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1 Rivista 71 ANNO della Pro Civitate Christiana Assisi periodico quindicinale Poste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Post. dl 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Perugia e marzo 2012 inserto le tecnologie le attività intellettuali la conoscenza i volti del disagio restare umani nel default Afghanistan ruolo delle componenti etniche il dilemma che lacera il Pd sfilata della high class il circuito Banche-Stato come funziona la scienza i neutrini e l errore teologia anticonformismo del Vaticano II lavoro se la marcia in più è donna TAXE PERCUE BUREAU DE POSTE ASSISI ITALIE ISSN X

2 Rocca sommario 15 marzo Ci scrivono i lettori 7 Anna Portoghese Primi Piani Attualità 11 Vignette Il meglio della quindicina 13 Raniero La Valle Resistenza e pace Girardi e l età del dialogo 14 Maurizio Salvi Afghanistan Il ruolo delle componenti etniche 16 Ritanna Armeni Politica italiana Il dilemma che lacera il Pd 19 Romolo Menighetti Oltre la cronaca Il circuito Banche-Stato 20 Roberta Carlini Economia La sfilata della high class 23 Tonio Dell Olio Camineiro Nel carcere di Comayagua 24 Fiorella Farinelli Lavoro Se la marcia in più è donna 27 Elisabetta Proietti Care card Passaporto per l emergenza 29 Mario Fierli La scuola nell era della tecnologia digitale Le tecnologie, le attività intellettuali, la conoscenza Inserto 37 Oliviero Motta Terre di vetro Poliglotti 38 Pietro Greco Come funziona la scienza I neutrini e l errore 41 Stefano Cazzato Lezione spezzata Finalmente Domenico! 42 Rosella De Leonibus I volti del disagio Restare umani nel default 45 Giovanni Sabato Pregiudizi Il peso sociale del sovrappeso 48 Giuseppe Moscati Maestri del nostro tempo Emilio Garroni Attraversare il paradosso con il faro di Kant 50 Ilenia Beatrice Protopapa Nuova Antologia Joan Didion Quel cristallino nitore del dolore 52 Arturo Paoli Amorizzare il mondo Il vero centro della storia 53 Filippo Gentiloni Vizi&virtù 54 Carlo Molari Teologia Anticonformismo del Vaticano II 56 Lidia Maggi Giobbe Altissimo, potentissimo, tremendissimo 57 Paolo Vecchi Cinema Paradiso amaro 58 Roberto Carusi Teatro Con gli ultimi 58 Renzo Salvi Rf&Tv Walter Chiari 59 Mariano Apa Arte Wildt 59 Michele De Luca Fotografia Un ricordo di Enzo Sellerio 60 Alberto Pellegrino Musica Un nuovo Gianmaria Testa 60 Giovanni Ruggeri Siti Internet Pirati e diritti 61 Libri 62 Carlo Timio Rocca Schede Organizzazioni in primo piano Lega Araba 63 Luigina Morsolin Fraternità Haiti, un diploma professionale: solo un sogno?

3 ROCCA 15 MARZO Fiorella Farinelli C è un aria nuova, nella discussione delle donne. Approcci e punti di vista che potrebbero sparigliare antiche culture femministe. Proposte che prendono di petto, per ribaltarla, la grande infelicità che si sta diffondendo tra le donne italiane nella stretta della crisi. Potrebbe non essere vero che dalla recessione calo dell occupazione, tagli dei servizi sociali, aumento delle povertà individuali e familiari debbano immancabilmente derivare spietati altolà al desiderio femminile di esserci e di contare di più nel lavoro, nella società, nei processi decisionali. Potrebbero, al contrario, essere proprio le donne a ridare slancio a una società sfiancata, a restituire vitalità a un economia raggelata. una nuova coscienza della condizione femminile Provocazioni culturali, presunzioni di un femminismo che non vuole arrendersi? Dopo un 2011 segnato da una forte ripresa del movimento e, finalmente, dall edificazione di qualche ponte intergenerazionale, oggi se ne discute a Milano, Bologna, Roma, in altre città. Le donne di «Se non ora quando». Quelle di «Usciamo dal silenzio». Quelle dei tanti siti e blog con cui si allacciano nuove reti, si costruiscono iniziative, si scambiano informazioni, si fa delle proprie esperienze di vita e di lavoro l ordito di una narrazione nuova e di una nuova coscienza della condizione delle donne. Economiste, studentesse, insegnanti, sociologhe, giornaliste, tante le giovani precarie. Spaventate dalla rivoluzione tradita, dall arrestarsi della marcia verso la parità nel lavoro che si è avuta dal 2000 a oggi, dallo scarto tra le performances femminili nell istruzione e quello che poi se ne ricava concretamente in termini di occupazione, carriere, libertà di scelta, conciliazione tra vita professionale e vita familiare. Spaventate ma anche attratte dalla possibilità di trovare parole diverse da quelle, amaramente tipiche della condizione femminile, della denuncia e del vittimismo. new deal tinto di rosa L aria nuova viene anche da un libro di successo, «Valorizzare le donne conviene» (1), di Daniela Del Boca, Letizia Mencarini, Silvia Pasqua, autorevoli studiose di demografia ed economia. In quel libro ci sono idee tonificanti, che danno coraggio. Una sorta di manifesto contro la grande depressione. Le linee di un piano economico per un nuovo sviluppo incentrato sull occupazione delle donne. Un new deal, come quello con cui nei lontani Anni Trenta il presidente americano Roosevelt curò

4 LAVORO se la marcia in più è donna i mali del suo paese, ma tinto di rosa. Un pink new deal. L idea di fondo è che un aumento importante dell occupazione femminile italiana tra le più basse dell area europea e ulteriormente scesa negli ultimi anni dal 48 al 46 per cento avrebbe un impatto economico straordinario. Incrementerebbe, è ovvio, le entrate previdenziali e fiscali, con ottimi benefici sul versante delle pensioni. Ridurrebbe il rischio di povertà delle famiglie e dei bambini, i soggetti oggi a maggior rischio. Rilancerebbe la domanda di consumi, con grande sollievo del nostro settore produttivo e di chi ci lavora. Ma soprattutto genererebbe, a differenza dell occupazione maschile, altra occupazione. Aggiuntiva, sia femminile che maschile. Perché quando sono le donne a lavorare in modo stabile e a tempo pieno, si produce inevitabilmente una maggiore domanda di servizi pubblici e privati. Perché sono loro, soprattutto in Italia, a sostenere la massima parte del lavoro domestico e del lavoro di cura. Sono loro il superlavoro di quelle occupate, la dedizione esclusiva alla casa e alla famiglia di quelle non occupate a rendere in qualche modo sostenibile la povertà di servizi per gli anziani non autosufficienti, l insufficienza degli asili nido e dei servizi per l infanzia, la cattiva organizzazione e le inefficienze del nostro vivere quotidiano, i disastri della sanità pubblica. Troppo facile? Troppo semplicistico? Macché. Ponderose analisi di istituti di ricerca, enti economici, perfino banche dimostrano che per ogni cento posti di lavoro coperti da donne, si mettono in moto quindici posti di lavoro aggiuntivi nel settore dei servizi, quelli pubblici ma anche quelli privati, dalle rosticcerie alle lavanderie. un circuito virtuoso La Goldman Sachs calcola inoltre che gli aumenti del Pil, in un paese come l Italia, arriverebbero fino al 22%. Gli istituti di demografia ci mettono su anche il carico da novanta della necessità a fronte di un calo demografico insistente in tutti i paesi avanzati che nel giro di qualche decennio l occupazione femminile arrivi ben oltre quel tasso del 60% individuato come obiettivo dalla Conferenza di Lisbona, cioè fino a quell 80-85% su cui si attesta oggi il tasso dell occupazione maschile nelle fasce di età centrali. È noto, del resto, che sono proprio i paesi in cui le donne lavorano di più, e entrano prima nel mercato del lavoro, quelli in cui si fanno più figli. Un circuito virtuoso, dunque. Ma è possibile? Un respiro utopico c è certamente, in questo manifesto. Ma proprio perché dietro le parole di una strategia economica c è dell altro. La necessità di una rivoluzione culturale, di una contrarietà di nuovo collettiva e organizzata alla svalorizzazione 25 ROCCA 15 MARZO 2012

5 ROCCA 15 MARZO LAVORO del lavoro femminile. Che ridia slancio e forza alle richieste delle donne di rompere la barriera di cristallo che impedisce lo sviluppo delle carriere e l ingresso nelle stanze del potere decisionale, economico e politico. Ci sono, anche qui, gli argomenti portati dalle analisi che illustrano i vantaggi di una presenza femminile nei Consigli di amministrazione delle aziende e ai vertici dell amministrazione pubblica, del potere accademico, delle grandi organizzazione dei servizi. E poi le storie di successo di alcune grandi aziende che si sono convinte. rompere gli schemi Non bastano però buone pratiche isolate. Si può andare oltre, si può fare meglio nell Italia delle grandi arretratezze che sembra oggi arretrare ancora? La voglia di tante donne di rompere gli schemi impatta, nel nostro paese, con pregiudizi contro il lavoro femminile che non sono solo delle aziende. Un recente sondaggio internazionale, per esempio, rileva che alla domanda se i bambini soffrono se le madri lavorano, in Svezia sono molto d accordo solo il 17% delle donne (e il 25% degli uomini), in Francia il 32% delle donne (e il 48% degli uomini), mentre in Italia i valori schizzano al 74% delle donne (e al 76% degli uomini). Modelli familiari ed educativi antiquati, sempre gli stessi, e i soliti, immancabili rimorsi delle madri che lavorano. Gli stessi che inducono tante donne a rinunciare al lavoro al primo o al secondo figlio, e poi a rimpiangere per tutta la vita di aver fatto quella scelta, perché il rientro nel mercato del lavoro dopo una lunga assenza è sempre difficile, spesso impossibile. Gli stessi che vengono continuamente alimentati, soprattutto nel Mezzogiorno, dalla desolante assenza dei servizi per l infanzia. L 80% dei nostri asili nido comunali è concentrato nelle regioni del Nord e del Centro, il tempo pieno nelle scuole primarie oscilla dall 85% delle classi di Milano al 3% di Palermo. La scarsa presenza delle donne nel lavoro finisce col determinare e perfino giustificare la povertà dei diritti all educazione dei bambini. Eppure le donne sono entrate con successo, maggiore di quello dei coetanei maschi, nel settore dell istruzione, anche quello dell alta formazione, come dimostra il 60% tinto di rosa dei nostri giovani laureati. Eppure dove possono entrano nel lavoro, in ogni campo del lavoro esercito compreso e sanno farsi valere, quando le circostanze familiari non glielo impediscono. Ma restano i pregiudizi. Restano come alla Rai i contratti di lavoro precari in cui la maternità può essere causa di scioglimento anticipato dei contratti. Resta l ostilità di tante imprese a favorire l occupazione e la carriera femminile. Restano i part time non scelti, che condannano alla marginalità professionale. Resta una presenza femminile maggioritaria nel lavoro instabile e precario. un programma di buon senso Le donne oggi cercano ricette economiche e politiche contro tutto questo. Il pink new deal cerca di rispondere a questo bisogno, con un vero e proprio decalogo di politiche e di misure fattibili. Indirizzare le donne verso studi scientifici e verso il conseguimento di competenze tecnologiche, oggi più sicure di altre nel rapporto con il mercato del lavoro. Prevedere incentivi fiscali come raccomandava Mario Draghi quando era governatore della Banca d Italia per le imprese che assumono e stabilizzano le donne. Trasformare il part time in contratto reversibile e introdurre forme di flessibilità non precarie. Studiare e attuare nei luoghi di lavoro come indicato e perfino finanziato dalla legge 53 del 2000 politiche di conciliazione tra vita professionale e vita familiare. Investire nei servizi per l infanzia. Introdurre il credito di imposta per le retribuzioni più basse. Spiegare alle aziende, e convincerle, che il lavoro femminile è di alta qualità e che a fronte di prestazioni di valore la maternità è un costo irrisorio. Dare incentivi alle imprese in rosa. Introdurre quote di genere in ogni livello dei poteri decisionali. Rendere obbligatori i congedi di paternità. Un programma di buon senso, favorevole alle donne ma anche promettente in termini economici. Occorre però una coscienza e una forza collettiva più grande di quella di oggi. Una capacità culturale e politica di tenere insieme di far dialogare i diversi spezzoni del movimento delle donne, e di far interagire linguaggi e saperi diversi. È la prima volta, con il pink new deal, che entrano in campo le economiste, e questa è certamente una buona notizia. Nota (1) Il Mulino, Bologna Fiorella Farinelli

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