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1 Giugno-Settembre 2011 Editoriale 150 Un titolo ad effetto per questo numero di PiGreco completamente incentrato sull Unità d Italia. Un titolo efficace che certamente affronta una delle questioni più controverse e dibattute in questo 150 anniversario: il federalismo. In un periodo di profonda crisi nazionale ed internazionale, in cui i giovani tendono ad andare all estero in cerca di un lavoro, in cui la nostra cultura è sempre più soffocata dal fenomeno della globalizzazione, ma anche dal riemergere di particolarismi e campanilismi, il patriottismo sembra passato in secondo piano, relegato alle manifestazioni ufficiali o, peggio, alle sole partite vittoriose della nazionale. Dall Italia di Garibaldi è passato un secolo e mezzo, che ha visto succedersi la monarchia, la dittatura, e la Repubblica e forse nei prossimi decenni potrebbe vedere la nascita di uno stato federale. Allora furono i giovani, nutriti di ideali di libertà e dal sogno dell unità nazionale, ad essere i protagonisti, pronti a sacrificare la vita al seguito di Mazzini o di Garibaldi; oggi forse sono proprio i giovani che faticano a riconoscersi in quest Italia che non sembra poter garantire loro un futuro sicuro. In questa circostanza proprio noi ragazzi abbiamo voluto fornire il nostro Giornale dei Licei di Gallarate Stati Uniti d Italia contributo mettendo insieme questo numero speciale, che ripercorre le celebrazioni dell Unità attraverso la cronaca di alcuni momenti particolarmente significativi: la lettura della Costituzione da parte degli stranieri che vivono a Milano e la partecipazione del nostro Liceo al corteo commemorativo lungo le vie e le piazze di Gallarate. Ma abbiamo voluto anche approfondire alcuni aspetti di grande importanza che riguardano la storia, la vita e il futuro del nostro Paese: la VITTORIO EMANUELE II, GIUSEPPE GARIBALDI, CAMIÌLO BENSO DI CAVOUR E GIUSEPPE MAZZINI IN UN DISEGNO PER «LA DOMENICA DEL CORRIERE» DEL 1 GENNAIO 1961 questione meridionale, l autonomia fiscale e il federalismo, la tutela dei beni culturali. Infine abbiamo voluto ricordare quali sono i fondamenti della nostra Nazione, nati e difesi con il sacrificio di molti, vero legame tra l Italia del passato, quella del presente e, speriamo, quella del futuro: il Tricolore, l Inno, la Costituzione. Proprio sulla Costituzione, accusata da qualcuno di limitare l azione del Governo, recentemente si è aperto un complesso dibattito per riformarla in senso federale, sostenuto da anni dal partito del Carrocio, che sembra aver abbandonato ormai l idea iniziale della secessione, cavallo di battaglia durante il periodo successivo alla fine della prima Repubblica. La recente riforma fiscale che propone l autonomia impositiva dei comuni, voluta fortemente proprio dalla Lega, potrebbe aprire la strada al federalismo. Il modello è già stato adottato con successo dalla Germania, che ha diviso tutto il territorio in sedici regioni dette Länder. Queste hanno una propria Costituzione, ampia sovranità, possono emanare leggi regionali e decreti, purché non in contrasto con quelle nazionali, e trattengono la parte più consistente delle imposte. Il Governo Nazionale ha tra i suoi compiti quello di uniformare le condizioni di [CONTINUA NELLA PAGINA SEGUENTE]

2 II Indice Res nova III Buon compleanno Italia! IV La Costituzione parla tutte le lingue del mondo Politica V Federalismo fiscale I nostri simboli VI Il Tricolore VIII Il Canto degli Italiani IX Una Costituzione da cambiare? Approfondimento XI La questione meridionale XIV Il patrimonio culturale Eureka! XVI Ricerca ed innovazione La pulce nell orecchio XVII Orgoglio e pregiudizio XVIII Uno sport per ricominciare a vivere Musica XIX L Italia nel pop italiano [CONTINUA DALLA PRIMA PAGINA] Anime & manga XX Immagini dell Italia negli anime e nei manga XXII La piuma d oca XXV Una pizza per la regina, una pizza per tutto il mondo XXVI Giudizio Universale vita nelle varie parti del Paese (come afferma la Costituzione); ogni anno le regioni più ricche devono aiutare economicamente quelle più deboli: federalismo insomma significa anche solidarietà e questo è uno dei motivi per cui in Germania funziona piuttosto bene ed è accettato da tutti. Ma l Italia non è la Germania. La nostra storia ci ricorda che la questione meridionale in 150 anni non è stata ancora risolta e difficilmente lo sarà in seguito con il federalismo, senza il contributo e l impegno di tutti. Inoltre, anche se la devolution del 2001 aveva già concesso da tempo alle regioni ampie autonomie in materia di smaltimento dei rifiuti e gestione della sanità, ciò non ha impedito che si verificassero gravi casi di corruzione, disservizio, sperpero, dissesti dei bilanci regionali, su cui lo Stato è dovuto intervenire per ripianare i debiti. E poi non tutti condividono il concetto di solidarietà, come hanno ben dimostrato la vicenda dei rifiuti di Napoli o il problema degli sbarchi a Lampedusa. Infine il rischio che la tutela del patrimonio artistico, archeologico e naturalistico, beni da valorizzare e preservare anche per i cittadini di domani, possa essere posposta agli interessi economici locali è molto forte. Gli italiani sono letteralmente divisi su due fronti: secondo il sondaggio nazionale a cura del professor Renato Mannheimer, il 48% è convinto che solcherà ancora di più il divario tra Nord e Sud, il 52% sostiene che sia necessario per migliorare lo sviluppo del Paese. Va ricordato che mettere mano alla Costituzione, senza saper bene quali possano essere gli effetti e i costi, è sempre molto pericoloso e le riforme per essere efficaci devo aver il consenso più ampio possibile. L Inno ci rammenta che per secoli prima dell unificazione fummo calpesti e derisi, perché non siam popolo, perché siam divisi. Se federalismo vuol dire tornare a quella condizione, - in un epoca come questa, in cui l economia e la politica sono dominati da grandi potenze come gli USA, la Cina, la Russia, e l Europa, proprio per la sua incapacità di elaborare piani d intervento, a causa degli interessi dei singoli stati, sembra soccombere alla crisi -, dividersi nella situazione italiana potrebbe essere un danno e non un vantaggio. Non ci resta che aspettare. Forse un giorno la nostra Nazione assumerà realmente il nome di Stati Uniti d Italia, ma per ora è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, una e indivisibile, e così La festeggiamo. Il Direttore Gabriele Infante (4C Liceo scientifico)

3 Buon compleanno Italia! Il corteo per le vie di Gallarate Il 17 marzo 2011, in occasione della celebrazione del 150 anniversario dell unità d Italia, è stato organizzato un corteo che ha attraversato le vie e le piazze di Gallarate. Il corteo, partito alle ore da palazzo Broletto, ha visto la partecipazione delle istituzioni cittadine e militari, delle forze dell ordine e di numerose associazioni: la Croce Rossa, le Crocerossine, l ANC (Associazione Nazionale Carabinieri in congedo), i Vigili Urbani in congedo, la Protezione Civile, la Guardia di Finanza, gli Alpini, i Bersaglieri, l Associazione Nazionale Artiglieri, l Associazione della Regione Autonoma della Sardegna (Associazione Sebastiano Satta), il Corpo dei volontari del Parco Ticino, gli Angeli Urbani dell ONLUS, il corpo musicale La Concordia di Crenna ed il coro 7 Note di Arnate, la scuola media Majno ed il nostro Liceo, rappresentato dal vicepreside Sebastiano Nicosia e dai rappresentanti d Istituto, accompagnati da numerosi cittadini che, nonostante la giornata piovosa, hanno voluto festeggiare il compleanno della nostra Italia, sventolando il Tricolore e cantando l inno della Nazione. Il corteo ha avuto come prima tappa piazza Garibaldi, dove è stata deposta una corona di alloro sotto la statua di Garibaldi, uno dei principali artefici dell unificazione; successivamente, sulle note de La leggenda del Piave, il dott. Massimo Bossi, facente funzione di sindaco, accompagnato dal comandante militare più elevato in grado e dal comandante del corpo della Polizia Locale di Gallarate, ha despoto una seconda corona ai piedi del monumento ai caduti in piazza Risorgimento, dove si è potuto assistere anche al picchetto d onore, all alzabandiera ed al discorso del maggiore degli Alpini in onore dei caduti del Risorgimento d Italia. Il corteo ha attraversato infine il centro di Gallarate, guidato dai Bersaglieri con i fumogeni verdi, bianchi e rossi, fino alla sala consiliare del Comune, dove il coro 7 Note, dopo l inno nazionale di Goffredo Mameli, ha cantato alcune delle canzoni che più rappresentano l Italia: il Va Pensiero di Giuseppe Verdi, Camicie Rosse, Canto caro ai Garibaldini e Signore delle cime. Grande impatto su tutti i presenti ha suscitato il discorso del prof. Robertino Ghiringhelli, illustre ordinario dell Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che ha offerto lo spunto per una profonda riflessione storica sul processo di unificazione dell Italia. Ha spiegato, infatti, il significato della data del 17 marzo: in questo stesso giorno del 1861 venne promulgata la legge 4761 con l articolo unico che attribuiva a Vittorio Emanuele II il titolo di Re d Italia: queste parole del parlamento del Regno di Sardegna furono a tutti gli effetti la proclamazione ufficiale del Regno d Italia e la nascita del nuovo stato sia politicamente che giuridicamente. Nel contempo entrò in Res Nova vigore lo Statuto Albertino (la Costituzione del Regno di Sardegna) con alcuni dei principi da cui poi sarebbe nato lo stato democratico odierno; si scelse poi il Tricolore come bandiera italiana per il valore che aveva assunto nei moti risorgimentali e nelle guerre di indipendenza. Appena tre giorni dopo nacque il primo Governo eletto dai 443 parlamentari scelti da tutta la Nazione che diedero apparentemente la visione di un Governo unitario, che non fosse l espressione di un processo di conquista, ma l esito della naturale aspirazione all unità di tutto un popolo: formalmente l Italia era fatta, ma l aspettavano numerosi problemi da risolvere a partire dalla divisione tra Nord e Sud. Il corteo è stato concluso, infine, con un grande applauso di tutti i presenti che hanno voluto festeggiare il compleanno della nostra splendida Italia. Elena Guidali (1B Liceo classico) GALLARATE: DEPOSIZIONE DI UNA CORONA DI FIORI AL MONUMENTO AI CADUTI IN PIAZZA RISORGIMENTO III

4 MILANO, BASILICA DI SAN LORENZO: UN RAGAZZO LEGGE LA COSTITUZIONE ITALIANA NELLA SUA LINGUA. IV A Milano la Costituzione parla tutte le lingue del mondo Per celebrare i 150 anni dell Unità d Italia ogni città ha organizzato eventi e manifestazioni d ogni genere, a cui hanno voluto fornire il loro contributo anche i nuovi italiani, immigrati che, abitando in questo paese da anni, sentono ormai di farne parte. Milano, che da sempre rappresenta un crocevia multi etnico, in cui non mancano problemi di convivenza, come i recenti episodi di scontri in via Padova hanno ricordato, ha offerto questa volta l occasione e il luogo per uno straordinario momento di incontro: il 17 marzo alle ore 11.00, nella scenografica piazza delle colonne di San Lorenzo, davanti alla basilica, gli esponenti delle comunità straniere del capoluogo lombardo hanno letto la Costituzione Italiana nella propria lingua. La manifestazione, promossa dall Associazione C.I.R.C.L.A. (Centro di Integrazione Permanente di Rappresentanza della Comunità Latino-Americana), in collaborazione con A.R.I. (Associazione Rumeni in Italia), Associazione Arcobaleno ONLUS, Associazione Sodalis, Cappellania Migranti - Santo Stefano, Comunità di Sant Egidio, CO.RE.IS Italiana, Prima Scuola Cinese Milano Italia, Unione Giuristi Cattolici di Milano, e con il patronato degli enti locali e di diversi consolati dei paesi di origine degli immigrati, ha voluto sfatare la convinzione, non poco diffusa nell opinione comune, che gli stranieri vivano in Italia ignorando, anche volontariamente, le istituzioni e le leggi nazionali. E quale modo migliore per cancellare il brutto luogo comune che associa criminalità e immigrazione, frutto di ignoranza, paura del diverso ed egoismo, che evocare direttamente la nostra Costituzione? Leggendola nella propria lingua, tutti hanno voluto dimostrare che è possibile condividere gli ideali e i valori fondanti della nostra Nazione, e abbracciare la bandiera di un paese nel quale non ci si vuole sentire semplicemente ospiti, ma protagonisti attivi. Questo gesto così significativo dimostra che gli immigrati sono una risorsa importante e non una minaccia, come molti credono; ci invita a non abbandonarci al torpore e alla chiusura mentale e a non accettare passivamente l attuale situazione di crisi; ci ricorda che prima di quel famoso 17 marzo di centocinquanta anni fa la nostra Nazione era divisa in tanti stati diversi per leggi e lingue e per unificarla e renderla ciò che è oggi molti hanno sacrificato la vita; ci ricorda infine che in un Italia uscita distrutta dal secondo conflitto mondiale e dalla guerra civile, la Costituzione del 1948, nata con il contributo di tutte le forze, fu la voce della neonata Repubblica Italiana che riconciliava un popolo diviso da rancori e odi politici e lo guidava verso la speranza di un futuro migliore. Quella voce è viva ancora oggi e parla la lingua di tutti. Manal Nahal (1B Liceo scientifico)

5 Federalismo fiscale: il primo passo verso una nuova Italia? Sono molti quelli che credono che l approvazione del federalismo fiscale sia il primo passo verso la nascita di un Italia federale, idea che sempre più sta prendendo piede negli ultimi anni come soluzione alla crisi economica, ma anche politica e morale. Attraverso la legge delega n. 42, presentata dalla Lega Nord, il Governo sta procedendo a decentralizzare il prelievo fiscale, trasferendolo alle amministrazioni locali, regioni, province, comuni. Il nuovo assetto tributario, conseguenza anche dell abolizione dell ICI e dei consistenti tagli operati nelle recenti finanziarie ai contributi statali a comuni e regioni, è finalizzato a responsabilizzare l uso delle risorse pubbliche da parte delle singole amministrazioni e a favorire lo sviluppo di politiche che rispondano concretamente ai bisogni e all interesse delle comunità territoriali: si tratta di un sistema economico e politico che prevede un rapporto direttamente proporzionale tra le imposte riscosse in un territorio (comune, provincia, regione, Stato) e quelle effettivamente impiegate, nel tentativo di promuovere le autonomie locali e creare un coordinamento tra i vari livelli amministrativi e di governo. L erogazione dei finanziamenti statali sarà basata su un modello di efficienza standardizzata, che calcola il costo reale dei fabbisogni e lascia ai territori la gestione delle risorse che essi producono; in questo modo si costringono le situazione delle regioni a pubbliche amministrazioni a condurre una gestione del bilancio parsimoniosa. Restano, però, dei dubbi sugli effetti del federalismo fiscale; l autonomia gestionale da parte delle regioni in materia di sanità, stabilita con la riforma del titolo V della Costituzione nel 2001, per non poche di esse ha avuto come conseguenza ingenti buchi nei bilanci: non sempre autonomia è sinonimo di efficienza, come insegna anche la statuto speciale, non tutte virtuose come il Trentino. Il risultato del federalismo fiscale, infatti, consisterebbe nello stravolgimento della gestione delle entrate locali, con il pericolo, in mancanza di adeguati controlli a livello centrale, che gli enti locali si vedano costretti, per far quadrare i propri bilanci, ad aggiungere arbitrariamente una serie di nuove tasse, che andrebbero a pesare ulteriormente sulle tasche dei contribuenti. Ma laddove un comune o una regione sia insolvente, e rischi il fallimento (cosa già accaduta in conseguenza di investimenti sbagliati dei soldi dei cittadini da parte di amministrazioni avventate) a chi toccherà pagare? Tra le nuove normative, il federalismo fiscale prevede la compartecipazione dei comuni all IRPEF del 2%, tasse di soggiorno per i turisti destinate a tutti i comuni capoluogo di provincia, un fondo alle famiglie in affitto con figli, un aumento delle sanzioni per la case fantasma, la destinazione del 50% dei ricavati dalla lotta all evasione fiscale ai comuni e, dal 2014, l IMU( Imposta Municipale Unica) sulle seconde case, una tassa che sostituisce l ICI. L autonomia impositiva prevede che lo Stato centrale debba progressivamente eliminare i trasferimenti alle amministrazioni locali, che dovranno sopperire alla conseguente diminuzione di entrate con il nuovo sistema di imposizione fiscale locale, basato su un diverso calcolo delle addizionali. Il rischio per il cittadino, inizialmente, sarà la notevole difficoltà nel comprendere quale sia il proprio livello d imposizione fiscale, ovvero capire quante tasse paga. Fra mille rinvii, aggiustamenti e discussioni, già a partire dal 2012 alcuni provvedimenti dovrebbero vedere concretamente la luce. Ci si augura che questa riforma non nasca, tuttavia, dalla necessità di assecondare interessi politici, e che sia posta in atto con estrema cautela e vigilanza, per evitare il pericolo che comuni e regioni agiscano senza controllo: l obbiettivo è una maggiore efficienza, non l anarchia amministrativa. Giulio Del Balzo (2B Liceo classico) V

6 VI I nostri simboli La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni. Così recita l art. 12 della Costituzione, che definisce il Tricolore come il simbolo più importante del nostro Paese. Pochi sanno però che la sua origine, lunga e travagliata, si perde tra letteratura e storia. Un primo abbozzo dell idea del Tricolore compare addirittura nella Divina Commedia di Dante Alighieri: nel canto XXIX del Purgatorio il poeta incontra tre dame (le tre virtù teologali) vestite una di rosso fuoco, un altra di color smeraldo e l ultima di un abito candido come la neve. La stessa Beatrice nel canto XXX indossa una veste tricolore, bianca, verde e rossa e con una corona turrita in testa sarebbe già una perfetta rappresentazione dell Italia unita. Ma perché l idea del Tricolore diventi una realtà concreta dobbiamo aspettare la fine del secolo XVIII: oltre alla chiara ispirazione Il Tricolore: storia di una bandiera, alla bandiera francese, sventolata nelle campagne italiane di Napoleone, la scelta dei tre colori è riconducibile principalmente a due eventi storici. Il primo è la sommossa del 13 dicembre 1794 organizzata a Bologna per liberare la città dalla dominazione dello Stato della Chiesa da due studenti, Luigi Zamboni e Battista De Rolandis. I moti fallirono, ma l ideale rivoluzionario e i colori verde (scelto da Zamboni poiché simbolo di speranza), bianco e rosso delle coccarde distribuite insieme alle armi rimasero nell immaginario risorgimentale. Il secondo è la fondazione nel 1796 della Legione Lombarda che univa il bianco e il rosso dello stemma della città di Milano al verde dell uniforme della guardia civica milanese. Il 7 Gennaio 1797 il Parlamento della Repubblica Cispadana, su proposta del deputato Giuseppe Compagnoni (considerato il padre del Tricolore), decreta che i colori dello stendardo cispadano debbano essere il verde, il bianco e il rosso; nella fascia bianca campeggia tra due rami d alloro uno stemma costituito da una faretra su trofei con quattro frecce, simbolo dell alleanza delle quattro città fondatrici, Reggio Emilia, Ferrara, BANDIERA DELLA REPUBBLICA CISPADANA BANDIERA DELLA REPUBBLICA ITALIANA MANIFESTO DI SOTTOSCRIZIONE AL PRESTITO NAZI- ONALE PER FINANZIARE LA PRIMA GUERRA MONDIALE Bologna e Modena. In questa prima versione le strisce della bandiera erano orizzontali con il rosso in alto, il bianco nel mezzo e il verde in basso. Nel 1802, quando fu proclamata la Repubblica Italiana e, di conseguenza, soppressa la Repubblica Cisalpina, che aveva a sua volta inglobato la Repubblica Cispadana, i colori dello stendardo rimasero gli stessi, ma venne cambiata la loro disposizione: la bandiera era di forma quadrata con un fondo rosso al cui interno era inserito un rombo bianco, contenente a sua volta un quadrato di colore verde. Essa rimase in vigore fino al 1815, cioè fino alla fine del regno

7 storia della nascita di una nazione napoleonico, che nel 1805 aveva soppiantato la Repubblica; in seguito, con la Restaurazione in atto, l Italia venne divisa in otto stati, nessuno dei quali adottò il Tricolore come stendardo ufficiale, ma esso rimase nei cuori dei giovani rivoluzionari e ricomparve nei moti tra il 1817 e il Anche il giuramento del 1833 della Giovine Italia di Mazzini venne pronunciato davanti al Tricolore. La bandiera fu poi sventolata da un intrepido giovane, Goffredo Mameli, nei moti genovesi del 1847, insieme al Canto degli Italiani, che aveva da poco composto e che diventerà subito noto con la definizione più comune di Fratelli d Italia o Inno di Mameli in onore del suo autore, morto eroicamente durante la difesa della Repubblica Romana. Il 23 marzo 1848 Carlo Alberto, re di Sardegna, dichiarando guerra all Austria, proclamò: per voler meglio dimostrare con segni esteriori il sentimento dell'unione italiana, vogliamo che le nostre truppe entrando nel territorio della Lombardia e della Venezia portino lo scudo di Savoia sovrapposto alla bandiera tricolore italiana (rispetto alla bandiera ufficiale del Regno, bianca e azzurra). Il gesto fu particolarmente significativo, perché legò indissolubilmente il Tricolore ai Savoia nel processo di unificazione. Quando infatti il 17 marzo 1861 nacque ufficialmente il Regno d Italia, il Tricolore fu adottato come bandiera ufficiale con l aggiunta nella fascia bianca dello scudo dei Savoia, rosso con croce bianca, bordato d azzurro e sormontato dalla corona. Da allora, anche se regole precise sulla sua composizione furono definite solo nel 1925, quando fu varata un apposita legge, il Tricolore ha accompagnato le vicende italiane nel bene e nel male, dalla presa di Roma del 1870 all ingresso trionfale nelle città di Trento e Trieste, dall avvento del fascismo ai campi insanguinati della seconda guerra mondiale. L ultimo atto della sua avvincente storia coincide proprio con la fine dell ultimo conflitto. In conseguenza del referendum del 1946 il Tricolore subisce una piccola ma fondamentale modifica BANDIERA DEL REGNO D ITALIA BANDIERA DELLA REPUBBLICA ITALIANA MANIFESTO DI SOTTOSCRIZIONE AL PRESTITO NAZI- ONALE PER FINANZIARE LA PRIMA GUERRA MONDIALE che vede la scomparsa dello stemma sabaudo: è la fine della monarchia e la nascita della Repubblica Italiana. La gente comune oggi non manifesta più particolare attenzione alla nostra bandiera, se non durante le manifestazioni sportive soprattutto calcistiche, anche se l invito ad esporla durante le celebrazioni dell unità è stato accolto da molti. Non manca, addirittura nelle istituzioni, chi storce il naso a vederla: a costoro il Tricolore risponde che, attraverso tante prove e sacrifici di giovani vite, si è conquistato sul campo il diritto di essere l Italia. Francesco Monzeglio e Paolo Giua (4C Liceo scientifico) VII

8 Il Canto degli Italiani : la musica dell unita Il 17 marzo ricorre per l Italia una data fondamentale: il giorno dell unità nazionale. E quale modo migliore di celebrarla che indagare uno dei simboli per eccellenza dell unità di uno stato? L inno, che risuona nelle occasioni importanti, è ciò che rappresenta la nazione, unifica il popolo, rende ogni cittadino fiero del proprio paese. Noi italiani abbiamo scelto ormai da tempo come nostro inno quello di Goffredo Mameli: Il canto degli Italiani, più comunemente noto come Fratelli d Italia o Inno di Mameli. Un inno dalla storia complessa L inno venne composto nell autunno del 1847, in occasione dei moti di Genova, e musicato poco dopo da Michele Novaro, il quale raccontò che, mentre si trovava a casa di Lorenzo Valerio a Torino in compagnia di alcuni patrioti, ricevette da Genova un foglietto che conteneva il testo di Mameli. Durante la lettura si commosse e, subito, precipitatosi al cembalo, compose la melodia. Il testo divenne il cavallo di battaglia dei rivoluzionari, e per questo durante il Regno d Italia e successivamente in epoca fascista, non venne eseguito, se non da patrioti e repubblicani. Solo nel 1946, con la proclamazione della Repubblica, Fratelli d Italia divenne inno ufficiale delle forze armate grazie ad una proposta del governo De Gasperi, nonostante, però mancasse un decreto ufficiale. Solo nel 2006 è stato proposto un disegno di legge che prevedeva di aggiungere all articolo 12 della Costituzione il comma: L'inno della Repubblica è Fratelli d'italia, ma a tutt ora non è stata apportata alcuna modifica. Il poeta e il musicista Goffredo Mameli nasce a Genova il 5 settembre 1827, figlio dell ammiraglio Giorgio Mameli. Nel 1848 costituisce la squadra dei volontari genovesi che accorsero in aiuto di Milano durante le 5 giornate. Il 3 giugno 1849 viene ferito nel combattimento a Villa Corsini a Roma alla tibia sinistra. Dopo l amputazione della gamba, il 6 luglio muore. Si racconta che Garibaldi, che era accanto a lui quando venne ferito, non poteva trattenere le lacrime ogni volta che ne sentiva parlare. Michele Novaro nasce a Genova il 23 ottobre Nel 1847 sposa la causa risorgimentale e musica diverse canzoni patriottiche, tra cui l inno. Muore povero il 21 ottobre Un inno che divide o un inno che unisce? Fratelli d'italia è stato spesso criticato a causa di una presunta bassa qualità musicale dell'inno, che sembrerebbe possedere il carattere di una "marcetta" o "canzone da cortile" di poche pretese. Molti, però, ne considerano tutt'altro che brutta la musica; il compositore contemporaneo Roman Vlad, già sovrintendente TESTO AUTOGRAFO DEL CANTO NAZIONALE, FIRMATO GOFFREDO MAMELI VIII

9 della Scala, ad un giornalista che gli aveva sottoposto l'idea di rendere l inno più piacevole per i giovani, rispose: «No, questa è una proposta assurda. L'inno è così com'è e non si può alterare. E poi non è vero che sia poco orecchiabile o che sia così brutto come si dice». Molti altri affermano invece che la melodia non è sublime ed è sicuramente inferiore a quella di molti altri inni, come quello tedesco composto da Haydn, e al Va pensiero di Verdi, il candidato proposto più frequentemente per la sostituzione. Altri invece leggono i riferimenti a Roma del testo come una celebrazione dell'impero, quasi una anticipazione dell imperialismo fascista, interpretazione capziosa, perché il significato rimanda all antica Repubblica Romana; del resto non si vede come si possa pensare altrimenti data la storia dell'autore, che era seguace di Mazzini e Garibaldi e si ispirò alla Marsigliese. Una critica meno comune, mossa dal giornalista e storico Antonio Spinosa, è che Fratelli d'italia sarebbe maschilista, poiché non accenna minimamente a imprese compiute da donne, come Rosa Donato, Giuseppina Lazzaroni e Teresa Scardi; tuttavia le imprese sono in parte successive alla morte dell'autore. Un altra polemica è incentrata sull intenzione di alcuni di sostituire Il canto degli Italiani con il Va pensiero del Nabucco di Verdi. La proposta, però, si presenta in sé contraddittoria, poiché ci si dimentica che quest ultimo nasce come lamento degli Ebrei durante la cattività babilonese, anche se alcune interpretazioni leggono la diaspora ebraica come una metafora della sottomissione di Milano all Austria. Inoltre va ricordato che non a caso lo stesso Giuseppe Verdi, nel suo Inno delle Nazioni del 1862, affidò proprio al Canto degli Italiani - e non alla Marcia Reale - il compito di simboleggiare la nostra Patria. Recentemente è poi nata la polemica riguardo un presunto rifacimento dell inno di Mameli da parte del compositore Giovanni Allevi. In realtà ad Allevi è semplicemente stata affidata la direzione dell inno per la celebrazione del 150, non certo il compito di modificarne la struttura o le note. Probabilmente la scelta di Allevi nasce dall intenzione di gettare un ponte tra le generazioni; d altra parte anche Novaro aveva 25 anni, quando scrisse la musica per l inno, e Mameli appena 22. Nonostante dal 1946, mancando una legge che ne sancisca l ufficialità, sia ancora provvisorio, il nostro inno si è conquistato da tempo il diritto di rappresentarci con la sua storia e con il sangue versato da tanti giovani per l ideale comune di libertà, a partire dall autore del suo testo. In un epoca di grandi divisioni ci ricorda che, se non vogliamo tornare ad essere calpesti e derisi, perché non siam popolo, perché siam divisi, dobbiamo essere uniti: quando lo cantiamo ci esorta fin dal primo verso ad essere fratelli per sempre. Eleonora Bettinelli e Stefania Peruzzo (3C Liceo scientifico) Una Costituzione da cambiare? La Costituzione italiana è stata recentemente protagonista di innumerevoli discussioni. Citata, elogiata, criticata, difesa e accusata dai più disparati personaggi del mondo politico e culturale italiano, è stata oggetto sia dei discorsi celebrativi in occasione del 150 anniversario dell unità d Italia sia delle più concitate e discusse diatribe parlamentari. La Costituzione italiana, in vigore dal 1948 e ancora ritenuta una delle più moderne e all avanguardia esistenti, è stata recentemente messa in discussione da alcuni dei membri dell attuale governo e dallo stesso Presidente del Consiglio, perché limiterebbe e addirittura ostacolerebbe l attività dell esecutivo. Alla Carta Costituzionale si rivolge l accusa DISEGNO DI WALTER MOLINO PER «LA DOMENICA DEL CORRIERE», RAFFIGURANTE L ITALIA AL VOTO PER LE ELEZIONI POLITICHE DEL MAGGIO 1958 IX

10 X di un iniqua distribuzione dei poteri che lascerebbe al governo ben poche possibilità di svolgere adeguatamente la propria funzione, limitato dal Parlamento, ma soprattutto dalla magistratura, dal Presidente della Repubblica e anche dalla Corte Costituzionale, accusati questi ultimi di assumere sempre più spesso una posizione politica che oltrepassa la propria funzione di garanzia (come dimenticare l intervento del Presidente della Repubblica e della Corte Costituzionale sul famoso lodo Alfano, che avrebbe garantito a Berlusconi di non essere processato fino alla fine del suo mandato). Partendo da queste premesse, talvolta dettate dal solo interesse politico, il Capo del Governo e molti esponenti del centro destra, hanno evocato più volte una riforma costituzionale, che toccherebbe non solo i rapporti tra i poteri dello Stato, con uno sbilanciamento verso l esecutivo, che controllerebbe l operato dei magistrati, ma anche la stessa forma dello Stato, attraverso la riforma federale e il presidenzialismo. È tuttavia utile ricordare che in uno stato in cui la magistratura e gli organi di garanzia dipendono dal governo il rischio della limitazione delle libertà democratiche è forte. In questo contesto conoscere i principi fondamentali e ripercorrere brevemente la storia della nostra Costituzione può essere utile per capire meglio in quale direzione è opportuno che vadano queste riforme e soprattutto quali contenuti è bene che vengano rispettati. Con la fine del ventennio fascista nel 1943, in piena guerra civile, in Italia si cominciò a lavorare per la trasformazione dello Stato con una tregua istituzionale per riscrivere la Carta Costituzionale in sostituzione allo Statuto Albertino, allora in vigore. In seguito si raggiunse l accordo tra le varie parti politiche e il re Vittorio Emanuele III, che prevedeva di affidare ad un referendum popolare la scelta della nuova forma di stato. Conclusa la guerra con la vittoria dei partigiani e delle forze liberali, la questione più importante riguardò, infatti, l ordinamento del nuovo Stato che, dopo molte discussioni, per la prima volta nella storia italiana i cittadini furono chiamati a scegliere con un referendum a suffragio universale il 2 Giugno 1946; gli Italiani elessero i membri dell Assemblea Costituente e la repubblica vinse sulla monarchia con una sbalorditiva affluenza alle urne. Negli anni la Costituente, composta dai rappresentanti dei partiti di maggioranza DC, PSI e PCI, cominciò il suo lavoro di redazione spinta dal cosiddetto spirito costituente, ossia dall idea che tutte le parti politiche trovassero un accordo per consentire una svolta della storia italiana e impedire la restaurazione di un regime dittatoriale, creando un assetto istituzionale che consentisse il più ampio sviluppo democratico. In quest ottica era di fondamentale importanza che i punti chiave del Patto costituzionale fossero scelti con attenzione e soprattutto accettati e condivisi da uno schieramento il più ampio possibile. La Costituzione appariva un compromesso transitorio, ossia il prodotto dello sforzo unitario che le forze politiche fecero per creare uno Stato che fosse di tutti, ovvero uno Stato democratico. Il prodotto di questa collaborazione vide finalmente la luce nel 1948, dopo un lungo e travagliato periodo di gestazione: si può dire che solo allora nasceva definitivamente la Repubblica Italiana. Il nuovo documento, composto da 139 articoli, è diviso in tre parti fondamentali ( Principi fondamentali, "Diritti e doveri dei cittadini" e "Ordinamento della repubblica"); esso nasce dalle ceneri dello Statuto Albertino del 1848, con la differenza che la Costituzione non è concessa dal re, ma scritta e votata da un assemblea nell interesse dei cittadini e non è flessibile ma rigida, ovvero prima di essere applicata, una proposta di riforma costituzionale viene sottoposta a un lungo e ferreo iter perché ne sia garantita la necessità e la legittimità. Il secondo modello a cui si ispirò la Costituzione italiana è la Costituzione della Repubblica Romana, un testo organico, ben equilibrato ed estremamente moderno, che deve la sua ispirazione a Mazzini e alla tradizione democratica affermatasi con la Rivoluzione francese. Il progetto risulta ancora attualissimo e si basa sui principi di uguaglianza dei cittadini, laicità dello stato (si consideri che siamo a Roma, un territorio sotto il potere papale da secoli) e proclama un governo del popolo per il popolo, condannando il potere fine a se stesso. La Costituzione, votata nel 1849, mentre i francesi assediavano Roma per restaurare il potere pontificio, durò solo pochi mesi, ma lasciò un segno indelebile nelle coscienze e nei cuori dei repubblicani italiani. Ciò è perfettamente testimoniato dai Principi fondamentali (articoli 1-12) della nostra Costituzione che contengono le norme essenziali sul tipo di Stato e sui rapporti tra i cittadini. Essi stabiliscono in particolare il carattere repubblicano e laico dello Stato e garantiscono una democrazia competitiva che prevede: il diritto di votare e di essere votati, la pluralità dei partiti, la protezione delle minoranze e la libertà di opinione. Il secondo punto essenziale su cui si fonda lo Stato insieme alla democrazia è l inviolabilità dei diritti dell uomo: lo Stato italiano riconosce le libertà personali e spirituali in modo assoluto e la

11 libertà materiale e economica in modo relativo, garantisce l uguaglianza tra gli uomini per diritti e davanti alla legge e si impegna per permettere ad ognuno pari opportunità e colmare qualsiasi differenza tra categorie di cittadini. La Costituzione è caratterizzata da alcuni principi non revisionabili che ne hanno ispirato la redazione: la dignità della persona, la pluralità di opinione, il lavoro, la democrazia, l uguaglianza, la tolleranza, il rifiuto della guerra. Analizzati i modelli e riassunti i caratteri principali di questo documento essenziale su cui si basa l organizzazione dello Stato italiano e tutto il sistema legislativo che ne consegue, ci si può rendere conto di quanto sia problematico e pericoloso intervenire (soprattutto quando gli interventi sono dettati da interessi particolari) sulla Costituzione e sui valori che sono stati considerati dai Padri fondatori, uomini di spessore culturale infinitamente superiore a quello dei loro successori, principi fondanti e inviolabili dello Stato. Ad esempio l attribuzione dei poteri legislativo al Parlamento, esecutivo al Governo, giudiziario alla Magistratura, così che i tre organi mantengano la loro autonomia e nessuno prevarichi, è la principale garanzia contro i rischi di una dittatura o di una deriva democratica: andrà quindi ricordato che il governo esercita i poteri nei limiti della Costituzione e non viceversa. Questo prezioso documento ha inoltre un valore fortemente simbolico poiché rappresenta il prodotto più nobile e importante di quell Italia che, uscita distrutta dagli orrori e dalle devastazioni del conflitto, andava ricomponendosi dagli odi civili e politici. Per tutte queste ragioni qualsiasi questione riguardante la nostra Costituzione deve essere discussa con consapevolezza e delicatezza ed è bene che qualsiasi intervento sia studiato e mirato ad un reale miglioramento, affinché il progetto di tutti coloro che hanno messo il loro impegno e la loro passione nella costruzione del futuro del nostro paese non crolli rovinosamente per superficialità altrui. Paola Ceccutto (3C Liceo scientifico) Per chi volesse leggere il testo integrale della Costituzione: Approfondimento La questione meridionale : un problema italiano da risolvere tutti insieme Nel percorso storico-culturale tracciato dal nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo discorso a Montecitorio per le celebrazioni del 150 anniversario dell unità d Italia, tra i principali argomenti sono stati affrontati il divario socio-economico tra Nord e Sud Italia, le relative soluzioni proposte in passato, più o meno efficaci, e l incombente progetto di un federalismo, per ora fiscale, ma che in un futuro potrebbe diventare anche politico. Un problema dalle radici profonde La questione meridionale, termine utilizzato per la prima volta nel 1873 dal deputato radicale lombardo Antonio Billia, accompagna la storia d Italia fin dalla sua unità, quando con il processo di unificazione si dovette far fronte a una serie di problemi causati dalla difficoltà della gestione di più realtà differenti e, in particolare, dalla conciliazione di due modelli economici molto diversi tra loro: il Nord spinto dalle politiche di Cavour nel 1850 verso uno sviluppo industriale notevole con un sistema di vie di comunicazione adeguato, realizzato con l ampliamento delle linee ferroviarie, e il Regno Borbonico 1862, BRIGANTI DA BISACCIA (PROVINCIA DI AVELLINO) XI

12 con un economia protezionistica basata principalmente sul sistema feudale, dominato da una ricca aristocrazia terriera, che vede un progresso industriale nei settori navale e tessile e la costruzione di una ferrovia solo nella zona del Napoletano. La via che scelse la Destra Storica, che governò dal 1861 al 1872, fu l unificazione politica, impostando il nuovo stato sul modello piemontese con l estensione dello Statuto Albertino a tutto il territorio e l adozione del prefetto come rappresentante del governo nelle province e garante del funzionamento dello Stato. Con la centralizzazione del potere l avvio allo sviluppo economico del Meridione, rappresentato in Parlamento dagli ex-esuli e ex-oppositori dei Borboni, subisce un brusco arresto; la condizione sociale delle masse contadine, la delusione di molti intellettuali e chierici e il malcontento diffuso per la leva obbligatoria che coinvolgeva giovani, il cui apporto lavorativo era di fondamentale importanza per le famiglie (come descrive Verga ne I Malavoglia con la vicenda del giovane Ntoni), favoriscono la nascita del complesso fenomeno del brigantaggio (strumentalizzato dai nostalgici dei Borboni e dai sostenitori dello Stato della Chiesa), caratterizzato da bande di fuorilegge che rubavano, attaccavano le guarnigioni militari, commettevano omicidi politici e creavano disordini tali da richiedere una dura e cruenta repressione condotta dal generale Enrico Cialdini, favorito dalla legge Pica che sospendeva le libertà costituzionali e affidava i processi ai tribunali militari nelle province interessate. La guerra, perché di guerra si trattò, durata dal 1860 al 1865, venne dichiarata conclusa nel 1870 dal governo e causò un gran numero di morti da entrambe le parti negli scontri e nei processi, spesso sommari, che seguirono. Le conseguenze di questa situazione costrinsero la popolazione del Sud all emigrazione nelle province settentrionali che nel frattempo avevano raggiunto un livello di industrializzazione prossimo a quello degli altri paesi europei. Tutto questo accadde a causa di una classe politica che non aveva legami con la società meridionale e non riusciva per motivi di bilancio, di impostazione culturale e amministrativa a mettere mano a politiche di modernizzazione efficaci e differenziate, anche quando, con l avvento della Sinistra Storica nel 1872, partecipava stabilmente al governo anche la rappresentanza politica dello stesso Meridione, che non aveva interesse a risolvere la situazione al Sud in quanto essa stessa faceva parte della classe aristocratico-borghese dei proprietari terrieri; costoro, temendo insurrezioni popolari, si circondavano di gruppi armati, che nel tempo si organizzarono in cosche, dando origine al fenomeno mafioso, caratterizzato fin dall inizio da un ostentata delinquenza e da un forte legame con la politica locale della quale potevano controllare gli sviluppi influenzando gli elettori. Una nuova prospettiva del problema e i primi interventi In questa fase diversi intellettuali, storici e meridionalisti, cominciarono ad articolare i termini della questione e a proporre diverse soluzioni; Giustino Fortunato, senatore, scrittore e storico lucano, valorizzò le potenzialità del Meridione, sfatando, nei suoi discorsi politici e nelle sue opere, il mito della sua presunta feracità naturale, e individuò la necessità di una riforma della classe dirigente, priva delle adeguate qualità per svolgere il proprio compito, per permettere la civilizzazione della masse contadine, garantita dallo sviluppo di una moderna capacità produttiva dei ceti agrari. Fortunato fu accoltellato nel 1917 da un contadino di Rionero, suo paese natio, che lo accusò di aver appoggiato la guerra, ma rimane XII GIUSEPPE PELLIZZA DA VOLPEDO. IL QUARTO STATO , MILANO, GALLERIA D'ARTE MODERNA

13 il sospetto di un omicidio politico su commissione. Il problema della civilizzazione apre la questione dell alfabetizzazione, altro rilevante punto critico nei cui confronti il governo della prima Italia agì in modo propositivo, ma non efficace: la legge Casati del 1860 prevedeva l obbligo per tutti i comuni di creare e mantenere la scuola primaria, obbligatoria per tutti nei primi due anni; ma i comuni impoveriti del Meridione non potevano permettersi il mantenimento di una scuola, così solo nel 1876 il ministro Coppino provvide al supporto economico per le scuole e estese l obbligo per cancellare la piaga dell analfabetismo. L intellettuale Sidney Sonnino, esponente della Destra Storica, ministro e Presidente del Consiglio, sottolineò nei suoi discorsi e nelle sue riflessioni il problema della mancanza di una classe media che potesse competere con il corrotto ceto dirigente locale; egli chiese così un intervento dello Stato per la tutela delle classi inferiori in modo da permetterne l emancipazione e garantire l ordine civile. L Italia era nella fase di decollo economico, il cui input aveva causato un grosso debito statale, coperto anche con i beni confiscati alla Chiesa e l appropriazione delle ricchezze borboniche, e il divario tra Nord e Sud continuava ad aumentare, avendo il Nord un tasso di sviluppo doppio; per rimediare a questa differenza economica tra le due aree geografiche il terzo governo Giolitti ( ) promulgò le leggi speciali, che coinvolgevano le città sovrappopolate e le campagne abbandonate e decadenti del Meridione, nonostante il pericolo sottolineato dai meridionalisti liberali di clientelismo e di deresponsabilizzare la classe dirigente locale. Dal fascismo al secondo dopoguerra: lo sviluppo economico, la criminalità organizzata e il clientelismo politico. Sotto il fascismo, nonostante le numerose bonifiche del territorio meridionale, l emigrazione verso il Nord aumentò e il divario economico venne addirittura accresciuto, anche perché Mussolini non modificò assolutamente l assetto territoriale e si guardò bene dal promulgare la tanto attesa riforma agraria: anche se rimase famoso l intervento del prefetto Mori in Sicilia contro la mafia, esso toccò solo figure di secondo piano e lasciò intatta la cupola, collusa con il potere politico. Il rischio evidenziato dai meridionalisti dell età giolittiana si concretizzò nel secondo dopoguerra quando la Democrazia Cristiana, partito di maggioranza, nel 1950 attuò la riforma agraria che si aspettava dal 1861, ridistribuendo circa ettari e impegnandosi per operare il riassetto del territorio. L intervento statale era destinato ad essere uno dei principali strumenti per rimediare al sottosviluppo del Meridione nella logica di sostenere e stimolare una piena industrializzazione. Ben presto, infatti, il governo fondò un istituto finanziario, la Cassa del Mezzogiorno, per controllare i flussi dei fondi statali, che spesso vennero gestiti male e impiegati per costruire industrie in luoghi malserviti dalle infrastrutture, o utilizzati dagli imprenditori del Nord che, invitati dalle sovvenzioni statali, avevano temporaneo interesse a investire nel territorio Meridionale. Si crearono così numerosi poli industriali, favoriti dagli anni del boom economico, durante il quale il tasso di crescita del Sud superò quello del Nord e il divario tra le due aree diminuì sensibilmente, ma il sistema forzato dei poli non sopravvisse alla prima crisi petrolifera, provocando la crisi industriale del Mezzogiorno a metà degli anni settanta che favorì il riemergere di clientele e lobby politiche locali. L economia basata sui flussi finanziari provenienti dall esterno e le forti sovvenzioni pubbliche per le infrastrutture, senza adeguato controllo statale, favorirono la nascita di una classe politica corrotta, collusa con la criminalità organizzata, a cui si appoggiava per la grande capacità di controllo del consenso. Una ricerca del CENSIS del 2003 dimostra che l imprenditoria meridionale perde ancor oggi annualmente, a causa della presenza invasiva delle mafie, oltre il 2,5% del suo PIL per un totale di 11,8 miliardi di euro, sottratti per estorsione o spesi dalle aziende per munirsi di sistemi di sicurezza; il dossier conclude che in circa vent anni il Meridione avrebbe potuto tranquillamente raggiungere il livello di sviluppo del nord Italia. Attualmente oltre alla presenza delle associazioni mafiose, altri problemi strutturali impediscono al Mezzogiorno di colmare il divario economico che dagli anni settanta lo allontana dal resto d Italia: la carenza di infrastrutture, un sistema bancario poco attento alle esigenze del territorio, i ritardi e l inefficienza della pubblica amministrazione e l emigrazione di molti giovani, ai quali il territorio non offre alcuna opportunità di lavoro adeguata alla loro qualifica e al loro livello di istruzione, la forte presenza della criminalità organizzata; tutto ciò causa così un impoverimento sociale e morale significativo per la grande perdita di idee e iniziativa. XIII

14 Un problema da risolvere tutti insieme Nel tempo sono stati commessi diversi errori di valutazione nel cercare di risolvere questo grosso problema italiano: una soluzione ancora non sperimentata, sostenuta da diversi intellettuali, propone la trasformazione, il miglioramento e l organizzazione delle molteplici potenzialità e risorse del Meridione, alleggerendo la burocrazia e operando investimenti mirati e misurati con un rigido controllo sull impiego del denaro statale, in modo da evitare il parassitismo, nel rispetto della soggettività sociale e responsabilizzando la classe dirigente e i cittadini stessi, che devono essere stimolati all iniziativa personale e alla difesa del territorio contro gli interessi mafiosi e politici. Risollevare il Sud, considerandolo come parte fondamentale delle dinamiche economiche e culturali italiane, deve essere ancor oggi una priorità. La questione meridionale sarà XIV risolta solo quando verrà analizzata nei suoi aspetti reali e non nella sua rappresentazione, che è differente a seconda del pezzo di storia di cui ci si appropria e che è stata spesso sfruttata dalla classe dirigente per mantenere la propria posizione di privilegio. Ancora oggi i movimenti politici sfruttano la propria visione del problema del Mezzogiorno (come il caso della gestione dei rifiuti a Napoli) per i propri scopi; alcuni esempi tra i più palesi sono i movimenti che vogliono l istituzione della Napolitania, stato indipendente dall Italia, attribuendo alla cattiva gestione statale, dominata da interessi settentrionali, il disastro economico del Meridione, o la Lega Nord, partito politico che, tra i principali cavalli di battaglia a sostegno del federalismo, da sempre adduce il pretesto dell arretratezza economica del Mezzogiorno sullo sviluppato e industrializzato Nord, che potrebbe essere molto più ricco e prospero senza questo peso, dimenticando le responsabilità che ha avuto ed ha tuttora sulla situazione economica meridionale. In ultima analisi non si può pensare di risolvere la crisi italiana liberandosi del Sud, come alcuni vorrebbero fare, anche perché alcuni fenomeni sono ormai radicati anche al Nord; le indagini di forze dell ordine e magistratura evidenziano sempre più infiltrazioni mafiose nell economia e nella politica nelle regioni settentrionali: questo dimostra che la questione meridionale non riguarda solo qualcuno, ma tutti. Concludo con il monito del presidente Napolitano che, invitando i cittadini e la classe dirigente del Sud a riflettere sui propri comportamenti riguardo la questione meridionale, ci avverte : «[ ] E oggi dell'unificazione celebriamo l'anniversario, vedendo l'attenzione pubblica rivolta a verificare le condizioni alle quali un'evoluzione in senso federalistico - e non solo nel campo finanziario - potrà garantire maggiore autonomia e responsabilità alle istituzioni regionali e locali, rinnovando e rafforzando le basi dell'unità nazionale. E' tale rafforzamento, e non il suo contrario, l'autentico fine da perseguire. [ ]» Paola Ceccutto (3C Liceo scientifico) Il patrimonio culturale: un bene della Nazione, un bene di tutti L articolo 9 della Costituzione italiana recita: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Questo articolo non trova riscontro in altre costituzioni occidentali e mostra la straordinaria modernità della Costituzione del 48 e la preveggente capacità dei costituenti di individuare valori e diritti che solo successivamente le altre nazioni e organismi internazionali, come l UNESCO, hanno elaborato nel promuovere lo sviluppo culturale ed economico nella società. Per quanto riguarda la Cultura, il primo comma si riferisce alle attività culturali, mentre il secondo comma protegge il patrimonio nella sua concretezza materiale e nelle realtà oggettive che includono valore formativo e importanza per la storia culturale della Nazione stessa; per questo si pongono i presupposti affinché l attività culturale, attraverso la sua promozione da parte della Repubblica, contini ad essere ampliata e garantita da norme sempre più efficaci. Entrambe le disposizioni assolvono, comunque, ad una medesima funzione: introdurre un valore etico e culturale tra i primi valori della Costituzione come base del vivere civile e dell essere cittadini consapevoli. Con il passare degli anni si è passati da un idea statica, conservativa della tutela dei beni culturali, ad una concezione indirizzata al piacere collettivo, in quanto destinati alla pubblica fruizione e alla valorizzazione, come strumenti di crescita culturale della società. Il valore ed il significato dell articolo 9 della Costituzione è stato evidenziato anche dal Presidente della Repubblica Ciampi, in un discorso del 5 maggio 2003, con questo intervento: È nel nostro patrimonio artistico, nella nostra lingua, nella capacità creativa degli Italiani che risiede il cuore della nostra identità, di quella Nazione che è nata ben prima dello Stato e ne rappresenta la più

15 alta legittimazione. L Italia che è dentro ciascuno di noi è espressa nella cultura umanistica, dall arte figurativa, dalla musica, dall architettura, dalla poesia e dalla letteratura di un unico popolo. L identità Nazione degli Italiani si basa sulla consapevolezza di essere custodi di un patrimonio culturale unitario che non ha eguali nel mondo, per questo l articolo più originale della nostra Costituzione repubblicana è proprio quell articolo 9 che, infatti, trova poche analogie nelle costituzioni di tutto il mondo. La tutela del patrimonio storico, artistico e archeologico inizia ad essere promossa già in epoca fascista, con la legge Bottai stipulata il 1 giugno 1939, secondo la quale erano identificati beni artistici o storici le cose, immobili e mobili, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnografico, compresi: a) le cose che interessano la paleontologia, la preistoria e le primitive civiltà; b) le cose d'interesse numismatico; c) i manoscritti, gli autografi, i carteggi, i documenti notevoli, gli incunaboli, nonché i libri, le stampe e le incisioni aventi carattere di rarità e di pregio. Parallelamente, nella legge n dello stesso anno, che riguarda la tutela ambientale, si parla di bellezze naturali, rendendo soggette allo Stato le ville antiche, i giardini, i parchi, i complessi di cose immobili che possiedono un caratteristico aspetto con valore estetico e tradizionale, le bellezze panoramiche considerate come quadri naturali e i punti di vista o belvedere. L utilizzo del termine beni culturali portò all istituzione nel 1975 del Ministero per i beni culturali e ambientali, divenuto poi nel 1998 Ministero UN BAMBINO, ATTRATTO DA UN QUADRO, LO OSSERVA CON STUPORE. per i beni e le attività culturali, istituito da Giovanni Spadolini, con il compito di affidare unitariamente alla specifica competenza di un Ministero, appositamente costituito, la gestione del patrimonio culturale e dell ambiente al fine di assicurare la tutela di interessi di estrema rilevanza sul piano nazionale. Oggi tuttavia sembra che il patrimonio storico, artistico, archeologico, ambientale, venga considerato da parte dello Stato e delle amministrazioni locali una sorta di peso, un limite agli interessi economici e politici, che spesso sostengono la speculazione edilizia, che distrugge siti archeologici e paesaggi naturali che dovrebbero essere tutelati e considerati un patrimonio inalienabile. I fondi stanziati per la loro salvaguardia e valorizzazione sono sempre più ridotti, preferendo investire in altri settori ritenuti più redditizi, senza comprendere che con un adeguata promozione i nostri tesori d arte e natura potrebbero essere la prima fonte di guadagno. A tal proposito si è ormai diffusa l idea che il patrimonio culturale abbia valore solo se frutta, perciò i recenti governi hanno avanzato la proposta di dare in concessione parte del patrimonio a privati. Contro questo progetto si è schierato ad esempio Salvatore Settis, noto archeologo e docente universitario, che in una sua recente pubblicazione (Battaglie senza eroi, Electa, 2005, Milano) ha rilevato la pericolosità di assegnare la gestione dei monumenti a privati, che sono mossi dall interesse economico e non dal fine culturale o scientifico. È necessario, in conclusione, considerare il nostro patrimonio una risorsa prima di tutto per il progresso culturale e per lo sviluppo di una convivenza civile sempre più consapevole, nella convinzione che questa ricchezza non appartiene solo a noi, ma soprattutto ai nostri figli: abbiamo, pertanto, il dovere di tutelarla e tramandarla proprio secondo lo spirito dell articolo 9 della Costituzione. Elena Balzan (2B Liceo scientifico) XV

16 XVI Eureka! Ricerca ed innovazione: quello che gli italiani si perdono L Italia, nel corso dei secoli, è sempre stata patria di grandi intellettuali, poeti, pittori, architetti, esploratori, scienziati che si sono distinti nei vari ambiti del sapere. Per ricordare l importanza dell apporto italiano allo sviluppo delle scienze, basterebbe parlare di Leonardo, Galileo, Torricelli, Volta, Meucci, Marconi, Fermi (solo per citarne alcuni). Fino agli anni 80 l Italia è stata competitiva a livello mondiale nel campo delle tecnologie e delle scienze: è significativo a tal proposito che dopo URSS (1957) e USA (1958) l Italia fu la prima nazione europea a lanciare un satellite in orbita nel 1964, seguita poi dalla Francia (1965); non bisogna dimenticare che il nostro Paese fu anche all avanguardia per lo sviluppo dell energia nucleare (bloccato poi dal referendum del 1987) e grazie alla Olivetti fu competitiva con le grandi società americane e giapponesi nella produzione di macchine di calcolo e nell informatica (la prima calcolatrice al mondo in grado di eseguire le quattro operazione fu inventata da Natale Cappellaro e Pier Giorgio Perotto presentò a New York nel 1965 il primo personal computer). Tutto ciò fu il frutto della straordinaria intraprendenza dei singoli, ma anche del sostegno dello Stato che finanziava la ricerca per sostenere la crescita economica e sociale. Ma in una terra di menti così brillanti oggi la cultura e la ricerca scientifica procedono a fatica, prima fra tutte la ricerca di base, fondamentale per l innovazione e la competizione in campo internazionale. I tagli sempre più consistenti a causa della crisi economica costringono i nostri giovani laureati e ricercatori a cercare fortuna all estero, nella speranza di un impiego più gratificante e ben remunerato. Molti, grazie a spirito di iniziativa e ad una buona formazione, trovano posto in centri di ricerca europei o internazionali, collaborando allo sviluppo di progetti che vedono la partecipazione di studiosi di tutto il mondo. Il nostro sistema universitario, infatti, sforna ancora ottimi studenti, come riconoscono persino gli USA, e per questo non sono pochi i connazionali che dirigono progetti e centri di ricerche ovunque (il CERN di Ginevra, diretto dal fisico Sergio Bertolucci, è solo uno degli esempi). I problemi sono molti e da tempo sembra che le istituzioni ed il Governo non vogliano risolverli soprattutto a causa della crisi economica e dell alto debito pubblico: mancano posti di lavoro che permettano alla maggior parte degli studenti formati in Italia di restarci; gli stipendi e gli assegni di ricerca non sono sufficienti nemmeno per mantenersi, figuriamoci per progettare una famiglia; sono pochi i riconoscimenti e la considerazione che ricevono i ricercatori in patria e ciò non favorisce certo la soddisfazione per la propria attività. In una situazione del genere, in cui questo capitale intellettuale è sottovalutato e scoraggiato, nessuno può trarne benefici. Lo spreco di un potenziale così grande, che finisce solo a vantaggio dei paesi esteri o, peggio, sprecato, priva il nostro Paese di enormi opportunità e rappresenta una spesa senza alcun ritorno economico. La scelta di abbandonare l Italia, oppure di dedicarsi ad un altro genere di carriera più vantaggiosa di quella della ricerca scientifica, ha risvolti negativi a livello più generale sul economia della Nazione. Ricerca ed innovazione sono strettamente connesse con la registrazione dei brevetti e lo sviluppo di nuove tecnologie, che significano denaro e possibilità di crescita per le industrie italiane, così che migliorino la competitività ed incrementino gli introiti a favore della nostra economia. Per questo motivo anche il mondo dell impresa dovrebbe essere più attento nel sostenere e finanziare la ricerca, come avviene negli USA e negli altri paesi. Di fronte ad una realtà così critica la politica e le istituzioni pubbliche e private dovrebbero sentirsi in dovere di fare qualcosa di più, per garantire all Italia un futuro migliore con il contributo di tutti. Stefano Balzan (4C Liceo Scientifico)

17 Orgoglio e pregiudizio: luoghi comuni sull italiano all estero Il Paradiso è un poliziotto inglese, un cuoco francese, un tecnico tedesco, un amante italiano; il tutto organizzato dagli svizzeri. L Inferno è un cuoco inglese, un tecnico francese, un poliziotto tedesco, un amante svizzero, e l organizzazione affidata agli italiani. Si potrebbe racchiudere in questa battuta di John Elliot l opinione comune che all estero hannosugli italiani. Siamo visti come un popolo che pensa solo all abbigliamento e alla cura maniacale del corpo: l uomo italiano veste di velluto, indossa sempre collane d oro ed è capace di arrivare in ritardo ad un appuntamento per un indecisione sulla scelta della cravatta. Gli uomini, dalle Alpi a Palermo, sono dei grandi seduttori e le donne difficili, presuntuose e poco emancipate. Il terrore più grande è invece rappresentato dall insidiosa, per non dire nevrotica, guida all italiana e il pensiero universale è che non siamo in grado di rispettare il rosso, i pedoni ed i segnali stradali. Lo scrittore Bruno Munari è riuscito a raccogliere in un libro intitolato Speak italian, the fine art of the gesture tutti i gesti e i comportamenti tipici -secondo lui- di chi vive nel Bel Paese; ma lo scrittore non è l unico a ritenere che legare le mani ad un italiano equivale a farlo tacere. Per i più la pizza e la pasta sono il tipico pasto dell italiano medio; siamo mangiapasta per definizione (anche se l americano medio è convinto che non siamo i reali inventori delle due specialità); ma questo luogo comune ha un fondamento di verità, dato che ogni giorno ne consumiamo ingenti quantità. Gli italiani inoltre per il resto del mondo sono dei terribili seduttori, impenitenti come Don Giovanni e Casanova, romantici come Rodolfo Valentino (il primo mito italiano negli USA), ma anche irrimediabilmente mammoni: mama boy è infatti un soprannome molto comune. A questo proposito c è un opinione diversa sul maschio italiano del nord, che è considerato più moderno e civilizzato, rispetto al quello del sud, ritenuto maschilista e tradizionalista nei confronti delle donne che consapevolmente subiscono e accettano. Un altro luogo comune vuole che tutta la popolazione italiana sia cattolica: naturalmente questa è un idea che il turista medio concepisce di fronte alle innumerevoli chiese sparse per le nostre città e perchè a Roma c è il papa; questo aspetto ci caratterizzerebbe a tal punto da influenzarci nelle scelte politiche. E proprio la politica italiana offre al resto del mondo spunti per nuovi stereotipi, spesso comici, conseguenza delle tante battute e dei comportamenti poco ortodossi nelle occasioni ufficiali anche all estero (nonchè per gli scandali, i processi e le vicende di gossip che lo vedono coinvolto) del nostro Presidente del Consiglio. Nello sport, poi, siamo troppo passionali, ci scaldiamo in fretta e non siamo in grado di gestire l ordine pubblico all interno dei nostri stadi e i calciatori che ci rappresentano sono troppo polemici; i nostri successi sportivi nel calcio, nell automobilismo e nel motociclismo, nella scherma, nel nuoto e nel ciclismo, non cancellano l idea di un popolo sostanzialmente pigro al quale si addice più la definizione di opinionisti da bar. che di sportivi. Nell immaginario americano, indiscutibilmente, l italiano è accostato all immagine del mafioso, opinione su cui ha inciso anche la trilogia cinematografica de Il Padrino ; quello che possiamo notare, vedendo serie famose come The Sopranos, è che gli sceneggiatori ritengono ogni italiano capace di mettere le mani addosso a chiunque osi sorpassarlo in coda o possieda un arma a portata di mano e non si faccia scrupoli ad usarla. Molti di questi stereotipi sono il frutto di una cultura di massa, da cui anche noi non siamo esenti, che tende ad annullare le differenze, a semplificare i caratteri specifici, a generalizzare comportamenti ed usi: per gli americani, ad esempio, italiani, spagnoli, greci sono spesso confusi tra loro. La cosa è tanto più paradossale in un epoca in cui non è più così difficile viaggiare e, quindi, conoscere direttamente la cultura di un paese. Internet e i mezzi di comunicazione, inoltre, ci permettono di informarci più velocemente e approfonditamente, ma spesso favoriscono anche la diffusione dei luoghi comuni, invece di eliminarli. Ma, alla fine, chi può negare che il nostro paese è davvero il Bel Paese, perchè possiede il mare, il sole, i monti, la natura ed è tutto un opera d arte, anche se, come dice Schopenhauer (L arte di avere ragione); l universalità di un opinione, parlando seriamente, non costituisce una prova e non è nemmeno una probabilità che l opinione sia corretta. Sara Puleio (IB Liceo classico) XVII

18 Uno sport per ricominciare a vivere Spesso noi ragazzi ci lamentiamo dei nostri problemi e del fatto di non riuscire a risolverli, ma un incontro con tre atleti (organizzato per gli studenti il 4 aprile presso il nostro Liceo nell ambito delle iniziative del progetto Comenius, che quest anno affronta il tema dello sport) ci ha permesso di comprendere che questi nostri problemi e che quelli che noi chiamiamo ostacoli si possono sempre superare, basta crederlo e volerlo. Abbiamo imparato che la forza di volontà è qualcosa di potentissimo, grazie alla quale tutto quello che sembra impossibile si concretizza. Così è stato per Marco e Giulia, due ragazzi di 27 e 14 anni costretti sulla sedia a rotelle il primo per un incidente stradale, la seconda a causa di una malattia congenita, che hanno condiviso con noi le loro esperienze raccontandoci come, soprattutto grazie allo sport, siano riusciti a riprendere in mano la propria vita. Di entrambi i ragazzi colpiscono subito il sorriso allegro e la calda simpatia, la forza di volontà che hanno dentro e che rivelano in ogni gesto o parola. Gli occhi brillano, quando parlano dei loro sport e di come li abbiano aiutati a ritrovare la gioia di vivere, a divertirsi di nuovo e a superare con un salto l'ostacolo costituito dai loro problemi e dai pregiudizi degli altri, lasciandosi alle spalle il male psicologico unito a quello fisico. In particolare siamo stati colpiti dall'esperienza di Marco, che a soli diciannove, in conseguenza di un incidente stradale, è entrato in coma per diverso tempo e, quando si è svegliato, è stato costretto da una paralisi alle gambe e in parte alle mani a dover rinunciare alla sua vita precedente, anche se poi le cose sono cambiate. Stupisce tantissimo la testimonianza di questo ragazzo, che nel pieno dei suoi anni, quando si è spensierati e si ha voglia di divertirsi, è stato catapultato in una realtà diversa e scomoda, piena di difficoltà. Proprio lo sport -il nuoto praticato per la riabilitazione e lo sci, da sempre sua passione- lo ha reso una persona straordinariamente forte e determinata, che è stata costretta a maturare molto velocemente, pur conservando l allegria, la serenità e la simpatia che ci siamo trovati davanti. Il vero eroe è colui che non si ferma davanti a niente, che trasforma il dolore nella forza di volontà per realizzare i suoi sogni, chi non si abbatte e si tira indietro anche se trova un ostacolo sulla sua strada, ma ha la forza di rialzarsi più determinato di prima. Anche il campione olimpico di scherma, Martino Minuto, ha umilmente riconosciuto, a fronte delle difficoltà e dello sforzo che ha compiuto per raggiungere i suoi obiettivi, che i suoi grandi successi non sono nulla se paragonati a quelli conseguiti da persone come Giulia e Marco, e questo deve farci capire che niente è impossibile, che possiamo fare tutto se ci armiamo di quella forza d'animo che possiamo trovare solo dentro di noi, nel cuore, alimentata dalla passione e dall amore delle persone che credono in noi.. Elena Balzan e Alessandra Vernocchi (2B Liceo scientifico) XVIII

19 L Italia nel pop italiano La canzone italiana non ha mai mancato in ogni epoca di celebrare o criticare l Italia. Tra i cantautori che si sono cimentati nell impresa senza scadere in un eccesso di luoghi comuni o in una vuota retorica (come la canzone del 2010 presentata a Sanremo da Pupo, Emanuele Filiberto, Canonici), alcuni hanno saputo cogliere gli aspetti positivi del Bel Paese senza mascherare quelli negativi: ecco alcune delle più famose e belle canzoni composte sull argomento. Luciano Ligabue nella canzone Buonanotte all Italia, pubblicata nel 2007 all interno dell album Primo Tempo, esalta i pregi del nostro Paese senza però nasconderne i difetti. Nel video, su uno schermo dietro il cantante, scorrono in continuazione i volti di attori, personaggi famosi, letterati e uomini di cultura, politici, magistrati, etc. che sono rimasti indelebili nell immaginario collettivo e che hanno fatto grande il Paese, spesso sacrificando la loro vita, come Falcone e Borsellino. Altra canzone di grande successo è stata In Italia, pubblicata nello stesso anno nell album Bugiardo del rapper marchigiano Fabri Fibra in collaborazione con Gianna Nannini. Essa sviluppa una forte e sarcastica critica all immagine idealizzata del Bel Paese ed evidenizia senza mezze misure i problemi del paese delle mezze verità : immigrazione, razzismo, malavita, malasanità, corruzione, mancanza di posti di lavoro e condizioni di vita disagiate. In modo simile, ma con un approccio meno duro L Italiano medio degli Articolo 31, nell omonimo album del 2004, delinea il ritratto stereotipato dell italiano attratto dalle donne, dal denaro, dal calcio, dalla bella vita. È l emblema del classico uomo che passa le sue domeniche con gli amici a seguire le partite di pallone della sua squadra del cuore. Segue a ruota la canzone di Elio e le Storie Tese, intitolata La terra dei cachi, suonata per la prima volta durante il Festival di San Remo del Con la sua caratteristica ironia il gruppo mette in luce le contraddizioni che il nostro Paese vive e i tanti mali di cui è vittima, dalle stragi alla malasanità, dall abusivismo alla criminalità, anche se poi alla fine conclude: Italia si Italia no, Italia gnamme, se famo du spaghi. Italia sob Italia prot, la terra dei cachi. Una pizza in Musica compagnia, una pizza da solo; un totale di due pizze e l Italia e questa qua. Di certo non può mancare l indimenticabile Ok Italia del 1987 di Edorado Bennato, in cui viene messa in rilievo la visione dell Italia tipica degli anni 80. La canzone mostra tutte le anime dell Italia, presentata metaforicamente come una donna attraente e rampante dal fascino classico, emblema del rampantismo di quegli anni. Tra le canzoni più belle composte sulla nostra Nazione va ricordata senza ombra di dubbio Viva l Italia (1979) di Francesco de Gregori, che ci mostra un Italia liberata, derubata, presa a tradimento, assassinata dal cemento e dai giornali, ma che non muore, non ha paura e che alla fine resiste sempre. Come dimenticare poi una canzone che è nota nel mondo quasi quanto Nel blu dipinto di blu di Domenico Modugno, che per decenni ha rappresentato l italiano medio, patriota, innamorato del mito americano e degli spaghetti, ovvero L italiano (1983) di Toto Cutugno, con il suo straordinario ritornello Lasciatemi cantare, con la chitarra in mano. Lasciatemi cantare una canzone piano piano. Lasciatemi cantare, perché ne sono fiero. Sono un italiano, un italiano vero. Ultima nominiamo quella di Tricarico, Tre colori, cantata a San Remo proprio nell anno del 150 anniversario. Tricarico ci fornisce una sua interpretazione del significato del Tricolore: verde la speranza, rosso il sangue di frontiera, neve biancaneve i cuori abbraccerà, tre colori come i fiori, non son per caso. Questa carrellata di canzoni dimostra quanto l Italia, anche se talvolta attraverso luoghi comuni e stereotipi, stia a cuore ai cantautori italiani, anche recenti, che ne conoscono sia i pregi che i difetti, ma il pubblico che le ascolta sente veramente di far parte di una nazione unita? Come diceva Massimo D Azeglio : Fatta l Italia, ora dobbiamo fare gli Italiani. Se non ci sono riusciti i politici e gli intellettuali, ci riusciranno i cantautori? Elena Guidali e Carlotta Foglia (1B Liceo scientifico) XIX

20 XX Immagini dell Italia negli anime e nei manga I giapponesi hanno sempre avuto una predilezione per l Italia: la musica, l arte, la storia hanno sempre affascinato il popolo del Sol Levante. Questo amore verso il nostro amato stivale viene anche espresso attraverso i manga e gli anime. Alcune sigle iniziali di anime, in gergo specifico opening, sono addirittura in latino, come ad esempio in Elfen Lied, celebre anime, tratto da un manga di Lynn Okamoto. Per questa sigla il mangaka volle che i compositori creassero una sigla simile ad un canto gregoriano in latino. Ci sono poi delle serie che vengono esplicitamente ambientate proprio in Italia. Hetalia, ad esempio, è un anime del 2008 tratto dall omonimo manga di Hidekazu Hinaruya, che racconta, in modo semplice ed accessibile a tutti, le vicende della prima e della seconda guerra mondiale, rappresentando le varie nazioni con personaggi che ne incarnano i vari stereotipi. Gli eventi narrati nella serie riprendono anche eventi antecedenti i due conflitti bellici mondiali come la guerra di Indipendenza Americana e la guerra di Secessione Austriaca, ironizzando sui vari avvenimenti. I personaggi principali sono: Italia del Nord, nipote del grande Impero Romano. Il personaggio rappresenta una nazione allegra ed energica, amante delle donne e distratta, che pensa solo alla pasta e alla pizza, dimostrandosi anche un po codarda. Italia del Sud, fratello quasi gemello di Italia del Nord. LUPIN III, IL CASTELLO DI CAGLIOSTRO (1979), DI HAYAO MIYAZAKI HETALIA (2008), DI HIDEKAZ HIMARUYA Ha una personalità più scura rispetto a quella del fratello, rappresenta uno stato vile e pigro ma è anche un ottimo ladro. Non sopporta Francia, ma ha un buon rapporto con Spagna, con cui ha trascorso molto tempo. E molto scontroso con le altre nazioni, specialmente con Germania. Germania: il personaggio rappresenta un lavoratore affidabile ed estremamente rispettoso alle regole. Ha un fisico atletico capelli corti e biondi e gli occhi azzurri. Giappone: il personaggio rappresenta un paese stacanovista, serio e abile nei lavori manuali. Ha un carattere molto timido e fatica nell'instaurare rapporti con le altre nazioni; ha capelli nerissimi, occhi scuri e una corporatura magra e minuta. America: il personaggio si considera un autentico eroe sempre pronto a ficcare il naso negli affari altrui, imponendo loro le sue idee senza ascoltare i consigli di quest ultimi. Ha una pessima conoscenza geografica e

21 un vero terrore verso i fantasmi. Inghilterra: il personaggio ha avuto un passato da pirata, ma ora è un gentiluomo, fine ed elegante; costringe Francia e Russia ad assaggiare le sue creazioni. Francia: è stata una grande e potente nazione fino a che non è morto Napoleone. Da allora è diventata incapace nel gestire le armi. Francio (il personaggio) si presenta come un bel ragazzo dai capelli lunghi e il pizzetto e porta sempre con sé una rosa rossa simbolo dell amore. Questo sentimento, infatti, è la sua ossessione. Russia: la psiche del personaggio è stata segnata da una storia imbrattata di sangue, da eventi che passano dall innocenza alla malvagità. Della purezza di un tempo gli rimane solo la passione per i Girasoli. Cina: è una tra le più antiche nazioni e, in passato, ha aiutato Giappone. E sempre accompagnato da un piccolo panda. Il personaggio, inoltre, è ossessionato dal cibo ed è un grande fan di Hello Kitty. Con questo anime Hinaruya esprime il suo disprezzo nei confronti della guerra ed evidenzia le differenze culturali e storiche di alcune nazioni, tra cui l Italia. Un altro celeberrimo anime e manga, Aria, di Kozue Amano, è ambientato in una riproduzione futura fedelissima alla odierna Venezia. Dalle descrizioni particolareggiate dei paesaggi, dalla fedeltà riscontrabile perfino nel nome delle vie, si intuisce quanto ad Amano piaccia la città di Venezia. Pensare che i giapponesi in un futuro ricostruiscano proprio Venezia e non, ad esempio, una loro città, permette di comprendere il fascino che la città lagunare esercita sull immaginario nipponico. Miyazaki, premio Oscar per il miglior film di animazione nel 2003 con La città incantata, e autore delle serie storiche di Lupin, fa viaggiare il ladro gentiluomo in ogni sua spettacolare avventura su una 500 gialla. Considerando che Lupin è un anime che presenta molti aspetti tipici della cultura giapponese, il fatto che il protagonista viaggi su un marchio epico italiano, dimostra quanta stima abbia Miyazaki per l Italia, che diventa vero e proprio amore in un suo grande capolavoro, finalmente pubblicato anche da noi (2010) intitolato Porco Rosso e completamente ambientato in Italia nel periodo successivo alla prima guerra mondiale. Grazie a questo anime Miyazaki rappresenta i paesaggi italiani, visti dal simpatico PORCO ROSSO (1992), DI HAYAO MIYAZAKI protagonista mentre vola col suo aereo, ma parla anche di tematiche più serie, come l avvento del fascismo e la depressione economica. L interesse per l'italia compare anche in Jojo, famosissimo manga e anche anime di Hirohiko Araki, ambientato nel Bel Paese nella seconda e nella quinta serie. I personaggi abitano o viaggiano in città molto famose in tutto il mondo come Venezia, Roma, Napoli e Firenze ed uno dei protagonisti si chiama Giorno Giovanna. Inoltre, vi è un cuoco italiano che si trasferisce in Giappone dove è molto apprezzato per i suoi piatti tipici, in particolar modo per la caprese con la mozzarella di bufala, che testimonia il grande amore dei giapponesi per la cucina italiana. Tutte queste citazioni sono la conferma più significativa del profondo radicamento dell immagine di bellezza e fascino dell Italia nella cultura nipponica. Valentina Babolin e Victoria Rotoloni (1H Liceo scientifico) XXI

22 La piuma d oca Non poteva mancare una speciale edizione della Piuma d Oca, la nostra cara rubrica di poesia, tutta dedicata al 150 anniversario dell unità di Italia. Una piccola selezione di poesie di Foscolo, Leopardi, Manzoni, Mercantini, Carducci, che testimoniano il desiderio profondo di realizzare il sogno di un Italia unita e libera, già coltivato da Dante e Petrarca(canzone All Italia): la poesia aveva unito l Italia prima della politicae delle armi. A Firenze XXII E tu ne carmi avrai perenne vita Sponda che Arno saluta in suo cammino Partendo la città che del latino Nome accogliea finor l ombra fuggita. Già dal tuo ponte all onda impaurita Il papale furore e il ghibellino Mescean gran sangue, ove oggi al pellegrino Del fero vate la magion s addita. Per me cara, felice, inclita riva Ove sovente i piè leggiadri mosse Colei che vera al portamento Diva In me volgeva sue luci beate, Mentr io sentia dai crini d oro commosse Spirar ambrosia l aure innamorate. All Italia Ugo Foscolo, Sonetti (1802) O patria mia, vedo le mura e gli archi E le colonne e i simulacri e l erme Torri degli avi nostri, Ma la gloria non vedo, Non vedo il lauro e il ferro ond eran carchi I nostri padri antichi. Or fatta inerme, Nuda la fronte e nudo il petto mostri. Oimè quante ferite, Che lividor, che sangue! oh qual ti veggio, Formosissima donna! Io chiedo al cielo E al mondo: dite dite; Chi la ridusse a tale? E questo è peggio, Che di catene ha carche ambe le braccia; Sì che sparte le chiome e senza velo Siede in terra negletta e sconsolata, Nascondendo la faccia Tra le ginocchia, e piange. Piangi, che ben hai donde, Italia mia, Le genti a vincer nata E nella fausta sorte e nella ria. Se fosser gli occhi tuoi due fonti vive, Mai non potrebbe il pianto Adeguarsi al tuo danno ed allo scorno; Che fosti donna, or sei povera ancella. Chi di te parla o scrive, Che, rimembrando il tuo passato vanto, Non dica: già fu grande, or non è quella? Perchè, perchè? dov è la forza antica, Dove l armi e il valore e la costanza? Chi ti discinse il brando? Chi ti tradì? qual arte o qual fatica O qual tanta possanza Valse a spogliarti il manto e l auree bende? Come cadesti o quando Da tanta altezza in così basso loco? Nessun pugna per te? non ti difende Nessun de tuoi? L armi, qua l armi: io solo Combatterò, procomberò sol io. Dammi, o ciel, che sia foco Agl italici petti il sangue mio. Dove sono i tuoi figli? Odo suon d armi E di carri e di voci e di timballi: In estranie contrade Pugnano i tuoi figliuoli. Attendi, Italia, attendi. Io veggio, o parmi, Un fluttuar di fanti e di cavalli, E fumo e polve, e luccicar di spade Come tra nebbia lampi. Nè ti conforti? e i tremebondi lumi Piegar non soffri al dubitoso evento? A che pugna in quei campi L itala gioventude? O numi, o numi: Pugnan per altra terra itali acciari. Oh misero colui che in guerra è spento, Non per li patrii lidi e per la pia Consorte e i figli cari, Ma da nemici altrui Per altra gente, e non può dir morendo: Alma terra natia, La vita che mi desti ecco ti rendo. Oh venturose e care e benedette L antiche età, che a morte Per la patria correan le genti a squadre; E voi sempre onorate e gloriose, O tessaliche strette, Dove la Persia e il fato assai men forte Fu di poch alme franche e generose! Io credo che le piante e i sassi e l onda E le montagne vostre al passeggere Con indistinta voce Narrin siccome tutta quella sponda Coprìr le invitte schiere De corpi ch alla Grecia eran devoti. Allor, vile e feroce, Serse per l Ellesponto si fuggia, Fatto ludibrio agli ultimi nepoti;

23 E sul colle d Antela, ove morendo Si sottrasse da morte il santo stuolo, Simonide salia, Guardando l etra e la marina e il suolo. E di lacrime sparso ambe le guance, E il petto ansante, e vacillante il piede, Toglieasi in man la lira: Beatissimi voi, Ch offriste il petto alle nemiche lance Per amor di costei ch al Sol vi diede; Voi che la Grecia cole, e il mondo ammira. Nell armi e ne perigli Qual tanto amor le giovanette menti, Qual nell acerbo fato amor vi trasse? Come sì lieta, o figli, L ora estrema vi parve, onde ridenti Correste al passo lacrimoso e duro? Parea ch a danza e non a morte andasse Ciascun de vostri, o a splendido convito: Ma v attendea lo scuro Tartaro, e l onda morta; Nè le spose vi foro o i figli accanto Quando su l aspro lito Senza baci moriste e senza pianto. Ma non senza de Persi orrida pena Ed immortale angoscia. Come lion di tori entro una mandra Or salta a quello in tergo e sì gli scava Con le zanne la schiena, Or questo fianco addenta or quella coscia Tal fra le Perse torme infuriava L ira de greci petti e la virtute. Ve cavalli supini e cavalieri; Vedi intralciare ai vinti La fuga i carri e le tende cadute E correr fra primieri Pallido e scapigliato esso tiranno; Ve come infusi e tinti Del barbarico sangue i greci eroi, Cagione ai Persi d infinito affanno, A poco a poco vinti dalle piaghe, L un sopra l altro cade. Oh viva, oh viva: Beatissimi voi Mentre nel mondo si favelli o scriva. Prima divelte, in mar precipitando, Spente nell imo strideran le stelle, Che la memoria e il vostro Amor trascorra o scemi. La vostra tomba è un ara; e qua mostrando Verran le madri ai parvoli le belle Orme del vostro sangue. Ecco io mi prostro, O benedetti, al suolo, E bacio questi sassi e queste zolle, Che fien lodate e chiare eternamente Dall uno all altro polo. Deh foss io pur con voi qui sotto, e molle Fosse del sangue mio quest alma terra. Che se il fato è diverso, e non consente Ch io per la Grecia i moribondi lumi Chiuda prostrato in guerra, Così la vereconda Fama del vostro vate appo i futuri Possa, volendo i numi, Tanto durar quanto la vostra duri. Giacomo Leopardi, Canti (1818) Marzo 1821 Soffermàti sull arida sponda, Vòlti i guardi al varcato Ticino, Tutti assorti nel novo destino, Certi in cor dell antica virtù, Han giurato: Non fia che quest onda Scorra più tra due rive straniere; Non fia loco ove sorgan barriere Tra l Italia e l Italia, mai più! L han giurato: altri forti a quel giuro Rispondean da fraterne contrade, Affilando nell ombra le spade Che or levate scintillano al sol. Già le destre hanno stretto le destre; Già le sacre parole son porte: O compagni sul letto di morte, O fratelli su libero suol. Chi potrà della gemina Dora, Della Bormida al Tanaro sposa, Del Ticino e dell Orba selvosa Scerner l onde confuse nel Po; Chi stornargli del rapido Mella E dell Oglio le miste correnti, Chi ritogliergli i mille torrenti Che la foce dell Adda versò, Quello ancora una gente risorta Potrà scindere in volghi spregiati, E a ritroso degli anni e dei fati, Risospingerla ai prischi dolor: Una gente che libera tutta, O fia serva tra l Alpe ed il mare; Una d arme, di lingua, d altare, Di memorie, di sangue e di cor. Con quel volto sfidato e dimesso, Con quel guardo atterrato ed incerto, Con che stassi un mendico sofferto Per mercede nel suolo stranier, Star doveva in sua terra il Lombardo; L altrui voglia era legge per lui; Il suo fato, un segreto d altrui; La sua parte, servire e tacer. O stranieri, nel proprio retaggio Torna Italia, e il suo suolo riprende; O stranieri, strappate le tende Da una terra che madre non v è. Non vedete che tutta si scote, Dal Cenisio alla balza di Scilla? Non sentite che infida vacilla Sotto il peso de barbari piè? O stranieri! sui vostri stendardi Sta l obbrobrio d un giuro tradito; Un giudizio da voi proferito V accompagna all iniqua tenzon; Voi che a stormo gridaste in quei giorni: Dio rigetta la forza straniera; Ogni gente sia libera, e pera Della spada l iniqua ragion. Se la terra ove oppressi gemeste Preme i corpi de vostri oppressori, Se la faccia d estranei signori Tanto amara vi parve in quei dì; Chi v ha detto che sterile, eterno Saria il lutto dell itale genti? XXIII

24 XXIV Chi v ha detto che ai nostri lamenti Saria sordo quel Dio che v udì? Sì, quel Dio che nell onda vermiglia Chiuse il rio che inseguiva Israele, Quel che in pugno alla maschia Giaele Pose il maglio, ed il colpo guidò; Quel che è Padre di tutte le genti, Che non disse al Germano giammai: Va, raccogli ove arato non hai; Spiega l ugne; l Italia ti do. Cara Italia! dovunque il dolente Grido uscì del tuo lungo servaggio; Dove ancor dell umano lignaggio Ogni speme deserta non è; Dove già libertade è fiorita, Dove ancor nel segreto matura, Dove ha lacrime un alta sventura, Non c è cor che non batta per te. Quante volte sull Alpe spiasti L apparir d un amico stendardo! Quante volte intendesti lo sguardo Ne deserti del duplice mar! Ecco alfin dal tuo seno sbocciati, Stretti intorno a tuoi santi colori, Forti, armati de propri dolori, I tuoi figli son sorti a pugnar. Oggi, o forti, sui volti baleni Il furor delle menti segrete: Per l Italia si pugna, vincete! Il suo fato sui brandi vi sta. O risorta per voi la vedremo Al convito de popoli assisa, O più serva, più vil, più derisa Sotto l orrida verga starà. Oh giornate del nostro riscatto! Oh dolente per sempre colui Che da lunge, dal labbro d altrui, Come un uomo straniero, le udrà! Che a suoi figli narrandole un giorno, Dovrà dir sospirando: io non c era; Che la santa vittrice bandiera Salutata quel dì non avrà. La spigolatrice di Sapri Eran trecento: eran giovani e forti: E son morti! Alessandro Manzoni, Odi (1821) Me ne andava al mattino a spigolare Quando ho visto una barca in mezzo al mare: Era una barca che andava a vapore, E issava una bandiera tricolore. All isola di Ponza si è fermata, È stata un poco, e poi s è ritornata; S è ritornata, e qui è venuta a terra; Sceser con l armi, e a noi non fecer guerra. Eran trecento: eran giovani e forti: E son morti! Sceser con l armi, e a noi non fecer guerra, Ma s inchinaron per baciar la terra: Ad uno ad uno li guardai nel viso; Tutti aveano una lagrima ed un sorriso: Li disser ladri usciti dalle tane, Ma non portaron via nemmeno un pane; E li sentii mandare un solo grido: Siam venuti a morir pel nostro lido! Eran trecento: eran giovani e forti: E son morti! Con gli occhi azzurri e coi capelli d oro Un giovin camminava innanzi a loro; Mi feci ardita, e presol per la mano, Gli chiesi: Dove vai, bel capitano? Guardommi, e mi rispose: O mia sorella, Vado a morir per la mia Patria bella! Io mi sentii tremare tutto il core, Nè potei dirgli: V aiuti il Signore! Eran trecento: eran giovani e forti: E son morti! Quel giorno mi scordai di spigolare, E dietro a loro mi misi ad andare: Due volte si scontrar con li gendarmi, e l una e l altra li spogliar dell armi: Ma quando fûr della Certosa ai muri, S udirono a suonar trombe e tamburi; E tra il fumo e gli spari e le scintille Piombaron loro addosso più di mille. Eran trecento: eran giovani e forti: E son morti! Eran trecento, e non voller fuggire; Parean tremila e vollero morire: Ma vollero morir col ferro in mano, E innanzi ad essi correa sangue il piano. Finchè pugnar vid io, per lor pregai; Ma un tratto venni men, né più guardai... Io non vedeva più fra mezzo a loro Quegli occhi azzurri e quei capelli d oro!... Eran trecento: eran giovani e forti: E son morti! Italia Luigi Mercantini (1857) Ma che Milano, che Firenze, che Roma! Italia, Italia! Dalle Alpi per l Appennino ai due mari; su la riviera ligure, in riva ai fiumi e ai laghi piemontesi e lombardi; via per i colli d Emilia e Toscana; per il Piceno ridente, e per l Umbria serena, e per la Comarca solenne; e per li rigidi e floridi Abruzzi, e per la Campania e la Puglia ubertosa; e per la selvosa Calabria; e nell isola bella del sole, e nella severa isola dei nuraghi; dovunque con lo spirito di Gracco e la forza di Cesare marcò dell impronta di Roma, signora della civiltà mediterranea, la fusione degli elementi liguri, iberi, umbri, etruschi, galli, latini, osci, siculi e greci; dovunque e per tutto, Italia! Italia! Ogni regione è un focolare, ogni città è un altare! A cura di Delia Bianca Raccio (5B Liceo classico) Giosuè Carducci

25 Una pizza per la regina, una pizza per tutto il mondo Ricetta Parlando dell Unità d Italia, non si può non citare anche la pizza, uno dei simboli della cucina napoletana e, per estensione, italiana nel mondo, tanto da diventare un luogo comune con cui spesso si identificano gli italiani all estero. La pizza più famosa è, senza dubbio, la Margherita, che secondo la tradizione fu dedicata nel 1889 dal pizzaiolo Raffaele Esposito alla regina Margherita, moglie di Umberto I, in visita a Napoli: il rosso del pomodoro, il bianco della mozzarella, il verde del basilico, erano un omaggio alla bandiera nazionale. Oggi la pizza è uno dei piatti più diffusi nel mondo ed è servita con un miriade di ingredienti combinati in modi sempre diversi a seconda della nazione e del continente, ma alla fine quella originale è sempre la migliore Su una tagliere di legno o un piano di marmo versare il lievito, l olio e il sale in una montagnola di farina con un buco nel mezzo; Aggiungere l acqua e mescolare fino a quando si ottiene un impasto omogeneo, liscio fino a ottenere una consistenza elastica; Modellare l impasto a forma di palla, ricoprirlo di farina e lasciarlo riposare al caldo per circa 2 ore e mezzo, quasi tre. Finita la lievitazione, lavorare l impasto e appiattirlo dandogli la forma della classica pizza tonda o rettangolare, spessa non più di mezzo centimetro. Farina di frumento integrale o semiraffinata di tipo 2: circa 500 grammi. Lievito di birra fresco: circa 30 grammi Ingredienti (per 4 persone) Prima della cottura bucherellare leggermente la superficie della pizza. Mettere sopra essa i condimenti: passata di pomodoro, mozzarella, carciofi, acciughe etc... a vostra scelta. Per la cottura, lasciare la pizza nel forno a 250, per minuti. *Per evitare che la pizza diventi troppo secca, mettere nel forno un pentolino con un litro d acqua, così l ambiente si mantiene umido. Buon appetito! Olio extra vergine di oliva: 6 o 7 cucchiai. Acqua q.b. Sale q.b. Alexandra Sucea (3D Liceo scientifico) XXV

26 Vale la pena di vivere per: il nostro caro e amato direttore che, all assemblea su Ubuntu, alla domanda: Ma perché dovrei passare ad Ubuntu, quando mi trovo bene col mio attuale sistema operativo? risponde: Beh, è una possibilità, un alternativa è un po come dire perché dovrei usare Nuvenia se mi trovo bene con Lines!? (con Lines puoi fare anche la ruota!!! XD) gli alunni di 4C che si insultano chiamandosi: Brumuro di stronzio che non sei altro! vedere il prof. L. corteggiare una professoressa cantando: un amore così grande un amore così la prof.ssa D. che per far ricordare la battaglia di Saratoga si mette a canticchiare: il silicone sigillante. Alice che nel bel mezzo della lezione si alza, va alla cattedra e chiede alla prof.ssa un fazzoletto! la Prof.ssa Z., nuova arrivata, che alla prima lezione di fisica in 3D scrive convintissima TRAETTORIA alla lavagna sconvolgendo tutti i suoi alunni. una fantastica nota del prof. D. in 4C: B. dorme. Prof. C.F. Martina: Oh c è un pettirosso! Prof. C: Oh un pettirosso che bello.impallinalo! Q. emette uno strano rumore durante l ora di matematica: Mmmmmmmm! Prof. C.: Q, fossi in te prenderei un lassativo! H. e G. entrano in 3C: Buongiorno XXVI prof., possiamo rubarle un secondino? Prof. C: Ma questa è una terza! Faccia sconvolta di entrambi i rappresentanti d istituto. (XD) Prof.ssa D. Considerazione della prof.ssa D.: Ragazzi alla mia età le sinapsi cominciano a essere più lente. Siate comprensivi! La prof.ssa D. scrive alla lavagna. S.: Cosa c è scritto? Prof.ssa D.: Figurativismo S.: Eh, grazie, ma che vuole dire? Prof.ssa D.: Eh.bella domanda! Prof.ssa D.: B. mi ha chiesto di andare ai servizi e non è ancora tornato... sarà una cosa impegnativa!. (XD) Interruzione della prof.ssa D. durante un ora di storia: No, accidenti, mi manca un orecchino! Una Superga blu e una a fiori: Prof.ssa I.! Prof.ssa I. durante la lettura degli esercizi della verifica di latino in 3D: Illustra le caratteristiche peculiari di Catone nei confronti degli schiavi e dei domestici.. Peculiari, cioè? A.C. : Del denaro? Prof.ssa I: Noo.. Specifiche... Durante la stessa verifica, B.C.: Prof!! Non mi va più la penna! Prof.ssa I.: Oh Gesù!!! M.P: Prof, ma contraddistinguere è con una o due D? Prof.ssa I.: Mah... Mettine tre per sicurezza. Prof.ssa I. appena entra in classe : Chi non si ritiene abbastanza degno da essere baciato dal sole, non si lagni e si sposti! Prof. B. Prof. B.riferendosi a Manuel: Gioco di Manuel, gioco di Villanuel! -.- Prof. B. riferendosi a Scalco: Adesso per risolvere il calcolo useremo la Scalcolatrice! Prof. B. rispondendo alla domanda di B.: Scusi, ma a lei piacciono le piante grasse? No perchè la sua era proprio una domanda del cactus! Prof. B. durante la spiegazione di trigonometria: Allora ragazzi, qual è la misura massima del seno? Benedetta: Una quinta prof! Seguono a ruota: Il prof. F. è nell atrio in piedi su un tavolo mentre sta aiutando a collocare il modellino dell Enterprise per la Settimana della Scienza. B.: Prof, ma cosa sta facendo? Prof F. (scocciato di fronte ad una domanda inutile per l evidenza della situazione): Sto facendo la statua della libertà! Interrogazione di chimica. S: il nome dello stronzio deriva da quello di una città scozzese che si chiama Strontain Prof. P.: Chissà come si chiamano gli abitanti! Prof. P.: Z., vieni qui, davanti! Z.: Ma Prof, ho freddo! Prof P.: Z., ti ho detto di venire qui! Z.: Prof! Ho freddo! Prof P.: Ti riscaldo io! Prof. M. The polar bear S: Ovvero? Prof. M.: L orso solare (.-.) Prof. M.: Insomma ragazzi..dovete imparare a parlare l italiano! Un minuto dopo, riprendendo un alunno: Ma che sta a fa uagliò! V B ginnasio. Ora di Geografia. Prof.ssa A. La forza centrifuga fa riferimento

27 Risate della classe. La prof stupita chiede spiegazioni. Alunno: fa riferimento alla lavatrice -.- III A classico Prof.ssa Z.: La densità di Saturno è tale che, se il Pianeta venisse messo nell acqua, galleggerebbe. Alunno: Per forza, ha gli anelli che gli fanno da salvagente! Ora di latino. S.: Cubitare, oltre a dormire, può anche voler dire ehm accoppiarsi nel letto. Interrogazione di filosofia su Hegel in 5D GS: L Assoluto è tutto intorno a te Prof A.: E la Vodafone! II B classico, lezione su Saffo: G.: Il liceo classico è pieno di doppi sensi! C.: Chi te l ha detto, il passerotto di Lesbia? Prof.ssa F.: What does Robin mean? S.: Aiutante, come quello di Batman! La bidella entra in classe dicendo che deve consegnare una calcolatrice a G. Prof.ssa F.: Tu hai un angelo custode! G.: No, io ho mia madre! Prof.ssa G. in 1E: Fammi un esempio di un paese a sud dell Equatore che sia ricco e con una situazione economica simile alla nostra. Alunno: Le Hawaii! Prof. D.: Questo libro rispecchia il dirigibile marrone senza riga né timone che è la scuola! (cit. Elio e le Storie Tese; N.D.R. lascio a voi capire cosa sia il dirigibile marrone xd) Ora di religione, il Prof. S. fa l appello: Trippa! Nessuno risponde. Una voce: Prof, ma si chiama Truffa! Prof.ssa I.: Questa retta continua all infinito ma io sono Gesù e la fermo qui! Prof.ssa M. ad un alunno: Tira giù i piedi dalla sedia, animale! Prof.ssa M. in 4C spiega un passo sconcio della Mandragola, alza lo sguardo e vede la classe che ride ed esclama: Oh che bell età! In 4C si traduce il pezzo dell Eneide in cui Didone tiene in braccio Ascanio e riconosce le forme del padre Enea, di cui si è innamorato. Una voce si leva dal fondo della classe: Pedofila! B.C.: Ma l accelerazione non si misura mica in Newton? B.C.: Ma il plexiglass non è un tipo di legno? Prof.ssa M.: Queste due parentesi fanno a pugni perché non possono stare vicine?? No, sono amiche e si vogliono bene, quindi stanno vicine! (N.D.R. Ma che matematica fanno al classico? ) Ora di supplenza con la Prof.ssa Z.in VB ginnasio. R. sta cercando di leggere un libro ma N. la disturba, perciò R. si porta il libro al viso, coprendoselo. N. allora comincia a muoversi su e giù, a destra e a sinistra. O O Prof.ssa: Ma stai facendo degli esercizi per le costole? N.: No veramente ero intenta a disturbare la mia compagna! (N.D.R.?!?) W l itagliano correggiuto! Prof.ssa. M. a C.: LAMENTOFILO! Gaffe della prof.ssa D.alla richiesta di spiegazioni di un alunno: Si ok, se vuoi te lo rispondo volentieri! Prof. L.: Ragazzi io non è che vi conosco, quindi vi darò da fare una relazione, però attenti darò il voto, quindi ci sarà una votazione diciamo (O_O) Prof. M.: Perché MENTISCI così spudoratamente! 1H: Prof. P. Quando il primo uomo ha messo piede sulla luna si PENSASSE che SPROFONDASSE! Prof.ssa D.: il personaggio si copre le mani col riso?!? La prof.ssa Z e l originalità della lingua! Prof.ssa Z. prende un libro e lo solleva: Se lo lascio, questo qui cadere Prof.ssa Z.: Quando l aquilone vola non è che sta fermo! (Ma va?) Prof.ssa Z.: La nostra forza non impedisce che si MUOVI. Prof.ssa Z.: La forza del vaso è maggiore dello stesso della sabbia. (?!?) Prof.ssa Z.: Se ho una pendenza abbastanza grossa di numero Prof.ssa Z.: Se sentite quello che scrivo, lo sto dicendo!!! (come?) Prof.ssa Z. rivolta alla classe confusionaria: Mi sembrate normali? Prof.ssa Z. rivolta ad uno studente chiassoso di 1E: La prossima parola che continui a parlare ti metto la nota! Prof.ssa Z.: Il baricentro è in centro! (N.D.R. Voleva stare a destra ma ha barato -.-) Prof.ssa Z.: Sietedevi un attimo! Prof. D.: Non vi sento senza occhiali! Prof.D.: Voltaire dice: non fare agli altri quel che non vorresti venisse fatto a te stesso G.: Ma non l aveva già detto Gesù? Prof. F. alla domanda Ci giriamo verso la lavagna risponde: No, ruotate come nell esorcista! Prof.ssa R. mentre interroga, nota F. armeggiare sul banco. Prof.ssa R.: Cosa sono quei foglietta colorati? Martina: Ehm...sono per gli origami... Prof.ssa R.: Ah, cosa stai costruendo? Martina: Un fiore. Prof.ssa R.: Ah, me è per Colombo? Martina:...eh...no... Prof.ssa R. Allora metti via! Martina: Prof se vuole poi glielo regalo... Prof.ssa R.: Allora ok...continua. Prof. C. propone argomenti per approfondimenti, tra cui la congettura di Goldback. T.: Ma Goldback non era un pokémon?!? VI ringraziamo per il numeroso materiale inviato e vi ricordiamo di continuare a mandarcene per il prossimo numero o sulla pagina di Facebook o nelle apposite cassette in giro per la scuola! Betty & Luca XXVII

28 Liceo Scientifico "Leonardo da Vinci" Liceo Classico "Giovanni Pascoli" Viale dei Tigli Gallarate (VA) Telefono Fax La Redazione Prof. Frumusa Giovanni coordinatore Babolin Valentina (1H) Balzan Elena (2B) Balzan Stefano (4C) vicedirettore Bettinelli Eleonora (3C) del Balzo Giulio (2B cl.) Ceccutto Paola (3C) Foglia Carlotta (1B) Giua Paolo (4C) Guidali Elena (1B) Infante Gabriele (4C) direttore Monzeglio Francesco (1G) Nahal Manal (1B) Peruzzo Stefania (3C) correttrice di bozze Puleio Sara (1B cl.) Raccio Delia (5B cl.) Rotoloni Victoria (1H) Sucea Alexandra (3D) Terruzzi Matteo (esterno) grafica e impaginazione Toffoletto Nadia (3G) vignettista Vernocchi Alessandra (2B)

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