PROGRAMMA PLURIENNALE DI MANDATO CONSILIATURA

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1 PROGRAMMA PLURIENNALE DI MANDATO CONSILIATURA Approvato dal Consiglio Camerale con delibera n.6 del 5 novembre 2010

2 INDICE Premessa... 3 La mission delle Camere di Commercio dal d.lgs.n.23/2010 di riforma della legge n.580/ La mission nello scenario di un nuovo quadro normativo... 5 La vision nello scenario di un quadro economico post crisi...7 Mission e vision nel contesto della struttura interna...16 Le leve strategiche...16 La Camera, una nuova identità istituzionale per dare più valore alle imprese...20 LA SEMPLIFICAZIONE...23 LA COMPETITIVITÀ E LO SVILUPPO...24 Rafforzare il mercato...25 Promuovere l eccellenza produttiva...28 Rilanciare la produttività del sistema di imprese...36 Riorganizzare le politiche fattoriali ed efficientare misure ed interventi...44 Rafforzare qualità e competitività del territorio...68 Attivare reti di relazioni...77 LE RISORSE FINANZIARIE...77 RISULTATI ATTESI...79

3 Programma pluriennale di mandato Il mio pensiero fondamentale è che la gente si divide generalmente in due categorie: una di uomini ordinari, il materiale utile unicamente alla procreazione di qualcosa di simile a se stesso, e un altra, che è quella di coloro in possesso del dono o del talento di dire la loro parola nuova nell ambiente. La prima categoria è sempre signora del presente, la seconda categoria è signora del futuro. I primi conservano il mondo e l accrescono numericamente, i secondi muovono il mondo e lo conducono verso una meta. Tanto questi che quelli hanno esattamente lo stesso diritto di esistere. Fëdor Dostoevskij, Delitto e castigo Premessa Il programma di mandato identifica la pianificazione strategica dell Ente non solo e non tanto nella logica dell adempimento formale di quella mera formulazione del documento di programmazione richiesto dall art. 11, 1 comma lettera c) della legge 29 dicembre 1993 n. 580 per ultimo modificata dal d. lgs. n. 23/2010, dall art. 4 del DPR n. 254/2005 e dall art. 4 del d. lgs. n. 150/2009 (meglio conosciuto come Riforma Brunetta) sul ciclo di gestione della performance che raccoglie in un unico quadro le funzioni di pianificazione (ed allocazione di risorse), monitoraggio, misurazione e valutazione, rendicontazione; quanto la rotta che deve segnare il percorso verso la vision della Camera al 2014 che attualizzi durante il percorso la propria mission istituzionale in un miglioramento costante e continuo della propria perfomance che valga a contribuire al rilancio della competitività e dello sviluppo economico della provincia. Una guida di fondo alle future decisioni nelle azioni di governo, attenta perché capace di cogliere tutti gli aspetti principali del sistema economico provinciale con una prospettiva ampia, di medio e lungo periodo. Il punto di partenza, ai fini del prospettico miglioramento delle perfomances, sono i risultati del bilancio di mandato e le valutazioni degli stakeholders emerse dall indagine di customer satisfaction Dall analisi strategica sulla nuova identità istituzionale delle Camere di Commercio emersa dalla riforma di cui al d. lgs. n. 23/2010, sull ambiente esterno e sull ambiente operativo interno, il programma di mandato costruisce la scelta delle strategie in continuità degli obiettivi strategici sino ad oggi perseguiti e con soddisfacenti risultati, in coerenza con le strategie e linee di sviluppo del sistema camerale italiano e, dovendo contraddistinguere l intero mandato consiliare, sufficientemente flessibili per consentire una loro necessaria rimodulabilità, in base alle mutate condizioni dello scenario economico e istituzionale e alla conseguente esigenza di adattare le iniziative programmate alla strategia di fondo del rilancio istituzionale della Camera e dello sviluppo competitivo del sistema imprenditoriale e del territorio. 3

4 DECRETO LEGISLATIVO 15 febbraio 2010, n. 23 Riforma dell ordinamento relativo alle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, in attuazione dell articolo 53 della legge 23 luglio 2009, n. 99. (Pubblicato in G.U del 25 febbraio 2010, n.46. Entrata in vigore del provvedimento: 12 marzo 2010) La mission delle Camere di Commercio dal d. lgs. n. 23/2010 di riforma della legge n. 580/1993 Il senso di questa riforma si riassume in tre grandi novità: - una nuova identità per le camere e il sistema camerale; - un rafforzamento ed ampliamento dei nostri compiti e delle nostre funzioni; - una migliore e più efficiente organizzazione delle risorse. La prima, grandissima conquista di questa riforma è il fatto stesso di avere una legge dello Stato in cui è scritta la nostra identità istituzionale. Una legge che mette in pratica i principi enunciati nel Titolo V della Costituzione e che recepisce la giurisprudenza della Corte Costituzionale. Nel definire (all articolo 1) le Camere di Commercio enti pubblici dotati di autonomia funzionale e nell ancorare lo svolgimento delle loro funzioni al principio di sussidiarietà di cui all articolo 118 della Costituzione, la riforma legittima in modo assolutamente autorevole le Camere ad avere un rapporto nuovo con tutte le altre istituzioni, fondato sulla pari dignità. Affermando con forza i principi della sussidiarietà, della rappresentatività e dell efficienza, la riforma è anche un atto di grande valore nella prospettiva federalista. Verso un nuovo modello di Stato, che valorizza livelli di governo fondati sull autonomia. Definendo le Camere di commercio come autonomie funzionali come la giurisprudenza e la dottrina hanno più volte contribuito a precisare in questi anni - la legge riconosce, infatti, il ruolo dei corpi intermedi della società, dando concreta attuazione al dettato costituzionale. Il concetto di autonomia funzionale richiama nell ordinamento l esistenza di Enti rappresentativi - o come dicono i giuristi - esponenziali di comunità autonome, anche se parziali. Riconoscere alle Camere la giusta collocazione nel quadro delle istituzioni del Paese, è dunque un passaggio che può contribuire a riconoscere anche ad un livello più alto - il valore sociale del fare impresa. In questa legittimazione, un invito forte ad essere parte attiva nelle politiche di sviluppo dei territori. Con il riconoscimento (all articolo 1) dell essere sistema, per la prima volta questa dimensione ha il rilievo che merita. Con la riforma, nasce un nuovo riferimento giuridico di cui fanno parte non solo le Camere di commercio, le Unioni regionali, l Unioncamere nazionale e le strutture del sistema, ma anche le Camere di commercio italiane all estero e quelle estere in Italia. Questa nuova identità chiama tutti in causa in modo diverso. Dalle Camere, che le nuove norme sulla governance (agli articoli 10 e 12) vogliono più rappresentative. Alle Unioni regionali, che l articolo 6 promuove a interlocutori più autorevoli dei governi del territorio. Un ruolo rafforzato perché come dice l articolo 6 le Unioni regionali curano e rappresentano gli interessi comuni delle camere di commercio ed assicurano il coordinamento dei rapporti con le Regioni territorialmente competenti. Con capacità organizzative nuove e con risorse accresciute, anche grazie alla possibilità (confermata dalla legge all articolo 18) di essere destinatarie di quelle del Fondo perequativo. 4

5 Programma pluriennale di mandato Il nuovo assetto delle Unioni regionali stabilisce anche un vincolo più forte tra le Camere del territorio. Un passaggio assolutamente necessario per esercitare una missione importantissima, che né le singole Camere né l Unione nazionale potrebbero interpretare con la stessa efficacia. All Unioncamere, cui la legge (all articolo 7) affida compiti di indirizzo e di coordinamento del sistema molto più incisivi che in passato, per realizzare quell uniformità di standard su tutto il territorio nazionale che le imprese ci chiedono. In tutti questi aspetti, la riforma dà sostanza all essere punto di incontro tra le politiche regionali e quelle nazionali, e stimola la capacità di proporre azioni di sviluppo a 360 gradi. All orizzonte compiti più impegnativi, per affrontare i quali la riforma non li lascia disarmati. Anzi, con grande intelligenza offre strumenti giuridici adeguati ad assolverli. Le Camere e le loro unioni sono oggi più forti nel momento in cui partecipano agli accordi di programma, formulano pareri e proposte alle amministrazioni dello Stato, alle regioni e agli enti locali sulle questioni che interessano le imprese come dice l articolo 2. Essere parte attiva significa dunque impegnarsi a sviluppare un dialogo continuo - non subordinato ma collaborativo - con le altre istituzioni e con tutti quegli altri mondi vicini e che da oggi dovranno guardare alle Camere con altri occhi. Un nuovo modo di rapportarsi con gli altri che impone anche più trasparenza e più responsabilità. La seconda grande novità della riforma riguarda compiti e funzioni delle Camere e del sistema. L articolo 2 rafforza le funzioni delle Camere al servizio del sistema delle imprese, trasformando molte di quelle che fino ad oggi sono state per noi attività, in vere e proprie competenze. Il tutto in un quadro meglio delineato rispetto a Stato, regioni, enti locali e altri soggetti dello sviluppo. E qui, nel fare che si realizza quell identità nuova ed è qui che sta il cuore della sfida che si ha davanti. Qui si esprime la autonomia, che esce rafforzata dalla riforma perché è definita dentro il principio di sussidiarietà orizzontale, e per questa via legata alla Costituzione. Su tutti i temi elencati dall articolo 2, in questi anni, sono maturate esperienze e successi importanti. Dall internazionalizzazione alla semplificazione amministrativa. Dalla promozione dell innovazione e del trasferimento tecnologico alla promozione del territorio. Dalla tenuta del Registro delle Imprese all alternanza scuola-lavoro. Dalla giustizia alternativa alla vigilanza sul mercato e la tutela dei consumatori. Tutte queste si continuerà a farle ma con un autorevolezza diversa, che ci viene da una competenza scritta nella legge e al cui rispetto sono tenuti tutti. Se fino ad oggi abbiamo fatto semplificazione interpretando in piena autonomia la nostra missione penso al Registro delle imprese informatico, alla firma digitale, alla posta elettronica certificata da domani quando si parlerà di semplificazione delle procedure per l avvio e lo svolgimento di attività economiche (come dice l articolo 2 al comma 2), si saprà che si sta parlando di Camere di Commercio, perché questa è diventata una nostra specifica competenza. Faccio un altro esempio. Nel momento in cui il legislatore arriverà a ridisegnare l assetto delle strutture di promozione delle nostre imprese sui mercati internazionali, il sistema camerale dovrà esserci, perché questo dice la legge 1. La mission nello scenario di un nuovo quadro normativo Dal 10 febbraio scorso le Camere di Commercio come detto sopra hanno una nuova legge che ne rivede, potenziandoli e rafforzandoli, il ruolo tra le istituzioni, i compiti e funzioni sul territorio, le modalità organizzative e la governance; che ne disegna un identità nuova più autorevole, perché inserite esplicitamente nel quadro delle istituzioni del Paese; più rappresentativa, perché modellate per essere espressione trasparente del contributo delle imprese alla creazione di ricchezza e benessere sul territorio; più efficiente, perché viene 1 Relazione del Presidente Unioncamere, Ferruccio Dardanello al Consiglio Generale Unioncamere - Roma, 24 febbraio

6 valorizzata la loro dimensione di rete e quindi la loro capacità di ottimizzare risorse e costi. Non un semplice restyling normativo ma una sfida enorme per tutto il sistema, l essere le Camere di Commercio enti davvero utili al sistema delle imprese e alla società tutta, fondato nel riconoscimento come funzioni istituzionali di attività da sempre realizzate dalle Camere, quali: la promozione della semplificazione delle procedure per l avvio e lo svolgimento di attività economiche; la promozione del territorio e delle economie locali al fine di accrescerne la competitività, favorendo l accesso al credito per le PMI anche attraverso il supporto ai consorzi fidi; la realizzazione di osservatori dell economia locale e diffusione di informazione economica; il supporto all internazionalizzazione per la promozione del sistema italiano delle imprese all estero; la promozione dell innovazione e del trasferimento tecnologico per le imprese, anche attraverso la realizzazione di servizi e infrastrutture informatiche e telematiche; la costituzione di commissioni arbitrali e conciliative per la risoluzione delle controversie tra imprese e tra imprese e consumatori e utenti; la predisposizione di contratti-tipo tra imprese, loro associazioni e associazioni di tutela degli interessi dei consumatori e degli utenti; la promozione di forme di controllo sulla presenza di clausole inique inserite nei contratti; la vigilanza e controllo sui prodotti e per la metrologia legale e rilascio dei certificati d origine delle merci; la cooperazione con le istituzioni scolastiche e universitarie, in materia di alternanza scuola-lavoro e per l orientamento al lavoro e alle professioni. Ma i prossimi anni le attività della Camera saranno influenzate da profondi mutamenti nel quadro istituzionale e normativo: ÿ Il federalismo fiscale di cui si ricordano i principali principi innovativi (legge 42/2009): Fallimento politico, per quegli amministratori che portano un Ente al dissesto finanziario Premialità degli enti virtuosi e penalità per gli inefficienti (riducendone l autonomia) Rispetto delle graduatorie di capacità fiscale, non potrà cioè essere rovesciata la graduatoria delle capacità fiscali, collocando, dopo la perequazione, la Regione più ricca a un livello più basso di quella più povera Flessibilità, la possibilità per le Regioni e gli Enti locali di sviluppare una propria politica fiscale Sussidiarietà orizzontale, come principio fondamentale di coordinamento Favor Familiae, un federalismo fiscale amico della famiglia Fiscalità di vantaggio come rimedio ai mali del Sud, la possibilità di misure di fiscalità di vantaggio a livello statale per le aree meno sviluppate del Paese, cioè «individuazione, in conformità con il diritto comunitario, di forme di fiscalità di sviluppo, con particolare riguardo alla creazione di nuove attività di impresa». Si tratta di possibilità di aiuto specifico che potrebbe offrire alle realtà meridionali un importante chance di attrazione delle risorse. Si offrirebbe al Sud una possibilità analoga a quella dell Irlanda, che proprio grazie alla riduzione della pressione fiscale sulle imprese, negli ultimi dieci anni ha avuto un tasso di sviluppo pari a tre volte quello della media europea. Con una simile soluzione, si eviterebbe il circolo dell illegalità e delle altre clientele, perché una riduzione della pressione fiscale impedisce in modo automatico che le risorse vadano a finire in bandi eventualmente gestiti dal politico o dal burocrate colluso di turno. Con una riduzione della pressione fiscale l effetto è sicuro: solo chi effettivamente produce è premiato, non chi costruisce cattedrali nel deserto o altre strutture parassitarie. Se non si produce, invece, non si beneficia dell effetto fiscale. Inoltre, una misura come la fiscalità di vantaggio favorirebbe l emersione del sommerso, lo sviluppo del Pil, eviterebbe la delocalizzazione che molte imprese anche italiane fanno nei paesi dell Est, dove l imposta sulle società è la metà di quella italiana ÿ Il progetto di riordino degli strumenti per la proiezione all estero del Sistema Italia, 6

7 Programma pluriennale di mandato che chiama la rete camerale a sostenere la vocazione all internazionalizzazione di tante piccole imprese; ÿ Il D.p.r. 7 settembre 2010, n. 160, che nell approvare il regolamento per la semplificazione ed il riordino della disciplina sullo sportello unico per le attività produttive attua la previsione di cui all art. 38 del d.l. n. 112/2008 conv. in l. n.133/2008 che coinvolge le Camere di Commercio nel raccordo tra le istituzioni e nei processi di comunicazione telematica ma riconosce loro anche una funzione sostitutiva laddove prevede che nel caso in cui, al momento della scadenza del termine di cui all articolo 12, comma 1, lettera a), il comune non abbia istituito il SUAP, o questo non abbia i requisiti di cui al comma 10, l esercizio delle relative funzioni, decorso il termine di cui al medesimo articolo, è delegato, anche in assenza di provvedimenti espressi, alla camera di commercio territorialmente competente. Ma più in generale il processo complessivo di semplificazione richiesto dalla direttiva comunitaria 123/2006 CE, la cui attuazione è stata avviata dal d.lgs. n.59/20010 e proseguita dalla legge n. 112/2010 e che dispiegherà i suoi effetti a livello di legislazione regionale e regolamentazione comunale ÿ Il processo di innovazione e di riorganizzazione generale della PA, introdotto dal d.lgs. n. 150/2009 meglio conosciuto come decreto Brunetta. ÿ L operatività dell area metropolitana dello Stretto con l istituzione della città metropolitana di Reggio Calabria (ex art. 23 comma 2 della legge 5 maggio 2009 n. 42), che rideterminerà, nel corso del mandato consiliare, la dimensione spaziale della programmazione. ÿ Lo Small Business Act di cui alla Comunicazione della Commissione Europea al Consiglio, al Parlamento Europeo, l Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni del 25 giugno 2008, che, ispirandosi all idea-guida pensare anzitutto al piccolo, contiene orientamenti e proposte di azioni e politiche, da attuare a livello europeo e negli Stati membri, per valorizzare i 23 milioni di piccole e medie imprese europee. Attraverso lo Small Business Act, recepito in Italia nel maggio 2010 con la Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri, si pongono le basi per creare le migliori condizioni per garantire la competitività ed il rilancio delle piccole e micro imprese che in Italia ed in Calabria rappresentano oltre il 98% del totale delle imprese, il cui ruolo è fondamentale per lo sviluppo dell occupazione e per la crescita economica italiana, calabrese e così dell area dello stretto. Dopo avere per molti anni sottovalutato il ruolo delle micro e piccole imprese (MPI), a fine 2008 in Europa si è preso atto del loro peso determinante sull economia e della necessità di politiche ed iniziative pensate anzitutto per loro. Si è riconosciuta la necessità che qualunque provvedimento venga emanato per le imprese è sempre necessario misurarne l impatto sulle micro e piccole imprese. Un forte cambiamento dal punto di vista culturale anche per le Camere di Commercio che da anni, anticipando le logiche dello Small Business Act e del pensare anzitutto al piccolo, sviluppano concrete iniziative in questa direzione. La vision nello scenario di un quadro economico post crisi Prima di definir ed analizzare le scelte strategiche e le priorità programmatiche non si può prescindere da due premesse: u la consiliatura si è aperta in una fase delicata per il Paese e per la regione ma anche per la provincia, soprattutto per le difficoltà della situazione economica e produttiva di un periodo definito a livello politico come il terminale del tunnel della crisi che preclude alla ripresa e quindi alla crescita; v l attuazione e il consolidamento dei nuovi ruoli a cui è chiamato il sistema camerale e quindi la Camera di Commercio di Reggio Calabria, impongono che le azioni di supporto e di accompagnamento al rilancio dell economia locale si qualifichino e qualifichino la Camera interlocutore più autorevole per un più efficace dialogo con gli altri attori dello sviluppo a livello locale ma anche nazionale. L impostazione del programma strategico della Camera per il periodo del mandato consiliare avviene così nella fase della exit strategies dalla crisi su cui pesa l incognita crescita. Una crisi che, si ricorda, è stata originata nella maggiore attenzione che per un lungo periodo è stata 7

8 riservata al mondo della finanza a discapito dell economia reale. L illusione di un economia alimentata dal debito, infatti, ha fatto perdere di vista alcuni valori fondamentali, quali la centralità del lavoro e il ruolo dell impresa come motore della crescita. Il nostro Paese, pur colpito profondamente dai fenomeni recessivi, li ha affrontati facendo leva sulle virtù produttive di un tessuto diffuso di imprese piccole e medie. Una crisi che ha fatto meno danni al Sud che nel resto d Italia. E non certo per la capacità di tenuta del sistema produttivo del Mezzogiorno quanto piuttosto perché ha mietuto vittime soprattutto nelle economie mature. Queste conclusioni registra una recente analisi dell Ufficio Studi di Unicredit Group 2. Se la regione più colpita dalla crisi è il Piemonte, la Calabria vanta il primato di regione meno colpita dalla crisi internazionale, proprio perché a basso tasso di industrializzazione e afflitta da un antica crisi strutturale. Un primato da non festeggiare perché riferito, da una parte alla specializzazione produttiva meno legata al manifatturiero; dall altra la scarsa internazionalizzazione che ha meno esposto la regione alle ripercussioni territoriali della crisi, diversamente dalle regioni principalmente legate al settore manifatturiero e vocate al commercio estero; dall altra ancora, il forte grado di dipendenza dell economia regionale dalla spesa pubblica e lo squilibrio esistente nella struttura produttiva tra settore pubblico e settore privato, a causa della modesta dimensione di quest ultimo: l incidenza 2007 della spesa pubblica sul PIL è pari all 81,2% a fronte del 75,7% nel Mezzogiorno e del 58,8% del Centro-Nord. I risultati emersi da un analisi di tipo congiunturale (con dati aggiornati per la maggior parte delle variabili a fine 2009) sui primi tre settori di specializzazione produttiva, condotta per analizzare se la crisi ha provocato una rottura nella struttura economica confermano la natura della crisi principalmente legata al settore manifatturiero che ha, quindi, colpito in maniera rilevante l economia delle regioni vocate al commercio estero, mentre si registra Il ciclo economico delle Regioni italiane 2 Analisi dell impatto della crisi sulle economie regionali, curata dalla divisione Retail di Unicredit sulla base di un sofisticato indicatore di attività economica mensile regioss, che sintetizza le informazioni derivanti da 36 parametri tra i quali figurano produzione industriale, occupazione, export, import, fiducia di imprese e famiglie, nati- mortalità delle imprese. 8

9 Programma pluriennale di mandato un effetto ritardato - ma pesante e perdurante - sul mercato del lavoro, che sta provocando una forte riduzione degli occupati, in particolare quelli di tipo precario e del comparto industriale in tutte le regioni, mentre le regioni del Mezzogiorno e così la Calabria, meno legate all industria manifatturiera, e con poca predisposizione all export, registrano segnali di ripresa più evidenti ed in tempi più brevi rispetto al resto d Italia, pur rimanendo su livelli assoluti di attività economica di dimensione ridotta. L impatto della crisi in termini strutturali sarà da valutare nel lungo periodo; ad oggi non si può parlare di una effettiva e consolidata ripresa dell economia, pertanto occorrono politiche mirate per sostenere i diversi settori e per individuare strumenti di crescita. In Italia, le prime evidenze di un generale miglioramento sono emerse già del 2009, con un attenuamento delle dinamiche recessive e nel 2010 la fase di recupero produttivo trova conferma nella crescita congiunturale del Pil nel secondo trimestre di mezzo punto percentuale, replicando quella simile (+0,4%) segnata nel primo, e conducendo il livello del prodotto al di sopra del punto percentuale in termini tendenziali (+1,3%).Un rialzo congiunturale al quale ha nettamente contribuito la componente della domanda estera, grazie ad un espansione delle esportazioni di beni e servizi in termini reali di oltre i tre punti percentuali (+3,3%), a testimonianza della capacità del nostro Paese di sfruttare i ritrovati venti favorevoli della congiuntura internazionale. Gli stessi dati mensili sulle esportazioni di beni in valore confermano come la ripresa delle vendite all estero interessi l area comunitaria così come quella oltre i confini europei. A fianco della domanda estera, una spinta di non trascurabile rilievo è stata fornita dall aumento degli investimenti fissi (+1,4% e +1,3% nei primi due trimestri dell anno), il cui livello nel secondo trimestre è tornato in area positiva in termini tendenziali (+2,9%). Una dinamica che è stata favorita anche dagli incentivi fiscali recentemente messi in campo: sono proprio le due componenti delle macchine e attrezzature assieme ai mezzi di trasporto ad avere registrato crescite congiunturali più marcate (nel secondo trimestre 2010 rispettivamente +3,9% e +2,6%), alle quali si contrappone una dinamica ancora recessiva del comparto delle costruzioni (-0,9%). Al pari di molti altri Paesi avanzati, i consumi privati in Italia non sembrano ancora in grado di prendere vigore dimostrandosi in sostanziale stagnazione. Nel secondo trimestre, la nulla variazione dei consumi interni in termini reali rispetto al precedente trimestre è risultata la media tra il balzo segnato dalla componente dei beni semidurevoli (+3,8%) e la contrazione subita da quella dei durevoli (-6,8%). Così come per gli investimenti, i differenti andamenti tra le varie tipologie di cui si compone l aggregato potrebbero essere influenzati anche dalle specifiche misure di stimolo fiscale di volta in volta adottate. In leggera crescita si dimostrano invece le spese destinate ai servizi, i cui aumenti congiunturali nei primi due trimestri dell anno in corso si sono assestati al di sotto del punto percentuale (ordinatamente, +0,7% e +0,4%). Oltre alle criticità che ancora caratterizzano la situazione occupazionale - secondo i dati destagionalizzati, il lieve incremento congiunturale dello 0,1% segnato nel secondo trimestre dal numero degli occupati (+27 mila persone) è stato accompagnato da un aumento dell 1,1% dei soggetti in cerca di occupazione (il tasso di disoccupazione nel secondo trimestre è salito all 8,5%) -le decisioni di spesa delle famiglie potrebbero risentire anche del processo di deterioramento del reddito. Il reddito disponibile, così come il potere d acquisto, si sono infatti costantemente ridotti dalla fine del Dal lato dell offerta, la crescita congiunturale del Pil italiano nel secondo trimestre ha fatto essenzialmente leva sull incremento del valore aggiunto segnato dall industria in senso stretto (+1,3%) assieme a quello ascrivibile alle attività terziarie (+0,6%). Espansioni che hanno più che controbilanciato le contrazioni subite dal settore primario (-2,7%) e da quello delle costruzioni (-0,7%); quest ultimo sembra ancora soffrire degli strascichi ereditati dalla crisi economica originatasi, a livello mondiale, proprio dal settore immobiliare. I segnali di ripresa economica incoraggiano l intraprendenza degli italiani e confermano la vitalità del nostro sistema imprenditoriale anche in tempi di crisi. Dopo il buon risultato del secondo trimestre, tra luglio e settembre il saldo tra imprese iscritte e cessate ai registri delle Camere di commercio, è stato positivo di unità, un terzo in più di quanto rilevato nello 9

10 stesso periodo del Il trimestre estivo evidenzia anche un rallentamento nella crescita delle aperture di procedure fallimentari rispetto allo stesso periodo dell anno scorso (+13,8% contro +38%). In particolare, le nuove imprese iscritte rappresentano il valore più alto di tutti i corrispondenti trimestri dal 2003 ad oggi. Rispetto al dato dello scorso anno (quando nello stesso periodo le nuove iscrizioni furono ), in termini assoluti la natalità ha fatto registrare un miglioramento del 7,21%. Le imprese cessate, invece, risultato inferiori del -9,33% rispetto al dato del 2009, quando a chiudere i battenti furono ben imprese. Come effetto di queste due favorevoli dinamiche, il saldo del terzo trimestre dell anno è il secondo miglior risultato tra quelli degli ultimi otto, dopo quello del 2004, in netta ripresa (+63%) rispetto al Il buon risultato non si riflette appieno nell andamento delle imprese artigiane, aumentate solo dello 0,24% (3.543 unità in più rispetto a fine giugno). In termini assoluti, a incidere positivamente sul saldo sono state soprattutto la crescita delle Società di capitali ( nel periodo), la tenuta del settore commerciale e dei servizi turistici (che insieme hanno determinato un terzo del saldo complessivo), il rilancio delle Ditte individuali che fanno registrare un saldo quasi quattro volte superiore a quello dello stesso periodo dello scorso anno ( unità, contro le del 2009), cui hanno dato un forte contributo le imprese avviate da cittadini extra-comunitari, cresciute di unità, il 28,9% del saldo trimestrale di tutte le Ditte individuali. Motivi di fiducia e, ancora, diversi campanelli di allarme. Da un lato l impresa continua ad essere considerata dagli italiani una risorsa importante per rispondere alle sfide più difficili, come quella della perdita del lavoro, prendendosi delle responsabilità e affrontando il mercato. Nei primi nove mesi dell anno il bilancio demografico è positivo per oltre 60mila imprese. Dall altro, pur rallentando, l andamento dei fallimenti ci dice che gli effetti della crisi non si sono ancora esauriti e che continueremo a scontarli ancora per molti mesi. Tra le regioni anche la Calabria e la provincia reggina hanno contribuito maggiormente al saldo del periodo ( ) con rispettivamente e 425 imprese in più e con un tasso di crescita rispettivamente 0,58% e 0,86% (dato Italia 0,49). Se la componente più dinamica del nostro sistema imprenditoriale potrebbe uscire irrobustita da questa fase così difficile, restano alte le difficoltà delle imprese più piccole, in particolare quelle artigiane. Al 30 settembre 2010 lo stock del settore artigianato di imprese in Calabria e di nella provincia reggina registra una flessione nel III trimestre di -50 imprese, pari ad un 0,13% mentre rallenta la il tasso di crescita nella provincia reggina rispetto al II trimestre 2010 (+0,18% a fronte di un + 0,16%). Ma negli ultimi due anni è il turn over complessivo delle imprese ad essere registrano negativo. 1999/2009 Tasso di natalità Tasso di mortalità Tasso di sviluppo ,5 5,3 4, ,6 4,8 3, ,8 5,0 3, ,4 4,8 3, ,7 4,5 2, ,7 4,5 2, ,4 4,5 3, ,7 4,3 2, ,4 6,3 1, ,1 7,8-0, ,8 5,4-0,6 Una realtà di micro e piccole imprese che si ripercuote in modo sensibile sull occupazione. 10

11 Programma pluriennale di mandato Numero medio di addetti delle imprese per regione 3 Permane comunque elevata l incidenza dei lavoratori indipendenti sul totale. Lavoratori indipendenti per regione (valori percentuali sul totale dei lavoratori) 3 Ma basso si conferma sempre il livello di competitività di costo delle imprese: l indicatore sintetico del successo dell impresa nel sistema competitivo, calcolato come rapporto tra valore aggiunto per addetto e costo del lavoro unitario rappresenta una sintesi della misura di efficienza dei processi produttivi e fornisce, pertanto, indicazioni sulla competitività in termini di costo. Valore aggiunto per addetto ogni 100 euro di costo unitario del lavoro per ripartizione geografica (Anni 2001 e 2007) D altra parte il percorso di uscita dalla recessione e di consolidamento del ritorno alla crescita è reso più difficoltoso dalla difficoltà del sistema produttivo di riassorbire la disoccupazione creatasi, al di là dei ben noti effetti di sfasamento temporale tra ciclo produttivo e ciclo occupazionale. 3 ISTAT. Noi Italia, 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo,

12 Una crisi produttiva che ha coinvolto pesantemente contesti territoriali più industrializzati (particolarmente concentrati nel Nord del Paese) ma che non ha impedito il mantenimento di forti divari territoriali del mercato del lavoro tra le regioni più sviluppate e il Mezzogiorno. Tasso di occupazione totale 3 Il ridimensionamento del grado di partecipazione attiva al mercato del lavoro, sintetizzato nel nostro Paese da una crescita del tasso di disoccupazione (specie della componente giovanile della forza lavoro) e dall aumento dell area dell inattività, è sintomatico delle debolezze strutturali della nostra economia e come tale si configura elemento di maggiore rischio su cui occorre intervenire nell immediato e da più direzioni 4. Tasso di disoccupazione per regione 3 Dal miglioramento generalizzato dei saldi tra assunzioni ed uscite sono infatti escluse le microimprese con meno di 10 dipendenti (pari a oltre l 82% delle imprese totali dell universo Excelsior), più legate ad un mercato interno che resta debole. Queste imprese nel 2010 dovrebbero ridurre del 2,5% (contro il -2,2% previsto nel 2009) la propria base occupazionale, tagliando di circa 85mila unità i propri dipendenti 5. Il saldo tra ingressi e uscite leggermente meno negativo nelle ripartizioni del Nord Est e del Centro Italia (pari al -1,4%). Nel Nord Ovest la riduzione sarà invece di poco superiore alla media nazionale (-1,6%), mentre più distanziato resta il Mezzogiorno (-1,9%) dove minore è stato anche il miglioramento rispetto allo scorso anno. Riduzioni più accentuate della media nazionale (-1,5) si riscontrano in Calabria (-1,7) e anche in altre 7 Regioni (Puglia, Marche, Toscana, Umbria, Campania, Piemonte e Valle d Aosta, Lombardia). Più forte nella provincia di Reggio Calabria (-2,5). Ma la disoccupazione reale in Calabria è del 17,3% (+ 5,7) e nel Mezzogiorno il dato medio 4 Rete Imprese Italia Ripensare alla crescita del paese: strategie e scelte di medio termine 5 Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro

13 Programma pluriennale di mandato si attesta al 17,2%. A livello nazionale, invece, si colloca al 10,2%: quasi 2 punti in più rispetto al dato ufficiale calcolato dall Istat, secondo i valori del tasso di disoccupazione reale (o, con una accezione più tecnica, del tasso di marginalità dal lavoro), calcolato dalla CGIA di Mestre. In termini assoluti, secondo gli artigiani mestrini, l esercito dei disoccupati reali è composto da oltre persone: ben in più rispetto al numero calcolato ufficialmente dall Istat. Tasso di disoccupazione Tasso di disoccupazione Tasso di disoccupazione Differenza corretto con la stima ufficiale (dati %) reale (*)(dati %) degli sfiduciati - II Trimestre 2010 Calabria 11,6 17,3 +5,7 Italia 8,3 10,2 +1,9 Nord 5,9 7,0 +1,1 Centro 7,1 8,1 +1,0 Mezzogiorno 13,4 17,2 +3,7 Disoccupati Inattivi Var. inattivi Tasso di Tasso di II trim II trim II trim. 08 disocc. disocc. II trim. 10 reale (*) trim. 10 (dati %) (dati %) Calabria ,6 17,3 Italia ,3 10,2 Nord ,9 7,0 Centro ,1 8,1 Mezzogiorno ,4 17,2 Così gli esiti dell inchiesta congiunturale condotta in settembre dalle Filiali della Banca d Italia delineano una prosecuzione della ripresa tra la fine di quest anno e l inizio del 2011, sebbene trovi conferma il quadro di incertezza circa la sua forza. Valutazioni più favorevoli provengono dalle imprese esportatrici, in particolare da quelle maggiormente orientate verso i mercati dei paesi emergenti. Ma anche le previsioni formulate dal Ministero dell Economia e delle Finanze sull andamento del prodotto interno lordo italiano nel 2010 sono positive (+1,1%). Secondo tali stime, un ruolo centrale è da attribuire ancora una volta alle dinamiche favorevoli delle esportazioni di beni e servizi, accompagnate, in ogni modo, dal ritorno in area positiva delle altre componenti della domanda aggregata (consumi finali nazionali +0,7% ed investimenti +1,4%). Quadro macroeconomico per l Italia (variazioni percentuali; consuntivo anno 2009 e previsioni 2010 e 2011) Aggregati PIL -5,0 1,1.,0 Importazioni di beni e servizi -14,5 1,8 3,0 Esportazioni di beni e servizi -19,1.,3 4,0 Consumi finali nazionali -1,2 0,7 1,7 - Spesa delle famiglie residenti -1,8 0,8 1,9 - Spesa delle AA.PP. e ISP 0,6 0,2 0,0 Inflazione 0,8 1,5 1,5 Occupazione (ULA) -2,6-0,2 0,9 Tasso di disoccupazione 7,8 8,4 8,3 Fonte: Istat per anno 2009, Previsioni Ministero dell Economia e Finanze, Gennaio

14 Nel secondo trimestre 2010 il Clima Economico in Calabria fa registrare un miglioramento di oltre 4 punti, passando da 90,2 a 94,8. Prosegue quindi - fatta salva la stazionarietà nel I trimestre dell anno - per il quinto trimestre consecutivo il miglioramento dell indice (a partire da marzo 2009), che si riporta in prossimità dei valori di due anni fa. Alla crescita dell indice in Calabria si contrappone una sostanziale stazionarietà nella media del Mezzogiorno. Il risultato è determinato esclusivamente dal buon andamento dei servizi, rilevati per l intera ripartizione, mentre la fiducia di consumatori e, soprattutto, delle imprese manifatturiere risulta in calo 6. Anche gli scenari previsionali , elaborati da Unioncamere Prometeia, mostrano un quadro di generale miglioramento delle performance congiunturali, sebbene sembrano perdurare alcune criticità per il sistema economico locale. Le previsioni per i bienni e Dinamica del valore aggiunto e dell occupazione Propensione all export Valore aggiunto per abitante e per addetto Per l economia reggina si stima un tasso di crescita medio annuo del valore aggiunto per il biennio pari all 1,7%, un ritmo pari a quello rilevato per l Italia e superiore a quello regionale (1,2%) e del Mezzogiorno (1,4%). Tale trend viene confermato anche per il biennio , con una crescita medio annua del valore aggiunto provinciale dell 1,9% che rimarrà leggermente inferiore al tasso relativo all economia nazionale (2,1%), ma comunque superiore alla performance regionale (1,7%). La graduale riattivazione del circuito economico prevista implica un effetto positivo sull occupazione: le stime indicano un tasso di crescita annuo degli occupati dello 0,2% per il periodo e dell 1% per il , dati che delineano una dinamica migliore rispetto alla situazione regionale (-0,1% per il e 0,8% per il ), sebbene più lenta rispetto a quella nazionale (0,3% per il e 1,1% per il ). Il tasso di occupazione nella provincia di Reggio Calabria a fine 2013 risulterà pari al 28% (27,7% a fine 2011), inferiore a quello medio regionale (29,2%), entrambi ancora piuttosto distanti rispetto al dato nazionale (38,6%). D altro canto, si deve sottolineare come l incremento previsto degli occupati non sembra in grado di invertire nel biennio il trend di crescita del tasso di disoccupazione: a fine 2011 il tasso previsto per la provincia raggiunge il 13,3%, contro l 11,8% della Calabria e l 8,3% dell Italia. Il dato stimato per la fine del 2013 (12,9%) indica, al contrario, un lieve miglioramento, pur rimanendo su livelli superiori alla media della Regione (11,3%) e del Mezzogiorno (12,7%). Dalle previsioni emerge inoltre come il sistema economico locale continuerà a caratterizzarsi per una scarsa propensione all export. Infatti, il rapporto tra esportazioni e valore aggiunto sembra destinato a rimanere su un livello piuttosto basso (1,7%a fine 2013), di poco superiore a quello medio regionale (1,2%) e lontano dal valore relativo al Mezzogiorno (10,6%) e all Italia (22,4%). Per quanto riguarda la ricchezza media disponibile sul territorio, le proiezioni indicano un livello di valore aggiunto per abitante a fine 2013 di euro, piuttosto simile a quello medio regionale ( euro), ma ampiamente al di sotto del dato nazionale ( euro). La produttività del lavoro (valore aggiunto per occupato) dell economia reggina ( euro a fine 2011 e euro a fine 2013) alla fine di ciascuno dei due bienni considerati risulta, invece, superiore a quella dell economia calabrese ( euro a fine 2011 e euro a fine 2013), ma anche in questo caso il divario rispetto al dato aggregato nazionale appare ancora di entità molto rilevante ( euro a fine 2011 e euro a fine 2013). 6 Congiuntura Mezzogiorno, II trimestre 2010 SRM-Studi e Ricerche per il Mezzogiorno 14

15 Programma pluriennale di mandato Scenario di previsione al Reggio Calabria Mezzogiorno Italia Calabria Tassi di crescita medi annui del periodo: Valore aggiunto 1,7 1,2 1,4 1,7 Occupazione 0,2-0,1 0,2 0,3 Valori % a fine periodo: Esportazioni/Valore aggiunto 1,7 1,2 10,1 21,5 Tasso di occupazione. 7,7 29,0 30,2 38,3 Tasso di disoccupazione 13,3 11,8 13,1 8,3 Tasso di attività 32,0 32,9 34,8 41,8 Valori pro capite a fine periodo: Valore aggiunto per abitante 11,5 11,6 12,2 18,3 Valore aggiunto per occupato 38,5 37,1 39,1 45, Reggio Calabria Mezzogiorno Italia Calabria Tassi di crescita medi annui del periodo: Valore aggiunto 1,9 1,7 1,8.,1 Occupazione 1,0 0,8 1,0 1,1 Valori % a fine periodo: Esportazioni/Valore aggiunto 1,7 1,2 10,6 22,4 Tasso di occupazione. 8,0 29,2 30,6 38,6 Tasso di disoccupazione 12,9 11,3 12,7 7,7 Tasso di attività 32,2 32,9 35,0 41,8 Valori pro capite a fine periodo: Valore aggiunto per abitante 11,9 12,0 12,6 19,0 Valore aggiunto per occupato 39,2 37,8 39,7 46,4 Fonte: Unioncamere - Prometeia, Scenari di sviluppo delle economie locali italiane Ma l esame obiettivo e rigoroso dei problemi e delle difficoltà e la consapevolezza della portata delle sfide che ci attendono non deve oscurare l assoluta certezza che la Calabria e con essa la provincia reggina è in grado di farcela e che il futuro lascia intravedere anche grandi opportunità. Dobbiamo riuscire a coglierle, intercettando e sostenendo con le nostre politiche tutto l enorme spirito positivo. Non la rinuncia quanto mettersi in gioco, ritrovare dinamismo e qualità per promuovere uno sviluppo forte e sostenibile, per sviluppare la competitività in un sistema territoriale integrato. Che fare? Come fare? e in pratica? Definire priorità chiare, ottimizzare impegno e risorse, attivare programmi coerenti con le strategie comunitarie, nazionali e regionali. Si tratta di mettere a fuoco programmi strategici che dicano quali sono le scelte prioritarie e i passaggi necessari Una programmazione che individui delle vere e proprie sfide fondamentali: vincerle significa ottenere un cambiamento concreto. Strategia, obiettivi e linee programmatiche, necessariamente flessibili per rispondere alle caratteristiche della ripresa post crisi che da inizio anno si sta facendo gradualmente più spazio nello scenario economico: una ripresa lenta e discontinua, che riguarda una fascia ancora minoritaria del nostro tessuto imprenditoriale e che non tocca in misura significativa le regioni del Mezzogiorno. D altra parte, compito della Camera di Commercio è anche quello di indicare alle imprese, 15

16 al mondo del lavoro e delle associazioni, all opinione pubblica in generale le grandi sfide che dobbiamo affrontare e vincere ma anche le opportunità che le previsioni di scenario lasciano intravedere attraverso l impegno comune delle istituzioni locali, dei sindacati, delle associazioni di categoria, del mondo imprenditoriale, delle università, del terzo settore, nel perseguire, attraverso il metodo della concertazione, uno sviluppo sostenibile, duraturo, di qualità. Mission e vision nel contesto della struttura interna Per l attuazione delle strategie bisognerà fare i conti con la criticità rappresentata da una dotazione di risorse umane (n. 45 unità) inferiore di circa il 40% rispetto alle potenzialità (n. 71 le dotazioni organiche). Premesso che verranno utilizzate tutte le opportunità normative sul reclutamento di nuove risorse, a tale assoluta carenza si dovrà, sia pure in parte, supplire con soluzioni organizzative efficaci, rispetto agli obiettivi da perseguire, contemporaneamente flessibili e quindi agevolmente adattabili alle esigenze del contesto interno ed esterno e alla implementazione delle innovative forme di accountability previste dal d.lgs. n.150/2009, identificate come ciclo di gestione della perfomance. LE LEVE STRATEGICHE La fase recessiva che ha travolto l economia italiana nel suo complesso nell anno 2009 ha gettato indubbiamente un velo di profonda incertezza tanto sul presente quanto sul futuro prossimo. Ma sarà la microimpresa l elemento catalizzatore della ripresa e della creazione di nuovi posti di lavoro, perché crescerà ancora numericamente, proprio perché oggi ormai il posto di lavoro bisogno crearselo,ma il problema è il peso dell inefficienza della pubblica amministrazione che, nella percezione degli imprenditori e dei cittadini rappresenta un vero e proprio impedimento allo svolgimento dell attività: un apparato vetusto che ostacola la libertà di impresa, ne rallenta il passo e grava come costo senza alcuna contropartita. Sebbene le prospettive a breve termine dipendano in maniera cruciale dai percorsi di sviluppo delle economie locali, dalla ristrutturazione del mercato del lavoro nazionale e dal grado di fiducia dei consumatori, è importante cogliere il processo di azione e reazione alla crisi da parte della singola impresa. I risultati di una indagine sulle piccole imprese 7 permettono di far luce su come la crisi economico-finanziaria abbia modificato la percezione degli operatori circa il presente e il futuro della loro attività. È di dominio comune che la crisi abbia riguardato tutti gli operatori economici, ma dall indagine è possibile stimare che essa abbia colpito in particolare le piccole imprese: il 68,8% di quelle intervistate dichiarano infatti di avere registrato un peggioramento delle condizioni di mercato nel settore in cui operano. Tra le diverse azioni proposte in risposta alla dinamica dell attività d impresa (sia essa positiva, negativa o stabile) spiccano il miglioramento della qualità e del contenuto tecnologico dei beni e servizi offerti. Sostanzialmente invariate le strategie di contenimento dei costi e di modifica del paniere di offerta, mentre in sensibile calo (quasi 7 punti percentuali) risulta la decisione di ingrandire l attività (30,5% a fronte di un 37,1% dell anno precedente). Tali risultati evidenziano come, al di là dell inevitabile necessità di controllo sui costi operativi, le piccole imprese italiane siano consapevoli che qualità intesa in senso lato e innovazione siano due delle leve principali per affrontare situazioni di particolare difficoltà come la presente crisi. La reazione è dunque presente, anche se non massima. Un cambiamento radicale nei beni e servizi prodotti o l ingrandimento dell attività richiedono d altra parte notevoli investimenti, che si traducono in ulteriori costi fissi difficilmente recuperabili nel breve periodo. Tali linee di condotta potrebbero non essere alla portata di tutti, e in ogni caso sono indubbiamente rischiose, se non addirittura controproducenti. 7 Rapporto Unicredit sulle piccole imprese

17 Programma pluriennale di mandato L azione effettivamente intrapresa nel momento in cui l imprenditore ha deciso di ripensare la propria attività, a seguito del peggioramento delle condizioni di mercato nel proprio settore: specializzazione produttiva ma soprattutto innovazione: dall aumento del contenuto tecnologico dei beni e servizi offerti, all informatizzazione di alcuni processi aziendali, in un ottica di riduzione costi, alle innovazioni di prodotto o di processo. Per il futuro le intenzioni dei piccoli imprenditori sono orientate soprattutto verso il miglioramento della qualità dei beni e servizi offerti, processo che presuppone un più alto livello di innovazione e tecnologia nell attività produttiva; seguono la ricerca di nuovi prodotti e servizi e l innovazione della forma distributiva, l adozione di nuove politiche di marketing, comunicazione e pubblicità, le innovazioni di processo oltre che di prodotto. Nel complesso, dalle risposte emerge la consapevolezza che, al di là della crisi come momento congiunturale, qualcosa è cambiato strutturalmente sui mercati, e che quindi fin da subito bisogna ripensare a una strategia di posizionamento in un contesto sempre più competitivo. Alle difficoltà sui mercati si sono accompagnate situazioni di notevole tensione nella gestione finanziaria dell azienda di piccola dimensione: dall allungamento dei tempi di pagamento da parte dei clienti alla richiesta di rientro dalle linee di fido da parte della banca. Ma anche difficoltà nell esercizio dell attività di impresa sintetizzabili in: carico fiscale e burocratico per le imprese; criminalità; certezza del diritto e lunghezza dei tempi della giustizia; carenze nelle infrastrutture e nei servizi. Ma se le rotte della ripresa e del rilancio dello sviluppo devono essere tracciate dalle imprese, queste non possono essere percorse da loro sole. Se la parola d ordine dei prossimi anni deve essere più crescita, l Italia deve tornare a crescere in tutti i suoi fattori fondamentali: PIL; produttività; occupazione; redditi di imprese, famiglie e lavoratori; coesione sociale; coscienza di essere una grande nazione innervata nei territori. Per ricominciare a crescere è necessario un nuovo Progetto Paese i cui assi portanti sono l innovazione, la concorrenza, la qualità, la conoscenza e la legalità. Ripartiamo dalla creazione di lavoro, non un lavoro qualsiasi ma che offra l esercizio delle passioni, delle competenze, della fiducia nelle capacità individuali. Abbiamo bisogno di una società che premi il merito, ad incominciare dalla scuola. Per ricominciare a crescere ripartiamo dalle micro e piccole imprese diffuse che garantiscono la tenuta del nostro Paese poiché hanno messo a disposizione del sistema efficienza, competenza, orientamento all innovazione e alla coesione sociale, necessari per dare stabilità e continuità alla ripresa. L uscita dalla crisi per la prima volta rispetto al passato non si accompagnerà è stato già detto - a un aumento dell occupazione. I profondi cambiamenti in corso stanno operando un intensa selezione fra le imprese industriali e alla fine ci consegneranno un sistema manifatturiero più consolidato e posizionato su una fascia di produzioni a maggiore valore aggiunto, ma con un minor numero di addetti. Per superare queste difficoltà serve una maggiore coesione sociale, un senso di responsabilità civile diffuso a tutti i livelli, dai più alti ai più bassi,per l affermazione e contestualizzazione di una nuova idea di sviluppo verso quell economia sociale del mercato, che senza fare ricorso alle teorie economiche può definirsi semplicemente non basta lasciar fare al mercato quanto il mercato va orientato al bene comune. L attitudine di un popolo a svilupparsi è direttamente proporzionale alla sua capacità di creare imprese, agricole, artigiane, industriali e di servizi, e di gestirle efficientemente nel tempo. Questa capacità è funzione del sistema etico e culturale del popolo considerato. Così lo sviluppo integrale è tecnico-economico, politico-sociale, culturale-spirituale ed è assicurato da uno sviluppo specifico e ordinato delle tre dimensioni del sistema, che si può definire capitalismo democratico ed etico 8. Queste dunque le leve strategiche che connoteranno il programma pluriennale di mandato perché sia realisticamente funzionale al rafforzamento della mission istituzionale della Camera, un ente più forte ed autorevole sulla base delle funzioni assegnate dalla recente riforma, e al rilancio della competitività del sistema imprenditoriale e dello sviluppo economico della provincia. 8 Dieu est-il contre l économie? -Jacques Paternot, Gabriele Veraldi Lettre à Iean Paul II - Editions de Fallais/L Age d Homme

18 Leve che si pongono come principi ineludibili nella individuazione delle aree di intervento prioritarie, che formeranno oggetto delle relazioni previsionali e programmatiche annuali e delle possibili azioni, che formeranno oggetto del budget direzionale. La crisi è un campanello d allarme, il momento in cui ci si rende conto che mantenere lo status quo ci che mantenere lo status quo ci condannerebbe a un graduale declino, relegandoci a un ruolo di secondo piano nel nuovo ordine mondiale. È giunto il momento della verità per l Europa. È il momento di essere audaci e ambiziosi. La nostra priorità a breve termine è superare con successo la crisi. Sarà ancora dura per qualche tempo, ma ce la faremo. Si sono compiuti progressi significativi nel trattare con le bad bank, regolare i mercati finanziari e riconoscere la necessità di un forte coordinamento politico nell area dell euro. Per conseguire un futuro sostenibile, dobbiamo sin d ora guardare oltre il breve termine. L Europa deve ritrovare la strada giusta e non deve più perderla. È questo l obiettivo della strategia Europa 2020: più posti di lavoro e una vita migliore. Essa dimostra che l Europa è capace di promuovere una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, trovare il modo di creare nuovi posti di lavoro e offrire un orientamento alle nostre società 9 Europa 2020 presenta tre priorità che si rafforzano a vicenda: crescita intelligente: sviluppare un economia basata sulla conoscenza e sull innovazione; crescita sostenibile: promuovere un economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più competitiva; crescita inclusiva: promuovere un economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale e territoriale. L UE deve decidere qual è l Europa che vuole nel A tal fine, la Commissione propone i seguenti obiettivi principali per l UE: Portare il tasso di occupazione della popolazione di età compresa tra 20 e 64 anni dall attuale 69% ad almeno il 75%; investire il 3% del PIL in R&S, migliorando in particolare le condizioni per gli investimenti in R&S del settore privato, e definire un nuovo indicatore per seguire i progressi in materia di innovazioni; ridurre le emissioni di gas a effetto serra almeno del 20% rispetto ai livelli del 1990 o del 30%, se sussistono le condizioni necessarie, portare al 20% la quota delle fonti di energia rinnovabile nel nostro consumo finale di energia e migliorare del 20% l efficienza energetica; ridurre il tasso di abbandono scolastico al 10% rispetto all attuale 15% e portare la quota della popolazione di età compresa tra 30 e 34 anni in possesso di un diploma universitario 9 José Manuel BARROSO, Presidente Commissione UE 18

19 Programma pluriennale di mandato dal 31% ad almeno il 40%; ridurre del 25% il numero di europei che vivono al di sotto delle soglie di povertà nazionali, facendo uscire dalla povertà più di 20 milioni di persone. CRESCITA INTELLIGENTE INNOVAZIONE Iniziativa faro dell UE L Unione dell Innovazione per migliorare le condizioni generali e l accesso ai finanziamenti per la ricerca e l innovazione onde rafforzare la catena dell innovazione e innalzare i livelli d investimento in tutta l Unione. ISTRUZIONE Iniziativa faro dell UE YOUTH on the move per migliorare le prestazioni dei sistemi d istruzione e aumentare l attrattiva internazionale degli istituti europei di insegnamento superiore. SOCIETÀ DIGITALE Iniziativa faro dell UE Un agenda europea del digitale per accelerare la diffusione dell internet ad alta velocità e sfruttare i vantaggi di un mercato unico del digitale per famiglie e imprese. CRESCITA SOSTENIBILE CLIMA, ENERGIA E MOBILITÀ Iniziativa faro dell UE Un Europa efficiente sotto il profilo delle risorse per contribuire a scindere la crescita economica dall uso delle risorse decarbonizzando la nostra economia, incrementando l uso delle fonti di energia rinnovabile, modernizzando il nostro settore dei trasporti e promuovendo l efficienza energetica. COMPETITIVITÀ Iniziativa faro dell UE Una politica industriale per l era della globalizzazione onde migliorare il clima imprenditoriale, specialmente pe le PMI, e favorire lo sviluppo di una base industriale solida e sostenibile in grado di competere su scala mondiale. CRESCITA INCLUSIVA OCCUPAZIONE E COMPETENZE Iniziativa faro dell UE Un agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro onde modernizzare i mercati occupazionali agevolando la mobilità della manodopera e l acquisizione di competenze lungo tutto l arco della vita al fine di aumentare la partecipazione al mercato del lavoro e di conciliare meglio l offerta e la domanda di manodopera. LOTTA ALLA POVERTÀ Iniziativa faro dell UE Piattaforma europea contro la povertà per garantire coesione sociale e territoriale in modo tale che i benefici della crescita e i posti di lavoro siano equamente distribuiti e che le persone vittime di povertà e esclusione sociale possano vivere in condizioni dignitose e partecipare attivamente alla società. Al centro degli sforzi per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva viene posto il ruolo del manifatturiero e dell impresa, in particolare delle PMI. A queste, d altro canto, fin dal 2008, la Commissione destina grande attenzione, con il suo invito a pensare anzitutto in piccolo attraverso i principi dello Small Business Act: I. Dar vita a un contesto in cui imprenditori e imprese familiari possano prosperare e che sia gratificante per lo spirito imprenditoriale II. Far sì che imprenditori onesti, che abbiano sperimentato l insolvenza, ottengano rapidamente una seconda possibilità III. Formulare regole conformi al principio Pensare anzitutto in piccolo IV. Rendere le pubbliche amministrazioni permeabili alle esigenze delle PMI V. Adeguare l intervento politico pubblico alle esigenze delle PMI: facilitare la partecipazione delle PMI agli appalti pubblici e usare meglio le possibilità degli aiuti di Stato per le PMI VI. Agevolare l accesso delle PMI al credito e sviluppare un contesto giuridico ed economico che favorisca la puntualità dei pagamenti nelle transazioni commerciali VII. Aiutare le PMI a benefi ciare delle opportunità off erte dal mercato unico VIII. Promuovere l aggiornamento delle competenze nelle PMI e ogni forma di innovazione IX. Permettere alle PMI di trasformare le sfi de ambientali in opportunità X. Incoraggiare e sostenere le PMI perché benefi cino della crescita dei mercati In questo scenario e verso queste prospettive si costruisce l obiettivo centrale di tutta la pianificazione strategica ed operativa della Camera per i prossimi anni Competitività e sostenibilità del territorio e dei sistemi imprenditoriale da sviluppare attraverso tre priorità strategiche, capaci di attualizzare nel contesto territoriale la mission istituzionale della Camera ridisegnata dalla riformata legge n. 580/1993 per effetto del d. lgs. n.23/2010: 1 La Camera,una nuova identità istituzionale per dare più valore alle imprese 1 La semplificazione 1 La competitività e lo sviluppo 19

20 Nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa a quale porto vuol approdare (Seneca - Lettere a Lucilio, 7 1: «Ignoranti quem portum petat nullus suus ventus est.») La Camera, UNA NUOVA IDENTITà ISTITUZIONALE PER DARE PIù VALORE ALLE IMPRESE In continuità con la politica,i programmi,le azioni che hanno connotano governo e gestione dell Ente per un modello di P.A. la cui legittimazione nei confronti della società fosse legata sempre più alla capacità di generare valore riconoscibile e misurabile per la comunità di riferimento, piuttosto che alla sua natura istituzionale in una logica garantista, nei prossimi anni, si tratta di orientare sempre di più il sistema di accountability (come orientamento a favorire la partecipazione dei cittadini all azione amministrativa) alla misurazione ed al raggiungimento dei risultati (= perfomance), in piena coerenza ed attuazione al ciclo di gestione delle perfomance come previsto dal d.lgs. n.150/2009 (Capo II del Titolo II) e secondo gli indirizzi che saranno definiti ed applicabili alle Camere di Commercio nel quadro dei criteri e linee guida approvati dalla Commissione per la Valutazione, la Trasparenza e l Integrità delle amministrazioni pubbliche (Civit) per le Amministrazioni Statali. Performance come contributo (risultato e modalità di raggiungimento del risultato) che la Camera (le risorse umane individualmente e in gruppi, unità organizzative e organizzazione nel suo complesso, programmi e politiche) apporta attraverso la propria azione al raggiungimento delle finalità e degli obiettivi ed, in ultima istanza, alla soddisfazione dei bisogni cui le funzioni istituzionali della Camera sono preordinate dal legislatore. La misurazione in funzione della profondità (dai singoli all intera organizzazione) e ampiezza (dall input, all output, all outcome ovvero dalla qualità delle singole prestazioni ai miglioramenti e alla soddisfazione degli utenti) e cioè dalla cultura di mezzi (input) a quella di risultati (output ed outcome) al fine di produrre un miglioramento della perfomance. che negli anni sia tangibile e misurabile da parte degli utenti grazie alla customer satisfaction, alla trasparenza e alla rendicontazione. Una risposta innovativa per un nuovo rapporto fra amministratori camerali ed il sistema delle rappresentanze che li ha espressi che dà spazio ad ogni e qualsiasi esigenza, alla ricerca di un sempre più ampio consenso. Soprattutto nella direzione di quella nuova cultura del valore pubblico della funzione di governo di una amministrazione pubblica, la Camera di Commercio, forte dalla legittimazione della riforma introdotta dal d. lgs. n. 23/2010 non cerca visibilità alla sua nuova identità ma è proiettata ad acquisire nello scenario del sistema pubblico credibilità ed autorevolezza a quello che fa e sa fare meglio e quindi se ed in quanto crea valore, nel senso che le risorse governate e poi utilizzate producano programmi e azioni che contribuiscano, attraverso la selezione tra bisogni alternativi, all ottenimento di positivi risultati economici per le imprese, alla produzione di ricchezza e ai vantaggi competitivi del territorio attesi da quel suo ruolo di autonomia funzionale che svolge, nell ambito della circoscrizione territoriale di competenza, sulla base del principio di sussidiarieta di cui all articolo 118 della Costituzione, funzioni di interesse generale per il sistema delle imprese, curandone lo sviluppo nell ambito delle economie locali. Per rafforzare questa identità della Camera, istituzione che genera valore e attraverso questo traina il clima di fiducia istituzionale a livello di territorio, nel corso del periodo del mandato consiliare sarà implementa una misura che a partire dal Conto economico possa determinare il Valore aggiunto, come parametro che esprime l entità dei benefici economici apportati dalla Camera. Si procederà ad una riclassificazione del Conto economico con un procedimento a scalare: si determina dapprima il Valore aggiunto relativo alla gestione caratteristica (Valore aggiunto caratteristico lordo - VACL) sottraendo i costi strutturali dal Valore globale della produzione (VGP), dato dal totale dei proventi conseguiti, compresi quelli finanziari I costi strutturali sono oneri non direttamente riconducibili all erogazione di servizi e alla realizzazione di progetti a vantaggio dei portatori d interesse, ma servono appunto al funzionamento della 20

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