Ssn: pubblico, equo, solidale, universale

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1 Politica sanitaria Si sblocca il turn over, pronte 384 assunzioni Servizio all interno di Pino De Martino Organo Ufficiale Ipasvi di Napoli Anno XVIII n 4 Sped. Abb. Post. art. 2 Comma 20/c legge 662/96 Filiale di Napoli Nuovi ticket Tagli ai Lea Fondi integrativi Spending review Mancata stabilizzazione precari Killing! Ssn: pubblico, equo, solidale, universale

2 Giorgio Napolitano: Il sistema sanitario nazionale è andato anche al di là del dettato dell'art. 32 della Costituzione ed è un titolo di civiltà per il nostro Paese. Non regredire!

3 Dicembre L Editoriale di Ciro Carbone La lezione di Obama C on molta probabilità, il secondo mandato che gli americani hanno affidato a Barack Obama è maturato grazie a due scelte di fondo operate dal Presidente nel corso del suo primo governo. Penso alla difesa del settore auto, grazie all accordo con Marchionne e Fiat, salvando migliaia di posti di lavoro e riavviando un settore strategico, ma soprattutto sulla storica riforma della sanità. L Obamacare. Pur mettendosi contro le forti lobbyes assicurative, Obama ha scelto di consentire a 32 milioni di americani privi di qualsiasi forma di assistenza sanitaria di accedere al sevizio grazie ad aiuti pubblici. "Una vittoria per tutto il popolo americano", come Obama stesso l ha definita. Con questo sistema, secondo le stime del governo, la riforma permetterà al 94-95% della popolazione (cittadini e residenti 'legali') di avere una copertura sanitaria entro il Quella riforma ha catturato il consenso delle fasce sociali più povere, soprattutto dei tanti immigrati di colore e non, che hanno fatto la differenza nel giorno delle elezioni. Stupefacente. Mentre la più grande democrazia del pianeta, dopo anni di disparità assistenziale tra i suoi cittadini si avvicina al nostro sistema sanitario, definito da tutti tra i migliori al mondo per risultati, diffusione territoriale e capillarità sociale, noi invertiamo la rotta. C è del masochismo nella politica italiana di questi ultimi vent anni che non si capisce a fondo. Ma che peggiora l agibilità democratica ogni giorno di più. Con grave nocumento per lavoratori e cittadini. La ricetta di Monti che auspica più fondi privati nel sistema sanitario nazionale va proprio in questa direzione. Essa colpirebbe il diritto universale alla salute e alle cure garantito dalle risorse pubbliche, spalancando le porte al mercato assicurativo nella sanità. Risultato: si curerebbe solo chi se lo può permettere. Proprio mentre Obama negli Usa questo sistema sta cercando di cambiarlo. In Italia le poche cose che funzionano, che magari vanno solo migliorate seguendo un principio che funziona e che altri ci copiano, noi le distruggiamo. C è forse il vagheggiamento di un ritorno al sistema delle vecchie mutue, carrozzoni di dubbia qualità e pieni di debiti, da cui l'italia si è liberata proprio con il SSN pubblico ed universale? Quello che serve è esattamente il contrario: bisogna investire. Noi infermieri lo diciamo da anni senza essere ascoltati. Il sistema sanitario oltre a garantire diritti di cittadinanza, produce crescita, sviluppo e innovazione. L assillo del bilancio continua a restare centrale. Esso deriva da una concezione della sanità vecchia e sbagliata. Quella secondo la quale il comparto sanitario è solo un fattore di spesa a carico dei bilanci pubblici, senza riuscire a coglierne le straordinarie potenzialità e il dinamismo in esso contenuti, che possono farlo diventare a tutti gli effetti un vero e proprio fattore di sviluppo per il Paese. Proprio come il ministro Balduzzi dice nell incipit del suo ultimo decreto. Ma scegliere quella strada significa cambiare mentalità a favore di un uso appropriato delle risorse esistenti a partire da una progressiva demedicalizzazione di molte prestazioni assistenziali, con un maggiore coinvolgimento degli infermieri verso risposte di tipo processuale, come i servizi di emergenza, ma anche di hospice, di terminalità, l assistenza domiciliare e così via. Per far questo occorre che la gestione e l organizzazione di questi servizi sia affidata agli infermieri, da subito, senza attendere l ulteriore decadimento del sistema. E possibile che un problema di sostenibilità dei costi del sistema sanitario nazionale possa nascere prima o poi. Soprattutto se la crescita economica nazionale resterà ferma come negli ultimi anni. Allora, piuttosto che affidare la sanità ai privati, tagliare sui Lea, sui posti letto, sugli ospedali si ripensi il modello di funzionamento e di finanziamento del sistema sanitario nazionale. Varie analisi economiche, suffragate da evidenze empiriche, dimostrano la significativa relazione positiva tra tutela della salute e crescita economica. In quelle realtà dove la difesa della salute però non è centrata sul ruolo del medico, dell università o dell industria del farmaco, cosi come avviene da noi. Nei buoni sistemi di salute pubblica, il vero destinatario di tutto è il cittadino, proprio come diciamo noi infermieri da sempre. Solo facendo questa sostanziale scelta di campo, la sanità può rappresentare un forte volano di crescita economica, non solo un costo da sopportare, un settore da tagliare, come in tante leggi finanziarie s è fatto. E come speriamo non vogliano fare Monti e Balduzzi. Il Servizio sanitario nazionale, anche questo vale la pena ricordare, è una realtà fatta di centinaia di migliaia di operatori, di migliaia di imprese pubbliche e private, con un volano economico che ne fa una delle principali aziende italiane con livelli di qualità e complessità altissimi. La sanità in Italia rappresenta l 11% del pil: un milione e 500 mila addetti per le sole prestazioni ospedaliere e ambulatoriali, senza contare le molteplici professionalità dell indotto, con una dimensione medio-grande delle imprese che continuano a investire nella qualità, nella ricerca, sviluppo, nell ict e nelle innovazioni di processo.

4 Supplemento di Napolisana Rivista periodica di: aggiornamenti professionali, attualità e cultura Organo ufficiale del Collegio Ipasvi di Napoli in collaborazione con i Collegi Ipasvi di: Benevento, Caserta ANNO XVIII- N. 4 DICEMBRE 2012 AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE DI NAPOLI N DEL 27/9/1995 Spedizione in abb. pos. /art. 2, comma 20/c, L. 662/96 Filiale di Napoli Direttore editoriale Ciro Carbone Direttore responsabile Pino De Martino Hanno collaborato a questo numero Giuseppe Ariola, Anna Buonocore, Ferdinando Chiacchio, Franco Crisci, Dario De Martino, Andrea Della Ratta, Maria Rosaria Esposito, Concetta Galasso, Giuseppe Letizia, Gianluca Marini, Giuseppe Matarazzo, Raffaele Misefari, Maria Teresa Peyer, Raffaella Punzo, Giuseppe Rota, Salvatore Sorrentino, Bruno Villano Editore: Collegio Ipasvi Napoli Via Costantinopoli, n 27, Cap , Napoli, Tel , Fax Redazione e direzione via Costantinopoli 27, Cap , Napoli - Fax napoli@ipasvi.legalmail.it La riproduzione e la ristampa anche parziali di articoli e immagini del giornale sono formalmente vietate senza la debita autorizzazione dell editore. LA RIVISTA VIENE INVIATA GRATUITAMENTE AGLI ISCRITTI GRAFICA, IMPAGINAZIONE E STAMPA QUORUM - VIA T. G. BLANCH NAPOLI 6 In questo numero: Politica Sanitaria 3 Sanità pubblica, a qualcuno piace morta L Editoriale La lezione di Obama di Ciro Carbone Monti lancia l allarme: sostenibilità a rischio. Poi smentisce. Infine Balduzzi: nessuna privatizzazione. 8 di Pino De Martino Politica Sanitaria L attacco al servizio pubblico è già iniziato di Pippo Trio

5 In questo NUMERO 12 Politica Sanitaria Si sblocca il turn over, pronte 384 assunzioni Con lo sblocco parziale (solo il 15 per cento) si potranno effettuare circa 380 assunzioni. In Campania ne servono almeno diecimila. Parziale boccata d ossigeno per il comparto, ma resta la delusione di Pino De Martino Politica Sanitaria Politica Sanitaria Insieme si può! Nel frattempo il privato già avanza L inchiesta di Altroconsumo. L'associazione dei consumatori ha passato al vaglio l'offerta sanitaria di otto importanti città. E ha scoperto che non sempre il ticket è più conveniente 14 di Dario De Martino Politica Sanitaria CENSIS: La professione infermieristica è un capitale umano che piace agli italiani di Anna Buonocore Il Movimento infermieri Campani, lancia il suo manifesto Politica Sanitaria Il disegno di legge sugli Ordini riparte, ma cambia strada Il ministro Balduzzi ha presentato al Senato un nuovo testo, recuperando in parte quello dell ex ministro Fazio. 32 I Collegi Ipasvi della Campania informano Dentro la professione Ricerca scientifica e pratica assistenziale. Come ridurre le distanze Il nuovo paradigma: dall approccio tradizione all evidence- based di Maria Rosaria Esposito e Assunta Guillari Dentro la professione 17 Politica Sanitaria Tagli ai vertici della sanità. Scure su 130 primari Pressing del Governo sulla Campania per tagli e parametri da rispettare. Tocca ai manager accorpare i reparti di Dario De Martino di Pippo Trio 19 Ruolo della medicina nucleare nella diagnosi delle patologie ginecologiche di Giuseppe Rota Ferdinando Chiacchio Gianluca Marino

6 6 Dicembre 2012 Politica Sanitaria Sanità pubblica, a qualcuno Monti lancia l allarme: sostenibilità a rischio. Poi smentisce. Infine Balduzzi: nessuna privatizzazione. Ma intanto la pietra nello stagno è stata lanciata. L era della sanità pubblica, equa e solidale sta per tramontare? L attacco parte da lontano: infermieri in allarme a difesa dell assistenza sanitaria universale e garantita. di Pino de Martino Il nostro Sistema sanitario nazionale, di cui andiamo fieri, potrebbe non essere garantito se non si individuano nuove modalità di finanziamento". Ecco le parole del Premier Mario Monti che hanno scatenato il finimondo. La Cgil ha detto subito che si tratta di annuncio schock che vuole aprire la strada ai privati. Renato Balduzzi ha subito smentito, ma ormai l effetto annuncio è passato. E sono in molti a pensare che, prima o poi, un attacco diretto alla sanità pubblica arriverà di sicuro. Dicevamo di un attacco diretto, e non a caso. Si perché di attacchi al sistema sanitario nazionale, nel senso di pubblico, equo, solidale e universale è già partito da tempo. E questo gli infermieri lo stanno denunciando da tempo. Non più di un mese la federazione nazionale dei Collegi Ipasvi ha acquistato una pagina intera di un grande quotidiano nazionale (che pubblichiamo altrove in questo stesso numero) proprio per spiegare le ragioni di una difesa ad oltranza del sistema sanitario nazionale. Evidentemente, le premesse per un allarme c erano tutte. In effetti l attacco alla sanità per tutti, uguale e solidale è cominciato da tempo. Il nostro sistema sanitario è in crisi a causa di tagli forsennati. In cinque anni la scure ha tagliato 30 miliardi, di cui ben 10 decisi proprio dal Governo Monti. Mentre si amplia sempre più la forbice tra l assistenza sanitaria tra nord e sud. Tra aree economiche avanzate e quelle depresse. Anziché favorire una revisione della spesa per l appropriatezza, si riducono servizi essenziali per i cittadini: perfino il pronto soccorso è spesso garantito solo da lavoratori precari. E il commento al vetriolo del Consigliere nazionale e presidente del Collegio Ipasvi di Napoli, Ciro Carbone. Quella che Monti propone non è una sanità integrativa per coprire le prestazioni che attualmente il sistema sanitario non assicura o assicura in parte. Ma una sanità di seria A e una di serie B. Il diritto alla salute e alle cure, a quel punto però, non sarebbe più universale. il cittadino sarà più o meno tutelato a seconda della copertura assicurativa che riuscirà a comprare. E per noi infermieri ciò è insostenibile : La crisi economica internazionale, il basso livello di crescita dell Italia negli ultimi vent anni e le non esaltanti prospettive future potrebbero anche giustificare in parte l'allarme del Presidente del Consiglio. Ma ciò che è inaccettabile è il rimedio paventato: ridurre la copertura dei Livelli Essenziali di Assistenza sanitaria per allargare l intervento dei fondi privati. Ed allora il sospetto che la dichiarazione voglia rappresentare un precedente sembra più che fondato. Il nostro sistema sanitario è tra i meno costosi al mondo e l allarme sulla crescita della spesa sanitaria è infondato, come segnala anche il Rapporto 2012 sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti 2012 (pagine ). Soprattutto, nei confronti con gli altri paesi industrializzati, l Italia associa minore spesa a migliori servizi (vedi rapporto Oecd Health data 2012). Certamente ci sono ancora margini per migliorare : recuperando efficienza ed efficacia, contrastando sprechi e illegalità. Soprattutto recuperando un divario sempre più ampio tra le regioni. L esperienza di alcune regioni dimostra che il vero risanamento non si ottiene con tagli indiscriminati, ma con una coraggiosa riorganizzazione dei servizi socio sanitari: il ridimensionamento e la riqualificazione della rete ospedaliera, il potenziamento dei servizi distrettuali (centri h 24, assistenza domiciliare e cure primarie), regole serie per gli accreditamenti dei privati, l integrazione fra sociale e sanitario, servizi prima che trasferimenti monetari. Il nostro sistema sanitario è da migliorare, ma può essere sostenibile. Chi dice il contrario ha solo in mente di privatizzare pezzi di sanità (che effettivamente è un mercato assai appetibile). La ricetta di Monti, invece di dare forza al sistema sanitario nazionale, spalanca le porte al mercato assicurativo in sanità, pro-

7 Dicembre piace morta prio mentre Obama negli USA tenta di invertire questa tendenza. Oppure sarebbe un ritorno al passato: non dimentichiamo che le vecchie mutue erano autentici carrozzoni, di scarsa qualità e oltretutto pieni di debiti. Prima di tagliare, si potrebbe risparmiare pur senza mettere mano ai sempre dannosi e indiscriminati tagli lineari, il ssn potrebbe risparmiare cifre a nove zeri eliminando sprechi e privilegi, soprattutto centralizzando acquisti e convenzioni. Cinque manovre in cinque anni. E nessuna di queste ha significato studio e riorganizzazione del settore, ma solo tagli, a cui si sono aggiunti altri tagli, e così per cinque volte, perché la spesa sanitaria, veniva detto ad ogni sforbiciata, sale. Una litania confutata da tutti i dati, compresi quelli Ocse, che delineano una spesa italiana decisamente più bassa della media dei Paesi membri, ed in diminuzione in rapporto al Pil (7,3% nel 2009 e 2010; 7,2% nel 2011; 7,1% nel 2012; 6,9% le stime per il 2013 e il 2014). Naturalmente, con una popolazione sempre più anziana, ma anche progressivamente più disoccupata e immersa in un ambiente sempre più inquinato, i costi sanitari saliranno. Ciò detto, c è molto da sfrondare anche all interno della sanità per ripulirla di tante storture come quel tanto di privato che si somma e non si integra con il pubblico; le 23 chirurgie di Milano quando se ne contano 40 in tutta la Francia; i 35 reparti di emodinamica del Lazio di cui solo 6 attivi 24h24; gli stipendi d oro come quello intascato da un direttore generale di una sperduta Asl che ammonta al triplo di ciò che guadagna il presidente dell Inps; gli innumerevoli primariati inutili; decisamente da riordinare recuperando una cifra stimata in un miliardo di euro; quel 38% che è la media dei parti cesarei eseguiti nel nostro Paese quando il limite indicato dall Oms è del 15%; le tariffe di alcuni farmaci; i canoni di affitto milionari. Un capitolo a parte, in questa lista meramente simbolica delle zone d ombra dove si possa e si debba intervenire, meritano invece i dispositivi medici perché nel loro fatturato a nove zeri ampie sono le sacche di acquisti poco leciti se paghiamo un defibrillatore, della stessa marca e dello stesso modello, euro a Trento e a Bolzano, o uno stent medicato 594 euro a Terni contro i di Genova. L ex ministro della Salute Ferruccio Fazio, per fermare quest emorragia di denaro pubblico, propose di togliere alle Asl il potere di approvvigionarsi autonomamente, centralizzando a livello regionale gli acquisti. Un idea che forse meriterebbe di essere ripresa e valutata, così come una riflessione andrebbe fatta a proposito dell inappropriatezza di alcune prescrizioni, posta recentemente in risalto da un analisi pubblicata su Hospital Medicine, dove si rileva che in tre casi su quattro dei 6,5 milioni di dimissioni ospedaliere esaminate non ci siano state ragioni sufficienti a giustificare la prescrizione di inibitori dell acidità di stomaco: una categoria di farmaci nel mirino di molti medici che ritengono assurda la spesa di un miliardo di euro da parte del SSN per curare la cattiva digestione.

8 8 Dicembre 2012 Politica Sanitaria L attacco al servizio pubblico è già iniziato di Pippo Trio T rasferimenti pro capite inferiori alla media nazionale; 3,4 posti letto ogni mille abitanti invece di 3,7; sblocco del turn over del 15% per il personale infermieristico e medico e un deficit sanitario ridotto da 800 a 200 milioni grazie a un monitoraggio da parte di commissari e il raggiungimento degli obiettivi per sbloccare i fondi. Nei trasferimenti per i cittadini la Campania perde 60 euro pro capite. La media pro capite in Campania è di euro, mentre la media nazionale è oltre i euro. Perdiamo 350 milioni di euro l'anno in trasferimenti della sanità e questo accade per vecchi criteri di anzianità che penalizzano la Campania che è la Regione più giovane di Italia. Sono i dati della sanità campana che indicano come di fatto già non c è più una sanità uguale per tutti.

9 Dicembre Dunque, l attacco alla sanità pubblica è già cominciato. Con questi numeri è difficile immaginare prestazioni sanitarie dello stesso livello che nelle regioni dove i trasferimenti di fondi sono più consistenti. Con l ultimo riparto del Fondo sanitario nazionale 2012, su un totale di oltre 105 miliardi alle Regioni del Sud ne vanno meno di 35, una cifra ancor più bassa del peso naturale che ha quest'area in base alla popolazione residente. finanziamenti per altro incassati con quasi un anno di ritardo, per di più con una dotazione ridotta di circa un miliardo, dopo i tagli imposti dal governo Monti attraverso la spending review: per cui il Fondo sanitario, che ammontava a circa 109 miliardi, è sceso a 108 (in realtà 105, circa 3 miliardi sono per progetti speciali, quali gli Istituti zooprofilattici, la medicina penitenziaria, la Croce rossa, il Centro nazionale trapianti e altri). Un taglio che mette a rischio gli stessi bilanci regionali a rischio default. Nel frattempo sondaggi e studi di previsione disegnano scenari nefasti. Sono analisi scientifiche di cui fidarsi, oppure servono proprio a sostenere quell allarme lanciato da Monti e che tende ad aprire le porte ai privati? Le lobby molto spesso si servono di ineccepibili studi scientifici per sostenere le proprie azioni. Ed è sempre utile dubitare. Sta di fatto che il Meridiano sanità, noto istituto di ricerche del gruppo Ambrosetti che si occupa di analisi delle politiche pubbliche, ha di recente lanciato l allarme circa di un possibile default per il sistema sanitario nazionale. Né più, né meno quanto affermato dal premier Mario Monti. Per il Servizio Sanitario Nazionale italiano la sostenibilità nel tempo rischia di divenire un utopia, e il default economico è un rischio concreto nel prossimo futuro. A tracciare questo fosco scenario sono i modelli previsionali sviluppati da Meridiano Sanità The European House Ambrosetti, presentati a Roma nell ambito del convegno Sanita e salute in Italia in un contesto di crisi economica: la direzione per la crescita. In meno di quarant anni, dicono i ricercatori, la spesa sanitaria pubblica dovrebbe diventare più del doppio dell attuale, raggiungendo circa 261 miliardi di euro contro i 112,7 attuali (nel 2012 per la prima volta in diminuzione in termini assoluti). Non considerando l evoluzione epidemiologica, e quella tecnologica, ma solo l evoluzione demografica. Al contrario i vincoli di finanza pubblica, in un periodo di recessione, hanno comportato nel periodo dal 2010 al 2014, tagli alla sanità pubblica per 24,4 miliardi di euro a cui si potrebbero aggiungere gli ulteriori tagli previsti nel disegno di legge di Stabilita per un totale di 26 miliardi di euro complessivi. Nell utopia di garantire il mantenimento degli stessi livelli di assistenza su tutto il territorio nazionale.

10 10 Dicembre 2012 Politica Sanitaria Nel frattempo il privato L'inchiesta di Altroconsumo. Sempre più spesso si fanno esami e visite specialistiche presso le strutture private. Anche perché nel pubblico costa sempre di più. L'associazione dei consumatori ha passato al vaglio l'offerta sanitaria di otto importanti città. E ha scoperto che non sempre il ticket è più conveniente di Dario De Martino D opo le parole del premier Monti sulla sanità c'è allarme per il timore di una privatizzazione. Il presidente del Consiglio ha poi smentito, ma è pur vero che un nuovo modello di offerta sanitaria si è già fatto strada nelle nostre città. Il sistema pubblico della salute, che finora ci ha distinto dalle costose (per i cittadini) logiche di cura diffuse in altri Paesi, sta radicalmente cambiando anche da noi. Lo testimonia un'inchiesta di Altroconsumo che ha scandagliato l'offerta sanitaria privata di otto importanti città. Il risultato non è molto confortante per la sanità pubblica. Secondo l'indagine dell'associazione dei consumatori, infatti, l attuale modello di sistema pubblico non è sempre conveniente rispetto a quello privato. E il cittadino, alla fine, sceglie il servizio più economico. Conclusioni avvalorate anche da un'indagine del Censis, secondo cui circa un terzo degli italiani considera peggiorato il servizio sanitario offerto nella propria regione. E infatti, mentre la spesa sanitaria pubblica rallenta, quella privata avanza: più 25% negli ultimi dieci anni. Il più delle volte, secondo il Censis, questa scelta dipende dalle attese troppo lunghe per fare visite ed esami in ospedali e Asl. L'indagine. Altroconsumo ha condotto l'inchiesta in otto città - Palermo, Bari, Napoli, Roma, Firenze, Padova, Milano e Torino Tabella 1 Tempo d attesa medio 4 giorni 7 giorni 3 giorni 4 giorni Prezzo in struttura privata Prezzo in intra moenia Prezzo del ticket (Ssn) e ha contattato, lo scorso settembre, sia i centralini delle principali strutture pubbliche, sia 169 centri privati, fra cliniche e poliambulatori misti, ovvero convenzionati con il Servizio sanitario nazionale. Al telefono l'associazione ha chiesto i tempi di attesa per l'esame o la visita, il costo, l eventuale convenzione con mutue o assicurazioni private e se era possibile presentarsi il sabato. Le prestazioni "campione" scelte (visita ortopedica, ecografia addominale, gastroscopia e panoramica dei denti) sono tra le più richieste. Sotto il profilo economico le risposte delle realtà private sono state variabili da città a città, ma anche all interno dello stesso comune. "A fronte di tempi di attesa contenuti (in media, solo qualche giorno) - spiega Altroconsumo - che distinguono nettamente il servizio privato da quello pubblico, sul piano delle tariffe la sanità privata a volte compete con il ticket. Per esempio, per un ecografia dell addome in città come Bari, Napoli e Palermo i prezzi più bassi rilevati sono allineati con quelli del servizio sanitario (circa 50 euro). Il centro privato compete con l ospedale anche per la radiografia panoramica dei denti". Se, invece, si tratta di esami complessi, come una gastroscopia, la forbice dei prezzi è ampissima: con l Ssn costa circa 50 euro, mentre privatamente a Roma si pagano in media 302 euro, a Milano addirittura 520 euro. "Un altro motivo per cui si preferisce il servizio privato - aggiunge l'associazione - è la maggiore flessibilità degli orari, per esempio la possibilità di essere ricevuti il sabato:

11 Dicembre già avanza Tabella 2 Napoli Palermo Bari Torino Firenze Padova Roma Bari MEDIA cosa possibile in una struttura su tre". Molti centri privati, poi, sono convenzionati con assicurazioni e mutue. Nelle tabelle illustrate in pagina, abbiamo schematizzato i tempi di attesa e i costi medi città per città delle prestazioni testate da Altroconsumo: L'intramoenia. La realtà del pubblico oggi non è solo il ticket. Un importante tratto dell offerta sanitaria italiana è legato alla cosiddetta attività intramoenia ( tra le mura ), ovvero la possibilità per i medici di svolgere la professione all interno dell ospedale. Il vantaggio per il cittadino è di scegliere il medico preferito, senza impegnativa e a tariffe controllate, concordate tra il professionista e l ospedale. Ma è proprio così? "Abbiamo preso contatti con alcune strutture pubbliche - continua Altroconsumo - chiedendo di poter prenotare le stesse quattro prestazioni, questa volta usufruendo dell offerta intramoenia. Mentre i tempi di attesa sono omogenei e sempre contenuti (entro i 3-4 giorni), la tariffa è molto varia: una visita ortopedica costa tra i 70 e i 150 euro; una gastroscopia da 150 a 380 euro; un ecografia dell addome da 70 a 165 euro". Dal punto di vista economico in media le cure fatte in regime privato all interno degli ospedali non sono particolarmente convenienti rispetto alle cliniche. Questo in generale, poi ogni città e soprattutto ogni realtà ospedaliera ha specifiche caratteristiche. Sull attività dell intramoenia c è un vivace dibattito parlamentare che dovrebbe portare a redigere regole comuni e garantire maggiore trasparenza, come l adozione di un tariffario unico per ogni Asl, che definisca importi fissi per le prestazioni. Il futuro della sanità. Che il sistema sanitario stia cambiando lo denuncia, per esempio, la riforma curata dal ministro della Salute Renato Balduzzi punta all'abolizione dei ticket sanitari e a un pagamento delle cure in base al reddito percepito. Questo per evitare una maggiorazione sul prezzo dei ticket per colmare un buco da due miliardi, a partire da gennaio Di fronte a queste nuove realtà crescono polizze e sistemi integrativi sfruttabili nella medicina privata. "Non abbiamo pregiudizi - conclude Altroconsumo - verso una sanità nuova, efficiente e rapida se la professionalità e l etica dei medici è la stessa. Il dubbio è che questa 'privatizzazione' progressiva alla lunga rischi di far diventare le cure mediche un lusso per pochi. Come accade già in altre realtà straniere".

12 12 Dicembre 2012 Politica Sanitaria Si sblocca il turn over, di Pino De Martino Nel Mezzogiorno siamo ai limiti della rottura sociale". Dice il governatore della Campania Stefano Caldoro commentando lo sblocco del turn over solo al 15 per cento, che comunque consentirà di assumere 384 giovani tra infermieri e medici. Il governatore puntava al 25 per cento, non solo per pagare meno straordinari, ma anche per portare più personale in corsia con nuove assunzioni. Sul fronte della disoccupazione siamo agli stessi livelli di quei Paesi dove la rottura è già avvenuta. In base ai dati Ocse - ha aggiunto Caldoro- al Sud il reddito pro capite è di 15mila euro, al Nord di 27mila, un divario enorme che non esiste in alcun altro Paese d'europa". Anche tra i vertici degli infermieri c è delusione. Francamente ci aspettavamo di più dal decreto Balduzzi. Avevamo avuto ampie rassicurazioni, invece Così il presidente Ciro Carbone del Collegio Ipasvi di Napoli e consigliere nazionale ha accolto la notizia. Nelle parole si coglie chiara la delusione. Ma incalza. Con il 15 per cento di sblocco potremo contare su poco meno di 400 nuove assunzioni. Poco, considerando il grave buco negli organici che si è creato con gli anni. Noi comunque non molleremo e continueremo a chiedere lo sblocco totale nell interesse dei cittadini, degli operatori e delle stesse casse regionali. Dice bene il Con lo sblocco parziale (solo il 15 per cento) si potranno effettuare circa 380 assunzioni. In Campania ne servono almeno diecimila. Parziale boccata d ossigeno per il comparto, ma resta la delusione. Caldoro: "Nel Mezzogiorno siamo ai limiti della rottura sociale". Carbone: Ci aspettavamo di più. Continueremo a fare pressing.

13 Dicembre pronte 384 assunzioni presidente Carbone. Dal 2006 ad oggi, infatti, la sanità campana ha perso quasi 10 rnila unità - tra medici, infermieri e personale tecnico-amministrativo - che non sono state sostituite. Per far fronte agli enormi buchi d'organico in parlamento si era avanzata la richiesta di un parziale sblocco del turn over (25 per cento) per le Regioni sottoposte a piano di rientro dal deficit: una misura che avrebbe garantito almeno una prima boccata d'ossigeno alla Campania. Ma il governo ha fermato l'emendamento concedendo solo una deroga del 15 per cento. Per effetto di questo parziale sblocco saranno effettuate 384 assunzioni, tra infermieri e medici. Il via libera è già stato dato con una lettera del Governatore Caldoro ai tecnici del ministero della salute nella quale sono indicati anche i costi dell operazione: per i 384 neo assunti la Regione spenderà 23 milioni di euro. Il braccio di ferro ha prodotto risultati solo parziali. Ma rappresenta comunque un primo passo verso la normalizzazione in Campania del settore sanità. Certo, il taglio imposto dal ministro dell'economia Vittorio Grilli obbliga tutti a stringere la cinghia. Ne sono consapevoli gli esperti di Palazzo Santa Lucia, che hanno elaborato uno studio con le uscite e le entrate delle singole aziende sanitarie e ospedaliere: l'asl di Avellino, che nel 2011 ha dovuto rinunciare a 68 dipendenti (tra prepensionamenti, pensionamenti e quant'altro), potrà contare su 10 nuove unità (contro le 17 programmate); all'as! di Benevento ne spetteranno 6; all'asl di Caserta 32; la Napoli 1 aveva messo in cantiere l'assunzione di 145 tra medici e infermieri e invece i posti disponibili sono solo 87. Un discorso simile vale per la Napoli 2 e la Napoli 3, le cui quote sono rispettivamente pari a 44 e 41; l'as! di Salerno effettuerà 48 assunzioni contro le 80 previste. La situazione non cambia se si considerano le aziende ospedaliere: il Cardarelli aveva bisogno di almeno 62 unità mentre ne avrà 37; il Santobono 10 su 17; il Monaldi 23 su 38; il Ruggi di Salemo 17 su 29; il Moscati di Avellino 8 su 13; il Rummo di Benevento 4 su 7; il nosocomio di Caserta 8 su 13. Quanto all'istituto Pascale, saranno banditi concorsi per 5 posti. Concorsi bloccati, ma gli straordinari costano 800 milioni Si aggira intorno agli 800 milioni di euro l anno il costo del blocco del turn over in Campania. E quanto stimato dai tecnici della Regione che hanno calcolato le spese per lavoro straordinario e notturni per medici e infermieri. Una cifra che rappresenta il doppio di quanto spendono le regioni Veneto e Emilia Romagna. I dati sono contenuti in un report sulla sanità campana inviato nei mesi scorsi al ministro della Salute Renato Balduzzi a sostegno della richiesta di uno sblocco del turn over, non solo per dare migliori prestazioni ai cittadini e far rifiatare infermieri e medici costretti a sostenere turni massacranti, ma anche per risparmiare sui conti per la spesa del personale. Una delle voci che porta in alto le cifre dei costi per il personale è infatti il salario accessorio. Si spenderebbe molto di meno pagando regolari stipendi a giovani appena assunti, che non pagando straordinari e notturni a personale in pianta organica da tempo. Senza contare, naturalmente, i vantaggi in materia di qualità dell assistenza e occupazione giovanile. Nel 2011 la Campania ha speso 3 miliardi e 68 milioni per gli stipendi degli operatori sanitari. L anno prima erano stati sborsati 178 milioni in più. Con queste cifre si potrebbero pagare stipendi per assumere almeno 5000 tra infermieri e medici se solo fossero accolte le richieste avanzate dal governatore Caldoro e dai vertici nazionali dell Ipasvi. Nel report inviato al ministro si spiega anche a che punto siamo con il risanamento dei conti in sanità: si sono raggiunti gli obiettivi sulla riduzione del deficit con un anno di anticipo; la Campania è la regione prima in Italia per la correzione dei conti grazie alle politiche di rigore messe in atto. Su molte delle azioni messe in campo, Lombardia e Veneto, regioni dove la sanità è al top, non hanno raggiunto le stesse performance.cifre chiare e trasparenti che potrebbero presto dare il via libera ad un ulteriore sblocco del turn over nei primi mesi del prossimo anno.

14 CENSIS: la professione infermieristica è un capitale umano che piace agli italiani di Anna Buonocore Tre italiani su quattro (il 75) che hanno avuto necessità di ricorrere al Servizio sanitario valutano positivamente il rapporto avuto con gli infermieri e, più in generale, poco meno (71,2%) giudicano gentili e disponibili gli operatori sanitari. È il 46 Rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese a dirci che, in fine dei conti, larga parte degli italiani apprezza coloro che lavorano nel Servizio sanitario. E, più degli altri, apprezzano gli infermieri. D'altra parte, questo capitolo del Rapporto riproduce sostanzialmente la ricerca che la Federazione Ipasvi aveva promosso con l'istituto di ricerca e che era stata illustrata al Congresso nazionale della Federazione nello scorso marzo a Bologna ( dalla vicepresidente del Censis, Carla Collicelli. Il Rapporto, tra l'altro, ricorda come quella infermiersitica sia considerata una professione attraente: per il 76,6% perché è una professione con un alto valore sociale e di aiuto verso gli altri, per il 47% circa perché consente di trovare facilmente un occupazione. Una larga maggioranza di italiani (61,3%) ritiene, proprio per queste ragioni, che sia un errore bloccare, con il numero chiuso, gli accessi ai corsi di laurea in Infermieristica. Più in generale, il Rapporto Censis ricorda che la sanità italiana «cammina sulle gambe» di oltre 724mila persone: 334 mila infermieri, 237 mila medici, 49 mila unità di personale con funzioni riabilitative, 45 mila con funzioni tecnico-sanitarie, 11mila di vigilanza e ispezione. Il giudizio complessivo, come già detto, è largamente positivo. Il Censis sottolinea inoltre come la spesa sanitaria out of pocket (cioè quella che deriva dai pagamenti per acquistare beni e servizi sanitari sostenuti direttamente dalle famiglie) arrivi a circa 28 miliardi di euro, pari all 1,76% del Prodotto interno lordo. Il modello assistenziale socio-sanitario continua a coprire solo una parte dei bisogni, sottolinea però il Censis, lasciando scoperti i soggetti che esprimono le necessità più complesse a lungo termine. L'Istituto ha stimato i costi sociali diretti a carico delle famiglie per alcune patologie croniche e a forte impatto sulla qualità della vita: euro all anno per l ictus, per il tumore, per l Alzheimer. Particolarmente rilevante, in questo periodo di grave crisi economica, è il sostegno offerto dalla famiglia. Basti pensare che il 59,4% delle famiglie ha dato o ricevuto nell ultimo anno almeno una forma di aiuto, come tenere i bambini (17,3%) o fare compagnia a persone sole o malate (15,9%), partecipando alla rete informale di supporto.

15 Dicembre 2012 Politica Sanitaria 15 "Insieme si può!" Il Movimento Infermieri Campani, lancia il suo manifesto. I l movimento infermieri inoccupati precari nasce dalla amarezza di giovani infermieri neolaureati che, dopo anni di sacrifici spesi a favore della propria crescita professionale, si sono ritrovati come scaraventati in un mondo lavorativo che gli ha chiuso le porte in faccia, o è stato pronto ad accoglierli secondo condizioni per lo più sfavorevoli. Da qui l'idea di darsi una scossa, una DEFIBRILLATA! L'intenzione è quella di coinvolgere i giovani colleghi,anch'essi immersi nella difficile realtà ; coloro che attualmente già lavorano negli ospedali campani e nelle strutture private in condizioni divenute orami insostenibili, e chiunque possa dare un apporto alla crescita di questo movimento. Così, in tal senso, il Movimento Infermieri Campani si è costituito come Associazione senza fini di lucro, dandosi una valida identità e prefiggendosi obiettivi mirati: divulgare la cultura infermieristica; fornire prestazioni nel settore pubblico e privato di prevenzione e di cura; agire miratamente a favore delle fasce sociali più deboli; diffondere periodicamente azioni positive che riscoprano il ruolo fondamentale dell'assistenza infermieristica; intervenire con campagne pubblicitarie affinché ci sia una costante comunicazione con i cittadini; formulare azioni correlate ai servizi e agli scopi di tutte le altre associazioni nazionali ed internazionali per un coordinamento sinergico di scopi e valori legati alla dignità umana e alla "salus" nel senso più stretto del termine. Per raggiungere tali obiettivi occorre "sinergia", ovvero un'unione di forze che hanno lo scopo comune di ottenere un effetto complessivo più soddisfacente nei confronti di tale realtà ormai marcia, la quale ha bisogno di uno slancio vitale notevole e concreto. Uno dei principali obiettivi del nostro Movimento è lo sblocco del turnover in Campania, al fine di evitare che si imponga un assistenza qualitativamente povera rispetto alle tante eccellenze che i nostri reparti potrebbero offrire Diciamo BASTA alle solite logiche sociali che non permettono ai giovani di dimostrare il proprio valore e la propria continua a pagina 16

16 16 Dicembre 2012 continua da pagina 15 professionalità. Diciamo BASTA allo sfruttamento del personale infermieristico nelle strutture pubbliche e private che prevede turni lavorativi massacranti che non solo logorano fisicamente l operatore, ma si ripercuotono negativamente anche sugli stessi pazienti. Diciamo BASTA al rumore del silenzio che si diffonde in maniera esponenziale nella nostra società, perché nessuno ancora mai ha fatto valere i nostri diritti. Dunque BASTA. lasciare tutto nelle mani della sorte.e crediamo nel fatto che "insieme si può..!"; come ci insegna il piccolo colibrì nella sua favola, in cui si racconta che per spegnere l'incendio divampato nella foresta, esso si tuffa nelle acque del fiume e, dopo aver preso nel becco una goccia d acqua, la lascia cadere sopra la foresta invasa dal fumo, insegnando così ai suoi amici che ognuno, dando il proprio contributo, potrà salvare la foresta. Vi chiediamo quindi di aderire al nostro movimento, il Movimento Infermieri Campani, pioniere nel chiamare a raccolta tutti voi, sotto la bandiera del vero cambiamento professionale e della vera svolta sociale per gli infermieri. Nel Patto Infermiere-Cittadino del 12 maggio 1996 viene stipulato che noi infermieri dobbiamo promuovere e partecipare ad iniziative atte a migliorare le risposte assistenziali infermieristiche all interno dell organizzazione. Pertanto non possiamo assolutamente disattendere le aspettative dei nostri pazienti. Sollecitiamo le nostre coscienze e quelle dei nostri colleghi; prendiamoci oggi la responsabilità di assicurare un domani a noi stessi e a chi necessita delle nostre cure. Il Movimento Infermieri Campani è sostenuto dal Sen. Raffaele Calabrò, nonché Consigliere della Sanità in Campania, dal Consigliere Comunale di Napoli Dott. Salvatore Guanci e dai Presidenti dei Collegi Provinciali IPASVI di Napoli e Salerno, rispettivamente Ciro Carbone e Carlo Celentano, ai quali rivolgiamo i nostri più sentiti ringraziamenti. L'associazione, nel mese di dicembre, promuoverà varie iniziative in diverse piazze di Napoli per sensibilizzare la cittadinanza. È possibile aggiornarsi sulle novità, gli incontri e le varie iniziative da noi intraprese attraverso il contatto facebook ( il quale contiamo di unire più forze possibili, soprattutto condividendo con gli amici la notizia della nostra nascita e vicinanza. Per contatti e adesioni alla nostra Associazione, chiamare il numero M.I.C. (Movimento Infermieri Campani)

17 Dicembre 2012 Politica Sanitaria 17 Tagli ai vertici della sanita Scure su 130 primari Pressing del Governo sulla Campania per i tagli e parametri da rispettare. Tocca ai manager accorpare i reparti. Strutture complesse ridotte del10%. Strutture semplici passano da 2700 a 1400 di Dario De Martino C ala la scure sui primari. Sono ancora troppi, nonostante i tagli messi in campo in questi mesi. Così la Regione, su pressing del ministero della Salute, corre ai ripari. L'obiettivo è ridurre del 10 per cento il numero delle strutture complesse (i reparti, ciascuno dei quali retto da un primario o da un facente funzioni) che sono circa 1.300: significa 130 primari in meno. Un ulteriore sforzo riguarderà le strutture semplici (che garantiscono servizi di supporto ai reparti): dalle attuali si arriverà a Dati che derivano dai parametri fissati dal ministero di Renato Balduzzi e a cui tutte le Regioni devono attenersi: in ambito ospedaliero sono previsti 17,5 posti letto in ogni struttura complessa mentre per ciascuna di queste ci saranno 1,31 strutture semplici. Più stringenti i paletti per l'ambito territoriale, di competenza delle Asl:ogni primario dovrà servire residenti. E tutto nero su bianco nel decreto 135, firmato dal governatore-commissario Stefano Caldoro, in cui vengono indicate le linee guida che i manager di aziende sanitarie e ospedaliere dovranno seguire per avviare le necessarie riorganizzazioni interne. Una volta completato l'iter burocratico e amministrativo previsto dalla legge, i direttori generali avranno 30 giorni di tempo per spiegare come e dove intervenire. La dead line è fissata per la fine dell' anno. La strada appare dunque in salita anche se la situazione risulta molto diversa rispetto a qualche anno fa. Basti pensare che nel 2010 in Campania le strutture complesse erano (soltanto la Lombardia ne aveva di più, 2.413, ma con il doppio degli abitanti); quest'anno si punta al pareggio di bilancio per mettere fine al commissariamento. Tali misure, fanno sapere gli esperti di Palazzo Santa Lucia, sono indispensabili per rimettere i conti in ordine, ma non si tratta solo di questioni economiche: alla base della rivoluzione c'è la scommessa di migliorare la qualità del servizio eliminando sprechi e inefficienze ereditate dal passato. In Regione si vantano di aver avviato da tempo un percorso virtuoso che sta producendo risultati significativi e che ha portato praticamente ad azzerare il passivo accumulato. E questo lo dicono i dati. Ora si punta a proseguire lungo questa strada attraverso il gioco di squadra che deve coinvolgere tutti: istituzioni, sindacati, dirigenti e operatori sanitari.

18 18 Dicembre 2012 Politica Sanitaria Il disegno di legge sugli Ordini riparte, ma cambia strada Il ministro Balduzzi ha presentato al Senato un nuovo testo, recuperando in parte quello dell'ex ministro Fazio di Pippo Trio Sembrava fosse finito su un "binario morto" il disegno di legge che aveva presentato il ministro pro-tempore della Salute, Ferruccio Fazio, che, tra le altre cose, conteneva una delega al Governo per la riforma degli Ordini delle professioni sanitarie. Ora, però, l'attuale ministro, Renato Balduzzi, ha deciso di rimetterlo in moto, non esattamente com'era, ma con qualche "taglio", integrazione e modifica. Il nuovo testo è stato ripreso il 21 novembre dalla Commissione Sanità del Senato, che sta ora decidendo se chiedere alla presidenza di Palazzo Madama, così come vorrebbe il ministro, di proseguire l'esame in sede deliberante. Se così fosse, l'iter del provvedimento potrebbe avere un'accelerazione ormai insperata e, magari, riuscire anche a passare all'altro ramo del Parlamento, con qualche speranza d'essere approvato prima dello scioglimento delle Camere.Se invece così non fosse, il percorso sarebbe decisamente più lungo e travagliato perchè il testo dovrebbe transitare per l'assemblea del Senato. Con l'ulteriore passaggio, non solo si allungherebbero i tempi e si dovrebbero affrontare le incognite che potrebbero presentarsi durante l'esame in Assemblea ma si rischierebbe fortemente di non portare a termine il percorso per "fine legislatura". Il ddl contiene, tra le altre cose, molte delle quali innovative, la norma (all'art. 6) che prevede la trasformazione degli attuali Collegi delle professioni sanitarie e delle rispettive Federazioni nazionali in Ordini delle medesime professioni e relative Federazioni. Per quanto di specifico interesse: "i Collegi e le Federazioni nazionali degli infermieri professionali, degli assistenti sanitari e delle vigilatrici d'infanzia (IPASVI)" diventano "Ordini delle professioni infermieristiche e Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche". L Albo delle vigilatrici d infanzia assume la denominazione di albo degli infermieri pediatrici. Ieri é scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti; continua e si rafforza il pressing, anche e non solo della Federazione nazionale Collegi Ipasvi, perché venga concessa al ddl la sede deliberante.

19 Dicembre 2012 I Collegi della Campania informano 19 QUI NAPOLI Anno europeo dei cittadini L Ipasvi al confronto con il Commissario Andor di Elisabetta De Luca Napoli apre le porte all Europa. Il 30 Novembre, nell affascinante cornice di Castel dell Ovo, si è svolto l incontro tra 200 cittadini napoletani,( rappresentanti degli ordini professionali, tra cui il collegio IPASVI di Napoli,, associazioni, sindacati) scelti per interloquire con il Commissario europeo, Laszlo Andor, responsabile per occupazione, affari sociali ed integrazione. La delegazione dell IPASVI era composta da un gruppo di giovani coordinati dal Consigliere Ascione ( Valentina Ascione, Elisabetta De Luca, Chiara Pasquinucci, Mario Di Donna ). L iniziativa, voluta fortemente dalla Commissione europea, in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri ed il Parlamento europeo, nasce con l'approssimarsi dell'anno europeo dei cittadini (2013) e delle elezioni europee (2014). Lo scopo è quello di dialogare con i cittadini, attraverso una serie di iniziative. Tra il 2012 ed il 2013, si svolgeranno, infatti, una serie di eventi rivolti alla cittadinanza, in occasione dei quali i Commissari europei saranno tra la gente per ascoltarla su vari temi relativi ai poteri ed alle politiche dell'unione europea. Due sono le domande a cui il cittadino è chiamato a rispondere: quale tipo di Europa vuole e cosa si aspettate concretamente dall'unione europea. I partecipanti sono stati suddivisi in tre gruppi distinti (in base a una comunicazione di assegnazione ad un gruppo), ognuno caratterizzato da uno specifico tema di riflessione: - Gruppo 1 su "Ruolo e poteri che ha l'ue per perseguire i propri obiettivi in materia di creazione di posti di lavoro" - Gruppo 2 su Iniziative e proposte dell'ue in materia di occupazione - Gruppo 3 su Futuro dell'ue dopo la crisi e proposte in relazione alle specificità territoriali Napoli/Campania In tempo di crisi, il tema più scottante è quello dell occupazione, in particolar modo, quella giovanile. La scelta della città di Napoli è, dunque, strategica: la città Partenopea è, infatti, quella continua a pagina 20

20 20 Dicembre 2012 continua da pagina 19 con il più alto tasso di disoccupazione giovanile. Ad aprire il dialogo il Sindaco Luigi de Magistris che ha ricordato la volontà del suo gabinetto di creare un piano per sfruttare pienamente i fondi europei che giungono in città, sotto la guida del motto Non lamentele ma fatti. Il Sindaco ha infatti affermato che la risposta alla crisi viene dalle persone, prima di chiedere aiuto alla Comunità Europea, dobbiamo aiutarci da soli, emanciparci. Tante le domande che sono state rivolte dai cittadini napoletani al Commissario e i temi che sono stati toccati. Primo fra tutti: il problema dei fondi europei bloccati, a causa di ostacoli burocratici, o inaccessibili al singolo cittadino. Andor ha annunciato l avvio, da gennaio 2014, di nuove norme per semplificare i procedimenti e dare la possibilità a tutti i cittadini di beneficiare di contributi europei. Poi si è passati all analisi del mercato del lavoro che, a causa della crisi, sta mutando faccia. Tante le nuove professioni che spesso vengono sottovalutate o non trovano un adeguata collocazione sul mercato come, ad esempio, nel campo della comunicazione. Il Commissario ha sottolineato l importanza dell istituzione di nuovi strumenti per adattare le leggi e il sistema finanziario, come le micro finanze, per fornire l apporto necessario alle nuove professioni. Ma per essere alla pari degli altri stati membri, il primo scalino che bisogna superare è senza dubbio quello della formazione e lo studio delle lingue. I cittadini napoletani hanno chiesto al Commissario un maggior numero di fondi per permettere il miglioramento della formazione. Andor ha ricordato quanto le capacità e le competenze stiano cambiando. Oggi, ad esempio, è molto importante conosce il tedesco. Inoltre, ha sottolineato l importanza di essere sempre aperti al miglioramento delle proprio competenze, anche e soprattutto durante la carriera professionale, e allo scambio intergenerazionale. E sul tema caldo, all ordine del giorno, i Commissario ha ricordato che si è giovani fino all età di 25 anni, durante i quali bisogna concludere il percorso di studi ed entrare nel mondo del lavoro ma non perchè si è al primo impiego bisogna accontentarsi di un lavoro sottopagato. Andor ha elogiato la riforma italiana del mercato del lavoro, definendola una riforma epocale. Aspetto da non sottovalutare è quello della disoccupazione femminile: sempre più giovani donne, neomamme, non hanno le stesse opportunità dei coetanei maschi, in quanto non hanno servizi che permettano di occuparsi sia del lavoro che dei figli. Il Commissario, a tal proposito, ha chiesto ai cittadini di stilare e presentare progetti che riguardino la nascita di asili nido e di servizi di supporto alle famiglie di mamma lavoratrici. E stato poi messa in luce dall assemblea, rifacendosi a fatti di cronaca nostrana odierna, il problema Fiat e quello Ilva, l importanza di norme che stabiliscano il costo del lavoro, al fine di arginare il dannoso fenomeno della delocalizzazione delle industrie, nonché la necessità di abbassare l età pensionabile. Il Commissario, però, ha risposto in maniera critica, ricordano che il costo del lavoro non fa la ricchezza di un Paese: in Austria, in Germania, il costo del lavoro è altissimo. Per arginare il fenomeno, bisogna aumentare lo sviluppo dell area Est dell Europa. Per quanto concerne la riduzione dell età pensionabile, Andor ha ricordato come in passato misure di tal genere non hanno risolto i problemi, anzi li hanno accresciuti, e suggerendo, piuttosto, la riduzione delle ore di lavoro, manovra che non impedisce la produzione. Tanta la voglia dei cittadini di partecipare e di farsi ascoltare. L iniziativa non si ferma a Napoli ma ci saranno altri incontri, prima a Torino, sul tema della protezione e poi a Pisa, sull uso sostenibile delle risorse. L incontro conclusivo si terrà a Trieste dinanzi ad un più copioso numero di Autorità europee.

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