L attenzione mediatica e il risveglio delle aziende
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- Marina Valsecchi
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1 Organizzazione della sicurezza e salute sul lavoro: come cambia lo scenario per la applicazione della responsabilità amministrativa anche in questo settore Alessandro Mazzeranghi, MECQ S.r.l. L attenzione mediatica e il risveglio delle aziende Quella citata nel titolo è una questione importante, introdotta nel settembre 2007 tramite la Legge 123/2007, colpevolmente ignorata da molte aziende. Solo oggi si osserva una presa di coscienza e di interesse, principalmente a seguito della sentenza THYSSEN, estremamente pubblicizzata dai media, e al tempo stesso letteralmente sconvolgente in quanto sentenza che cambia il modo di intendere gli infortuni sul lavoro, o almeno quelli caratterizzati da una elevata gravità. Aspettiamo ora di vedere cosa succederà al processo per la strage di Viareggio, dove ancora è stata invocata la responsabilità amministrativa di alcuni enti coinvolti. Il nostro colpevolmente, però, non era orientato solo alla mancata protezione delle aziende, ma anche e soprattutto al fatto che tramite un modello organizzativo come delineato dall articolo 30 del D.Lgs. 81/2008 si effettua davvero una opera di prevenzione concreta degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. Non è assolutamente detto, e non lo crede chi scrive, che all articolo 30 sia indicato tutto quanto necessario e utile, ma sicuramente, se escludiamo la pretesa di esaustività, all articolo 30 vengono date dritte importanti al fine di avere un sistema che realmente riduca gli infortuni e le malattie professionali. Vediamo quali sono gli aspetti legali di base che hanno portato alla stesura dell articolo 30, per poi passare alla interpretazione operativa di cosa le aziende devono fare per rispettarlo. Come noto la responsabilità amministrativa delle aziende, ovvero la possibilità di punire le aziende (più correttamente: gli enti) in caso talune gravi fattispecie di reato compiute da persone fisiche che operano per le aziende, nasce col D.Lgs. 231/2001, e inizialmente si applica principalmente a reati di area amministrativa (per esempio la corruzione di funzionari pubblici). Nel 2007 vengono introdotti all interno dei reati per cui è possibile invocare la responsabilità amministrativa, anche i reati di lesioni colpose gravi o gravissime e di omicidio colposo, commessi in violazione della legislazione in materia di sicurezza e salute sul lavoro.
2 È la prima volta che reati colposi vengono inseriti nel catalogo del D.Lgs. 231/2001. Non è quindi assolutamente facile capire cosa dovrebbe essere il modello organizzativo esimente, previsto dal D.Lgs. 231/2001 come strumento per esimente, appunto, la azienda dalla responsabilità, in questo caso specifico che è davvero del tutto nuovo; non solo per la colposità dei reati ma anche per il numero di soggetti potenzialmente coinvolti in azienda quali persone fisiche che potrebbero commettere un reato di tale fattispecie. Per questo, alcuni mesi dopo, nel D.Lgs. 81/2008 viene introdotto uno specifico articolo che vuole chiarire come devono essere costruiti i citati modelli esimenti. Come sempre tutto questo può essere visto come una angheria nei confronti delle aziende che potrebbero essere penalizzate e punite anche senza avere vere colpe specifiche. E la lamentela non sarebbe tanto assurda per quelle aziende che pretendono di continuare a ritenere la sicurezza e la salute sul lavoro come due elementi marginali rispetto al funzionamento e al successo aziendale. Se vogliamo quindi sintetizzare il fine dell articolo 30 possiamo esprimerlo come segue: costringere le aziende, o almeno quelle di maggior valore, a impostare le attività di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali come vere e proprie attività strategiche per la sopravvivenza del business, e ottenere una chiara registrazione di tutte le azioni svolte a favore della sicurezza e della salute sul lavoro. La parola costringere suona male, ma è questo lo spirito dell intero D.Lgs. 231/2001, tanto che si parla di comportamenti etici imposti per legge. Le indicazioni dell articolo 30 Quindi che si deve fare? Cosa pretende questo articolo 30 per consentirci di proteggere preventivamente l azienda da eventuali sanzioni? Pensare che gli infortuni e le malattie professionali possano essere evitati in assoluto è irragionevole; e per questo l articolo 30 insiste su una attenta organizzazione della prevenzione e della protezione. Non chiede una organizzazione volta al miglioramento continuo, come quella delineata dalla norma BS OHSAS 18001:2007, bensì una organizzazione orientata alla concreta prevenzione degli infortuni tramite il controllo dei rischi residui. Quindi i passaggi delineati dal comma 1 dell articolo 30, hanno il senso di richiedere che siano messe in atto tutte le misure perché in azienda siano garantiti, in ordine di importanza: Prima di tutto la conformità di tutto quanto presente nei luoghi di lavoro ai requisiti di legge e di norma applicabili. Raggiunta la conformità, il secondo elemento è la valutazione dei rischi, ovvero si chiede che tutti i rischi siano valutati e che siano programmate le misure di miglioramento possibili per un migliore controllo dei rischi residui, ovvero di quei rischi che restano presenti non ostante la conformità. Tutto questo si desume dal combinato disposto dell articolo 30, comma 1 lettera b, e dell articolo 28.
3 Solo dopo avere fatto tutto quanto necessario dal punto di vista strettamente tecnico (eliminazione dei rischi alla fonte o misure di protezione collettive) si passa al terzo elemento, ovvero alla organizzazione di tutti i processi rilevanti per garantire la sicurezza. Qui bisogna precisare che il disposto di legge parla di quei processi che, direttamente, svolgono funzioni di sicurezza (gestione delle emergenze, per esempio), mentre noi interpretiamo anche di regolamentare quei processi che non nascono con finalità di sicurezza esplicite, ma sono comunque determinanti per garantire la conformità e la sicurezza; fra questi possiamo indicare gli acquisti (parte della gestione del cambiamento come prevista dall articolo 28) e la manutenzione che viene ben esplicitata dall articolo 71. Dopodiché l elenco prosegue, e termina con la parte inerente la vigilanza e gli audit interni, che rappresentano il primo (ma non l unico) strumento per verificare che tutto il sistema funzioni come deve. Possiamo capire, già senza ulteriori precisazioni da parte dell articolo 30, che l autocontrollo da parte di chi deve fare sicurezza, ma armonizzando ciò con altri fattori, non è uno strumento di controllo sufficientemente affidabile. Quello che ci interessa evidenziare, oltre ai dettagli tecnici, è che l articolo 30 ragiona (senza mai dirlo esplicitamente) per processi. Ovvero solo se i processi aziendali sono gestiti avendo come obiettivo anche la sicurezza e la salute sul lavoro, si riesce ad attuare un modello organizzativo che abbia davvero caratteristiche esimenti. Tanto che le prime parole dell articolo 30 indicano che il modello, per essere esimente, deve garantire (tutta una serie di cose). Piccolo flash sulla conformità: per garantire la conformità di macchine, impianti, ambienti ecc. non è solo necessaria una verifica iniziale, a cui potrebbero seguire i necessari adeguamenti, ma anche un opera di mantenimento che è propria del processo di manutenzione. Garantire invece che tutti i rischi siano adeguatamente valutati, significa avere un sistema di gestione dei cambiamenti in azienda che dovrà tenere conto anche degli aspetti di sicurezza. Come si può intuire non sono solo gli aspetti pratici della sicurezza che devono andare a fare parte del modello; anche le questioni organizzative devono essere strutturate tenendo in conto gli opportuni aspetti legati alla sicurezza e alla salute sul lavoro. E fra non molto dovremo tenere conto anche dell ambiente. Altri due aspetti vengono messi fortemente in evidenza dall articolo 30 ai commi 2 e 3 rispettivamente. Per prima cosa viene indicato con forza che tutte le attività svolte in azienda a vantaggio della sicurezza e della salute sul lavoro devono essere registrate. Questa è una novità: non solo agire ma anche documentare. Era già ovvio a molti che in sede difensiva le registrazioni sono una delle armi più potenti. Qui però viene messo come requisito. La difficoltà è nel trovare il giusto equilibrio. È altresì evidente che fra tante cose dette dall articolo 30 e dal D.Lgs. 81/2008, gran parte hanno una concreta valenza di prevenzione; le registrazioni hanno la stessa valenza, o il senso è solo quello di facilitare il giudizio su una azienda all interno della quale si sia verificato un infortunio o una malattia professionale? Chi scrive è convinto che diverse registrazioni (per esempio nella manutenzione) possano essere utili, se
4 non altro come strumento che porta conoscenza, ma l indicazione di registrare tutto onestamente mette paura. Paura concretamente confermata quando si prova a farlo: perché oltre alla registrazione, ovvero alla azione che produce la registrazione, c è anche una fase di raccolta, archiviazione e gestione di tutte queste registrazioni, che non è affatto banale. Altra richiesta dell articolo 30: l articolazione di funzioni, che tradotta sarebbe la somma di organigramma e mansionario. Questo perché ogni figura aziendale sappia esattamente i propri compiti (e le proprie responsabilità) sul tema della sicurezza e della salute sul lavoro. Certo è che se questa articolazione di funzioni deve assegnare chiaramente tutti i compiti di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali che devono essere messi in atto all interno della azienda, non si concretizzerà in una serie di indicazioni generiche ma dovrà essere estremamente specifica. I rischi potenziali sono: dare una definizione talmente rigida da ingessare l azienda (succede se si pretende di definire le responsabilità sulla base di ragionamenti teorici piuttosto che invece partire dalle situazioni di fatto), dimenticare qualcosa di importante (direi che è quasi inevitabile, almeno nella prima versione, e questo lascia evidentemente dei punti scoperti dal nostro modello), e infine creare situazioni di conflitto interno dovute a sovrapposizioni di compiti e responsabilità. Alla fine sono tutte questioni che si superano con buon senso e volontà di migliorare l organizzazione rendendola efficace nella prevenzione, ma anche efficiente nel funzionamento complessivo. Che fare in pratica? L idea che il modello sia una sovra struttura deve essere immediatamente fugata. Il modello non è qualcosa di nuovo a livello organizzativo, ma la razionalizzazione di ciò che già esiste in funzione di obiettivi che solo in parte sono nuovi. Non serve l atto di scrivere un codice etico per dire che un infortunio sul lavoro è un qualcosa che ogni azienda vuole evitare. Quindi in ogni azienda già si opera per avere un buon livello di salute e di sicurezza. Lo stesso, nelle aziende sane, per gli altri reati: corruzione, concussione, falso in bilancio Il fatto che molti aspetti evidenziati nel catalogo di reati del D.Lgs. 231/2001, siano comunque chiaramente percepiti come disvalori dal punto di vista della morale comune, comporta che vengano comunque messe in atto misure preventive. Forse, anzi diremmo certamente, è possibile discutere l efficacia (adeguatezza in termini di prevenzione) di queste misure. E proprio qui interviene il modello, col suo approccio analitico e sistematico. Quindi se il modello non è una struttura che si posiziona sopra la organizzazione aziendale, necessariamente è un qualcosa che si situa dentro la organizzazione. E per inserire qualcosa all interno della organizzazione non basta la volontà di pochi ma serve la collaborazione di tutti. Questa affermazione di principio (??) comporta qualche conseguenza pratica. Partiamo dal codice etico: sarebbe bene che chi lo legge non fosse assalito dagli sbadigli e che non scoppiasse a ridere. Quindi il codice etico deve rappresentare la volontà della direzione, non come se fosse un compitino scritto per rispondere al titolo di un tema, ma come se fosse la base del modo di fare business della azienda. Se la
5 direzione non è convinta e non trasmette chiaramente questa convinzione, allora è ben difficile che tutti si impegnino in un rinnovamento organizzativo. Risolta la questione del codice etico, e in genere di tutte le parti del modello che contengono dichiarazioni di principio o regole estremamente generali (come per esempio: non tenere alcun comportamento che possa mettere a rischio la salute o la sicurezza degli altri lavoratori), si rende necessaria una notevole chiarezza di obiettivi. In ambito sicurezza e salute sul lavoro, i reati ex D.Lgs. 231/2001 pertinenti si prevengono tramite una doppia linea di condotta: per i reati che potrebbero essere commessi da figure apicali tramite la chiarificazione degli intendimenti aziendali e un controllo attento sull operato della direzione (quindi il modello deve garantire quelle registrazioni che poi consentono di esercitare un controllo adeguato); per gli altri reati che potrebbero essere commessi da altri soggetti per pigrizia, negligenza o distrazione, è prima di tutto necessaria la definizione di un insieme di regole pratiche, molto legate ad aspetti operativi, che prevengano i comportamenti scorretti che possono condurre a infortuni o malattie professionali. Quindi ne segue che il livello di dettaglio e capillarità del modello in materia di sicurezza e salute sul lavoro è decisamente diverso da quello delle altre parti del modello che non vanno a riguardare così tante persone e errori così minuti e di basso livello. Un esempio di cosa vorremmo prevenire: qualcuno, per spengere un piccolo principio di incendio, utilizza un estintore scaricandolo parzialmente; poi per pigrizia decide di riportarlo a magazzino per farlo sostituire, non subito ma in un secondo momento; poi si scorda completamente la questione. ne segue che l estintore resta al suo posto, ma parzialmente scarico. Se in un secondo tempo qualcuno confida nell efficienza dell estintore e nella sua completa carica per affrontare un vero incendio, ebbene rischia di farsi seriamente del male. In sostanza la questione si ricapitola in poche domande: il nostro uomo (quello che ha commesso l errore) poteva usare l estintore? Sapeva esattamente come comportarsi (compresi i tempi) con l estintore parzialmente scarico? Qualcuno vigilava sul comportamento dei lavoratori? Il magazzino sapeva come agire con gli estintori riportati dal reparto? Esisteva comunque una verifica periodica degli approntamenti anti incendio? Ecc. ecc. Altra questione importante e innovativa, dal punto di vista della sicurezza, è la centralità dei processi nella azione di prevenzione. È difficile dedurre questo aspetto direttamente e immediatamente dalla lettura dell articolo 30. Solo ragionando su come concretamente costruire il modello ci rendiamo conto che molti aspetti importanti non sono riconducibili a semplici e puntuali regole operative. Esistono molti aspetti significativi che ad oggi venivano gestiti sulla base del buon senso, e che invece in termini di modello dovranno essere chiariti. E questo probabilmente porterà a un vantaggio, nei termini di garantire (nei limiti del possibile) che tutto quanto utile per la sicurezza e la salute venga realmente fatto. Proviamo a considerare alcuni aspetti rappresentativi:
6 gestione dell orario di lavoro per evitare che la stanchezza incida sulla sicurezza durante il lavoro; per esempio adottando un sistema che eviti di concedere pause di riposo inferiori alle 11 ore fra due turni consecutivi. sembra elementare ma spesso accade, invece, che chi gestisce i turni con i lavoratori non è al corrente di tutti i vincoli di cui deve tenere conto. ancora gestione dei turni; per esempio avere una organizzazione che a priori assicura che su ogni turno siano presenti un numero adeguato di addetti all anti incendio e al primo soccorso. gestione delle modifiche a macchine e impianti produttivi: è opportuno avere un punto di controllo precoce che consenta di conoscere se le modifiche che si vogliono introdurre impattano sulla marcatura CE, e quali sono le conseguenze pratiche di una eventuale ricertificazione; manutenzioni programmate e verifiche periodiche: è utile avere una analisi dei guasti, malfunzionamenti, deterioramenti ecc. potenzialmente pericolosi che validi il piano di manutenzione e di verifiche periodiche adottato dalla azienda; Riteniamo che le esemplificazioni riportate sopra evidenzino come molti processi abbiano impatti sulla sicurezza, anche senza essere i classici processi rilevanti per la sicurezza (gestione emergenze, gestione lavori in appalto, sorveglianza sanitaria ecc.). Quindi una attenta analisi dei processi aziendali, per correggerli ove necessario, e per inserire i corretti punti di controllo e registrazione relativi alla sicurezza e alla salute sul lavoro, è una evidente necessità per la corretta implementazione del modello organizzativo. Questo ultimo aspetto fornisce una ulteriore motivazione all importanza della reale adesione dell alta direzione al progetto di implementazione del modello. Se, infatti, là dove si definiscono regole di dettaglio operativo il management ha poco da dire, quando si mette mano ai processi si invade proprio uno degli ambiti di competenza della direzione. E quindi è il caso di avere una sorta di adesione preventiva, prima di avviare qualunque operazione di analisi dei processi volta alla implementazione del modello. Nella esperienza concreta, se la questione modello viene affrontata razionalmente, è proprio la piena adesione della direzione il passaggio più delicato. D altra parte non sembra che un atteggiamento diverso, volto ad un approccio indolore abbia mai portato risultati soddisfacenti; nella esperienza di chi scrive spesso cercando di non spaventare si sono imbastiti modelli privi di sostanza, che si fermano alla superficie della prevenzione dei reati, e che restano solo raccolte di buone intenzioni. Conclusioni I modelli esimenti non sono obbligatori, ma sono ormai una necessità all interno di una corretta gestione manageriale delle aziende. Fortunatamente l implementazione di un modello realmente efficacie dal punto di vista esimente comporta anche una generale maggiore efficienza dei processi aziendali sotto il profilo della riduzione degli sprechi, del miglioramento della qualità del prodotto ecc., che indirettamente ripaga l investimento anche sotto il profilo economico.
7 Resta quindi da fare una sola ma importantissima considerazione: non ha alcun senso la implementazione di un modello organizzativo superficiale che comporta l introduzione di sovrastrutture inutili anche sotto il profilo esimente, e dannose sotto il profilo della performance aziendale. Meglio procedere con calma e cautela, eventualmente prendendosi i tempi necessari, ma orientare subito l investimento ad un obiettivo ambizioso per completezza ed efficacia. Ovvero è di gran lunga meglio lavorare sui processi piuttosto che tentare di prevenire i reati con regole indipendenti realizzate e applicate ad hoc.
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