno portato all assetto attuale dell area. Ossia alla sua immagine di quartiere multietnico e multiculturale. - Una chiave d accesso a queste valutazioni è il tema della memoria (intesa come insieme di memorie condivise o circolanti, memorie culturali). Non si tratta, qui, del semplice recupero di informazioni sul passato, ma, come è insito nella stessa nozione di trasformazioni, della costruzione di raffronti tra passato e presente. Ossia di come viene valutata l importanza dei cambiamenti, e individuati i rischi che essi presentano, o le opportunità che offrono per il futuro. - Una caratteristica di questa particolare ricerca è di essere focalizzata sui residenti italiani che, al contrario di quello che a volte si pensa, costituiscono tuttora la maggioranza della popolazione residente del rione. 1 Rimangono esterne alla suddetta impostazione delle ricerca tre categorie di cittadini, che pure hanno un ruolo importante nelle rappresentazioni del cambiamento proprie delle persone sulle quali ci siamo concentrati: La prima è quella costituita da residenti e lavoratori di origine straniera. Un indagine antropologica sui cittadini stranieri presenti all Esquilino, 1 I dati ufficiali parlano, a fine 2004, di circa settemila cittadini stranieri su oltre ventiduemila residenti. 3

4 ovviamente di per sé ricca di interesse, metterebbe in evidenza temi assai diversi da quelli che sono al centro del presente lavoro. 2 Per lo stesso motivo, rimangono ai margini del lavoro anche i ragazzi. In bambini, adolescenti e teenagers è più difficile, naturalmente, osservare il consolidarsi attraverso la memoria di rappresentazioni condivise del rione e dei suoi cambiamenti. Infine, i cosiddetti city users: consumatori, viaggiatori, studenti, fruitori di varie attività culturali, uomini d affari che si spostano, spesso a largo raggio, che usano bed & breakfast, alberghi e centri congressi, che contribuiscono senz altro a determinare sia le dinamiche economiche che l immagine pubblica di questa zona della capitale, ma non hanno un riconoscibile e ricostruibile rapporto di appartenenza con essa. Altre voci, altre parole - L obiettivo generale della ricerca è la ricostruzione di un quadro attendibile delle voci che parlano dei cambiamenti dell Esquilino, prestando particolare attenzione alle dinamiche dal basso dell opinione pubblica dei residenti italiani. Il che significa prendere in considerazione anche la parte della cittadinanza non inserita in quei gruppi attivi che hanno la possibilità e l intenzione di rappresentare pubblicamente i propri punti di vista - L uso della metodologia qualitativa dell antropologia culturale significa lasciare ai nostri interlocutori la scelta dei termini chiave che risultino ai loro occhi più significativi per riferirsi al tema in questione. Termini che spesso potrebbero apparire di uso comune, ma che a volte assumono un senso abbastanza distante da quello nel quale siamo abituati a 2 Peraltro, un indagine del genere richiederebbe viste le diversità linguistiche, il ruolo di rappresentanza delle organizzazioni delle varie comunità, i problemi legati alla regolarità della presenza dei singoli in Italia una metodologia differente e un orizzonte temporale più ampio di quello della presente ricerca. 4

5 trovarli utilizzati nel dibattito pubblico: un uso locale di diverse categorie apparentemente ovvie (come rione, o centro storico). - Se il dibattito pubblico sull Esquilino appare, com è noto, fortemente polarizzato tra punti di vista che si richiamano a posizioni considerate di destra o di sinistra, un risultato di fondo di questo lavoro è mostrare come le rappresentazioni dei residenti sfuggano, in molti casi, a questa polarizzazione. - Emergono immagini e valutazioni trasversali rispetto alle posizioni politiche dei testimoni. Un esempio molto chiaro in proposito sarà il tema del commercio. - Emergono d altra parte altre divisioni, legate non all appartenenza politica o a prese di posizione ideologiche, ma al punto di vista specifico di categorie di residenti che si differenziano per la durata della loro collocazione nell area, o per il tipo di attività che vi svolgono. In relazione agli interessi di questo lavoro, le principali categorie che abbiamo ritenuto di poter indicare sono: I vecchi residenti dell Esquilino che spesso, ma non sempre, vuol dire residenti anziani. Com è noto, il Primo Muncipio di Roma nel suo complesso si caratterizza per un indice di vecchiaia nettamente superiore a quello medio cittadino, già di per sé alto. 3 L Esquilino non fa eccezione, soprattutto per quanto riguarda i residenti di origine italiana. Ma la continuità nel rapporto col rione può anche essere di famiglia, e quindi riguardare persone più giovani, che si collocano però in una prospettiva di appartenenza consolidata. Tale appartenenza consolidata può riguardare anche chi a un certo punto 3 Il Mosaico Statistico Municipale, n. 3 (Roma, 2007), in base a dati del 2006, calcola l indice di vecchiaia medio della capitale come pari a 160,7 mentre quello del I Muncipio arriva addirittura a 235,9. All Esquilino, la percentuale di ultrasessantaquattrenni (dati dell Anagrafe) è leggermente inferiore a quella del I Municipio (22,10% contro 22,60%), ma bisogna tenere conto del numero relativamente basso di anziani tra i residenti di origine straniera, qui più numerosi che altrove. 5

6 della propria vita ha smesso, temporaneamente o definitivamente, di abitare nel rione, ma ha continuato a frequentarlo con assiduità, ad esempio perché ha lì la propria attività lavorativa. In ogni caso, gli appartenenti a questa categoria fanno tutti riferimento a un Esquilino dei vecchi tempi, che presenta molte diversità rispetto a quello attuale. Il più appariscente dei cambiamenti ma non l unico è la questione dell immigrazione straniera. Questa parte assai consistente della popolazione sembra oggi soffrire di una mancanza di protagonismo nella definizione dell immagine e delle priorità di sviluppo del rione. I commercianti dei negozi storici, rappresentano da questo punto di vista un gruppo a parte, che fa a sua volta riferimento a un Esquilino dei vecchi tempi, ma appare caratterizzato dal riferimento specifico a singole scelte amministrative ed economiche. Comprensibilmente, tende a concentrarsi più su problemi di natura economica che di convivenza, e ad esplicitare maggiormente concrete possibilità di sviluppo futuro. I nuovi residenti, vanno qui intesi come coloro che si sono trasferiti all Esquilino negli ultimi anni. Spesso si tratta di persone che sono arrivate relativamente giovani, approfittando anche del costo non alto degli alloggi rispetto alla centralità della zona. Pur potendo avere, anche a seconda del periodo del loro arrivo, la percezione di importanti cambiamenti del rione, rimangono in un orizzonte caratterizzato dalla sua identità multiculturale. In alcuni casi questa nuova immagine è in cima alle motivazioni che hanno portato a trasferirsi all Esquilino, o perché giudicata interessante in sé sinonimo di particolarità, vivacità, internazionalità o come segnale di possibilità di sviluppo, anche economiche. 6

7 - Più legata, ovviamente, alla polarizzazione del dibattito pubblico, è la voce di pubblici amministratori ed esponenti politici attivi su questo territorio. Alcuni, però, sono a loro volta residenti nel rione o hanno con esso una frequentazione di lungo periodo che può permettere loro di contare sulla memoria come chiave di interpretazione del territorio. Centrali appaiono comunque i temi del degrado e della riqualificazione come fenomeni legati direttamente e obiettivamente alle scelte amministrative. - La voce dell associazionismo è spesso vicina a quella della politica, dal momento che diversi dei gruppi attivi all Esquilino sono riconoscibilmente vicini a partiti propriamente detti, e riprendono temi di un dibattito pubblico più generale, pur declinandoli poi in termini più marcatamente locali e legati alle specifiche attività svolte da ogni organizzazione. Una divisione importante passa tra i gruppi che si attribuiscono un compito di difesa di un assetto precedente del rione, e coloro che si attribuiscono invece una missione antirazzista. Parallelamente, si indicano opposte emergenze ad esempio la criminalità o la xenofobia come spiegazione dei problemi di convivenza. Il gruppo di ricerca - Il presente lavoro è stato svolto per l Associazione Culturale Anthropolis da un équipe composta interamente di dottori di ricerca, dottorandi e laureati in antropologia culturale. Ne hanno fatto parte per l intera durata di sei mesi Federico Scarpelli, che ha coordinato il progetto, Angelo Romano, Christian Micciché e Caterina Cingolani. Adriana Serpi ha partecipato al progetto nella sua quasi totalità (cinque mesi). Vi hanno preso parte anche, per tre mesi Pietro Meloni, e per un mese Chiara Romano. - Tale équipe è stata supervisionata, dalla individuazione dei temi, alle metodologie da utilizzare, alla discussione dei risultati finali, da un comitato 7

8 scientifico composto da docenti universitari di discipline demo-etnoantropologiche. Ne fanno parte: Pietro Clemente (Università di Firenze), Fabio Dei (Università di Pisa), Alessandro Simonicca e Alberto Sobrero (Università di Roma La Sapienza ). 8

9 1) Metodologia della ricerca Ricerca etnografica Il contributo specifico di questo lavoro poggia su alcune delle metodologie principali della ricerca etnografica, che mirano a comprendere rappresentazioni che si sviluppano e circolano nel corso della vita quotidiana. - Al di là del modo in cui l Esquilino viene presentato da associazioni e gruppi organizzati, era importante cercare di viverne la quotidianità realizzando quel che in antropologia si definisce osservazione partecipante. Frequentare in modo continuativo il territorio e interagire con coloro che ci vivono e lavorano, permette di individuare questioni specifiche che dal punto di vista dei nostri interlocutori risultino le più pertinenti al tema generale delle trasformazioni del rione. Nel corso della familiarizzazione col rione alcuni spazi sono apparsi particolarmente significativi, o per il loro valore simbolico, o in generale come luoghi di socialità, o per attività specifiche di cui sono sede, e quindi sono stati oggetto di una frequentazione particolarmente assidua. Tra questi luoghi privilegiati dell osservazione si possono menzionare ovviamente i portici e il giardino di Piazza Vittorio Emanuele e il nuovo Mercato Esquilino di via Principe Amedeo, ma anche il Centro Anziani di via di San Quintino e la scuola Di Donato a via Bixio. Frequentare questi ed altri luoghi ha permesso di entrare in relazione con numerosi cittadini dell Esquilino, e di ascoltare la loro voce in conversazioni informali, senza il motivo di imbarazzo, per quanto piccolo, che può essere rappresentato dal registratore. Anche se diverse delle persone conosciute in questa frequentazione pressoché 9

10 quotidiana dell Esquilino sono state poi sentite in interviste audioregistrate, questo lavoro di osservazione in contesti informali aiuta a distinguere quali discorsi facciano parte della loro autorappresentazione quotidiana e quali invece scaturiscano anche dalla situazione peculiare dell intervista vera e propria. Per completezza si può aggiungere che la circostanza, da noi necessariamente esplicitata, dello svolgere la ricerca per il Comune di Roma può aver in qualche caso facilitato l emergere di rappresentazioni più vicine, almeno in prima battuta, ai termini del dibattito politico o amministrativo. È nel corso di questa frequentazione che sono emerse quelle voci, corrispondenti ad alcune categorie principali pertinenti per la nostra analisi, cui si è accennato in precedenza. Sulla base dell individuazione di queste categorie si è poi proceduto a contattare le persone sentite nelle interviste audioregistrate. È su questa frequentazione che si fonda anche, il più delle volte, la possibilità di giudicare quanto ciascuno dei diversi punti di vista sia diffuso e condiviso, basandosi sulla convergenza di discorsi e rappresentazioni fra testimoni non direttamente collegati fra loro. - Si sono seguiti anche gli eventi pubblici connessi al territorio oggetto della ricerca. Eventi, come ad esempio la festa Intermundia nei giardini di Piazza Vittorio, manifestazioni, come quelle di protesta per la possibile apertura di un centro culturale islamico vicino alla parrocchia di S. Vito, riunioni politiche o anche atti della pubblica amministrazione, come il Consiglio Municipale Straordinario tenutosi il 22 ottobre 2007 presso la Facoltà di Lingue Orientali in via Principe Amedeo. Sono stati seguiti anche eventi promossi da alcune delle numerose associazioni presenti su questo territorio, come i lavori per lo 10

11 studio sull emergenza abitativa promosso da Lunaria, 4 o l iniziativa Esquilindo organizzata da Mediazione Sociale. 5 - Parallelamente, si è dedicata attenzione alla presentazione da parte dei mass media delle notizie provenienti dall Esquilino. Pur non rientrando forse nel lavoro etnografico in senso stretto, appariva in questo caso essenziale seguire le rappresentazioni circolanti sui principali organi di informazione, tenuto conto della particolare attenzione che si concentra sul rione Esquilino per la sua contrastata immagine di laboratorio della multiculturalità. - Altro elemento fondamentale del lavoro, e fulcro della documentazione raccolta, sono le 50 interviste in profondità da noi effettuate. La produzione di questi documenti sonori rappresenta di per sé uno dei risultati della presente ricerca. Le interviste vengono preparate isolando temi e questioni che possono essere sottoposti allo specifico interlocutore, ma applicando queste indicazioni in modo flessibile affinché la conversazione non rientri semplicemente in uno schema prefissato dal ricercatore, ma sia il più possibile l intervistato a scegliere i termini chiave e a dar loro valore. Senz altro meno facilmente gestibile e schematizzabile rispetto a un questionario, questo tipo di documento ha il vantaggio, ai nostri fini decisivo, di lasciare maggiore spazio ai punti di vista propri degli interlocutori. Le interviste registrate danno spesso la possibilità come l ingrandimento di un immagine di analizzare nei dettagli quei modi di rappresentare i cambiamenti dell Esquilino che si erano cominciati a individuare nel corso della frequentazione informale. 4 Casa: un diritto di tutti! Ricerca sulle condizioni abitative e il diritto all abitare. Cittadini, migranti nel rione Esquilino. A cura di Giulia Cortellesi, Paolo Venezia, Silvia Carelli. Lunaria, settembre

12 Costruzione di un quadro di riferimento Dati quantitativi Malgrado la ricerca sia basata su quelle che negli studi sociali e culturali si definiscono metodologie qualitative, sono stati ricercati ed esaminati anche se non prodotti ex novo diversi generi di dati quantitativi disponibili sulla realtà sociale ed economica, allo scopo di costruire nel modo migliore il quadro di riferimento. Poiché la leggibilità della realtà dell Esquilino fa parte a tutti gli effetti del tema del presente lavoro, è giusto sottolineare che l accessibilità dei dati non appare sempre perfetta, e che essi sono spesso organizzati su partizioni territoriali diverse e più ampie da quella del rione, che, come si vedrà, appare invece a noi in questo caso un unità dotata di notevole importanza. Le ricerche si sono concentrate su: - Dati statistici relativi ai residenti, ossia i dati dei censimenti e dell anagrafe Essi riguardano il numero complessivo dei residenti, le classi di età, l indice di vecchiaia, la presenza di cittadini stranieri. Per quanto riguarda i cittadini stranieri, c è anche la ricerca della Caritas, Osservatorio romano sulle migrazioni, per lo più relativa alla situazione del Sono stati anche contattati i sindacati degli inquilini (SUNIA, Sindacato inquilini CGIL; SICET, Sindacato inquilini CISL; UNIAT, Sindacato inquilini UIL), che non dispongono di dati tagliati sul rione, ma che hanno potuto fornirci il loro punto di vista sui cambiamenti della situazione abitativa della zona nel corso degli ultimi anni. - Commercio. Il reperimento di dati sul commercio, a partire dal numero di negozi e dalla tipologia, ma anche quelli che riguardano la proprietà e la gestione degli esercizi e la nazionalità dei titolari è stato effettuato sia con l aiuto dell Assessorato al Commercio del Primo Municipio, sia contattando i Vigili Urbani dell Esquilino, la Camera di Commercio di Roma, Sviluppo Lazio, e le organizzazioni di categoria: Confcommercio, Confartigianato, Confesercenti, CNA (Confederazione Nazionale dell Artigianato e della 12

13 Piccola Impresa). Va detto che il reperimento di questo genere di dati è stato complicato da due diversi ordini di difficoltà. In primo luogo la presenza di dati sensibili per la privacy, relativi all identità dei titolari dei negozi. In secondo luogo il fatto che buona parte delle ricerche quantitative su questo tema hanno come territorio di riferimento quello di tutto il Primo Municipio del Comune di Roma, o, altre volte, quello della Zona Urbanistica 1e (comprendente i rioni Esquilino e Monti). Mettono insieme, cioè, realtà che dal punto di vista delle dinamiche sociali e culturali, e forse in special modo per quanto riguarda l assetto del commercio al dettaglio, appaiono assai diverse fra loro. Per questo motivo, non sono apparsi particolarmente capaci di illuminare la specificità della situazione all Esquilino. 6 - Acquisizione di dati elettorali, importanti visto anche il collegamento, su cui torneremo, delle vicende dell Esquilino al dibattito politico nazionale su temi come l immigrazione e la sicurezza. - Ricerca di dati sulla sicurezza. Abbastanza aggiornati sono i dati dell Osservatorio Tecnico Scientifico per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio, 7 che presentano però il solito problema di essere tagliati per Municipi, e non dare quindi un immagine specifica della situazione dell Esquilino. Centrato sul rione è invece il dossier del 2006 dell ARVUC (Associazione Romana Vigili Urbani in Congedo, attiva all Esquilino) che però fa riferimento solo a violazioni minori. Per ovviare a questi problemi, ci siamo rivolti sia ai Carabinieri (stazione di Piazza Dante) che alla Polizia di Stato 6 I dati più utili ai fini della presente ricerca si sono rivelati probabilmente quelli in possesso dei vigili urbani, che comprendono il numero complessivo dei negozi, divisi secondo la nazionalità dei titolari, e, in parte, la loro distribuzione sul territorio del rione. Tali dati, però, sono completi solo per quanto riguarda gli ultimi anni (sostanzialmente dal 2005 ad oggi), e, fatte salve alcune tendenze di fondo, non consentono di determinare nei dettagli l evoluzione quantitativa della situazione del commercio al dettaglio nel rione. 7 Fornitici dall Assessorato alle Politiche Giovanili, ai Rapporti con l Università, alla Sicurezza. 13

14 (commissariato di via Petrarca e Ufficio Stampa della Questura Centrale di Roma). Dispiace dover rimarcare che entrambi, pur essendo stati messi a conoscenza della natura dell attività di ricerca in corso, hanno ritenuto di non poterci fornire i dati in loro possesso sulle denunce effettuate nella zona. - Reperimento delle mappe del rione, in vari formati, all Ufficio Topografico del Primo Municipio. Tali mappe sono state utilizzate nel corso del lavoro etnografico vero e proprio, sottoponendole ai nostri interlocutori durante le interviste audioregistrate, per meglio identificare i percorsi quotidiani e i punti di riferimento all interno del rione. Ricerca bibliografica La ricerca bibliografica si è svolta in parallelo a quella sul terreno vera e propria, nell intento di ampliare sia la disponibilità di informazioni, che di riferimenti e di elementi di paragone con altri casi, e per costruire le griglie interpretative necessarie all analisi. L insieme dei riferimenti bibliografici utilizzati nell ambito della presente ricerca verrà esposto nel dossier sull Esquilino cui si è accennato. La ricerca bibliografica si è sviluppata in tre direzioni: - Testi di ricerche urbane in generale. Innanzitutto saggi di antropologia urbana, ma anche di sociologia e di urbanistica, che per metodologia, temi teorici o oggetto potessero rappresentare un utile termine di confronto con ciò che la ricerca stava mettendo in luce all Esquilino. - Testi sulla Roma moderna. Sempre di taglio antropologico, sociologico, geografico o urbanistico, nell ottica di mantenere l analisi della percezione dei cambiamenti dell Esquilino ancorata alla storia recente della città di Roma. - Testi specificamente centrati sull Esquilino, che com è noto si trova da anni al centro dell interesse della ricerca e della pubblicistica. Tra di essi, anche lavori promossi da diversi soggetti attivi sul territorio, e che sono al tempo stesso fonte di dati e informazioni e un esposizione dei punti di vista di associazioni e 14

15 gruppi di cittadini dell Esquilino. 15

16 2) Risultati della ricerca Il rione visto dall interno Il territorio urbano corrispondente alla suddivisione toponomastica rione Esquilino è un area racchiusa tra la Stazione Termini, via Merulana e Piazza Santa Croce in Gerusalemme. Questa partizione convenzionale del territorio urbano è il riferimento di partenza della nostra ricerca, ma è ben lontana dal dire tutto su ciò che i residenti intendono con Esquilino, per quanto riguarda i suoi confini, i suoi centri simbolici, le sue partizioni interne. - Nell ottica di scoprire se l uso di alcuni termini nei discorsi informali e quotidiani corrisponda o meno al senso che ad essi viene attribuito in altri contesti, va sottolineata la ricorrente rivendicazione del termine rione, fatta soprattutto dai vecchi residenti dell Esquilino (rifiutando quartiere, comunemente utilizzato come termine generico per riferirsi a qualsiasi zona della città). È vero che rione" è il termine corretto per riferirsi alla suddivisione toponomastica del centro storico di Roma, e che, per la precisione, l Esquilino è uno degli otto rioni moderni, sviluppatisi dopo l unità d Italia e contrapponibili ai rioni storici che costituivano il tessuto urbano della Roma pre-unitaria. Va tuttavia osservato che il senso del termine in quest uso rivendicativo in realtà non corrisponde: Né alla valorizzazione preponderante di elementi del patrimonio artistico e archeologico precedenti all urbanizzazione di fine Ottocento, cioè quelli che rientrano nelle definizioni più diffuse del pregio del centro di Roma (come quella della World Heritage List dell Unesco). Anzi, gran parte degli elementi riconosciuti come essenziali per l identità della zona, come i portici di Piazza Vittorio o certi negozi, risalgono proprio all urbanizzazione moderna. Né alla contrapposizione rioni moderni - rioni storici. Anzi, la 16

17 rivendicazione del termine punta evidentemente a tenere insieme le due categorie. Si tratta cioè di ancorare l Esquilino nel complesso del centro di Roma, non tanto nel senso della profondità storica, ma come un area il cui ruolo e la cui gestione dovrebbe avere attualmente caratteristiche simili, e di prestigio. - Tripartizione del rione. Nelle parole dei suoi abitanti, indipendentemente dal periodo del loro arrivo, all Esquilino vengono attualmente distinte tre ampie zone che avrebbero caratteristiche visibilmente differenti: Santa Croce, ossia tutta la parte a sud di Viale Manzoni. Questa zona appare sostanzialmente estranea alla trasformazione multiculturale dell Esquilino, quasi un appendice residenziale, fortemente differente dal resto, pur essendo generalmente riconosciuta come parte del rione. Tra piazza Vittorio e la Stazione. Il lato di Piazza Vittorio Emanuele II che dà verso la stazione (fino a via Carlo Alberto e via Conte Verde, secondo alcuni, fino a via dello Statuto e via Emanuele Filiberto, secondo altri) è quello dove più visibile è la presenza residenziale e soprattutto commerciale dei cittadini stranieri e dove, secondo molti, sono più visibili i segni di degrado. Tra piazza Vittorio e via Merulana. Zona che, a differenza di quella di Santa Croce, è stata investita dalla trasformazione multiculturale, ma, al contrario dell altro lato della piazza, sarebbe riuscita bene o male a resistere a quel complesso insieme di fenomeni che, come vedremo, va sotto le etichette di degrado o insicurezza. Via Merulana, confine ufficiale del rione dal lato di Monti, è per diverse persone un esempio di come una strada dell Esquilino di oggi potrebbe e dovrebbe essere. - Malgrado queste differenziazioni interne, rimane innegabile per i testimoni la centralità simbolica di Piazza Vittorio sull intera area. Questo vale anche per 17

18 i residenti della zona di Santa Croce, persino quando affermino (caso frequente) di non frequentare Piazza Vittorio. L identificazione dell Esquilino con la sua grande piazza è un tratto che accomuna vecchi e nuovi residenti, anche se le due categorie legano a questo luogo immagini ben diverse. - Notevole è anche l esclusione della Stazione Termini oggi non più un insieme di binari e biglietterie, ma anche un importante centro commerciale e delle sue più immediate adiacenze. La Stazione non è uno dei poli dell Esquilino, ne costituisce piuttosto il fuori, da cui arrivano flussi carichi di opportunità o di pericoli. Secondo una rappresentazione quasi generalizzata, quindi, la Stazione influenza profondamente la storia dell Esquilino, ma non ne fa parte. - Il tema delle piazze e dei giardini fornisce altre indicazioni sul modo in cui lo spazio del rione è stato ed è vissuto. Quelli di Colle Oppio appaiono nella memoria dei vecchi residenti i veri giardini dell Esquilino, pur essendo fuori dai confini ufficiali del rione. È il luogo dove si portavano a giocare i bambini, dove ci si incontrava e si passeggiava. L Esquilinità del Colle Oppio appare rinforzata anche dal fatto di essere a sua volta fortemente caratterizzato da fenomeni migratori, interpretati a seconda dei casi come elementi di rivitalizzazione degli spazi o (più spesso) di degrado. I giardini di Piazza Vittorio, anche perché a lungo soffocati dal mercato (dopo la costruzione dei banchi fissi), non appaiono altrettanto centrali e vissuti nella memoria dei vecchi residenti. Gli spazi di socialità e di incontro, qui, vengono riconosciuti più che altro nei portici della piazza. Diverso è il punto di vista dei nuovi residenti, dopo lo spostamento del mercato, nel 2001, e la ristrutturazione dei giardini, che sono diventati sede di eventi (Intermundia, festività delle 18

19 comunità straniere, cinema all aperto estivo), e di un intensa frequentazione domenicale. I giardini di Piazza Vittorio appaiono in questo senso il luogo-simbolo dell Esquilino multiculturale. Il ruolo delle altre piazze e giardini appare considerevolmente minore. Piazza Dante (il cui giardino è stato intitolato a Mary ed Hasib Begum, tragicamente scomparsi un anno fa in un incendio scoppiato in via Buonarroti) sconta un passato relativamente recente di luogo degradato e malfamato, e una manutenzione non impeccabile. I giardini di Piazza Manfredo Fanti hanno un ruolo più visibile nella memoria dei vecchi residenti, ma a loro volta un passato recente di luogo malfamato. Inoltre il percorso della loro riqualificazione, con la trasformazione dell Acquario in Casa dell Architettura, è spesso accusato di aver limitato l accessibilità dell area ai cittadini. - I percorsi individuati sulle cartine, o raccontati dagli intervistati non avvalorano un idea romantica di rione come spazio sociale anche solo relativamente autonomo, sede di una vita di quartiere autentica e almeno per certi versi autosufficiente. Come suggerisce il suo ruolo di snodo nel sistema dei trasporti pubblici romani, la zona tra Piazza Vittorio e la Stazione Termini, e l Esquilino in generale, sono fortemente caratterizzati, anche a livello visivo, dal transito e da una mobilità che oltrepassa continuamente i suoi confini. - Ma in generale l identificazione col rione è chiara. L Esquilino non è un quartiere anonimo, un area in cui semplicemente si risiede o si lavora, ma un luogo particolare a cui in una certa misura si sente di appartenere: si è dell Esquilino. Questa è la ragione per cui appare ragionevole prendere in considerazione questa dimensione locale, pur sapendo che la realtà urbana vive di dinamiche ad ampio raggio, che oltrepassano di gran lunga i limiti del rione. Assai più forte dell ancoraggio dei percorsi individuali allo spazio concreto, o a reti di relazione localizzate, appare qui il riferimento 19

20 all immagine del luogo. L immagine e la memoria La memoria dei residenti è un processo complesso, che solo apparentemente si appiattisce sul dibattito pubblico, pur utilizzandone spesso i termini. Infatti fa anche riferimento a elementi di conoscenza locale, basati sulla frequentazione e la familiarità. Scegliendo quali aspetti del passato rievocare e sottolineare, costruisce allo stesso tempo diagnosi sul presente, e, molte volte, aspettative per il futuro di questa zona. - Pur mostrando spesso similitudini di terminologia e di immagini, risulta da questo lavoro che la memoria di semplici cittadini dà vita a ricostruzioni molto più autonome dalla polarizzazione del dibattito politico di quanto si potrebbe credere a prima vista. - Salvo coloro che sono più impegnati nel dibattito pubblico e le usano per intenti polemici, i testimoni mescolano rappresentazioni della storia locale che a prima vista sembrerebbero incompatibili. Il rione borghese. Costruito per ospitare la borghesia amministrativa dello stato unitario, e caratterizzato da edifici di prestigio e boutiques raffinate. o Quando si insiste solo su queste immagini, si apre la strada a un idea di peggioramento, di abbandono e degrado. La loro predominanza segnala un intento polemico nei confronti di chi approvi le recenti trasformazioni, prima fra tutte la forte presenza di stranieri. Qui il punto di svolta, in negativo, si colloca intorno agli anni Novanta, e insiste sull espansione della comunità cinese. Il rione difficile. Una zona caratterizzata fin dall inizio da un identità 20

21 largamente popolare, dal mercato (sempre in odore di spostamento), alla scarsa qualità degli edifici (anche quelli apparentemente di lusso, ma invece costruiti in economia con materiali scadenti), all ampiezza di fenomeni di contrabbando, prostituzione, degrado, che hanno ben presto fatto allontanare la parte più agiata della popolazione. o L insistenza solo su questi elementi sottolinea il ruolo della Stazione nell attirare situazioni precarie e marginali, rendendo meno gestibile e ordinata la zona, e punta a negare che esista attualmente una situazione di particolare emergenza. Indicando quindi una continuità più che una discontinuità, è chiaramente utilizzata in funzione di una critica dell intolleranza. o Un caso particolare dell impostazione precedente è quello che fa emergere come periodo di crisi quello tra anni Settanta e Ottanta. Con episodi fortemente simbolici come quelli del crollo, il 28 aprile dell 86, di una palazzina tra via Ricasoli e via Rattazzi; ma anche con il peggioramento del mercato di Piazza Vittorio e delle condizioni di sicurezza, specialmente a causa di una forte diffusione di tossicodipendenza e spaccio di droga. Insistere su questo momento di difficoltà del rione serve a smentire l idea che sia stata l immigrazione straniera a portare degrado. - Il mescolarsi di queste diverse storie del rione può sembrare un incoerenza, ma in realtà costruisce un terzo modo di raccontarla, cioè fa emergere l immagine più sfumata di un rione in bilico tra centro e periferia, tra popolare e borghese. Sfugge così all alternativa secca tipica del dibattito pubblico, quella tra favorevoli e contrari al modello interculturale in quanto tale. Emergono 21

22 invece una serie di problemi più specifici legati al vissuto e all identità dell Esquilino, e connessi d altra parte ad aspetti più generali della ricerca urbana: o La centralità della questione del commercio al dettaglio. o Il problema della leggibilità del territorio in seguito alle trasformazioni degli ultimi decenni. o Il problema del rapporto tra pericolo oggettivo e insicurezza soggettiva, e tra quest ultima e il decoro del rione. o Il problema della centralità del rione all interno della città di Roma, e più in generale della trasformazione dei modelli condivisi sulle caratteristiche che un area del centro storico deve avere. o Il problema del ruolo delle diverse componenti della popolazione nella ridefinizione dell Esquilino. Il commercio come patrimonio culturale - L attuale assetto del commercio al dettaglio appare uno degli elementi caratterizzanti della zona, in un senso molto diverso dal passato. Per il numero di commercianti di origine straniera (i dati più recenti parlano di oltre milleduecento esercizi commerciali, circa cinquecento dei quali cinesi, oltre cento bangladesi, e un ottantina gestiti da persone di altre nazionalità). È soprattutto questo a rendere l Esquilino uno snodo visibile di quelle dinamiche di globalizzazione economica che portano a migrazioni a scopo lavorativo da nazioni economicamente più deboli. 22

23 Per la mancanza quasi completa di grandi marchi internazionali, catene in franchising, fast food. Mancanza doppiamente sorprendente se si fa il paragone con altre zone del centro storico, particolarmente interessate da questo tipo di offerta commerciale globalizzata. - Uno degli elementi centrali della ricerca è la constatazione che nella memoria il commercio di prossimità caratterizza il rione più dei beni del patrimonio storico, artistico e archeologico. Per i vecchi residenti, la storia dell Esquilino è innanzitutto quella di una zona commerciale, che unisce elementi popolari (a cominciare dal mercato) e altri più sofisticati, in un tessuto molto fitto. - Il commercio al dettaglio è anche la prima questione che viene chiamata in causa per descrivere le trasformazioni che hanno avuto luogo. Si parla di una perduta varietà dell offerta commerciale. Emerge dalla memoria dei testimoni una rievocazione puntuale e dettagliata degli esercizi scomparsi negli ultimi due decenni. Da una parte le piccole botteghe artigiane, e i negozi di servizio (fornai, mercerie). Dall altra, negozi storici e prestigiosi di una fase più florida del commercio italiano. Tutti questi esercizi vengono rimpianti, anche se i nostri interlocutori non sembrano inconsapevoli del fatto che l impoverimento del tessuto del commercio al dettaglio di quartiere è ovunque una dinamica economica di fondo degli ultimi decenni. Nella memoria dei vecchi residenti, però, questi negozi sono anche i principali punti di riferimento dei propri percorsi abituali sul territorio e contribuiscono a definire il rione sotto il profilo estetico. Se i giardini sono quasi esclusivamente i luoghi dell infanzia o dell allevamento dei figli, i negozi punteggiano la descrizione dello spazio vissuto per tutto l arco della vita. Questo suggerisce che il diffuso disappunto per la trasformazione dell assetto del commercio non dipenda necessariamente dalla diffidenza nei confronti dei 23

24 cittadini di origine straniera, o da una semplice diminuzione quantitativa dei servizi, quanto anche da una perdita di leggibilità del territorio da parte dei vecchi residenti. - Ci si trova di fronte a un modo di rappresentare la situazione nel quale il commercio al dettaglio sembra più un servizio alla comunità che un attività governata dalle leggi del mercato. Lo stesso tessuto commerciale italiano del rione sembra aver assunto caratteristiche di resistenza. Sia da parte dei gestori che dei compratori, si parla di questi negozi in termini affettivi. Allo stesso tempo, la scelta di molti negozi storici di vendere e trasferirsi altrove, anziché una semplice decisione imprenditoriale improntata alla convenienza, può venir raccontata come un tradimento di queste responsabilità. - Il punto di vista dei commercianti unisce una ricostruzione dal tono più tecnico e dettagliato alla rivendicazione di questo rapporto di lungo periodo col rione. I negozi storici appaiono legati a famiglie che spiegano la loro decisione di non vendere come una scelta non semplicemente di natura economica, ma anche, se non soprattutto, improntata a un assunzione di responsabilità verso il contesto. Al tempo stesso ricordano le dinamiche economiche che hanno reso il vecchio tessuto commerciale particolarmente vulnerabile nei confronti dei compratori stranieri. Parlano anche di scelte mancate, e qualche volte penalizzanti compiute nel corso degli ultimi decenni dall amministrazione (viene spesso menzionato il cordolo di cemento costruito negli anni Novanta per proteggere il percorso del tram, rendendo difficile la viabilità ai mezzi privati). Da questo particolare punto di vista, i negozi cinesi rappresentano più che altro la spia di una dequalificazione dell offerta commerciale che tiene lontani i flussi di compratori a vantaggio di zone come l Appia o via Cola di Rienzo, che per alcuni rappresentano un modello di assetto commerciale cui tendere. Pur non escludendo che anche un commercio etnico di qualità potrebbe contribuire a una rivitalizzazione economica del 24

25 rione. Un commercio non ancora leggibile: i negozi cinesi di abbigliamento La questione della leggibilità del territorio diventa particolarmente importante in quello che viene presentato con una frequenza che può stupire e preoccupare come il punto dolente della situazione attuale. Ossia il fenomeno dei commercianti di origine cinese che tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila sono subentrati in numerosissimi esercizi, vendendo quasi esclusivamente abbigliamento molto economico. Questa espansione imprenditoriale cinese è spesso indicata come il fenomeno che ha segnato la nascita dell Esquilino attuale. - Le centinaia di negozi cinesi di abbigliamento (il discorso non si applica invece ad altri tipi di esercizi) contribuiscono alla diminuita leggibilità del tessuto commerciale del rione sembrando a molti particolarmente difficili da categorizzare. Lo stesso protocollo di intesa fra Comune e Comunità Cinese di Roma (11 maggio 2007), con la sua insistenza sulla leggibilità delle insegne e sulla comprensione linguistica e culturale, sembra riconoscere un fenomeno di disorientamento più importante di quelli di vera xenofobia. Di fronte al nuovo, importante ruolo di questo commercio cinese, sembrano entrare in crisi le categorie culturali con le quali i residenti si rapportano al commercio. Agli occhi di molti dei nostri interlocutori, la merce esposta corrisponde più a quella del commercio ambulante, che non a quella riconosciuta come tipica dei negozi di abbigliamento. Non si tratta nemmeno di merci esotiche, che potrebbero rientrare in un modello, potenzialmente attrattivo, di commercio etnico (a differenza di quanto accade per molti esercizi tenuti da indiani o bangladesi, che appaiono da questo punto di vista più comprensibili e meno problematici). Il comportamento dei gestori e dei commessi spesso per i nostri 25

26 interlocutori corrisponde più a quello di un operaio salariato (alcuni commessi pranzano o si siedono a guardare la televisione nei loro negozi), che non a quello che si considera tipico del commerciante al dettaglio, che dovrebbe essere portato a interagire con la realtà del quartiere, per conquistare e consolidare una propria clientela. L assetto generale di questo commercio cinese appare privo di quella varietà che è considerata caratteristica ovvia di qualsiasi tessuto commerciale. I negozi cinesi, anche se vicinissimi tra loro, sembrano vendere merce dello stesso tipo. I commercianti cinesi, inoltre, non rientrano nemmeno nell immagine classica degli immigrati come soggetti sociali deboli verso i quali solidarizzare, perché l espansione commerciale è sembrata disporre di notevoli capitali per l acquisto di negozi e licenze. - I negozi cinesi di abbigliamento dell Esquilino non corrispondono ai principali modelli conosciuti e pertanto non viene loro riconosciuta la capacità di contribuire al sistema commerciale del rione, dai sostenitori del vecchio, ma spesso anche da quelli del nuovo assetto dell Esquilino. Questo atteggiamento sembra in certa misura indipendente dall orientamento politico personale, e non necessariamente connesso a prese di posizione xenofobe. - Se mai, su questi problemi di interpretazione, legati al modello commerciale peculiare portato avanti all Esquilino dalla comunità cinese, s innestano a volte stereotipi etnici classici (la chiusura comunitaria, la capacità di dissimulare opinioni e comportamenti) e altri più recenti, legati al dibattito pubblico su temi di geopolitica (la potenza cinese, le sue mire espansioniste, le polemiche su una presunta concorrenza commerciale sleale ). I negozi cinesi possono venire descritti come altro da quello che vogliono sembrare (ossia semplici negozi di vestiti): magazzini per il commercio all ingrosso, se non addirittura copertura di attività illecite. 26

27 Alle spalle delle singole attività emergono sospetti di un progetto complessivo di costruzione di un area monoetnica, che avrebbe dovuto caratterizzarsi come tale non solo sotto il profilo commerciale, ma anche residenziale. Nei discorsi quotidiani, per questi sospetti vengono utilizzati categorie come quella di invasione. - Questo presunto progetto di costituzione di un area monoetnica la cosiddetta Chinatown viene oggi generalmente raccontato come qualcosa che non si è realizzato: la residenzialità cinese non si è generalizzata, e anche l espansione commerciale, secondo molti, ha rallentato nell ultimo periodo. Alcuni, in genere più vicini alle posizioni politiche del centrodestra, lo spiegano con le energiche proteste dei cittadini, che avrebbero rimediato all atteggiamento, descritto come passivo se non direttamente connivente, dell amministrazione. Altri, generalmente sul versante politico opposto, lo spiegano con il varo di politiche di riqualificazione e di una serie di iniziative dal basso e dall alto che hanno favorito la convivenza e la mescolanza tra le comunità. I due mercati dell Esquilino Un discorso a parte merita il mercato, che nella storia dell Esquilino ha sempre occupato un posto centrale, e che nel 2001 è stato separato dallo spazio di Piazza Vittorio, che aveva storicamente contribuito a definire. - Anche i vecchi residenti riconoscono l opportunità della decisione di spostarlo. Il grande mercato di Piazza Vittorio, qualcosa di mezzo tra un mercato rionale e un secondo mercato generale, ha costituito fin dall inizio del secolo un emergenza per il traffico e l igiene, e negli ultimi decenni, coi banchi fissi, aveva tagliato fuori i giardini dal tessuto urbano ed era divenuto sede di 27

28 una serie di fenomeni di degrado e di illegalità. - Tuttavia il suo spostamento, dal 2001, nelle ex caserme Pepe e Sani (nell ambito di un progetto complessivo, in tutta Roma, di messa in regola di mercati rionali non conformi alle direttive europee) sembra aver dato vita a due immagini separate del mercato, ognuna delle quali dotata di notevole importanza simbolica. Soprattutto per i nuovi residenti, il nuovo mercato di via Principe Amedeo è un simbolo della natura multietnica della zona, non tanto per il fatto che molti banchi siano gestiti da commercianti stranieri (un fenomeno frequente in tutta la Roma attuale), quanto per la disponibilità di generi alimentari tipici di tradizioni culinarie di tutto il mondo, che attirano anche molti compratori di origine straniera. Per i vecchi residenti, l identità dell Esquilino è invece legata allo storico mercato sulla piazza. Non perché non vengano riconosciuti i problemi che portava, ma perché si vuole mettere l accento su di una perduta centralità urbana della zona. Si dice che a comprare a Piazza Vittorio veniva gente da tutta Roma, se non anche dalle zone limitrofe, e che era un mercato molto più grande ed economicamente importante dell attuale. Anche se spesso lo rappresentano in termini quasi esotici (il mescolarsi di dialetti dei venditori, nell ultimo periodo anche stranieri, la presenza di merci insolite e di marginalità sociale), per questi testimoni il vecchio mercato era parte integrante dell identità e della vita del rione, mentre il nuovo è, sia spazialmente che simbolicamente, segregato da esso. 28

29 Sicurezza e degrado La nascita di un nuovo Esquilino riporta alla questione, fortemente sottolineata anche dai mass media, della sicurezza. Soprattutto i vecchi residenti ricollegano il nuovo assetto del rione a una sensazione di insicurezza. Queste dichiarazioni possono facilmente sembrare appiattite su di un dibattito pubblico che, come si è detto più volte, appare polarizzato. Da una parte si parla di un emergenza criminalità, che non sembra rispecchiare precisamente la situazione di Roma. 8 Dall altra di un emergenza xenofobia, per cui il timore manifestato e la risposta in termini di semplice ordine pubblico sarebbe sostanzialmente paura dell altro. - I modi di rappresentare il cambiamento del rione che abbiamo incontrato non ci sembrano rientrare totalmente in questa alternativa, ma rivelare un insieme di valutazioni più complesso, che si lega anche al problema generale, molto dibattuto negli studi urbani, del crescere del sentimento di insicurezza, nelle città di oggi, indipendentemente dall aumento o dalla diminuzione dei reati effettivi. - Nelle parole dei nostri interlocutori si ritrova, a volte esplicitamente, la distinzione che si fa negli studi sociali tra insicurezza reale e sentimento di insicurezza, tra paura e pericolo. Spesso, più che di reati subiti o della concreta possibilità di subirli (malgrado questo aspetto non sia comunque assente), ci si lamenta di una sensazione di disagio e di ansia ambientale. - Alla comunità cinese si attribuisce un ruolo centrale nella trasformazione del 8 Tuttavia qualche segnale negativo c è. A Roma (fonte: Osservatorio Tecnico Scientifico per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio), il Primo Municipio è di gran lunga quello che presenta il maggior numero di reati denunciati (oltre ) e di indice di delittuosità (26,1), il che è dovuto però anche al flusso di turisti (vittime designate di furti e borseggi) e alla centralità e al numero di commissariati di polizia e stazioni dei carabinieri, dove vengono denunciati molti reati commessi altrove. In ogni caso, se sembra relativamente meno allarmante la situazione dei reati violenti contro la persona, negli ultimi anni si è verificato a Roma un innalzamento dei crimini dovuto soprattutto alla crescita dei reati predatori. Nel Primo Municipio il salto più vistoso nel numero complessivo delle denunce sembra da collocarsi fra 2004 e 2005 (+20,4%). 29

30 rione alla quale le nuove ansie si legano, ma non si attribuiscono comportamenti devianti, o violenti. 9 A incidere sul sentimento di insicurezza appare in questo caso l illegibilità e la dequalificazione dello spazio del rione che, come si è visto, in questa fase vengono abitualmente connesse all espansione commerciale della comunità cinese. - Per quanto riguarda altri gruppi oggi, com è noto, molta attenzione si concentra sui romeni e sui rom e più in generale le situazioni di marginalità e disagio (che spesso fanno riferimento alle diverse strutture di assistenza della zona), sembra appropriato parlare, forse più che di crimine in senso stretto, di ciò che negli studi sociali va sotto l etichetta di incivilities (solo approssimativamente traducibili come inciviltà ). Violazioni delle norme di comportamento considerate accettabili, vandalismo, sporcizia, per citare solo alcuni dei fenomeni che rientrano in questo insieme. - Molte delle preoccupazioni che si ascoltano non rivelano una diffidenza per un altro individuale, ma piuttosto per alcuni usi collettivi e quotidiani dello spazio, da coloro che passano le giornate nei giardini di Piazza Vittorio, al raggrupparsi sui marciapiedi di gruppi numerosi ed esclusivamente maschili di stranieri, al problema dell affollamento di alcuni appartamenti. - La memoria spesso ritrova anche nel passato una serie di situazioni di disagio, o ai margini della legalità (ad esempio quelle che si addensavano intorno al mercato in piazza). Più familiari ai nostri interlocutori, però, non vengono raccontate come altrettanto disturbanti. Facevano parte di un milieu che si conosceva e si era più capaci di gestire. Oggi queste situazioni marginali o a volte illegali appaiono più lontane dall esperienza, almeno dei cittadini italiani. - La diminuita familiarità con gli spazi fisici e sociali del rione, che si lega a 9 C è a volte il riferimento alla presenza di una criminalità organizzata cinese, che è comunque un tipo di criminalità diverso, invisibile. 30

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