Campagna di monitoraggio dell inquinamento atmosferico con laboratorio mobile nelle aree urbanizzate dei Comuni della Provincia di Rimini

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1 Campagna di monitoraggio dell inquinamento atmosferico con laboratorio mobile nelle aree urbanizzate dei Comuni della Provincia di Rimini ARPA Sezione Provinciale di Rimini Comune: Posizione di misura: Ambiente: CORIANO Piazza Resistenza Urbano Monitoraggio periodo invernale: Monitoraggio periodo estivo: 2/11/25 27/11/25 2/5/26 29/5/26 Inquinanti misurati: NO 2 CO O 3 C 6 H 6 PM 1

2 Provincia di Rimini Responsabile Servizio Ambiente: Dr.ssa Viviana Depodestà Responsabile Progetto: Ing. Giovanni Paganelli ARPA Sezione Provinciale di Rimini Direttore: Dott. Mauro Stambazzi Servizio Sistemi Ambientali Responsabile: Dott. Stefano Renato De Donato Ecosistema Urbano Responsabile: Dott. Zamagni Marco Rete di Monitoraggio della qualità dell aria Dr.ssa Merlo Luciana Dott. Rossi Mauro Dott. Vignoli Luca P. Ch. Bianchi Duilio P. Ch. Ricciolino Giovanna Responsabile Progetto: Dott. Zamagni Marco Conduzione dei monitoraggi e validazione dati: P. Ch. Bianchi Duilio P. Ch. Ricciolino Giovanna Elaborazione dati, testi e redazione del documento a cura di: Dott. Elementi Marco Dr.ssa Merlo Luciana Dott. Vignoli Luca Dott. Zamagni Marco

3 INTRODUZIONE METODOLOGIA DI INDAGINE QUADRO NORMATIVO L'INQUINAMENTO ATMOSFERICO GLI INQUINANTI MONITORATI OSSIDI DI AZOTO (NOX) MONOSSIDO DI CARBONIO (CO) POLVERI TOTALI SOSPESE E POLVERI INALABILI (PTS E PM 1 ) OZONO (O 3 ) BENZENE (C 6 H 6 ) PRINCIPALI VARIABILI METEOROLOGICHE ANALISI DEI DATI RILEVATI OSSIDI DI AZOTO (NOX) MONOSSIDO DI CARBONIO (CO) MATERIALE PARTICOLATO ( PM 1 ) OZONO (O 3 ) BENZENE (C 6 H 6 ) DATI METEOROLOGICI CONCLUSIONI... 53

4 Introduzione La Provincia di Rimini e la Sezione Provinciale dell ARPA di Rimini hanno sottoscritto una convenzione per lo svolgimento di campagne di monitoraggio della qualità dell aria nel territorio, mediate l utilizzo del laboratorio di proprietà della Provincia è concesso in comodato d uso gratuito ad ARPA RN. Lo scopo di queste campagne di monitoraggio consiste nella valutazione dello stato della qualità dell aria nelle aree maggiormente urbanizzate dei Comuni della Provincia e mai monitorate precedentemente. Questo innanzitutto è volto ad incrementare il quadro conoscitivo relativo alla stato della matrice aria, in particolar modo per le aree dove è presente la maggior parte della popolazione residente, secondariamente a verificare la possibilità di correlare i dati ottenuti con il Laboratorio mobile (di seguito L.M.) con quelli rilevati dalla Rete fissa di monitoraggio della qualità dell aria (di seguito RMQA), infine ottenere informazioni di supporto alla zonizzazione del territorio provinciale. Nell ambito della convenzione sopra richiamata la presente relazione riporta le risultanze della campagna condotta nel comune di Coriano. Come previsto dal disciplinare tecnico, la campagna è stata condotta in due distinti intervalli di tempo, uno rappresentativo del periodo invernale, l altro di quello estivo. 1 Metodologia di indagine Per questi monitoraggi si fa riferimento alle linee guida dell Unione Europea Guidance Report on Preliminary Assessment under EC Air Qualità Directives (Gennaio 1998). Per quanto riguarda la metodologia di utilizzo del L.M., si fa riferimento all Allegato 1 del Decreto 1 ottobre 22, n.261 ed a quanto indicato nelle Linee Guida dell Unione Europea Per la scelta dei punti di campionamento si fa riferimento all Allegato VI della Direttiva 1999/3/CE del Consiglio del 22 aprile 1999 concernente i valori limite di qualità dell aria ambiente per il biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli ossidi di azoto, le particelle e il piombo (Gazzetta ufficiale n.l163 del 29/6799), nel quale si raccomanda che, per quanto possibile si dovrebbero rispettare le seguenti istruzioni: Il punto deve essere sgombro da ostacoli che possano impedire il flusso d aria (alcuni metri da edifici, balconi, alberi etc.); 4 metri sopra il livello del suolo; almeno 25 metri di distanza dal bordo di incroci ed almeno 5 metri di distanza dal centro della corsia di traffico più vicina; Nel punto di campionamento sono stati misurati e registrati tutti gli inquinanti ed i parametri meteorologici per i quali il L.M. possiede la strumentazione necessaria. Il sito non era idoneo alla rilevazione di flussi di traffico. I monitoraggi sono stati effettuati con l ausilio di strumentazione completamente automatica. Gli inquinanti atmosferici, i parametri meteorologici che sono stati rilevati e il principio di funzionamento delle apparecchiature / tipo di apparecchiatura utilizzate a tal scopo, sono riportati nella seguente tabella. PARAMETRO Ossidi di azoto Monossido di carbonio Ozono Materiale particellare (PM 1 ) Benzene, Toluene, Xileni PRINCIPIO DI MISURA Chemiluminescenza Assorbimento infrarosso Assorbimento ultravioletto Assorbimento di radiazione β Gascromatografia 1

5 Direzione del vento Velocità del vento Temperatura Pressione Atmosferica Umidità relativa Radiazione Solare Globale Quantità di precipitazioni atmosferiche Anemometro Anemometro Termometro Barometro Psicrometro Piranometro Bilancia Idrostatica Tutti i dati rilevati dalle apparecchiature durante le campagne sono stati esaminati e validati giornalmente dai tecnici ARPA per verificare con continuità il corretto funzionamento degli analizzatori, successivamente i dati sono stati elaborati ed utilizzati per la predisposizione di questo report. I dati utilizzati per le elaborazioni tengono conto dei valori medi orari rilevati per ogni singolo inquinante ad eccezione del PM 1, per il quale vengono invece utilizzati valori biorari e/o giornalieri. I valori riscontrati per i singoli parametri sono stati confrontati con i valori riscontrati per gli stessi inquinanti nel medesimo periodo di tempo presso le postazioni di misura fisse della RMQA. La rete è costituita da quattro stazioni di monitoraggio che, sulla base di quanto previsto dall impianto legislativo in vigore ai tempi della loro installazione, possono essere sono così classificate: Stazioni tipo A (una denominata Marecchia, ubicata nel Parco XXV Aprile a di Rimini, non direttamente influenzata da fonti di emissione significative, stazione urbana di fondo); Stazioni di tipo B (una denominata Abete, ubicata in Via Abete a Rimini,per la misura dell inquinamento presente in aree densamente urbanizzate, alta densità abitativa) Stazioni di tipo C (due, la prima denominata Flaminia ubicata in Via Flaminia a Rimini, l altra denominata Riccione, ubicata sul Lungomare della Libertà a Riccione, utilizzate per il rilevamento dell inquinamento di zone ad alto traffico veicolare, alta densità di traffico urbano). Durante le due campagne il L.M. è stato posizionato a Coriano in piazza della Resistenza. La posizione della centraline della RMQA rispetto al sito in cui è stato posizionato il L.M. è visibile nella figura sotto riportata. Le due foto successive riportano con maggior dettaglio il posizionamento del L.M. e rendono conto della sua collocazione all interno dell ambito maggiormente urbanizzato del comune. 2

6 Il laboratorio mobile posizionato a Coriano in piazza della Resistenza Per valutare la correlazione dei dati rilevati dal Laboratorio Mobile con quelli rilevati nelle postazioni di misura della RMQA è stata utilizzata la Correlazione Pearson tra i valori orari del giorno tipo. Il valore risultante (Indice di Pearson R) può assumere valori compresi tra -1 e +1. Più il valore si avvicina ad 1 e maggiore è la correlazione dei dati tra le varie coppie di stazioni. In genere un valore superiora a,7 denota una buona correlazione dei dati. Questo, relativamente alle concentrazioni medie rilevate per un inquinante, significa una similitudine negli andamenti, indipendentemente dal valore assoluto registrato. 2 Quadro normativo Gli strumenti normativi e i provvedimenti in materia di qualità dell aria e di inquinamento atmosferico sono complessi e articolati e sono strutturati su diversi livelli, che vanno dalle direttive comunitarie, alle norme nazionali per arrivare agli strumenti di governo locale. Un esame delle norme, che a vario titolo hanno valenza rispetto a quanto trattato in questo report, costituiscono in questa fase un utile strumento di lavoro, nonché una indispensabile premessa. In questo capitolo si riporta un breve riassunto dei principali provvedimenti. Il compito di riassumere invece i limiti previsti per i vari inquinanti e agevolarne l interpretazione viene rimandato al capitolo 6 del presente documento, dove i limiti stessi vengono confrontati con quanto emerge dalle elaborazione dei dati rilevati durante la campagna di monitoraggio. In merito alla tutela della qualità dell aria, la Direttiva 96/62/CE, in materia di valutazione e gestione della qualità dell aria ambiente ha ridisegnato il quadro di riferimento a livello europeo. Essa dispone la progressiva abrogazione delle precedenti norme a livello europeo nelle quali erano stati fissati, per i specifici inquinanti, i valori di riferimento per il controllo della qualità dell aria, demandando alle successiva emanazione di direttive figlie la fissazione di valori limite, soglie di allarme e valori obbiettivo per i diversi inquinanti. Inoltre essa fissa i criteri di base per: valutare la qualità dell aria ambiente in diverse zone di territorio; impostare le azioni atte a mantenere la qualità dell aria laddove essa è buona e migliorarla negli altri casi. Ad oggi le direttive figlie emanate sono: Direttiva 1999/3/CE del 22/4/1999 concernente i valori limite di qualità dell aria ambiente per biossido di zolfo, ossidi di azoto, particelle e piombo; 3

7 Direttiva 2/69/CE del 16/11/2 concernente i valori limite per il benzene ed il monossido di carbonio nell aria ambiente; Direttiva 22/3/CE del 12/2/22 relativa all ozono nell aria. Nell ambito di tali direttive, in riferimento agli specifici parametri inquinanti, vengono in particolare stabiliti: diverse tipologie di limiti, riferiti alla protezione della salute, degli ecosistemi, della vegetazione ecc.; i termini entro i quali i limiti devono essere raggiunti e le modalità di monitoraggio del processo di raggiungimento; soglie di allarme che, se raggiunte, rendono necessario un intervento immediato; precisi criteri cui conformarsi per la scelta della collocazione delle postazioni di rilevamento. La normativa italiana di recepimento di queste direttive comunitarie inizia nel 1999 con il D.Lgs. n. 351/99, recepimento della Direttiva 96/62/CE. Il D.Lgs. n. 351/99 pone le basi per il completo riordino dell intero schema legislativo nazionale sulla qualità dell aria provvedendo alla abrogazione progressiva di una serie di atti normativi ed in particolare demandando ad appositi decreti del Ministero dell Ambiente di concerto con il Ministero della Sanità il recepimento dei valori limite e delle soglie di allarme fissati dalla Consiglio dell Unione Europea. Il decreto prevede che, successivamente alla emanazione dei decreti relativi ai valori limite, soglie di allarme e valori obiettivo, le regioni provvedano, in continuità con l attività di elaborazione dei piani di risanamento e tutela della qualità dell aria, ad effettuare l insieme delle attività (misure, indagini e stime) al fine di valutare la qualità dell aria ambiente ed individuare: le zone in cui adottare piani di azione contenenti misure da attuare sul breve periodo affinché sia ridotto il rischio di superamento dei valori limite e delle soglie di allarme e per le quali individuare l autorità competente alla gestione di tali situazioni di rischio; le zone in cui adottare piani e programmi per il raggiungimento, entro i limiti prestabiliti, dei valori limite previsti e valori obiettivo; le zone in cui i livelli sono inferiori ai valori limite ed in cui adottare piani per il non superamento dei limiti della qualità dell aria. Il Decreto prevede inoltre che sulla base di valutazioni periodiche dell aria ambiente: debba essere rivista la zonizzazione attuata; debba essere monitorato l andamento dei piani e dei programmi e valutato il processo di raggiungimento dei valori limite; vi sia una informazione continua al Ministero e alla comunità sull andamento dello stato della qualità dell aria e della realizzazione dei piani e programmi; vi sia una adeguata informazione alla popolazione. Per quanto riguarda i limiti previsto dalla normativa europea, con il DM 6/2 del 2 Aprile 22, sono state recepite le prime due direttive figlie. Successivamente, con D.Lgs. n.183/4, del 21 Maggio 24, viene recepita la direttiva 22/3/CE. In attuazione del D. Lgs. N.351/99 è stato successivamente emanato il DM 261/2 che fornisce le direttive tecniche per la valutazione preliminare della qualità dell aria, i criteri per l elaborazione dei piani o programmi per il raggiungimento dei valori limite nelle zone e negli agglomerati e le direttive sulla cui base vengono adottati i piani di mantenimento. Tutto quanto sopra descritto ha comportato notevoli modifiche al quadro normativo nazionale. Vengono modificati i principi di base per la valutazione delle qualità dell aria, i limiti di riferimento, le modalità e le tempistiche per raggiungere questi limiti attraverso piani o programmi, le modalità di informazione al pubblico. La predisposizione di questi interventi, così come la suddivisione del territorio in zone e agglomerati in base al rischio di superamento dei valori limite e delle soglie di allarme viene affidata alle regioni. In Emilia Romagna, a seguito della L.R. 3 del 21/4/99 che riforma il sistema 4

8 regionale e locale, questo compito viene demandato alle Province, mentre la Regione mantiene il proprio ruolo in termini di indirizzi, obiettivi ed omogeneità degli strumenti tecnici. Resta invece in capo ai comuni l attuazione delle misure previste dal decreto Criteri ambientali e sanitari in base ai quali i sindaci adottano misure di limitazione della circolazione (DM n.163) che, anche se modificato in numerose parti dal DM 6/2, risulta attualmente in vigore. Fino all entrata in vigore dei nuovi limiti, restano altresì in vigore gli standard di qualità definiti dal DPR 23/88. Di seguito si riporta l elenco dei principali provvedimenti che a livello comunitario, statale e regionale risultano utile riferimento per la lettura di questo report. Normativa Comunitaria Direttiva 96/61/CE - Prevenzione e riduzione integrate dell inquinamento; Direttiva 96/62/CE - Valutazione e gestione della qualità dell aria ambiente; Direttiva 1999/3/CE - Valori limite di qualità dell aria per il biossido di zolfo, biossido d azoto, gli ossidi di azoto, le particelle sospese ed il piombo; Direttiva 2/69/CE - Valori limite per il benzene ed il monossido di carbonio nell aria ambiente; Direttiva 2/3/CE - Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 febbraio 22 relativa all'ozono nell'aria. Normativa Nazionale - DPR 23/88 (DM / DM / DM ), D.Lgs 112/98, D.Lgs 96/99 Quadro vigente delle attività e della competenze in materia di qualità dell aria; - DM n.163 Criteri ambientali e sanitari in base ai quali i sindaci adottano misure di limitazione della circolazione; - D.Lgs. n. 351/99 Attuazione della Direttiva 96/62/CE in materia di valutazione e gestione della qualità dell aria ambiente; - DM 2 aprile 22, n. 6 - "Recepimento della direttiva 1999/3/CE del Consiglio del 22 aprile 1999 concernente i valori limite di qualità dell'aria ambiente per il biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli ossidi di azoto, le particelle e il piombo e della direttiva 2/69/CE relativa ai valori limite di qualità dell'aria ambiente per il benzene ed il monossido di carbonio; - DM 1 ottobre 22, n Regolamento recante le direttive tecniche per la valutazione preliminare della qualità' dell'aria ambiente, i criteri per l'elaborazione del piano e dei programmi di cui agli articoli 8 e 9 del decreto legislativo 4 agosto 1999, n. 351; - D.Lgs , n Attuazione della direttiva 22/3/CE relativa all ozono nell aria. Normativa Regionale DGR 15 maggio 21 n. 84 "Approvazione linee di indirizzo per l'espletamento delle funzioni degli enti locali in materia di inquinamento atmosferico di cui agli artt. 121 e122 della L.R.21 aprile 1999 n. 3 'Riforma del sistema regionale e locale'; DGR 7 febbraio 25 n.176 Indirizzi per l approvazione dei Piani di Tutela e Risanamento della qualità dell aria. 5

9 3 L inquinamento atmosferico Generalmente si parla di inquinamento atmosferico se sono presenti sostanze a concentrazioni tali da essere superiori a quelle naturalmente presenti in aria e tali da poter produrre effetti nocivi diretti o potenziali sulla salute e sulla qualità della vita umana, animale e vegetale, sul paesaggio, sui materiali e le opere d arte. Questa alterazione della composizione dell atmosfera è il risultato di complessi fenomeni chimicofisici in competizione fra loro: alcuni fattori ne determinano l accumulo, altri la rimozione o la dispersione.la quantità e qualità di sostanze emesse in atmosfera da diverse tipologie di sorgenti (puntuali, lineari, diffuse) con diverse altezze e temperature di emissione, il grado di rimescolamento delle masse d aria e le reazioni chimiche, sono fra i principali fattori che producono la complessa distribuzione spaziale e temporale delle sostanze inquinanti. Sulla base della loro origine gli inquinanti possono essere distinti in due classi fondamentali, quelli primari (immessi tal quali in atmosfera dalle sorgenti) e quelli secondari (prodotti in atmosfera per reazione tra due o più inquinanti primari o tra questi e le sostanze normalmente componenti l atmosfera). Gli inquinanti primari comprendono sia gas che particelle. Tra i gas si segnalano: i composti dell azoto (NO, NH 3 ); i composti dello zolfo (H2S, SO 2 ); i composti del carbonio (idrocarburi, CO); i composti alogenati (CFC, acidi alogenidrici); Nell ecosistema urbano le più importanti sorgenti antropogeniche di questi gas sono il traffico veicolare, il riscaldamento domestico e, quando presenti, le emissioni industriali. Le particelle solide primarie hanno diverse origini. Quelle più sottili sono generate principalmente da processi di combustione, mentre quelle più grossolane da azioni meccaniche come l usura dei pneumatici, dei freni e del manto stradale oppure il risollevamento in atmosfera del particolato precedentemente depositato. Le polveri possono essere anche di origine naturale come ad esempio le sabbie, le polveri delle eruzioni vulcaniche, i pollini e le spore, i sali marini. Anche gli inquinanti secondari comprendono sia gas che particelle. I principali inquinanti secondari di tipo gassoso sono: il biossido di azoto (NO 2 ); l ozono (O 3 ) troposferico; Entrambi i gas (NO 2 ed O 3 ) sono prodotti da un complesso sistema di reazioni fotochimiche e costituiscono i componenti principali del famigerato smog fotochimico. Il particolato secondario può derivare da reazioni chimiche che coinvolgono inquinanti gassosi sia primari che secondari. I più noti processi sono la trasformazione di SO 2 in solfati, di NO 2 in nitrati, di NH 3 in ammonio e dei composti organici in agglomerati particellari organici. 6

10 4 Gli inquinanti monitorati In questo contesto si ritiene utile fornire una breve descrizione di quelle che sono le caratteristiche generali degli inquinanti monitorati ed i loro effetti sulla salute. 4.1 Ossidi di azoto (NO NOx NO 2 ) Caratteristiche generali Esistono numerose specie chimiche di ossidi di azoto: Ossido di diazoto N 2 O; Ossido di azoto NO; Triossido di diazoto N 2 O 3 ; Biossido di azoto NO 2 ; Tetrossido di diazoto N 2 O 4 ; Pentossido di diazoto N 2 O 5 ; La specie di maggior interesse dal punto di vista della salute umana e dell ambiente è senza dubbio il biossido di azoto NO 2. La WHO (World Health Organization) oltre a definire l importanza di NO 2 sotto il profilo sanitario, ne sottolinea anche quella dal punto di vista ambientale: (a) NO 2 assorbe la radiazione solare influenzando la trasparenza e visibilità atmosferica; (b) per lo stesso motivo, come assorbitore di radiazione visibile, potrebbe avere un potenziale ruolo nella variazione di clima globale nel caso la concentrazione diventasse abbastanza elevata; (c) essendo una molecola radicalica e fortemente ossidante, contribuisce a determinare il potere ossidante della troposfera e le concentrazioni delle altre specie radicaliche atmosferiche (incluso OH); (d) gioca infine una funzione chiave nel determinare la concentrazione di O 3 troposferico in quanto la fotolisi di NO 2 è lo stadio di inizio della formazione fotochimica di O 3. Come è già stato detto, NO 2 è un inquinante secondario che deriva da NO. La concentrazione di NO 2 in atmosfera, in un dato luogo e in un dato momento, dipende dunque dalle velocità di immissione di NO 2 e del reagente NO, dalle velocità di conversione di NO in NO 2 e di NO 2 in NO 3 - oltre che naturalmente dalla meteorologia. In natura l NO viene prodotto dalle scariche elettriche atmosferiche, dagli incendi, dalle emissioni vulcaniche e dai batteri del suolo. Le emissioni antropogeniche sono dovute all uso dei combustibili in generale (trasporti, produzione di elettricità e riscaldamento) e alle attività industriali. NO si forma sempre quando viene usata l aria come comburente ad alta temperatura; l ulteriore ossidazione di NO durante la combustione produce NO 2 (di solito in quantità non superiore al 5% degli NO X primari emessi). L NO 2 è sempre presente nei gas di scarico delle automobili ed in particolare dei grossi autoveicoli diesel. La concentrazione di NO X negli scarichi è elevata in condizioni di traffico veloce e motore ad alto numero di giri, bassa in decelerazione e con motore al minimo. Effetti sulla salute La WHO indica che NO 2 è responsabile sia di effetti acuti che cronici a carico dell apparato respiratorio, effetti che risultano più evidenti in categorie sensibili, come ad esempio gli asmatici. Nella documentazione ufficiale viene riportato 56 μg/mc (,3 ppm) 1 come livello più basso capace di generare un disturbo della funzionalità polmonare in un individuo asmatico sottoposto ad esercizi fisici intermittenti e per una esposizione di 3 minuti. Per quanto riguarda l NO occorrono concentrazioni più alte per riscontrare gli stessi effetti. Sulla base di questi dati sperimentali, la WHO propone per NO 2 un limite di 2 μg/mc come valore orario; il valore guida annuale è di 4 1 ppb = parti per miliardo; ppm = parti per milione. 7

11 μg/mc. Questi valori sono stati adottati a livello europeo dalla Direttiva 99/3/CEE e successivamente recepiti dalla legislazione italiana con il DM 6/ Monossido di carbonio (CO) Caratteristiche generali Il monossido di carbonio è un gas inodore, insapore ed incolore, poco solubile in acqua, che si produce nelle reazioni di combustione in difetto di ossigeno dei composti contenenti carbonio. In eccesso di ossigeno la combustione procede invece con la formazione di biossido di carbonio, composto non velenoso, al contrario del monossido. La WHO indica che le emissioni di CO in atmosfera sono da ascrivere per un 6% alle attività umane e per il restante 4% dai processi naturali. La principale sorgente antropogenica di questo inquinante in ambito urbano è la combustione della benzina nel motore a scoppio, nel quale non si riesce ad ottenere la condizione ottimale per la completa ossidazione del carbonio. A differenza degli ossidi di azoto, per il CO le massime emissioni dal motore si verificano in condizioni di motore al minimo, in decelerazione e in fase di avviamento a freddo, piuttosto che in accelerazione o in condizioni di alto numero di giri. Risulta dunque particolarmente favorevole la condizione di traffico lento e fermate ai semafori nelle giornate caratterizzate da bassa ventilazione. Nelle aree urbane la concentrazione di CO dipende dalla densità di popolazione degli autoveicoli, dalla topografia e dalle condizioni meteorologiche; nelle strade la concentrazione di questo inquinante varia molto in funzione della distanza dal traffico, mantenendosi più alta dal lato sottovento del canyon stradale e smorzandosi velocemente dal suolo verso l alto. Le concentrazioni di fondo a livello planetario sono tra.6 e.14 mg/mc (5-12 ppb). Negli ambienti caratterizzati da traffico urbano tipici delle grandi città Europee, le concentrazioni medie su otto ore sono generalmente inferiori a 2 mg/mc (17 ppm), con picchi di breve durata sotto i 6 mg/mc (53 ppm). Effetti sulla salute Il CO viene assorbito negli alveoli polmonari ed entra nel sangue associato all emoglobina. Si tratta di una sostanza velenosa in quanto si lega irreversibilmente all emoglobina producendo un complesso molto stabile (la carbossiemoglobina, COHb) e quindi impedendo il naturale trasporto di ossigeno per la respirazione cellulare (l affinità della emoglobina per il CO è superiore di 2-25 volte quella per l ossigeno). La WHO ha stimato un livello pari al 2.5% di COHb nel sangue umano come limite per la protezione della salute, tenendo conto dei gruppi a rischio (persone con disturbi coronarici, feti di donne incinte non fumatrici). Questo valore, relativamente ad una popolazione sottoposta a sforzo fisico lieve o moderato, una volta tradotta in termini di concentrazioni ambientali, genera i seguenti valori guida: 1 mg/mc (9 ppm) per 15 minuti; 6 mg/mc (5 ppm) per 3 minuti; 3 mg/mc (25 ppm) per 1 ora; 1 mg/mc (1 ppm) per 8 ore. Questo ultimo valore è riportato come valore limite nel DM 6/2, recepimento italiano della Direttiva 99/3/CEE. 8

12 4.3 Polveri totali sospese e polveri inalabili (PTS e PM1) Durante la campagna in oggetto è stata monitorata esclusivamente la frazione PM 1 delle polveri. Caratteristiche generali Il materiale particolato sospeso è una miscela complessa di sostanze organiche ed inorganiche che si presentano in fase liquida e solida con composizione chimica variabile in funzione della granulometria e, ovviamente, della sorgente che le ha prodotte. Le dimensioni delle particelle sospese variano in un intervallo che abbraccia ben quattro ordini di grandezza: da qualche nanometro a decine di micrometri. Le differenze chimico-fisiche più importanti rendono possibile una prima classificazione fra la frazione grossolana (particelle con diametro aerodinamico superiore a 2,5 μm) e quella fine (particelle con diametro aerodinamico μguale o inferiore a 2,5 μm (PM 2,5 ). Questa differenziazione dipende sostanzialmente dalla diversa genesi delle polveri. Sebbene le polveri di granulometria inferiore possano essere generate per rottura delle particelle solide più grandi, questo processo richiede una energia sempre crescente al diminuire delle dimensioni delle particelle, in maniera tale da essere praticamente proibita per dimensioni dell ordine di 1 μm. La classe di particelle fini contiene in massima parte le particelle secondarie (che sono i prodotti di alcune reazioni chimiche atmosferiche), e le particelle primarie prodotte dalle reazioni di combustione e dalla condensazione di sostanze altobollenti che derivano da svariati processi chimici di origine naturale o antropica. La classe di particelle più grandi è costituita da materiali crostali, materiale polverulento prodotto e/o risollevato da terra dal traffico, materiali in polvere prodotti da industrie. Sorgenti naturali di particelle grossolane possono essere le emissioni dei vulcani, le spore di muffa, i pollini, parti di insetti e di piante e, vicino alle coste, particelle prodotte dalla evaporazione di spray marino. Le diverse origini delle particelle si riflettono nella composizione chimica delle stesse: le polveri fini, ricche di particelle secondarie, sono composte sostanzialmente (8% p/p) da ioni nitrato, solfato, ammonio, carbonio organico ed elementare; di contro questi composti costituiscono solo il 1-2% della frazione grossolana la quale comprende, per un 5% della sua massa, alluminio, silicio, zolfo, potassio, calcio e ferro. È interessante notare come sia stata dimostrata sperimentalmente una più forte dipendenza della composizione chimica della frazione grossolana relativamente al sito di prelievo rispetto alla composizione della frazione fine; questo dato sperimentale è una riconferma della diversa genesi delle frazioni particellari. Effetti sulla salute Il particolato viene spesso classificato secondo criteri sanitari. Gli effetti sanitari sono funzione della natura chimica e della granulometria delle particelle; da questa seconda caratteristica ne deriva una diversa capacità di queste di penetrare nell albero respiratorio e di causare dunque un danno per la salute umana. La totalità delle particelle sospese viene chiamata PTS. Le particelle con dimensioni intorno ai 2 μm non penetrano nelle vie respiratorie, mentre riescono a farlo le particelle di dimensione inferiore. La frazione PM 1 (cioè aventi diametro aerodinamico pari o inferiore a 1 μm) è la frazione inalabile, chiamata anche frazione toracica, è stata identificata come un buon indicatore delle particelle correlate alla salute. L ulteriore frazione PM 2.5 è la frazione respirabile, ovvero quella che con maggiore probabilità può giungere alle vie respiratorie più profonde e produrre un danno effettivo. Gli studi sul PM 2.5 stanno confermando che quest'ultimo è un indicatore migliore del PM 1 per gli effetti sulla salute causati dalle polveri [WHO]. Recenti indagini mediche hanno dimostrato che le particelle ultrafini (PM,1 ) possono passare direttamente nel torrente sanguigno. I danni prodotti dalle particelle (e dalle sostanze da esse veicolate) sono relativi alla respirazione, ai polmoni (anche tumore), alle patologie cardiovascolari e alle alterazioni del sistema immunitario. 9

13 Nella figura seguente viene riportato la capacità di penetrazione della varie frazioni granulometriche delle polveri inferiori ai 1 um all interno dell albero respiratorio. Capacità di penetrazione del articolato atmosferico nell albero respiratorio. Anche per questo inquinante i valori limite sono riportati nel DM 6/2, recepimento italiano della Direttiva 99/3/CEE. 4.4 Ozono (O 3 ) Caratteristiche generali L ozono troposferico è sia di origine naturale che antropico; esso è un inquinante secondario di tipo fotochimico, ossia non viene emesso direttamente da una sorgente ma si produce in atmosfera a partire da precursori primari e dall azione della radiazione solare. I principali precursori dell ozono di origine antropica sono gli ossidi di azoto e le molecole incombuste di idrocarburi emessi dagli scarichi dei veicoli a combustione interna. Anche i solventi e altri composti organici volatili (COV) partecipano alla produzione di ozono. Affinché questo composto si formi a livello del suolo con velocità apprezzabili, devono essere soddisfatte alcune condizioni: a) le sorgenti dei precursori devono emettere alte quantità di ossido di azoto, idrocarburi ed altri COV (ad esempio una situazione di alto traffico cittadino); b) alta temperatura e irraggiamento solare; c) l aria deve essere relativamente ferma affinché i reagenti non siano dispersi. Le più alte concentrazioni di ozono si registrano nelle ore di massimo irraggiamento solare dei mesi estivi, proprio perché alcune delle reazioni per la produzione di questo inquinante hanno la radiazione come ingrediente fondamentale. L ozono è un composto altamente ossidante ed aggressivo e per questa sua natura chimica non permane a lungo in atmosfera, sebbene possa essere trasportato anche a grande distanza dalle masse d aria in movimento. In effetti, nelle aree urbane, dove è maggiore l inquinamento atmosferico, l ozono si forma e reagisce con elevata rapidità (i composti primari che partecipano alla sua formazione sono gli stessi che possono causarne una rapida distruzione). Se l ozono prodotto in area urbana viene rimosso fisicamente per trasporto verso aree suburbane e rurali, dove acquista un tempo di vita superiore a causa del minore inquinamento da NO, può accumularsi raggiungendo valori di concentrazione superiori a quelli urbani. C è inoltre da aggiungere che nelle aree caratterizzate da forte presenza di vegetazione vi è la produzione naturale di alcheni (pinene, limonene, isoprene) che sono fra i più reattivi precursori di ozono. Effetti sulla salute. L ozono è un gas tossico e molto aggressivo sia per le vie respiratorie che per gli occhi. I primi sintomi sono: irritazione delle mucose, tosse, fiato corto, mal di testa, dolore al petto. L esercizio fisico svolto all aperto nelle ore di massima concentrazione è uno dei maggiori fattori di rischio. Gli 1

14 effetti sulla salute sono statisticamente significativi già alla concentrazione di 16 μg/mc per una esposizione di 7 ore in un gruppo di adulti sani che effettuano leggeri esercizi fisici (i soggetti maggiormente sensibili hanno manifestato un decremento della funzionalità respiratoria superiore al 1% già dopo 4-5 ore). Esposizioni controllate di 24 μg/mc su adulti sotto leggero sforzo e su bambini per 2 ore producono deficit respiratori. Alla concentrazione di 5 μg/mc è sufficiente un ora di esposizione [WHO]. Le categorie maggiormente sensibili sono gli anziani, i bambini (per una maggiore ritmo respiratorio e per il fatto che passano molte ore all aperto nelle ore più calde della giornata) e gli asmatici. Relativamente agli effetti sull ambiente si rilevano danni alla flora, causati da una diminuzione delle produttività delle piante, e al patrimonio artistico, causati dal deterioramento dei materiali. I valori di riferimento per questo inquinante sono riportati nel DL 183 del 21/5/4, recepimento italiano della direttiva europea 22/3/CE. 4.5 Benzene (C 6 H 6 ) Caratteristiche generali Il benzene (C 6 H 6 ) è il composto organico aromatico più semplice. Si presenta come liquido incolore, volatile anche a temperatura ambiente, dal caratteristico odore pungente. Il benzene è utilizzato in numerosi processi industriali di sintesi organica. La presenza di questo inquinante in atmosfera si deve quasi esclusivamente alle attività umane. La sorgente più importante in ambito urbano è senza dubbio il traffico cittadino, in quanto i motori a scoppio utilizzano benzina che contiene benzene come antidetonante, al posto del piombo tetraetile. In Italia la benzina contiene benzene in una frazione non superiore all 1% in volume (dal 1/7/98); per ridurne le emissioni non è sufficiente impiegare benzina con basso tenore di benzene ma occorre anche l uso di marmitte catalitiche, in quanto esso si può anche formare durante la combustione incompleta degli altri composti organici presenti nel carburante. Il fumo da sigaretta è la principale sorgente di benzene per l inquinamento indoor. Effetti sulla salute. Il benzene è un composto altamente tossico e cancerogeno. Colpisce principalmente il sistema nervoso centrale e il midollo osseo ma viene trasferito a tutti i gli organi e tessuti ricchi di lipidi, esercitando i suoi effetti tossici. WHO riporta effetti di depressione di attività del midollo, effetti immunologici, mutagenici e cancerogenici (leucemia), su persone esposte a elevate dosi di vapori di benzene per motivi professionali. Gli effetti reali di esposizioni croniche a concentrazioni relativamente basse (simili all ambiente urbano) non sono state ancora chiarite. E stato proposto il livello di legge di 5 μg/mc come valore di protezione della salute, sebbene per il benzene non sia stato definito un vero e proprio livello di esposizione sicuro: viene quindi accettato il modello senza soglia, cioè si suppone che a qualsiasi concentrazione sia associato un rischio e che il rischio aumenti linearmente all aumentare dell esposizione. Il valore limite per questo inquinante è riportato nel DM 6/2, recepimento italiano della Direttiva 99/3/CEE. 11

15 5 Principali variabili meteorologiche Le condizioni meteorologiche condizionano fortemente la qualità dell aria presente in un territorio; infatti la concentrazione di un inquinante sul territorio è determinata principalmente da tre fattori: a) la quantità di sostanze inquinanti immesse in atmosfera dalle varie sorgenti, che possono essere situate nel territorio considerato, in territori limitrofi, o addirittura in alcuni casi particolari a grande distanza; b) la morfologia del territorio; c) le condizioni meteorologiche in atto in quella regione. Quindi, a parità di immissione di sostanze inquinanti in atmosfera, le condizioni meteorologiche e la morfologia del luogo svolgono un ruolo cruciale nell accumulo/rimozione degli inquinanti. Alta pressione, stabilità atmosferica, mancanza di precipitazioni, scarsa ventilazione negli strati bassi dell atmosfera sono fenomeni che favoriscono l accumulo di inquinanti. I territori caratterizzati da situazioni meteorologiche particolarmente favorevoli all accumulo sono dunque più sensibili ai fattori di pressione rispetto ai territori che presentano una meteorologia di forte scambio di masse d aria, alti valori di altezze di rimescolamento, elevato numero di episodi di rimozione. Ad esempio, la presenza di superfici urbanizzate, caratterizzate da particolari valori di rugosità e di emissione di calore, influenzano lo strato limite atmosferico sopra di esse. Ciò modifica la capacità di dispersione degli inquinanti immessi e crea una situazione di microclima legata a quella superficie. Tutti i processi coinvolti nella efficacia di rimozione degli inquinanti avvengono nello strato limite atmosferico (Planetary Boundary Layer - PBL) che è lo strato di atmosfera maggiormente influenzato, in termini di turbolenza, dalla presenza della superficie terrestre e al cui interno si diffonde l inquinamento. Le grandezze meteorologiche che influenzano maggiormente i processi di diffusione, di trasformazione per effetto di reazioni chimiche e di deposizione delle sostanze inquinanti sono di seguito elencate: - le idrometeore - il vento - la temperatura - l irraggiamento solare La presenza di idrometeore (pioggia, neve, grandine e nebbia) influenza i meccanismi di deposizione e rimozione degli inquinanti. L assenza di precipitazioni riduce la capacità dell atmosfera di rimuovere in particolare le particelle sospese ed impedisce la dissoluzione di alcuni inquinanti gassosi. La presenza di nubi o nebbia determina l intrappolamento di alcuni inquinanti ed una diminuzione della loro concentrazione per dissoluzione mediante le particelle d acqua. La presenza di vento negli strati più bassi dell atmosfera influenza sia il trasporto degli inquinanti sia il fenomeno di risospensione di polveri precedentemente depositate a terra, quindi determina una ridistribuzione spaziale delle sostanze inquinanti. In alcuni casi questo fenomeno è all origine dell aumento della concentrazione degli inquinanti in particolari siti. La temperatura nel PBL influenza i processi di rimescolamento di origine turbolenta. Generalmente la temperatura dell aria nella troposfera, strato dell atmosfera in cui avvengono la maggior parte dei fenomeni meteorologici, decresce all aumentare della quota (circa 6.7 C per Km) e questo permette che le masse d aria calde, essendo meno dense, salgano e prendano il posto delle masse d aria più fredde che sono così costrette a scendere (vedi Fig. 5.1). 12

16 Fig Andamento medio della temperatura dell aria nei vari strati dell atmosfera; la troposfera, che rappresenta la regione di nostro interesse, è caratterizzata da una diminuzione media della temperatura con la quota di circa 6.7 C per km Dato che l aria calda è di solito quella più inquinata, essendo più vicina alle sorgenti di emissione, ne consegue che tale rimescolamento determina una diminuzione della concentrazione degli inquinanti in prossimità del suolo. Tuttavia possono avvenire delle situazioni particolari in cui la temperatura dell aria in alcuni strati del PBL al contrario di quanto avviene normalmente, cresce all aumentare della quota; questi fenomeni atmosferici vengono detti inversioni termiche. In questi casi l aria dello strato sottostante sale fino a che non si scontra con l aria nello strato di inversione; tale strato di inversione rappresenta quindi un impedimento alla possibilità di ulteriore salita dell aria e determina una riduzione del rimescolamento con conseguente ristagno dell aria negli strati più bassi. Le inversioni termiche avvengono in genere durante le serate limpide subito dopo il tramonto a causa del rapido raffreddamento del terreno, a cui viene a mancare il riscaldamento radiativo da parte del sole, e conseguentemente degli strati di aria più vicini al suolo (vedi Fig. 5.2). Fig In aree fortemente industrializzate ed urbanizzate la presenza di inversioni termiche imprigiona le sostanze inquinanti a quote inferiori allo strato di inversione, con conseguente ristagno delle sostanze inquinanti al suolo. 13

17 Al contrario alte temperature in prossimità del suolo favoriscono il rimescolamento dell atmosfera per effetto dell azione turbolenta (vedi Fig. 5.3) e nel caso siano associate a forti condizioni di irraggiamento solare permettono l innescarsi di meccanismi di reazione che portano alla formazione del cosiddetto smog fotochimico. Fig La presenza di irraggiamento solare favorisce il rimescolamento dell aria al suolo. Un parametro fondamentale nei processi di che determinano la concentrazione degli inquinanti in atmosfera è l altezza dello strato di rimescolamento. Generalmente l altezza di rimescolamento viene definita come l altezza dello strato di atmosfera al di sopra della superficie terrestre caratterizzato da rimescolamento dovuto a turbolenza meccanica (legata al vento) e a turbolenza termica (legata a fenomeni convettivi). L altezza di rimescolamento varia da un valore minimo di circa 5 m ad un valore massimo che si aggira attorno a 2.5 km. Questo parametro inoltre è fortemente sensibile al ciclo notte/dì e ai cicli stagionali. In genere l altezza di rimescolamento risulta maggiore durante la stagione estiva a causa della maggiore quantità di radiazione solare che raggiunge il suolo. Un aumento dell altezza di rimescolamento si traduce in una riduzione della concentrazione degli inquinanti. Questo è il motivo principale per cui inquinanti come NO 2, CO, C 6 H 6 e S 2, risultano avere concentrazioni mediamente più alte durante il periodo invernale. D altra parte una maggiore quantità di radiazione solare durante il periodo primaverile ed estivo aumenta la produzione di O 3 (Ozono) per effetto di reazioni fotochimiche. Questo determina una maggiore concentrazione di questo inquinante durante l estate e valori minori di concentrazione durante l inverno. 14

18 6 Analisi dei dati rilevati Come richiamato nell introduzione la campagna di monitoraggio, svolta a Coriano in piazza della Resistenza, è stata condotta in due diversi periodi di tempo, uno rappresentativo del semestre invernale ed uno a quello estivo. Il campionamento relativo al periodo invernale è stato effettuato nel periodo compreso tra il 2/11/25 ed il 27/11/25 e quello estivo nel periodo compreso tra il 2/5/26 ed il 29/5/26, rispettivamente per 25 e 28 giorni. Si propongono qui di seguito i grafici relativi alle elaborazioni effettuate per ogni parametro misurato, il confronto con i dati rilevati nello stesso intervallo di tempo presso le postazioni fisse di misura che attualmente costituiscono la R.M.Q.A. della Provincia di Rimini e le conclusioni che ne derivano, anche alla luce delle correlazioni che vengono individuate rispetto all andamento annuale degli inquinanti monitorati dalla rete. Le valutazioni riguardano in particolare modo l andamento delle concentrazioni degli inquinanti, la loro dipendenza da particolari condizioni ambientali e meteorologiche, la caratterizzazione della qualità dell aria del sito di piazza della Resistenza (rappresentativo dell ambito urbanizzato del Comune di Coriano) rispetto alle altre postazioni di misura della RMQA, e il rispetto dei limiti per i parametri attualmente individuati dalla normativa. 6.1 Biossido di Azoto (NO 2 ) Per questo inquinante, i limiti di legge riportati nel DM 6/2 fanno riferimento a: Valore limite orario per la protezione della salute umana per il biossido di azoto; Valore limite annuale per la protezione della salute umana per il biossido di azoto; Valore limite annuale per la protezione della vegetazione per gli ossidi di azoto. Viene inoltre individuata una Soglia di allarme per il biossido di azoto. I limiti previsti, i margini di tolleranza, le modalità di riduzione di tali margini e la data alla quale i valori limite devono essere raggiunti sono riportati nella tabella Tab Parametri richiesti dal DM 6/2 per gli ossidi di azoto (NO 2 ) - [μg/mc] Periodo di mediazio ne Entrata in vigore (19/7/99) Dal 1/1/21 Dal 1/1/22 Dal 1/1/23 Dal 1/1/24 Dal 1/1/25 Valore limite aumentato del margine di tolleranza Dal 1/1/26 Dal 1/1/21 Valore limite orario per la protezione della salute umana Valore limite annuale per la protezione della salute umana Valore limite annuale per protezione della vegetazione 1 ora Anno civile Anno civile 3 μg/mc di NO 2 da non superare più di 18 volte l'anno) *1 6 μg/mc di NO 2 * μg/mc di NO X Soglia di allarme Anno civile 4 μg/mc di NO 2 Misurati per tre ore consecutive in una area di almeno 1 km 2 oppure in un intera zona o un intero agglomerato, nel caso siano meno estesi 15

19 *1 Valore limite aumentati del 5%, pari a 1μg/mc, all entrata in vigore della direttiva 99/3/CE (19/7/99). Tale valore è ridotto al 1 gennaio 21 e successivamente ogni 12 mesi, secondo una percentuale annua costante, per raggiungere lo % al 1 gennaio 21. *2 Valore limite aumentati del 5%, pari a 2μg/mc, all entrata in vigore della direttiva 99/3/CE (19/7/99). Tale valore è ridotto al 1 gennaio 21 e successivamente ogni 12 mesi, secondo una percentuale annua costante, per raggiungere lo % al 1 gennaio 21. Ad una prima osservazione si vede che i dati rilevati dal L.M. e dalle postazioni di misura fisse della RMQA mostrano andamenti simili nel periodo invernale, mentre nel periodo estivo le concentrazioni registrate a Coriano con il L.M. risultano essere significativamente più basse rispetto a tutte le postazioni della RMQA. Dall analisi dei dati orari rilevati dal L.M. a Coriano in piazza della Resistenza, si vede chiaramente che l inquinamento da Biossido di Azoto (NO 2 ) si mantiene al di sotto del valore limite dei 2 μg/mc riferito alla massima media oraria, anche senza considerare i margini di tolleranza previsti per il 25 e il 26 (vedi Fig ). 3 NO2 - valori orari 25 VALORE LIMITE ORARIO: media oraria = VAL.LIMITE ORARIO con margine di tolleranza al 25: media oraria = 25 VAL.LIMITE ORARIO con margine di tolleranza al 21: media oraria = 24 VALORE LIMITE ANNUALE al 26: media oraria = 48 5 VALORE LIMITE ANNUALE al 26: media oraria = 4 Fig Valori medi orari rilevati con il laboratorio mobile per NO 2 (μg/mc) Andando ad analizzare i dati rilevati dalla RMQA negli stessi intervalli di tempo riscontriamo situazioni analoghe (vedi Fig , 3, 4, e 5). 3 NO2 - valori orari RICCIONE 25 2 VALORE LIMITE ORARIO: media oraria = VAL.LIMITE ORARIO con margine di tolleranza al 25: media oraria = 25 VAL.LIMITE ORARIO con margine di tolleranza al 21: media oraria = 24 VALORE LIMITE ANNUALE al 26: media oraria = 48 VALORE LIMITE ANNUALE al 26: media oraria = 4 Fig Valori medi orari rilevati con il laboratorio mobile per NO 2 vs Riccione (μg/mc) 16

20 NO2 - valori orari /11/25. 3/11/25. 4/11/25. 5/11/25. 6/11/25. 7/11/25. 8/11/25. 9/11/25. 1/11/25. I I I ABETE VALORE LIMITE ORARIO: media oraria = 2 VAL.LIMITE ORARIO con margine di tolleranza al 25: media oraria = 25 VAL.LIMITE ORARIO con margine di tolleranza al 21: media oraria = 24 VALORE LIMITE ANNUALE al 26: media oraria = 48 VALORE LIMITE ANNUALE al 26: media oraria = 4 11/11/25. 12/11/25. 13/11/25. 14/11/25. 15/11/25. 16/11/25. 17/11/25. 18/11/25. 19/11/25. 2/11/25. 21/11/25. 22/11/25. 23/11/25. 24/11/25. 25/11/25. 26/11/25. 4/5/26. 5/5/26. 6/5/26. 7/5/26. 8/5/26. 9/5/26. 1/5/26. 11/5/26. 12/5/26. 13/5/26. 14/5/26. 15/5/26. 16/5/26. 17/5/26. 18/5/26. 19/5/26. 2/5/26. 21/5/26. 22/5/26. 23/5/26. 24/5/26. 25/5/26. 26/5/26. 27/5/26. 28/5/26. 29/5/26. Fig Valori medi orari rilevati con il laboratorio mobile per NO 2 vs Abete (μg/mc) NO2 - valori orari VALORE LIMITE ORARIO: media oraria = VAL.LIMITE ORARIO con margine di tolleranza al 25: media oraria = 25 VAL.LIMITE ORARIO con margine di tolleranza al 21: media oraria = 24 VALORE LIMITE ANNUALE al 26: media oraria = 48 VALORE LIMITE ANNUALE al 26: media oraria = 4 Fig Valori medi orari rilevati con il laboratorio mobile per NO 2 vs Flamina (μg/mc) 3 NO2 - valori orari MARECCHIA 25 2 VALORE LIMITE ORARIO: media oraria = VAL.LIMITE ORARIO con margine di tolleranza al 25: media oraria = 25 VAL.LIMITE ORARIO con margine di tolleranza al 21: media oraria = 24 VALORE LIMITE ANNUALE al 26: media oraria = 48 VALORE LIMITE ANNUALE al 26: media oraria = 4 Fig Valori medi orari rilevati con il laboratorio mobile per NO 2 vs Marecchia (μg/mc) 17

21 Nelle tabelle vengono riportati alcuni parametri statistici relativi ai valori orari riscontrati con il L.M. e la RMQA. Tab Parametri statistici medie orarie NO 2 (μg/mc) MARECCHIA ABETE RICCIONE Media tot Media inverno Media estate Max Max inverno Max estate NO2 - valori orari - dati statistici MARECCHIA ABETE RICCIONE 4 2 Media Tot. Media inverno Media estate Max Max inverno Max estate In particolare rileviamo che nel periodo estivo i valori medi orari più alti della campagna sono stati registrati a Flaminia seguita da Abete mentre con il L.M. posizionato a Coriano, sono stati registrati i valori molto più bassi. Nel periodo invernale invece i valori medi sono più simili tra di loro e le concentrazioni maggiori vengono rilevate presso il L.M. e Flaminia. Esaminando invece i valori massimi e minimi rilevati si nota molto bene che il L.M. a Coriano presenta il valore più elevato in estate (146 μg/mc) ed il valore più basso nel periodo invernale (74 μg/mc). Nelle Fig e 7 sono riportati gli andamenti della concentrazione per il giorno tipo nel periodo estivo ed invernale. NO2 - periodo estivo - giorno tipo 12 MARECCHIA 1 ABETE 8 6 RICCIONE Fig Giorno tipo. Andamento orario giornaliero della concentrazione per NO 2 (μg/mc) Periodo Estivo 18

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