Piano per la pace in Siria

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1 Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n Copia 1,00 Copia arretrata 2,00 L OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLV n. 186 ( ) Città del Vaticano mercoledì 19 agosto L iniziativa delle Nazioni Unite punta alla formazione di un Governo di unità nazionale Piano per la pace in Siria Il Parlamento iracheno accusa l ex premier Al Maliki di non essersi opposto all Is In un autografo in parte inedito di Paolo VI Quel grido doloroso dei profughi DA M A S C O, 18. Salvare la Siria dal disastro umanitario e riportare tutte le parti coinvolte nel sanguinoso conflitto il fronte delle opposizioni e il Governo del presidente Assad al tavolo delle trattative: con questo obiettivo il Consiglio di sicurezza dell Onu ha approvato ieri un nuovo piano di pace. Il piano, che ha avuto solo qualche riserva da parte del Venezuela, indica come obiettivo principale quello della transizione politica: la creazione di un Governo di unità nazionale che faccia uscire il Paese da una guerra che dura ormai da quattro anni e che ha causato centinaia di migliaia di vittime (l O nu nel suo ultimo rapporto parlava di circa morti e di undici milioni di profughi tra sfollati interni e rifugiati all estero). A presentare il documento che consta di 16 punti, era stato lo scorso mese l inviato delle Nazioni Unite in Siria, Staffan De Mistura. L iniziativa di pace prenderà avvio a settembre, con la formazione di quattro gruppi di lavoro che si occuperanno di sicurezza, lotta al terrorismo e ricostruzione. Il Consiglio chiede a tutte le parti di «mettere in cantiere un processo politico guidato dai siriani che conduca a una transizione politica in grado di abbracciare le legittime aspirazioni del popolo» si legge nel documento. È prevista la formazione di «un Governo di transizione con poteri esecutivi, che sarà formato sulla base di una mutua condivisione mentre verrà assicurata la continuità delle istituzioni governative». Il piano dell Onu è figlio di una precisa strategia politico-militare, e in primo luogo della convinzione dicono gli analisti che la soluzione politica del conflitto siriano sia una condizione imprescindibile per fermare l avanzata del cosiddetto Stato islamico (Is) attivo in Siria e in Iraq. E intanto l Iraq, alle prese con l avanzata degli uomini di Al Baghdadi, è sull orlo della crisi politica. Ieri infatti il Parlamento ha approvato un rapporto che punta il dito contro l ex premier Al Maliki e altri trenta dirigenti politici. Questi stando al documento avrebb ero pesanti responsabilità nella caduta, 14 mesi fa, del nord del Paese nelle mani dell Is, e in particolare nella perdita della città di Mosul. «Nessuno è al di sopra della legge» ha affermato il presidente dell Assemblea, Salim Al Jabury, confermando che la relazione, risultato di un inchiesta condotta per sette mesi dalla commissione Sicurezza e Difesa, sarà trasmessa al Procuratore generale. Il rapporto parla di divisioni nelle forze armate, corruzione diffusa e di una politica discriminatoria del Governo a guida sciita. Dopo gli attacchi dell Is Maliki fu costretto a dimettersi (l 11 agosto 2014) lasciando il posto al nuovo premier Haidar Al Abadi, sciita e anche lui ora accusato di aver operato male, alimentando l instabilità nella regione. Nel 1971, di fronte all esodo di otto milioni di profughi in fuga dal Pakistan orientale verso l India, Paolo VI decise di lanciare un appello al mondo. In un autografo, in parte inedito, le parole pronunciate all Angelus di domenica 3 ottobre (nella prima pagina del giornale del 4-5 ottobre riprodotta in alto), durante il quale Papa Montini annunciò l iniziativa di una giornata di preghiera e di solidarietà per i profughi. PAGINA 4 Non s interrompono nel Mediterraneo le operazioni di soccorso ai migranti Una risposta di civiltà y(7ha3j1*qsskkm( +,!"!{!=!;! Una madre siriana si prende cura del suo bambino Almunzir, di sette mesi, affetto da malnutrizione nel campo rifugiati di Mafraq (Ap) Per ricordare don Ciccio O rfani di un prete Caccia all uomo in Thailandia dopo l attentato a Bangkok Sulle tracce delle Camicie rosse BA N G KO K, 18. «Troveremo i responsabili». Questa la prima dichiarazione del premier thailandese, Prayuth Chan-O-Cha, a meno di 24 ore dall attentato che ha scosso ieri il centro di Bangkok causando 22 morti e 123 feriti. «Stiamo ricercando un uomo ha aggiunto che farebbe parte di un gruppo che si contrappone al Governo (diretto dalla giunta militare, ndr) e sarebbe originario del nordest del Paese», roccaforte delle cosiddette Camicie rosse. Tale gruppo sosteneva il precedente Esecutivo, estromesso dal potere nel 2014, dopo mesi di manifestazioni alle quali seguì un colpo di Stato militare. «È il peggior attacco che si sia mai avuto in Thailandia. Abbiamo avuto piccole bombe o disordini, ma questa volta hanno colpito vite di innocenti, vogliono distruggere la nostra economia, il nostro turismo» ha detto ancora il premier, sottolineando che dalla dinamica dell attacco è evidente come l obiettivo fosse quello di provocare il massimo numero di vittime in una zona affollata di turisti. Tra i morti vi sarebbero sette stranieri, fra cui quattro cinesi e un filippino. Sul fronte delle indagini, la polizia ha diffuso le prime immagini di quello che si ritiene essere uno dei terroristi che hanno piazzato la bomba. Vi si intravede un giovane dai capelli mossi e con gli occhiali LU C E T TA SCARAFFIA A PA G I N A 5 entrare con uno zainetto in spalla nel complesso dell Erawan alle ore 18.52, tre minuti prima dell esplosione. In un immagine successiva, l uomo abbandona la zona senza più lo zaino addosso. E oggi sempre nel centro della capitale dove la tensione è già alle stelle un altro episodio ha scatenato il terrore: una bomba a mano è stata lanciata da un ponte. Fortunatamente non ci sono state vittime. L esplosione si è infatti verificata in acqua, sul fiume Chao Phraya che attraversa la città, sotto il ponte Saphan Taksin, vicino al molo Sathorn, a circa quattro chilometri dal santuario Erawan. L uomo che ha lanciato l ordigno non è stato identificato. Agenti thailandesi sul luogo dell attentato a Bangkok (Afp) ROMA, 18. Non s interrompono le operazioni di soccorso nel Mediterraneo, risposta di civiltà e umanità alla tragedia di profughi e migranti che cercano di attraversarlo per sfuggire a guerre, persecuzioni e fame e che i trafficanti di esseri umani gettano su imbarcazioni sempre più fatiscenti. Centosedici persone, soccorse nella notte dalla Marina italiana su un imbarcazione a vela in difficoltà al largo delle coste calabresi, sono attese in giornata a Messina. Poco più a sud, intanto, Catania vive oggi una giornata di lutto cittadino in omaggio alle quarantanove persone trovate morte a bordo di un barcone sabato scorso e le cui salme sono state portate ieri nella città etnea insieme con i 313 scampati alla tragedia. Tra loro si trovavano anche gli otto presunti scafisti del barcone, arrestati questa mattina. Si tratta di tre marocchini, quattro libici e un siriano, tutti di giovane età. Per loro l accusa è di omicidio volontario, in base ai racconti dei sopravvissuti dai quali è emerso che hanno impedito di uscire dalla stiva le quarantanove persone che poi sono morte asfissiate. Ma l arrivo di profughi e migranti non riguarda soltanto le coste italiane. L Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha comunicato oggi che i migranti giunti in Grecia dall inizio dell anno sono ormai , dei quali soltanto nella scorsa settimana. Il totale degli arrivi via mare dal 1 gennaio al 14 agosto è di Nello stesso periodo altri rifugiati e migranti sono entrati nel Paese attraverso la frontiera con la Tu rc h i a. Sulla vicenda dei flussi di profughi e migranti prosegue intanto il confronto politico europeo. Nel quotidiano incontro con la stampa a Bruxelles, una portavoce della Commissione europea ha annunciato oggi che si sta preparando «una proposta da presentare entro la fine dell anno per un meccanismo permanente di redistribuzione dei richiedenti asilo che potrà essere attivato da qualunque Stato dell Unione europea». La portavoce ha anche ribadito che la Commissione «conta sugli Stati membri perché raggiungano entro la fine dell anno l obiettivo di quarantamila richiedenti asilo da redistribuire» da Italia e Grecia verso altri Paesi. Intanto, secondo quanto si apprende da fonti della Commissione Ue a Bruxelles, un apertura al sistema delle quote per la ripartizione e la ridistribuzione dei migranti tra i Paesi Ue è giunta ieri dal Governo di Berlino. Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, che ieri si è recata Cordoglio del Papa per la morte del cardinale Paskai Nella mattina di lunedì 17 agosto, all età di 88 anni, è morto il cardinale francescano ungherese László Paskai, arcivescovo emerito di Esztergom-Budapest. Aveva ricevuto la porpora da Giovanni Paolo II nel Le esequie saranno celebrate sabato 22 agosto, nella cattedrale primaziale ungherese. Appresa la notizia, Papa Francesco ha inviato al cardinale Péter Erdő, attuale arcivescovo di Esztergom-Budapest, il telegramma di cordoglio che pubblichiamo in una nostra traduzione italiana. Mi ha rattristato apprendere la notizia della morte di Sua Eminenza il Cardinale László Paskai. Porgo condoglianze oranti a lei, al clero, ai religiosi e alle religiose e ai fedeli laici dell Arcidiocesi di Esztergom-Budapest, e ringrazio Dio Onnipotente per i suoi molti anni di servizio alla Chiesa in Ungheria. Affidando la sua anima all amore misericordioso del Padre, e unendomi spiritualmente a tutte le persone riunite per i solenni riti esequiali, imparto la mia Benedizione Apostolica come pegno di consolazione e di pace nel Sig n o re. FRANCESCO P P. PAGINA 7 in visita all Expo di Milano, ha aperto alla possibilità di aderire a questo sistema, cui inizialmente Berlino invece si opponeva. E in un intervista di poco precedente, per la prima volta aveva pubblicamente ammesso che c è bisogno di «una politica comune europea in materia di asilo». Particolare soddisfazione per questa svolta è stata espressa da Palazzo Chigi. «Tedeschi e svedesi consideravano gli sbarchi sulle coste del Mediterraneo come un problema dei Paesi rivieraschi. Adesso hanno compreso che il problema riguarda tutti. Anzi è più loro che nostro» riferisce infatti una fonte diplomatica italiana. Migranti sull isola greca di Kos (Afp)

2 pagina 2 L OSSERVATORE ROMANO mercoledì 19 agosto 2015 Tank dell esercito ucraino a Kiev (Ap) Attesa per il voto tedesco sul piano di salvataggio greco Occhi puntati sul Bundestag BE R L I N O, 18. Attesa per il voto sul piano di salvataggio greco al Bundestag. C è chi fra gli alleati dell Sp d (i socialdemocratici) si spinge a dire che quello di domani, mercoledì, sarà anche un voto su Angela Merkel e sul futuro della sua leadership. E in vista della seduta si è aperta dicono gli analisti una sorta di piccola campagna elettorale con interventi da parte dei vertici di tutti i partiti: inedito nel cuore della pausa estiva e in un Paese in cui la politica non fa in genere abuso delle dichiarazioni. E l Italia si scopre un Paese di giovani i m p re n d i t o r i ROMA, 18. La ripresa parte dai giovani. Gli under 35 italiani tra aprile e giugno di quest anno hanno avviato trecento nuove aziende ogni giorno: una ogni 288 secondi. Nel complesso le nuove start-up sono state quasi È quanto emerge dal rapporto sull imprenditoria giovanile di Movimprese (la società informatica delle Camere di commercio italiane) pubblicato ieri. Al netto delle chiusure rilevate nello stesso periodo (circa ), l insieme delle imprese giovanili nel secondo trimestre dell anno in Italia si è arricchito di oltre unità, arrivando a sfiorare quota In termini assoluti, il contributo che i giovani hanno dato alla crescita della base imprenditoriale del Paese è stato del 54 per cento. Un dato che appare ancora più significativo se si guarda alla sua intensità: il tasso di crescita trimestrale dell imprenditoria giovanile, infatti, ha messo a segno un più 3,6 per cento a fronte dello 0,6 del complesso delle imprese. Secondo il rapporto, la nascita di un impresa è sempre più spesso la risposta alla ricerca di lavoro in un momento di crisi, come confermano la prevalenza di micro-iniziative e la quota di start-up con sede al Sud: le nuove iniziative dei giovani meridionali rappresentano infatti il 40,6 per cento del totale delle nuove imprese in quell area del Paese, con punte superiori o vicine a questa quota in Calabria, Campania e Sicilia. Rischio di attriti interni alla maggioranza Gli aiuti ad Atene dovrebbero passare senza problemi, ma è il significato politico del voto a essere sotto i riflettori. Il cancelliere è alle prese, nel suo partito (l Unione cristiano-democratica, Cdu, al Governo insieme alla Csu, l Unione cristiano-sociale, e ai socialdemocratici), con una serie di dissidenti. L ultima volta che i tedeschi hanno votato per autorizzare le trattative con il Governo di Alexis Tsipras sulla richiesta all Esm (il fondo salva-stati) per ottenere 86 miliardi di crediti, i no della Cdu sono stati sessanta. Il timore è che stavolta possano diventare di più. E questo perché sul tavolo c è una questione fondamentale, sollevata dal Fondo monetario internazionale (Fmi), ossia quella del debito greco. L istituto di Washington ha più volte detto in passato che senza un adeguato piano per la riduzione del debito si sarebbe tirato fuori dal salvataggio, complicando le cose per tutte le altre istituzioni coinvolte (Ue, Bce, Esm). Il timore di Merkel è che i dubbi dell Fmi possano influenzare i deputati della Cdu, alimentando tensioni interne alla maggioranza. E ieri, in serata, è stato il ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, a lanciare un nuovo appello per votare sì al piano, sottolineando che «è la decisione giusta». In una successiva conferenza stampa il portavoce di Merkel, Steffen Seibert, ha dichiarato che «dal punto di vista tedesco è un successo che non si parli più di taglio del debito: uno spazio di manovra per alleggerirlo, però ha convenuto esiste. Si potrà agire Il ministro delle Finanze tedesco Schäuble, uno dei protagonisti delle trattative con Atene (Ansa) BRASILIA, 18. Tensione politica in Brasile. Oltre persone sono scese in strada in diverse città del Paese per chiedere le dimissioni del presidente Dilma Rousseff, chiamata indirettamente in causa da una lunga serie di casi di corruzione che hanno coinvolto personalità vicine al Partito dei Lavoratori, la sua formazione politica. Dal caso Petrobras, l azienda petrolifera nazionale, di cui Rousseff è stata presidente prima di essere chiamata al Governo dal suo predecessore Luiz Inácio Lula da Silva, ai presunti fondi irregolari ottenuti dal Partito dei Lavoratori, il cui tesoriere è stato arrestato ad aprile. Poco dopo la conclusione delle proteste Rousseff ha fatto divulgare una breve nota ufficiale a firma del ministro della Comunicazione sociale, Edinho Silva, in cui si sottolinea che le manifestazioni «rientrano nella normalità democratica». Due giorni fa il capo di Stato aveva convocato una riunione nella capitale Brasilia per seguire gli avvenimenti con vari ministri. Oltre a Silva erano presenti il responsabile del dicastero della Casa civile, Aloizio Oltre persone manifestano per chiedere le dimissioni di Rousseff Tensione politica in Brasile sui tassi e sulle scadenze per agevolare Atene». Per arginare il possibile dilagare dei voti contrari, fonti della Cdu hanno ammonito che «ciascuno dovrà pensare a fondo come potrà motivare il suo no». Dal ministero delle Finanze hanno poi fatto sapere Mercadante, quello della Giustizia, José Eduardo Cardozo, e quello della Difesa, Jaques Wagner. Quella di ieri è la terza manifestazione di protesta contro la presidente Rousseff dopo quelle di marzo e aprile a pochi mesi dalla vittoria nelle elezioni e dall inizio del secondo mandato. che un atteggiamento più duro potrebbe isolare la Germania a livello internazionale, con effetti nocivi per l eurozona e l Ue. Mentre nei giorni scorsi è stato il cristiano democratico Volker Kauder a paventare pesanti conseguenze: chi voterà contro gli aiuti ha fatto capire p otrebbe trovarsi nella condizione di non poter sedere più in commissioni parlamentari. Intanto i socialdemocratici hanno chiarito di essere a favore del terzo pacchetto, viste anche le nuove aperture del Governo greco. E il vice cancelliere Sigmar Gabriel ha scritto una lettera ai suoi, sollecitando fra l altro a trovare «strade per ridurre il debito». Gabriel ha invitato a votare a favore, dal momento che sussiste ancora il pericolo «che la situazione politica ed economica in Grecia si destabilizzi ulteriormente; perciò è importante che si arrivi a una decisione positiva». Inoltre, ha aggiunto, «le prospettive di stabilizzazione economica sono maggiori». Chiederà ai suoi compagni di votare contro gli aiuti, invece, la leader della Linke, Katja Kipping, in linea con la contestazione della sinistra tedesca alla politica di rigore «imposta», a suo dire, dalla Cdu. Le proteste sottolineano i commentatori si legano anche a una fase difficile per l economia del Paese nonostante le importanti misure varate dal Governo. Sempre ieri sono stati diffusi i dati sul pil (prodotto interno lordo) del Paese, che nel 2016 sarà negativo, segnando l inizio della recessione. Una Manifestazioni a Rio de Janeiro (Ap) Cala il prezzo del petrolio mentre gli Stati Uniti autorizzano le trivellazioni al largo dell Alaska Partita a scacchi sul greggio WASHINGTON, 18. Svolta nel settore delle trivellazioni. L Amministrazione degli Stati Uniti ha dato ieri il via libera finale che consente alla compagnia Shell di avviare le trivellazioni nell oceano al largo dell Alaska nord-occidentale. È la prima volta che l Amministrazione concede questo tipo di autorizzazione, superando così la dura opposizione e le proteste dei gruppi ambientalisti. Secondo questi ultimi infatti le attività per l estrazione del greggio sono particolarmente dannose per la fauna locale, che comprende anche specie animali a rischio estinzione, già provate dalle conseguenze dei cambiamenti climatici. Ma l agenzia di controllo competente ha acconsentito alla luce delle garanzie fornite dal gigante petrolifero in tema di protezione ambientale e capacità di prevenzione e intervento in caso di rischi. La notizia delle trivellazioni della Shell si inserisce in un quadro generale molto complesso, che vede un drastico calo del prezzo del greggio, con il petrolio statunitense appena sopra i quaranta dollari a barile e quello venduto in Europa che non riesce a risalire a cinquanta. Rispetto a un anno fa, la quotazione del barile è dimezzata e la ripresa di primavera si è confermata una illusione: da giugno i prezzi sono scesi del 25 per cento. Gli operatori più pessimisti hanno riferito all agenzia Bloomberg che il prezzo potrebbe crollare ancora, fino a dollari a barile. Altri si limitano a notare che è la peggior estate degli ultimi Dopo la fiammata di violenze nel Donbass Mosca teme l escalation ucraina KI E V, 18. «Siamo preoccupati dagli sviluppi degli ultimi giorni, che fanno pensare ai preparativi di una nuova azione militare da parte di Kiev». Con queste parole ieri il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, ha espresso la posizione del Cremlino sulla recente escalation di violenze in Ucraina. Appare infatti sempre più fragile la tregua siglata lo scorso febbraio a Minsk. Stando a quanto riportano dalle autorità di Kiev e dai ribelli filorussi, sono almeno nove le persone uccise negli ultimi due giorni nel sud-est del Paese: sette civili e due soldati. La situazione è prospettiva, questa, ben differente da quella diffusa all inizio dell anno, quando gli esperti prevedevano un aumento dell 1,8 per cento. In oltre sono peggiorate anche le stime per l anno in corso: gli analisti prevedono infatti un calo del due per cento. simile «a quella dell agosto del 2014, quando all esercito ucraino fu ordinato di andare all attacco» ha dichiarato ieri Lavrov durante una conferenza stampa con il capo della diplomazia iraniana Javad Zarif, a Mosca. Sull escalation di violenze è intervenuta ieri anche la Commissione europea condannando gli scontri «che hanno portato alla morte di civili in due città». Per Bruxelles è importante «che entrambe le parti osservino il cessate il fuoco e prendano le misure necessarie per proteggere i civili, nel pieno rispetto delle leggi internazionali». Da Washington monito a Pechino sull uso di spie WASHINGTON, 18. L Amministrazione statunitense ha lanciato ieri un duro avvertimento nei confronti di Pechino: l uso di «agenti sotto copertura» sul territorio americano per spingere al rimpatrio cittadini cinesi ricercati in patria rappresenta una chiara violazione delle norme esistenti. Secondo Washington sarebbero numerosi gli agenti segreti cinesi che arrivano negli Stati Uniti per dare la caccia e convincere «mediante tecniche intimidatorie» cinesi accusati di corruzione dalle autorità di Pechino, e questo senza nessun rispetto delle leggi americane. Immediata la replica cinese: l Amministrazione Obama afferma l agenzia ufficiale Xinhua dovrebbe «mostrare sincerità nella cooperazione anticorruzione con la Cina». Il caso rischia ora di complicare ulteriormente la visita del presidente cinese, Xi Jinping, a Washington in settembre. E si va ad aggiungere alla già lunga lista di contenziosi fra Stati Uniti e Cina. Un elenco che include i cyberattacchi e la recente svalutazione dello yuan. t re n t anni per chi vende petrolio. Va detto che come sottolineano gli esperti l estate segna tradizionalmente il picco della domanda di greggio e anche dei prezzi: in Occidente i consumatori salgono in macchina per andare in vacanza e in Medio oriente (dove l elettricità si produce ancora con il petrolio) i condizionatori toccano il picco dei consumi. Il paradosso, dunque, c è. La situazione in realtà è molto complessa. L attuale calo del prezzo non è legato a un calo della produzione. Tutt altro. La domanda sta crescendo: anzi dice la Iea, l agenzia che monitora i mercati dell energia è molto vivace. Ma questa crescita della domanda non è bastata ad assorbire la quantità di petrolio che i produttori continuano a riversare sui mercati. L Opec (l organizzazione dei maggiori Paesi esportatori di greggio) continua ad alzare gli obiettivi di produzione ed esportazione. L Iraq, ad esempio, ha conosciuto quest anno un vero e proprio boom di produzione. Contemporaneamente, i concorrenti americani spingono sul pedale delle trivellazioni. Il risultato, secondo i calcoli della Iea, è un surplus di offerta sulla domanda, nel secondo trimestre 2015, di almeno tre milioni di barili al giorno. Nei prossimi mesi, calcola ancora l agenzia, questo surplus dovrebbe dimezzarsi, ma continuerà comunque a essere consistente (circa 800 milioni di barili al giorno) per tutto il Solo alla fine dell anno prossimo, dunque, domanda e offerta potrebbero ritrovare l equilibrio. L OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum Città del Vaticano o r n e o s s ro m.v a w w w. o s s e r v a t o re ro m a n o.v a POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt GI O VA N N I MARIA VIAN direttore responsabile Giuseppe Fiorentino v i c e d i re t t o re Piero Di Domenicantonio cap oredattore Gaetano Vallini segretario di redazione Servizio vaticano: vaticano@ossrom.va Servizio internazionale: internazionale@ossrom.va Servizio culturale: cultura@ossrom.va Servizio religioso: religione@ossrom.va Servizio fotografico: telefono , fax photo@ossrom.va w w w. p h o t o.v a Segreteria di redazione telefono , fax s e g re t e r i o s s ro m.v a Tipografia Vaticana Editrice L Osservatore Romano don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale 99; annuale 198 Europa: 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: 450; $ 665 America Nord, Oceania: 500; $ 740 Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30): telefono , fax , , info@ossrom.va d i f f u s i o n o s s ro m.v a Necrologie: telefono , fax Concessionaria di pubblicità Il Sole 24 Ore S.p.A. 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3 mercoledì 19 agosto 2015 L OSSERVATORE ROMANO pagina 3 Il premier incaricato Davutoğlu non trova l intesa per formare il Governo Tu rc h i a verso nuove elezioni AN KA R A, 18. La Turchia è sempre più vicina alle elezioni anticipate. Il tentativo dell ultima ora del premier incaricato Ahmet Davutoğlu di formare una coalizione con i nazionalisti del Mhp è fallito come i precedenti, rendendo il ritorno alle urne Militari condannati in Egitto per tentato golpe IL CA I R O, 18. Un tribunale militare egiziano ha condannato ieri a pene dai 10 ai 25 anni di carcere 26 ufficiali dell esercito accusati di aver tentato un colpo di Stato contro il Governo. Secondo l emittente Bbc Arabic, altre accuse riguardano la divulgazione di segreti militari e l appartenenza al movimento dei Fratelli musulmani, messo fuori legge. Quella di ieri è la prima condanna di ufficiali militari colpevoli di aver tentato di colpire il nuovo Governo del presidente Abdel Fattah Al Sissi, dopo la deposizione dell ex capo dello Stato, Mohamed Mursi. La sentenza contro gli ufficiali non è definitiva e può essere impugnata dinanzi al Tribunale supremo militare. La condanna è arrivata proprio nel giorno in cui Al Sissi ha varato un nuovo pacchetto di misure con il dichiarato intento di contrastare il terrorismo jihadista. Il presidente aveva promesso un giro di vite su questo fronte nel giugno scorso, dopo l attentato con un autobomba che aveva ucciso il procuratore generale Hisham Barakat. Il pacchetto che prevede 54 nuove misure fa peraltro rientrare nella definizione di terrorismo «ogni atto che lede l o rd i n e pubblico con la forza», cosa che, secondo gli avversari del presidente e diversi osservatori, dimostrerebbe come le nuove misure siano orientate a stroncare il dissenso. Tra l altro, sono previste multe per i giornalisti che pubblichino «notizie o dichiarazioni false», facendo rientrare in tale categoria le informazioni che contraddicono le note diffuse dal ministero della Difesa. Tra i provvedimenti approvati c è anche la pena di morte per chi fonda o guida una cellula terroristica. Inoltre, chi aderisce a un gruppo considerato radicale dal Governo, come la Fratellanza musulmana, rischia ora dieci anni di prigione. E finanziare un associazione di questo tipo comporta pene fino all e rg a s t o l o. di fatto inevitabile. A sei giorni dalla scadenza del mandato, che il presidente Recep Tayyip Erdoğan ha già escluso di estendere o assegnare ad altri, la questione diventa come arrivare al voto, quasi certamente in autunno. «Credo di aver tentato tutte le formule possibili, non esiste un terreno comune» ha detto Davutoğlu. Sul tavolo c è ora l ipotesi di un Governo di minoranza guidato dal suo partito, l Akp, che però avrebbe bisogno almeno del sostegno esterno di uno dei partiti che finora gli hanno chiuso le porte. Un altra strada è quella di un Governo di unità nazionale includendo i filo-curdi dell Hdp: un eventualità difficilmente avallata da Erdoğan, dicono gli analisti. Così il rischio è quello di un ulteriore impasse nel Parlamento di Ankara, che si riunirà per una sessione straordinaria. Tanto più che i nazionalisti non appoggeranno un voto anticipato. A indire le elezioni potrebbe essere quindi lo stesso Erdoğan. «Se verrà richiesto rimetterò Si riaccendono i combattimenti nel Nord Mali segnato dalle violenze BA M A KO, 18. Violenti combattimenti sono stati segnalati ieri nel nord del Mali dove non sembra consolidarsi l accordo di pace sottoscritto dal Governo di Bamako e dai principali gruppi della ribellione tuareg e araba che aderiscono al Coordinamento dei movimenti dell Azawad (Cma). Gli scontri, ingaggiati ad Anéfis, circa 120 chilometri a sud di Kidal, tra un gruppo armato filogovernativo e una formazione tuareg, sono stati confermati da entrambe le parti, che ne hanno riferito esiti diversi. Secondo i filogovernativi ci sarebbero stati quindici morti, tutti tra le file tuareg. Il Cma non ha ammesso perdite, ma ha comunicato a sua volta che i combattimenti sono stati particolarmente aspri. La ripresa degli scontri armati, dopo giorni nei quali la tensione aveva continuato a salire, è stata confermata anche da fonti della Minusca, la missione dell Onu in Mali, che non hanno peraltro fornito ulteriori particolari. L episodio sembra per il momento circoscritto alla zona di Anéfis. Diversi analisti collegano quanto accaduto nell area alla persistente presenza di traffichi illeciti con i quali diversi gruppi continuano a finanziarsi e in qualche caso più semplicemente a garantirsi strumenti minimi di sopravvivenza. Nella stagione delle piogge molte strade diventano impraticabili nel nord del Mali. Una delle poche utilizzabili passa proprio per Anéfis e il suo controllo potrebbe essere stata la scintilla dei nuovi combattimenti. Ma c è comunque forte timore di una possibile ripresa del conflitto anche in altre aree. Ad accrescere tale preoccupazione concorre il fatto che entrambi gli schieramenti dispongano di armi pesanti. il mio mandato» nelle sue mani, ha promesso Davutoğlu, che si consulterà con il presidente nelle prossime ore. Il suo tentativo in extremis è naufragato sottolineano i commentatori contro il muro delle condizioni poste dal leader nazionalista Devlet Bahçeli, più volte ribadite dopo il voto del 7 giugno. Le distanze politiche tra le due formazioni sono ancora troppo profonde per potere essere colmate. Tutto questo mentre proseguono i raid contro le postazioni del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) in Iraq. Al 7 luglio scorso, data di rottura della tregua tra Governo turco e Pkk, si contano 42 membri delle forze di sicurezza e una cinquantina di miliziani curdi uccisi, in un conflitto che non sta risparmiando vittime civili. A ciò si aggiunge poi la minaccia del cosiddetto Stato islamico (Is) le cui azioni proseguono al confine tra Siria e Turchia: l allerta terrorismo è alta in tutto il Paese. Ankara è in prima linea nella lotta contro gli uomini di Al Baghdadi. Borse di studio dell Onu alle vittime di Boko Haram Prove di futuro in Nigeria ABUJA, 18. L Onu ha concesso borse di studio a cinquecento vittime di violenze da parte dei miliziani jihadisti di Boko Haram nel nordest della Nigeria, per offrire loro una possibilità di ricostruirsi un futuro. A beneficiarne saranno sfollati interni costretti a lasciare le loro case dagli attacchi di Boko Haram. Un processo di formazione al lavoro sarà avviato con il sostegno delle Nazioni Unite a Jos, nello Stato nigeriano del Platea, come prima fase di intervento per migliorare la condizione dei profughi interni, con particolare attenzione alle donne. Famiglie nigeriane sfollate per le violenze di Boko Haram (Afp) Arrestato il segretario del partito dell ex presidente Tensioni a Bangui BANGUI, 18. È stato arrestato a Bangui, la capitale della Repubblica Centroafricana, Bertin Béa, segretario generale del Kwa na Kwa (Knk, lavoro solo lavoro in lingua locale sango), il partito dell ex presidente François Bozizé, deposto con un colpo di Stato nel marzo del Il provvedimento è stato motivato con l accusa a Béa di aver pronunciato dichiarazioni «che incoraggiavano la popolazione alla rivolta». Il riferimento è ai discorsi tenuti per annunciare la candidatura dello stesso Bozizé, che oggi vive in esilio, alle presidenziali previste per il prossimo ottobre. Nei giorni scorsi, Aristide Sokambi, ministro della Giustizia nell attuale autorità di transizione, aveva dichiarato che Bozizè, al momento di un suo eventuale rientro in territorio centroafricano, verrebbe immediatamente arre s t a t o. Intercettati quaranta jihadisti Offensiva antiterrorismo in Algeria ALGERI, 18. Una vasta operazione antiterrorismo è in corso in Algeria. L esercito ha bloccato oggi quaranta terroristi legati al gruppo Al Qaeda nel Maghreb islamico, fra cui il leader Abdelmalek Droukdel. Secondo quanto riporta il quotidiano locale «Liberté», i terroristi si stavano recando in Tunisia: sono stati intercettati e circondati dai militari nell area montuosa del dipartimento di Skikda, a circa 350 chilometri a est di Algeri. Fonti interne alle forze di sicurezza hanno riferito che l operazione per bloccare il gruppo è iniziata lo scorso 14 agosto con un attacco costato la vita a tre militari. «Abbiamo ricevuto oltre duemila richieste, che abbiamo valutato in modo rigoroso. Abbiamo selezionato cinquecento persone che hanno davvero bisogno di assistenza», ha affermato Matthew Alao, il funzionario dell Onu responsabile del p ro g e t t o. Secondo alcune fonti, l arresto di Béa sarebbe in realtà solo un fermo giudiziario destinato a esaurirsi entro la giornata di oggi. La vicenda, in ogni caso, conferma come sia ancora lontano dal consolidarsi il processo di pace nella Repubblica Cent ro a f r i c a n a. Tra l altro, la scorsa settimana la Comunità economica dei Stati dell Africa centrale (Ceeac) ha comunicato un prolungamento a fine anno della transizione, che avrebbe dovuto terminare ieri. Una nota della Ceeac afferma che la decisione è stata presa «per permettere alle autorità della transizione di organizzare elezioni legislative e presidenziali credibili e trasparenti». La nota non fa alcun cenno a un eventuale rinvio, di cui si parla molto a Bangui, del voto fissato per il 18 ottobre, con l eventuale secondo turno il 22 novembre. Gli scontri sono avvenuti nei pressi del monte Ghebala. Al momento i militari avrebbero lanciato l offensiva decisiva per catturare i terroristi circondati. La presenza fra i guerriglieri islamisti del leader Droukdel, che resta però senza conferme ufficiali, avrebbe spinto le autorità di Algeri a inviare rinforzi nell area e ordinare alla Gendarmeria di bloccare tutte le strade che conducono al monte Ghebala. Conosciuto con il nome di battaglia Abu Musab Abdel Wadoud, Abdelmalek Droukdel guida dal 2012 Al Qaeda nel Maghreb islamico. L attuale premier Ranil Wikremasinghe rivendica la vittoria Il voto nello Sri Lanka premia il Governo uscente CO L O M B O, 18. Il primo ministro dello Sri Lanka, Ranil Wikremasinghe, dell United National Party (Unp), ha rivendicato oggi a spoglio ancora in corso la vittoria nelle elezioni per rinnovare il Parlamento. L Unp ha vinto con largo margine in 11 distretti, la metà di quelli del Paese, mentre il successo del partito rivale United People s Freedom Alliance (Upfa) in altri nove non ha avuto dimensioni tali da mettere in discussione il risultato generale. Sembra quindi fallito il tentativo del leader dell Upfa, l ex presidente della Repubblica Mahinda Rajapaksa, di tornare al potere come primo ministro dopo la netta sconfitta inflittagli nelle presidenziali dello scorso 8 gennaio dall attuale capo dello Stato, Maithripala Sirisena. Rajapaksa, che in mattinata aveva detto di aspettare l esito finale prima di dichiarare la sconfitta, lo ha invece fatto prima che la commissione elettorale annunciasse i risultati definitivi, dato che la vittoria dell Unp appariva già schiacciante. In ogni caso, in base ai risultati già acquisiti e alle proiezioni su quello definitivo, l Unp non avrebbe conquistato la maggioranza assoluta dei 225 seggi del nuovo Parlamento e dovrà allearsi con formazioni minori per formare il nuovo Governo. Gli elettori dello Sri Lanka sono poco più di quindici milioni. Il voto, che si è svolto senza alcuno degli incidenti temuti alla vigilia da diversi osservatori, ha fatto registrare un affluenza alle urne sensibilmente maggiore rispetto alle alle precedenti elezioni. Guardie saudite uccise da un razzo alla frontiera con lo Yemen SANA A, 18. Due guardie di frontiera saudite sono state uccise da un razzo lanciato dal territorio yemenita da ribelli sciiti houthi. Lo riferisce l agenzia saudita Spa. Le vittime, due sergenti, prestavano servizio nel settore di frontiera di Jazan. Salgono così ad almeno 52 i morti in scontri e bombardamenti lungo il confine saudita con lo Yemen da quando, il 26 marzo scorso, una coalizione di Paesi arabi sunniti guidata da Riad ha cominciato a bombardare con raid aerei i ribelli sciiti nello Yemen. Nel frattempo, le forze fedeli al presidente in esilio, Abd Rabbo Modi promette gigantesche opportunità di investimento El Dorado indiana Mansour Hadi, hanno ripreso il controllo del palazzo presidenziale a Taiz, la terza città più importante del Paese, strappandolo ai ribelli houthi, secondo quanto riferito da fonti militari citate dall agenzia di stampa Xinhua. I miliziani filogovernativi della cosiddetta Resistenza popolare hanno riconquistato il palazzo e le aree circostanti dopo giorni di feroci combattimenti con i ribelli, appoggiati da milizie fedeli all ex presidente Ali Abdullah Saleh. Scontri sono ancora in corso nella parte sudoccidentale della città, che resta nelle mani degli houthi. ABU DHABI, 18. Il primo ministro indiano, Narendra Modi, in visita ufficiale negli Emirati Arabi Uniti, ha detto ieri che l India offre «opportunità immediate di investimento per mille miliardi di dollari». Parlando a una riunione di imprenditori a Masdar City, il premier ha sottolineato in particolare «le potenzialità di crescita nel settore immobiliare, in quanto il Governo indiano si è impegnato a costruire cinquanta milioni di case nei prossimi anni». Altre possibilità sono nel campo dell energia, nel settore agro-alimentare e nelle infrastrutture «dove le società degli Emirati sono molto competitive», ha detto Mo di. E proprio in questo settore gli Emirati Arabi Uniti hanno deciso di investire 75 miliardi di dollari. Lo si legge in un comunicato congiunto diffuso ieri sera dopo un incontro tra Modi e l emiro Mohamed bin Zaid Al Nahyan.

4 pagina 4 L OSSERVATORE ROMANO mercoledì 19 agosto 2015 Lo stile è a sua immagine Appassionato, spesso ruvido Uno stile che lascia intuire sia i moti del cuore che quelli dell intelligenza Madeleine Delbrêl a Ivry negli anni Cinquanta di CL AU D E DAGENS proprio attraverso il segno del roveto ardente, il cui fuoco risplende senza distruggere, che il Dio di Israele entra in relazione con Mosè (cfr. Esodo, 3, È 1-15). Non è a caso che Madeleine Delbrêl si riferisca a questo segno: anche lei è animata dallo stesso ardore di Mosè per Colui che sta per rivelarsi a lui. Madeleine vede la miseria del popolo all epoca in cui il comunismo sembra destinato alla conquista del mondo e alla liberazione della classe operaia. Vede l abbandono di Dio da parte del popolo, e soffre nel constatarlo. Non descrive la situazione della città di Ivry in termini sociologici. Vuole gridare la sua sofferenza. Cerca di allertare le coscienze cristiane, e soprattutto sta di fronte a Dio a nome del suo popolo. Scrive per intercedere. Madeleine Delbrêl non si rassegna a questa situazione di cui ha fatto esperienza a lungo a Ivry, constatando l ascendente del sistema marxista sulle persone. Lotta perché la durezza di questa situazione contribuisca al risveglio della fede cristiana. È certa che le pretese religiose del marxismo possono e debbono suscitare un rinnovamento radicale dell impegno dei cristiani in questo mondo nuovo, e lo dice alla maniera dei profeti. Ed è l immagine del roveto ardente a servirle per determinare le esigenze di questa vocazione: si tratta di consumarsi in mezzo agli altri, mettendo in pratica il duplice comandamento dell amore di Dio e del prossimo: Attraverso il roveto ardente Pubblichiamo uno stralcio della prefazione al libro Città marxista terra di missione (Milano, Gribaudi, 2015, pagine 207, euro 15) del vescovo di Angoulême, accademico di Francia. «Per restituire Dio, per richiamarne la presenza, per riportarlo come un compagno tra gli uomini, non abbiamo bisogno d essere persone di valore, basta un cespuglio di spine; ma noi, così come siamo, privi di valore, senza alcuna esteriorità e senza grandezza, dobbiamo diventare sacrificio: dobbiamo diventare cioè una vita Fede e missione negli scritti dell assistente sociale di Ivry La profezia di Madeleine Per richiamare la presenza di Dio nel mondo basta un cespuglio di spine data a servizio della fede, a servizio della vita stessa di Dio» (pag. 171). Si coglie la voce di Madeleine Delbrêl attraverso il suo stile. Non è, in effetti, la voce di Gesù. È piuttosto la voce di Mosè, o quella di Giovanni Battista, forse quella di Elia. Questa donna, che è stata afferrata da Dio pregandolo, si sente incaricata di una missione profetica che la supera. Ciò che la preoccupa nel più intimo di se stessa è vivere, all interno della sua solitudine, questa vocazione radicale per Dio in mezzo agli altri, che lo ignorano, lo trascurano o lo rifiutano. Ma l imp ortante non è la constatazione di questa pocoa capirechi èma- deleine, quali sono i deserti immensi in cui ha vissuto e in cui noi viviamo, anche se il marxismo non va più alla conquista del mondo. Bisogna aggiungere che lo stile di Madeleine è a sua immagine: non leggero ma ardente, spesso ruvido, uno stile che cerca di padroneggiare ciò che rischierebbe di esplodere troppo violentemente, che si adignoranza, di questa trascuratezza o di questo rifiuto, l importante è convertirsi, volgersi verso Dio a nome di tutti. È ovvio che una tale passione per Dio è molto impegnativa, e afferra e anima l intera esistenza, ma può divenire anche molto nascosta, senza alcun risultato immediato. E forse è normale che, cinquant anni dopo la sua morte, sopraggiunta a Ivry nel 1964, noi iniziamo a poco a dolcisce talvolta attraverso immagini semplici, ed è uno stile che fa parte di una sorta di dialogo al tempo stesso con Dio e con le persone che Madeleine incontra tutto il santo giorno nelle strade e nelle case di Ivry, e anche in municipio. È uno stile che lascia intuire sia i moti del cuore sia quelli dell intelligenza. E se mai si ritenesse che gli appelli di Madeleine rischino di allontanarci dalla «gioia del Vangelo», bisognerebbe ascoltare gli avvertimenti espressi da Papa Francesco riguardo a questa vita cristiana vissuta lontano dalla croce di Cristo: «A volte sentiamo la tentazione di essere cristiani mantenendo una prudente distanza dalle piaghe del Signore. Ma Gesù vuole che tocchiamo la miseria umana, che tocchiamo la carne sofferente degli altri. Aspetta che rinunciamo a cercare quei ripari personali o comunitari che ci permettono di mantenerci a distanza dal nodo del dramma umano, affinché accettiamo veramente di entrare in contatto con l esistenza concreta degli altri e conosciamo la forza della tenerezza» (Evangelii gaudium, n. 270). Madeleine faceva valere con passione questa stessa esigenza del contatto reale, intimo e vissuto al tempo stesso con il Dio vivente e con gli uomini, chiedendo a ogni cristiano di essere come il garante di coloro che non hanno voce per Dio : «Povero a nome dei poveri, egli non si ricorderà nemmeno più da un istante all altro dell oscura forza di cui dispone. Adorando senza forza, senza apparenze esteriori, ma mettendo in collegamento, da uomo religioso, con le mani aggrappate alle spalle del suo Signore, i piedi piantati in una folla a nome e a vantaggio della quale crede, spera e ama, egli darà alla gloria divina il solo posto che le convenga tra il primo e il secondo Comandamento del quale dovrà essere l autentico obbediente: la realtà di un uomo che per proprio conto e per quello di tutti gli altri della terra, pubblicamente preferisce Dio» (pag. 159). È difficile esprimere con più forza e rigore l essenziale della missione cristiana, della sua dinamica interiore e della sua pratica che non fa appello ad atti straordinari, bensì alla messa in opera ordinaria dell amore di Dio manifestato in Gesù Cristo. Madeleine Delbrêl è morta poco più di cinquant anni fa, nell'ottobre Questa città marxista, terra di missione è il suo libro principale, quello da lei scritto come una riflessione globale sullo scontro fra il mondo cristiano e il mondo marxista. E stato pubblicato nel 1957, ed essa lo aveva elaborato a lungo per parecchi anni, tenendo conto dei consigli di monsignor Pierre Veuillot, che, a causa delle sue responsabilità alla Segreteria di Stato del Vaticano, aveva molte ragioni per misurare la posta in gioco di questa pubblicazione. Sarebbe inutile negarlo: i tempi che dobbiamo vivere in questo inizio del XXI secolo, soprattutto nei nostri Paesi cosiddetti occidentali cioè in società plasmate da tradizioni cristiane, ma che non lo sono più sono tempi che mettono a dura prova. La sfida da raccogliere non consiste solo nell analizzare le cause e gli effetti di quella che ieri era detta «scristianizzazione» e oggi è detta «secolarizzazione». La sfida dipende soprattutto dal modo in cui i cristiani affrontano queste evoluzioni probabilmente irreversibili. È forse possibile capire che questi tempi faticosi per la missione cristiana sono anche tempi nuovi per vivere e annunciare Cristo e la gioia del Vangelo di Cristo, soprattutto se questo Vangelo non è ridotto a una morale che si limiti a denunciare il male del mondo? Di fronte a questa domanda, l esp erienza e la riflessione di Madeleine Delbrêl sono ugualmente profetiche. A Ivry, già nel 1950, sa bene che la chiesa non è più il centro della città e soffre nel constatare che i parrocchiani cattolici tendono a ripiegarsi su se stessi, ignorando coloro che sono vicini a loro e non «vengono più in chiesa». Lei non si perde in critiche. Non si lamenta dei danni già molto visibili della secolarizzazione. Non sogna «soluzioni pastorali». Ha compreso l importanza di un opera di «trivellazione», come pure di quelle che chiama «missioni in profondità», di cui Teresa di Lisieux le sembra essere la nuova patrona. Di fronte a queste esigenze così nuove dell evangelizzazione, Madeleine non raccomanda alcun metodo, bensì un atto radicale di fiducia nella capacità di inventiva di cui la fede in Dio è p ortatrice. Madeleine non ha fondato nessuna famiglia religiosa, nessun istituto secolare. È andata spontaneamente e in modo molto tenace ai fondamenti stessi della fede e dell evangelizzazione. Ha compiuto, con un vigore e una fedeltà indistruttibili, senza risparmiare le forze fisiche e la sua sensibilità facilmente ferita, una sorta di pellegrinaggio alle sorgenti vive di ciò che lei chiama la redenzione e la missione di redenzione che è quella della Chiesa di Cristo. A modo suo, Madeleine Delbrêl occupa fra noi un posto paragonabile a quello che ella stessa riconosceva a Teresa di Gesù Bambino: è vissuta in uno spazio limitato nella città di Ivry, e in un contesto politico e sociale molto particolare, dal Fronte popolare del 1933 alla fine della guerra fredda. Ma, all interno di questi limiti, testimonia queste «missioni in profondità» che non riguardano solo le relazioni fra la Chiesa e il mondo, bensì l alleanza di verità, vita e bontà che tutti gli uomini sono chiamati a scoprire, e di cui alcuni sono i profeti, come lo è stata e lo rimane lei. di SI LV I A GUIDI «Ho comprato tutto quello che ho trovato su di lei racconta l attrice Elisabetta Salvatori, parlando del suo innamoramento artistico per Madeleine Delbrêl mi sono fatta mandare le fotografie della casa di Ivry, del suo tavolo, del giardino, ho ascoltato Edith Piaf che le piaceva, ho guardato i futuristi, e Modigliani e Picasso, che hanno vissuto la stessa Parigi. Ho chiesto se andava in bicicletta, se fumava. Sì, fumava e quando qualcuno andava a parlare con lei, per prima cosa accendeva una sigaretta, fumava e stava zitta. In quel silenzio pregava per la persona che aveva davanti». La curiosità di Elisabetta e la passione che mette in ogni suo lavoro teatrale hanno dato vita a uno spettacolo, Come gli scambi del treno, andato in scena, dopo il debutto nell aprile scorso, anche durante l ultima edizione della Festa del Teatro di San Miniato. Il teatro resiste come un divino anacronismo, diceva Orson Welles. Non solo resiste ma è più vivo che mai. Dopo San Miniato e Radicondoli (dove ho portato Scalpiccii sotto i platani sui giorni che precedettero l eccidio di Sant Anna di Stazzema, nell agosto 1944) alla vigilia di Ferragosto sono stata a Pavana, davanti al mulino di Francesco Guccini, a raccontare quattro storie di viaggi di cui una è scritta da lui. Tante piccole cose di cui sono grata a questo lavoro, che mi ha fatto incontrare anche Madeleine. Com è avvenuto l incontro con la Delbrêl? Non la conoscevo, me ne parlò don Luciano Luppi a Siena, era la prima volta che vedevo anche lui, eravamo a un convegno su santa Caterina, avevo appena finito lo spettacolo su Caterina e Beatrice di Pian degli Ontani Piantate in terra come un faggio o una croce, la vita di una santa e di una poetessa. Si vede che gli era piaciuto il mio lavoro, perché subito mi propose di raccontare Madeleine. Quella è stata la prima volta che ho sentito parlare di lei, ma non «Come gli scambi del treno», lo spettacolo teatrale dedicato alla mistica francese Le vite degli altri ne rimasi particolarmente colpita. È accaduto tante volte, che dopo aver ascoltato la vita di Caterina da Siena, qualcuno del pubblico mi proponesse di raccontare di un altra santa, o dopo la strage di Sant Anna di Stazzema, di un altro eccidio. Credo che sia un bel segno e mi dispiace non riuscire ad accontentare tutte le richieste. Elisabetta Salvatori mentre interpreta Madeleine Delbrêl Dare voce a chi non ce l ha è davvero un lavoro prezioso Le vite degli altri, da poter raccontare, sono infinite e preziose. E spesso le scelgo secondo il bisogno che sento, secondo quello che sto attraversando nella mia vita, perché quelle vite cambiano e aiutano un pochino anche la mia. Ho raccontato storie di pittori, poeti, partigiani, mistiche, madri, lavoratori del marmo. L unica cosa che mi interessa è che siano storie vere. Ogni volta si apre un mondo. Anche nel caso di Madeleine? Sì; sono stata contattata da don Nico del centro vocazionale, che mi ha proposto di preparare uno spettacolo su di lei per il convegno dello scorso aprile (che aveva proprio lei, come tema). Mi sono presa un po di tempo per dare una risposta, ho cominciato a leggere qualcosa, Comunità secondo il Vangelo, Umorismo nell Am o re e un po di poesie, quelle più note. E mi ha agganciata. Madeleine ha vissuto solo sessant anni, eppure la sua sembra una vita lunghissima. Dal 1904 al 1963, quando è morta, ha attraversato così tanti cambiamenti. Era una bimba sveglia, figlia unica di una famiglia che stava bene economicamente ma dove i genitori non andavano d accordo, lei amatissima da entrambi. Aveva una vena poetica che il suo babbo ha alimentato: a quindici anni la portava in un salotto letterario di Parigi. Ambienti liberi, colti, fucine di pensieri. In casa sua non avevano una gran fede. Era un adolescente che voleva tutta la vita possibile, che vedeva la guerra, il dolore, e si aggrappava all arte, alla bellezza; è dura nei giudizi nei confronti del mondo, come lo sono i ragazzi. Ed è convinta che Dio e l amore non esistano. Dovrà ricredersi: a diciannove anni, durante l estate, lei che pensava che la vita non potesse stupirla, prima s innamora, poi scopre Dio. Quando è scattata la scintilla per la nascita dello spettacolo? L ho sentita subito vicina per l epoca, per il modo creativo, femminile e leggero di vivere la quotidianità e la fede. Nella sua vita non c è nulla di straordinario, se non lo straordinario che è in tutte le vite. Si è fatta una domanda semplice: «Come posso fare a vivere il Vangelo oggi?» e la risposta l ha trovata guardando il mondo con occhi innamorati e vedendo il mondo abitato ovunque da Dio. Si accorge che nel volto di un suonatore ubriaco, di un bimbo pallido o di una donna stanca c è un santuario, sente Dio che danza con la vita, anche quella in disparte, anche quella che non ha l abito adatto. Ed ecco che per lei la metropolitana, la strada diventano luoghi di preghiera e la chiesa non è più uno spazio chiuso ma è un prolungamento del cuore; è una carezza necessaria, un sorriso. È libera e lucida: unisce la fede al gusto per la bellezza, non ha pregiudizi nei confronti degli atei, e non ha pregiudizi politici....anche nel suo lavoro di assistente sociale. Alla periferia di Parigi, in un quartiere industrializzato, la capitale politica del partito comunista. Le raccomandano di stare lontana da questi ambienti, considerati pericolosi per la fede, invece anche attraverso questi contatti la sua fede si rafforza, si rinnova, diventa più creativa. Lavorerà fianco a fianco con chiunque, presto avrà la stima e l affetto della gente di Ivry, sarà un punto di riferimento. Scrive un trattato sulla tenerezza, questa parola che Papa Francesco usa spesso e che ce lo rende vicino e caro. Per Madeleine la tenerezza è un valore, e lo sono anche la gioia e la felicità.

5 mercoledì 19 agosto 2015 L OSSERVATORE ROMANO pagina 5 La loro voce è voce di lamento gemito d i m p l o ra z i o n e E le cifre spaventose ci dicono la sproporzione sconfortante fra l enormità dei malanni e l inadeguata misura dei soccorsi In un autografo in parte inedito di Paolo VI Quel grido doloroso dei profughi N oi vi dobbiamo ancora una volta parlare delle sofferenze altrui, confidando nella vostra comprensione e nella vostra generosità. Il nostro ministero ci obbliga a diventare interpreti di bisogni immensi, che non lasciano tranquilla la coscienza a cui arriva la loro voce; è voce di lamento, gemito d implorazione. È quella dei Profughi. Profughi e popolazioni del Pakistan orientali; sono milioni di esseri umani in condizioni di estrema necessità. Disgrazie su disgrazie si sono rovesciate su quella poverissima gente. Le notizie non mancano, e ci danno cifre spaventose, e ci dicono la sproporzione sconfortante fra l enormità dei malanni e l inadeguata misura dei soccorsi. Occorre svegliare il senso di umanità del mondo, ci hanno detto, per salvare la vita a innumerevoli esseri umani sull orlo della morte. Le opere pubbliche e private anche le nostre, sono all opera; ma come possono impedire le conseguenze di calamità superiori ai loro mezzi? Non sembra esagerato attendere che il mondo s impietosisca, e mandi gli aiuti indispensabili: viveri, indumenti, medicine, denaro. E perfino persone volonterose che si mettano disposizione dell avventura pietosa e coraggiosa del samaritano evangelico. Vengono le vertigini al pensiero che anche in altri Paesi della terra, vicini e lontani si trovano in analoghe condizioni, sebbene non così gravi come quelle segnalate. Vogliamo dedicare questo mese al soccorso dei Profughi e delle vittime delle disgrazie collettive nel mondo? Come si fa? Noi pensiamo che le iniziative benefiche già operanti in vari luoghi e in varie forme ce lo diranno. Noi ora diciamo che il bisogno è così grande da creare una questione di giustizia; e che la carità deve, almeno in qualche misura, risolvere, secondo il suo metodo, con sacrificio e con prontezza. Noi lanciamo questo grido doloroso sperando e pregando. Nel 1971 l esodo di milioni di pakistani Marzo La guerra civile che incendia il Pakistan orientale spinge verso le frontiere con l India la popolazione in fuga dai massacri. Nel giro di sei mesi l esodo assume proporzioni senza precedenti: otto milioni di profughi, tra i quali ottocentomila bambini, trovano scampo nella regione del Bengala occidentale, dopo aver percorso a piedi centinaia di chilometri attraverso la giungla e le paludi. Si ammassano in campi e tendopoli affollati, in baracche, in ricoveri di fortuna. Hanno bisogno di tutto. A centinaia muoiono ogni giorno di fame. Una tragedia immane che scuote la comunità internazionale e spinge la Chiesa alla mobilitazione attraverso l impegno delle sue istituzioni caritative, soprattutto Cor Unum e Caritas. Paolo VI segue con animo addolorato l evolversi della situazione, che si aggrava col passare dei giorni. E all inizio dell autunno, quando la fine della stagione dei monsoni e l incombere dell inverno rendono concreta la minaccia di una catastrofe umanitaria, decide di lanciare un appello alla coscienza del mondo. Ne prepara di suo pugno il testo: due pagine scritte a penna che riproduciamo in questa pagina ritrovate ora nell archivio della Prefettura della Casa pontificia insieme alla documentazione riguardante l udienza generale del 29 settembre In realtà Papa Montini utilizzò la prima parte e la frase conclusiva del testo per l Angelus del 3 ottobre, lanciando in quell o ccasione l iniziativa di una giornata mondiale di preghiera per i profughi, in particolare per i bambini, da celebrare la domenica successiva. È inedito, invece, l ultimo capoverso dell autografo, nel quale il Pontefice si chiedeva se non fosse il caso di dedicare l intero mese «al soccorso dei profughi e delle vittime delle disgrazie collettive nel mondo». (francesco m. valiante) Per ricordare don Ciccio Orfani di un prete di LU C E T TA SCARAFFIA È morto il confessore del cardinale Bergoglio Padre Berislao Ostojic, sacerdote dell Istituto dei missionari francescani croati che fino al 2013 è stato il confessore del cardinale Jorge Mario Bergoglio, è morto sabato scorso a Hurlingham, città dell Argentina, capoluogo dell omonimo partido nella provincia di Buenos Aires. Le esequie si sono svolte lunedì 17 presso l Istituto Cardenal Stepinac. Poco tempo fa in una lettera al fratello Mario Marcos padre Ostojic scriveva che «Bergoglio è un innamorato di Cristo e anche se non smetterà mai di essere gesuita avrà sempre un cuore francescano». Padre Berislao (Berislav) Ostojic, 68 anni, era nato in Austria e come suo fratello era stato ordinato prete a Modena. Lascia tanti orfani don Ciccio così tutti chiamavano monsignor Francesco Ventorino, spentosi il 17 agosto dopo una lunga e dolorosa malattia perché tanti siamo, grazie alla sua grande generosità, gli amici diventati anche figli spirituali. Tanti ad aver conosciuto l affetto traboccante dai suoi grandi occhi neri che si accendevano appena ci vedeva e le braccia che si aprivano, e non per un saluto formale: era un accoglienza vera, profonda, quella che ci faceva sentire. I suoi occhi attenti ci leggevano dentro, ma ci sentivamo amati lo stesso, per come eravamo, nei nostri limiti e nelle nostre contraddizioni. Don Ciccio ci amava tutti, e sapeva farlo sentire con un calore e una forza che pochi hanno. Tutte le volte che mi capitava di incontrarlo a Catania o in qualche luogo dove lo portava una vita che per molti anni è stata piena di spostamenti, oppure quando trovava un buco di qualche ora per venirci a trovare a casa sentivo il calore e la profondità di questo incontro, anche prima di uno scambio di pensieri e di parole. Don Ciccio credeva fortemente nell amicizia, in quel legame elettivo fra esseri umani che, come lui sapeva, solo può illuminare la vita, e arrivare talvolta a cambiarla. E sapeva che le amicizie vanno coltivate, nutrite costantemente, intessute di preghiere reciproche. Solo così diventano il punto di forza sul quale appoggiarsi anche nei momenti del dolore, dell incertezza e dell angoscia. Non ho mai visto un prete entusiasta della sua scelta come lui. E ogni fase della sua vita è stata vissuta come un segno, un compito affidatogli da Dio, che lui cercava di svolgere nel migliore dei modi. Così è stata la scelta di entrare in Comunione e liberazione della quale lo definirei quasi cofondatore al seguito di un gruppo di allievi nei quali aveva visto riaccendersi la luce della fede e dell evangelizzazione. Ma anche se parlava di loro come del suo popolo, della sua gente, e sempre con entusiasmo, non ha mai fatto nulla per spingermi a farne parte, neppure in forma di implicita propaganda. Don Ciccio era innanzi tutto un prete, e come prete si poneva davanti a ciascuno, prescindendo dalla sua appartenenza al movimento. Un prete moderno nell entusiasmo e nell apertura al nuovo, ma saldamente ancorato alla dottrina della Chiesa, sulla quale non transigeva. Sapeva essere anche severo, se lo riteneva necessario, come ogni vero educatore. Riteneva molto importante, per la vita spirituale dei suoi amici, il pellegrinaggio in Terra santa e quasi ogni anno, fin che ha potuto, ne ha guidato uno. Ho avuto la fortuna di seguirlo in questo percorso, e di trovare, al suo fianco e per suo tramite, la freschezza del messaggio evangelico nei luoghi dove venne proclamato. Non diceva cose particolari don Ciccio, anche se niente di banale e di scontato è mai uscito dalla sua bocca: fondamentale era condividere il pellegrinaggio con lui, immettersi nella sua frequenza si potrebbe dire e così scoprire quanto Gesù, nella sua realtà umana e divina, sia presente in quei luoghi. Negli ultimi anni don Ciccio, già molto affaticato dalla malattia e messo da parte dal movimento un evidenza che però si guardava bene dal commentare aveva iniziato una nuova missione, che lo appassionava e riempiva di soddisfazione: era diventato cappellano del carcere di Catania. E lì il suo grande sorriso, la sua fiducia nella bontà nascosta in ogni essere umano, la sua capacità di leggere i cuori e di consolarli, avevano fatto miracoli: si susseguivano battesimi e matrimoni, conversioni imprevedibili, condivisioni di dolori e di aspirazioni. Il vecchio prete, prigioniero della sua malattia, si trovava perfettamente a suo agio con quegli uomini duri e al tempo stesso sofferenti, spesso non italiani e neppure cristiani, chiusi nelle mura del carcere. Lì ritrovava il senso profondo della sua vocazione, ancora una volta la conferma del suo essere soprattutto prete. Ha scritto libri, alcuni di teologia morale, altri dedicati a ricostruire la storia, e soprattutto lo spirito, del movimento di Comunione e liberazione nel periodo in cui si era identificato con esso, e articoli per questo giornale. E ha insegnato per La vita e i libri Nato a Catania nel 1932, Francesco Ventorino venne ordinato prete nel Aveva conseguito nel 1963 il dottorato in filosofia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma e nel 1975 la laurea in filosofia all università di Perugia. Aveva ricoperto diversi ruoli di responsabilità all interno del movimento di Comunione e liberazione, nell amicizia fedele a don Luigi Giussani del cui carisma si era fatto tramite. Dal 2013 era assistente spirituale presso la Casa circondariale di Piazza Lanza in Catania, come ha raccontato anche in un articolo pubblicato sull Osservatore Romano del 19 febbraio Fra i suoi scritti filosofici alcuni sono stati raccolti nel volume Echi di un avvenimento (Cusl, La Traccia, Catania, 1992). Mentre tra le edizioni Itaca figurano Le grandi questioni. Appunti di Metafisica (Castel Bolognese, 1992); Moralità e felicità. Appunti di Etica (Castel Bolognese 1995); Dalla parte della ragione (Castel Bolognese, 1997). Particolarmente fecondo per la sua produzione scientifica è stato l incontro con il costituzionalista Pietro Barcellona, con il quale ha pubblicato nel 2009 L ineludibile questione di Dio (Marietti 1820) e nel 2008 La lotta tra diritto e giustizia al quale ha partecipato anche Andrea Simoncini (Marietti 1820). Dal dialogo che don Ciccio, come tutti vari anni storia e filosofia nelle scuole secondarie e teologia nell istituto teologico catanese. Ma nonostante questo definirlo un intellettuale sarebbe una limitazione: lui stesso ne avrebbe sorriso con bonaria ironia. Da quando, a undici anni, era entrato nel seminario minore, don Ciccio è stato soprattutto un prete. Un buon prete. amavano chiamarlo, instaurava con chiunque lo incontrasse sono nati tre libri, frutto di sue meditazioni, riflessioni o esercizi spirituali: Ministero della bellezza. Il sacerdozio cattolico; Stare dove egli è ( e s e rc i z i predicati ai monaci della Cascinazza) e Amicizia coniugale, editi da Marietti 1820 rispettivamente nel 2011, nel 2009 e nel Da ricordare anche l amicizia di don Ciccio con alcune coppie che avevano improvvisamente perso un figlio. Da serrati dialoghi è nato un rapporto fecondo che si è allargato nel tempo, come racconta Felice Achilli nel suo Le infradito blu (Castel Bolognese, Itaca, 2013). Negli ultimi anni si era dedicato ad alcuni saggi di approfondimento sulla figura di Luigi Giussani con contributi come Luigi Giussani. La virtù dell amicizia (2011); Luigi Giussani. La virtù della fede (2012); Luigi Giussani. Il coraggio della s p e ra n z a (2013); Luigi Giussani. Il dono della carità (2013) editi da Marietti 1820, e Luigi Giussani. La sfida alla modernità uscito presso Lindau nel È stato inoltre autore di diversi articoli scientifici su «Communio», «Nuovo Areopago» e «Synaxis» e ha scritto numerosi interventi ed editoriali per L Osservatore Romano e altri giornali. (pierluigi banna)

6 pagina 6 L OSSERVATORE ROMANO mercoledì 19 agosto 2015 La preghiera del cardinale arcivescovo di Seoul Per la riconciliazione della Corea SEOUL, 18. Un auspicio affinché le due Coree possano un giorno riappacificarsi e vivere unite e riconciliate vincendo le diffidenze, l astio, le politiche di chiusura e le minacce, è stato espresso dal cardinale Andrew Yeom Soo-jung, arcivescovo di Seoul, durante l omelia pronunciata per la festa dell Assunzione nella cattedrale dell Immacolata. Ricordando il settantesimo anniversario della fine della seconda guerra mondiale, con la liberazione dal dominio giapponese e la conseguente divisione fra Nord e Sud Corea, il porporato ha sottolineato quanto sia difficile per la popolazione vivere questa situazione. «È una realtà dolorosa ha detto che un unico popolo, che parla la stessa lingua, si sia diviso uno contro l altro per settanta lunghi anni. Vi sono state molte complicazioni, ma non abbiamo mai fermato i nostri sforzi per la riconciliazione e la pace». Proprio un anno fa, Papa Francesco arrivan- Pellegrinaggio di 100 giorni nello Stato indiano dell Uttar Pradesh Pa c e tra le religioni MUMBAI, 18. Con l obiettivo di sensibilizzare l opinione pubblica sull incremento delle violenze a sfondo religioso nello Stato indiano dell Uttar Pradesh, è partito sabato scorso da Varanasi il Tyagarchana Shanti Yatra (Tsy), un pellegrinaggio di pace di cento giorni, a cui partecipano rappresentanti di diverse religioni. Ad accompagnare i pellegrini, provenienti da ogni parte dell Uttar Pradesh, ci sono anche i membri del Dharma Bharathi Navsrishti International e gli artisti del Prerana Kala Manch, compagnia teatrale del centro culturale cristiano Vishwa Jyoti Communications. La prima fase del pellegrinaggio riferisce AsiaNews è iniziata in occasione del sessantottesimo anniversario della festa dell indipendenza indiana, con un Tyagarchana Mahayagya, quattro ore di digiuno e preghiera. L Uttar Pradesh, lo Stato più grande e popoloso dell India (centosettantacinque milioni di persone), è stato scelto come unica meta di pellegrinaggio perché è il territorio dove si sono verificati più casi di violenza di matrice religiosa nel 2013: oltre duecentocinquanta, soprattutto tra indù e musulmani. Il prossimo anno si terranno le elezioni nello Stato, e il timore è che il mondo politico possa usare la religione per polarizzare ancora di più la società. In un comunicato, padre Anand, coordinatore della manifestazione pacifica, ha spiegato quanto sia importante il pellegrinaggio. «È per questo ha detto che è fondamentale preparare i comuni cittadini sulla necessità di mantenere la pace e l armonia in ogni situazione di crisi». Al fine di promuovere l unione nella diversità e nella composita cultura dell India, durante il pellegrinaggio si terranno manifestazioni, seminari, programmi culturali e veglie di preghiera. Eletta al termine dell assemblea annuale a Houston Mary Pellegrino alla guida della Lcwr HOUSTON, 18. «Considero un privilegio assumere questo importante incarico. È davvero un grande momento». È quanto ha dichiarato madre Mary Pellegrino, eletta venerdì scorso presidente della Conferenza delle superiore religiose degli Stati Uniti (Leadership Conference of Women Religious, Lcwr). La nomina è avvenuta nel corso dell assemblea annuale svoltasi a Houston, in Texas, in un clima di rinnovata fiducia e comunione ecclesiale La Leadership Conference of Women Religious è costituita da religiose cattoliche che sono a capo delle proprie congregazioni. Le comunità aderenti rappresentano circa l 80 per cento delle quasi cinquantamila religiose di tutto il Pa e s e. Alla conferenza annuale di Houston hanno preso parte si legge sul sito globalsistersreport.org circa 800 dei quasi 1400 membri del gruppo. Mary Pellegrino, che appartiene alle suore di San Giuseppe, ha conseguito un master in educazione religiosa alla Fordham University e un master in spiritualità cristiana alla Creighton University. Attualmente sta svolgendo il suo secondo quinquennio come moderatrice della sua comunità. La religiosa è intervenuta e ha scritto su una varietà di argomenti legati alla vita consacrata contemporanea, alle vocazioni, al ministero della formazione e alla questione della leadership. Nel programma, madre Pellegrino ha affermato che l obiettivo per la Leadership Conference of Women Religious, per i prossimi tre anni, è di continuare a imparare e allo stesso tempo rimanere guide spirituali, attraverso il discernimento dell uso più appropriato dell autorità morale. Secondo la nuova presidente l organismo dovrà continuare a integrare il processo contemplativo in tutto il lavoro dell o rg a n i z z a z i o n e. Lo scorso 16 aprile una delegazione della Leadership Conference of Women Religious era giunta in Vaticano per incontrare la Congregazione per la dottrina della fede, ed era stata ricevuta in udienza dal Pa p a. do a Seoul dedicò il suo primo intervento alla riconciliazione della penisola. «La ricerca della pace da parte della Corea è una causa che ci sta particolarmente a cuore», ha aggiunto l arcivescovo, anche perché «si tratta della perenne sfida di abbattere i muri della diffidenza e dell odio promuovendo una cultura di riconciliazione e di solidarietà». Tuttavia, ha detto ancora, il giorno dell unità non è ancora arrivato: «Conflitti, divisioni, odio crescono in tutta la società. Per questo dovremmo sforzarci di più per l unificazione pacifica fra il Nord e il Sud della Corea, dovremmo continuare a lavorare per la comunicazione e l integrazione della società coreana. Sull esempio di Maria, dovremmo credere nel Signore, che mai ci lascia senza speranza, anche nell ora più buia, perché nulla è impossibile a Dio». Con la fine della seconda guerra mondiale, il 15 agosto 1945 la Corea è stata liberata dal dominio giapponese. La data è anche quella della festa dell Assunzione di Maria. Per questo la Chiesa in Corea considera la liberazione come un dono della beata Vergine. Secondo il cardinale Yeom Soo-jung, la cosa importante da fare è pregare: «In questo tempo di divisione ha infatti esortato dovremmo pregare di continuo per la riconciliazione e la pace nella penisola coreana, per la pace in Asia, e per la pace nel mondo». Lo scorso 9 agosto una giornata di preghiera vissuta congiuntamente dai cristiani di entrambi i lati del confine era stata promossa dal World Council of Churches. «Attraverso la preghiera ha spiegato il porporato la nostra nazione sarà capace di nuovi passi di pace e riconciliazione, lasciandosi dietro ogni divisione e odio. Dovremmo anche tradurre le nostre preghiere in azioni. Offrendo aiuto e sostegno ai nostri fratelli e sorelle nordcoreani, noi seminiamo dei semi di pace e riconciliazione. È tempo per entrambi i Governi ha aggiunto di iniziare un dialogo di collaborazione, una politica di pace, la denuclearizzazione, fino alla futura prosperità. Per attuare la pace di Dio, abbiamo bisogno di determinazione e coraggio per compiere il bene comune e non pensare solo ai propri interessi». Infine, il porporato ha esortato tutti affinché «la benedizione del Signore si diffonda su di noi e guarisca le ferite e il dolore della divisione. Possa il Signore donarci il coraggio e la forza per compiere la pace e l unificazione della nostra nazione». Te s t i m o n i della carità in Brasile BRASILIA, 18. Apprezzamento ai diaconi permanenti per il loro prezioso servizio alla Chiesa in Brasile e un ringraziamento alle loro famiglie che collaborano a questo particolare ministero è stato espresso da monsignor Jaime Spengler, arcivescovo di Porto Alegre e presidente della commissione per la pastorale dei ministeri ordinati e la vita consacrata della Conferenza episcopale brasiliana. In un messaggio, l arcivescovo focalizza l attenzione sulla speciale testimonianza che i diaconi sono chiamati a dare alla società e il contributo che quelli sposati offrono alla vita familiare, in virtù della duplice dimensione sacramentale che caratterizza il loro ministero. «Il diacono afferma il presule testimonia la presenza viva della carità di tutta la Chiesa e contribuisce all edificazione del Corpo di Cristo, raccogliendo a unità gli uomini ancora dispersi, promuovendo il senso comunitario e lo spirito della famiglia. La sua missione è di andare incontro alle persone di tutte le religioni, etnie, classi o condizioni sociali, facendosi servo di tutti come Gesù». Dalla Chiesa in Italia l appello ad affrontare la sfida dell immigrazione Emergenza che riguarda tutti GE N O VA, 18. «Quando vediamo centinaia, migliaia di persone, esseri umani uomini, donne, bambini che affrontano i viaggi della morte per arrivare in Paesi lontani dal proprio non possiamo non concludere che questo problema è un e m e rg e n - za veramente umanitaria, una tragedia dell uomo». Lo ha detto il cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), incontrando ieri i cinquanta profughi ospitati nel seminario arcivescovile del capoluogo ligure. L o ccidente, ha rimarcato Bagnasco, «deve affrontare seriamente e trovare vie di soluzione efficaci a questa tragedia immane, a queste persone che fuggono dai loro Paesi per guerra, violenza, carestia e cercano un futuro migliore», agendo non solo a livello europeo ma «internazionale e mondiale». In questo senso, il porporato si è domandato se «questi organismi internazionali, come l Onu, in modo particolare, che raccoglie il potere politico, ma sicuramente anche il potere finanziario, hanno mai affrontato in modo serio e deciso questa tragedia umana. È una vergogna, certamente, per tutta la coscienza del mondo, ma può essere e deve essere anche una sfida da affrontare con serietà». E, da parte Un sacerdote eritreo risponde alle richieste di aiuto Linea diretta con i barconi nel Mediterraneo ROMA, 18. «Durante la rivoluzione in Libia del 2011, mentre aiutavo via radio i migranti dei centri di detenzione a raggiungere la Tunisia, le varie emittenti hanno comunicato il mio numero a tutti gli ascoltatori». Don Mussie Zerai, sacerdote eritreo fondatore e presidente dell agenzia Habeshia, rete di volontari nata nel 2006 per dare sostegno ai migranti e i richiedenti asilo in Italia, racconta così i primi passi di quello che oggi è diventato un vero e proprio network telefonico che tenta di salvare il maggior numero di vite possibili tra quanti, in fuga da fame e guerre, rischiano la pericolosa traversata del Mediterraneo. Si tratta di Watch the Med- Alarm Phone ( ), l iniziativa che l agenzia Habeshia, con l aiuto di volontari provenienti da diverse nazioni europee, ha approntato per rispondere prontamente alle richieste di aiuto dei migranti in difficoltà in mare. «Appena arriva una telefonata spiega il sacerdote in un comunicato diffuso dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre ci assicuriamo che il telefono satellitare da cui ci chiamano abbia sufficiente credito, per poter continuare a avere un contatto diretto con il barcone. Poi segnaliamo la presenza dell imbarcazione in difficoltà alla guardia costiera italiana e maltese, a cui forniamo le informazioni raccolte». In alcune circostanze il telefono non smette mai di squillare, come nell ottobre 2013 in occasione della tragedia avvenuta al largo di Lampedusa. «Quel giorno ricorda ancora con dolore ho ricevuto telefonate da amici e parenti di pressoché tutte le 366 vittime». Un emergenza, quella degli immigrati nell acque del Mediterraneo, che sembra non conoscere sosta e che dall inizio del 2015, secondo gl ultimi dati, si calcola abbia fatto non meno di vittime. E, sempre più spesso, coloro che approdano sulle coste italiane sono soprattutto cristiani perseguitati in fuga dalle loro terre, Africa e Medio oriente. Negli ultimi cinque anni, assicura don Zerai, la loro percentuale è infatti aumentata di quasi un terzo. «Basta osservare l alta percentuale di cristiani in arrivo dalla Siria, da dove proviene il maggior numero di profughi che approdano in Italia». Anche tra gli iracheni vi sono molti cristiani, mentre tra gli eritrei il secondo gruppo per numero di migranti sono addirittura la maggioranza. «Molti dei nostri fratelli nella fede aggiunge il sacerdote responsabile dell agenzia Habeshia vengono dall Africa. Tanti sono nigeriani in fuga da Boko Haram, ma ora che diversi gruppi fondamentalisti iniziano ad agire in altre nazioni africane, vi è il rischio che sempre più cristiani siano costretti a emigrare». Del resto, proprio recentemente, anche l ultima edizione del Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo, realizzato da Aiuto alla Chiesa che soffre, aveva evidenziato come le persecuzioni a sfondo religioso che nella maggior parte dei casi riguardano i cristiani spingono sempre più persone nel mondo a emigrare. E quanti, a costo della vita, cercano rifugio sulle coste italiane evidentemente non fanno eccezione. sua, il presidente della Cei ha ricordato che, come Chiesa cattolica in Italia, «cerchiamo di corrispondere a questa situazione umanitaria, in collaborazione e su richiesta delle autorità competenti come meglio p ossibile». Una collaborazione messa in luce anche da monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano e segretario del Consiglio dei nove cardinali, che in un intervista al «Corriere della sera» del 12 agosto scorso ha ricordato l «ottimo dialogo tra la Chiesa cattolica, che mette a disposizioni strutture e mezzi, e tante amministrazioni locali in tutto il Paese». Anche se, evidenzia Semeraro, «l immigrazione non è un acquazzone che arriva improvvisamente, non è una fatalità. È il frutto di tante scelte egoistiche compiute nei Paesi di origine e altrove. La causa è nel rapporto tra un occidente pingue e l enorme numero di persone che non riescono a sopravvivere in altri continenti. Sono persone affamate o anche perseguitate, malate. Quindi è d obbligo ragionare. Non basta un semplice rifiuto emotivo». Occorre, insomma, ha detto a Radio Vaticana monsignor Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes, qualcosa di simile a «un Piano Marshall per l Africa che possa effettivamente dare gli strumenti necessari a questi Paesi, per uno sviluppo che è una delle categorie importanti su cui la Chiesa da sempre lavora». L invito, ha ricordato il vescovo segretario generale della Cei, Nunzio Galantino, su «Avvenire» del 14 agosto scorso, è quello a una «vittoria sull indifferenza» che è poi quanto «ci chiede ogni giorno Papa Francesco nel suo ministero, non di rado frainteso o compreso unicamente in chiave politica o partitica. Il suo insegnamento ci riporta al centro stesso del messaggio cristiano, che impedisce, a chi lo voglia accogliere e vivere, di voltare le spalle davanti ai bisognosi». L Arcivescovo di Catania, S.E. Monsignor Salvatore Gristina, la Chiesa di Catania e il movimento di Comunione e Liberazione comunicano che, lunedì 17 agosto FRANCESCO PIO VENTORINO S a c e rd o t e è tornato alla casa del Padre. La camera ardente sarà aperta presso la parrocchia di Santa Maria di Gesù di Catania: martedì 18 dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 22; mercoledì 19 dalle 9 alle 13. I funerali si svolgeranno mercoledì 19 agosto, alle ore 16.30, nella Cattedrale di Catania. La Madonna delle Grazie, che egli ha sempre invocato, lo accolga in Paradiso. S.E. Monsignor Luigi Negri, Presidente e il dott. Marco Ferrini Direttore della Fondazione Internazionale Giovanni Paolo II partecipano commossi al dolore per la morte di don FRANCESCO VENTORINO detto don Ciccio Ne ricordano la straordinaria intensità umana e cristiana con cui ha servito in umiltà e letizia la Chiesa e in particolare Monsignor Luigi Giussani e il movimento di CL. Educatore instancabile ha saputo attraverso sé attrarre a Cristo intere generazioni. Grazie per quel che ci hai insegnato comunicandoci la fede e la carità verso tutti. Carissimo don CICCIO dopo una vita tutta spesa nell a rd o re per Cristo hai finalmente raggiunto don Giussani nella gloria del Padre nostro. Con immensa gratitudine guardiamo alla tua fede intensa e alla tua testimonianza accogliente di tutto e di tutti. In questi ultimi tempi di sofferenza abbiamo tanto pregato per il compimento del tuo destino di sacerdote. Ora preghiamo te di continuare a custodire e incoraggiare il nostro cammino nel Movimento verso quel bene eterno che tu hai tanto amato e c e rc a t o. I tuoi amici Antonio, Chiara, Consuelo, Giuseppe, Lucia, Maria José, Michele, Roberto con i loro figli. Roma, 18 agosto 2015

7 mercoledì 19 agosto 2015 L OSSERVATORE ROMANO pagina 7 Un capo della tribù Kambeba saluta il vescovo Sánchez Sorondo durante la messa celebrata nella zona rurale di Manaus Per quindici anni primate d Ungheria La morte del cardinale László Paskai Il vescovo Sánchez Sorondo presenta la «Laudato si» in Amazzonia Leggendo l enciclica sulle rive del Cueiras Amazzonia. Nel polmone verde del pianeta, nelle sue bellezze messe in pericolo dai cambiamenti climatici e dai miopi interessi economici delle multinazionali, si trova ben sintetizzato il concetto di «ecologia integrale» sostenuto da Papa Francesco nella Laudato si. «È ben nota si legge al punto 38 dell enciclica l importanza di questi luoghi per l insieme del pianeta e per il futuro dell umanità»; eppure queste foreste vengono bruciate o rase al suolo per accrescere coltivazioni intensive e «in pochi anni si perdono innumerevoli specie, o tali aree si trasformano in aridi deserti». Interessi economici internazionali si scontrano con i diritti delle comunità locali e gli effetti negativi del riscaldamento globale e dell inquinamento diffuso si riversano innanzitutto sulla qualità della vita delle popolazioni più povere. Significativa quindi l iniziativa che si è svolta la scorsa domenica, 16 agosto, nella zona rurale di Manaus, in Brasile, dove il vescovo Marcelo Sánchez Sorondo, cancelliere delle Pontificie Accademie delle scienze e delle scienze sociali, ha presentato alla comunità indigena Três Unidos la Laudato si, le questioni poste dal riscaldamento globale e il progetto per uno sviluppo sostenibile degli indios dell etnia Kamb eba. La cerimonia, con una messa celebrata dal missionario padre Sydney Dornelas, si è svolta in una piccola cappella sulle rive del fiume Cueiras, a sessanta chilometri dalla zona urbana di Manaus, all interno dell area di protezione ambientale Rio Negro. Il vescovo ha sottolineato come proprio l ingiustizia sociale e il degrado ambientale siano i due temi principali affrontati nella lettera. «L essenza del problema ha detto risiede nell uso dei combustibili fossili da parte della società contemporanea. La deforestazione è parte integrante di questo problema». Il fatto è che proprio coloro «che meno contribuiscono al consumo di combustibili soffrono le conseguenze» di uno sfruttamento illogico e per nulla lungimirante. Il messaggio di Papa Francesco è stato accolto dagli indigeni come un atto straordinario, come un modo ha spiegato il sovrintendente della fondazione Sustainable Amazonas, Virgilio Viana «per ringraziare tutte quelle persone che qui si prendono veramente cura della foresta». All incontro ha partecipato anche l attrice e attivista brasiliana Christiane Torloni, la quale ha definito questa iniziativa della Chiesa cattolica come realmente rivoluzionaria, uno stimolo per tutti, a prescindere dal credo religioso, ad alimentare «l amore per la nostra casa» e a capire che siamo «ognuno la parte di un tutto». Dello stesso tenore le dichiarazioni rilasciate in una recente intervista dal vescovo prelato di Xingu Erwin Kräutler il quale, parlando dell accoglienza della Laudato si in Amazzonia, ha detto: «L aspettavamo da tempo. L enciclica parla la stessa lingua che parliamo noi sacerdoti in Amazzonia, perciò ha suscitato un grande entusiasmo. È un testo scritto non solo per i fedeli cattolici ma per tutto il mondo». E ha aggiunto: «Il Papa ci chiede di cambiare stile di vita. Abbiamo reso il mondo una discarica, nessun Paese può sentirsi escluso». Intanto, proprio a Manaus è in corso, dal 17 agosto, la riunione del comitato esecutivo della Rete ecclesiale pan-amazzonica (Redpam), a un anno dalla sua fondazione. Tra i temi all ordine del giorno (l i n c o n t ro si svolgerà fino a sabato 22) anche il confronto sugli spunti di riflessione offerti dalla Laudato si. E l enciclica di Papa Francesco è anche al centro, nella capitale Brasilia, di una tre giorni che è stata inaugurata il 18 La fede in Dio che unisce cristiani e musulmani ci «obbliga a prenderci cura» della terra, il «magnifico dono che Egli a concesso a noi e, se Dio vuole, alle generazioni future». Un intervento urgente che sarà sicuramente più efficace «se noi credenti delle diverse comunità religiose riusciremo a trovare il modo di lavorare insieme». Con un messaggio inviato tramite il missionario John T. Brinkman, esperto del rapporto tra ecologia e religione e collaboratore del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del dicastero vaticano, ha manifestato solidarietà ai partecipanti al simposio sul cambiamento climatico che si è svolto a Istanbul il 17 e il 18 agosto. L incontro, organizzato dall Islamic Relief Worldwide insieme all Islamic Forum for Ecology and Environmental Sciences e a GreenFaith, ha coinvolto studiosi accademici, politici e attivisti musulmani, nonché rappresentanti delle Nazioni Unite, della società civile e leader di altre religioni in vista dei negoziati dell Onu sui cambiamenti climatici che si terranno a Parigi il prossimo dicembre. I lavori hanno portato alla stesura di una dichiarazione che evidenzia come agosto. La riunione è stata convocata dalla Commissione per la pastorale sociale della Conferenza episcopale brasiliana e prevede tavole rotonde, conferenze, dibattiti volti ad analizzare la congiuntura nazionale (ecclesiale, economica e politica) e informare sulle principali attività della Chiesa cattolica nei differenti settori. Tra gli obbiettivi, il lancio del progetto «Diritti sociali e salute» e la redazione di un documento con le linee di azione per il quadriennio José Joaquim Freire, «Indio Kambeba» (1787) Messaggio per il simposio islamico sul cambiamento climatico Sfida ecologica comune È morto nella mattina di lunedì 17 agosto il cardinale francescano ungherese László Paskai, arcivescovo emerito di Esztergom-Budapest. Il porporato, che aveva 88 anni, era ricoverato in ospedale da poco più di un mese, a seguito di un grave incidente automobilistico occorsogli in Austria. A Budapest gli era stato diagnosticato un tumore osseo ormai diffuso. Di recente era stato trasferito all ospedale San Ladislao, dove è morto. Nato a Szeged l 8 maggio 1927, era entrato nell ordine dei frati minori e aveva ricevuto l ordinazione sacerdotale il 3 marzo Eletto il 2 marzo 1978 alla Chiesa titolare di Bavagaliana e nominato amministratore apostolico di Veszprém, il 5 aprile aveva ricevuto l o rd i n a z i o - ne episcopale. Il 31 marzo 1979 era stato nominato vescovo di Veszprém. Il 5 aprile 1982 era divenuto arcivescovo coadiutore di Kalocsa e il 3 marzo 1987 arcivescovo di Esztergom-Budapest. Nel concistoro del 28 giugno 1988 Giovanni Paolo II lo aveva creato e pubblicato cardinale, del titolo di Santa Teresa al Corso d Italia. Il 7 dicembre 2002 aveva rinunciato al governo pastorale dell arcidiocesi. Le esequie si svolgeranno alle di sabato 22 agosto, nella ca t t e d ra - le di Esztergom-Budapest. Era nato nella zona sud-orientale dell Ungheria. I suoi genitori ebrei divenuti cattolici già prima della nascita del figlio m o r i ro n o nella tragedia dell olocausto. Entrato nell ordine dei frati minori, aveva iniziato gli studi teologici a Gyöngyös, concludendoli nel seminario di Budapest. Erano anni difficili in Ungheria. Nel 1950 erano stati sciolti gli ordini religiosi, definiti superflui e nocivi. Il cardinale József Mindszenty era stato incarcerato e tutta la Chiesa era sotto attacco. Anch egli, da francescano, aveva vissuto in prima persona le conseguenze di questa situazione, della quale avrebbe poi affidato un vivo ricordo alle pagine dell Osservatore Romano. «L attacco sferrato contro i religiosi raccontava in un articolo pubblicato il 20 luglio 2000 ebbe inizio con il trasferimento di una parte di essi in residenze forzate. La prima deportazione avvenne la notte dell 8 giugno 1950 quando, dai conventi vicini alla frontiera con la Jugoslavia, vennero trasferiti nei palazzi ecclesiastici situati al centro del Paese. Le deportazioni proseguirono (...) venivano eseguite di notte e di sorpresa. Lasciavano solo 15 o al massimo 30 minuti perché i religiosi potessero prepararsi al trasloco. Il comportamento di coloro che eseguivano le deportazioni era violento e crudele». I religiosi venivano lasciati senza mangiare e a nulla servirono le proteste dei vescovi, i quali dovettero sedersi al tavolo delle trattative e firmare un accordo due mesi dopo. «Il 7 settembre 1950 scriveva venne resa nota la legge secondo cui venne abrogato il diritto all attività degli ordini religiosi ungheresi. In tutto poterono continuare l attività quattro ordini religiosi che ebbero il diritto di far funzionare otto scuole superiori ma solo con un limitato numero di religiosi. Tutti gli altri religiosi e religiose dovettero abbandonare i conventi. Lo scioglimento degli ordini coinvolse circa persone e 600 conventi vennero nazionalizzati con tutti i loro valori». I religiosi, rimasti senza nulla, dovettero cercare una casa e un lavoro, molti riuscirono ad andare all e s t e ro soprattutto nel 1956, al tempo della rivoluzione. Invece «i religiosi ancora seminaristi poterono continuare i loro studi ancora per un po di tempo come seminaristi diocesani. Nel 1952 coloro che non erano ancora stati ordinati sacerdoti dovettero lasciare il seminario». Malgrado la persecuzione, nonostante le vessazioni e le condanne a pene detentive, la maggior parte dei religiosi era rimasta fedele alla propria vocazione. Tra questi Paskai, che era stato ordinato sacerdote nel 1951, svolgendo poi il suo ministero nella diocesi di Nagyvárad. Nel 1952 aveva conseguito il dottorato in teologia all Accademia di Budapest, quindi era tornato nella sua città natale come cerimoniere del vescovo. Dal 1955 al 1962 aveva insegnato teologia e filosofia nel seminario di Szeged e aveva ricoperto i ruoli di bibliotecario, prefetto del seminario e poi, dal 1962, direttore spirituale e professore di filosofia, ascetica e liturgia. Nel 1965 era stato trasferito al seminario di Budapest come direttore spirituale e nel 1967 gli era stata affidata la cattedra di filosofia all Accademia teologica. Nel 1973 era divenuto rettore del seminario. Nel 1978 Paolo VI lo aveva nominato amministratore apostolico dell antica diocesi di Veszprém. Ordinato vescovo, l anno successivo aveva assunto il governo pastorale pieno. Tre anni più tardi era stato nominato arcivescovo coadiutore di Kalocsa e quindi, nel 1987, arcivescovo di Esztergom, sede primaziale, fondata nel X secolo dal santo re Stefano, poi divenuta Estztergom- Budapest nel Il suo motto ve- quella del cambiamento climatico sia oggi la sfida più urgente e sottolinea che i musulmani hanno il dovere religioso di fare la loro parte per fronteggiarla. In particolare nel documento si sottolinea la necessità di un azione globale organizzata nelle moschee e nelle madrasse per contribuire a contrastare le varie forme di inquinamento e sostenere l utilizzo di energie rinnovabili. La dimensione religiosa di questo impegno, il vincolo morale che vede gli uomini custodi del creato, è stata sottolineata anche dal cardinale Turkson che, nel suo messaggio, ha richiamato l enciclica Laudato si di Papa Francesco sulla «cura della nostra casa comune». «Non è sufficiente ha scritto richiamandone il testo proporre solo soluzioni puramente tecniche»; occorre invece recuperare «le grandi motivazioni che rendono possibile il vivere insieme». Si tratta, ha ribadito, di una sfida urgente da affrontare perché «la crisi ecologica in corso è la più grave e la più difficile da gestire di tutte» quelle che il pianeta deve oggi affrontare. Perciò il presidente del Pontificio consiglio della giustizia e della pace, auspicando una buona riuscita dei lavori del simposio, ha assicurato l impegno per una collaborazione futura sempre più stretta con la comunità islamica «per la cura della nostra casa comune» e «per glorificare il Dio che ci ha creati». scovile era In virtute Spiritus, tratto dalla Lettera ai Romani (15, 13). Nel 1986 era stato eletto presidente della Conferenza episcopale ungherese, e nel 1988 era diventato cardinale. Nel 2002 aveva rinunciato al governo pastorale dell arcidio cesi. Era stato membro delle Congregazioni per le Chiese orientali e per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica e del Pontificio consiglio per i testi legislativi: Nel suo ministero pastorale aveva puntato molto sulla promozione della spiritualità dei sacerdoti, sulla partecipazione dei laici, sull ap ostolato delle famiglie e sulla formazione cristiana dei giovani. Particolarmente impegnato nel tener viva la memoria della figura e dell opera del cardinale Mindszenty, aveva seguito da vicino gli eventi che tra il 1990 e il 1991 avevano portato alla riabilitazione del cardinale perseguitato e alla tumulazione delle sue spoglie nella cattedrale di E s z t e rg o m. Nel 1991 aveva accolto Giovanni Paolo II in Ungheria in occasione del viaggio che dal 16 al 20 agosto aveva fatto tappa a Budapest, Esztergom, Máriapocs, Debrecen e Pécs. Significativo il suo intervento alla seconda assemblea speciale per l Europa del Sinodo dei vescovi, svoltasi nell ottobre «I cristiani aveva sottolineato devono essere parte attiva dell edificazione della società» e «sono necessarie la conoscenza degli orientamenti delle parti e la coscienza della responsabilità dei cittadini nella partecipazione al voto, dal quale dipende il futuro assetto della società». In Ungheria, aveva fatto notare, «ci sono fedeli che conoscono poco la dottrina della Chiesa poiché non hanno ricevuto una catechesi sufficiente. Questi fedeli, come genitori, dal punto di vista religioso, non possono educare bene i propri figli. Ritengo pertanto opportuno inserire fra le priorità anche la costante catechesi degli adulti e la formazione delle diverse comunità di fedeli nelle parrocchie». Era intervenuto anche al Sinodo del 2001, dedicato alla figura del vescovo, sottolineando tra l altro l imp ortanza del dialogo ecumenico e la necessità di risposte comuni alle sfide contemporanee. L anno precedente aveva guidato le celebrazioni del millennio della Nazione ungherese, a conclusione delle quali, il 25 luglio 2001, aveva ricevuto da Giovanni Paolo II una epistola apostolica indirizzata al popolo cattolico di Ungheria. Dopo la rinuncia al governo pastorale dell arcidiocesi, viveva in un semplice appartamento di una casa religiosa a Esztergom.

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