Tra simboli, miti, riti e teatro

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1 Tra simboli, miti, riti e teatro Entrare nella dimensione del simbolo e del mito significa trovare chiavi di lettura diverse e omnicomprensive della realtà. Significa avere una vista che unifica il concreto e il sottile. Significa imparare a pensare per forme anziché per concetti e lasciarsi andare al gioco delle analogie navigando liberamente tra i vari piani della realtà. Significa riattivare l immaginazione, la facoltà mentale più legata alla Dea; in definitiva, utilizzare simultaneamente entrambi gli emisferi cerebrali. L immagine è presa dal sito Marzo 2014 Di: La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale un suo fedele servo. Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono. (Albert Einstein) 1

2 I simboli Durante un viaggio in Egitto, molti anni fa, mi fu detto che il simbolo in copertina, il celebre ankh egizio, significava sia chiave, che vita e specchio (come quelli qui raffigurati). Se questo è vero, si potrebbe ipotizzare una fusione dei tre significati in una frase: la chiave di lettura della vita è lo specchio. In altri termini, la realtà divina in sé è abbacinante e inconoscibile, tuttavia si specchia in quella terrena per aiutarci a conoscerla nel solo modo possibile, ossia attraverso quelle immagini riflesse che sono gli elementi di natura, gli aspetti della vita quotidiana, gli eventi e tutto ciò che è terreno. È ciò che implica anche la Tavola Smeraldina degli alchimisti: ciò che è in alto è come ciò che è in basso e viceversa. Proviamo allora a guardare con occhi diversi i resti e le memorie della Dea per tentare di conoscerla un po meglio. Auspicabilmente, questo potrebbe permetterci di avvicinarci un po alla mentalità, al modo di pensare, all approccio alla vita che permise alle sue civiltà di vivere secoli e secoli di pace ininterrotta. Ma non ti basterà leggere razionalmente : dovrai mettere in moto la tua immaginazione e la tua intuizione! Essendo fiorite durante un periodo della preistoria, le civiltà della Dea non conoscevano ancora la scrittura, perciò le loro caratteristiche sono ricostruibili solo attraverso resti di edifici, manufatti, utensili A parte la loro funzione concreta, quali ad esempio i vasi, essi recano segni, magari ricorrenti, che costituiscono indizi sulle loro credenze. Con ogni probabilità, tali segni servivano a evocare le forze che oggi potremmo chiamare sacre o misteriose perché proteggessero i vari aspetti della vita, ma anche a sintonizzarsi con esse, magari a scopo di culto ma non solo: per questo li chiamo simboli. Nel vaso qui a lato, ad esempio, noterai la vulva fortemente rimarcata: come spiego altrove, pare che allora non si conoscesse il ruolo del maschio nella fecondazione, si pensava che avvenisse per opera misteriosa, ma ovviamente si sapeva bene che da quel punto uscivano le nuove creature, che era la porta della vita Noterai anche il volto da civetta: una delle molte raffigurazione della Dea, come spiego più oltre. (Immagine tratta da Il Linguaggio della Dea di Marija Gimbutas, Neri Pozza ed.) Ma che cos è effettivamente un simbolo e qual è la sua importanza? Il termine simbolo deriva dal greco e originariamente designava un oggetto che veniva spezzato in due parti che venivano prese da due persone prossime a separarsi: amici, amanti, debitore-creditore, confratelli di una scuola misterica Rincontrarsi e rimettere a contatto i due frammenti significava risvegliare il quid l energia - che li univa. Ancora oggi esistono, ad esempio, portachiavi formati da due mezze monete che si donano reciprocamente gli amanti per significare non solo che la loro unione vive anche quando 2

3 sono separati, ma anche che essa ha valore ( tecnicamente, il denaro è una misura di valore, anche se qui ovviamente si allude a un valore ben diverso, meno materiale). Con il tempo, il termine si è esteso a significare qualunque oggetto concreto (o segno grafico) capace di metterci in contatto con il piano sottile o, qualcuno potrebbe dire, divino. Sembra un paradosso: un oggetto finito, misurabile, toccabile che contiene e risveglia ciò che è infinito, incommensurabile, inafferrabile! Intendiamoci: non è che quell oggetto susciti necessariamente quel contatto. Bisogna essere aperti a esso, e anche allora non sempre accade. Jung diceva che la percezione di un simbolo è come un lampo che di colpo, in un inafferrabile frazione di secondo, illumina un intero paesaggio: indescrivibile a parole e perciò squisitamente soggettivo, e comunque è una piccola o grande illuminazione. Quel che più conta, dopo ciò non si è più gli stessi neppure fisicamente, perché le cellule si alleggeriscono, si spiritualizzano. In tal senso, qualunque oggetto può svolgere quella funzione: una foglia, una sedia, un evento Potremmo dire che ogni oggetto contiene e quindi insegna una idea prima, un archetipo. E ogni oggetto, soprattutto se di natura, può costituire una pagina del libro più grande che abbiamo a disposizione per conoscere la Vita e noi stessi o una briciola di pane di Pollicino per ritrovare la via verso Casa. Una parentesi che ritengo interessante. Il termine greco originario era syn-ballein e significava mettere insieme simultaneamente. Il suo reciproco era dia-ballein, che significa mettere in due, separare. Da esso deriva il termine diavolo, che quindi rappresenta la personificazione della forza separativa come è, ad esempio, l odio. Sono due polarità apparentemente opposte ma in realtà, ebbene sì, complementari. Non puoi eliminare l uno senza eliminare l altro e l insieme che compongono. Se, per assurdo, giudicassi negativo inspirare e decidessi di eliminarlo, elimineresti anche l espiro e morresti! Un simbolo, dunque, ha la straordinaria capacità di creare o ricreare un tutt uno non solo tra il piano terreno e quello spirituale, ma anche fra i cosiddetti opposti: può significare tutto e l esatto contrario di tutto. Ne consegue che non esistono simboli positivi o negativi, ma simboli e basta, così come la nostra realtà è fatta di luci e di ombre che coesistono simultaneamente, inseparabilmente. Ricercare in questo ambito mi ha fortemente aiutata a smettere di giudicare e a far lavorare simultaneamente i miei due emisferi cerebrali come, ad esempio, con la meditazione. Lo ritengo una ricompensa inestimabile. Come corollario, i vari dizionari dei simboli oggi disponibili possono certamente aiutare anch io a volte li uso ma solo come stimolo o come un primo approccio di carattere prettamente mentale, razionale. Perché un simbolo svolga davvero la sua meravigliosa funzione è necessaria un intuizione, un ricreare la giusta tensione fra noi e il piano sottile come avviene fra la terra e il cielo quando scocca un lampo. E non è facile, direi nemmeno possibile, crearla con la forza di volontà. Il contatto con un simbolo è un fatto squisitamente soggettivo, avviene dentro di noi, e perciò stesso non è comunicabile. Potresti mai descrivere compiutamente il paesaggio che vedi illuminato da un lampo per un istante e le sensazioni che ti dà? Quando avviene quel contatto e vedi quel che vedi, sai con assoluta certezza che per te le cose stanno così e non potrebbero stare diversamente, anche se in futuro quello che hai percepito potrebbe ampliarsi ulteriormente grazie ad altre illuminazioni e anche se qualcuno può aver avuto intuizioni diverse, che comunque sono altre facce di una realtà inconoscibile nella sua totalità. Anche se in modo riduttivo, è un po come quando dentro di te si accende, per così dire, una lampadina e ti batti la fronte con una mano dicendo: Ah, ecco! Stupendo. Nonostante quanto detto più sopra, diamo un occhiata estremamente veloce a quelli che pertengono alla nostro discorso giusto per tentare una piccolissima anteprima, rinviando quanti volessero approfondire al meraviglioso Il linguaggio della Dea di Marija Gimbutas, l archeologa che ha dato un formidabile impulso alla ricerca e alla comprensione delle civiltà della Dea. 3

4 Per iniziare, faccio notare che i simboli sono collegati in catene analogiche grazie a somiglianze di significato o di forma che spaziano tra molti piani della realtà obbligandoci a quello che viene chiamato pensiero verticale. A puro titolo di esempio, ecco qui una piccola catena analogica del femminile: Acqua luna/mare (la luna governa le maree) notte buio profondità rotondità cerchio sfera vaso/coppa contenere interno accoglienza casa utero Terra roccia pietra natura bosco grotta tomba nascita/morte Nei simboli ritrovati nei resti delle civiltà della Dea prevalgono gli elementi di Natura, soprattutto animali. Appartenendo esse al periodo neolitico ( nuova età della pietra ), il supporto principale di tali figurazioni era la pietra, soprattutto se nera, ma non mancano ossi o, più tardi, manufatti di argilla, che è terra di fiume, ossia di acqua. La pietra in se stessa è un simbolo della Dea, rappresentando l essenza stessa del consolidamento, della materia (da mater, madre ); la base e il fondamento del nostro vivere qui ( Tu sei Pietro e su questa pietra fonderò la mia Chiesa ); la stabilità. La pietra nera ha significati molto misteriosi, richiamando la profondità della notte e della terra, perciò è, per così dire, ancor più femminile. Se poi è un meteorite, è a maggior ragione un simbolo in quanto contiene la terra e il cielo. Non sfuggirà che l oggetto più sacro dell Islam è proprio una pietra nera venuta dal Paradiso Quella a lato era in origine sull'altare all'aria aperta nel sito del tempio più antico di Afrodite, a Cipro. Ne riparlerò a proposito delle Vergini Nere. Ricordando che quei nostri avi avevano una capacità di percezione istintuale, un apertura di pelle che purtroppo oggi abbiamo perso, negli animali essi vedevano diverse qualità dell essenza della Vita. Per fare due esempi banali e riduttivi, la civetta li avrà colpiti per la sua capacità di vedere al buio, laddove gli occhi umani sono ciechi; la farfalla per la sua leggerezza, bellezza e collegamento con il ritorno dei fiori e dei frutti, e così via, e non solo. Ma queste sono intellettualizzazioni, per quanto importanti per noi oggi. Per capire ( contenere dentro di te) davvero devi, come loro, spalancarti, accendere l intuizione, aprire i pori della pelle. (La Dea farfalla a lato è di Creta) Piuttosto comuni sono i motivi a onde, a S, a spirali o a zig-zag, che, secondo Marija Gimbutas, nelle iconografie preistoriche di tutto il mondo rappresentano l acqua, elemento femminile per eccellenza e forza generatrice. La figura a lato si riferisce all isola nella Bretagna francese di Gavrinis sulla quale, come nella vicina località di Locmariaquer, si trovano grotte letteralmente ricoperte di incisioni come questa, datata circa 3500 anni a.c. Molte località bretoni sono ricchissime di reperti di quell epoca, soprattutto menhir. 4

5 Spesso gli zig-zag si riducono a M e, curiosamente, pare che in molte lingue questa sia la lettera iniziale della parola madre (come anche Maria e, nella nostra lingua, mare e materia), ma è tutto da verificare Ne è un esempio questa statuetta, alta appena 6,5 cm e datata fra il 5700 e il 5300 a.c., proveniente da Passo di Corvo, in Puglia. Nota le due farfalle sotto le M nella parte frontale e la collana. (Immagine tratta da Il linguaggio della Dea) Un po in tutta l Europa sono state trovate numerosi reperti di pietra come quelli qui sopra, chiamati con vari nomi: statue-stele, bétili, menhir, pietrefitte Alcuni sono scolpiti, altri (moltissimi) sono semplici pietre appuntite. La prima qui raffigurata è a Làconi, in Sardegna; le altre due in Lunigiana. Sul loro significato e utilizzo esistono le più svariate interpretazioni. La forma fallica li fa ritenere simboli maschili, o per lo meno alcuni vengono dichiarati maschili per via delle armi (quello alla base del primo sembrerebbe un pugnale a doppia lama) e alcuni femminili. Questo è possibile, ma la Gimbutas sostiene che sono tutti comunque dedicati alla Dea per diversi motivi: alcuni si trovano vicino all acqua, alcuni nei boschi, di alcuni esistono leggende che li vedevano il fulcro di danze di fate e riti, alcuni si trovano al centro di cerchi formati da altre pietrefitte come questo, che si trova a Boscawen, in Cornovaglia, le cui pietre sarebbero tradizionalmente chiamate ragazze. Anche sulla funzione di questi cerchi (ricordo che questa è una forma squisitamente femminile) si discute tuttora moltissimo. Luoghi rituali? Indicatori astronomici? Aeroporti per extraterrestri? Condensatori/diffusori di energia per il territorio? Ammesso che sia vero che il ruolo del maschio nella fecondazione sia stato capito abbastanza tardi, forse dopo la realizzazione di questi reperti (ma evidentemente si conosceva la sessualità), dal punto di vista simbologico a me sembra che possano essere visti come una sorta di amplesso che comunque riconosce e onora entrambi i sessi: l energia Femminile che accoglie e contiene (e protegge?) quella Maschile. È, ancora una volta, attivare il potere del simbolo, la magia che si sprigiona grazie all unione. È, insomma, un riconoscere che l intima unione dei due sessi è la chiave per un armoniosa e produttiva convivenza. È solo piuttosto recentemente che la sessualità è stata resa peccaminosa, volgare o sporca 5

6 Forse più tardi, o forse rivisitazioni di antiche visioni, sono sulla stessa onda due simboli molto noti: la spada nella roccia (quella qui raffigurata è a San Galgano, vicino a Siena) o nel calice, come nelle famose storie sul Graal, o anche nella carne, come la spada di Longino che trafisse il costato di Gesù e che pare sia stata attivamente cercata persino da Hitler Inoltre la spada di Artù, Excalibur, era custodita dalla Dama del Lago nella sua dimora subacquea, e vi ritorna alla morte del re, come a dire che il suo potere dura finché c è un cuore puro che accoglie in sé sia il maschile che il femminile; infatti i cavalieri dovevano coltivare le arti sia di Marte (guerra) che di Venere (amore). Ricordo che il libro scritto da Riane Eisler sulle civiltà della Dea si intitola proprio Il calice e la spada (ed. Frassinelli) per indicare l unione armoniosa dei due generi. Anche l anello è su quest onda: nelle leggende della Tavola Rotonda, ad esempio, la dama donava al cavaliere un anello che, portato al dito (di forma fallica), gli conferiva un potere o una capacità magica. Oltre, ovviamente a sancire un unione, come è in ogni simbolo. Nel Signore degli anelli ne abbiamo nove (come i mesi della gestazione), l ultimo dei quali volto ai poteri oscuri. Bisogna saperla usare, l energia Evoluzione o universalità di un simbolo? Immagina una via d accesso ai cerchi di pietre ed ecco la forma a buco di serratura. 6

7 È una forma che compare in molti luoghi del mondo ed è come se quella via d accesso fosse una stilizzazione del corpo della Dea Il collegamento con la chiave richiama ancora una volta l unione intima, sessuale, di maschile e femminile, ma anche una porta verso un qualcosa di misterioso al di là delle nostre percezioni oggettive. Nell ordine, le immagini rappresentano: La Dea punica Tanit; Una stele dedicata alla stessa Dea, in Sardegna; L ankh o chiave della vita egizio; Il pozzo sacro di Santa Cristina, in Sardegna. L apertura triangolare richiama la forma della vulva come in molte statuette preistoriche; è dotata di una scala che scende verso una raccolta d acqua nella quale ci si immergeva a scopo rituale, probabilmente in concomitanza della luna piena o altre ricorrenze; Piazza San Pietro a Roma. Al centro si trova un obelisco che ricorda i menhir dei cerchi di pietre come quello di Boscawen, più sopra; La sepoltura dell imperatore giapponese Nintoku, del V secolo d.c. È un kofun, un tumulo che in realtà è una collinetta, essendo lungo 430 m, più della piramide di Giza, e alto 33. È la più grande tomba singola del mondo. Una porta della moschea araba di Cordova, in Spagna. E questo è un frattale, ossia una forma segreta, visibile solo con un opportuna strumentazione, della materia. Ultimissime, ma ancora più antiche, sulla Dea Nel maggio 2009, nella località tedesca di Hohle-Fels, è stata trovata la statuina che vedi qui riprodotta: è alta appena 6 cm ed è ricavata da una zanna di mammut. Nota l evidenza dei caratteri sessuali e i segni a zig-zag incisi sul corpo. Soprattutto, però, essa è straordinaria perché anticipa enormemente l epoca non solo dei riferimenti alla Dea, ma anche della capacità dell essere umano di realizzare immagini antropomorfe, essendo stata datata fra i e i anni fa, ben anni prima degli altri reperti finora conosciuti. Io la trovo addirittura commovente Se la datazione è corretta, e se è vera l ipotesi che le civiltà maschili siano nate circa 1800 anni prima di Cristo come spiego altrove, allora significa che le civiltà della Dea sono durate almeno anni prima di sfiorire, mentre quelle maschili sono in carica da solo anni. E oggi ne stiamo vivendo gli aspetti più involutivi: che sia perché questa polarità dell Energia-Vita è assai più bruciante e richiede più cautela? Altri simboli della Dea li trovi nel mio scritto Dal labirinto al toro, alla Dea e alla questione femminile. 7

8 I Miti Per prima cosa desidero notare che i miti che conosciamo non appartengono alla preistoria, ma alla storia, ossia al periodo che ci ha lasciato documenti scritti, anche se molti di loro riportano e rielaborano storie tramandate oralmente e quindi più antiche e magari appartenenti ad altre culture assimilate. I più noti, e spesso fraintesi se non banalizzati, sono quelli greci, ma ogni popolo aveva le sue mitologie: anche quella egizia, ad esempio, è abbastanza nota. Tra i primi a mettere per iscritto i miti greci ci sono Esiodo e Omero, del quale ultimo non è certo che sia l autore dell Iliade e dell Odissea che molti conoscono, ma neppure che sia realmente esistito. A ogni buon conto, i loro scritti risalgono tra l ottavo e il settimo secolo a.c., quindi molti, molti secoli dopo le civiltà della Dea e persino dell invasione di Creta da parte dei greci, avvenuta, pare, intorno al 1500 a.c. Tra l altro, il nome Omero potrebbe significare il cieco : qualità che era ritenuta sacra in quanto permetteva di vedere ciò che era invisibile con gli occhi fisici. Se hai letto più sopra, avrai capito che i simboli non si possono raccontare. Ebbene, i miti cercano proprio di fare questo: dire a parole ciò che non può essere detto a parole. I simboli diventano personaggi dèi, eroi o altro e le vicende narrate servono a far capire le relazioni tra le forze e gli archetipi che incarnano e il modo in cui possono influire sulla vita degli umani. Come i simboli, i miti non dovrebbero tanto essere capiti, quanto lasciati entrare dentro di noi. E anch essi, quando entrano, provocano una piccola o grande illuminazione. Ciononostante, in quanto racconti, i miti possono essere letti anche a un livello letterale la pura e semplice vicenda raccontata, - raggiungendo le menti più semplici, che probabilmente crederanno davvero in quegli dèi, li invocheranno e cercheranno di ingraziarseli, cercheranno di imitare gli eroi Ma non è forse simile a quello che facciamo con angeli e santi? Sì, in tal modo quelle menti potrebbero essere manipolate Come tutto, anche i miti hanno i loro lati in luce e quelli non ancora in luce, come dice splendidamente l autrice belga Annick de Souzenelle. I livelli successivi di lettura, e sono molti, erano riservati a quanti frequentavano le scuole misteriche. Già, perché mito ha la stessa radice di mistero e di muto. Qui vedi i resti della più celebre di tali scuole, quella del Tempio di Apollo a Delfi, in Grecia, in cui si trovava anche un oracolo consultato nelle più svariate situazioni. Il motto, inciso sul frontone, recitava: conosci te stesso. Qualcuno sostiene che avesse un seguito: e conoscerai gli dèi e l universo. La ragione più semplice della segretezza è che dare certi insegnamenti a chi non è pronto equivarrebbe a dare una Ferrari a un bambino. Una seconda è che si trattava di insegnamenti pratici, che prevedevano un iniziazione: una delle più forti consisteva nello sperimentare la morte, come spiego più oltre a proposito dei riti, quindi occorreva arrivarci molto, molto gradualmente e forse non farlo sapere troppo in giro. Una terza è che non dovevano finire in mani sbagliate: dèi, eroi e simboli rappresentano forze presenti nell Universo che si imparava a gestire in una forma di magia che implicava un potere. Oltre ad aprire ai misteri dell Universo, alcuni miti possono lasciar trasparire momenti di storia vissuta, ad esempio inserendovi l intervento di questo o quel dio. Raccontandoli, appunto, in forma mitologica, la gente li avrebbe accettati più facilmente e la storia sarebbe diventata un epopea voluta dal cielo. Non c è da stupirsi, succede anche oggi: Napoleone, Garibaldi o altri non sarebbero diventati quello che sono diventati se attorno a loro non si fosse creato un alone di forza misteriosa, quasi soprannaturale. Ma accade anche a persone assai meno famose, come noi stessi quando investiamo di significati enormi fatti che in sé sono abbastanza normali o quando facciamo credere di essere diversi da quelli che siamo. E la realtà mitologica 8

9 ha un impatto ben maggiore di quella cronologica A ogni buon conto, un esempio di miti su fatti storici lo trovi nel mio scritto Dal labirinto al toro, alla Dea e alla questione femminile : descrive la nascita della città di Atene, ma anche e soprattutto il possibile inizio di un era in cui le donne avrebbero perso i loro diritti A volte i miti appaiono piuttosto truculenti. Non stupisca neppure questo, perché nella vita e nell animo umano si agitano forze non sempre luminose Per meglio dire, le forze sono forze e basta, ma, ancora una volta, hanno polarità in luce e polarità non ancora in luce, o più precisamente non ancora comprese. La vita non include forse la morte, che a noi appare oscura e terrificante? Un elemento fondamentale dei miti è il nome dei personaggi, che contiene l essenza delle forze o degli archetipi da essi rappresentati; addirittura, nelle lingue antiche, ogni lettera dell alfabeto aveva un suo significato, ma qui non ne parleremo perché richiede studi approfonditi che io non ho. Un esempio è il dio Crono, che significa tempo ; sbarcato a Roma, si chiamò Saturno, che significa seminatore : a un livello di lettura superficiale, quei nostri avi avevano capito e sottolineato l associazione fra l agricoltura e il tempo, ossia i cicli stagionali, compiendo un importante passo evolutivo della società. Chi mastica l astrologia potrà trovare alcuni livelli di lettura via via più profondi di questo dio così austero eppure così importante, simboleggiato anche nell Eremita dei Tarocchi, ma nel mito di Gea troverai qualcos altro. L immagine è una figura alchemica. Alcuni miti della Dea Gea Una categoria particolare di miti è quella che racconta l origine dell universo la cosmogonia, - sulla quale ci si interroga da sempre. Una delle più interessanti viene da Esiodo, pur essendo una rielaborazione di miti più antichi, e ha come protagonista Gea, uno dei nomi della Dea. Eccone un breve accenno. All inizio di tutto c era il Chaos, un vuoto spalancarsi, e ne nacquero il buio, la notte, la luce del cielo (l etere) e il giorno. Ma per prima nacque Gea che dal suo stesso seno estrasse per parto virgineo Urano, ossia il cielo stellato, al tempo stesso suo figlio e suo sposo. Non sembra una storia da costola di Eva? E quel parto virgineo ti ricorda niente? Ogni notte Urano cielo stellato si coricava su Gea Terra immagine poetica! e la fecondava. Egli, però, non voleva vedere i figli e li nascondeva nelle viscere della Terra, ossia non permetteva che venissero partoriti. Angosciata e appesantita, Gea decise di por fine alla situazione. Sempre dal suo seno trasse l acciaio e ne fece una falce con denti aguzzi: simbolicamente, un argentea falce di luna dentata, un femminile castrante, che pare ricorra tuttora nei sogni di alcuni uomini. Quindi si recò nella cavità dove erano segregati i figli chiedendo chi di loro avrebbe operato la vendetta. Accettò Crono, che quella notte, non appena Urano si avvicinò ardente d amore per coricarsi su Gea, gli recise il membro. Gea raccolse in sé alcune gocce del suo sangue e ne restò fecondata, generando altri figli (alcuni miti dicono anche la Sicilia); lo sperma invece cadde in mare, ribollì e ne nacque Afrodite, il cui nome, appunto, significa nata dalla spuma del mare. 9

10 La scienza odierna dice che la vita sul nostro pianeta nacque quando, nel mare asfittico e sterile dei primordi, si formarono i primi atomi di ossigeno, i quali a loro volta formarono delle bollicine che, salendo e gorgogliando come una spuma diedero origine alle prime forme di vita vegetale. Non ti pare che ricordi la storia di Afrodite, che tra l altro è signora della primavera e della vegetazione? Nemmeno Crono, tuttavia, che si era poi unito a Rea, era felice di avere dei figli anche perché gli era stato predetto che uno di loro l avrebbe spodestato. Ma stavolta non li nascondeva nel ventre materno, bensì li ingoiava egli stesso Ma questa è un altra storia che esula dagli scopi di questo scritto; chi è interessato ad approfondirla ci potrà tuttavia scoprire interessanti evoluzioni della spiritualità degli antichi greci. A tale proposito suggerisco vivamente la lettura di Gli dei e gli eroi della Grecia di Kàroly Kerényi (Oscar Mondadori). L autore, che è un greco, correda i suoi scritti con la spiegazione del significato di molti nomi e naviga sapientemente tra miti e leggende di varie epoche dimostrando non solo una grande competenza, ma anche una grande affettività nei confronti della cultura del suo Paese. Noterò che né Urano né Crono, dopo che fu effettivamente spodestato dal figlio Zeus, morirono, ma si ritirarono in un luogo felice dal quale, a volte, dispensavano consigli a chi ne faceva richiesta. Noterò infine che essi non erano dèi nel senso classico del termine, ma, in qualche modo, re pastori o comunque umani o semi-umani fortemente collegati alla terra. I primi a salire furono Zeus e compagni: non era ancora il cielo, ma la nube che quasi costantemente incappucciava il Monte Olimpo, la loro sede, garantiva una forte aura di mistero e di irraggiungibilità. Il dipinto vascolare qui sotto mostra Gea con il ventre gravido e le mani protese per implorare pietà per i figli durante la battaglia tra i giganti. A quanto ne so, di lei esistono poche raffigurazioni, forse perché è precedente all epoca degli dèi olimpici, mentre l idea del Chaos primordiale è espressa dall uroboro, il serpente che si morde la coda di cui parlo nel mio scritto Dal labirinto al toro, alla Dea e alla questione femminile. La seconda immagine è un simbolo massonico in cui la clessidra richiama il tempo, ossia Crono. La terza è evidentemente un opera moderna che rappresenta la Madre Terra, ma non conosco il nome dell autore. L ho presa dal sito 10

11 Iside Anche in Egitto tutto nasce dal matrimonio fra il cielo e la terra, ma a ruoli invertiti: la Terra è rappresentata dal dio maschile Geb e la notte dalla dea Nut. Da essi nacquero Iside, Osiride, Nefti e Seth, che si unirono a coppie: Seth a Nefti e Osiride a Iside, che lo amava fin da quando erano nel ventre materno. Non più un figlio-sposo, ma fratelli-sposi. Quello che chiamiamo incesto compare spesso nei miti con significati di diversa profondità. Potrebbe rappresentare archetipi che nascono dallo sdoppiamento di un Principio (la dualità ) e che, come è nel significato di simbolo, devono riunirsi per perpetuare la magia della Vita. Iside rappresenta l amore e la vita; Nefti l oltretomba. Osiride rappresenta la vegetazione, la fertilità e, dopo le vicende che stai per leggere, gli inferi; Seth, spesso raffigurato con la testa di animale, era originariamente una benigna divinità dei morti, ma anche il signore del deserto e dei carovanieri e il dio della guerra e della forza bruta, che insegnava la lotta violenta per vincere in battaglia e trovare l'onore. Con loro, quindi, abbiamo non solo interessanti declinazioni del principio maschile e di quello femminile, ma anche l intreccio tra la vita e la morte, tra la terra e il sottoterra, sepoltura ma anche gestazione dei semi. Dunque, un giorno, ubriaco, Osiride ingravida la cognata Nefti del dio Anubi, che entrerà prepotentemente nel culto dei morti. Furioso, Seth uccide Osiride chiudendolo con l inganno in un sarcofago che getta nel Nilo e verrà trasportato dalla corrente fino a un acacia nella città di Biblo che lo ingloba nei suoi rami. Iside, disperata, va in cerca dell amato e giunge a Biblo, dove assume forma mortale ed entra nella corte reale come nutrice del giovane principe. Un giorno la regina la scopre mentre pone il bimbo sulle braci ardenti e si allarma, costringendo Iside a rivelarsi nelle sue vere sembianze e a spiegare che si trattava di un rito per garantirgli l immortalità, ricevendo in cambio il sarcofago ancora contenuto nell acacia. Iside tenta invano di resuscitare Osiride, quindi nasconde il corpo in un altro luogo, ma resta fecondata e partorirà Horus, importantissima divinità rappresentata da un falco i cui occhi rappresentano la luna e il sole che egli trasporta volando quotidianamente nel cielo. Ma la storia non è finita. Seth trova il corpo di Osiride e lo smembra sparpagliandone i pezzi in vari luoghi. Di nuovo Iside si mette in viaggio insieme ad altre sette dee e li ritrova tutti tranne il membro, che era stato divorato da un pesce gatto. Comunque mummifica il corpo ricomposto perché possa rinascere nei Campi Aaru, una sorta di paradiso, quindi va nell Oltretomba per vivere in eterno con lui: l inseparabilità di vita e morte è sancita. Il colore verde della pelle di Osiride in questa immagine indica, appunto, che Osiride è morto. Dietro di lui, Iside gli tiene amorevolmente e protettivamente una mano sulla spalla. 11

12 I delitti di Seth, tuttavia, non possono restare impuniti. Horus lo affronta in una serie di battaglie e lo sconfigge, ma perde un occhio (quello lunare?) e diventa faraone dell Alto e del Basso Egitto riuniti. Dal punto di vista storico, probabilmente l evoluzione del mito, del quale peraltro esistono diverse varianti, accompagna le vicende di quei due distretti egizi, poi unificati dal faraone Narmer intorno al 3100 a.c. Da un punto di vista più spirituale, riflette, come nei miti greci, l eterna dialettica tra il Principio Femminile e quello Maschile (e tra la vita e la morte), pur con le dovute differenze culturali. E ancora più in profondità? Prova a lasciarti andare: che cosa potrebbe significare per te, ad esempio, la perdita del membro da parte di Osiride? A volte, Iside ha sul capo una sedia, forse a significare che ella è insediata nella Materia e nella Vita. L idea si ripropone nelle raffigurazioni in cui è seduta con il figlio Horus, che ritroviamo anche nelle Madonne cristiane e persino nelle litanie, in cui Maria è chiamata Sedes Sapientiae, ossia sede della sapienza: la sapienza della Vita? Sapienza, in greco, si dice Sophia: uno dei nomi più importanti della Dea. Ne parlo nel mio scritto Le Vergini Nere. Nota che il trono della stupenda Nostra Signora di Orcival, in Francia (terza immagine), ha le finestre come se fosse un palazzo, quasi a sottolineare che, più che una sedia, è una sede. Demetra e Kore-Persefone Torniamo in Grecia con un mito che non narra le origini dell universo, ma illumina importanti aspetti della Dea. Premetto che in qualche modo esistevano tre Zeus, o meglio tre aspetti di quello che allora era considerato il Principio Supremo a volte presentati come fratelli: Zeus regnava sulle terre emerse, Poseidone sul mare e Ade nel sottoterra. Demetra, il cui nome potrebbe significare madre dispensatrice, era la protettrice del matrimonio e delle leggi sacre, l artefice del ciclo delle stagioni, la nutrice del verde e della gioventù e la signora dell agricoltura e del grano. Trasportata a Roma, diventerà Cerere, dal cui nome deriva cereali. Nei 12

13 culti era talmente associata alla figlia avuta da Zeus, Kore, che significa semplicemente fanciulla, che esse venivano chiamate le due dee. Nell immagine qui sopra, Demetra ha delle spighe di grano, dei papaveri da oppio (vedi più oltre, i misteri eleusini) e due serpenti: un ricordo dell antica Dea? Un giorno, Zeus dà al fratello Ade il permesso di prendersi Kore. Mentre sta giocando con le amiche, la ragazza è attratta da un fiore mai visto, fatto spuntare da Gea per darle gioia: il narciso. Non appena ne coglie uno per annusarne il profumo, la terra si spalanca e ne esce Ade sul suo cocchio che porta Kore nel regno dell Invisibile (questo significherebbe Ade). Le immagini si riferiscono al ratto di Persefone (Proserpina per i romani): la prima è un bassorilievo che si trova a Locri, in Calabria (la Magna Grecia); la seconda è una celebre scultura del 1620 di Gian Lorenzo Bernini che si trova alla Galleria Borghese di Roma. Una curiosità: nella riserva naturale di Pergusa, in provincia di Enna, c è un luogo che si dice sia il punto dal quale Ade uscì con il suo cocchio per rapire Persefone. Non trovando più la figlia, Demetra si dispera e chiede notizie a tutti. Trova un primo aiuto da Ecate, dea antichissima e benevola, ma anche inquietante per le sue abitudini notturne e il seguito di cagne, e poi da Elio, il dio sole che tutto vede. Ora sa dove si trova Kore, perciò sale all Olimpo per chiedere che le venga restituita. Zeus cerca di placarla, dicendole che in fondo Ade è un ottimo partito, ma Demetra, sdegnata, lascia il consesso degli dei. Sempre più cupa e disperata, ma sempre più Dea Guerriera perché non si rassegna, si trasforma in una vecchia avvolta in abiti neri e vaga per la terra, che intanto diventa sterile perché ella trascura i propri doveri. Giunta nella città di Eleusi, non riconosciuta, viene accolta nella reggia come nutrice del bimbo insperatamente nato da poco alla coppia regale. Come Iside, la dea se ne prende cura e lo espone al fuoco per farlo diventare immortale, finché la madre la scopre e si adira. Demetra si mostra in tutto il suo fulgore e, furiosa per l ingratitudine, dice che il bambino non potrà più diventare immortale e ordina che le venga costruito un tempio, che peraltro sorge molto rapidamente grazie all intervento divino. Da quella stessa città prenderanno nome riti i misteri eleusini estremamente segreti, ai quali accenno più oltre. Ma Demetra non è soddisfatta. Se ne sta chiusa in quel tempio, avvolta in veli neri, e rifiuta le proposte di conciliazione che le portano vari ambasciatori dell Olimpo: se non vedrà la figlia, la terra resterà improduttiva. Ricatto formidabile: preoccupato per le sorti degli uomini, Zeus convince Ade, ma questi induce Kore a mangiare un chicco di melograno prima di salire sulla terra. Ci vorrà poco a Demetra per capire che, 13

14 grazie a quello stratagemma, la figlia potrà stare con lei solo per due terzi dell anno e l altro terzo dovrà restare con Ade come regina degli inferi. Il melograno, simile nella forma all utero materno, alle ovaie, ma anche ai testicoli, è simbolo di fertilità, sorellanza/fratellanza e solidarietà grazie ai molti semi. Il suo significato di fertilità, quindi di rinascita, e la sua comparsa in autunno lo hanno fatto considerare un cibo gradito ai defunti, perché associato alla vita dopo la morte. Le donne etrusche scolpite sui loro sarcofagi recano in una mano un melograno e nell altra un ventaglio a forma di palma, altro simbolo solare di resurrezione. Questo dettaglio del mito potrebbe anche indicare che gli adepti ai misteri eleusini (vedi più oltre) credevano nell'immortalità dell'anima come gli Egiziani. Demetra, dunque, torna ai suoi doveri verso la terra e Kore diventa Persefone, la regina degli inferi il cui nome potrebbe significare colei che dona abbondanza. Anche Ade ha un secondo nome che significa abbondanza, ricchezza: Pluto, da cui il nome latino, Plutone. Il richiamo alla ricchezza è molto interessante e a mio avviso è fonte di un insegnamento estremamente importante per noi, oggi. Il sottoterra, il regno degli inferi, è il luogo in cui non solo si seppelliscono i morti o avviene la gestazione dei semi, ma viene assorbito e trasformato tutto ciò che abitualmente chiamiamo scoria : cadaveri di animali, foglie morte, escrementi Il liquame che si genera dalla putrefazione di tali scorie si asciugherà e diventerà nutrimento per le piante vecchie e nuove. È quella che l alchimia chiama opera al nero o nigredo : la prima, indispensabile fase della divinizzazione della materia. In natura, insomma, non esiste il concetto di rifiuto: tutto è ugualmente importante e vitale, e in tal modo il sistema si autosostenta, non occorre aggiungere altro. Fin dall antichità abbiamo prodotto oggetti che la terra non è in grado di trasformare, ad esempio suppellettili, armi, case, mura, ma oggi molto, molto di più, inventando sostanze e materiali che la natura non si è mai sognata di creare o prelevando, ad esempio per le attrezzature elettroniche o per le guerre, sostanze che dovrebbero restare nel cuore della terra perché non pensate per noi o quanto meno perché richiederebbero un utilizzo estremamente oculato e consapevole delle conseguenze. A ciò si aggiunga una sciagurata tendenza all usa e getta e allo spreco che stanno soffocando il nostro pianeta e minacciano di renderlo insufficiente per i bisogni umani. Ogni giorno buttiamo via più di 4 milioni di mele. L immagine è americana, ma da noi le cose non vanno molto meglio 14

15 L organizzazione Global Footprint network ( calcola quanto pesanti sono le impronte che lasciamo calcando la terra, ossia quanto la avveleniamo e quanto consumiamo. Ebbene, a fronte di Paesi che soffrono la fame, ci sono Paesi che si comportano come se avessero a disposizione non un solo, ma due o più pianeti e ogni anno si anticipa la data in cui vengono consumate le risorse di quello stesso anno, chiamato overshoot day. Nel 2013 è stato il 21 agosto: da quel giorno in poi abbiamo cominciato a usare le risorse dell anno successivo Ma non dipende dal fatto che siamo in troppi, bensì dal fatto che siamo spreconi e incoscienti Sul sito (in inglese), che ti invito a visitare, troverai anche il mezzo per calcolare l impronta ecologica della nazione o della tua città Ogni giorno finiscono nella spazzatura svariate tonnellate di cibo che potrebbe sfamare chi vive nella povertà e nella carestia. Demetra ciò che ella rappresenta non sarebbe affatto contenta di vedere come trattiamo lei stessa, i suoi doni e le sue creature Vogliamo che si adiri? Questa è un altra immagine americana, ma anche da noi è in forte aumento l obesità non solo infantile, definita una malattia da progresso con costi sociali elevatissimi. Alcuni Riti della Dea Esistevano riti exoterici (pubblici) ed esoterici (segreti, nascosti). Questi ultimi prevedevano l apprendimento dei misteri vuoi frequentando la scuola misterica, vuoi con un lungo lavoro su di sé, e varie iniziazioni. Attraverso una fortissima identificazione con la Natura e il corredo (come oggi) di formule ripetute, suoni e atmosfere, riti e iniziazioni ritualizzavano il passaggio tra la vita e la morte o tra diverse fasi della vita, che comunque sono morti-rinascite: si muore a ciò che si era prima e si nasce diversi. Oggi i riti di passaggio non si usano più a parte, forse, le feste di addio al celibato o al nubilato, ma non sembra che sia una grande conquista. Entriamo nelle successive fasi della vita infanzia, pubertà, inizio del ciclo mestruale o menopausa per le donne, matrimonio, genitorialità, vita lavorativa e quant altro - senza che nessuno ci abbia iniziati, ci abbia spiegato i misteri, ossia ciò che non sapevamo ancora di quella fase. Affrontiamo i passaggi e le nuove fasi in solitudine, abbandonati a noi stessi, impreparati Con conseguenze non da poco anche sugli altri, ad esempio sui nostri figli. Ogni dio aveva i suoi culti, qui accennerò a due dedicati alla Dea, tanto importanti che si diffusero e vissero molto a lungo anche a Roma e nella Magna Grecia, ossia nell Italia meridionale e in Sicilia. I Misteri Eleusini In questi riti antichissimi (pare nati intorno al 1550 a.c.) si riviveva il mito di Demetra e Persefone in tre fasi: la discesa (la perdita, il ratto di Persefone), la ricerca e l'ascesa, ovvero il ricongiungimento di madre e figlia. Essi comprendevano i piccoli misteri, che si svolgevano in primavera, e i grandi misteri, che si svolgevano in autunno, rappresentando le due soglie della vita, la nascita e la morte. Mi pare interessante che i grandi misteri si svolgessero in autunno, quando i semi si interrano per vivere una vita nascosta agli occhi fisici, 15

16 misteriosa, così come invisibile e misterioso è ciò che accade all essere umano quando muore: era dunque necessaria una consacrazione così che i semi e i defunti si presentassero degnamente alle divinità del mondo infero. Un po come avviene ai nostri funerali, ad esempio attraverso le litanie che invocano i santi perché accolgano, accompagnino e intercedano per chi ci ha lasciati. I riti primaverili erano più di purificazione, quasi a togliere le scorie inferiche dalla creatura rinata. Una leggenda racconta che il verde particolare e tenero della primavera è proprio dovuto al ricordo degli inferi; e la scienza dei colori afferma che è dovuto a una percentuale di rosso, come il fuoco dell inferno. In certe culture si praticavano riti di purificazione sui neonati e sulle madri; e in fondo anche il battesimo lo è. La morte vera la si incontrava nei grandi misteri autunnali. Pare che i partecipanti entrassero in uno stato alterato di coscienza sia con il corredo di cui sopra, sia assumendo allucinogeni come l oppio o la segale cornuta, sacra alla dea essendo un cereale, contenuta in pani o nel ciceone, una bevanda forse a base di farina, acqua, vino e menta. La formula sacra dei misteri, tramandata da Clemente Alessandrino, recitava infatti: "Ho digiunato; ho bevuto il ciceone; ho preso nel cesto e, dopo averlo maneggiato, ho deposto nel cesto, poi, riprendendo dal cesto, ho riposto nel cesto". Su che cosa fossero il cesto e il suo contenuto esistono diverse interpretazioni: forse erano gli oggetti che venivano solennemente portati in processione durante i riti pubblici o forse si rappresentava la vita che entra ed esce dall utero della terra (il cesto). L immagine mostra una tavoletta votiva: alcune figure hanno in mano una torcia accesa per impersonare Demetra che vaga nell oscurità in cerca di Persefone. Terminata la fase pubblica, gli iniziandi e gli iniziati I mysté - entravano nel telesterion, la parte più segreta del tempio. I pochi ammessi spegnevano le fiaccole e attendevano in sacro silenzio l unione tra Demetra e Zeus, impersonati dal sacerdote e dalla sacerdotessa che si appartavano per unirsi, forse solo simbolicamente o forse carnalmente, per poi tornare con in mano una spiga, che rappresentava il Figlio di quell unione, la nascita di una nuova vita, ossia la rinascita dell iniziato. Il figlio simbolico, a sua volta oggetto di misteri importanti, forse legati alla visione ottenuta tramite il vino, a lui sacro, era Dioniso, il cui nome significa nato due volte, ossia morto e rinato. Anche questo fa ipotizzare che quei nostri antenati credessero in una resurrezione, come gli egizi. Il pinax (tavoletta di terracotta) a lato, che si trova al Museo Archeologico di Reggio Calabria, mostra Dioniso e Demetra con i rispettivi attributi, l uva e le spighe. Pare che l iniziazione ultima consistesse nel passaggio attraverso un cunicolo sotterraneo. Lo ierofante (il sacerdote) ordinava a gran voce che l iniziando fosse sepolto come i morti, quindi, quando ne emergeva, gli consegnava un chicco maturo o forse germogliato. Un esperienza tremenda, ma ambita. Recita infatti l inno pseudo-omerico a Demetra (vv ): "Felice colui, tra gli uomini viventi sulla terra, che ha visto queste cose! Chi invece non è stato iniziato ai sacri misteri, chi non ha avuto questa sorte non avrà mai un uguale destino, da morto, nelle umide tenebre marcescenti di laggiù." 16

17 I Misteri Isiaci (e Osiridei) Anche i misteri di Iside avevano a che fare con la morte-rinascita, ma con ruoli diversi. Invece della madre che cerca la figlia, abbiamo la moglie che cerca il marito o, per meglio dire, prima il sarcofago in cui è sepolto, e poi i pezzi in cui il suo corpo è stato smembrato. Sembra quasi la narrazione del Femminile che ricompone il Maschile dilaniato dalla violenza Ed è forse così che Osiride, privo del membro, ossia dell attributo più maschile e violento perché penetrante (e forse perché aveva violentato la moglie del fratello che comunque è un aspetto di lui), può diventare signore del mondo infero, femminile. Anche qui abbiamo una fase pubblica e una segreta; anche qui abbiamo piccoli e grandi misteri che si svolgono rispettivamente in primavera e in autunno. I primi, chiamati dai romani Navigium Isidis (Iside che vaga), riattualizzavano la ricerca della dea; I secondi celebravano la Inventio Osiridis (ritrovamento di Osiride) e avvenivano fra il 30 Ottobre e il 1 Novembre: gli stessi giorni in cui i celti celebravano Samhain, poi diventata Halloween e cristianizzata in Ognissanti. Nella fase pubblica, al terzo giorno di digiuni, lamentazioni funebri e pantomime (che rappresentavano la ricerca di Osiride ucciso e smembrato da Seth e i riti funebri praticati da Iside) seguiva la gioia dei fedeli all annuncio che il corpo del dio era stato ritrovato, ricomposto e rianimato; era la reiterazione rituale di una vicenda mitica di morte e rinascita. Il fatto che da noi la resurrezione venga celebrata in primavera e da loro in autunno implica una diversa importanza data alla vita manifesta, fisica, esteriore, o a quella immanifesta, interiore, animica. Ma comunque si notino le somiglianze con la Pasqua Il segreto era ancor più importante e osservato che non nei misteri eleusini, tanto che poco di essi è trapelato. Si sa che ogni neofita veniva così ammonito: "Ogni morto che procederà solo e sicuro in questo luogo tenebroso sarà purificato dal Fuoco, dall'acqua e dall'aria e sarà iniziato ai misteri di Iside". Munito di una lampada, il neofita attraversava strisciando un corridoio stretto e tortuoso, al cui termine trovava un pozzo nel quale discendere mediante una scala di ferro e una intagliata nella roccia. Giunto in un'ampia sala doveva professare solennemente: "Giuro di non rivelare mai ad alcun profano ciò che vedrò nei Templi sotterranei, e se dovessi essere spergiuro invoco sulla mia testa la vendetta degli dei del cielo, della terra e degli inferi, e la morte più terribile". ( Abbiamo anche un commento dello scrittore latino Apuleio, che durante i suoi molti viaggi fu a lungo in Egitto e praticò i misteri (nota che, in base alla sua cultura e viste le modificazioni subite dai riti nel tempo, egli non parla di Iside ma di Prosèrpina, che è la versione romana di Persefone): "Io arrivai ai confini della morte, posai il piede sulla soglia di Proserpina, e poi tornai indietro passando attraverso tutti gli elementi: nella notte vidi risplendere il chiaro fulgore del sole; mi avvicinai agli dèi inferi e a quelli del cielo, e li adorai da vicino." (Metamorfosi, XI, 23). Il sole visto di notte mi fa pensare a ciò che viene chiamato Iside svelata, a cui accenno più oltre. Nell immagine a lato, Iside riveduta dai romani. Ha nelle mani il sistro, strumento musicale d obbligo nei suoi riti e un vaso che forse rappresenta l acqua fonte della vita o forse gli unguenti per mummificare Osiride. 17

18 Sempre da Apuleio apprendiamo anche le invocazioni a Iside: Tu sciogli le più intricate fila dei fati, plachi le tempeste della fortuna, scongiuri i funesti influssi degli astri. A te rendono onore i Celesti, a te prestano rispetto gli Inferi. Tu produci la rotazione della terra, dai luce al sole, governi l Universo, schiacci sotto ai piedi il Tartaro (Metamorfosi, XI, 25). Ciò significa che Iside non è solo la Terra, ma, è la Signora dell universo, colei che ha il potere di governare i ritmi cosmici, il corso dei fenomeni celesti, l alternarsi delle stagioni, che ha potere persino sul Fato e sull influsso degli astri, sulle tempeste della Fortuna. Ancor più di quelli eleusini, i misteri isiaci invasero il mondo di allora, trovando numerosi adepti anche a Roma. Pare che i seguaci di Iside usassero rasarsi il capo ma tenendo una lunga treccia o coda sul lato destro, come si vede da questa minuscola statuetta (di soli 6 cm) di epoca romana. Sull altro lato del capo ha una benda con un fiore. Tra altri, il geobiologo francese Jacques Bonvin sostiene che diverse usanze isiache sono state assorbite dal cristianesimo, come del resto abbiamo già velocemente visto più sopra, ovviamente con i dovuti cambiamenti e assai probabilmente per non creare troppe fratture in una popolazione affezionata ai suoi riti. Ne sarebbe un ulteriore esempio proprio quest acconciatura, in qualche modo sopravvissuta nella chierica (la rasatura della sommità del capo) praticata ai sacerdoti. Iside svelata Questo è il titolo di un opera della fondatrice della Scuola Teosofica, Helena Petrovna Blavatski, ma viene spesso usato per indicare il fine e il premio del percorso tra i misteri e le iniziazioni. Iside viene a volte rappresentata con un velo, quello che ella porrebbe sugli occhi dei mortali e che impedirebbe loro di vedere la vera realtà: il velo delle illusioni o delle percezioni false o grossolane, come quello di Maya. Al termine del percorso iniziatico, Iside si mostra nuda, ossia l adepto vede la Verità. Bellissimo e terrificante al tempo stesso, implica vedere la realtà in tutte le sue declinazioni, aspetti e dimensioni, in divenire e sfaccettata ma al tempo stesso tutta insieme. È un trovarsi sull abisso del Chaos primordiale, privi di ogni punto di riferimento. È sapere improvvisamente tutto su tutto, dagli atomi alle stelle, ai cicli stagionali; capire il senso della vita e quant altro. Sono questi, i veri misteri di Iside Non esistendovi gli opposti, l adepto si trova a sperimentare la splendida Luce Nera: non, come qualcuno dice, una cosa simile alla notte punteggiata di stelle, bensì una tenebra che tuttavia è luminosa, ci si vede perfettamente, assai meglio che con gli occhi fisici o in piena luce terrena. Forse è questo, il sole di notte. Ancora una volta, tutto ciò è impossibile da descrivere a parole. Non possiamo che invocare la Dea perché si degni di mostrarci a noi Se ne avremo il coraggio e se l avremo meritato con il lavoro su di noi. 18

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