Schede storico-territoriali dei comuni del Piemonte Comune di Boves Giancarlo Comino Comune: Boves

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1 Comune: Boves Provincia: Cuneo. Area storica: Cuneese. Abitanti: 8830 (ISTAT 1991). Estensione: 5150 ha (ISTAT 1991). Confini: a nord Cuneo, a est Peveragno, a sud Limone Piemonte e Vernante, a ovest Robilante, Roccavione e Borgo San Dalmazzo. Frazioni: il territorio comunale comprende dieci frazioni: Castellar, Cerati, Fontanelle, Madonna dei Boschi, Mellana, Rivoira, Roncaia, S. Anna, S. Giacomo, S. Mauro, oltre a numerosi «tetti». Toponimo storico: «Bovisium» nelle fonti duecentesche, «Boves» nella prima attestazione, controversa, del 22 ottobre 1095: il documento è noto solo per le inaffidabili edizioni di Durandi e di Nallino, con datazione al 1090 (Durandi 1774, pp. 164 sgg.). L etimologia popolare ricollega il nome al paio di buoi (Mottini 1894, p. 132). Diocesi: Boves fa parte della diocesi di Asti fino al 1388, quando rientra nel territorio assegnato alla nuova diocesi di Mondovì. In seguito alla riorganizzazione post napoleonica (1817), passa alla neonata diocesi di Cuneo (Berra 1955, p. 51). Pieve: le chiese di S. Bartolomeo di Boves e di S. Maria di Brusaporcello rientrano nell ambito della pieve di Cuneo sulla base del Registrum ecclesiarum dioecesis Astensis del 1345 (Giacchi 1976, pp ; ). Non sono note attestazioni precedenti. Altre presenze ecclesiastiche: parrocchia di S. Bartolomeo, dal 1675, quando sostituisce quella della SS. Trinità. Sono inoltre presenti nel territorio di Boves: l oratorio della confraternita di S. Croce; le cappelle di S. Rocco, S. Gregorio Magno, S. Carlo, S. Sebastiano, S. Francesco; la parrocchia di S. Giacomo, succursale di S. Bartolomeo dal 1853; la chiesa di S. Maria Maddalena, nella frazione Fontanelle, eretta in parrocchia nel 1913 sotto il titolo di S. Lorenzo; il santuario di S. Antonio da Padova; le cappelle di S. Grato e S. Antonio abate, S. Mauro, S. Anna, della Madonna della Concezione nelle frazioni; il santuario della Madonna dei Boschi nella regione Roncaia (Mottini 1894, pp ); il priorato benedettino di S. Stefano (Gazzola 1987, pp ). Comunità, origine, funzionamento: gli uomini di Boves che il 23 ottobre 1212 giurano fedeltà al vescovo di Asti non sono ancora organizzati a livello politico: essi formano il «populus» che agisce nella sua interezza (Il Libro Verde della Chiesa di Asti, II, doc. 232, pp ). La comunità appare però ben organizzata al momento della dedizione al principe d Acaia nel 1396: Bertino Cerra e Giovanni Portonerio ne sono i sindaci (Mottini 1894, p. 38). Dipendenza nel Medioevo: la presenza aleramica per il secolo XI è piuttosto controversa e si basa unicamente sul documento del 1095 (Provero 1992, pp. 42; 223). Da Brusaporcello, scomparsa in età tardo-medievale, si denomina un ramo del consortile dei signori di Morozzo, presto sconfitto dall emergere del comune di Cuneo (Guglielmotti 1990). Nel 1212 il marchese Manfredo di Busca dona il castello, la villa e il territorio di Boves alla Chiesa di Asti, venendone reinvestito; di appena due giorni dopo è il giuramento di fedeltà già ricordato. Nel 1214, col consenso dell episcopato astigiano, lo stesso marchese cede Boves in feudo a Guglielmo di Ceva; nel 1222 il castello di Mombasiglio viene ceduto al vescovo in

2 cambio della piena disponibilità della «villa» di Boves (Il Libro Verde della Chiesa di Asti, II, docc , 237, pp ). Feudo: le vicende di Boves nel corso del XIV secolo sono piuttosto confuse: passa ai marchesi di Saluzzo, agli Acaia nel 1346, ai Monferrato nel 1382, poi di nuovo agli Acaia (1396), seguendo le sorti di Cuneo, nel cui distretto rientra (Mottini 1894, pp ). Con Peveragno viene infeudato ai fratelli Cesare e Francesco Grimaldi di Boglio con titolo comitale il 4 marzo 1621, e a questa famiglia rimane fino all invasione francese del 1796 (Mottini 1894, pp ). Mutamenti di distrettuazione: come Peveragno, anche Boves viene attratta, forse già a fine Duecento, nell orbita del comune di Cuneo, teso a rinsaldare la sua presenza lungo i percorsi verso i valichi alpini; nel 1306, al momento della definizione dei diritti di pedaggio pretesi da quest ultima contro Mondovì, è presente un Oberto Ghinamo di Boves che potrebbe essere il rappresentante della comunità (Il Liber Instrumentorum del Comune di Mondovì doc. 88, pp ). Mutamenti territoriali: il territorio della comunità viene definito nel 1460 in contraddittorio con Cuneo: oggetto della contesa sono i confini del villaggio abbandonato di Brusaporcello, che, assegnati a Boves dal «Consilium cum Domino residens», erano poi stati attribuiti a Cuneo dal duca di Savoia. Con l accordo raggiunto, vengono confermati alla comunità in cambio della cessione della gabella sulle merci (l atto è inserito nel volume degli Statuta Communitatis Bovisii 1703, pp ). In seguito non avvengono mutamenti. Comunanze: l archivio comunale è stato quasi completamente distrutto dall incendio appiccato per rappresaglia al paese dai Tedeschi nel Sulla base della documentazione conservata a Peveragno e nelle fonti a stampa si segnalano le «alpi» verso i confini con Vernante e Limone, in particolare la valle di Sambuco con il bosco delle Miraglie e il bosco della Levanca. La comunità di Vernante vanta diritti su boschi compresi nel territorio di Boves, mentre quest ultima ha diritti di pascolo nei fini di Vernante (Statuta Communitatis Bovisii 1703, pp , transazione del 12 dicembre 1469). Da una relazione del perito civico (6 marzo 1926), emerge che due appezzamenti di pascolo (50 ha) in regione Roccarina (frazione S. Giacomo), indicati a catasto come di pertinenza del comune di Boves, sono contestati da un gruppo di «particolari» che vi esercitano il diritto di pascolo e pagano le relative imposte. Dal rapporto al Ministero si evince l uso «ab immemorabili» da parte della popolazione, ma la questione non è stata ancora definita (CLUC, Provincia di Cuneo, Boves, cart. 28). Luoghi scomparsi: Brusaporcello: sorgeva probabilmente presso l attuale frazione di Fontanelle, ed è ampiamente citato nel corso del Duecento insieme alle sue chiese: S. Maria, S. Pietro, S. Margherita. Sicuramente controllato dai signori di Morozzo nella seconda metà del XII secolo, da Brusaporcello si denomina, almeno fino al 1203, un loro ramo, che nel 1201 cede metà della «villa» e del castello a Manfredo di Saluzzo. Esso costituisce l avamposto della famiglia in direzione delle valli Vermenagna, Gesso e Stura, sul quale possono vantare diritti superiori i marchesi di Monferrato e di Saluzzo. Il declino dell insediamento è strettamente connesso all affermarsi del comune di Cuneo, che Brusaporcello contribuisce a popolare, subendo perciò una consistente emorragia di abitanti (Guglielmotti 1990, passim). Il villaggio è distrutto nei primi anni del Quattrocento (Comba 1972, pp ).

3 Fonti: AC Peveragno (Archivio Storico del Comune di Peveragno): cart. 2, Privilegi e concessioni, n. 12; cat. II, cl. 9, Liti, nn ASCn (Archivio di Stato di Cuneo), Miscellanea di documenti economici demaniali cuneesi, b. 6, fasc. 69. AST (Archivio di Stato di Torino): Camera dei Conti, carte topografiche, all. A, pf. 63; Corte, Paesi per A e B, m. 43, fasc. 3. CLUC (Commissariato per la liquidazione degli usi civici), Provincia di Cuneo, Boves, cart. 28. Catasti: la documentazione più antica, di epoca francese, è reperibile presso l Archivio di Stato di Torino (AST, Camera dei Conti, carte topografiche, all. A, pf. 63), e presso l Archivio di Stato di Cuneo (ASCn, Miscellanea di documenti economici demaniali cuneesi, b. 6, fasc. 69). Nella sezione di Corte, carte per A e B, vi è una planimetria che illustra il trinceramento delle truppe franco-spagnole presso Boves al tempo dell assedio di Cuneo (1744). Il catasto di questo secolo è nell archivio comunale di Boves presso l Ufficio tecnico. Ordinati: l incendio del paese ad opera dei Tedeschi ha comportato la perdita degli ordinati più antichi, citati da Mottini; la serie inizia col Statuti: Statuta Communitatis Bovisii concessi e approvati dal duca di Savoia nel 1430, stampati a Torino nel 1573 e ripubblicati nel 1703 con l aggiunta dei privilegi concessi nel 1396 e le riforme del 1576 (Mottini 1894, pp ). Lo stesso segnala anche una lite col marchese Grimaldi di Boglio per la formazione dei bandi campestri (Mottini 1894, pp ). Liti territoriali: con Cuneo per Brusaporcello (1460); con Vernante (1469); con Limone (1654), tutte con transazione finale a stampa negli Statuta Communitatis Bovisii (Statuta Communitatis Bovisii 1703, passim). Bibliografia: Berra L., Riordinamento delle diocesi di Mondovì, Saluzzo, Alba e Fossano ed erezione della Diocesi di Cuneo nel 1817, in «BSSSAACn.», 36 (1955), pp Bertano L., Storia di Cuneo. Medioevo ( ), I-II, Cuneo Casalis G., Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, II, Torino 1834, pp Comba R., Due resoconti inediti della castellania di Cuneo ( ), in «BSSSAACn.», 67 (1972), pp Durandi J., Il Piemonte cispadano antico, Torino Gazzola G.M., Testimonianze di edifici religiosi bovesani, in Boves. Voci e immagini di una Comunità, Boves 1987, pp Giacchi I., Le antiche pievi dell attuale diocesi di Cuneo, in «BSBS», 74 (1976), pp Guglielmotti P., I signori di Morozzo nei secoli X-XIV: un percorso politico del Piemonte meridionale, Torino 1990 (BSS 206). Il Liber Instrumentorum del Comune di Mondovì, a cura di G. Barelli, Pinerolo 1904 (BSSS 24). Il Libro Verde della Chiesa di Asti, a cura di G. Assandria, Pinerolo 1907 (BSSS 26).

4 Marchisio G., L Architettura rurale, in Boves. Voci e immagini di una Comunità, Boves 1987, pp Mottini A., Boves. Memorie storiche, Torino Provero L., Dai marchesi del Vasto ai primi marchesi di Saluzzo. Sviluppi signorili entro quadri pubblici (secoli XI XII), Torino 1992 (BSS 209). Riberi A.M., La villa e le chiese di Brusaporcello, in «Il Dovere», 50 (1933). Statuta Communitatis Bovisii, Taurini Boves Il territorio del comune di Boves presenta la caratteristica di essere disteso dalle falde della Bisalta alle prime propaggini della pianura cuneese con un unica vallata formata dal torrente Colla, il quale lo divide in due grandi zone, pressoché uguali, e dai suoi rivi ed affluenti, che discendono dalla Bisalta e lo circondano da tre lati, dividendolo dai comuni limitrofi di Peveragno, Limone, Vernante, Robilante e Roccavione. I confini con i comuni di Cuneo e di Borgo San Dalmazzo sono segnati invece dall alveo del torrente Gesso. Attorno all insediamento principale, di struttura piuttosto regolare, si sono sviluppate nel corso dei secoli, quasi a raggiera, due diverse tipologie abitative, le frazioni e i tetti, aziende agricole che raggruppano più famiglie che utilizzano servizi comuni, come il forno, la fontana o il pozzo. I tetti sorgono su terrazzi e ripiani naturali della valle e dei valloni laterali, e non superano i 1000 m di quota: in genere sfruttano le potenzialità produttive della zona a bosco, talvolta fino ai limiti di quella a prato-pascolo; i fondi si trovano lungo un corso d acqua o sono ricavati dal pendio con lavori di terrazzamento. Le frazioni, dotate di cappella che con la crescita demografica dell insediamento diventano prima succursali, poi parrocchie autonome, costituiscono la necessaria mediazione tra i tetti e il centro, mentre Boves collega la frazioni con la pianura (Marchisio 1987, pp ). La documentazione evidenzia con particolare continuità la funzione di cerniera nei collegamenti tra la pianura e i passi alpini svolta prima dal territorio di Brusaporcello, poi da quello di Boves, quando questo riesce ad assicurarsene il possesso pressoché incontrastato. Il controllo sulle merci di passaggio attira prima una parte importante del consortile dei signori di Morozzo, poi i marchesi di Saluzzo, di Monferrato, il vescovo e il comune di Asti, il marchese di Ceva in competizione tra di loro e con la villanova di Cuneo. Quest ultima riesce ad inglobarlo nel suo distretto allo stesso modo di Peveragno (si veda la scheda dedicata a Peveragno), con una rassicurante stabilità, che è garantita dai patti stretti al momento della sottomissione al principe d Acaja (1396). Favorirne la formazione e controllare un territorio che, come quello di Boves, si protendeva verso Limone, significava avere una posizione di privilegio nei confronti della contea di Tenda, che si frapponeva tra il territorio della pianura piemontese e la contea di Nizza, acquisita dal conte Rosso nel Nella seconda metà del Duecento, infatti, Pietro Balbo, conte di Tenda, si era impadronito di Limone, Vernante e di tutta l alta valle Vermenagna, e interferiva non poco nelle comunicazioni tra i possessi dei Savoia situati al di qua e al di là delle Alpi. In questa ottica dobbiamo vedere le mosse della comunità di Boves, che, dopo essersi garantita importanti privilegi di natura fiscale (come il possesso a pieno titolo dei forni, dei mulini, delle acque, delle gabelle ) riesce ad ottenere i «fini» di Brusaporcello, dando omogeneità e continuità al proprio territorio. Nel 1469 a Vernante, nel palazzo del conte Onorato Lascaris di Ventimiglia, viene definito un importante accordo tra le due comunità per la gabella sull estrazione dei frutti e per i boschi goduti da quelli di Vernante ma situati nel territorio di Boves, e sui diritti di pascolo di questi ultimi in quello di Vernante.

5 Il documento accenna ad alcuni mutamenti che sono avvenuti, senza peraltro farvi esplicito riferimento; dopo le reciproche esenzioni, vengono delimitati i pascoli del «capreratum» della comunità di Vernante, che non può spingersi oltre i boschi situati «ad Impiavallum» e fino al torrente Colla, mentre Boves ha facoltà di condurre le sue bestie fino ai confini di Limone dal mese di marzo a S. Michele, con esclusione del pascolo delle ghiande nel periodo in cui queste sono bandite. Viceversa, agli abitanti Vernante è consentito il pascolo nelle «alpi» di Boves da S. Michele a tutto marzo, quest ultima, inoltre, può condurre dove vuole l acqua di tutte le sorgenti, senza però venderla (Statuta Communitatis Bovisii 1703, pp ). Una serie di accordi, a partire dal 1472 e per tutto il Cinquecento, definiscono i carichi impositivi a cui sono soggetti i «particolari» di Limone che posseggono boschi nel territorio di Boves: dopo il passaggio della contea di Tenda ai Savoia, prima attraverso un ramo della famiglia, poi direttamente con Emanuele Filiberto, è interesse di tutti diminuire la conflittualità; le quasi 1300 giornate di boschi rendono ora alla comunità due fiorini a giornata, oltre alla somma «una tantum» di 350 ducatoni (Statuta Communitatis Bovisii 1703, pp ). La forza di Boves ha modo di misurarsi in due vertenze particolari che inducono ad una rivisitazione dei suoi privilegi: la questione delle acque e quella del diritto di caccia e pesca e di nomina del giudice. Nel 1474 la comunità si associa con la famiglia Lovera di Cuneo per la costruzione di una bealera (detta poi del Naviglio), che alimenti i suoi mulini. L acqua viene derivata dal Gesso e da alcuni scolaticci previo accordo ( 1466 ) con Roccavione, dal cui territorio deriva in buona parte (Statuta Communitatis Bovisii 1703, pp ). Nel 1584 riesce ad opporsi con successo, sostenuta da Cuneo, al progetto di Peveragno di derivare acqua dal finaggio di Roaschia (AC Peveragno, cart. 2, Privilegi e concessioni, n. 12). Dopo l infeudazione ai Grimaldi di Boglio, questi intendono contestare alla comunità il privilegio della formazione della rosa entro la quale viene scelto il giudice (che deve essere della città di Cuneo), il diritto di caccia e pesca, nonché i beni sottoposti «al castello di Brusaporcello e di Mirabello, gli orti fatti nei fossi e nel barbacane» (AST, Corte, Paesi per A e B, m. 43, fasc. 3). Gli uomini di Boves riescono a spuntarla pagando 100 lire d argento, invece dei 21 scudi pretesi dai Grimaldi secondo il valore corrente nel 1643; anche la sentenza del Senato del 1661 in merito alla formazione dei bandi campestri attribuisce questa prerogativa alla comunità, potendo essa imporre pene pecuniarie fino ad uno scudo d oro d Italia (Mottini 1894, pp ). La conflittualità endemica con la vicina Peveragno è fatta di piccoli sconfinamenti: nel 1673 la parte di territorio che dal piano sale alle montagne «dette dal popolo Colletti», attribuita a quest ultima, è stata occupata da alcuni Bovesani che vi hanno impiantato delle vigne, subendovi perciò molestie; Boves sostiene altresì di avere diritto di pascolo e di poter far legna «da tempo immemorabile» sopra la montagna detta «di Pesimaldo», ma nel giugno del 1754 quelli di Peveragno si sono portati lì con un ragguardevole distaccamento di soldati e hanno appiccato il fuoco a tre grandi mucchi di fascine di alcuni di Boves (AC Peveragno, cat. II, cl. 9, Liti, nn ). Si tratta,in sostanza, di confermare quanto è già stato attribuito alle due comunità «ab antiquo» o, come nel caso che vede coinvolta anche Cuneo (1763), di un riaggiustamento che interessa poco più di 11 giornate: elementi diversi ma concomitanti, naturali, commerciali, politici hanno dunque via via plasmato il territorio di Boves dandogli una propria fisionomia e identità.

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