2. INQUADRAMENTO DEL TERRITORIO

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1 2. INQUADRAMENTO DEL TERRITORIO 2.1 Inquadramento geografico Il Comune di Meolo occupa una posizione centrale all interno della lunga Provincia di Venezia. Il suo territorio si trova fra i fiume Sile e Piave e ha una superficie complessiva di circa 27 km². Il territorio meolese, situato nella pianura fra Sile e Piave, è prossimo alla laguna di Venezia ed è un intrico fitto di corsi d acqua minori: disseminato di manufatti essenziali alla regimazione idraulica, quali idrovore, sifoni, porte vinciane, Meolo è un interessante laboratorio di ingegneria idraulica. Meolo viene solcato da tre distinte reti di drenaggio: la rete delle acque Alte (che attraverso la botte a sifone dei Lanzoni defluisce in laguna), la rete delle acque Basse a scolo meccanico e la rete delle acque Medie, che interagisce con le altre, di volta in volta connettendosi e disconnettendosi. La popolazione risiede prevalentemente nel capoluogo e nelle frazioni di Losson a Nord Est e, in minor misura, nella frazione di Marteggia a Sud. PIAVE RONCADE MUSILE DI P. SILE Figura 2.1 Inquadramento geografico dei confini comunali di Meolo: in arancio i confini amministrativi 0122_R01_00.DOC 25

2 2.2 Inquadramento morfologico Il Comune di Meolo ricade nella fascia della bassa pianura veneta. La morfologia del territorio è abbastanza uniforme: si configura come un piano debolmente inclinato verso sud est, con successioni di aree depresse e modesti dossi. La pianura è percorsa da una trama piuttosto fitta di canali, fossi, piccoli corsi d acqua, scoline di bonifica. A sud della fascia delle risorgive, confine che stabilisce il passaggio dalla media alla bassa pianura, è presente una vasta area di pianura alluvionale, formata da depositi dei fiumi Brenta, Piave. Nelle porzioni di pianura alluvionale più antiche, di età tardiglaciale del Brenta e del Piave, i suoli sono caratterizzati da una decarbonatazione più o meno spinta degli orizzonti superficiali e una successiva rideposizione dei carbonati in profondità con formazione di un orizzonte calcico, localmente chiamato caranto, a volte molto spesso. La morfologia della bassa pianura, sia antica (pleistocenica) che recente (olocenica), impercettibile se non attraverso lo studio del microrilievo, può essere differenziata in aree a dosso, aree depresse e aree di transizione; questa articolazione si accompagna a differenze nella granulometria e nel drenaggio dei suoli. Le aree più rilevate sono caratterizzate da suoli a granulometria grossolana e drenaggio buono mentre nelle superfici di transizione dominano i limi fini, con un drenaggio mediocre e con falda sempre presente entro 150 cm. Le aree depresse sono caratterizzate da suoli argillosi, con maggiori problemi di drenaggio. I lineamenti morfologici più evidenti sono gli antichi tracciati dei corsi d acqua principali (la Piave) talora ripresi e rimodellati da corsi d acqua minori e di risorgiva. Si riconoscono nella pianura perché costituiscono forme a dosso allungato nella direzione di flusso, dossi che rappresentano le fasce di esondazione e le arginature naturali dei corsi d acqua stessi, con risalto morfologico più accentuato procedendo da monte verso valle; in alcuni casi rimangono le trac ce dei paleoalvei di detti corsi d acqua. Nelle aree al margine della Laguna di Venezia, in località Marteggia, per la maggior parte bonificate e sottoposte a emungimento meccanico delle acque, troviamo suoli formati prevalentemente su sedimenti di origine fluviale ma con problemi di salinità e di drenaggio; le tessiture sono per lo più limoso fini o limoso grossolane. Dal punto di vista topografico, le quote del territorio amministrativo variano dai 4.3 m s.l.m. (nella estremità nord - ovest) ai 1.3 m s.l.m. nell area più depressa di Marteggia, in prossimità della ex base missilistica. 0122_R01_00.DOC 26

3 Figura Schema geomorfologico della pianura veneto - orientale (estratto da L assetto geomorfologico della Pianura Veneta centro - orientale: stato delle conoscenze e nuovi dati - Bondesan et al., 2002) 2 2 Legenda: 1) unità di Nervesa (Olocene); 2) unità del conoide di Montebelluna (Pleistocene sup.) 3) unità del conoide di Bassano (Pleistocene sup.); 4) unità della pianura del Brenta (Olocene); 5) unità di Monticano-Cervada-Meschio (Olocene); 6) unità del Cellina (Pleistocene sup.); 7) unità del Tagliamento; 8) unità del Sile e unità del Livenza (Olocene); 9) unità del Musone (Olocene); 10) unitò dei glacis e dei coni pedemontani; 11) unità litorale veneta (Olocene); 12) anfiteatro morenico di Vittorio Veneto (Pleistocene sup.); 13) principali scarpate fluviali; 14) aree montane; 1) idrografia (a) naturale, (b) artificiale; 16) traccia di profilo litostratigrafico; 17) traccia di profilo stratigrafico; 18) sito con datazione 14 C. 0122_R01_00.DOC 27

4 Figura Carta geomorfologica della Pianura Padana (Castiglioni et al., 1997): a) estratto della carta relativa all area in studio; b) legenda 0122_R01_00.DOC 28

5 2.3 Inquadramento geologico Il territorio comunale è compreso nella bassa pianura veneta formata in tempi geologicamente recenti dall accumulo di materiali di origine glaciale e fluvioglaciale. 0122_R01_00.DOC 29

6 L area su cui si estende il bacino cui appartiene il territorio comunale è formata dai depositi quaternari di origine fluviale e glaciale. I terreni di epoca quaternaria traggono la loro origine dall evoluzione morfogenetica dei fiumi Piave e Brenta e, per le zone costiere, dal mare Adriatico. In epoca quaternaria le correnti fluvioglaciali che defluivano lungo l attuale valle del Soligo, attraverso il varco di Nervesa, venivano a contatto con le acque del ramo lapisino, sviluppando un importante azione di trasporto e deposizione di materiale solido. Con il ritiro dei ghiacciai, le acque cominciarono a riversarsi nella pianura unicamente attraverso la stretta di Nervesa, dando inizio alla costruzione di un nuovo cono di deiezione, coincidente con l area attualmente compresa tra i torrenti Giavera e Monticano, sulla cui superficie di spaglio si sono impostate le più recenti divagazioni fluviali. L alta e media pianura trevigiana risultano costituite da alluvioni di composizione litologica eterogenea e di natura fluvioglaciale e fluviale depositate dal Piave nel corso della sua storia evolutiva. In conseguenza degli ultimi processi deposizionali, buona parte dell attuale pianura soprattutto a ridosso dei rilievi, risulta costituita per la sua quasi totalità da ghiaie a varia granulometria, più uniforme e meno grossolana, che indicano fasi più regolari del regime del corso d acqua, che hanno influenzato sensibilmente l attività deposizionale. Questa fascia alta della pianura è caratterizzata dalla presenza di un materasso ghiaioso di notevole potenza. Nel settore meridionale della pianura trevigiana lo spessore complessivo delle ghiaie diminuisce progressivamente fino a chiudersi entro i materiali argillosi e limosi. Il limite meridionale di questa fascia viene a collocarsi in corrispondenza della linea delle risorgive. A valle di questa fascia che coincide con l area delle risorgive, i materiali fini sono presenti in quantità crescente: il progressivo aumento, che si verifica da nord - ovest a sud - est, avviene in maniera abbastanza regolare ed è associato alla progressiva diminuzione delle ghiaie. L incremento dei materiali fini si estende ulteriormente verso sud, fino ad interessare tutta la fascia prossima alla laguna, dove si riscontrano, su ampie aree, valori superiori all'80%. La terza fascia, quella della basa pianura veneta cui appartiene anche Meolo, è caratterizzata da un 0122_R01_00.DOC 30

7 sottosuolo costituito in grandissima prevalenza da potenti livelli limoso - argillosi, con intercalazioni di sabbie generalmente fini; le ghiaie di norma sono assenti: si può talora rinvenire qualche rarissimo livello ghiaioso ad elevate profondità. 2.4 Permeabilità naturale La natura dei terreni del suolo e sottosuolo offre una contenuta gamma di caratteristiche fisiche. Si può assumere, in prima approssimazione, che anche il coefficiente di conducibilità idraulica k (o permeabilità) rientri in un range piuttosto stretto e dai valori ridotti. Da un punto di vista idrogeologico il territorio meolese ha scarso interesse, per la modesta permeabilità dei livelli entro i quali sono racchiusi gli acquiferi utilizzabili. La permeabilità esprime la capacità del terreno di immagazzinare, assorbire e far defluire le acque che si infiltrano nel suolo. Il Comune di Meolo può dirsi abbastanza uniforme in quanto alla permeabilità naturale dei terreni, generalmente poco permeabili con k inferiore a 10-5 m/s (terreni in cui prevale la matrice fine). Si può ritenere che la permeabilità naturale della maggior parte dei terreni presenti nel Comune di Meolo sia piuttosto modesta e che, quindi, il deflusso delle acque meteoriche verso il sottosuolo sia poco significativo. Un indice della possibile variazione della permeabilità dei terreni è facilmente desumibile dall uso del suolo e dalla modificazione del territorio. Data la scarsa permeabilità dei terreni e la modesta profondità della falda non è consigliabile, né è fisicamente perseguibile la possibilità di far defluire i deflussi meteorici in falda, pensando di considerare la falda come corpo idrico di recapito alternativo alla rete delle acque superficiali. 2.5 Idrogeologia della falda freatica Il sottosuolo della pianura veneta contiene un poderoso acquifero che occupa interamente l alta e la media pianura. La bassa pianura è invece praticamente priva di acquiferi significativi e quindi è molto povera di risorse idriche sotterranee. Nel sistema idrogeologico veneto il territorio della Provincia di Venezia si colloca in posizione marginale: la maggior parte del territorio è infatti ubicata 0122_R01_00.DOC 31

8 nella bassa pianura, una fascia molto povera di risorse idriche sotterranee, al di fuori delle aree interessate dal grande acquifero alluvionale ghiaioso dell alta e media pianura. La profondità media è piuttosto uniforme e varia tra 0 e 2 m. Per una modesta estensione del territorio comunale la falda freatica ha una profondità superiore a 2 m. E opportuno ricordare che la maggior parte del territorio comunale è soggetto a scolo meccanico, con porzioni di territorio (in località Marteggia) a quote inferiori al livello medio del mare: la quota della falda freatica è del tutto artificiale, regolata dalla regimazione operata dall impianto idrovoro di Portesine. 2.6 L idrografia superficiale Il territorio del comune di Meolo, situato nella pianura fra Sile e Piave, ancestralmente confinante con la laguna di Venezia, è attraversato da numerosi corsi d acqua naturali ed artificiali minori: il regime idraulico è assicurato e presidiato da manufatti, quali idrovore, sifoni, argini, ponti canali, porte vinciane. Figura 2.4 I confini amministrativi del Comune di Meolo: in azzurro la rete idrografica La pianura di bonifica di Meolo viene solcata da tra distinte reti di drenaggio: la rete delle acque 0122_R01_00.DOC 32

9 Alte (che attraverso la botte a sifone dei Lanzoni defluisce in laguna), la rete delle acque Basse a scolo meccanico e la rete delle acque Medie, che interagisce con le altre, di volta in volta connettendosi e disconnettendosi. Figura 2.5 Suddivisione del territorio in bacini idrografici Il bacino delle acque Alte: Meolo, Vallio e Correggio Il fiumi Meolo e Vallio nascono nella fascia della bassa pianura trevigiana, nell area delle risorgive. E questa la zona in cui, in superficie, la falda freatica dell acquifero indifferenziato è intercettata dalla superficie del terreno e i materiali permeabili sono progressivamente sostituiti dai materiali impermeabili. In corrispondenza alle depressioni del terreno le acque della falda freatica vengono a giorno dando origine, lungo tutta una fascia di territorio disposta con direzione est-ovest, a numerosi fontanili che alimentano una serie di corsi d acqua, fra i quali proprio il Meolo e il Vallio. Il fiume Meolo ha origine a est dell abitato di Breda e riceve lungo il suo corso i seguenti affluenti (ordinati procedendo da monte verso valle): 0122_R01_00.DOC 33

10 rio Podizzo; rio Acquariola; Preda; fossa Bruna; Saonara. Il fiume Meolo si immette nel fiume Vallio in sinistra, assumendo, di lì, la denominazione di Canale Collettore delle Acque Alte (in seguito C.C.A.A.). Le caratteristiche idrografiche principali del Meolo sono: lunghezza 20.3 km; area sottesa km²; pendenza media del collettore m/km. Il fiume Vallio nasce a nord dell abitato di Pero e dopo aver raccolto le acque meteoriche degli affluenti Valliol di S. Biagio, Riul, Valliolo delle Carboncine, Fusana, riceve le acque del fiume Meolo alla progressiva 17.9 km, formando un canale arginato e pensile (il C. C. A. A.), al quale si uniscono, alla progressiva 19 km, le acque dello scolo Arnasa e quelle del Canale Fossetta (progressiva km). Infine, dopo aver bypassato il taglio del Sile attraverso la botte a sifone Lanzoni, si immette nel Silone. Le caratteristiche idrografiche principali (fino alla confluenza col Canale Fossetta) del Vallio sono: lunghezza 22.7 km; area sottesa km²; 0122_R01_00.DOC 34

11 pendenza media del collettore 0.68 m/km. Il Correggio è un lungo canale di scolo che ha origine a sud del nucleo abitativo di S. Pietro Novello e, dopo aver ricevuto le acque meteoriche di altri canali di scolo minori, si unisce al Polombo alla progressiva 7.7 km, in corrispondenza della frazione di Losson della Battaglia. Infine, alla progressiva 9.5 km, si immette nel Canale Fossetta. I canali Correggio e Polombo hanno rispettivamente le seguenti caratteristiche: lunghezza 9.5 km (Correggio); area sottesa 7.9 km²; pendenza media del collettore 0.36 m/km; lunghezza 7.6 km (Polombo); area sottesa km²; pendenza media del collettore 0.64 m/km. Dell intera superficie comunale, il bacino afferente alla rete delle acque Alte (che scola a gravità nella laguna di Venezia) è esiguo: circa 1.75 km² sulla superficie di km². Il bacino si trova nella porzione occidentale del Comune e recapita i deflussi nel fiume Vallio (convenzionalmente si indica il bacino con la denominazione Vallio 5). Come verrà illustrato successivamente nel capitolo dedicato all analisi delle criticità idrauliche segnalate dal Consorzio di Bonifica Destra Piave (cfr. paragrafo 3.4), l unica porzione del Comune di Meolo appartenente al bacino scolante nella laguna di Venezia (il bacino Vallio 5, cfr. Figura 2.5) recapiterebbe i propri deflussi nel fiume Vallio attraverso degli scarichi muniti di valvole a clapet (valvole di non ritorno), per evitare il riflusso, quando il livello idrometrico all interno del fiume Vallio risultasse troppo elevato. Naturalmente l elevato livello idrometrico della rete delle acque Alte ostacolerebbe il deflusso del bacino Vallio 5: per questo motivo il Consorzio di Bonifica ha disposto un impianto idrovoro di portata modesta (intorno ai 150 l/s) in località Ponte del sostegno (il sito è conosciuto presso la comunità meolese anche come boe di Meneghel ) per consentire lo sgrondo del bacino anche in caso di regime idraulico sostenuto nella rete delle acque Alte. 0122_R01_00.DOC 35

12 Il Consorzio di Bonifica Destra Piave ha già presentato, presso le autorità competenti, un progetto il cui esito prevede la rimozione dell impianto idrovoro in località Ponte del sostegno e l eliminazione delle porte a vento (le valvole a clapet) che attualmente versano acqua nel fiume Vallio. Il corpo idrico di recapito dei deflussi del bacino Vallio 5 divverrebbe lo scolo Candellara, che sottopassa il canale Meolo attraverso una botte a sifone. Il progetto rientra all interno di una serie di interventi da realizzarsi a Meolo e nei comuni vicini, con l obbiettivo di migliorare la qualità delle acque sversate nella laguna di Venezia attraverso il bacino Vela. CANALE A CANALE C CANALE B CANALE I CANALE D CANALE L CANALE H FIUME MEOLO FIUME VALLIO CANALE E CANALE F CANALE G Figura 2.6 il tracciato del nuovo scolo Candellara secondo il progetto del Consorzio di Bonifica Destra Piave all interno del bacino di scolo Vallio 5 (fonte: Provincia di Venezia) 0122_R01_00.DOC 36

13 Figura 2.7 Località Ponte del sostegno lungo il fiume Vallio La rete delle acque Basse: i collettori a solo meccanico Il bacino delle acque Basse raccoglie le precipitazioni meteoriche di una superficie di circa 49 km² (di questi circa 20 km² appartengono al territorio di Meolo), convogliando l acqua all idrovora di Portesine che scarica in Sile. Procedendo da est verso ovest, i collettori Peressina (9.39 km²), Candellara (4.48 km²), Marteggia (4.12 km²), Piovega (16.88 km²) e S. Giovanni (9.50 km²) si innestano a pettine sul corso del Canale Collettore Principale (4.65 km²), che scorre parallelo alla Fossetta fino all impianto idrovoro. Il bacino inferiore (all incirca della stessa area) di Caposile e della Marezzana distribuisce l afflusso meteorico in due diverse idrovore, Lanzoni e Croce, che riversano le acque, rispettivamente, in Sile e nella Piave vecchia. Il territorio di Meolo a scolo meccanico risulta depresso, con un altimetria che varia da 0 a 1.3 m s. m. m.. La rete delle acque Basse è imbastita sulla trama della rete idraulicamente più alta, ma rimane ad 0122_R01_00.DOC 37

14 essa estranea a mezzo di una diffusa serie di manufatti idraulici, come ponti canale, botti a sifone e paratoie. Attualmente l impianto idrovoro di Portesine ha una portata di circa 17 m³/s: il Consorzio di Bonifica prevede di mettere in funzione, a breve, delle nuove idrovore (sostituendo quelle attuali) per portare la potenzialità dell impianto a 20 m³/s La rete delle acque Medie: il collettore Meolo L illustrazione del complesso idrico nel comune di Meolo si completa con la descrizione del fiume omonimo, un corso d acqua che oggi svolge solo la funzione di canale di gronda per il recapito delle acque delle zone urbane e ormai privo di quella vitalità che caratterizzò profondamente la storia locale. Figura 2.8 Il ponte canale sopra il Canale collettore principale in via San Filippo In località Palazzato l antico corso del fiume Meolo è innestato all attuale corso del canale Meolo (un tombino con paratoia rimane la testimonianza dell ancestrale legame fra fiume e canale), scorrendo per tutto il territorio amministrativo fino a confluire, a mezzo di un ponte canale, nella 0122_R01_00.DOC 38

15 Fossetta. La rete del fiume Meolo 3 e dei colatori minori (Meoletto, Castelletto) è connessa alla rete delle acque Alte, venendone disconnessa quando i regimi idrometrici di quest ultima sono elevati (si chiudono la presa in via Palazzato e il ponte canale di via San Filippo). Per questa ragione è motivata la definizione di rete media, anche in considerazione del fatto che gli eventuali stati di intumescenza del Meolo graverebbero sulla rete idrica delle acque Basse: il ponte canale di via San Filippo fungerebbe da stramazzo e le acque del Meolo sarebbero scaricate nel collettore Principale. Il bacino ha una superficie complessiva di 8.97 km² e generalmente si considera come un bacino a scolo meccanico. 3 Nel presente studio si adotta la seguente convenzione per la denominazione del Meolo: fino alla presa di via Palazzato il corso d acqua verrà chiamato fiume; nel tratto tra via Palazzato e la confluenza nel fiume Vallio verrà chiamato canale Meolo; infine nel tratto fra via Palazzato e il canale Fossetta verrà usata l espressione colatore Meolo (qualche volta, nei momenti di debolezza e di cedimento alla nostalgia, si chiamerà fiume Meolo l antico corso che attraversa l abitato omonimo). 0122_R01_00.DOC 39

16 3. CRITICITÀ IDRAULICHE Il PAI del Sile 4, quello del Piave 5, il PGBTTR 6 e il Consorzio di Bonifica Destra Piave individuano, in relazione alle caratteristiche idrogeologiche naturali del territorio del Comune di Meolo, della morfologia e dello stato di manutenzione della rete idraulica locale, delle piogge e delle portate critiche prevedibili, delle aree a pericolo idraulico, in relazione anche al tempo di ritorno dei possibili eventi di allagamento o di criticità idraulica. Le aree di sofferenza idraulica della rete idrica minore sono state fornite gentilmente dal Consorzio Destra Piave, dal PAI del Sile e dall applicazione di modelli matematici idrodinamici monobidimensionali applicati per lo studio idraulico del territorio meolese (queste aree sono riportate nella Tavola 02, Carta delle aree di completamento/espansione). Negli ambiti indicati dal Consorzio di Bonifica, le esondazioni si limitano a ristagni e battenti d acqua più o meno persistenti in rapporto alla durata dell evento meteorico, con ripercussioni sulla circolazione stradale e disagi per le abitazioni (in particolare nelle aree maggiormente depresse del territorio); le problematiche più lievi sono imputabili a locali insufficienze della rete di smaltimento o da interruzioni del collettore, quelle più gravi sono da ascrivere agli eccessi nell artificializzazione della rete di smaltimento dei deflussi e nell antropizzazione del territorio, con una continua rincorsa fra espansione urbanistica e necessità di potenziamento degli impianti di regimazione idraulica. Nella Tavola 04 (Tavola della rete meteorica e criticità di deflusso rilevate) si riportano, sommariamente, le criticità riscontrate nella perlustrazione della rete meteorica di deflusso superficiale: si segnalano tombini interrati o di dimensioni insufficienti, fossi da ricalibrare, continuità di deflusso da ripristinare, carenze nella manutenzione e nella pulizia dei fossati, segnalazioni raccolte presso la popolazione residente, dimensioni delle condotte della rete meteorica comunale (fornite dall Ufficio Tecnico del Comune di Meolo), principali sistemi di smaltimento dei 4 Piano stralcio per l'assetto idrogeologico del fiume Sile e della pianura tra Piave e Livenza 5 Progetto di piano stralcio per l assetto idrogeologico dei bacini idrografici dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Piave e Brenta-Bacchiglione 6 Piano generale di bonifica e tutela del territorio rurale 0122_R01_00.DOC 40

17 deflussi adottati dagli insediamenti più recenti, manufatti di ripartizione idraulica. 3.1 Il PAI del fiume Piave L Autorità di bacino, nel quadro delle attività propedeutiche alla redazione del piano, ha promosso un analisi attenta ed approfondita della dinamica delle acque di piena a valle della chiusura del bacino montano, cioè nel tratto arginato che va da Nervesa della Battaglia al mare. Si tratta del segmento di fiume che è stato più frequentemente assoggettato alle esondazioni del Piave. Per individuare i siti di maggior pericolosità, si sono approntati dei complessi e raffinati modelli matematici di propagazione dell onda di piena monodimensionali e bidimensionali 7, che, tuttavia, ancora necessitano di un adeguata validazione, soprattutto nell assunzione dei valori dei coefficienti di scabrezza del tratto terminale. A valle di Nervesa, dal punto di vista della dinamica idraulica, il fiume Piave è suddivisibile sostanzialmente in tre distinte sub-tratte. La prima tratta, tra Nervesa e Candelù, è caratterizzata da un ampio alveo pluricursale in alluvioni ghiaioso-sabbiose, da un elevata pendenza del fondo (3.8 ) e da altezze arginali molto contenute (da 2 a 3 m) con una capacità di portata dell ordine di m³/s. Nelle tratte di valle le pendenze si riducono, l alveo è più inciso, le sommità arginali diventano più elevate e la capacità di deflusso si riduce nell'ordine di m³/s. In località Candelù, il profilo del fiume Piave manifesta un'improvvisa riduzione di pendenza: le intumescenze di piena sono ostacolate al deflusso verso valle e l area si configura come la naturale sede di rotte arginali. In questa tratta, i fenomeni di esondazione si verificano con modalità tale da consentire di rilasciare oltre le rotte una portata residua dell'ordine della massima capacità di portata dell'intera estesa a valle. Il PAI contiene delle indicazioni sugli interventi strutturali e non strutturali da realizzare per la 7 Autorità di Bacino - Prof. Luigi D Alpaos: Studio finalizzato al riconoscimento delle aree di pertinenza idraulica e di sicurezza idraulica lungo il f. Piave a valle di Nervesa della Battaglia mediante modello matematico bidimensionale 0122_R01_00.DOC 41

18 mitigazione della pericolosità idraulica nel bacino del Piave: vengono definiti interventi nel breve, medio e lungo periodo, la priorità degli stessi e il costo delle opere. In attesa dell esecuzione di interventi di mitigazione o di laminazione dei colmi di piena a monte, il PAI tende ad accreditare la sostenibilità dello schema di deflusso attuale nel caso di esondazioni del Piave a Candelù. Infatti, in questo modo l'estesa di valle risulta presidiata, evitandosi pericolose rotte che investirebbero direttamente gli importanti centri abitati della pianura, e contemporaneamente consentendo di versare in mare una porzione importante delle onde di piena. Nella memorabile piena del 1966 si calcola che, nel tratto a valle delle rotte, sia transitata una portata di m³/s, defluendo regolarmente sino al mare. Si aggiunge, tuttavia, che la localizzazione sistematica delle rotte tra Candelù e Ponte di Piave non esclude che non si possano verificare esondazioni nella estesa di monte tra Nervesa della Battaglia e Candelù. Le eventuali esondazioni del Piave fra Candelù e Ponte di Piave arriverebbero a minacciare il territorio meolese. L applicazione dei modelli matematici di propagazione dell onda di piena evidenziano l influenza di altri fattori critici, quali la mobilità dell'alveo e le carenze dimensionali delle sommità degli argini, con conseguenti valori del franco arginale molto variabili lungo il percorso. Non si considera perseguibile l ulteriore elevazione delle sommità arginali, poiché, rafforzando eccessivamente le difese nella sede delle rotte, le esondazioni si trasferirebbero a valle di Zenson, dove potrebbero conseguire maggiori danni. Ad ogni modo, dopo la piena del 1966 furono eseguiti dal Magistrato alle Acque di Venezia lavori di sovralzo degli argini, sia in destra, sia in sinistra, nella tratta fra S. Donà di Piave e Ponte di Piave, con sovralzi compresi tra 60 e 80 cm. Le simulazioni effettuate con il modello matematico bidimensionale hanno consentito la riproduzione della dinamica fluviale del tratto terminale e degli scenari di allagamento in caso di esondazione: sulla base dei risultati dell applicazione dei modelli matematici e delle aree dichiarate storicamente allagate il Progetto di Piano Stralcio per l Assetto Idrogeologico dei bacini idrografici 0122_R01_00.DOC 42

19 dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Piave, Brenta-Bacchiglione individua delle aree di pericolosità idraulica all interno del territorio amministrativo di Meolo. Pur non appartenendo il territorio di Meolo al bacino del fiume Piave, il PAI considera area di pericolosità moderata P1 tutto il bacino raggiunto dalle escrescenze del 1966: tutto il territorio di Meolo viene, pertanto, considerato soggetto a pericolo idraulico moderato (P1). Figura 3.1 Le aree di pericolo idraulico definite dal PAI del Piave: tutto il territorio di Meolo è soggetto a pericolo idraulico moderato (P1) Norme di Attuazione del PAI del Piave in regime di salvaguardia Con delibera n. 4 del 19 Giugno 2007, il Comitato Istituzionale ha adottato Variante al Progetto di Piano stralcio e delle corrispondenti misure di salvaguardia. In attesa che il Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico entri in vigore, vengono adottate, e si considerano immediatamente cogenti, le Norme di Attuazione riportate nell Allegato 1, che costituisce parte integrante della presente delibera. Rispetto alle Norme di Attuazione del Piano stralcio per l Assetto Idrologico adottato nel 2004, vengono stralciati dalle Norme di Attuazione originali, gli artt. 10 e 11, rubricati come Interventi 0122_R01_00.DOC 43

20 ammissibili nelle aree classificate a pericolosità idraulica e geologica moderata P1 e Interventi ammissibili nelle aree classificate a pericolosità idraulica e geologica media P2, mentre si confermano le disposizioni riguardanti le aree a pericolosità P3 (pericolo elevato) e P4 (pericolo molto elevato). Si riporta, nel seguito, l art. 10 delle Norme di Attuazione (in regime di salvaguardia questo articolo viene stralciato) riguardante le aree di pericolosità idraulica P1. Articolo 10 Interventi ammissibili nelle aree classificate a pericolosità idraulica e geologica moderata P1 1. Nelle aree classificate a pericolosità moderata idraulica e geologica P1 spetta agli strumenti urbanistici comunali e provinciali ed ai piani di settore regionali prevedere e disciplinare, nel rispetto dei criteri e indicazioni generali del presente Piano, l'uso del territorio, le nuove costruzioni, i mutamenti di destinazione d'uso, la realizzazione di nuove infrastrutture, gli interventi sul patrimonio edilizio esistente. 2. Le aree di paleofrana sono classificate nella classe di pericolosità P Il PAI del fiume Sile Il PAI del Sile e della pianura tra Piave e Livenza definisce le aree di pericolosità idraulica cagionate dalle escrescenze del Sile e quelle della rete idrica minore fra Sile e Piave. La perimetrazione della aree di pericolosità viene ottenuta mediante l applicazione di un modello matematico idrodinamico mono bidimensionale, che simula eventi di piena e gli scenari di allagamento conseguenti a virtuali esondazioni dei corsi d acqua. I deflussi corrispondono ad eventi di precipitazione con tempi di ritorno diversi (20, 50, 100 e 200 anni). Sulla base di parametri quali altezza della lama d acqua e tempo di ritorno, nel territorio di Meolo vengono individuate aree di pericolosità idraulica P1 e P2 (rispettivamente aree a pericolo idraulico moderato e medio). 0122_R01_00.DOC 44

21 Figura 3.2 Definizione della pericolosità idraulica in base al PAI del Sile Il PAI del Sile giunge a definire, facendo un intersezione fra la pericolosità idraulica e la vulnerabilità del territorio, il rischio idraulico associato. Nel presente studio si farà riferimento solo alla definizione della pericolosità idraulica, senza indulgere in analisi di carattere economico. Figura 3.3 La matrice per la definizione del rischio idraulico Il PAI del Sile riporta le estensioni delle aree che, dagli esiti della modellazione matematica idrodinamica, possono essere soggette ad allagamento, suddividendole in relazione al grado di pericolosità riscontrato. Per Meolo, sulla superficie complessiva di 2671 hm², risultano circa 429 hm² di aree a pericolo idraulico, dei quali 269 hm² di pericolo moderato (P1) e 160 di pericolo medio (P2). Non vengono computate le aree soggette a bonifica per scolo meccanico che, tuttavia, sono considerate (dallo stesso PAI) aree con pericolosità P1. Volendo mantenere una distinzione fra aree a pericolo moderato proprio e aree a pericolo moderato assimilato (perché a scolo meccanico), nelle tavole 0122_R01_00.DOC 45

22 allegate al presente studio si indicheranno con un diverso tratteggio le aree a pericolosità P1 e le aree a pericolo per scolo meccanico, ricordando, tuttavia, che per il PAI del Sile tutto il territorio di Meolo risulterebbe soggetto (almeno) a pericolo idraulico P1 (in quanto tutti i deflussi del territorio meolese - compresi quelli del bacino Vallio 5, in seguito ai futuri interventi del Consorzio di Bonifica Destra Piave - verranno recapitati all impianto idrovoro di Portesine). Figura Le aree di pericolo idraulico definite dal PAI del Sile: vi sono aree pericolo idraulico P1 e altre a pericolo idraulico P Norme di Attuazione del PAI del Sile Il relazione del PAI del Sile si conclude con delle Norme Tecniche di Attuazione delle quali si riportano gli articoli pertinenti le aree a pericolo idraulico P1 e P2. Art. 12 Azioni ed interventi ammissibili nelle aree classificate a pericolosità media P2 1. Nelle aree classificate a pericolosità media - P2 l attuazione dello strumento urbanistico vigente al momento dell entrata in vigore del Piano è subordinata, alla verifica, da parte dell'amministrazione comunale, della compatibilità degli interventi con le situazioni di pericolosità 0122_R01_00.DOC 46

23 evidenziate dal Piano nonché con le norme di salvaguardia di cui al comma 3 del presente articolo. 2. Per le aree classificate a pericolosità media - P2 l Amministrazione comunale nel modificare le previsioni degli strumenti urbanistici generali, deve prendere atto delle condizioni di pericolo riscontrate dal Piano e pertanto la nuova disciplina dell uso del territorio deve prevedere la non idoneità per nuove zone edificabili di espansione o per la realizzazione di edifici pubblici o di pubblica utilità destinati ad accogliere persone che non costituiscono ampliamento, prosecuzione o completamento di strutture già esistenti. 3. Nelle aree classificate a pericolosità media P2, in ragione delle particolari condizioni di vulnerabilità, non può comunque essere consentita la realizzazione di: a. impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti pericolosi, così come definiti dalla Direttiva CE 1999/34; b. impianti di trattamento delle acque reflue diverse da quelle urbane; c. nuovi stabilimenti soggetti agli obblighi di cui agli articoli 6, 7 e 8 del D.Lgs 17 agosto 1999, n. 334; d. nuovi depositi, anche temporanei in cui siano presenti sostanze pericolose in quantità superiori a quelle indicate nell allegato I del D.Lgs 17 agosto 1999, n Per gli stabilimenti, impianti e depositi, di cui al comma precedente, esistenti al momento dell entrata in vigore del Piano sino all attuazione delle opere di riduzione del grado di pericolosità, sono ammessi esclusivamente gli interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione, di adeguamento alle normative ovvero finalizzati alla mitigazione del rischio. Un eventuale ampliamento potrà avvenire solo dopo che sia stata disposta, secondo le procedure del presente Piano, la riduzione del grado di pericolosità. Art. 13 Azioni ed interventi ammissibili nelle aree classificate a pericolosità moderata P1 1. Nelle aree classificate a pericolosità moderata P1 spetta agli strumenti urbanistici comunali e provinciali ed ai piani di settore regionali prevedere e disciplinare, nel rispetto dei criteri e indicazioni generali del presente Piano, l'uso del territorio, le nuove costruzioni, i mutamenti di 0122_R01_00.DOC 47

24 destinazione d'uso, la realizzazione di nuovi impianti e infrastrutture, gli interventi sul patrimonio edilizio esistente. 3.3 La pericolosità idraulica dei PAI e gli Ambiti Territoriali Omogenei La superficie amministrativa comunale è stata suddivisa, così come prescritto dalla Legge Regionale 11/04 (art. 13), in aree di omogeneità territoriale, sulla base di valutazioni di carattere geografico, storico, paesaggistico e insediativo. Per il Comune di Meolo sono state individuate tre tipologie di ambiti territoriali omogenei: ATO N. 1 - Ambito insediativo a prevalente destinazione residenziale: tale tipologia di ambiti interessa il centro di Meolo (ATO 1.1) e le frazioni di Losson (ATO 1.2) ATO N. 2 - Ambito insediativo a prevalente destinazione produttiva: si tratta della zona produttive a confine con Roncade (ATO 2.1) ATO N. 3 - Ambito agricolo di pianura: a nord della linea ferroviaria Venezia Trieste (ATO 3.1) ed a sud della stessa infrastruttura (ATO 3.2). Tabella 3.1 La suddivisione del territorio comunale in ATO Ambito Dest. Prevalente superficie totale [m²] % Trasformabile [m²] ATO 1.1 Meolo Residenziale % ATO 1.2 Losson Residenziale % ATO 2.1 Meolo Produttiva/commerciale % ATO 3.1 Nord Agricola % ATO 3.2 Sud Agricola % TOTALE (STC) % _R01_00.DOC 48

25 Figura 3.5 Suddivisione del territorio meolese in Ambiti Territoriali Omogenei Poiché tutto il territorio di Meolo viene considerato a pericolo idraulico moderato P1 dal PAI del Piave e almeno a pericolo idraulico P1 dal PAI del Sile (essendo, nella regimazione idraulica futura, tutto il territorio a scolo meccanico), le future aree di potenziale espansione previste dal PAT sarebbero tutte soggette a pericolo idraulico P1. Allo stato attuale non vi sono possibilità di diminuire il grado di pericolo idraulico assegnato dal PAI del Piave e dal PAI del Sile. In precedenza si era già riferito che il profilo del fiume Piave manifesta un improvvisa riduzione di pendenza in località Candelù (Comune di Maserada sul Piave) e che il tratto fra Candelù e Ponte di Piave è la sede naturale di rotte arginali: le esondazioni arriverebbero a insidiare il territorio meolese. Il PAI del Piave non ritiene perseguibile aumentare il sovralzo arginale fra Candelù e Ponte di Piave, in quanto ciò significherebbe trasferire a valle le criticità idrauliche con effetti ancor più perniciosi per i popolosi insediamenti vallivi. 0122_R01_00.DOC 49

26 In attesa vengano portati a termine gli interventi strutturali e non strutturali previsti dal PAI del Piave e sia dimostrata l efficacia di questi nella mitigazione dei colmi di portata, l unico modo per diminuire il rischio idraulico è di ridurre la vulnerabilità del territorio. Il rischio idraulico, infatti, deriva dalla collocazione di un elemento vulnerabile (di valore sociale, economico o ambientale) in una zona idraulicamente pericolosa. Non essendo possibile, nel breve periodo, ridurre la pericolosità idraulica, sarebbe necessario procedere alla riduzione della classe del danno. Per quanto riguarda il pericolo derivante dagli allagamenti del Piave, non saranno efficaci, a breve termine, interventi di tipo attivo, (la difesa dalle inondazioni tramite misure attive mira a ridurre le portate di piena al colmo, laminando le piene per mezzo d invasi disposti a monte delle zone da proteggere), né di tipo passivo (miranti a creare condizioni di deflusso che evitino l allagamento delle aree da proteggere, aumentando la capacità di deflusso in alveo con livelli idrici inferiori a quelli d esondazione). La difesa passiva attuabile a valle del possibile dissesto (la rottura arginale del Piave fra Candelù e Ponte di Piave), consisterebbe nell impedire ogni nuovo sviluppo di insediamenti, di impianti e di opere pubbliche nelle aree in cui il rischio è maggiore e più difficilmente eliminabile. Anche nel caso fosse possibile trascurare il pericolo idraulico del Piave, comunque tutto il territorio meolese dovrebbe essere considerato a pericolo idraulico moderato (almeno moderato), avvenendo tutto il deflusso del territorio per scolo meccanico. In ogni caso, sia l art. 10 delle NTA del PAI del Piave, sia l art. 13 delle NTA del PAI del Sile attribuiscono agli strumenti urbanistici comunali e provinciali ed ai piani di settore regionali la responsabilità di prevedere e disciplinare l'uso del territorio, le nuove costruzioni nel caso di aree soggette a pericolo idraulico P Le aree dichiarate storicamente allagate dal Consorzio di Bonifica Destra Piave Il Consorzio di Bonifica Destra Piave gestisce la rete idrica minore che solca il territorio amministrativo del Comune di Meolo. Il Consorzio di Bonifica, in aggiunta alle aree di pericolosità proprie del fiume Piave e del Sile, individua delle aree storicamente allagate e, in alcuni casi, assegna agli allagamenti un tempo di ritorno non probabilistico, ma, si presume, statistico. 0122_R01_00.DOC 50

27 Il rischio di allagamento associato alle criticità della rete idrica minore censito dal Consorzio di Bonifica Destra Piave è mutato dalla stesura del PGBTTR ad oggi. Il PGBTTR del Consorzio di Bonifica Destra Piave è uno strumento oramai obsoleto, uno studio risalente agli inizi degli anni 90 (1992 è l anno di adozione) a firma del professor Bixio e altri. Nei quasi 20 anni trascorsi dalla redazione del PGBTTR, il territorio ha conosciuto un tumultuoso sviluppo, con cambiamenti e alterazioni significativi anche nel regime dei deflussi, senza trascurare gli interventi programmati dal Consorzio di Bonifica per migliorare la sicurezza idraulica; tant è che il Consorzio di Bonifica Destra Piave ha più volte modificato l estensione della aree dichiarate storicamente allagate. Nel PGBTTR del 1992, comunque, vengono indicate delle aree a rischio di allagamento e vengono assegnati loro diversi tempi di ritorno: 3 e 10 anni. In seguito il Consorzio di Bonifica ha provveduto alla riperimetrazione delle aree a rischio di allagamento, assegnando loro tempi di ritorno diversi (pari a 2 e 5 anni), considerando le osservazioni sugli eventi critici succedutesi negli ultimi 20 anni e i provvedimenti messi in atto per migliorare la sicurezza idraulica del territorio. Figura 3.6 Aree a rischio allagamenti indicate nel PGBTTR del Consorzio di Bonifica Destra Piave 0122_R01_00.DOC 51

28 Figura Aree a rischio allagamenti indicate più recentemente dal Consorzio di Bonifica Destra Piave Si individuano tre aree di criticità idrauliche: una a nord del rilevato autostradale A4 Venezia Trieste, una in località Capo d Argine e Losson (Nord Est), la terza a sud dell abitato di Marteggia. I tempi di ritorno associati alle aree di pericolosità non vanno intesi in senso rigoroso: il Consorzio ha associato un tempo di ritorno basso per indicare che, all interno delle aree a pericolo idraulico, si possono formare allagamenti, anche frequenti, ma diffusi nelle zone più depresse, non estesi all intera area. L area di allagamento a sud: Marteggia e Portesine L area a sud dell abitato di Marteggia è la più depressa del bacino a scolo meccanico, la più prossima all impianto idrovoro di Portesine. Tutti i deflussi del bacino a scolo meccanico di Meolo (nella configurazione futura tutto il territorio di Meolo sarà a scolo meccanico) confluiscono all impianto idrovoro di Portesine, per essere racapitati nel fiume Sile. E fisiologico che eventuali escrescenze finiscano per cumularsi nella porzione più depressa e finale del bacino di deflusso. I periodici allagamenti dell area sono inevitabili, a meno di ulteriori interventi di potenziamento dell impianto di Portesine. Il Consorzio di Bonifica Destra Piave ha già previsto di portare (a breve) la capacità di sollevamento dell impianto idrovoro dagli attuali 17 m³/s a 20 m³/s, sostituendo tre 0122_R01_00.DOC 52

29 pompe da 5 m³/s con altre tre della capacità di 6 m³/s (si conservano altre pompe di portata minore). Lo scrivente non condivide la rincorsa continua al potenziamento dell impianto idrovoro, considerando che: il territorio a sud dell abitato di Marteggia ha vocazione quasi esclusivamente agricola, è un area depressa (con quote inferiori al livello del medio mare), è conclamato il rischio di allagamento sia presso la popolazione civile, sia presso gli amministratori locali, sia presso gli organi ai quali compete la gestione ambientale del territorio. E opportuno, invece, che siano impediti altri insediamenti residenziali o produttivi, per non aumentare il rischio idraulico, evitando così di collocare beni vulnerabili in aree a pericolo idraulico e di attentare all incolumità delle persone. Gran parte dell area a rischio allagamento perimetrata dal consorzio di Bonifica Destra Piave a Marteggia corrisponde ad aree di pericolosità idraulica media P2 (cfr. PAI del Sile), aree che vengono considerate non idonee per nuove zone edificabili di espansione o per la realizzazione di edifici pubblici o di pubblica utilità destinati ad accogliere persone: sono ammissibili solo ampliamenti, prosecuzioni o completamenti di strutture già esistenti. L area di allagamento a nord - est: Losson e Capo d Argine In prossimità del centro abitato di Losson e ad est dello stesso, in località Capo d Argine, il Consorzio di Bonifica Destra Piave segnala due aree a rischio di allagamento vicine fra loro, alle quali si associa un tempo di ritorno statistico di due anni. Le due aree di criticità idraulica si trovano lungo fossi della rete idrica delle acque Basse del bacino Peressina e corrispondono a terreni con quote depresse rispetto alle infrastrutture e al territorio circostante (cfr. Figura 3.8). Il colatore Terzo sottopassa il fosso Polombo poco a monte dell abitato di Losson (diventando a valle colatore Secondo) attraverso una botte a sifone di diametro pari a 800 mm 8. Il Polombo, nel 8 Molte informazioni relative al regime idraulico della rete idrica minore fra Sile e Piave, come le dimensioni dei manufatti idraulici, sono state fornite dal Consorzio di Bonifica Destra Piave, in particolare dal geom. Pozzobon, memoria storica del Consorzio di Bonifica 0122_R01_00.DOC 53

30 territorio meolese, è arginato: gli argini ostacolano il deflusso superficiale del bacino Peressina e alcuni sifoni della rete idrica delle acque Basse non hanno dimensioni tali da consentire lo scolo delle acque meteoriche verso valle. Colatore Terzo Colatore Primo LOSSON Colatore Secondo Fosso Palombetto Correggio Figura 3.8 Rappresentazione in un modello digitale delle quote del terreno in località Losson (in chiaro le aree più depresse, in scuro le aree più elevate) A sud dell abitato di Losson il fosso Palombetto riceve, in destra idrografica, i deflussi del colatore Secondo, prima di sottopassare il Correggio attraverso un altro sifone di maggiori dimensioni (2.5x2 m). La porzione del bacino del Palombetto, a nord del sifone sottopassante il Correggio, ha un estensione di circa hm². Si può stimare, in prima approssimazione, la portata al colmo all uscita del bacino per un tempo di ritorno di 50 anni mediante l applicazione di un modello idrologico (nel presente caso si ricorre al modello di Nash). Il bacino è caratterizzato dalle seguenti grandezze: 0122_R01_00.DOC 54

31 Estensione: hm²; Lunghezza dell asta principale (Palombetto): 2500 m (circa); Quota più elevata del bacino: 2.5 m s.l.m.; Quota più bassa in prossimità della sezione di chiusura del bacino: 1.7 m s.l.m.; Coefficiente di deflusso (stimato): Si stima un tempo di corrivazione pari a 12 ore con la formula di Pasini e di 16 ore con la formula di Giandotti. Applicando il modello idrologico di Nash, si ottiene un onda sintetica di piena, con valore al colmo pari a circa 4 m³/s. Figura 3.9 La rete idrica del bacino Peressina, i sifoni tra la rete delle acque Basse (blu) e quella delle acque Alte (celeste), le aree a rischio di allagamento (rosso) indicate dal CdB Destra Piave Facendo un bilancio energetico fra monte e valle del manufatto, le dimensioni del sifone 0122_R01_00.DOC 55

32 sottopassante il Correggio dovrebbero essere sufficienti per garantire il normale deflusso della portata massima stimata, nell ipotesi che il deflusso a valle non sia rigurgitato (si ipotizza, nel calcolo, che a valle vi sia un canale indefinitamente lungo e che il moto sia uniforme), con un franco di sicurezza adeguato (circa 0.5 m, almeno nell intorno del sifone). Tuttavia, mentre nell intorno del sifone non sembrano sussistere criticità, immediatamente più a monte e immediatamente più a valle dello stesso, la rete idrica di deflusso non garantisce le medesime condizioni di sicurezza idraulica: infatti, come verrà illustrato successivamente, sia l applicazione di un modello idrodinamico monodimensionale, sia l applicazione di un modello idrodinamico misto (1d 2d), riproducono degli scenari di criticità idraulica, in corrispondenza delle aree leggermente depresse del bacino. Il Consorzio di Bonifica Destra Piave attribuisce le sofferenze idrauliche del bacino del colatore Peressina alle insufficienti dimensioni dei canali di bonifica. L area di allagamento a nord ovest: l asse autostradale A4 A nord ovest del rilevato autostradale dell asse Venezia Trieste viene segnalata una terza area a rischio di allagamento. L area è molto estesa, circa 260 hm². Il deflusso del bacino avviene a gravità attraverso due fossi della rete idrica delle acque Basse (o meglio: acque Medie): il colatore Meoletto e il colatore Castelletto Puggia. Per il Consorzio di Bonifica Destra Piave (così come riferisce il tecnico Pozzobon) la fragilità del sistema di smaltimento delle acque meteoriche del bacino è un cruccio assillante, tanto da aver proposto alle Autovie Venete un piano di intervento comune all interno del progetto per la realizzazione della terza corsia lungo l autostrada A4. L intervento prevedeva la ricalibratura dei fossi, l aumento delle dimensioni dei tombini sottopassanti il rilevato autostradale e la disposizione di un eventuale impianto idrovoro per recapitare i deflussi nel Correggio. Le Autovie Venete, tuttavia, non si sono dimostrate interessate al progetto. Anche in questo caso, la realizzazione di un modello di rappresentazione digitale delle quote del terreno permette di verificare la corrispondenza fra aree di allagamento e aree depresse rispetto ai terreni circostanti e ai rilevati infrastrutturali (l asse autostradale a sud est, gli argini del fiume Meolo a sud est). 0122_R01_00.DOC 56

33 Figura 3.10 La rete idrica a nord dell autostrada A4, i sifoni tra la rete delle acque Medie (azzurro) e quella delle acque Alte (celeste), le aree a rischio di allagamento (rosso) indicate dal CdB Destra Piave 3.5 L analisi della pericolosità mediante l applicazione di un modello idrodinamico 1d2d Già in occasione dello studio di compatibilità idraulica del PRG di Meolo, lo scrivente era ricorso alla modellazione matematica idrodinamica per riprodurre virtuali scenari di pericolosità idraulica nel bacino di studio. Il modello matematico idrodinamico applicato (il medesimo strumento utilizzato dal prof. Luigi D Alpaos per redigere il PAI del Sile) consente di simulare le dinamiche di propagazione di un onda di piena, non solo all interno dei corsi d acqua, ma anche sui terreni circostanti (nel caso di esondazioni). L applicazione del modello idrodinamico mono bidimensionale offre opportunità di indagine non ordinarie, potendo riprodurre in dettaglio il funzionamento della rete idrica minore, di tutti i manufatti idraulici e verificare l efficacia di interventi per risolvere le fragilità (idrauliche) del 0122_R01_00.DOC 57

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