UNIVERSITA DEGLI STUDI DI TORINO. Dipartimento di Scienze Veterinarie. -Curriculum faunistico- ELABORATO FINALE

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1 UNIVERSITA DEGLI STUDI DI TORINO Dipartimento di Scienze Veterinarie Corso di laurea in Produzioni e gestione degli animali in allevamento e selvatici -Curriculum faunistico- ELABORATO FINALE TUTOR ACCADEMICO: Dott. Paolo Tizzani CANDIDATA: Emanuela Chiodo Anno Accademico 2011/2012

2 Dedicato alla Danza e alla Natura, le mie due più grandi passioni e muse ispiratrici. 2

3 INDICE 1. RIASSUNTO ATTIVITA SVOLTE DURANTE IL TIROCINIO CURRICULARE IL COMPRENSORIO ALPINO E LE SUE FUNZIONI ATTIVITA 1 SVOLTA PESSO IL CENTRO DI CONTROLLO ATTIVITA 2: IL CENSIMENTO DEL CAMOSCIO CASO DI STUDIO ANALIZZATO: I PARASSITI INTESTINALI NEI GALLIFORMI ALPINI AREA DI STUDIO MATERIALI E METODI RISULTATI DISCUSSIONE RINGRAZIAMENTI BIBLIOGRAFIA

4 1. RIASSUNTO Le ore dedicate al tirocinio curriculare, trascorse presso il Comprensorio alpino CN2 Valle Varaita, mi hanno dato l opportunità di confrontarmi con numerose attività quali: i) il controllo dei capi abbattuti durante la caccia di selezione agli ungulati (camoscio, capriolo e cervo) e la caccia programmata al cinghiale della stagione venatoria 2012, ii) le relative attività di raccolta dati (misurazioni biometriche, dati riguardanti il cacciatore e la conformità dell abbattimento); iii) assegnazione dei contrassegni, iv) ritiro e registrazione dei tagliandini riguardanti le uscite in battuta di caccia da parte dei cacciatori e v) il censimento del camoscio. Durante il tirocinio ho approfondito, in particolare, argomenti riguardanti il ruolo dei Comprensori alpini nel monitoraggio sanitario della fauna selvatica. In particolare ho affrontato una ricerca sui parassiti gastro-intestinali di tre specie di galliformi alpini: coturnice delle Alpi (Alectoris graeca saxatilis), fagiano di monte (Tetrao tetrix) e pernice bianca (Lagopus mutus helvaticus). I campioni esaminati, costituiti da 79 pacchetti intestinale di soggetti abbattuti durante l attività venatoria, mi sono stati forniti dai Comprensori alpini della Valle d Aosta, CN2 Valle Varaita, CN3 Valli Maira e Grana e BI1 Alte Valli Biellesi,. Gli intestini sono stati dipanati, misurati (lunghezza dei ciechi), aperti lungo il senso della lunghezza ed il contenuto è stato raschiato accuratamente e lavato in acqua fontis. In questo modo, è stato possibile effettuare la ricerca e il riconoscimento di eventuali parassiti ad occhio nudo e mediante stereomicroscopio. Dei 79 campioni esaminati, 24 sono risultati infestati da parassiti e in particolare: 11 esemplari di Fagiano di monte su 35 e 13 esemplari di Coturnice delle Alpi su 37. Nessuno dei 7 campioni di Pernice bianca è risultato positivo. Gli organi maggiormente infestati sono stati intestino tenue e cieco. In nessun caso sono stati ritrovati parassiti nello stomaco. La fauna elmintica rilevata è composta da: Ascaridia sp, Capillaria sp e Cestodi. Per ciascuna specie esaminata, sono stati calcolati gli indici parassitologici di, prevalenza (P), abbondanza (a) ed intensità (i). Infine, tramite analisi di statistica inferenziale è stato valutato il ruolo di specie ospite, area di studio, sesso, età e quota di abbattimento sul rischio di infestazione. 4

5 2. ATTIVITA SVOLTE DURANTE IL TIROCINIO CURRICULARE Il tirocinio universitario di trecento ore, è stato svolto presso il Comprensorio alpino CN 2 Valle Varaita, sito nella provincia di Cuneo. Per maggior dettagli riguardanti la struttura di un Comprensorio Alpino e sui suoi compiti, si rimanda al capitolo 2.1. Durante le ore di lavoro dedicate al centro di controllo ho esercitato le seguenti attività, illustrate nei capitoli successivi: Attività 1: rilievi biometrici presso il Centro di Controllo della fauna cacciata, Attività 2: censimento nei confronti della specie camoscio, Attività 3 (parte di approfondimento della relazione): indagini sanitarie sui soggetti di tipica fauna alpina prelevati e consegnati al centro di controllo IL COMPRENSORIO ALPINO E LE SUE FUNZIONI Il Comprensorio alpino è un area di dimensione sub-provinciale con caratteristiche di omogeneità, delimitato da confini naturali. Esso è una stuttura associativa di diritto privato, avente personalità giuridica, in cui il principale impegno è finalizzato alla realizzazione degli obiettivi della programmazione dell attività faunisticovenatoria sul territorio e della riqualificazione delle risorse ambientali: tutela, conservazione e miglioramento dell ambiente naturale, correlato alla protezione e gestione della fauna tipica del luogo. L ente del Comprensorio alpino (C.A.) è riconosciuto dalla Giunta Regionale (L.R. 4 settembre 1996, n 70 Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio, Art. 18 comma 6). Secondo l art. 18, comma 3 della legge regionale del 4 settembre 1996, n 70, gli organi direttivi del CA sono costituiti dal Presidente e dal Comitato di gestione, il quale può avvalersi di tecnici faunistici. Il Comitato di gestione è un ente privato d interesse pubblico che presenta un autonomia organizzativa, statuaria e finanziaria. La durata della sua carica è di quattro anni ed è suo compito eleggere il Presidente (L.R. 4 settembre 1996, n 70 Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio, Art 18). 5

6 Il Comitato di gestione può, inoltre, eleggere un Consiglio esecutivo, composto da sei membri: due in rappresentanza delle organizzazioni professionali agricole, due delle associazioni venatorie, uno delle associazioni di protezione ambientale e uno in rappresentanza degli enti locali. I membri del consiglio sono eletti a maggioranza dai membri di ciascuna categoria, durano in carica quanto il Comitato di gestione ed esercitano i compiti da esso delegati. Secondo l art. sopra citato, il Comitato di gestione è nominato dalla provincia ed è composto da venti membri, così ripartiti: a) Sei appartenenti alle organizzazioni professionali agricole maggiormente rappresentative a livello nazionale; b) Sei appartenenti alle associazioni venatorie nazionali riconosciute; c) Quattro appartenenti alle associazioni di protezione ambientale presenti nel Conisiglio Nazionale per l Ambiente; d) Quattro in rappresentanza degli enti locali compresi nel CA. Il Comitato di gestione, in conformità agli indirizzi della pianificazione faunistica regionale e provinciale, svolge i seguenti compiti (L.R. 4 settembre 1996, n 70 Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio, Art. 17): a) Predispone lo statuto del CA. b) Predispone il piano di utilizzazione del territorio venabile per ogni annata venatoria, corredandolo con le indicazioni adeguate circa il piano di immissione e di prelievi della fauna selvatica. Per ogni annata venatoria viene poi determinata la quantità di fauna selvatica da immettere, ed entro il 30 di novembre esso si preoccupa di trasmettere alla provincia e alla Regione il programma d immissione per l anno successivo e la relazione illustrativa delle operazioni effettuate. c) Promuove e organizza le attività di ricognizione delle risorse ambientali e della consistenza faunistica; provvede sulla base di appositi censimenti effettuati sotto il coordinamento di esperti faunistici regionali, a formulare le 6

7 proposte dei piani di abbattimento selettivo agli ungulati (L.R. 70/96 art. 44 comma 1 lettera f) ed al cinghiale, nel caso in cui se ne ravvisi la necessità, e dei piani numerici di prelievo alle specie appartenenti alla tipica fauna alpina, alla volpe e li sottopone all approvazione della Giunta regionale. Inoltre, il comitato propone alla Giunta regionale eventuali limitazioni nonché azioni di razionalizzazione del prelievo venatorio per forme di caccia specifiche. d) Programma interventi per il miglioramento dell habitat e provvede alla documentazione cartografica degli stessi. e) Ammette i cacciatori secondo le norme e i provvedimenti regionali. f) Avanza proposte in ordine al piano faunistico-venatorio regionale, nonché sulle proposte relative agli altri strumenti di pianificazione provinciali (L. 157/92 art.10 comma 7). g) Predispone il programma quinquennale, ai fini dell attribuzione di incentivi economici, ai proprietari e/o ai conduttori di fondi rustici per (L.R. 4 settembre 1996, n 70 Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio, Art 56): la ricostruzione di una presenza faunistica ottimale per il territorio, la coltivazione per l alimentazione naturale dei mammiferi e degli uccelli, soprattutto nei terreni dismessi da interventi agricoli ( ai sensi del Reg. CEE n 1094/88 del Consiglio del 25 aprile 1988), il ripristino di zone umide e di fossati, la differenziazione delle colture, la coltivazione per il ripristino di elementi fissi del paesaggio quali siepi, cespugli, alberi, adatti alla riproduzione della fauna selvatica, la tutela dei nidi e dei nuovi nati di fauna selvatica nonché dei riproduttori, la collaborazione operativa della difesa preventiva delle coltivazioni che possono essere soggetto di danneggiamento, la pasturazione invernale degli animali in difficoltà, la manutenzione delle zone di ambientamento della fauna selvatica. 7

8 h) Provvede all erogazione di eventuali contributi per il risarcimento dei danni arrecati alle produzioni agricole e ai terreni destinati alla gestione programmata della caccia, da parte della fauna selvatica e dall attività venatoria (L. 11 febbraio 1992, n Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio, Art. 14 comma 14 e L.R. 4 settembre 1996, n 70 Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio, Art. 55) i) Può proporre alla Giunta regionale la sospensione anche solo temporanea della caccia per aree e/o per specie determinate in deroga al calendario venatorio. j) Può proporre alla Giunta regionale un ulteriore ripartizione interna del territorio, individuando delle aree di caccia specifica e i relativi regolamenti gestionali per una migliore conduzione del patrimonio faunistico. Secondo la legge regionale 70/96, il Comitato di gestione è tenuto a predisporre opportuni centri per il controllo sugli abbattimenti degli ungulati e della tipica fauna alpina, affidati a tecnici faunistici qualificati (L.R. 4 settembre 1996, n 70 Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio, Art 17, comma 5). I dati relativi devono essere elaborati annualmente e trasmessi alla Regione e alla Provincia entro trenta giorni dal termine della stagione venatoria, corredati da una relazione tecnica che descriva in modo accurato l attività svolta e i risultati dei prelievi ATTIVITA 1 SVOLTA PESSO IL CENTRO DI CONTROLLO Il tempo che ho trascorso presso il CA CN 2, è stato dedicato perlopiù, al controllo dei capi abbattuti durante la caccia di selezione agli ungulati (cervo, capriolo e camoscio) e alla gestione della caccia programmata al cinghiale. Le ore di lavoro si sono concentrate presso il centro di controllo del CA CN2 che ha sede a Melle (Cn). 8

9 I centri di controllo sono luoghi adibiti alla presentazione dei capi abbattuti da parte dei cacciatori e le attività qui svolte sono molteplici. I tecnici, responsabili del centro, hanno il compito di: 1) controllare la conformità dei capi abbattuti da parte dei cacciatori ed esaminare la loro rispettiva rispondenza o meno, riguardo al capo assegnato; 2) accertare giornalmente il numero, la specie, la classe di sesso/età e la località di abbattimento dei capi prelevati; 3) monitorare l andamento del prelievo venatorio in modo tempestivo e di prendere eventuali provvedimenti, quali, ad esempio, la chiusura del piano di prelievo a una classe di tiro o a una specie in caso di completamento dello stesso (Borgo, Dotta, Rotelli, 2008); 4) raccogliere i dati biometrici ed effettuare un monitoraggio sanitario. Il centro di controllo del CA CN2, come stabilito dalla L.R. 70/96 art. 47, durante la stagione venatoria, svolge le sue regolari funzioni nelle giornate di mercoledì e domenica per la caccia programmata al cinghiale, e nelle giornate di giovedì e sabato per la caccia di selezione agli ungulati. La caccia è consentita da un ora prima del sorgere del sole fino al tramonto, mentre per la caccia di selezione agli ungulati, questa è consentita fino ad un ora dopo il calar del sole. I cacciatori, ogni qual volta decidano di uscire a caccia, sono obbligati a imbucare nelle apposite buche messe a disposizione dal comprensorio, il tagliandino che attesti la zona, il distretto di caccia e il capo a loro assegnato. E compito dei tecnici raccogliere suddetti cartellini e rigistrarne i dati. I centri di controllo devono essere siti in locali chiusi. Essi devono essere opportunatamente attrezzati per le specifiche attività di rilevamento dei dati su ogni capo prelevato, e per tanto devono essere dotati di: Acqua corrente. Luce elettrica. Riscaldamento. Piastrellatura o pavimento lavabile. Attrezzature per i rilievi biometrici: bilance idonee per valutare il peso degli animali (con unità di pesata minima di almeno 100 grammi), metro flessibile da sartoria con scala millimetrica presente sull intera lunghezza, calibro, righelli millimetrati opportunatamente predisposti per le misurazioni, 9

10 macchina fotografica digitale, tavolo d acciaio per le misurazioni, coltelli, forbici, guanti in lattice e sacchetti di plastica. Gli accertamenti sono affidati a tecnici faunistici qualificati. I capi abbattuti devono essere presentati il giorno stesso dell abbattimento o dell avvenuto recupero, congiuntamente alla scheda di autorizzazione debitamente compilata e, inoltre, dovrebbero pervenire preferibilmente completamente eviscerati per motivi di tipo igienico-sanitario. Il tecnico incaricato ha il compito di compilare la scheda di rilevamento dati. Questa viene stampata in duplice copia, sottoscritta dal tecnico e dal cacciatore o da un suo delegato, ed essa rappresenta un documento ufficiale in cui si attesta la legalità di possesso dell animale da parte del cacciatore. Nel caso in cui il tecnico addetto al centro di controllo riscontri un abbattimento non conforme (vale a dire che non rispecchi le caratteristiche assegnate, quali sesso, età o specie), salvo il caso che si tratti di un abbattimento sanitario (cioè, quando l animale colpito sia evidentemente malato, ferito o traumatizzato), provvederà a comunicare tale irregolarità al Presidente del C.A., oppure ad un suo delegato. Questi ne darà notizia alla Provincia competente per territorio entro 7 giorni. Nel caso di abbattimento in periodo, giornata o distretto in cui il prelievo non è autorizzato dalla scheda di assegnazione, il tecnico è tenuto ad avvisare tempestivamente il servizio di vigilanza della Provincia; in questo caso lo stesso compilerà la scheda di rilevamento dati, omettendo di segnare la tipologia di abbattimento (Deliberazione della Giunta Regionale 27 aprile 2012, n L.r. 70/1996). La scheda di rilevamento dati è composta da tre parti: DATI DEL CACCIATORE: nome e cognome, data di nascita, recapito telefonico e numero del porto d armi; DATI DEL PRELIEVO: data, ora, comune, località, quota, numero di uscite, numero di contrassegno applicato, identificativo della maglia UTM espressa con le prime tre cifre della coordinata est (X), più le prime quattro cifre della coordinata nord (Y); DATI BIOMETRICI: sesso, peso, misure biometriche (variabili da specie a specie), età, misurazioni del trofeo ed eventuali note (Borgo, Dotta, Rotelli, 2008). 10

11 Determinazione delle misure biometriche. Per quanto riguarda la valutazione delle misure biometriche, si ricordano: la misurazione della lunghezza del piede (da rilevare con precisione millimetrica), che si esegue su tutte le specie citate facendo aderire il nastro metrico lungo l arto, dal calcagno alla punta delle unghie. Nello svolgere questa operazione, occorre prestare molta attenzione alla corretta distensione del piede. La misurazione della lunghezza della mandibola (da rilevare con precisione millimetrica), che si esegue in tutte le specie sopra citate facendo aderire il nastro metrico lungo la guancia, dall angolo della mandibola alla base della gengiva in corrispondenza dell incisivo centrale. La determinazione dell età negli ungulati (ovvero l attribuzione esatta degli anni e/o mesi compiuti) e la stima di essa (cioè la valutazione soggettiva volta all attribuzione di un animale, ad una classe di età), rappresenta un aspetto particolarmente importante per una corretta gestione faunistica. Attraverso di essa è possibile conoscere la storia recente di una popolazione, il suo stato attuale e si può ipotizzare quella che sarà la sua evoluzione in un futuro prossimo. Questa operazione viene effettuata in modalità differente rispetto alla specie con cui si ha a che fare. Per determinare l età nei bovidi, si procede con il conteggio degli anelli di chiusura annuale degli astucci cornei. Per gli altri ungulati selvatici, quali cervidi e cinghiale, si procede con l analisi dell eruzione e del ricambio dei denti nei primi mesi o anni di vita e per la stima dell età, invece, si esamina l usura dei denti premolari e molari. Negli ungulati ruminanti (cervidi e bovidi), la dentatura completa è composta da 32 denti: quattro incisivi accolti negli alveoli delle mandibole (mancano quindi gli incisivi superiori), sei premolari e sei molari. In queste specie, la sostituzione degli incisivi da latte con quelli definitivi avviene in modo mediano-laterale; il ricambio dei premolari e la crescita dei molari, invece, avviene in senso antero-posteriore. Si ricorda che nel cervo, ed eccezionalmente nel capriolo, possono essere presenti due canini vestigiali superiori, portando così il numero complessivo dei denti a 34. La dentatura completa del cinghiale, invece, conta una totalità di denti: sei incisivi (tre superiori, tre inferiori), due canini, sette o otto premolari (quattro superiori, tre/quattro inferiori), sei molari. Alla nascita si possono trovare gli incisivi e, in quasi tutte le specie, i premolari da latte, di cui il terzo (o quarto per il cinghiale) si presenta composto da tre lobi o 11

12 tricuspidato, che diventeranno due lobi o bicuspidato nella dentizione definitiva. Gli incisivi caduchi nei ruminanti si distinguono da quelli definitivi per la forma più arcuata e per le dimensioni ridotte. Per il cinghiale, invece, essi si distinguono oltre che per le dimensioni ridotte, anche per l assenza delle tipiche creste longitudinali che solcano l incisivo della seconda dentizione. I molari, infine, erompono da subito come definitivi. Il peso, invece, deve essere rilevato con precisione all etto, preferibilmente sul capo completamente evisceranto, cioè privo degli organi posti in cavità toracica. Se così non fosse, occorre segnalare sulla scheda di rilevamento dati lo stato in cui viene esibito l animale: pieno, nel caso in cui questo si presentasse intatto; parzialmente eviscerato, nel caso in cui il capo presentasse ancora nella cavità toracica fegato o corata (cuore e polmone) o entrambe. Di seguito verranno riportate le suddivisioni per classi di età e le differenti modalità di misurazione di corna e palchi delle singole specie prese in esame. I. CAMOSCIO (Rupicapra rupicapra): CLASSE 0 (o piccolo): gli incisivi e i premolari sono da latte, le corna vanno dai 3,5 cm ai 7,5 cm e non superano in altezza le orecchie; CLASSE 1 (o yearling): i soggetti con il primo anno compiuto presentano il primo incisivo definitivo (I1), premolari da latte, le corna non superano in altezza la punta delle orecchie e presentano la tipica uncinatura; FEMMINA E MASCHIO ADULTO ( > 2 anni): le corna nel camoscio, presenti su entrambi i sessi, si accrescono lungo tutta la vita dell animale, con un incremento concentrato nei primi cinque anni di vita. Esse sono formate da due astucci di materiale cheratinico e l incremento maggiore si ha durante il secondo anno di vita, momento in cui viene a formarsi il primo anello di chiusura annuale, mediante l apposizione dall interno di un nuovo segmento corneo. E per questo motivo che dai due anni in poi, per rilevare l età nel camoscio si procede con il conteggio degli anelli di chiusura annuale degli astucci cornei. La distanza tra gli anelli di chiusura diminuisce progressivamente. 12

13 La misurazione del trofeo deve essere effettuata con precisione millimetrica. Si procede con la lunghezza del corno, dalla base dell astuccio alla punta, facendo aderire il nastro metrico lungo la faccia frontale. Dopodichè, si continua con il rilevamento dell altezza del corno a partire dall osso frontale, nel punto medio tra le corna, sino alla retta che unisce il punto più alto della curvatura delle corna. Infine, si rilevano la divaricazione, dal punto più alto della curvatura e da un punto mediano all altro degli astucci cornei, e la circonferenza, generalmente presa alla base del corno (vengono misurate le basi di entrambe le corna, ma riportata sul verbale soltanto la circonferenza maggiore tra le due). II. CAPRIOLO (Capreolus capreolus): CLASSE 0 (o piccolo): gli incisivi si presentano da latte fino a metà novembre, dopodichè erompono (in ordine temporale) I1,I2 e I3 1. M1 è già presente dalla seconda metà di agosto, segue M2 2. I premolari sono da latte; CLASSE 1 (femmina e maschio adulto) : gli incisivi sono tutti definitivi. Per ulteriori suddivisioni di età occorre esaminare il grado di usura dei premolari e dei molari. Nel capriolo, la misurazione del trofeo (da rilevare con precisione millimetrica) viene effettuata prendendo inizialmente la lunghezza della stanga dall esterno, facendo aderire il più possibile il metro, dalla base della rosa all apice della cima più lunga; in seguito si misura la divaricazione dal punto interno più ampio delle due stanghe; infine, si procede con il conteggio delle punte, considerando tali le protuberanze di lunghezza maggiore o uguale al centimetro. III. CERVO (Cervus elaphus): CLASSE 0 (o piccolo): gli incisivi sono tutti e quattro da latte, come i premolari. M1 erompe completamente in autunno; 1 I1, I2, I3 sono rispettivamente il primo, il secondo e il terzo incisivo definitivi. 2 M1 e M2 sono rispettivamente il primo e il secondo molare definitivi. 13

14 CLASSE 1: i premolari sono ancora da latte, ma la superficie del dente si presenta particolarmente usurata. Invece, M1 e M2 sono entrambi erotti. I maschi appartenenti a questa classe di età sono chiamati fusoni; essi presentano un palco composto da due semplici stanghe, prive di rosa 3 e di ramificazioni, salvo rare eccezioni. Per la stima dell età oltre ai due anni di vita occorre misurare il grado di usura dei denti premolari e molari e in particolar modo del primo molare ( M1) che è sempre il dente più vecchio presente sulla mandibola. Occorre tener conto che, a partire dai due anni gli incisivi sono tutti definitivi. Per determinare le dimensioni del trofeo nel cervo, occorre misurare la lunghezza della stanga dal bordo inferiore della rosa sino al vertice della punta più lunga, facendo aderire il nastro metrico sulla faccia esterna; la lunghezza della pila da misurare lungo il lato inferiore, così come per la lunghezza del pugnale; la circonferenza della rosa facendo aderire il nastro metrico all esterno di questa. Infine, è necessario registrare le misurazioni delle circonferenze tra la stanga e la pila e tra questa e la corona, individuate nel punto più sottile. L importanza di identificare la pila, si presenta nel momento in cui, al di sopra di essa, si trovino su entrambe le stanghe tre o più punte. In questo caso, il trofeo è definito coronato. Per quanto riguarda la divaricazione, la misurazione deve essere eseguita internamente, nella parte più larga tra la stanga sinistra e quella destra. Anche per il cervo, le informazioni riguardanti le misurazioni, devono essere raccolte con precisione millimetrica. IV. CINGHIALE (Sus scrofa): L età del cinghiale può essere stimata attraverso la valutazione dell eruzione, della sostituzione e della successiva usura dei denti presenti sulla mandibola. Il primo premolare (P1) e i molari compaiono direttamente come definitivi. P1 erompe a sette/otto mesi di età. A differenza dei ruminanti, il cinghiale non segue un ordine mediano-laterale nella sostituzione degli incisivi da latte, bensì il primo dente ad essere sostituito è i3, seguito da i1 e i2. 3 Per rosa s intende il bordo inspessito posto alla base della stanga. (Borgo, Dotta; Rotelli, 2008) 14

15 STRIATO ( fino ai 3-4 mesi): incisivi e canino sono tutti da latte, premolari da latte, molari assenti. ROSSO (da 4 mesi fino all anno): incisivi, canino e premolari da latte. E presente M1. SUB-ADULTO: i premolari, ancora da latte, sono molto usurati, è presente M2 e I3 definitivo. ADULTO 1: premolari, primo incisivo (I1) e il secondo molare (M2) sono presenti come definitivi. ADULTO 2: erompe il secondo incisivo (I2) come definitivo, il terzo molare (M3) è assente o può sporgere con la prima cuspide. ADULTO 3: M3 è erotto per due terzi. ADULTO 4: per i soggetti con età maggiore i tre anni, si guarda il grado di usura della tavola dentaria ATTIVITA 2: IL CENSIMENTO DEL CAMOSCIO Nel corso della mia permanenza al Comprensorio alpino CN2 Valle Varaita ho avuto anche occasione di poter partecipare al censimento del camoscio (Rupicapra rupicapra). La specie viene censita per avistamento diretto e l attività si è svolta durante le prime ore del mattino per sfruttare il periodo di maggiore contattabilità della specie. Il censimento è stato ripetuto per tre mattinate consecutive del mese di novembre, assegnando ad ogni settore di censimento, uno o due osservatori. Ogni operatore era munito di binocolo, cannocchiale e scheda di campo su cui riportare i dati. Su di essa, ogni osservatore ha riportato l orario di inizio e fine dell attività, le condizioni metereologiche, il luogo in cui è avvenuta l osservazione e il numero degli animali osservati, assegnandoli a classi di sesso ed età differenti. Per il camoscio tali categorie sono: classe 0 (piccoli), classe I (giovani di un anno), classe II (2-3 anni, maschio e femmina), classe III (adulti di 4-10 anni, maschio e femmina) e classe IV o senior (>10 anni, maschio e femmina) (Martinet et al 2007/2008). Al termine delle tre mattinate, il tecnico incaricato, ha riportato i dati raccolti su di una tabella Excel, in modo tale da elaborare le conclusioni rispetto il lavoro svolto. 15

16 3. CASO DI STUDIO ANALIZZATO: I PARASSITI INTESTINALI NEI GALLIFORMI ALPINI Durante le ore di lavoro svolte per il tirocinio curriculare, ho avuto modo di poter approfondire uno studio di ricerca scientifica molto interessante, che si è concentrato sull analisi dei parassiti intestinali presenti in tre specie di galliformi alpini localizzati sulle Alpi piemontesi e oggetto di attività venatoria: coturnice delle Alpi (Alectoris graeca saxatilis), fagiano di monte (Tetrao tetrix) e pernice bianca (Lagopus mutus helvaticus). Nel corso dello studio, il cui obiettivo è stato quello di valutare la diffusione dei parassiti e di indagare sulle loro relazioni con la dinamica di popolazione delle specie ospite, sono stati esaminati 79 pacchetti intestinali di tipica fauna alpina, abbattuti nell area di pertinenza del Comprensorio Alpino CN2, in un ambito di caccia ad esso confinante (Comnprensorio Alpino CN3), e in due aree molto distanti dal CN2: la provincia di Biella (dal CA BI1) e la Val d Aosta. La scelta di queste ultime due aree è stata fatta per valutare se esistano differenze nell epidemiologia delle parassitosi legate all area indagata. 16

17 3.1. AREA DI STUDIO a. C.A. CN2 VALLE VARAITA La Valle Varaita è situata a sudovest del Piemonte, nel settore centro meridionale delle Alpi Cozie e la sua superficie complessiva è di 47384,79 HA. La valle confina a nord, sud e ovest rispettivamente con la valle Po, la valle Maira e la Francia. I comuni che ne fanno parte sono: Bellino, Brossasco, Casteldelfino, Frassino, Isasca, Melle, Sampeyre, Valmala, Venasca, Piasco, Pontechianale, Rossana e in parte anche i comuni di Busca, Costigliole Saluzzo, Verzuolo e Manta. La valle è percorsa dal torrente Varaita che si sviluppa in direzione da est a ovest per circa 30 km, giungendo poi nei pressi del centro abitato di Casteldelfino. Da qui, esso si biforca nei valloni di Bellino e Varaita di Chianale per altri 20 km circa. L altitudine varia da 400 metri circa s.l.m. nelle zone pianeggianti di fondo valle, che appartengono ancora alla sezione terminale della pianura Padana, fino ai 3841 metri s.l.m. del Monviso, vetta principale delle Alpi Cozie. Le creste collocate più a nord, sud e ovest rappresentano il confine dell area rispettivamente con la valle Po, la valle Maira e la Francia. Quest ultima, durante la stagione estiva, può essere facilmente raggiunta tramite il Colle dell Agnello (2.748 m s.l.m.), il valico carrozzabile tra i più alti delle Alpi. Le vette sopra i 3000 metri s.l.m. sono: Monte Mongioia (3340 mt), Monte Maniglia (3177 mt), il Pelvo d Elva (3064 mt) nel comune di Bellino, il Pic d Asti (3219 mt), Rocca Niera (3177) e naturalmente, il Monviso nel comune di Pontechianale. Per quanto riguarda i corpi d acqua, invece, si ricordano i laghi artificiali di Pontechianale e Sampeyre, il lago Bagnour, il lago Secco, i laghi Bes, Bleu e Nero, i laghi delle Furciuline e il lago di Luca. Di notevole importanza naturalistica è la presenza del Bosco dell Alevè. 17

18 b. C.A. CN3 VALLI MAIRA E GRANA La superficie complessiva del territorio del Comprensorio alpino CN3 è di 72990,68 HA e a esso ne fanno parte le valli Maira e Grana. Quest ultime sono situate nella parte sud-occidentale del Piemonte, nelle Alpi Cozie meridionali e confinano a Nord con la Valle Varaita, che a esse corre parallela; a sud confinano con la Valle Stura di Demonte; a Ovest con la Francia e a Est con la Pianura Padana. Inoltre, il C.A. CN3 presenta un orientazione costante lungo la direttrice Est-Ovest. La Valle Maira è lunga 45 km ed è tagliata a metà dal torrente che le da il nome: il Maira. Anche la Val Grana è attraversata dal bacino idrografico del Grana, da cui ne deriva la sua denominazione. Nel territorio sono inclusi i seguenti comuni: Bernezzo, Caraglio, Castelmagno, Montemale, Monterosso Grana, Pradleves, per la Val Grana; e i comuni di Acceglio, Canosio, Cartignano, Celle Macra, Dronero, Elva, Macra, Marmora, Prazzo, Roccabruna, San Damiano Macra, Stroppo, Villar San Costanzo per la Val Maira. Si ricorda che i comuni di Villar San Costanzo, Dronero, Caraglio e Bernezzo dividono il loro territorio con l A.T.C. CN 1. Per quanto riguarda la Val Maira, l altimetria varia da un valore minimo di 543 m s.l.m. e un massimo di m s.l.m. In Val Grana, invece, la quota minima è pari a 515 m s.l.m. di Caraglio e l altitudine massima è di m s.l.m. del Monte Tibert. Il CA CN3 è delimitato da due massicce catene montuose che si originano a partire dal compatto rilievo del Brec de Chambeyron formando dei definiti spartiacque con le valli dell'ubayette (in territorio francese) a Ovest, della Stura di Demonte a Sud e Varaita a Nord. c. C.A. BI1 ALTE VALLI BIELLESI La superficie complessiva del territorio del C.A. BI1 è di 33631,6 ha e in esso rientrano le aree delle prealpi biellesi e dell alto biellese. Le valli che ricadono all interno dei suoi confini, in ordine da est a ovest, sono: l alta Valle Mosso, la Valle Sessera, la Valle Cervo, la Valle Oropa e l alta Valle Elvo. Il Comprensorio confina a nord e a nord-est con la provincia di Vercelli, a sud e a 18

19 sud-est con l A.T.C. BI 1, a nord-ovest con la Valle d Aosta e a sud-ovest con la provincia di Torino. Il C.A. BI1 comprende una totalità di trentotto comuni, di cui territori ricadono totalmente o parzialmente all interno del comprensorio. Per quanto riguarda l altimetria, il 66% del territorio va a oltrepassare i 1000 metri di altezza s.l.m., con alcune vette che tendono a superare i 2000 m s.l.m. I bacini idrografici più importanti sono: il bacino del Torrente Sessera, il bacino del Torrente Cervo, il bacino del Torrente Elvo. d. VALLE D AOSTA La Valle d Aosta è situata all estremità nord-occidentale dell arco alpino italiano ed è costituita da settantaquattro comuni. I suoi limiti geografici sono così ripartiti: a nord essa confina con la Svizzera, a ovest con la Francia, a sud e a est con la regione Piemonte. La Valle d Aosta si presenta come un unità geografica a sé stante rispetto alle altre regioni adiacenti; infatti, si trova racchiusa da alte catene montuose tra le più importanti d Europa, come il gruppo del Monte Bianco, del Gran Paradiso e del Monte Rosa. Nella regione è compreso il bacino idrografico della Dora Baltea (affluente di sinistra del fiume Po), che si estende su una superficie di HA. La regione è principalmente caratterizzata da due ambiti geografici distinti: il fondovalle della Dora Baltea (le plaine) e i rilievi montuosi che sono rappresentati da tredici valli minori, confluenti nella valle principale. La Valle d Aosta è caratterizzata da quote altimetriche molto variabili che partono dai 310 metri della pianura situata nei pressi di Pont-Saint-Martin, ai 4810 metri della vetta del Monte Bianco. Il carattere essenzialmente montuoso della regione valdostana è evidenziato dall altitudine media decisamente elevata (2100 m circa). Precisamente, la superficie regionale posta al disotto dei 1500 metri, è costituita soltanto dal 20% del totale, mentre il 59% è compreso tra i 1500 e i 2700 metri e il 21% è posto a quote superiori. 19

20 3.2. MATERIALI E METODI L analisi dei parassiti intestinali ha previsto una prima fase di lavoro di campo per la raccolta dei capioni e una seconda fase di lavoro di laboratorio per l analisi dei pacchetti intestinali, la raccolta e l indentificazione dei parassiti. Di seguito si dettagliano le operazioni svolte. Raccolta dei campioni I campioni dei pacchetti intestinali sono stati forniti dai Comprensori alpini CN2 Valle Varaita, CN3 Valli Maira e Grana, BI1 Alte Valli Biellesi e dalla Valle d Aosta. I tecnici dei comprensori, tramite la collaborazione dei cacciatori, hanno raccolto l intero pacchetto intestinale di soggetti appartenenti alle specie: fagiano di monte, coturnice delle Alpi e pernice bianca. I campioni raccolti, adeguatamente identificati, sono stati stoccati in sacchetti di plastica e conservati in freezer a -20. Sui sacchetti sono state riportate le indicazioni relative alla specie cacciata, sesso, età, data e luogo di abbattimento. I campioni sono stati raccolti durante le stagioni venatorie: 2008, 2009, 2010 e Esame dei campioni La ricerca di eventuali forme parassitarie presenti nell apparato gasto-enterico è avvenuta in due fasi successive. FASE 1 Le seguenti azioni sono state intraprese durante la fase uno: Scongelamento a temperatura ambiente del pacchetto intestinale. Dipanamento della matassa intestinale con separazione delle componenti anatomiche (ventriglio, piccolo intestino, ciechi e cloaca) (figura 1). 20

21 Figura 1. Risultato del dipanamento dell apparato digerente. Figura 2. Misurazione dei ciechi. Misurazione dei ciechi mediante metro millimetrato (figura 2). Apertura dell intestino nel senso della lunghezza, raschiatura accurata delle pareti e lavaggio in acqua fontis. Sedimentazione del contenuto dell apparato digerente in un becker di plastica (figura 3). 21

22 Figura 3. Sedimentazione del contenuto intestinale nei becker. FASE 2 Nel corso della fase due sono invece state condotte le seguenti azioni: Esame dei sedimenti, tramite l osservazione in una capsula Petri, posta su di un fondo scuro con l ausilio di una fonte luminosa (figura 4). Figura 4. Esame dei sedimenti. Nel caso di ritrovamento di parassiti, questi sono stati visualizzati con uno stereomicroscopio, per confermare la diagnosi. Conteggio dei parassiti evidenziati per ogni sezione anatomica. 22

23 Conservazione dei parassiti ritrovati in i) soluzione AFA, composta da acido acetico (3%), formaldeide (15%), etanolo 50 (82%), per quanto riguarda i cestodi, o ii) in etanolo a 70 per i nematodi. L identificazione dei parassiti è stata effettuata sulle forme adulte mediante microscopio ottico secondo le chiavi di identificazione normalmente in uso (es: Skrjabin et al, 1961). Per ogni parassita ritrovato, sono stati calcolati gli indici epidemiologici di Prevalenza (P= percentuale dei soggetti parassitati sul totale dei campioni esaminati), Abbondanza (a= quantità numerica media dei parassiti, sul totale della popolazione esaminata) e Intensità (i= quantità numerica media dei parassiti, per soggetto parassitato) (Viganò e Rotelli, 2004). Per l elaborare delle cartografie di distribuzione dei parassiti si è utilizzato il programma QuantumGis versione

24 3.3. RISULTATI Nel corso dello studio sono stati raccolti ed analizzati 79 pacchetti intestinali, così suddivisi in base alla specie: 37 di coturnice delle Alpi (46,8%); 35 di fagiano di monte (44,3%); 7 di pernice bianca (8,9%). La coturnice è stata la specie maggiormente campionata, seguita dal fagiano di monte. Per la pernice bianca invece, il campionamento è stato molto ridotto (8,9%). Nessuno tra i campioni sopra elencati è stato scartato dall indagine, poiché tutti quanti si sono presentati correttamente conservati e accompagnati dai dati di segnalamento chiari e precisi. In tabella 1 viene dettagliato il numero di campioni analizzati per ogni specie e per ogni area di studio. SPECIE CA CN2 CA CN3 CA BI1 VDA TOT. Prelievo percentuale per specie Pernice bianca ,90% Coturnice ,80% Fagiano di monte Numero totale di campioni Campionamento percentuale per Ente ,30% % 45,6% 20,2% 10,1% Tabella 1. La tabella illustra il numero di campioni suddivisi per specie e area di studio di provenienza, vale a dire Comprensorio alpino CN2 (CA CN2), Comprensorio alpino CN3 (CA CN3), Comprensorio alpino BI1 (CA BI1) e Valle d Aosta (VDA). Il CA CN3 è stata l area di studio maggiormente campionata, con il 45,6% dei campioni; al contrario, l area meno indagata è stata la Valle d Aosta (10,1% dei campioni). Sui 79 campioni esaminati, sono state reperite forme parassitarie in 24 esemplari (30,4%). In particolare, sono risultati infestati: 24

25 11 esemplari di fagiano di monte pari al 13,9% del campione generale e al 31,4% dei fagiani esaminati; 13 esemplari di coturnice delle Alpi pari al 16,5% del campione generale e al 35,1% delle coturnici esaminate. Nessuna pernice bianca è risultata positiva all analisi parassitaria. Si ricorda inoltre che nessun campione di questa specie è pervenuto dal Comprensorio alpino BI1. Nelle tabelle 2 e 3 viene riportata la prevalenza di infestazione, suddivisa in base al tratto anatomico considerato (stomaco, intestino tenue e cieco), alla specie e alla zona di appartenenza. COTURNICE CA CN2 CA CN3 CA BI1 VDA STOMACO INTESTINO TENUE CIECO Tabella 2. Prevalenza di infestazione suddivisa in base al tratto anatomico, alla specie e alla zona di appartenenza nella coturnice. Nella coturnice la maggior prevalenza di parassitosi si riscontra nell intestino tenue (69,2%), nessun parassita è stato invece isolato dallo stomaco. FAGIANO DI MONTE CA CN2 CA CN3 CA BI1 VDA STOMACO INTESTINO TENUE CIECO Tabella 3. Prevalenza di infestazione suddivisa in base al tratto anatomico, alla specie e alla zona di appartenenza nel fagiano di monte. Anche nel caso del fagiano di monte, la maggior prevalenza di infestazione si riscontra nell intestino tenue con il 72,7% degli isolamenti e nessun parassita è stato isolato nello stomaco. La presenza di infestazioni miste non è mai stata riscontrata per nessuna specie ospite. 25

26 In totale, sono stati isolati e identificati tre differenti specie di parassiti: due nematodi (Ascaridia sp, Capillaria sp) e un cestode. Il riconoscimento si è limitato per i nematodi al genere, mentre i cestodi non sono ancora stati identificati a livello di genere e specie. Per ogni specie isolata, si riportano i valori di prevalenza (P), abbondanza (a) e intensità (i) (tabella 4). P (%) A i ASCARIDIA 12,82 0,108 0,354 CAPILLARIA 8,97 0,071 0,232 CESTODI 7,69 0,025 0,083 Tabella 4. Valori generali di Prevalenza (P), abbondanza(a) e intensità (i) dell intero campione, per le tre specie di parassiti isolati. Come evidenziato in tabella 4, gli ascaridi risultano essere la specie isolata con maggior prevalenza (12,82%) e che presenta cariche infestanti più elevate. I cestodi sono invece i parassiti riscontrati meno frequentemente e con le più basse cariche infestanti. I valori degli indici epidemiologici, calcolati per ogni specie ospite, sono riportati in tabella 5 e 6. COTURNICE P (%) A I ASCARIDIA 24,32 0,018 0,053 CAPILLARIA 2,70 0,002 0,005 CESTODI 8,11 0,006 0,017 Tabella 5. Indici di Prevalenza (P), abbondanza(a) e intensità (i), calcolati per i parassiti riscontrati nei campioni di coturnice. 26

27 FAGIANO DI MONTE P (%) a I ASCARIDIA 5,71 0,005 0,016 CAPILLARIA 17,14 0,015 0,049 CESTODI 8,57 0,007 0,024 Tabella 6. Indici di Prevalenza (P), abbondanza(a) e intensità (i), calcolati per i parassiti riscontrati nei campioni di fagiano di monte. Le tabelle mostrano che ogni specie ospite è parassitata più frequentemente da uno specifico parassita. Tale osservazione è stata confermata mediante indagine statistica inferenziale, che ha evidenziato come la specie ospite sia un fattore di rischio statisticamente significativo per la presenza di determinati parassiti. In particolare: per il genere Ascaridia, si è osservato che la coturnice risulta essere maggiormente infestata rispetto al fagiano di monte, presentando un valore di Odds Ratio (O.R.) pari a 10,9 (z= -2,2 ; p=0,03); per il genere Capillaria la specie ospite di elezione è il fagiano di monte che presenta un valore di O. R.= 7,4, sebbene in, questo caso, il valore di p non raggiunga la soglia della significatività statistica (z=1,8; p=0,07); per quanto riguarda i cestodi, infine, non vi è differenza di infestazione legata alla specie ospite. In ultimo, gli indici parassitologici, sono stati calcolati per ogni area di studio, suddivisi per specie ospite e per specie parassitaria. La suddivisione delle aree di studio è stata condotta classificando come area nord la Valle d Aosta ed il CA BI1 e come area sud i comprensori alpini CN2 e CN3. I risultati di questa analisi sono illustrati nelle tabelle 7 8. ASCARIDIA CAPILLARIA CESTODI COTURNICE P(%) a i P(%) a i P(%) a i nord 66,67 0,88 1, sud 4 0, , , Tabella 7. Indici parassitologici dei parassiti della coturnice calcolati per area di studio e per specie parassitaria. 27

28 FAGIANO DI MONTE ASCARIDIA CAPILLARIA CESTODI P(%) a i P(%) a i P(%) A i nord 12,50 0,25 1,00 50,00 1,09 2,19 25,00 0,19 0,75 sud , ,12 1 Tabella 8. Indici parassitologici dei parassiti del fagiano di monte calcolati per area di studio e specie parassitaria. Considerando l area di studio come fattore di rischio, l analisi statistica inferenziale è giunta alle seguenti conclusioni : Il genere Ascaridia, con un O.R. pari a 32,4 (z= -3,1827 e p= 0,001) risulta essere statisticamente più presente nell area nord; Per Capillaria e cestodi invece, la differenza tra le aree di studio non è statisticamente significativa. La differente distribuzione delle parassitosi nelle aree di studio è più facilmente comprensibile utilizzando una cartografia che illustri la distribuzione spaziale delle prevalenze. Le prevalenze di infestazione sono state rappresentate mediante la sfumatura di un colore: dai toni più chiari (prevalenze più basse) alle tonalità più scure (prevalenze più alte (figura 5 e 6). 28

29 Figura 5. Distribuzione delle prevalenze di coturnic risultate positive all analisi parassitologica nelle quattro aree di studio prese in esame (CA CN2, CA CN3, CA BI1 e Valle d Aosta). 29

30 Figura 6. Distribuzione dei capi di fagiano di monte risultati positivi all analisi parassitologica nelle quattro aree di studio prese in esame (CA CN2, CA CN3, CA BI1 e Valle d Aosta). 30

31 Ulteriori analisi statistiche su altri possibili fattori di rischio quali età, sesso e quota di abbattimento, non hanno mostrato differenze statisticamente significative. 31

32 3.4. DISCUSSIONE I campioni analizzati nel corso di questa indagine, sono stati raccolti in 4 aree piemontesi con caratteristiche climatico-ambientali molto varie. Le analisi condotte in queste zone rivestono particolare interesse in quanto sono molto pochi, se non addirittura inesistenti, lavori sanitari condotti localmente sulla tipica fauna alpina. In letteratura si possono infatti rinvenire lavori compiuti in Valle di Susa (Viganò et al., 2012; Barera, 1986); nelle Alpi Orobie (Frosio et al., 2000); nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola (Viganò, Rotelli, 2004; Viganò et al., 2012) e nei Comprensori Alpini CA CN4 e CA CN5 (Viganò et al., 2012). Anche una delle più estese analisi condotte sullo stato delle parassitosi dei galliformi sull intero arco alpino (Florio, Gamba, 1992; De Barchetti et al. 1999), non ha però indagato la parte settentrionale della provincia di Cuneo ed il biellese. Al contrario, parte del territorio della Valle d Aosta è stato preso in esame in una recente analisi sullo stato sanitario di pernice bianca, fagiano di monte e coturnice (Viganò et al., 2012). La nostra indagine colma quindi un vuoto nella conoscenza dell areale di distribuzione dei parassiti dei galliformi sull arco alpino. Sebbene il nostro studio si sia concentrato in aree molto specifiche, il numero di campioni analizzati (N=79) risulta essere mediamente alto, se confrontato con altri lavori presenti in letteratura. In particolare la numerosità del campionamento delle altre indagini è stato il seguente: 158 campioni, composti da 53 coturnici, 48 pernici bianche e 57 fagiani di monte (Barera, 1986), 287 campioni, divisi in 160 pernici bianche e 127 coturnici (Florio, Gamba, 1992), 240 campioni, composti da 129 fagiano di monte, 66 coturnici, 45 pernici bianche (De Barchetti et al.,1999). 28 campioni, tra 22 di fagiano e 6 di coturnice (Frosio et al. 2000), 67 campioni, pari a 46 fagiani, 15 coturnici, 6 pernici bianche(vigano, Rotelli, 2004). 32

33 In generale si può notare come in tutti gli studi la specie più difficile da campionare sia stata la pernice bianca, a causa di popolazioni presenti a basse densità e in ambienti di difficile accesso. I dati scaturiti da questa indagine, rilevano una presenza di fauna parassitaria piuttosto scarsa sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Sono stati isolati, infatti, solamente tre specie di parassiti, presenti con cariche infestanti decisamente basse. Tutte le specie parassitarie riscontrate sono già state riportate in altre ricerche condotte sulle Alpi italiane (Barera, 1986; Florio, Gamba, 1992; De Barchetti et al.,1999; Frosio et al. 2000; Vigano, Rotelli, 2004 ). Per quanto riguarda la parassitofauna specifica per ogni specie ospite, nella coturnice il genere riscontrato con maggiore frequenza è stato Ascaridia, con prevalenze superiori a quelle riportate da altri autori quali Barera (1987), con una prevalenza del 5,6% e Florio e Gamba (1992), con una prevalenza del 21,5%. Tali parassiti, sono stati rilevati nella coturnice anche nei lavori di Frosio (2000), De Barchetti et al (1999) e Viganò e Rotelli (2004). Altri parassiti ritrovati nella coturnice ma con prevalenze minori, sono stati i cestodi (8,11%) ed il genere Capillaria (2,7%). Altri autori riportano, per la coturnice, valori di prevalenza differenti per questi parassiti: i cestodi sono stati riscontrati con una prevalenza rispettivamente del 9,4% da Barera (1986) e del 7,7% da Florio e Gamba (1992); per la Capillaria invece, le prevalenze registrate sono state del 9,4% da Florio e Gamba (1992),. Per il fagiano di monte, la specie ritrovata nel nostro studio con maggiore frequenza è stata Capillaria, con valori di prevalenza (P=17,14%) più alti rispetto a quelli di altri lavori (P= 1,7% in Barera, 1986, P= 15,3% in Florio e Gamba, 1992). I valori di prevalenza degli ascaridi, invece, (P=5,7%) sono intermedi rispetto a quelli rilevati da altri studi(p=1,7% in Barera, 1986; P=13,4% in Florio e Gamba, 1992). Nella Pernice bianca, il nostro studio, non ha rilevato la presenza di parassiti, in contrasto con i dati di altri autori che descrivono infestazioni da: cestodi (con una prevalenza del 8,3% Barera, 1986; e con una prevalenza di 12,1%, Florio e Gamba, 1992), Capillaria (con una prevalenza del 2%), ascaridi (con una prevalenza di 13,4% Florio e Gamba, 1992). 33

34 Dobbiamo, però, effettuare alcune considerazioni sull assenza di parassiti riscontrata nel nostro lavoro in questa specie: i) il numero di campioni esaminati, troppo esiguo, non ci permette di giungere a concluisioni certe; ii) alcuni autori (Viganò e Rotelli, 2004) ipotizzano che la minor prevalenza di parassiti gastrointestinali nella Pernice bianca possa essere dovuto alla tipologia di habitat in cui questa specie vive. La fascia altimetrica che va dai mt ai mt, suo ambiente di elezione, è poco consono alla presenza di forme parassitarie in quanto le radiazioni UV e il basso livello di ossigeno, potrebbero favorire l inattivazione delle uova e delle forme libere infestanti (Saunders et al, 2000; Brownell e Nelson, 2006; Thieltges et al, 2008). Altre specie di parassiti descritti per i galliformi alpini in Italia, non sono invece stati ritrovati nella nostra area di studio: Heterakis sp. descritto nella coturnice con prevalenza del 12,9% (Florio ee Gamba, 1992), Hymenolepsis sp. descritto nella coturnice, pernice bianca e fagiano di monte e Corrigia sp. nel fagiano di monte (De Barchetti, 1999). Confrontando poi i dati di studi internazioni, svolti nel Nord-Europa, si ritrovano moltissime altre specie di parassiti che non sono presenti nelle popolazioni alpine: i cestodi Skrjabinia cesticillus e Paroniella urogalli spp nel fagiano di monte in Scandinavia (Isomursu et al, 2006); il nematode Trichostrongylus tenuis (P=14%) ed il cestode Passerilepis serpentulus (P= 3%) in Islanda (Skirnisson et al, 2012). Da un punto di vista quantitativo, le basse cariche parassitarie ritrovate nel nostro lavoro sono in accordo con molti lavori, tra cui ricordiamo quello di Viganò e Rotelli (2004). In generale infatti per queste specie il ritrovamento di soggetti infestati da cariche massive è un evento eccezionale a causa della severità degli ambienti frequentati (Saunders et al, 2000; Brownell e Nelson, 2006; Thieltges et al, 2008). Uno dei risultati più interessanti del nostro studio è rappresentato dalla differente distribuzione geografica delle forme parassitarie ritrovate. In particolare la zona nord della nostra area di studio, presenta un rischio di infestazione statisticamente maggiore rispetto alla zona sud per quanto riguarda uno dei parassiti maggiormente impattanti sulla dinamica di popolazione della specie (Rizzoli et al., 2003): il genere Ascaridia (O.R. = 32,4; p=0,001). 34

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