NUMERO 6 ANNO 2012 PAGINE DI FORMAZIONE E INFORMAZIONE PROFESSIONALE PER INFERMIERI

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1 NUMERO 6 ANNO 2012 PAGINE DI FORMAZIONE E INFORMAZIONE PROFESSIONALE PER INFERMIERI 1

2 INDICE EDITORIALE PAG 4 IL GIOCO D AZZARDO PATOLOGICO (GAP) PAG 5 RUBRICA DI INFERMIERISTICA GE- RIATRICA - le terapie non famacologiche PAG 9 LA CRISI IPERTENSIVA PAG 16 FORUM : Ospedali, via ai tagli per reparti e servizi PICCOLO VADEMECUM DEI DIRITTI INFERMIERISTICI PAG 23 PAG 27 2

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4 EDITORIALE Di Giorgio De Feo Bentrovati al sesto numero di INFER- MIERIZZANDO THE NURSING WORLD. Questo è l ultimo numero di quest anno. Ci fa molto piacere sapere che molti reparti di diversi ospedali italiani hanno stampato tutti i numeri di infermierizzando e li tengo nel reparto a disposizione dei colleghi. Da questo mese si uscirà il giorno 1 di mese alterni e non più il giorno 15 come da molti di voi richiesto. Speriamo in una sempre maggiore divulgazione della rivista. Vi auguro buona lettura e scrivete sul nostro forum sul sito : Buona lettura 4

5 IL GIOCO D AZZARDO PATOLOGICO (GAP) Dot.ssa Katia Marilungo Parola alla psicologa I giochi d azzardo sono quei giochi in cui c è una posta in palio e soprattutto in cui l esito dipende da fattori al di fuori della portata del giocatore. È evidente come nel nostro paese l offerta di giochi d azzardo sia in continuo aumento e sempre più diversificata, tanto che quello che poteva essere un abitudine per una ristretta fascia di persone, è di fatto alla portata di tutti. Scommesse legalizzate su ogni tipo di evento, sale Bingo, concorsi promossi dallo Stato, casinò on-line, Videopoker sono una nuova realtà solidificata. Di conseguenza le abitudini di vita della gente sono sottoposte a questo tipo di stimoli pressanti che alimentano un mercato in espansione. I giochi d azzardo possono essere divisi in 2 categorie: quelli dentro il casinò (roulette, baccarà, chemin de fer, video-poker e slot-machine) e quelli fuori dai casinò (scommesse sulle corse di cavalli e cani, scommesse sportive, lotto, totocalcio, superenalotto, lotteria, giochi di carte e dadi). A questo punto chi è il giocatore d azzardo? Cesare Guerreschi, uno dei più importanti studiosi in Italia circa il Gioco D azzardo Patologico (GAP), in base alla sua esperienza ha differenziato 6 categorie di giocatori d azzardo: 1. giocatori d azione con sindrome da dipendenza, sono quei giocatori che hanno perso il controllo sul modo di giocare, per loro il gioco è la cosa più importante della vita, ciò che li tiene in azione; la famiglia, le relazioni sociali, e l attività lavorativa vengono influenzate in modo fortemente negativo dall attività di gioco. Sono soggetti con personalità dominanti, tendenti al controllo e per la maggior parte sono uomini. 2. giocatori per fuga con sindrome da dipendenza, sono coloro che trovano nell attività di gioco sollievo da sensazioni di ansia, solitudine, rabbia o depressione; usano il gioco per sfuggire da crisi o da difficoltà e quindi il gioco ha un effetto analgesico e non una risposta euforica. Sono personalità passive, con grossi sensi di colpa e di vergogna, diventano dipendenti più facilmente e in questa categorie si ritrovano più facilmente le donne. 3. giocatori sociali costanti, per i quali il gioco è la principale forma di relax e di divertimento, sebbene sia in secondo piano rispetto alla famiglia e al lavoro. 4. giocatori sociali adeguati, i quali giocano per passatempo, per socializzare e per divertimento; a 5

6 questa categoria appartiene la maggioranza della popolazione adulta. 5. giocatori antisociali, coloro che si servono del gioco al fin di ottenere guadagni illegali. giocatori professionisti, coloro che giocano per lavoro e, considerandolo una professione, si mantengono con esso. Alle prime due categorie appartengono le persone bisognose di aiuto psicologico le cosiddette vittime del gioco ; il loro è un mondo di sofferenza, menzogne, debiti e disperazione. La scienza ufficiale ha riconosciuto il gioco d azzardo patologico come disturbo mentale nel 1980 inserendolo nel Manuale Statistico Diagnostico Dei Disturbi Mentali edito dall A- PA, considerandolo un impulso irresistibile e incontrollabile, che poteva progredire in intensità e urgenza, consumando sempre più risorse di tempo, energia, pensiero e emozioni. Alcune caratteristiche dei giocatori possono essere: negazione, superstizione, eccessiva fiducia in se stessi, forte senso di potere e di autocontrollo, credere che il denaro sia causa e soluzione di tutti i problemi, sono persone altamente competitive, energiche, irrequiete e facili ad annoiarsi; inoltre possono essere eccessivamente preoccupati dell approvazione altrui e generosi fino alla stravaganza. Sono anche persone che lavorano senza tregua, ma che aspettano di essere con l acqua alla gola prima di lavorare davvero sul serio. Nei soggetti con Gioco d Azzardo Patologico si sono osservati aumentati tassi di Disturbi dell Umore, Disturbo da Deficit dell Attenzione, Abuso o Dipendenza da Sostanze e Disturbi di Personalità. Tra i soggetti in trattamento per Gioco d Azzardo Patologico, il 20% è stato segnalato per tentato suicidio. I giocatori tendono ad assumere comportamenti disinibiti e manifestano una avversione per le esperienze ripetitive di ogni tipo. La vita quotidiana, in genere, offre loro un livello di stimolazione inadeguato. Il gioco d azzardo è dettato dall impulsività che si caratterizza nella necessità di agire, nel minor uso di calcoli probabilistici e di considerazioni sugli effetti che l azione potrà avere in futuro. È possibile individuare, all interno della popolazione, degli individui che sono maggiormente a rischio per lo sviluppo di questa patologia. Sono quegli individui che già da adolescenti manifestano tratti di personalità legati alla ricerca di sensazioni, in particolare non sopportano la noia. Infine un dato degno di nota è che la percentuale di prevalenza del GAP, ottenuta attraverso i limitati dati a disposizione, può essere dell 1-3% tra la popolazione adulta. 6

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9 RUBRICA DI INFERMIERISTICA GERIATRICA Interventi non farmacologici sulla malattia e sul malato con problemi di demenza Le terapie non farmacologiche Alessandro Adduci Coordinatore Infermieristico Nucleo Alzheimer Istituto Geriatrico e Riabilitativo G.eC. FRISIA Merate -PAT MILANO Studente Corso organizzato dalla Provincia di Bergamo Settore Politiche sociali e Salute «La cura centrata sulla persona. Approcci relazionali e terapie non farmacologiche», rivolto appositamente ai direttori e ai responsabili del personale Coordinatori Infermieristici di residenze sanitarie assistenziali (Rsa) e Centri diurni integrati (Cdi). Il Corso è diretto dal Dott. Ivo cilesi esperto nazionale di terapie non farmacologiche, è anche responsabile di queste terapie alla Casa di ricovero Fondazione Santa Maria Ausiliatrice, dove da tempo si attivano cure con musica, bambole speciali, treni virtuali, arredi pensati appositamente, per pazienti con problemi di demenza e disturbi del c o m p o r t a m e n t o. Il corso di formazione, dura un anno intero , è volto ad aumentare le competenze su come comunicare e avere relazioni con persone anziane affette da demenza e psicosi e ad approfondire la conoscenza in merito all'ambiente terapeutico e agli approcci non farmacologici di cura centrati sulla persona. Si vuole inoltre, con il corso, favorire lo sviluppo 9

10 di capacità osservative, di valutazione e di progettazione delle attività terapeutiche non farmacologiche in un'ottica relazionale e che vengano sperimentate con progetti sul campo le competenze acquisite effettuando un monitoraggio dei risultati. «Condividere con chi opera in strutture quali Nuclei protetti Alzheimer, percorsi formativi che portino ad approfondire la competenza in merito all'ambiente terapeutico e agli approcci non farmacologici di cura centrati sulla persona affetta da demenza le lezioni teoriche sono rafforzate dall'aspetto sperimentale che caratterizza la seconda parte del corso. È proprio concependo la formazione come risorsa per progettare e sperimentare sul campo che possiamo accrescere l'interesse verso la molteplicità e la complessità degli aspetti insiti nel concetto di qualità della cura»( D.Belolli assessore provinciale alla Salute). ESEMPI DI TERAPIE NON FARMACOLOGICHE : LA TERAPIA DELLA BAMBOLA ( Autorizzato Dal dott Ivo Cilesi ) 10

11 Premessa Questa terapia è utilizzata in differenti situazioni problematiche, utilizzata con persone che presentano gravi problemi comportamentali, o in situazioni che evidenziano stati depressivi, ansia. Una componente fondamentale della terapia è la bambola che presenta delle caratteristiche particolari, (peso, materiali, posizione degli arti, componenti fisionomiche) che facilitano l'attivazione di relazioni, o in altre situazioni facilitano la diminuzione di tensioni e stati di agitazione. Negli ultimi anni, stiamo assistendo da parte dei servizi a richieste sempre più numerose di interventi che impieghino le terapie espressive, le terapie non farmacologiche, nelle loro diverse modalità, in progetti preventivi, riabilitativi e terapeutici. Dato l'accento su modalità di relazione prevalentemente preverbali e non-verbali, tali terapie sono fortemente indicate per la prevenzione e la cura delle problematiche e dei disturbi che insorgono in età avanzata collegate a demenze senili, alzheimer, disturbi del comportamento, patologie psichiatriche ed altre dove un intervento mirato favorisce quei processi terapeutici atti a riabilitare a livello cognitivo la persona e a migliorarne la qualità di vita. Allo stesso tempo le terapie non farmacologiche, come dice la parola stessa favoriscono sensibili diminuzioni del carico farmacologico che viene somministrato al paziente. L'attenzione rivolta alla lettura dei parametri non-verbali dell'interazione, consente alle terapie non farmacologiche la messa a fuoco di elementi correlati agli stati mentali più arcaici e ai relativi meccanismi di difesa; tutto ciò può costituire un punto di osservazione ulteriore, che si è spesso rivelato utile ad altre figure professionali, anche ai fini della formulazione diagnostica. Le terapie non farmacologiche sono approcci che necessitano una dinamica combinazione di discipline diverse attinenti a varie aree con una effettiva ricaduta sulle potenzialità occupazionali e relazionali del paziente. Questo terapie sono rivolte a persone che presentano decadimento cognitivo e disturbi del comportamento (depressione, 11

12 ansia, agitazione, etc ) Le terapie non farmacologiche, in sinergia con le terapie che prevedono l'utilizzo di farmaci migliorano in modo concreto la qualità di vita dei pazienti. Spesso si parla a livello teorico di migliore qualità di vita, di migliorare lo stato psicofisico delle persone, senza collegamenti concreti con gli aspetti sociali e relazionali dell'accudimento La cura inizia dal saper ascoltare e il saper ascoltare è la base di partenza delle terapie non farmacologiche e della relazione d'aiuto. Le terapie non farmacologiche sono applicate in diversi ambiti con efficacia riconosciuta a livello scientifico e sicuramente con risultati concreti. E' importante considerare che l'utilizzo delle terapie non farmacologiche in situazioni di deficit cognitivo e importanti problematiche comportamentali deve essere di supporto e non sostituire le terapie farmacologiche. Le TNF (terapie non farmacologiche) sono utili se tutte le componenti operative (area socio assistenziale, area sanitaria) collaborano in modo sinergico, inoltre le terapie non farmacologiche assumono una forte valenza di intervento preventivo. LA TERAPIA. L a t e r a p i a d e l l a b a m b o l a. Bisogna considerare il ruolo che occuperà l'oggetto bambola all'interno di una relazione affettiva con la paziente. Le prospettive possono riguardare 3 possibilità: 1. La paziente riconosce solo come oggetto inanimato la bambola e quindi lo manipola inizialmente per poi dimenticarlo non considerandolo come elemento relazionale. 2. La paziente accudisce l'oggetto bambola riconoscendolo come bambino a tutti gli effetti e accudendolo più o meno intensamente duranti i vari momenti della giornata La paziente può alternare momenti di forte accudimento nei confronti dell'oggetto bambola e momenti di disattenzione o indifferenza o rifiuto. Quando si parla di affettività si deve prendere in considerazione in quale modo una persona si mette in relazione con l'altro. Con grave deterioramento cognitivo si ha una non riconoscibilità effettiva dell'evento reale dall'evento immaginario. Una incapacità di comprendere il vero dal falso, ma con una propensione a ricordare ed a emozionarsi per situazioni e/o oggetti fissati nella memoria remota. 12

13 In questi termini l'oggetto è costituito dalla persona (bambola) sulla quale la paziente riversa la prima forma d'affetto. La bambola terapia è una terapia che tramite una bambola con caratteristiche particolari( peso posizione delle braccia e delle gambe dimensioni, e tratti somatici favorisce la diminuzione di alcuni disturbi comportamentali. Tramite l'accudimento la persona attiva relazioni tattili e di maternage che favoriscono la gestione e in alcuni la diminuzione di disturbi del comportamento quali agitazione, aggressività, apatia, comportamento motorio non adeguato. La bambola (alcune considerazioni) Le diverse sperimentazioni della terapia della bambola attivate presso alcuni nuclei alzheimer hanno evidenziato alcuni parametri a mio parere interessanti. Sicuramente le bambole terapeutiche hanno dimostrato di essere maggiormente efficaci con pazienti che evidenziavano disturbi del comportamento quali l'agitazione, l'ansia, wandering, disturbi del sonno. E questo miglioramento si presenta con modalità differenti a seconda del disturbo e dell'obbiettivo da perseguire. Ad esempio nei disturbi d'ansia l'intervento con la bambola, anche al bisogno, agisce come una qualunque terapia farmacologia interessa varie dinamiche emozionali. La bambola abbiamo verificato nei disturbi d'ansia favorisce il rilassamento e questo è collegato più all'aspetto non verbale che all'aspetto verbale e si attiva soprattutto con il contatto stretto con la bambola - bambino (abbraccio). Nel disturbo del wandering si è evidenziato un sensibile incremento dei momenti di pausa. Per accudire e curare il bambino - bambola è necessario fermarsi per cambiarla è necessario fermarsi, per abbrac- 13

14 ciarla e coccolarla è necessario fermarsi. Quindi nelle sperimentazione collegate al disturbo wandering abbiamo verificato un sensibile aumento dei momenti di pausa collegate ad una diminuzione dei metri-chilometri percorsi da paziente nella giornata. Per quanto riguarda lo stato di agitazione l'intervento riguarda una continuata sommistrazione della bambola nei momenti indicati dal protocollo, con la possibilità di intervenire al bisogno se il momento collegato all'intensità del disturbo lo consiglia. Inoltre è dimostrata l'efficacia nella stimolazione della memoria procedurale, grazie alla vestizione della bambola che il paziente collega alle sue capacità, riattivando le sue capacità procedurali di vestizione. Devo rilevare che è molto importante che la consegna della bambola al paziente segua una codificata metodologia di approccio, questo per rafforzare l'impatto emozionale con l'oggetto-bambola. Inoltre è fondamentale come è accaduto che il progetto di inserimento della terapia della bambola sia condiviso da tutto lo staff operativo. Nei disturbi del sonno la terapia della bambola è utile per il ripristino del ritmo sonno-veglia. Quindi favorisce il rilassamento in vari momenti e situazioni. E' interessante rilevare come la somministrazione della bambola terapeutica ha portato ad una diminuzione della terapia farmacologia nei pazienti trattati, con una significativa diminuzione anche delle terapie al bisogno. 14

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16 LA CRISI IPERTENSIVA di Ivan Pierotti L ANGOLO DELLO STREGONE Una medicina è Una sostanza che iniettata in un ratto produce un articolo Arthur Bloch Cari lettori, benvenuti all ultimo appuntamento dell anno con la rivista infermierizzando. Ne abbiamo fatta di strada in questi mesi e, grazie al vostro supporto ed al continuo aumento dei colleghi interessati al nostro impegno, stiamo crescendo insieme. Come spesso avviene, alla fine di un anno, si tirano le somme. Io lo faccio un po in anticipo per necessità di cronaca e voglio ringraziare tutte le persone che continuano, giorno dopo giorno, a rendere la categoria infermieristica più professionale, più importante e più rispettata. Questi obiettivi si raggiungono solo con l impegno, la passione e la dedizione. Per questo i ringraziamenti più sentiti vanno a tutti gli infermieri ma, oggi, in particolar modo a tutti i collaboratori di questa rivista, a chi scrive articoli, a chi ci sostiene con la propria sponsorizzazione e, un ringraz i a m e n t o p a r t i c o l a r e a l megadirettoregenerale... l ideatore ed editore Giorgio De Feo: instancabile sognatore, lavoratore ed innovatore. Con questo articolo auguro a tutti un buon fine 2012 e che l anno nuovo porti tantissime novità, curiosità e fantastiche sorprese da poter condividere. La definizione più semplice di crisi 16

17 ipertensiva è: un aumento consistente della pressione arteriosa, caratterizzato costantemente da valori pressori diastolici superiori a 120/130 mmhg. Possiamo poi dividere questa patologia con la seguente classificazione: Urgenza ipertensiva: rappresenta la clinica in cui il marcato aumento della pressione diastolica avviene senza una pronta compromissione nei confronti di un organo bersaglio (danno acuto d organo). Questa condizione richiede che la pressione arteriosa venga ridotta in modo graduale nelle 24/48 ore seguenti. Emergenza ipertensiva: condizione clinica in cui l elevata pressione diastolica (sempre >120/130 mmhg) è associata alla manifestazione di un danno acuto rivolto ad uno o più organi bersaglio (danno acuto d organo). In questo caso l intervento dev essere immediato e la pressione arteriosa deve essere ridotta in modo istantaneo per poter, in questo modo, prevenire ulteriori peggioramenti ai danni degli organi colpiti o nei confronti di tutto il sistema organico. La gravita del quadro clinico dipende, non solo dal livello assoluto di aumento della pressione ma anche dalla rapidità dell aumento: condizione che impedisce ai meccanismi autoregolatori di avere il tempo sufficiente per adattarsi. I danni a livello organico più rivelativi che rappresentano l espressione di gravità dell emergenza ipertensiva sono: SNC: emorragie a livello del parenchima o subaracnoidea; Ictus trombotico; Encefalopatia ipertensiva; Retinopa- 17

18 tia severa. Apparato cardiovascolare: Insufficienza acuta ventricolare sinistra; Sindrome da insufficienza coronarica acuta (in cui rientrano angina instabile ed IMA); Dissezione aortica. Apparato urinario: IRA (insufficienza renale acuta) Eclampsia: ipertensione in gravidanza con edema associata a convulsioni, coma, insufficienza renale (in alcuni casi). Crisi adrenergica: consumo voluttuario di farmaci (cocaina, amfetamine e metamfetamine); brusca interruzione di terapie anti-ipertensive Nella maggior parte dei casi citati, l ipertensione è la conseguenza e non la causa della patologia acuta a carico di uno specifico distretto. Una conseguenza che può, a sua volta, trasformarsi in causa di danno acuto d organo. In ogni situazione in cui si valuta la possibilità di un danno a livello organico, il controllo della PA e quindi la sua diminuzione, deve essere esercitata attraverso una terapia parenterale che abbia effetto in massimo 60 minuti. Questo al fine di limitarne la disfunzione e le conseguenze potenziali tra cui va considerata anche la morte del soggetto. Per fare una corretta diagnosi è necessario valutare: Fattori precipitanti: patologie del SNC; sospensione della terapia anti-ipertensiva; assunzione di droghe/vasocostrittori/ anoressizzanti; terapia con inibitori delle MAO. Sintomi di danno acuto ad un organo bersaglio: SNC: cefalea, disturbi visivi, acufeni, nausea, vomito, vertigini, obnubilamento del sensorio, deficit motori, midriasi; Sistema cardiovascolare: dolore acuto retro sternale o retro scapolare, dispnea in fase di sforzo o riposo, dolori lombari, sudorazione profusa, rush cutanei, crampi muscolari; Sistema renale: oliguria, poliuria, ematuria, dolori addominali o lombari, edemi. Un aspetto molto importante da considerare durante l esame obiettivo è quel- 18

19 lo di monitorare la PA effettuando misurazioni ripetute su entrambe le braccia. A livello extraospedaliero si procede con un monitoraggi completo attraverso una valutazione elettrocardiografica continua e la misurazione non invasiva della PA. Nelle fasi del soccorso dobbiamo assicurarci: Pervietà delle vie aeree; Somministrazione di ossigeno con oc- - Se è presente insufficienza ventricolare sinistra (dispnea, rantoli) non necessariamente associata a dolore toracico, somministriamo: Nitroglicerina sl e, in aggiunta Furosemide: mg ev in bolo. - In tutti i casi in cui l attività dominante è l agitazione psicomotoria, somministriamo: Diazepam: 5 10 mg im!! Una valutazione importante da fare è legata alla durata del trasporto per arrivare al Dipartimento di Emergenza: se i tempi sono lunghi ed i valori pressori rimangono troppo elevati, somministrare: Clonidina: 1 2 fiale da 0,15 mg im Considerazioni sui farmaci impiegati Nitroglicerina: nitrati e nitriti organici sono polialcoli esterificati con acido nitrico e nitroso che liberano, grazia all enzima gluchialini nasali o maschera (2 4 lt/ min) Assicurazione di un accesso vascolare venoso (meglio se due accessi su distretti differenti). Una volta raggiunto il Pronto Soccorso e fatta una diagnosi più accurata, è possibile procedere con terapie mirate. Farmaci molto comuni sono il Atenololo, Labetololo, Nimodipina, ecc. Sempre in associazione a farmaci che lavorano sulla sintomatologia quali la Morfina e il Furosemide. - Se ci troviamo in presenza di dolore toracico di tipo ischemico somministriamo: Nitroglicerina sl (sub linguale): 1 cp da 0,4 mg ogni 5 minuti fino a 3 volte. 19

20 tatione-transferasi, il Nitrossido che causa vasodilatazione ( GMPc) sulla muscolatura liscia di vene e arterie con conseguente diminuzione di ritorno di sangue al cuore, minore pressione diastolica e quindi anche minor consumo di ossigeno. Oltre a questo, i nitrati, sono impiegati nella calcolosi biliare poiché dilatano i dotti biliari ed anche come antidoto per il Cianuro poiché convertono il Fe +2 in Fe +3 (quest ultimo lega lo ione cianuro). Si somministrano spesso per via sub linguale per diminuire il metabolismo di primo passaggio e gli effetti epatici ed hanno breve durata (15 minuti circa). Durante la somministrazione monitorare sempre la pressione (rischi di ipotensione ortostatica), alla metaematoglobinemia (conversione da Fe +2 a Fe +3 ) e, nei trattamenti a lungo termine, possono essere cancerogeni. Furosemide: famosissimo diuretico dell ansa di Henle che inibiscono una pompa di contro trasporto di ioni sodio,potassio e cloro del nefrone. In questo modo inibiscono il riassorbimento di ioni promuovendo la diuresi. Molto usati nelle crisi ipertensive oltre a iperkaliemie, insufficienze renali e overdosi di anioni come fluoro, bromo, iodio (gli alogenati). Sono farmaci che hanno effetto molto veloce e durano circa 4 ore. Attenzione ai livelli di potassio 20 poiché tendono a diminuirne drasticamente i valori basali. Mai utilizzarla in pazienti gottosi. Diazepam: appartenente alla famiglia dei sedativi-ipnotici che agiscono sui recettori GABA presenti a livello centrale rendendoli più sensibili all effetto del neurotrasmettitore. Questo permette l ingresso di cloro che ha un effetto iperpolarizzante sulla membrana con effetto finale di inibire la liberazione di ulteriori neurotrasmettitori. Sono utilizzati per il trattamento dell ansia, dell insonnia ma anche per mantenere sotto controllo una iper-eccitazione del SN come nei

21 casi di epilessia ed agitazione psicomotoria. L utilizzo di questi farmaci rallenta i tempi di reazione, aumenta la sonnolenza e non predispone ai lavori fini. Oltre al fattore legato alla dipendenza e all accumulo lisosomiale si deve considerarne la teratogenicità sul feto. L uso concomitante ad alcolici ne aumenta gli effetti oltre che aumentare l epatotossicità. Clonidina: i farmaci α bloccanti inibiscono i recettori alpha adrenergici del letto vascolare con conseguente inibizione del rilascio di noradrenalina ed effetto antiipertensivo. In realtà, la Clonidina, è un agonista dei recettori alpha ma stimola i recettori adrenergici centrali che sono inibitori del sistema simpatico e che quindi, di riflesso, inducono vasodilatazione. Inoltre, riduce la soglia di attivazione dei barocettori centrali (controllo della pressione) e riduce anche la sensibilità dei muscoli lisci alla noradrenalina. Gli effetti collaterali immediati possono essere dovuto da ipotensione, miosi, ostruzione nasale, aumento della contrazione miocardica e leggeri disturbi gastrointestinali. Guida illustrata delle emergenze Piccin Manuale di Medicina di Emergenza e di Pronto Soccorso CIC Edizioni internazionali Farmacologia medica P.Lechat & E.Coll Medicina d emergenza Minerva Principi di Farmacologia generale Ruth R. Levine Bibliografia Farmacologia generale e clinica Katzung 21

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23 FORUM.. DISCUTIAMO SUL FORUM SUL SITO Ospedali, via ai tagli per reparti e servizi DAL CORRIERE DELLA SERA DEL 16 nevembre 2012 Si è scritto un altro capitolo della rivoluzione che sta cambiando la fisionomia della sanità pubblica bresciana. I tagli decisi a livello centrale hanno imposto una «rivisitazione» sotto diversi punti di vista della gestione delle tre azien- 23

24 de ospedaliere presenti sul territorio (Vallecamonica esclusa) e dell'azienda sanitaria locale. Ai dati precisi sul taglio dei posti letto non si è ancora arrivati (in Lombardia ne saranno eliminati oltre 2300, a Brescia toccheranno dalle 250 alle 300 unità). Così pure verranno rivisti nei primi mesi del prossimo anno i Lea, i livelli essenziali di assistenza. In moto già da qualche anno invece la trasformazione dei ricoveri ordinari in day hospital e ancora in prestazioni ambulatoriali. A oggi, invece, di nero su bianco, ci sono i nuovi Poa, i piani di organizzazione aziendale nei quali le strutture ospedaliere hanno fatto proprie le linee guida imposte da Regione Lombardia in fatto, soprattutto, di semplificazione organizzativa. Il che coincide con un risparmio delle risorse (ad esempio, meno primari). Le aziende hanno così dato una sforbiciata alle proprie strutture complesse e a quelle semplici. Un ospedale è composto da vari Dipartimenti (per esempio quello di Chirurgia) dai quali dipendono alcune strutture complesse con a capo un primario (per esempio Chirurgia 1 o Chirurgia 2) e a seguire poi le strutture più semplici dirette da un responsabile. Un sovraccarico di gestioni e incarichi che, secondo Regione Lombardia, doveva essere razionalizzato. Il Civile ha proceduto all'abbattimento di 11 strutture complesse e di 105 semplici e l'asl di Brescia ha ridotto il proprio organigramma di una sola struttura complessa, il 24 servizio epidemiologico (che viene acquisito in staff alla direzione generale) e di alcune strutture semplici. Per quanto riguarda le aziende ospedaliere di provincia, il Mellino Mellini di Chiari con il nuovo Poa ha 34 strutture complesse e 56 semplici mentre Desenzano ha tagliato 7 strutture complesse e 9 semplici. Una trasformazione che nell'immediato in verità non porterà a grandi risparmi visto che ai primari a capo delle diverse strutture verrà corrisposta l'alta professionalità. In poche parole lo stipendio rimane quello di prima, ma in questi termini il vero risparmio potrebbe presentarsi con il prossimo contratto della dirigenza medica. L'ultima data disponibile per la consegna dei piani di organizzazione aziendale alla Regione era ieri, ora tocca al governo regionale approvarli o correggerli. La loro validità è fino al 31 dicembre Ma cosa cambia per il cittadino in questo sfoltimento di strutture in reparti e servizi? Per le aziende nulla di determinante, ma sul punto le organizzazioni sindacali hanno già da tempo sollevato l'attenzione. «Nel complesso i Poa soddisfano le richieste regionali però intravediamo - spiega Franco Berardi, segretario Fp Cisl Brescia - il limite di una progettualità autonoma e interna invece di mettere l'accento sulla

25 sinergia tra le strutture presenti sul territorio». Va bene l'ospedale sempre più riservato ai malati acuti ma «al paziente Si è scritto un altro capitolo della rivoluzione che sta cambiando la fisionomia della sanità pubblica bresciana. I tagli decisi a livello centrale hanno imposto una «rivisitazione» sotto diversi punti di vista della gestione delle tre aziende ospedaliere presenti sul territorio (Vallecamonica esclusa) e dell'azienda sanitaria locale. Ai dati precisi sul taglio dei posti letto non si è ancora arrivati (in Lombardia ne saranno eliminati oltre 2300, a Brescia toccheranno dalle 250 alle 300 unità). Così pure verranno rivisti nei primi mesi del prossimo anno i Lea, i livelli essenziali di assistenza. In moto già da qualche anno invece la trasformazione dei ricoveri ordinari in day hospital e ancora in prestazioni ambulatoriali. A oggi, invece, di nero su bianco, ci sono i nuovi Poa, i piani di organizzazione aziendale nei quali le strutture ospedaliere hanno fatto proprie le linee guida imposte da Regione Lombardia in fatto, soprattutto, di semplificazione organizzativa. Il che coincide con un risparmio delle risorse (ad esempio, meno primari). Le aziende hanno così dato una sforbiciata alle proprie strutture complesse e a quelle semplici. Un ospedale è composto da vari Dipartimenti (per esempio quello di Chirurgia) dai quali dipendono alcune strutture complesse con a capo un primario (per esempio Chirurgia 1 o Chirurgia 2) e a seguire poi le strutture più semplici dirette da un responsabile. Un sovraccarico di gestioni e incarichi che, secondo Regione Lombardia, doveva essere razionalizzato. Il Civile ha proceduto all'abbattimento di 11 strutture complesse e di 105 semplici e l'asl di Brescia ha ridotto il proprio organigramma di una sola struttura complessa, il servizio epidemiologico (che viene ac- 25

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