Non ci resta che ridere. LookSmart. La Repubblica dello stage. Ciclone Demi Lovato. Fuori dal tubo. Peccati di moda INCHIESTA MUSICA INTERNET

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1 ISSN X LookSmart all interno N 4 - MAGGIO 2012 INCHIESTA G I O V A N I R E P O R T E R Poste Italiane. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n 46) art. 1 comma 1, DCB Torino n 4 Anno ,70 La Repubblica dello stage Opportunità formativa o sfruttamento non retribuito? A pagina 4 MUSICA Ciclone Demi Lovato L artista texana tra film, musica e Twitter A pagina 24 INTERNET Fuori dal tubo Ecco perché le webseries sostituiranno la tv A pagina 10 TALENT S CORNER Peccati di moda La fashion blogger Irene De Giorgio ci svela la sua passione per le borse A pagina 18 Non ci resta che ridere

2 2 Maggio 2012 Antispot A cura di Greta Pieropan, 19 anni PATATE AL PORNO n 4 maggio Direttore responsabile Renato Truce Vice direttore Lidia Gattini Segreteria di redazione Sonia Fiore In redazione Maria Elena Buslacchi Chiara Falcone Simona Neri Redazione di Torino corso Allamano, Grugliasco (To) tel fax redazione@zai.net Redazione di Genova Via Cairoli, Genova tel redazione.liguria@zai.net Redazione di Roma via Nazionale, Roma tel fax redazione.roma@zai.net Hanno collaborato Dal laboratorio Attualità: Simona Neri (supervisione giornalistica) Alessandro Bai, Francesca Giuliani, Marzia Mancuso Dal laboratorio Giovani Critici: Maria Elena Buslacchi (supervisione giornalistica) Giulia Iani, Giulia Caliò, Beatrice Feudale, Lady Iron, Eleonora Zocca, Alice Golisano, Mattia Marzi, Kalliroi, Vittoria de Benedetti, Federica D'Angelantonio, Virginia Lupi Dal laboratorio Costume e Società: Chiara Falcone (supervisione giornalistica) Greta Pieropan, Eleonora Cosmelli, Elena Prati, Alex Doglione, Giulia Cecchi, Marco Nesi, Francesco Mesiano, Simone Vairo, Chiara Colasanti Impaginazione Gianni La Rocca Web designer e illustrazioni Giorgia Nobile (Idem s.c.g.) Fotografie e fotoservizi Federico Loreti, Circolo di Sophia, Massimiliano T., Fotolia In copertina: Nicole Grimaudo in una scena del film Workers - Pronti a tutto I giovani reporter utilizzano NikonD3100 Sito web: - Francesco Tota Editore Mandragola Editrice società cooperativa di giornalisti via Nota, Torino Stampa San Biagio Stampa S.p.A. via al Santuario N.S. della Guardia, 43P43Q Genova Già nota per slogan equivoci e poco eleganti, Amica Chips ci riprova. Riuscita a far rimettere in onda per un certo periodo lo spot che vede protagonista un attore di film per soli adulti (esplicitando così nel modo più palese il doppio senso dello spot), ora rilancia con un concorso. A presentarcelo, delle giovani vestite con sacchetti delle patatine, che dovrebbero fare simpatia e invece danno il via ad una carrellata delle movenze più volgari: lo spot si apre su una di loro che sistema il reggiseno, piegandosi ovviamente in favore di telecamera. Tutte truccatissime e vagamente lucide in volto, vorrebbero forse ricordare le pin-up, ma il risultato è molto lontano e molto scarso, reso ancora peggiore dalla voce fuori campo (del regista?) che grida ammicca!. Non basta. Lo spot dura molto di più e fa di peggio. Per non scadere nello stereotipo della testimonial solo bella, hanno pensato di mettere come prototipo di partecipante una ragazza normale, per il fisico morbido e per il suo modo di fare: cerca di essere simpatica, inutilmente, e si copre di ridicolo cantando una cover sul frutto dell amore (ma la patata è frutta o verdura?). Ridateci Hairspray! Le inquadrature indugiano poi sul fondoschiena della modella che apre già lo spot (a quanto pare i pubblicitari associano gli snack salati a questa parte del corpo, vedi i Fonzies...), mentre la voce fuori campo ci spiega come partecipare al concorso. Alla fine, tutte queste ragazze, contente, gettano in aria le buste di prodotto. Non vi dico chi sceglierà la vincitrice (lo stesso attore di cui sopra). E non vi dico la mia reazione davanti a questo ennesimo scempio. Basta, cara Amica chips, questo doppio senso cade sempre più in basso, e la trovata della testimonial simpatica salata e croccante non regge davanti alle immagini proposte. Alla dignità delle donne non servono concorsi per fare pubblicità in tv. Bocciati!!! Hanno collaborato a questo numero SIMONE VAIRO Sono studente di Musicologia a Roma. Soffro da molti anni di un amore insostituibile per la musica. Non avendo il dono di comporre canzoni, scrivo articoli che esprimano note attraverso frasi e lettere. Credo sia possibile applicare questo principio a qualsiasi argomento perchè la vita in generale è fatta di musica! Spero di poter diffondere il più possibile tale verbo attraverso l allestimento di una messa in scena a teatro. Quello che le donne non meritano Sarà perché voleva rinnovare l immagine di scarpa comoda, che Valleverde ha utilizzato una modella con tacco 12 supersexy? Nulla da ridire sulla calzatura in questione, quanto sulla modella che la indossa. In questo manifesto fotografato a Catania e segnalato sul blog Un altro genere di comunicazione, la ragazza indossa solo maglia e scarpa, in una posizione che di comodo non ha proprio nulla. La chicca, anzi, i chicchi? Sono quelli di un grappolo d uva candidamente appoggiato sul monte di Venere. E non è neanche stagione VITTORIA DE BENEDETTI Sono una studentessa romana al terzo anno del liceo classico. Nel mio tempo libero mi piace guardare film, soprattutto quelli in bianco e nero o i grandi classici americani. I miei registi preferiti sono Billy Wilder e Sidney Pollack; il mio mito è Jack Nicholson. Adoro leggere romanzi che hanno ispirato alcuni grandiosi film, ma il mio scrittore preferito è Zafon. Da grande vorrei diventare un notaio o entrare nel mondo del cinema. E in premio, un infermiera sexy! Lo spot Intralot, un sito di scommesse sportive, è stato giustamente segnalato dal blog Bambolespettinate&diavoledelfocolare per il suo sessismo. La truccatissima e avvenente ragazza in mini divisa mostra una generosa scollatura e un bel paio di autoreggenti. O ti accontenti o punti al meglio, dice lo spot. La differenza è Intralot. Ma differente da che? Non certo dai film pecorecci degli anni 70 dove la dottoressa ci stava col colonnello e Giovannona coscialunga veniva disonorata sì, ma con onore. ALESSANDRO BAI Ho 20 anni e frequento la facoltà di lingue a Milano. Sono italiano, ma ho origini brasiliane, popolo dal quale ho ereditato allegria e ottimismo. Stare bene per me significa essere circondato da persone che ti amano, con cui condividere tutte le esperienze. Sogno di entrare nel mondo del giornalismo, in particolare quello sportivo, e di arrivare a trasformare in parole emozioni che la gente non riesce ad esprimere. ELEONORA COSMELLI Ho 18 anni, ma fondamentalmente non mi ci sono ancora abituata. Vivo tra Roma e il mio mondo e mi occupo attivamente di politica. Tra i miei maggiori interessi ci sono l arte, la lettura e la scrittura. Amo molto viaggiare, adoro mangiare pop corn e comporre anagrammi. Nel poco tempo libero che ho a disposizione frequento anche il liceo classico: spero di diplomarmi a breve. Zai.net Lab, il più grande laboratorio giornalistico d Italia, è realizzato anche grazie al contributo di Concessionaria Pubblicitaria Publirama S.p.A. Foro Buonaparte, Milano Zai.net Lab Anno XI / n. 4 - maggio 2012 Autorizzazione del Tribunale di Roma n 486 del 05/08/2002 Abbonamento sostenitore: 25 euro Abbonamento studenti: 7 euro (10 numeri) Servizio Abbonamenti MANDRAGOLA Editrice s.c.g. versamento su c/c postale n via Nazionale, Roma In collaborazione con Questa testata fruisce dei contributi statali diretti della legge 7 agosto 1990, n Questo periodico è associato all Unione Stampa Periodica Italiana

3 Maggio Attualità Cultura Generazioni a confronto Le storie di Augias In onda su Rai Tre il programma di cultura condotto dal giornalista. In studio anche studenti e professori. L analisi. Noi, sudditi per tradizione tempo di lettura: 9 minuti L Italia non s è desta Se scendiamo sempre a compromessi quando si tratta di diritti c è un motivo. A spiegarcelo è Corrado Augias, secondo il quale solo i giovani potranno cambiare la società, assumendosi le responsabilità che chi li ha preceduti non ha preso Eleonora Cosmelli, 18 anni Questione di coscienza Sembra che in Italia tutto sia concesso: superare i limiti di velocità, costruire palazzi dove e come si vuole, evadere le tasse. Questa non è libertà, è solo violazione della legge e delle norme di convivenza, arbitrio, abuso. La libertà, quella vera, è qualcosa di più complesso, che bisogna imparare a comprendere e a gestire: è poter godere di tutti i diritti rispettando tutti i doveri. Solo così si può arrivare a garantire a chiunque le stesse opportunità e a ottenere ognuno una libertà senza restrizioni e compromessi, dunque autentica. Eppure gli italiani sembrano inclini, piuttosto, a rinunciare a questa condizione, che comporta una coscienza comunitaria troppo elevata e tante responsabilità, preferendo mettersi nelle mani di uomini dalle forti tendenze autoritarie, governanti mandati dalla provvidenza che riescano a risolvere i problemi con il loro potere illimitato, senza coinvolgere in alcun modo i cittadini. A portare dal 1922, anno della marcia su Roma, ad oggi, all instaurazione non solo di una dittatura ventennale, ma ad una fase altrettanto lunga di governo tendenzialmente autoritario, quello di Berlusconi, è stato proprio questo fiacco sentimento delle libertà civili, conseguenza di un passato fatto di invasioni straniere, divisione territoriale e continue repressioni. Come ci insegna Benedetto Croce, il carattere di un popolo non è che la sua storia: siamo eredi, seppur lontani, di tempi in cui il potere e le leggi erano affidati a governi stranieri che non s interessavano al bene del popolo, ma solo a sfruttarne il territorio, mentre i cittadini, anzi, i sudditi, avevano come unico obiettivo quello di remare contro un sistema a loro avverso. Non riuscendo comunque a liberare la comunità da un ingiusto dominio straniero, ci si limitava a proteggere i propri interessi e a tutelare il proprio utile. D altra parte, persino l unità d Italia fu frutto di un imposizione dall alto, e questo portò, allora come oggi, a una complessiva diffidenza nei confronti dello Stato e di regole difficilmente comprensibili. Per esempio ci si chiedeva perché bisognasse pagare delle tasse a un governo praticamente assente, senza avere in cambio quasi nessun servizio. Tale meccanismo portò alla nascita di sistemi alternativi alle istituzioni, che offrissero, all apparenza, una protezione Credit Valerio De Rose/EIDON concreta: le mafie. Più che sulla magistratura e sulla politica, si preferì fare affidamento su una sicurezza basata sul ricatto; se ci fosse una vera consapevolezza dei propri diritti, non si accetterebbe ancora oggi di pagare qualcuno in cambio di protezione, o addirittura sotto minaccia. (In)giustizia e (dis)informazione La sfiducia nella giustizia pubblica ha favorito la diffusione di quella privata: se i processi sono troppo lunghi e i colpevoli restano spesso impuniti, perché non risolvere i problemi da soli? Così prevale la legge del più forte, che nuoce non solo all intera civiltà moderna, ma anche allo stesso giustiziere mascherato, che rimane intrappolato in una trama di vendette che ricorda quasi le società medioevali, in cui il feudatario si faceva giustizia contro il sovrano e il sovrano contro l imperatore. Negli ultimi vent anni, poi, la censura dell informazione ha privato gli italiani di una vera consapevolezza e ne ha abbassato decisamente il livello culturale complessivo. Spesso si dice che la società civile sia migliore di quella politica, ma la verità è che spesso la nostra corrotta classe dirigente ci rappresenta perfettamente: lo stesso Berlusconi, ad esempio, si è presentato come l incarnazione di ogni tipico difetto dell italiano medio, dunque, come qualcuno in cui potersi facilmente identificare. Il deserto culturale tipico del nostro Paese ha prodotto anche una televisione fatta di luci, colori e programmi facili, con un perverso circolo vizioso a danno di un pubblico inconsapevole. La speranza è nei giovani Anche l attuale governo Monti è in qualche modo imposto dall alto con l assenso passivo dei cittadini; mi auguro comunque che questa venga considerata una parentesi, dolorosa ma necessaria (e non solo una valanga di tasse), a cui segua il ritorno a una parvenza di vita democratica normale, quando questa crisi mondiale si risolverà... e prima o poi dovrà succedere. La speranza, come sempre, va ai Il signore in giallo giovani, anche se ora sembrano deboli, tormentati da un presente che soffoca le loro aspettative future. Come tutte le generazioni, anche la nuova non aspetta che inserirsi nel mondo del lavoro, guadagnare qualcosa e metter su famiglia, ma questo radicamento appare sempre più difficile, quasi un utopia. Tuttavia, se dopo la parentesi Monti dev esserci un cambiamento, questo non può che venire dai giovani, così com è successo in passato. Le nuove generazioni devono farsi carico delle responsabilità che quelle precedenti non si sono mai prese, come quella di partecipare attivamente alla vita politica, facendo sentire il peso delle proprie idee, nate da una nuova coscienza, ma anche prendendo finalmente pieno possesso di tutti i diritti che spettano loro. I giovani devono cambiare la società a partire dal concetto di comunità: essere liberi significa contribuire attivamente e in prima persona al benessere proprio e di chi ci circonda, che sia un quartiere, una città o un intero Paese, e soprattutto avere non solo l opportunità, ma principalmente la capacità di decidere per noi stessi, senza più lasciarci imporre ciò che altri pensano, o perlomeno fingono di pensare, che sia giusto per noi. Corrado Augias, nato a Roma nel 1935, è una delle firme più autorevoli del giornalismo italiano. È stato inviato speciale per L Espresso, Panorama e La Repubblica, quotidiano per il quale si occupa attualmente delle lettere inviate dai lettori. All inizio degli anni 60 ha anche partecipato al movimento dell avanguardia teatrale romana. Nel corso della sua attività televisiva ha ideato e condotto trasmissioni come la serie di Telefono giallo, il programma di libri Babele, Enigma. Dal 10 marzo 2003 conduce su Rai Tre il programma televisivo Le Storie - diario italiano. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo i successi editi da Mondadori: I segreti di Parigi, I segreti di New York, I segreti di Londra e I segreti di Roma. Insieme al biblista Mauro Pesce ha pubblicato poi Inchiesta su Gesù. Chi era l uomo che ha cambiato il mondo. Nel 2009 è stato coautore insieme a Vito Mancuso di Disputa su Dio e dintorni. Il disagio della libertà. Perché agli italiani piace avere un padrone, edito da Rizzoli, è la sua ultima fatica letteraria.

4 4 Maggio 2012 Attualità Lavoro Se la formazione è un bluff 33% i giovani diplomati e laureati che pensano di trovare lavoro con uno stage Tirocini formativi. Troppi quelli fasulli tempo di lettura: 16 minuti Cercasi stagista con esperienza Avrebbero dovuto formare i giovani e agevolarne l'inserimento nel mondo del lavoro, ma i tirocini formativi hanno favorito soprattutto le aziende, che li usano troppo spesso per avere mano d'opera a costo zero. E per farsi fare il caffè Alessandro Bai, 20 anni Lo scrivono i giornali, lo urlano i notiziari: complice la scusa della crisi, la disoccupazione giovanile è alle stelle. Addirittura un ragazzo su tre è senza lavoro. Ma esistono oggi percorsi che, seppur non garantendo un impiego, possano quantomeno consentire ai giovani di formarsi seriamente per cercare poi di entrare nel mondo del lavoro? Apparentemente sì. Gli stage, ad esempio, regolamentati giuridicamente nel 1997 nell articolo 18 (sarà un caso!) della legge 196\97- l insieme di norme conosciute come Pacchetto Treu - e concepiti inizialmente per realizzare momenti di alternanza studio\lavoro. In pratica, lo stage è un percorso formativo svolto all interno di un azienda, finalizzato all apprendimento di competenze che favoriscano l occupazione. Insomma, una grande intuizione per avvicinare i giovani al mondo del lavoro: peccato che quasi da subito, ma soprattutto nel corso degli ultimi anni, il fenomeno si sia evoluto in chiave del tutto negativa. Gradualmente, infatti, le aziende hanno cominciato a rimpiazzare i lavoratori con giovani stagisti, mossa estremamente conveniente dato che a questi ultimi è corrisposto soltanto un rimborso spese (neanche obbligatorio), con evidente risparmio da parte del datore di lavoro. L attività di stagista non costituisce secondo la legge un rapporto lavorativo, per cui chi svolge la mansione non ha diritto alla classica retribuzione. Il suddetto Pacchetto Treu si limita a definire formalmente cos è uno stage, senza però indicare limiti o sanzioni nei confronti delle aziende, che hanno potuto così sfruttare a loro favore la lacunosità del testo normativo. La pratica è ormai così diffusa da aver dato vita a diverse iniziative di denuncia, tra cui la testata giornalistica online Repubblicadeglistagisti.it, nata nel 2007 per raccogliere e diffondere informazioni sullo stage in Italia. Eleonora Voltolina, ideatrice e direttore responsabile del sito, ci ha spiegato: «Ad oggi in Italia vengono attivati circa 500mila stage ogni anno e l esplosione del fenomeno ha portato alla creazione di alcune zone d ombra che consentono l utilizzo di questo strumento in maniera truffaldina». La normativa non specifica in effetti in quali ambiti sia possibile svolgere un tirocinio e così di frequente accade di trovarsi di fronte a «proposte di stage come commessi o camerieri, che non possiedono alcun contenuto formativo che possa giustificare lo stesso stage. Non essendo vietato, le aziende applicano la legge a proprio vantaggio approfittando di questo vuoto normativo». Voltolina aggiunge che «un altro dei talloni d Achille della normativa attuale è la mancanza di sanzioni per coloro che trasgrediscono le regole. A quindici anni dall entrata in vigore della legge, tutte le aziende colte a violare il limite del numero di stagisti concesso o a tenerli per più del periodo consentito non sono state punite con alcuna sanzione». In questa situazione, i giovani che escono da scuole superiori e università si trovano davanti a un bivio: accettare lo sfruttamento, sperando che possa in futuro portare a qualcosa, o fare la voce grossa, rischiando magari di bruciare un opportunità? Chi se lo può permettere risolve il problema andando a cercare fortuna oltre i confini nazionali. Una decisione comprensibile, come è confermato dalle parole della stessa Voltolina: «L Italia è uno dei paesi messi peggio insieme alla Germania, che ha i nostri stessi problemi sebbene vanti un economia molto più solida. In Francia invece la legislazione è più favorevole, prevede ad esempio il rimborso spese obbligatorio, nonostante lo sfruttamento esista anche lì». Una situazione tutt altro che positiva, dunque: in pratica la legge attuale definisce lo stage come uno strumento di orientamento e formazione, ma non dice cosa non deve essere. Tuttavia, nella riforma del lavoro che si discuterà nei prossimi giorni in Parlamento, si mira a ridiscutere la questione. Il ministro Fornero ha infatti annunciato di voler colmare quel vuoto normativo in precedenza descritto, con un decreto legislativo che andrà a inquadrare nuovamente gli stage: tra le misure previste, l inserimento di un rimborso spese obbligatorio e una sanzione fino a 6000 euro per i trasgressori. Una grande vittoria? Forse, ma dopo anni di battaglie, c è chi ancora - giustamente - non si accontenta. Ilaria Lani, coordinatrice delle politiche giovanili Cgil, che dallo scorso anno ha promosso l iniziativa Non più stage truffa, definisce questa proposta di riforma «ancora piuttosto debole e carente. Il ministro Fornero aveva in precedenza manifestato l intenzione di riportare gli stage all interno del percorso scolastico e universitario, per valorizzare altri tipi di accesso al mondo del lavoro come l apprendistato. Tuttavia la normativa prevista delega soltanto il Governo a una nuova regolamentazione, senza indicare dei criteri precisi. Temiamo quindi che il tutto si risolva con un nulla di fatto». Un timore più che legittimo, visto che dalla teoria alla pratica, non sempre il passo è breve. Esemplificativo è il fatto che già la legge del 97 prevedeva misure importanti per gli stagisti. Una di queste è la presenza di due tutor, uno aziendale e l altro appartenente al soggetto promotore (scuola, provincia, università), che dovrebbero rappresentare delle figure di riferimento per lo stagista. Peccato che nella maggior parte dei casi questi tutor si siano rivelati delle figure quasi del tutto immaginarie. Un indagine online condotta qualche tempo fa dalla Repubblica degli Stagisti e l Isfol mostrava che uno stagista su due non aveva avuto alcun tutor durante il suo tirocinio. Sulla base di queste esperienze e in seguito al quasi totale disinteresse delle istituzioni per quello che diventa sempre più spesso uno sfruttamento di manodopera, nell estate del 2010, è nato il sito Il Manifesto dello Stagista. Elisa Paravidino, una delle responsa-

5 Maggio Diario di un precario (sentimentale) Nato come radiodramma, la novità editoriale di M. Antonia Fama racconta la storia di un aspirante attrice laureata che deve fare i conti con la precarietà. Assunta Buonavolontà, questo il nome parlante della protagonista, racconta in un diario le sue avventure tra colloqui, provini e lavori improbabili. Diritti variabili Regione che vai, norma che trovi: solo Toscana e Abruzzo hanno previsto un rimborso spese obbligatorio per gli stagisti. bili, ci racconta che l iniziativa è sorta «per dimostrare a tutti come gli stage, nati da un idea positiva, si siano poi trasformati in qualcosa di veramente ridicolo». L iniziativa più importante di questo gruppo di ragazzi è la mappa degli stage indecenti, costruita sulle testimonianze dei diretti interessati. «Lo scopo della mappa prosegue Elisa Paravidino è porre sotto gli occhi di tutti a che punto siamo arrivati, perché la cosa veramente grave è che gli stage qui descritti sono in realtà legali». Sul sito è possibile vedere la cartina dell Italia con segnalini di colore diverso, a seconda che l esperienza di tirocinio sia presso un ente pubblico o privato, che sia previsto un rimborso spese o che sia poco professionalizzante. E fra le segnalazioni effettuate sulla mappa, ma non solo, è purtroppo molto frequente trovare stage che propongono condizioni assurde sotto svariati punti di vista. Qualche esempio? C è l imbarazzo della scelta! Dal tirocinio per portantino ebbene sì è necessaria una lunga formazione per imparare a portare una barella allo stage per assistente a varie poltrone, del dentista o del parlamentare di turno. C è quello per esperti: non di rado le società chiedono fra i requisiti la conoscenza approfondita di vari ambiti - ma lo scopo primario non era la formazione? - o, Tutor, chi era costui? Identikit dello stage La storia istituzionale dello stage nasce con la legge 196/1997, meglio nota come Pacchetto Treu, che identificò varie misure in favore dell occupazione, tra cui appunto lo stage, a favore di soggetti che hanno già assolto l obbligo scolastico, al fine di realizzare momenti di alternanza tra studio e lavoro. Alla legge fu poi data completa attuazione con il Decreto ministeriale 142\1998, che definisce le linee guida dei tirocini, prima fra tutte la distinzione con qualsiasi tipo di altro rapporto lavo- peggio, un esperienza pregressa. C è poi il tirocinio per ricchi: qualche anno fa la RAI ne ha promosso uno di sei mesi nella sua fantastica sede di Manhattan, senza alcun tipo di rimborso spese per lo studente in questione, che doveva quindi pagarsi vitto, rativo: lo stage non è un contratto, ma il risultato di una convenzione, di un accordo tra un ente promotore, come l università, la scuola o il centro per l impiego, e un azienda, in favore di alcuni soggetti che hanno un opportunità di imparare, di formarsi. Per questo motivo, la normativa istituisce la figura del tutor, una persona di riferimento che deve essere individuata sia all interno dell ente promotore che dell azienda e che deve seguire gli studenti durante il periodo di stage. Poche le indicazioni fornite dal decreto in questione: a parte la quota massima di tirocinanti ammessi, la alloggio e volo. Ma non finisce qui: se qualcuno di voi farà uno stage, sappia che potrebbe non avere diritto ad una sedia. Sembra assurdo, ma è così: una tirocinante presso un agenzia interinale ha passato sei mesi su uno sgabello per otto durata e l obbligo dell assicurazione Inail, il testo è lacunoso per quanto riguarda eventuali sanzioni e l ambito di applicabilità di una convenzione di stage. Il decreto legge 138/2011, uno dei tanti SalvaItalia, obbliga a promuovere gli stage unicamente a favore di neo-diplomati o neo-laureati entro e non oltre dodici mesi dal conseguimento del relativo titolo di studio. L attuale proposta di riforma del lavoro del ministro Fornero conterebbe anche alcune misure relative agli stage, come l obbligo di rimborso spese e le sanzioni per le aziende. ore al giorno perché per lo stagista non era in dotazione la sedia. E come non citare uno dei casi purtroppo più diffusi: la\il tirocinante commesso. Talmente comuni da non suscitare più stupore, gli stage presso negozi di abbigliamento, ristoranti, profumerie, prevedono sì un rimborso spese, ma non sono affatto professionalizzanti. «Le aziende che fanno queste proposte sono nell illegalità perché sono mansioni chiaramente lavorative, per cui l aspetto formativo è del tutto assente. Il problema è che i controlli non ci sono e quindi i datori di lavoro hanno mano libera, utilizzando spesso gli stagisti durante i picchi di produzione, tipo Natale o ai saldi. In questo caso si tratta di manodopera gratuita al posto di personale», conclude Ilaria Lani. Proprio come nel negozio di animali che ho contattato fingendomi un ragazzo interessato: l offerta prevedeva un rimborso, ma l impegno era di 40 ore settimanali, come un lavoro vero e proprio. Tutte necessarie ad imparare a distinguere il mangime per pappagalli dai croccantini del gatto? Usa. Anche qui si impara poco e si guadagna meno Stage uniti d America Dalla nostra corrispondente Francesca Giuliani Se Eleonora Voltolina chiama l Italia La Repubblica degli Stagisti, c è da dire che anche gli States potrebbero adottare questa nuova denominazione, e la meriterebbero a pieno titolo. Lo sostiene Ross Perlin, ventinovenne giornalista di New York, che ha scritto Intern Nation: Come non imparare nulla e guadagnare poco nella Brave New Economy, uscito qui in America poco meno di un anno fa. Dopo tre anni di ricerche, Perlin si è fatto un idea molto chiara dell importanza degli stage (gli internship, come si chiamano nei Paesi angolofoni) come motore della crescita economica statunitense, ma soprattutto parafulmine per la dilagante crisi finanziaria. Le oscillazioni della borsa si ripercuotono fortemente sul mercato del lavoro, ed è lì che vengono assorbite dai giovani in cerca di esperienze qualificanti, spesso non pagate e assolutamente non formative. L America è da sempre considerata la terra delle opportunità, a partire dai tempi della corsa all oro per arrivare alle parole di Frank Sinatra che in New York, New York cantava se ce la faccio qui ce la posso fare ovunque. È davvero ancora così o la trasformazione in Intern Nation non lascia più spazio ai volenterosi? Lo abbiamo chiesto a Ross Perlin, che ha risposto: «Gli Stati Uniti sono diventati una repubblica degli stagisti circa dieci anni fa, complici la disperata ricerca di occasioni per entrare nel mondo del lavoro da parte dei giovani e le università che spingono sugli stage come strumento per ottenere credenziali professionali, anche in assenza di compenso». Se è vero che il mercato del lavoro americano è sempre stato più flessibile di quello europeo, il sistema degli stage sta esasperando questa flessibilità, trasformandola in assenza di garanzie: «La situazione dei lavoratori di tutti i settori sta diventando sempre più instabile. La percentuale di lavoratori precari negli Stati Uniti si aggira tra il 20% e il 30% del totale, e gli stage sono sempre un primo passo verso il lavoro freelance, quello temporaneo, quello in proprio, quello a contratto, e verso tutte le altre forme di lavoro instabile». La crisi finanziaria ha accelerato questo processo, che non risparmia nessun settore, neanche quelli un tempo ritenuti i più solidi. «Tutti i datori di lavoro cercano lavoratori a buon mercato e flessibilità», sostiene Perlin. Questa forza lavoro qualificata e gratuita che cerca di entrare nel mercato americano non è composta solo da cittadini statunitensi: moltissimi sono i ragazzi stranieri che intendono compiere esperienze di internship in America sperando che queste costituiscano un modo per essere assunti dalle imprese ospitanti. Le restrizioni burocratiche rendono estremamente complicata l assunzione di lavoratori stranieri, quindi se state considerando di candidarvi per uno stage negli Stati Uniti abbiate aspettative molto al ribasso rispetto alle possibilità di impiego che questo vi possa fornire. «In certi casi gli stranieri vengono propriamente sfruttati dalle imprese americane, come accade nel programma di stage internazionale offerto da Disney di cui parlo nel mio libro, o come dimostrano gli incidenti verificatisi la scorsa estate alla fabbrica di cioccolato Hershey». L azienda, situata in Pennsylvania, si serviva di 400 studenti stranieri per impacchettare ed etichettare i prodotti. Gli studenti, inviati in fabbrica da un agenzia interinale e non adeguatamente preparati a svolgere le man- sioni richieste, hanno riportato ferite e contusioni, e nell agosto 2011, 200 di loro hanno protestato contro la Hershey, denunciando condizioni di lavoro non sicure. Altrettanto colpevoli nell aver favorito la trasformazione degli Usa in una Intern Nation sono proprio le università e le scuole superiori: «Le aziende che ospitano gli stage non possono offrire anche crediti scolastici in cambio, questi debbono essere rilasciati dalle scuole», avverte Perlin. «Dal canto loro, le scuole tollerano questa irregolarità e riconoscono crediti su richiesta delle imprese, anche nel caso in cui l esperienza di stage non contempli un progetto formativo di alto livello, bensì costituisca un periodo di apprendistato non pagato. Certi stage sono opportunità preziose, ma molti altri sono perdite di tempo, quando non sono illegali o iniqui. Il sistema che hanno creato è però dannoso a un livello più generale», conclude Ross. Che fare dunque? Come opporre resistenza a questo sistema perverso senza tagliarsi fuori dalle vie di accesso al mercato del lavoro? Sicuramente pretendendo dalle imprese il riconoscimento dei nostri diritti, tanto preziosi quanto non adeguatamente riconosciuti, da entrambi i lati dell Atlantico.

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7 Maggio Società Consumi Il mercato dei beni a tempo Luce d epoca Per vedere in diretta la lampadina di Livermore, in funzione da oltre un secolo, cliccate Obsolescenza programmata. Se la tecnologia ha vita breve tempo di lettura: 7 minuti Fatti non foste per durare Un tempo le aziende creavano beni che fossero migliori e più durevoli di quelli prodotti dalla concorrenza. Oggi tutti progettano oggetti che si rompano prima o che comunque vengano considerati ben presto superati, per costringere i consumatori a sostituirli con le ultime uscite Marzia Mancuso, 19 anni Èun sabato mattina e in cucina si sta compiendo un piccolo atto di rivoluzione. La mia coinquilina afferma, con piglio deciso, di non avere alcuna intenzione di cambiare il proprio cellulare. Funziona, è solo saltato via un tasto, lo porterò in assistenza. Una frase capace di creare una minuscola falla in un sistema di consumo attivo da oltre settant anni. Era il 1932 quando l economista Bernard London parlò per la prima volta di Planned Obsolescence, Obsolescenza Programmata, una teoria secondo la quale la crisi del 29 sarebbe stata superata mettendo i cittadini nella necessità di consumare di più, con l introduzione sul mercato di beni con un tempo di funzionamento predefinito. Si partì dalle lampadine, per le quali nacque un vero e proprio cartello tra i produttori, volto a limitare a non più di 1000 ore la loro vita media. E pensare che qualche anno fa è stata trovata in una caserma di pompieri a Livermore, in California, una lampadina perfettamente funzionante da oltre un secolo. Stesso destino è toccato, nel tempo, a tutti gli oggetti di elettronica e non solo. Dove non operano problemi di funzionamento veri e propri entra in azione il marketing e questa volta sul piano psicologico, instillando nei consumatori il bisogno di possedere qualcosa di un po più nuovo, un po migliore e un po prima del necessario (definizione del designer Brooks Stevens). I primi e più evidenti segni di ribellione arrivano nel 2003, con una class action promossa contro la Apple a I risultati della nostra indagine causa della durata delle batterie dell IPod e dell impossibilità di sostituirle (finì con un accordo: i querelanti furono indennizzati e la Apple si impegnò a creare un servizio di ricambio e a prolungare la garanzia). D altro canto, anche quando comprare componenti a parte è possibile, nessuno lo fa perché economicamente non conviene: una batteria per cellulari, ad esempio, arriva a costare anche più del cellulare stesso, «perché attraverso il meccanismo del costo o del prezzo di una sostituzione si vuole indurre il consumatore a scegliere di cambiare l oggetto piuttosto che intervenire per renderlo di nuovo funzionante», spiega Luca Martinelli, una delle firme del mensile Altreconomia, che a questo argomento ha dedicato più volte spazio. Se tutto è iniziato con un cartello dei produttori di lampadine, viene da chiedersi se anche le altre grandi società abbiano seguito la strada dell accordo tra colleghi o se ormai tutte producano spontaneamente oggetti a scadenza. «A volte i cartelli ci sono prosegue Martinelli ma l aspetto per cui i nostri oggetti diventano subito vecchi e noi siamo indotti a cambiarli è un problema generale. Per una diversa tipologia di consumi, ad esempio i vestiti, accade l inverso: non c è un cartello che tiene alti i prezzi, ma una corte ai prezzi bassi, che corrispondono spesso alla bassa qualità dei tessuti e quindi del prodotto finale. Pantaloni e scarpe non durano più di un anno». In questo caso un ruolo importante è giocato anche dalla moda e dalla necessità di rinnovare il guardaroba di stagione in stagione. «Ormai il concetto di stagione è superato. Facciamo l esempio di Zara, uno dei marchi più importanti. L azienda produce ogni capo in un quantitativo tale che dopo pochi giorni non si trova più sugli scaffali. Due volte alla settimana arrivano novità in negozio, in modo che, tornando a distanza di sette o dieci giorni nello stesso punto vendita, il consumatore può trovare qualcosa di nuovo da acquistare. Ma senz altro il settore dove è più evidente la progettazione a scadenza programmata è quello dell elettronica di consumo. Telefoni cellulari, televisioni, computer, ma anche elettrodomestici e tutto quanto venga utilizzato in casa. Chi promuove la crescita dei consumi vuole far sì che i cittadini sentano il bisogno di cambiarli ben prima della loro effettiva fine. Obiettivo che si raggiunge rendendo più costose le riparazioni e offrendo incentivi per cambiare i prodotti vecchi con i nuovi». O magari programmandone artatamente la morte prematura. Aiuta a capire bene questo fenomeno un interessante docufilm spagnolo, Il complotto della lampadina, diretto da Cosima Dannoritzer, trasmesso solo recentemente nel nostro Paese su un canale a pagamento (ma chi volesse può trovarlo anche su You- Tube digitando Comprare, buttare, comprare: è in lingua originale, ma è sottotitolato in italiano). Parte da un caso di normale amministrazione in cui si imbatte un giovane: la sua stampante smette di funzionare e prova a portarla a riparare. Nessuno dei tecnici cui si rivolge gli consiglia di sostituire il pezzo: comprarne una nuova è decisamente per tutti la soluzione migliore. Solo alla fine del filmato, che ripercorre origini e sviluppo dell obsolescenza programmata, troverà chi può aiutarlo, ovvero un programmatore russo scovato su internet che ha messo in rete un software in grado di azzerare il chip della stampante, programmato per interrompere il funzionamento della macchina dopo un certo numero di copie. Installa il freeware e finalmente la stampante riparte. L obsolescenza programmata è stata sconfitta, almeno questa volta. Nell attuale periodo storico di crisi, questa pratica commerciale di per sé poco condivisibile per noi consumatori, potrebbe avere almeno un risvolto positivo sulla mano d opera impiegata nella produzione e quindi sull occupazione? «C è un problema spiega ancora Martinelli quello dei rifiuti. Il fine vita delle cose che abbandoniamo deve essere gestito e i rifiuti elettronici sono rifiuti speciali. Fino a qualche decina di anni fa un numero di posti di lavoro importante era garantito anche dall industria delle riparazioni, su cui oggi non si investe assolutamente più. Dovremmo riuscire ad arrivare ad un punto di equilibrio, che potrebbe essere raggiunto guardando al tema delle componenti. Il rinnovamento di un frigorifero, di un elettrodomestico o di un telefono potrebbe avvenire per singole componenti, come quando su un computer installiamo un processore più potente». Chissà, forse ora che i consumatori hanno un potere d acquisto drasticamente ridotto, le aziende potrebbero tornare a produrre oggetti a lunga vita. «Purtroppo non sembra stiano andando in quella direzione conclude il giornalista di Altreconomia Quello che invece sta crescendo nella società è il saper fare, l essere in grado di aggiustare le cose da soli, in casa, e le forme di permuta non economica tra i cittadini, come il baratto o lo scambio di competenze, che avviene con le banche del tempo». Del resto, se da una società in cui si producevano beni nel miglior modo possibile siamo passati ad una fase in cui si realizzano oggetti che smettano di funzionare il prima possibile, il ritorno al baratto non sembra poi così strano, no?

8 8 Maggio 2012 Vivere a... Stoccolma Dove anche la metro è un opera d arte Città letteraria National Geographic Traveler ha stilato la classifica delle dieci città più letterarie del mondo. Stoccolma è al sesto posto. Svezia. Un assaggio della capitale tempo di lettura: 7 minuti Mai provato le aringhe col caffè? FIVE UP Il regno svedese non ha i fasti di quello britannico, ma non per questo è meno affascinante. Appunti di viaggio dal Paese scandinavo tra negozi, musei e deliziosi piatti tipici. Una città tutta da gustare L incredibile quantità di aree verdi La possibilità di farsi una nuotata indisturbati nei canali del centro Stoccolma è una città davvero sicura: per combattere il problema dell alcolismo sono stati introdotti anche dei limiti d età per entrare nei locali I viali alberati in autunno creano una luce magica all ora del tramonto Le luci speciali dell Iglo Ljuscafè, che diffondono luce diurna, contro lo spleen invernale FIVE DOWN Se non si fanno degli abbonamenti particolari la metro costa troppo! I posti dove mangiare e dormire a poco sono difficili da scovare Nel periodo invernale c è un gap di parecchie ore tra la chiusura dei negozie e l ora di cena, si rischia di stare al freddo se non si torna a casa Se parlate a voce troppo alta vi guardano male Lo Skyview è una ruota panoramica, che sarebbe ottima per vedere la città, se non ci fosse la foschia Elena Prati, 20 anni Tra le capitali scandinave in cui sono stata, Stoccolma è sicuramente quella che ho apprezzato di più. Tra le sue 24mila isolette nasconde un fascino, un mix tra moderno e tardo antico, che difficilmente si trova altrove. Sicuramente non vanta un passato ricco di storia, ma non per questo è una città timida o intimidita. Il suo cuore, il Gamla Stan, è uno dei più piccoli centri storici che abbia mai visto: un isoletta su cui si concentrano i simboli della casata reale e del governo svedese a pochi passi l uno dall altro. Non nascondo che la prima volta che mi sono trovata davanti al Palazzo Reale mi è venuto da sorridere; Andiamo - mi sono detta - devo essermi persa perché questo palazzo è troppo piccolo!. Invece dovevo ancora capire che le dimensioni del palazzo rispecchiano l umiltà della casata svedese, niente a che vedere con la regalità di Buckingham Palace, così come Stoccolma non ha niente a che vedere con Londra. Purtroppo i negozi, i musei e tutti gli edifici storici, nel periodo invernale, aprono troppo tardi e chiudono troppo presto per poterseli godere appieno. Aprono troppo tardi anche rispetto alle abitudini degli svedesi, che al mattino adorano svegliarsi presto per potersi godere la maggior quantità di luce possibile. I risvegli e le colazioni sono ciò che più ho apprezzato a Stoccolma, non avrei mai pensato di adorare le aringhe al mattino, abbinate a un ottimo caffè nero bollente. La metro è una sorprendente galleria d arte, la più lunga e profonda al mondo. Addirittura, si organizzano visite guidate in tutte le fermate, al costo di un solo biglietto. Ma la cosa che mi ha stupito di più è stato vedere quanto la metro sia un luogo di incontro per i più giovani, che non possono entrare nei locali durante il weekend (i limiti d età introdotti come misura per combattere il problema dell alcolismo sono piuttosto rigidi: 21 anni e in alcuni casi addirittura 25). Questo l ha resa un luogo sicuro a qualunque ora del giorno e della notte; cosa che, per una milanese adottiva, stupisce parecchio! Durante il weekend tutta la città cambia e gli abitanti escono a godersi i pochi ma tiepidi raggi di sole che la stagione offre. Le famiglie sono incredibilmente giovani e in media hanno tre bambini, nonostante la vita, ve lo assicuro, non costi poco. Ma forse hanno dalla loro il welfare nordeuropeo tanto decantato, a misura di famiglia. Il momento più bello della settimana per me era la domenica mattina in periferia, dove le casette sono tutte uguali: basse, senza persiane e con un piccolo giardino. Un momento piacevole perché, a metà mattina, vedevo uscire i padri con i loro pargoli imbacuccati per andare nel piccolo parco vicino casa a giocare all aria aperta: un abitudine che dovremmo prendere tutti. Il sabato, invece, lo dedicavo alla visita della città. Mai avrei creduto che ci fossero così tanti musei e attrazioni da visitare. Quello che più mi ha stupito è il Vasamuseet, che conserva un galeone di 333 anni ripescato quasi tutto intero dal Mar Baltico; mentre quello in cui sono tornata più spesso è il Moderna Museet, la galleria d arte moderna di Stoccolma, che ospita una bellissima collezione permanente e alcune mostre temporanee Il ponte che porta all isola di Arstaviken Una panoramica di Stoccolma che cambiano spessissimo. E non dimentichiamoci dello sperduto Fotografiska, una delle più grandi gallerie fotografiche d Europa, ma anche una delle più difficili da raggiungere. Ovviamente, è una città giovane e per questo sa combinare perfettamente la cultura e il divertimento. L Aperitivo, quello con la a maiuscola, è tra cielo e terra al Gondolen, che offre una magnifica vista della città. E per il dopo cena si può andare in un pub tradizionale oppure in uno dei locali di tendenza di Östermalm, in cui per entrare, però, bisogna attendere pazientemente in coda e soprattutto essere vestiti nel modo giusto, perché alla fine dell attesa potreste anche essere respinti dai buttafuori. La zona in cui ho assolutamente lasciato il cuore è quella dell Opera, con i suoi lampioni che ricordano Parigi e le sue panchine con vista sui canali. È una zona poco trafficata, perché senza locali, ma non per questo poco tranquilla. Alla sera è illuminata bene e, se non piove, potete sfidare il freddo, sedervi su una panchina e godervi le magnifiche luci della città. Qui ho scoperto il locale dove preparano le migliori Köttbullen, le polpettine di carne con salsa di arrosto, purè e salsa di mirtilli. Una delizia di cui ho fatto incetta e uno dei piatti che più mi mancano. Ma non è che un assaggio delle meraviglie che nasconde questo gioiello di città.

9 Maggio Vivere a... Rapallo Il lato soft della riviera Mugugno a Rapallo È la pagina Facebook per i cittadini che vogliono comunicare disagi o semplicemente scambiarsi opinioni. Contrasti. Una cittadina che attrae turisti e divide chi ci vive tempo di lettura: 7 minuti Troppo silenzio per nulla Rapallo è la perla del Tigullio, da cui si possono raggiungere facilmente i luoghi più suggestivi della regione. I suoi punti di forza sono i paesaggi e il silenzio, forse un po troppo, almeno secondo i suoi giovani abitanti FIVE UP Alex Doglione, 20 anni 1 Rapallo è una delle città del Levante ligure più apprezzate dai turisti, perché nel periodo estivo offre molti servizi, spettacoli e intrattenimenti che rendono piacevole il soggiorno. Ma cosa ne pensano i ragazzi? Le opinioni sono discordanti e non gettano buona luce sulla cittadina, spesso definita una città per vecchi. Rapallo è in effetti costruita a misura di anziano. Durante l inverno molti pensionati, signore e signori benestanti, arrivano in Riviera per scappare dal freddo delle loro città e durante le vacanze estive ospitano i nipotini. È anche per questo motivo, probabilmente, che noi ragazzi non troviamo nella città attrazioni, svaghi, divertimenti alla nostra portata; esempio eclatante ne sono le spiagge: sono moltissime quelle private, che hanno costi piuttosto elevati, quindi accessibili solamente a persone che possono permetterselo. I giovani turisti di altre città (che arrivano ad esempio da Milano o da altri centri lombardi) preferiscono la Riviera adriatica, dove non trovano il solito vecchietto che si lamenta per il rumore. Persino alcuni ragazzi di Rapallo, pur avendo una costa e un mare meravigliosi a portata di mano, scelgono l Adriatico per trascorrere un periodo di vacanza, in cerca di un po di divertimento. Rapallo è sprovvista di locali notturni e i pochi bar che tengono aperto fino a tarda notte, provocano regolarmente le lamentele del vicinato; per questo motivo le sere trascorse nel centro e lungo la passeggiata a mare risultano spesso monotone e spente. Così i ragazzi, alla ricerca di novità e di qualche emozione in più, cercano di trascorrere le serate nelle città vicine, come Sestri Levante, Chiavari o Genova, più animate e vitali. Sono invece le bellezze del luogo ad attrarre a Rapallo prevalentemente famigliole e turisti provenienti da fuori Rapallo vista dal porto città. Il porto turistico è stupendo: da qui partono battelli che la collegano alle altre località della costa come Portofino, le Cinque Terre, Portovenere. Abbiamo anche un vasto campo da golf, privato, al quale perciò chi non è iscritto non può accedere: sarebbe bello se fosse circondato da un viale adibito a pista ciclabile, passeggiate e footing, che invece pratichiamo lungo la strada che porta a Santa Margherita, tra il fumo e lo smog. Accessibili a tutti e imperdibili, per rapallesi e non, sono invece le feste di luglio in memoria dell apparizione della Madonna di Montallegro, occasione durante la quale in città accorrono moltissime persone. Nelle sere dal 1 al 3 luglio, Rapallo viene ravvivata da spettacoli pirotecnici, organizzati ogni anno dai sestieri (quartieri) della città, che attirano visitatori dalle località vicine. Sul nostro lungomare c è una passeggiata che collega il porto al castello: dal lato del mare ci sono grandi marciapiedi, mentre dall altro si trovano bar e ristoranti con sedie e tavolini che ospitano manco a dirlo soprattutto anziani. Ovviamente gli aspetti positivi ci sono: Rapallo è discretamente organizzata, soprattutto sul fronte del trasporto pubblico. Servita da numerosi autobus per gli spostamenti urbani, è provvista anche di una centralissima stazione ferroviaria, utile per viaggi fuori città. Grazie a questi servizi pubblici, molti studenti hanno la possibilità di essere autosufficienti e non devono ricorrere sempre ai genitori per muoversi. Pur essendo una piccola cittadina, Rapallo ha molti istituti scolastici, a partire dall asilo nido fino ad arrivare alle Il castello di Rapallo scuole superiori, articolate in diversi indirizzi. I servizi essenziali che una città può offrire ci sono tutti, compresi un teatro e un cinema, fornito di tre sale. Per concludere con un filo d ironia, anche se in questo momento Rapallo non è proprio la città più adatta a noi giovani, ci consola pensare che, in un futuro non troppo lontano, saremo noi ad essere adatti a Rapallo Muoversi in città non è un problema: i mezzi di trasporto sono numerosi ed efficienti L offerta didattica: ci sono istituti scolastici per tutte le età e per tutti i gusti La bella e suggestiva passeggiata mare molto apprezzata dagli abitanti e dai turisti ll clima è sempre mite e piacevole Le imperdibili feste di luglio che attraggono anche molti turisti FIVE DOWN I posteggi per le auto sono davvero troppo pochi, e di questi molti sono a pagamento o a sosta limitata Le strade pericolose, soprattutto per la presenza di un gran numero di buche L acqua del mare non è sempre pulita La carenza cronica di locali e luoghi di ritrovo adatti ai giovani Per il motivo di cui sopra e per i prezzi troppo alti, la cittadina non attrae turisti giovani

10 10 Maggio 2012 Società New media Tra i fenomeni della rete Va ora in onda... Sbarca in Italia YouTube Shows, una sezione dove è possibile navigare tra tutti i video caricati dalle emittenti Tv. Webseries. Se internet rimpiazza la tv tempo di lettura: 7 minuti YouTube: la realtà al tubo! C è chi scommette che presto la televisione chiuderà i battenti per lasciare spazio alle produzioni che ormai spopolano sul web. Semplici catastrofisti? Leggete per credere Chiara Colasanti, 22 anni Simone Vairo, 23 anni YouTube è un fenomeno globale e globalizzante, c è poco da fare. Quanti di noi però, oltre a temere la minaccia del nuovo millennio (la peggiore dopo ti taggo!), ovvero finire su YouTube in momenti poco degni di essere trasmessi ai contemporanei e ai posteri, si sono fermati a pensare a quanto questo fenomeno virtuale possa fornire occasioni da sfruttare per realizzare le proprie aspirazioni nel mondo reale? Moltissimi, a vedere la home di uno dei siti più amati del mondo; ma solo in pochi sono riusciti a portare fino in fondo la loro missione, diventando qualcuno nell ambiente del cosiddetto tubo (no, non nella metro di Londra!). Qualche esempio? Willwoosh, uno su tutti! Ma anche Canesecco, Nonapritequestotubo, Cicciasan, The Jackal, Hmatt, Juliusfahn, Carloportone, ecc. Questi sono solo alcuni nomi dei cosiddetti Youtubers più famosi del momento, che fanno ridere e appassionare migliaia di persone, iscritte o meno ai loro canali, vere e proprie televisioni private alternative (non girate pagina prima di aver letto l intervista a Nicola Conversa dei Nirkiop, un altro dei microfenomeni più seguiti del macrofenomeno!). Capitolo a parte quello delle webseries (Freaks vi dice niente? Preparatevi: a quanto pare sta per arrivare la seconda stagione), vere e proprie rivoluzioni nel cosiddetto giro ; basti pensare a come Lost in Google dei The Jackal riesca ad avere successo basandosi su come la realtà virtuale abbia condizionato la realtà reale : un circolo virtuoso/vizioso (ai posteri l ardua sentenza!) da cui una volta entrati risulta davvero difficile uscire... e da cui poi uscire potrebbe anche non essere la nostra priorità più urgente. Altra realtà è quella di Facce da scuola dei Nirkiop: una serie sulla scuola raccontata con la genuinità del gruppo comico pugliese. In definitiva YouTube oggi non è solo il mezzo d informazione più efficace, ma è anche una fabbrica dei sogni. Nirkiop. Un successo a banda larga S.V., 23 anni I Nirkiop sono un gruppo comico formato da sette ragazzi di Taranto: Nicola, Davide, Mirko, Piero, Anna, Gabriele e Fabrizia. Molto famosi per i loro video sulla scuola, incarnano in pieno la realizzazione di un sogno: avere un idea e vederla crescere, nel corso del tempo, su YouTube, grazie all affetto dei fan. Umiltà unita ad una comicità sincera e genuina: questi sono gli ingredienti del loro successo, ottenuto con la webserie Facce da scuola. A raccontarci la nascita di questa meravigliosa realtà è Nicola Conversa, leader del gruppo e regista della serie. Come nasce il nome e la storia dei Nirkiop? «È un acronimo, è una parte dei nostri nomi: Nicola, Mirko e Piero. Non abbiamo aggiunto gli altri perchè altrimenti sarebbe venuto tipo un codice fiscale. Siamo sette ragazzi che, Simpatiche Facce da scuola principalmente, hanno la comune passione di voler far star bene la gente. Noi facciamo video perchè ci piace, ma ci piace anche che gli altri riescano a percepire ciò che noi vogliamo trasmettere». Come definiresti il vostro rapporto con i fan? «Per ringraziarli personalmente siamo addirittura arrivati a farci due profili su Facebook e a mantenere la chat aperta. Alla fine quello che pensiamo tutti è che se siamo arrivati ad avere iscritti è perchè abbiamo lasciato qualcosa ad almeno individui, quindi dobbiamo ringraziarli personalmente uno ad uno. Sono tutte persone vere : instaurare un contatto con loro è possibile». Cosa avete di diverso rispetto agli altri Youtubers? «Noi piacciamo non solo per i video sulla scuola, ma perchè riusciamo a far scattare nelle persone il famoso tasto condividi : essendo tutti studenti, sappiamo bene cosa significhi vivere la scuola. Non creiamo solo il luogo comune, ma riusciamo anche a tirar fuori i desideri segreti che ognuno aveva su quell argomento. Quindi il tasto condividi significa questo è ciò che avrei voluto fare io. Diciamo che noi abbiamo l abilità, rispetto agli altri, di essere caserecci. Magari gli altri sono più bravi nei contenuti, ma il casereccio piace». Come è nato il progetto Facce da scuola? «Decidemmo di partecipare al contest YouTube NextUp : il vincitore si sarebbe portato a casa euro. Bisognava fare una puntata pilota; decisi di farla sulla scuola, ma la prima ste- Materializzare un idea, se si ha il modo per farlo, è molto semplice, ma è diffonderla il vero problema. Grazie al tubo, ognuno può proporre qualcosa e, come nei casi prima citati, avere la possibilità di essere notato: più alto è il numero delle visualizzazioni di un video e più significa che l idea è vincente o interessante. Non si tratta di ricercare la notorietà, ma di dimostrare che la creatività esiste ancora e che questa è il metro di giudizio con cui viene decretato il successo di un video: la giuria infatti, in questo caso, è davvero il pubblico stesso. I primi tentativi costituiscono un banco di prova, ma quando il tutto prende forma allora è possibile iniziare a considerarlo come una sorta di lavoro: che voi siate dei recensori on-line, dei registi, dei narratori non cambia nulla, l importante è avere qualcosa da dire. sura non era ottima. Grazie poi all aiuto di tre persone (Marco Salemi, Giulia Milizia e Marco Angelo Bosco), che ci hanno contattato per fare la regia, abbiamo messo su il progetto. Anche se al contest arrivammo quarti, la gente invocava ad alta voce la serie. Da lì è stato tutto un sogno: cominciammo a lavorare come dei professionisti. È stato veramente un sogno». Com è il lavoro di gruppo? Avete mai problemi tra di voi? «Abbiamo il problema della pigrizia che è grosso quanto una casa, soprattutto per alcuni di noi. Avere tante teste è comunque un bene. Il testo base lo scrivo io, ma in realtà il plot definitivo è di tutti. Ognuno di noi è coinvolto in qualcosa. Essere insieme sul set, però, rimane il problema più grande perchè abbiamo tutti degli impegni esterni a YouTube. L entusiasmo di base, comunque, c è sempre: ci divertiamo a fare video tutti insieme. Considero i miei compagni di viaggio i miei migliori amici: se andrà bene, saremo contenti tutti insieme, se andrà male, pazienza».

11 Maggio Società Curiosità Cosa nascondono i giochi elettronici Il gioco di Monti Il governo rivedrà la tassazione dei giochi e il loro regime, per prevenire la ludopatia e tutelare i minori. Industria ludica. I segreti e le anticipazioni tempo di lettura: 7 minuti I videogames sono una cosa seria Come nascono i titoli di successo e dove punterà il settore nel prossimo futuro? Lo scopriamo con l aiuto di veri esperti, perché i videogames non sono solo un gioco da ragazzi Francesco Mesiano, 17 anni Massimo Guarini è uno dei game designer italiani più noti al mondo, che ha lavorato, tra gli altri, su Shadows of the Damned e su Naruto Rise of a Ninja. Per chi non lo sapesse, il game designer è colui che inventa nuovi videogiochi, nel senso che ha l idea, ma non solo: «è una sorta di regista interattivo ci spiega Guarini che si occupa della creazione di tutte le regole del gioco, di bilanciare le difficoltà, creare un sistema di reward per il giocatore in modo che possa essere gratificato dei suoi progressi, si preoccupa di scrivere eventuali testi e di delineare i personaggi, stabilisce i livelli di gioco». E, ovviamente, non è la sola figura professionale dietro al successo di un videogame: «C è un reparto che si occupa della programmazione dove lavorano ingegneri e informatici, poi ci sono i grafici, gli animatori, gli esperti di effetti speciali e altre figure ancora. Il tutto è gestito da un game director, mentre il producer si occupa della parte economica». Il lettore si chiederà se sono tutte queste risorse che portano ad un prezzo finale piuttosto alto. «Il prezzo finale precisa Guarini rispecchia molte cose: il costo dello sviluppo, quello di produzione del disco, del cartonato che lo avvolge nel negozio, i costi di marketing, la distribuzione e logistica. I 60 euro finali non vanno certo tutti in tasca agli sviluppatori. È vero comunque che i videogames vengono venduti a prezzi troppo elevati, è per questo che l industria ludica si sta evolvendo verso altri settori, per esempio, verso i giochi che si possono scaricare gratis e si pagano man mano che si va avanti. Non credo però che il futuro sia degli smartphone o dei giochini venduti a 70 centesimi. Certe produzioni di livello resteranno ancora, probabilmente cambierà la piattaforma di distribuzione: anziché scendere in negozio a comprare un disco si potrà videogiocare direttamente alla tv, che si collegherà a banda larga con internet a prezzi ridotti». A questo punto la domanda sorge spontanea: come saranno i videogiochi del futuro? «Beh, finora siamo stati legati soprattutto all avanzamento tecnologico e abbiamo messo in secondo piano l argomento trattato: stupire con gli effetti speciali e restare ancorati allo spacemarine muscoloso è più facile. Ma penso che in futuro la tecnologia conterà di meno. Le storie, le avventure grafiche sono in calo, è vero, ma poco tempo fa un famoso game designer, Tim Schafer, ha raccolto su internet 1milione 600mila dollari in tre giorni annunciando che avrebbe creato un gioco punta e clicca vecchio stile su cui i publisher non investono più. Si è rivolto direttamente ai suoi fans, promettendo che se lo avessero supportato avrebbe realizzato il gioco in un anno e mezzo, due. E i fans lo hanno aiutato». Guarini è uno che per lavorare nel settore è stato a lungo all estero e solo da poco ha aperto in Italia una sua società di produzione, la Ovosonico. Professionalità come le sue nel nostro Paese scarseggiano, hanno davvero ben pochi sbocchi e difficilmente riescono a formarsi. «Noi organizziamo l unico corso di formazione superiore per diventare sviluppatori di videogames in tutta Italia ci spiega Luca De Dominicis dell Accademia italiana videogiochi. In un Paese che consuma un miliardo di videogames l anno manca ancora una formazione universitaria. È triste». Chissà, forse perché ancora non sono considerati una cosa seria, gli domando: «Ma i videogiochi sono una cosa seria, anzi serissima. Possono persino aiutare a prevedere le catastrofi o a partecipare a scoperte scientifiche. Quando un pilota dell Alitalia si allena con un si- Proposte. Il gioco nella didattica Il professor Damiano Felini, ricercatore di Pedagogia generale e sociale nell Università di Parma, ha curato un libro dedicato ai videogiochi o, meglio, alla loro attitudine ad essere anch essi materia di studio. Il libro si intitola Videogame education. Studi e percorsi di formazione. Ma cos è la videogame education? Lo abbiamo chiesto direttamente al prof. Felini. «È l idea di trattare i videogiochi come oggetti culturali, al pari di film o libri, che come tali possono essere contenuto di un attività didattica, non per insegnare qualcos altro (come chi potrebbe ad esempio utilizzare Civilization per spiegare la storia), ma proprio per costruire dei percorsi educativi su di essi, comprendere come mulatore di volo, ad esempio, non fa altro che utilizzare un videogioco. Pensate che alcuni scienziati americani hanno utilizzato un gioco che sembra un puzzle, ma in realtà risolve proteine umane. Una proteina complicatissima è stata risolta appunto con un gioco chiamato Foldit che si scarica gratis su internet». Eppure i videogiochi restano da sempre oggetto di aspre critiche da parte di genitori, educatori e compagnia bella: Posso studiare Super Mario? vengono prodotti, da chi, attraverso quali processi, quali architetture narrative utilizzano, come è stata studiata l interazione tra il giocatore e il software e così via». Potrebbero diventare materia scolastica? «Direi di no, la scuola ha già molte materie, ma ci sono centri educativi come i Cag dove potrebbero nascere dei progetti di videogame education». Nel testo si analizza anche il rapporto tra i videogames e i valori, due concetti apparentemente distanti «Fino ad un certo punto. In molti sostengono che siano violenti, e questo è un dis-valore, un valore al negativo, ma comunque un valore. In realtà ce ne sono molti altri insiti nei videogiochi: la collaborazione, ad esempio, o il raggiungimento di un obiettivo per un gruppo. Esistono anche dei valori nascosti e una delle analisi possibili sta proprio nello scovarli e capire con quali si riesce a vincere o si perde». Si possono studiare da un punto di vista estetico? «Nel libro ne parliamo. Il videogioco fa spesso scelte estetiche discutibili, altre volte invece sono riuscite, c è una cura dei particolari, una ricostruzione dell ambiente o dell abbigliamento molto accurata. È un po come per un quadro, dove l artista si deve porre tutta una serie di problemi cromatici; in più, rispetto alla tela, c è tutto l aspetto del movimento, il piano, l inquadratura dei personaggi e la scelta del punto di troppo violenti, troppo solitari, rischiano di alienare i ragazzi dalla società, tanto per citarne alcune «Ma è meglio lasciare un figlio davanti a un buon videogioco che davanti alla tv, che non ti chiede di pensare, di scegliere o di ricordare. Ti riempie la testa di immondizia, ma nessuno grida allo scandalo perché ormai ci siamo abituati. Anche la musica rock all inizio è stata demonizzata, perché non era quella dei genitori: i Led zeppelin erano la musica di Satana, Elvis no. In pochi sanno che la maggior parte di ciò che accade in un videogame in realtà nasce nelle facoltà di psicologia. Il classico Tetris, ad esempio, fu creato come strumento di analisi di alcuni deficit cerebrali. L esercizio di ruotare gli elementi e combinarli è un test per valutare eventuali danni. Alcuni videogiochi poi, non solo non generano isolamento, ma, anzi, agevolano l interazione sociale: in molti casi devo per forza collaborare con una persona dall altra parte dello schermo per sconfiggere insieme un ostacolo più grande. Poi certo, qualsiasi cosa fatta troppo può fare male: stare 4 ore davanti a un videogame come passare lo stesso tempo davanti alla tv». vista, cosa che neanche il cinema consente. Anche questo si può insegnare». Gli stereotipi ci sono ancora? «Il pregiudizio resiste, purtroppo i giochi scontano di essere messi in un unico calderone. È come dire che tutti i film sono brutti. Quando si parla di massmedia e ragazzi ci sono sempre due posizioni estreme: gli apocalittici e gli integrati. Lo diceva già Eco negli anni 60. Bisognerebbe porsi da un punto di vista più equilibrato». I videogames sono una cosa seria? «Dal punto di vista del ragazzo che ci gioca sì, da quello del genitore che li compra anche, perché costano un sacco di soldi, da quello del produttore che ci guadagna pure, quindi... direi proprio di sì!».

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13 LookSmartAnche la moda ha cervello Talent s Corner: è a Genova la fashion blogger che spopola sul web BACK TO BLACK

14 14 LookSmart FLASH MODE: Roma, un sabato di primavera Istantanee di stile Come in un flash mode, ma dedicato alla moda: questo è il nuovo appuntamento organizzato da Looksmart. Veri e propri blitz a caccia di stile nelle strade o davanti alle scuole. Basta farsi trovare all ora e al luogo indicato e... il flash è pronto! Prenotatevi a Torino, Genova, o Roma. SCOPRI DOVE SARÀ IL PROSSIMO FLASH-MODE NELLA NOSTRA PAGINA FB. IL PROSSIMO VOLTO POTRESTI ESSERE TU!

15 LookSmart 15 SOMMARIO Color blocking? No, grazie. L abbiamo visto ovunque la scorsa estate. La vera tendenza contro tendenza, è il nero assoluto o abbinato a colori fluo. Dall attrazione travolgente, quasi infernale, sempre elegante e delicatamente sofisticato. Scopritelo nel nostro servizio, abbinato agli short di jeans con grinta o seducente per la sera. Chi l ha detto che a Genova si vestono in modo noioso? Lei, la nostra protagonista del talent s corner del mese, smentisce questo modo di dire e ci presenta il suo fashion blog ambientato nella splendida città di mare. Audrey Hepburn ha lanciato il cosiddetto look baby-doll. Il suo make-up esaltava gli occhi grazie ad uno strato di eye-liner liquido e uno di mascara sulle ciglia superiori. Yoshi vi spiega tutti i segreti dell eye-liner per stenderlo alla perfezione. Gaia Ravazzi, 17 anni Cristina Altomare, 16 anni Giorgia Nobile Gianni La Rocca ATTRAZIONE TRAVOLGENTE Sarà una primavera a tinte forti: colori sgargianti si posano su abiti e accessori, nuances della terra e dell arcobaleno esplodono donando luminosità ad ogni mise. In alternativa, per le più romantiche, tornano i pastelli abbinati alle tinte fluo. Il colore dunque la fa da padrone ma, come sempre, il non-colore, sinonimo di eleganza e raffinatezza, non può mancare nel guardaroba fashion di ogni ragazza. Sì perché il nero, dalle 12 in poi, è sempre perfetto, parola di madamoiselle Coco Chanel. Una tonalità che da sempre evoca immagini intense, da quelle più tetre legate al Medioevo a quelle più eleganti delle grandi star di ieri e di oggi che non rinunciano ad indossarla. Amato dalle ragazze perché rende più magre, il nero è reso accattivante e fantasioso dagli stilisti mescolando le texture. A noi piace combinarlo con il jeans e abbinarlo al blu elettrico, come nell immagine di copertina e in quelle del servizio-moda, dove viene proposto insieme all immancabile chiodo. Nell andare a caccia di talenti questa volta ci siamo spostate a Genova, dove Irene De Giorgio, partendo dalle sue scelte quotidiane, ha lanciato un fashion blog di grande successo. Per l angolo del make-up, la nostra esperta giapponese consiglia come stendere perfettamente l eye-liner per un trucco semplice ma sofisticato che farà emergere la cerbiatta che è in voi. Infine, la nostra Crudelia si è divertita a stroncare in modo irriverente i dictat della stagione: a darle retta non sbaglierete un colpo! Buona lettura! Yoshi Bianca Moisei Ciao, siamo Gaia e Cristina, frequentiamo il liceo classico Dante Alighieri a Roma. Amiche da una vita, ci siamo "inventate" questo nuovo lavoro coinvolgendo altre ragazze della nostra età. Facmultum e facrestum ci autodefiniamo: foto, testi, vestiti, location sono farina del nostro sacco.

16 16 LookSmart BLACK PASSION DALL ATTRAZIONE TRAVOLGENTE E QUASI INFERNALE, IL NERO RESTA IL NON COLORE TRÈS CHIC PER ECCELLENZA. È AGGRESSIVO, DELICATAMENTE SOFISTICATO, IMMANCABILMENTE RAFFINATO E NATURALMENTE FEMMINILE. IL NERO NON PASSA MAI DI MODA E PER LA PRIMAVERA SI ESALTA CON ABBINAMENTI INSOLITI Paint it Black (The Rolling Stones) C è quello che snellisce, che si nutre di infinite sfumature, quello adatto a qualsiasi ora del giorno (purché indossato dopo le 12.00, come sosteneva Madamoiselle Chanel). Insomma, il nero anche per questa stagione è più trendy che mai. Sfaccettato e iper decorato, riflettente e tridimensionale, difficilmente piatto, vibra di riflessi blu, verdi e marroni. Potete scegliere un look total black evocando atmosfere gotico-punk e magari spezzarlo con il jeans. In questo caso è perfetto il giubbotto di pelle nera, gli shorts e i collant a rete di memoria punk. Little black dress Non c è niente da fare: ogni volta che si tratta di scegliere un vestito per la sera, la scelta cade nel 90% dei casi sul nero. Che dire? A restare sul classico non si sbaglia mai e poi valorizza ogni tipo di fisico. Noi suggeriamo di ravvivare l outfit con accessori a contrasto: una borsa fiammante, una cintura rossa o scarpe fluo. E via: si aprono le danze!

17 LookSmart 17 CHIODO FISSO Ci sono capi d abbigliamento che non stancano mai, immortali come i personaggi che li hanno resi pezzi culto attraverso le generazioni. Parliamo del chiodo, quel giubbotto che oggi si ripropone in versione modaiola. Si accorcia, si fa più aderente e femminile e piace anche a chi ha un anima tutt altro che rock. VOCABOLARIO FASHION IL CHIODO Il chiodo indica il giubbotto di pelle, nero e lungo fino alla vita, introdotto nel 1928 dalla Schott. Nelle sue molteplici varianti, è spesso stato associato a diverse subculture che vanno dai greaser al punk ed alla musica rock. Il primo esempio è Marlon Brando, il protagonista del film del 1953 Il selvaggio, che indossava uno Schott Perfecto 618 (in pelle di cavallo, oggi è fatto di pelle di bue) modificato dalla produzione del film, con il nome (Johnny) ricamato sul cuore e il famoso stemma con il teschio e i pistoni incrociati, verniciato sulla schiena. Il chiodo veniva solitamente indossato dai motociclisti, su una maglietta e un paio di jeans con il risvolto (solitamente Levis 501), e con gli immancabili stivali Frye, a punta quadrata. Questo look è mutuato da quello dei rockers inglesi e successivamente dai greasers. Benché sostanzialmente invariato nel design, il chiodo ha subìto qualche lieve modifica negli anni per potersi adeguare alle mode del momento. Negli anni 70 viene decorato con borchie, catene ed altri accessori per seguire i dettami delle tendenze rockettare in particolar modo punk (da ciò si spiega il nome italiano chiodo, ad indicare appunto un giubbotto chiodato). Tra le band che fecero del chiodo il loro simbolo, tra la seconda metà degli anni 70 e la prima metà degli 80, ci furono gruppi come i Sex Pistols e i Ramones, così come molti altri riconducibili al movimento punk. Negli anni 90 e Duemila diventa più sagomato ed aderente per poter essere appetibile al pubblico femminile.

18 18 TALENT S CORNER PECCATI DI MODA LA PASSIONE PER LA MODA PERSONALIZZATA E LONTANA DALLE IMMAGINI PATINATE HA CONQUISTATO ANCHE GENOVA, DOVE VIVE IRENE DE GIORGIO CHE, CON IL SUO SITO FASHION SINNER, IN UN ANNO E MEZZO È GIÀ DIVENTATA UN FENOMENO DEL SETTORE Si veste e, prima di uscire, davanti al muro della sua casa di Murta si lascia fotografare da suo marito. Sotto, commenta il suo outfit. E poi, spazio ai suggerimenti, alle critiche o ai complimenti degli internauti. Il suo stile è molto personale: a volte bon ton, altre volte più rocker. Non si ispira a qualcosa, a seconda di come si sveglia al mattino propone gli abbinamenti partendo da un singolo accessorio. Com è nata questa tua idea di creare un fashion blog? Anni fa partecipavo ad un forum dove si descriveva a parole il look indossato durante il giorno, con l avvento poi dei fashion blog il passaggio ad un nuovo modo di condividere è stato spontaneo. Come mai hai chiamato il tuo blog Fashion Sinner? Perché oltre al significato mi piaceva il suono delle parole messe assieme, è corto e facile Irene De Giorgio Nome: Irene De Giorgio Città: Genova Passioni: Moda Talento: Fashion Blogger Mi trovi: da ricordare. Quando è iniziata la tua passione per la moda e c è qualcuno a cui ti ispiri? La passione per la moda l ho sempre avuta, le mie Barbie disponevano di un armadio infinito! La mia ispirazione nasce da tutto ciò che mi circonda, dalle vecchie fotografie, dalle riviste, da mia mamma che ha classe da vendere, ereditata da mia nonna, che a più di 80 anni non usciva senza tacchi. Come definiresti il tuo stile? Variabile: un giorno rock, l altro bon ton, a seconda dell umore. C è un negozio che preferisci dove fare shopping e che pensi ti rappresenti? Ci sono molti negozi che amo a Genova e fuori città, diciamo che se dovessi sceglierne uno per rappresentarmi sarebbe un negozio di borse, che sono la mia passione principale per quanto riguarda la moda. Secondo te, in che modo una ragazza potrebbe prendere ispirazione dal tuo blog? Innanzitutto speriamo che questo possa accadere! Una ragazza potrebbe prendere ispirazione dal mio blog perché è vero, non trovi look improponibili creati ad hoc solo per far scena e stupire, ma abbinamenti portabili nella vita di tutti i giorni. Una perla di saggezza per le nostre lettrici: Glisso la domanda, davvero difficile, e vi lascio invece una perla di Coco Chanel, decisamente meglio: se una donna è mal vestita si nota l abito, se lo è impeccabilmente si nota la donna. Pensi di poterti ritenere, nel tuo piccolo, una fashion icon? No, io non mi ritengo assolutamente una fashion icon, mi diverto semplicemente a condividere una mia passione, se poi può essere d ispirazione per qualcuno ne sono felice, quindi vi aspetto su mi interessa sapere cosa ne pensate, se avete dei consigli, suggerimenti o delle critiche... Cosa pensi che renda i tuoi outfit così unici e particolari, cosa pensi sia indispensabile? Non saprei, non credo che i miei outfit siano unici, sicuramente rispecchiano il mio gusto personale, trovo che in un look l unica cosa indispensabile sia la sicurezza in se stessi, perché se ti senti bene e a tuo agio con ciò che indossi, questo si rispecchia negli occhi di chi ti guarda. Hai un capo o un accessorio da cui non potresti mai separarti? Come dicevo prima, le borse sono il mio feticcio modaiolo, quindi non potrei mai separarmi dalla mia collezione. Qual è la tua massima aspirazione? Vorresti entrare nella moda come stilista e disegnare i tuoi capi o più come giornalista/critica di moda? Onestamente non avevo mai pensato che il mio blog potesse darmi tante soddisfazioni, per me è un hobby e lo porto avanti con passione perché mi piace, nient altro. Gaia Ravazzi, 17 anni

19 LookSmart 19 YOSHI S TIPS CAT EYES Stile rock o dolce vita, l eye-liner è uno dei più preziosi strumenti per rendere lo sguardo intenso e magnetico; con occhi tanto accattivanti, poi, si può alleggerire il resto del trucco e, dunque, risparmiare tempo la mattina. Esistono diversi tipi di eye-liner in commercio: in Italia sono prevalentemente liquidi con applicatore a pennarello, ma ne esistono anche in gel da stendere con gli appositi pennelli asimmetrici. Long lasting eye-liner - Bobbi Brown 19 euro c.a. Pennello Bare Escentuals - 8 euro c.a. Pennello n.15 - Sephora 11 euro. Una volta acquisita una certa manualità, ci si può sbizzarrire con i diversi stili ed ottenere look sempre differenti. Tuttavia, usando l eye-liner in gel, alle volte, si corre il rischio che esso si trasferisca sulla palpebra superiore, soprattutto quando la temperatura è elevata. Per evitarlo basta tamponare la base delle ciglia con un velo di cotone (dividendo i veli di un comune fazzoletto di carta) ed un pennello morbido, premendo leggermente. Moda. Un epidemia creata ad arte. (George Bernard Shaw) IL BLOG DI CRUDELIA NOO, LA PANCIA NO! Addio gelati, addio spaghetti, addio resti dell uovo di Pasqua Avevamo appena tirato un sospiro di sollievo e ripreso un colorito umano, dopo aver trattenuto l addome senza respirare per anni, quando era stata dichiarata morta e sepolta. Che cosa? La tendenza della pancia in vista. E allora, perché la moda deve essere tanto crudele da imporci un look che non ci valorizza affatto? Intanto, purtroppo il trend impazza e di pance scoperte iniziano a vedersene non solo sulle strade, ma anche sui red carpet. La giovane Miley Cyrus in occasione della première di The Hunger Games, dove ha accompagnato il fidanzato Liam Hemsworth, ha sfoggiato un candido sorriso e addominali scolpiti ben messi in mostra dall abito Gipsy style in pizzo nero e trasparenze, firmato da Emilio Pucci: gonna lunga, svasata e a vita alta e corpetto che le strizzava il décolleté. Tuttavia, la pancia in vista non è l unica tra le tendenze a cui prestare attenzione per non diventarne inconsapevoli vittime. Eccone tre che, pur piacendoci molto, invitiamo a maneggiare con cautela : Fiori Stampe floreali, applicazioni di fiori, accessori a forma di fiori... e anche accessori per capelli con fiori. Fiori grandi e colorati da portare allegramente nei capelli. Non soltanto per occasioni speciali, ma anche nella vita di ogni giorno, quando indossate dei jeans e una semplice maglietta. Attenzione però: l effetto donzella di campagna è in agguato e non dona proprio a tutte! Trasparenze Diversamente dagli abiti di pizzo che giocavano sull effetto vedo-non-vedo dalla testa ai piedi, quest estate vedremo soprattutto dettagli in trasparenza. Così abbiamo visto sfilare sulla passerella di Gucci abitini deliziosi con décolleté e maniche trasparenti. Decisamente seducenti, ma il passo tra seduzione e volgarità è molto breve, quindi occhio a dove si posizionano le trasparenze e a che ora del giorno si indossano. Pastello Sembra una regola fissa: ogni anno vediamo puntualmente arrivare nei negozi le prime collezioni tinte di color cipria, color pelle, blu pallido, rosa e giallo vaniglia. Così accade anche quest anno. L unica cosa che cambia è il modo in cui portiamo e abbiniamo questi pastelli. Da evitare il total look, che abbina vari pastelli insieme: giallo vaniglia con blu baby, rosa chiaro con verde menta: un cono gelato in piena regola! Meglio l abbinamento con tonalità fluo: l'arancio neon, il giallo fluorescente già visto lo scorso anno. Molto divertente invece l'abbinamento di pastelli con scarpe in un colore acceso (rosso, bluette). Ma per essere davvero up-to-date, allora indossate i colori pastello con scarpe in argento, oro o altre tonalità metalliche. Virginia Lupi, 17 anni L attrice Miley Cyrus in occasione della première del film The Hunger Games

20 20 LookSmart BACKSTAGE SUL SET PER UN GIORNO TRE ORE DA DARK Pensando ai MITI DEL CINEMA E DEL ROCK' la nostra stylist ha organizzato uno shoo ting ambientato in UNO STUDIO DI ROMA' UTI LIZZANDO UN CHIODO DI PELLE NERA COME BASE E sbizzarrendosi con gli accessori. E' intanto' Yoshi realiz zava un make up BASATO SULL EYE LINER. IL FOULARD CON I TESCHI Piccoli teschi su fondo nero aggiungono un tocco dark gothic IL ROSA Abbinato al nero, lo stempera e lo rende meno cupo e aggressivo CHIODO Con le borchie anni Settanta (da qui il nome chiodo ) è il must have del nostro servizio DIVENTA ANCHE TU UNO DEI NOSTRI VOLTI! Iscriviti alla pagina fan Looksmart. Anche la moda ha cervello su Facebook o scrivi all indirizzo looksmart@zai.net

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