PER NON DIMENTICARE MAGGIO ANNO 3 N. 6. INTERVISTE E ATTUALITÀ Da pagina 2. SPORT Da pagina 16. VOCI DAL GOBETTI - DE GASPERI Da pagina 9

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1 MAGGIO ANNO 3 N. 6 Morciano, Largo Centro Studi 12/14 Magazine degli studenti dell Istituto Gobetti - De Gasperi INTERVISTE E ATTUALITÀ Da pagina 2 VOCI DAL GOBETTI - DE GASPERI Da pagina 9 ilgiornalinogobetti@gmail.com SPORT Da pagina 16 IL LIBRO IL FILM Da pagina 14 PER NON DIMENTICARE

2 2 Interviste e attualità Museo per la Memoria di Ustica Uscita didattica a Bologna Sabato 10 marzo 2012 noi studenti redattori dell Ape dell ISISS (il giornalino scolastico del Gobetti De Gasperi di Morciano di Romagna) ci siamo recati a Bologna accompagnati dal Prof. Vanni per visitare il Museo per la Memoria di Ustica. Partiti dalla stazione di Cattolica alle 12.30, dopo circa due ore di viaggio siamo arrivati in Via di Saliceto 3/22, dove la struttura che un tempo era un magazzino tramviario è stata riadattata per ospitare i resti dell aereo recuperati dal fondale marino di Ustica. Appena entrati siamo rimasti colpiti dalla visione di un opera unica nel suo genere: al relitto dell aereo si è riusciti a donare una seconda vita attraverso l installazione di 81 lampadine (le 81 vittime) e di altrettanti specchi neri che racchiudono degli altoparlanti dai quali si sentono i pensieri e i discorsi di persone comuni (i passeggeri periti nella tragedia). Attraverso questa opera permanente, l artista francese Christian Boltanski ha voluto ricordare lo spirito delle persone scomparse e il dramma di cui sono state sfortunatamente protagoniste. Ad attenderci all interno del museo c era Daria Bonfietti, già senatrice e presidente dell Associazione dei parenti delle vittime della strage di Ustica. Dopo aver visitato con noi l area principale che custodisce lo scheletro del velivolo, la Bonfietti ci ha condotto in una saletta nella quale abbiamo visionato un filmato che raccontava le vicende inerenti la costruzione del museo. Successivamente abbiamo avuto l occasione di intervistarla (vedi sotto): la senatrice è riuscita, rispondendo in maniera esauriente alle nostre domande, a raccontarci tutti i dettagli della strage, chiarendoci molti interrogativi. Finita l intervista ci siamo congedati dalla signora Bonfietti, dandoci appuntamento al concerto-evento di Pippo Pollina in ricordo della strage di Ustica che si terrà al Teatro della Regina di Cattolica il 4 maggio Per tutti coloro che sono interessati a visitare il museo, riportiamo alcune informazioni: Museo per la Memoria di Ustica Via di Saliceto 3/22 ex magazzini ATC Bologna Tel Aperto venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 18. Ingresso gratuito. Intervista a Daria Bonfietti Presidente dell associazione dei parenti delle vittime della strage di Ustica La difficile ricerca della verità Quando cominciò la ricerca della verità sulle cause della caduta a Ustica del DC9 Itavia partito da Bologna? Dopo un mese dalla tragedia, il 2 agosto del 1980, ci fu un attentato alla stazione di Bologna, tutta l Italia si fermò, tutta Bologna si fermò e io per prima ero al funerale dei parenti, noi invece in quanto familiari delle vittime di Ustica non esistevamo. Non c è stato nulla dopo l incidente, non ci sono state indagini per accertare le cause del disastro, diversamente dalla strage alla stazione di Bologna. Non ci sono state associazioni dei parenti delle vittime perché non ci conoscevamo, e perché non c era motivo di conoscersi, ancora. Nell 86 riesco a fare delle cose da sola, seguo un gruppo di intellettuali che scrivono una lettera al Presidente della Repubblica perché io ero una normale cittadina, non ero nessuno ancora. Ho dovuto fare quindi un percorso affinché la notizia potesse essere ripresa e perché potessi raggiungere i personaggi più rilevanti, tra cui l ex Presidente della Corte Costituzionale, le belle teste pensanti del nostro Paese, chiedendo che venissero rimossi elementi che occultavano questa vicenda. Non se ne era più parlato, nessuna magistratura era arrivata a dare conclusioni. Da qui è partito tutto, io sono partita da qui quando sono riuscita ad avviare un percorso verso la verità nonostante il dolore, la disperazione, la volontà di rimuovere, e di non parlarne. Nell io mi sono svegliata e sono riuscita a chiedermi ma mio fratello perché è morto? e ho trovato la forza di provare a rispondere alle mie domande, che anche prima mi ero posta ma avevo rimosso. Nel tempo trascorso dopo la tragedia se sentivo parlare alla televisione di questo fatto la spegnevo. Da lì non mi sono più fermata. La magistratura iniziò ad interessarsi e nell 87 decise di procedere al recupero del relitto in mare e se ne incominciò a parlare. Nell 88 ritrovando in casa l elenco delle vittime, scritto a mano dall ufficiale giudiziario di Palermo con accanto i loro indirizzi, ho scritto delle lettere sperando che le famiglie fossero ancora residenti nei dintorni, al fine di creare un associazione dei parenti delle vittime. Finalmente nel 90 il giudice iniziò ad avviare un procedimento che sarebbe dovuto iniziare subito dopo l accaduto, indagò su ciò che poteva essere successo, cercando di trovare il responsabile di questa strage. Si iniziò a chiedere se i radar quella notte avessero captato qualche segnale della presenza di quell aereo, ma il responsabile di questo controllo, misteriosamente fino al 90, non aveva rilevato nulla. Il giudice Priore conclude 19 anni dopo con una sentenza di pagine per descrivere tutto quello che ha trovato, persone che ha interrogato e la conclusione è che l aereo è stato abbattuto, non è caduto per caso, perché qualcuno con un ordigno militare, un missile, quella notte è intervenuto nel momento in cui questo aereo transitava. Guerra di fatto e non dichiarata, perché nessuno nel 1980 ci aveva dichiarato guerra. Un processo durato anni con la collaborazione della NATO, è la prima volta che nel nostro paese un magistrato chiede al governo di contattare questi esperti internazionali affinché gli decrittino un tabulato che i nostri militari non gli decrittavano per una questione di segreto di stato. La presenza accertata di altri aerei in quella notte sul Mar Tirreno smentisce la tesi di chi afferma che l aereo sia stato abbattuto da una bomba esplosa all interno dell aereo stesso. Quando ho avuto la certezza di tutte queste presenze di aerei sia libici, che francesi ed americani, ovviamente a targa spenta perché in territorio proibito, il dubbio che l aereo civile potesse essere stato abbattuto da uno di questi è diventato sempre più inquietante. L ex Presidente della Repubblica Cossiga nel 2007, finiti tutti i processi, ha incominciato a dire la sua verità, ammettendo attraverso le dichiarazioni dell ammiraglio Martini, capo del SISMI (servizi segreti) che in effetti ad abbattere l aereo furono i francesi, la cui intenzione era quella di colpire quello di Gheddafi che in ogni sua conferenza, dagli anni 90, ha sempre rivendicato di essere lui la vittima designata. Il pilota dell aereo francese una volta tornato sulla portaerei si suicida, questo mi ha permesso di ritornare dai PM romani e far riaprire l indagine per la strage. Quanto tempo e lavoro sono serviti per costruire questo museo? È dalla metà degli anni 90 che noi ci pensiamo, ma l abbiamo visto realizzato solamente nel L arma del delitto una volta finito il processo la si butta via, e l idea che questo relitto potesse andare a finire nel dimenticatoio ci ha fatto pensare a come fare quando il processo

3 3 Interviste e attualità sarebbe finito. Nel 2005 si era finito il secondo grado di processo nei confronti dei militari e si poteva iniziare a chiedere se fosse possibile spostare il relitto. Era stato fatto un protocollo d intesa per fare questo museo e il trasporto del relitto con il Ministero dei Beni Culturali e quello della Giustizia, che era il proprietario dell aereo, e i nostri tre enti locali. La maggior parte dei fondi per quest opera proviene dal Ministero dei Beni culturali. È stata accettata questa nostra proposta di creare questo museo. Un altra cosa che abbiamo aggiunto noi, quando si pensava fosse arrivato il momento di far arrivare il relitto a Bologna, io i miei compagni e altri amici abbiamo pensato che ci voleva qualcosa in più, la preoccupazione che forse non sarebbe stato vissuto, se non all inizio, dal pubblico. E quindi ci è venuto in mente che bisognava fare quest opera strana, naturale, dialogare con un opera d arte. Abbiamo conosciuto, per le sue opere, Christian Boltanski, artista contemporaneo, e ci piaceva pensare che con il suo modo di esprimersi avrebbe potuto raccontare la vicenda accaduta. Nel 2005 accettò. Com è nata l idea di fare lo spettacolo del 4 maggio a Cattolica? È nata dai vostri organizzatori, il signor Paolo Saracino, insieme a Pippo Pollina. Dopo questo progetto ha ancora in mente qualcosa da fare? Sì, vorremmo che quel bellissimo parco che c è di fuori dal Museo diventi il giardino della memoria, luogo dove tutti i cittadini sanno che vi è il Museo della Memoria di Ustica e che in questo giardino si possano fare tante cose, spettacoli ed altre espressioni dell arte con la possibilità di ricordare le vittime. La Redazione - Erika Santochirico, Serena Montrucchio, Debora Sabba, Alessio Della Chiara 4 A Piccola galleria fotografica della giornata trascorsa a Bologna

4 4 Interviste e attualità Abitare il Sogno Pippo Pollina in concerto Rimini, Teatro degli Atti, 30 gennaio 2012 purtroppo in Italia la musica dei cantautori non è più apprezzata, è una musica desueta, che è ascoltata oramai da una minoranza di ascoltatori. Questo tipo di musica ha perso il suo appeal, la sua valenza popolare che aveva negli anni 70 e 80. Cosa l ha spinta ad abbandonare l Università, la facoltà di Giurisprudenza, per fare della musica? Io sarei stato un pessimo avvocato! E successo, ho capito che la musica mi faceva stare meglio! Mi portava in uno stato di felicità di cui io avevo bisogno, perché volevo fare della mia vita una cosa che non soltanto mi desse delle soddisfazioni da un punto di vista professionale ed economico, ma anche da un punto di vista di uno stato in cui mi trovavo. La musica è stata più forte, ed è stato meglio cosi! La sera del 30 gennaio noi ragazzi della redazione del giornalino ci siamo recati accompagnati dal Prof. Vanni al Teatro degli Atti di Rimini per assistere al concerto del cantautore Pippo Pollina, Abitare il Sogno. In questo spettacolo il cantautore palermitano ha ripercorso diverse tappe della sua vita attraverso canzoni, brevi filmati storici e interventi narrativi tratti dalla sua biografia: vita e musica di Pippo Pollina. Durante lo spettacolo, il cantautore ha raccontato diversi aneddoti su episodi personali passati, come l esperienza di giornalismo antimafia nell inserto giovani de I Siciliani, la rivista diretta da Giuseppe Fava, assassinato dalla mafia. Questo episodio che ha fortemente condizionato la vita del cantante, è stato raccontato attraverso la visione di un filmato che ritraeva il direttore Fava prima del tragico accaduto. Pollina poi ha intrattenuto il suo pubblico cantando le prime canzoni che aveva composto negli anni dell abbandono dell Italia verso i Paesi del Nord Europa. Tutta la sua carriera ripercorsa in uno spettacolo di una serata ha reso il pubblico molto interessato alle sue avventure, ai suoi racconti, arricchiti dalle sue canzoni che trattano di diverse tematiche come la vita, l amore, il suo definitivo distacco dall Italia e la nuova vita intrapresa all estero. Pippo Pollina è stato in grado di crearsi un nome e una carriera di tutto rispetto soprattutto nei Paesi della Germania e della Svizzera, ma oramai anche in Italia, dove scende spesso per dei concerti come quello a cui abbiamo assistito a Rimini. Intervista a Pippo Pollina Da Abitare il Sogno a Orazione civile per Ustica un viaggio attraverso 30 anni di carriera Perché questo grande successo all estero e non in Italia? Quante volte ho risposto a questa domanda non vivendo in Italia non posso alimentare il processo di sviluppo della mia musica venendoci tre o quattro volte all anno per svolgere quelle sei o sette date. Venendo qua ho la possibilità di fare promozione della mia musica, anche se ho scelto di vivere fuori, e faccio un tipo di musica che non piace a tutti e non può avere udienza in televisione, perché non ci sono più programmi di un certo tipo e quindi è il passaparola che è diventato importante, da quando esiste internet anche, perché non facendo musica che passa nei canali di comunicazione di massa, è possibile comunque farsi un pubblico. Nelle città dove andiamo c è un tipo di utenza che non è scontato avere con i tempi che corrono. La mia musica è ascoltata da appassionati. Bisogna aggiungere che Qual è il messaggio che vuole trasmettere attraverso le sue canzoni? (Ride!) Non è facile rispondere cosi Io quando canto mi sento bene, ed esprimo questo mio benessere attraverso la musica e cerco di comunicare tutto questo, magari facendo riflettere su alcuni temi piuttosto che altri. C è poi chi ci trova all interno di queste cose alcuni elementi piuttosto che altri, poi dipende anche dall auditorio e dall ascoltatore. Ricevo lettere di tenore diverso rispetto ad altre, proprio la musica dà la possibilità a ciascuno di coglierne un aspetto diverso, quindi non c è un solo messaggio, non è un messaggio uniforme. Noi siamo dei ragazzi, lei invece è una persona ormai arrivata :che consiglio vuole dare a noi? Pollina interviene dicendo: ma cosa vuol dire essere arrivati? Noi: che si sente realizzato Ah sai, essere realizzati professionalmente è un continuo divenire, nel senso che ci sono degli obbiettivi che hai raggiunto, come poter vivere di questo mestiere, avere un pubblico, incidere dischi Ma la vita è continuamente segnata da obbiettivi che cambiano di volta in volta quindi una volta che sei arrivato a un certo punto guardi avanti e te ne poni automaticamente un altro di obbiettivo! Quindi ecco che arrivare è una condizione che non mi appartiene Non mi sento vicino a questo modo di vedere la vita. Cosa le manca di più dell Italia visto che si è trasferito all estero? Mi manca Mi mancano tante cose, ma il paradiso non esiste e quindi non esiste neanche qui. Io cerco di stare bene là dove sono e di prendere il buono che quel posto mi può dare e direi che quando sto in Belgio è inutile che penso al punto di vista gastronomico Voglio dire se sto in Germania non ha senso andare a mangiare in una pizzeria, ma mangerò un piatto tipico tedesco! Allo stesso modo dell Italia mi manca la cultura, la lingua italiana, il caffè Il caffè come lo fanno in Italia non lo fanno da nessuna parte! Mi manca la nostra leggerezza per certi versi e i nostri paesaggi, il mare Ma ci sono tante altre cose che non mi mancano per niente! Consiglierebbe ad un ragazzo oggi di fare il musicista, il cantautore in Italia? No, non glielo consiglierei. Glielo consiglierei a livello di passione, ma non a livello di mestiere. Gli direi curati questa passione, falla propria, ma non pensare di guadagnarci da vivere in Italia. Per come le cose girano per ora non ne vale la pena. Solo tanti sacrifici, e forse dopo tanti anni riuscirai a raccogliere qualche risultato, e forse a viverci, ma molto forse! Io personalmente non lo avrei fatto Ero cosciente di questo, fossi rimasto in Italia non avrei mai fatto così perché sapevo che per farlo bisognava fare tanti di quei compromessi che io non ero

5 5 Interviste e attualità disposto a fare. Ragion per cui oggi un ragazzo, per iniziare, deve pensare la musica la faccio per me, ma non per viverci, mi guadagno da vivere in un altro modo, vendo il pane e poi la sera vado in cantina e faccio la musica che piace a me. Come nascono le sue canzoni? Le mie canzoni nascono perché c è un emozione che fa vibrare le corde della creazione e dell ispirazione, è come una sorta di antenna, c è uno stato in cui io mi sento fertile, un po come quando la donna è fertile in quei famosi giorni Ci sono giorni invece in cui non riuscirei mai a scrivere. Facciamo una domanda su Ustica: Bhè questa è stata una delle più importanti esperienze sul piano artistico ma anche umano, perché mi ha portato a contatto con delle persone che hanno vissuto un dramma personale importante che è diventato anche un pezzo di storia italiana, quindi un dramma collettivo che coinvolge non soltanto i congiunti che hanno perso i propri cari in quell aereo Ma ha coinvolto tutti noi Italiani che siamo stati ingannati dal nostro Stato, cioè ci ha presi in giro, quindi questa coscienza che la nostra patria ci ha traditi in quel momento, e questa consapevolezza che, soprattutto loro, i parenti delle vittime della strage di Ustica, hanno portato con grande dignità durante i 20 anni grazie alla eccezionale caparbietà di Daria Bonfietti, presidente dell associazione dei parenti delle vittime, hanno ottenuto dei risultati che sono unici nella storia della Repubblica Italiana dopo la guerra in poi, in considerazione di tutte le cose che sono state poste contro chi cercava la verità, e quindi per me è stata una grande esperienza Ho dovuto pensarci molto prima di accettare questa sfida. Quindi come hai strutturato lo spettacolo del 4 maggio al Teatro della Regina a Cattolica? Artisticamente lo spettacolo è strutturato su diversi piani narrativi, c è la musica sinfonica con l orchestra che mi accompagna e ci sono le canzoni, ma ci sono gli attori, uno dei quali fa la parte dell aereo perché la chiave di interpretazione che ho dato all opera è quella di porre al centro dell attenzione l aereo che parla, racconta la sua biografia, dice dove è nato, dove è cresciuto, dove ha fatto le scuole e quindi questa è stata l idea che ho avuto, cioè quella di fare una cosa diversa rispetto a tutti gli altri che avevano composto delle opere su Ustica o che avevano fatto dei film, documentari su questa storia. E poi ci sono altri attori che di volta in volta interpretano ruoli di altre personaggi che hanno fatto la storia di Ustica, quindi per esempio due passeggeri nel giorno della strage oppure un giornalista e il comandante dei carabinieri e una serie di personaggi. Dopo l uccisione di Fava lei ha continuato a scrivere sulla politica e sulla mafia? Ma se il giornale fosse continuato... Dovevamo chiudere perché non avevamo più gli sponsor e quindi dovevamo trovare fondi, ci sta che potevo continuare Una volta finita quell esperienza c è un stato un po un voto per me stavo per finire l Università mi mancavano due esami, con il gruppo con cui suonavo prima non c era più quel feeling, poi intendevo lasciare quell esperienza e iniziarne un altra, quindi mi sono preso questa pausa di riflessione con l idea poi di ritornare e continuare poi le cose sono andate diversamente proprio perché io mi sono lasciato trascinare dalla vita, da quello che succedeva in quel momento. Volevo vivere la vita senza progetti E in quel momento, l uccisione di Fava, hai avuto paura? Io non ho avuto nessuna paura, ho avuto paura per quelli che mi stavano vicino. Il problema lì non era tanto correre dei rischi tu, perché se fai una cosa corri dei rischi, e se li corri vuol dire che il coraggio è superiore alla paura, altrimenti non lo fai. Più che altro il mio problema era quello di creare dei problemi a chi mi stava vicino perché da quel momento in poi io sapevo di non essere più sicuro E quindi automaticamente dovevo dire a chi stava vicino a me guarda, lo puoi fare, però fai attenzione perché può succedere qualcosa e tu stai con me e io non posso prendermi questa responsabilità. Francamente era una cosa che mi creava dei problemi. (Prof) Sul tuo racconto dell Europa mi sono ritrovato molto perché anche io ho girato con l inter-rail, e vedevo queste persone che suonavano per strada nei paesi di lingua tedesca, soprattutto, e tu continui a girare l Europa, quindi... in cosa la vedi cambiata rispetto a quando hai incominciato a suonare in strada?... se è cambiata! Bhè bisogna fare una distinzione E talmente diversa che non si può paragonare la Mitteleuropa tedesca con la Francia, posti molto diversi che hanno avuto cambiamenti molto diversi, come il Benelux, la Scandinavia, un posto a parte Per quanto riguarda il Centro Europa, le città sono cambiate, tutti hanno fretta, non c è più tempo per fermarsi un attimo a vedere che cosa succede e bisogna tenere conto che è successa una cosa importante negli anni 80 nel Centro Europa, la riunificazione della Germania e questo ha cambiato tutto, non era solamente la riunificazione della nazione ma anche la fine della contrapposizione dei blocchi, stravolgendo la vita europea totalmente; il comunismo sovietico era crollato e quindi l equilibrio, la geografia internazionale è cambiata talmente tanto che le società sono cambiate e questo fatto specifico della Germania ha prodotto una trasformazione a livello politico notevolissima, che ha fatto addirittura cambiare il ruolo della mafia, perché questa aveva una funzione politica prima della caduta del muro, cioè quella di evitare che la sinistra in Sud Italia prendesse tanti voti e quindi si aggiungesse ai tanti voti che riceveva al Centro- Nord in modo tale che il partito comunista italiano non salisse al governo negli anni 70/80, questo suo compito era sovvenzionato dal governo americano. Venendo meno tutto ciò, anche Cosa Nostra ha terminato il suo ciclo politico e ha dovuto ritrovare un altro ruolo in termini di questo sistema. Per cui, pensa quanto tutto è legato! L Europa è cambiata, ma non so se in meglio, però la cosa bella di questi Paesi è che c è posto per tutti, e hai il diritto e il diritto ti viene riconosciuto e quindi c è spazio per il merito (Prof ) Quindi tu consiglieresti a loro, dopo la maturità, di cambiare...? Di andarsene??? Di corsa!!! Per il momento qui è dura, e se ne rendono tutti conto, anche all estero e guardano questa involuzione umanistica italiana, con grande preoccupazione e dispiacere, perché ci vogliono tanto bene però non capiscono come ci si sia potuti ridurre a questo livello e ci compatiscono, a me costa personalmente gli ultimi mesi dell ultimo governo, venivano i gelatai veneti, che hanno praticamente una sorta di monopolio delle gelaterie e ai miei concerti mi dicevano che non vendevano più un gelato e si

6 6 Interviste e attualità chiedevano il perché! Perché come protesta anti-berlusconiana i tedeschi facevano di tutta un erba un fascio e dimostravano la loro indignazione non comprando più i gelati italiani pensa che danno era quando era uscita l intercettazione telefonica sulla Merkel in cui la prendeva in giro perché aveva il culone quindi i tedeschi si sono offesi e hanno detto: noi non mangiamo più la pizza e non compriamo più il gelato fintanto che c è quello lì! Scusi, ma lei ci consiglia di scappare? Ma se nessuno rimane.. le cose non cambieranno mai! Scappare no ma se io vivessi in Italia e mio figlio mi chiedesse di fare un esperienza all estero, io gli direi di sì! E un esperienza formativa ed è una cosa che potrebbe darti delle prospettive, sebbene tu abbia ragione ma bisogna cambiare le cose, perché se rimangono sempre così, che senso ha? Veramente però, non a bocca, a parole che tutto bisogna cambiarlo perché tutto rimanga com è Così l Italia potrebbe rivivere un nuovo Rinascimento, bellissimo per noi e per il mondo intero se l Italia riacquistasse la sua forza e la sua bellezza come diceva Peppino Impastato! La Redazione Erika Santochirico, Serena Montrucchio, Debora Sabba; Alessio Della Chiara 4 A Se solo fosse vero Il libro di Marc Levy tratta una storia d amore su uno sfondo sempre di attualità, l eutanasia Due destini, un incontro incredibile e un amore pronto a superare ogni ostacolo, anche quello più temuto: la morte. E questa la storia raccontata nel romanzo di Levy. Arthur è un giovane architetto paesaggista trasferitosi da poco in un nuovo appartamento. Una sera, mentre si lascia trasportare da un bagno caldo si accorge di non essere da solo in casa. C è qualcuno che proprio in quel momento sta battendo il tempo con le dita. Si tratta di Lauren, una giovane donna di trent anni, anzi momentaneamente è uno spirito il cui corpo giace in coma semi-permanente in ospedale. E cosi in poche settimane da quell incredibile incontro, incredibile perché ben presto Arthur si accorgerà che solo lui può vederla, sentirla e toccarla, Lauren e Arthur erano diventati complici, amanti e compagni di vita. Ma proprio in quel momento più bello, e cioè quando i due si innamorano sul serio, i medici decidono di staccare le macchine che tengono in vita la giovane dottoressa. Inizia così per Arthur una lotta contro il tempo per salvare la donna amata, perché come dice lui stesso nel libro: riuscire a riportare te alla vita dà un senso alla mia. Questa è la frase che riassume tutto il romanzo, ma non è melensa e sdolcinata come potrebbe apparire. Arthur, come ho detto, è un architetto, e rappresenta secondo me molti dei ragazzi di oggi. Si descrive sereno perché gli piace cercare le soluzioni per non avere paura dei problemi. E ciò lo fa risultare come un uomo che non ha paura di niente, ma in realtà è molto dolce. Non si amava, né si odiava, gli piaceva il suo modo di essere libero e indipendente. Frequentava la gente e i luoghi che gli piacevano e se leggeva un libro, lo faceva perché gli andava di leggerlo e non perché rientrava in quella lista di libri che bisogna assolutamente aver letto. E piuttosto impulsivo, uno spirito libero appunto, che nella vita si butta, si lascia andare senza farsi troppe domande, altrimenti non si spiegherebbe come faccia a credere alla storia di Lauren. Ma accanto a questo aspetto sereno e quasi rassicurante, se ne accosta uno fragile che si rivela in un momento particolare della loro fuga romantica, nella vecchia casa dove Arthur aveva vissuto la sua infanzia assieme alla madre, che purtroppo a causa di una malattia lo aveva abbandonato ancora troppo piccolo. La madre rimase una figura molto importante nella sua vita. Madre che, sebbene avesse avuto poco tempo per stare accanto al suo bimbo, gli aveva insegnato a vivere e a non sprecare neanche un attimo della vita, perché poi non ti verrà più restituita. Lauren invece è una dottoressa che a causa di un incidente stradale si trova da tre mesi in un letto d ospedale. Ma stranamente la sua anima non è con lei e non si sentirà viva finché non arriverà nel suo appartamento Arthur. Con lui parla dei vantaggi di essere un fantasma, ma pensandoci bene si rende conto che esserlo è più una croce che una gioia. Infatti dice: tutto è diventato per me accessibile ma anche impossibile. E un personaggio originale e inverosimile, ma molto divertente. Come dice anche Casper, il famoso fantasma dell omonimo film e cartone animato, i fantasmi sono persone morte che hanno una questione irrisolta sulla terra, qualcosa in sospeso. E forse Lauren è una specie di fantasma, e la sua questione irrisolta è Arthur, ovvero la sua vita non può essere interrotta perché deve trascorrerla con il suo amato. Inoltre il fatto che Lauren insista tanto a volere sapere il perché lui l aiuti, nonostante sia una follia che in pochi sarebbero disposti a fare, data la soprannaturalità della storia, secondo me lo fa assomigliare a molte di noi. Perché anche se sospettiamo qualcosa sul sentimento dell altro vogliamo proprio sentircelo dire in faccia per farlo risultare molto più romantico. Il romanzo tratta diverse tematiche, prima di tutte l amore. Un amore ai limiti della realtà, appassionante e tenero che cresce giorno per giorno e ricco di ironia e fantasia, e che li porta alla fuga romantica. Tutto ciò avviene appunto nella casa dove Arthur ha trascorso l infanzia. Una villa che dopo la scomparsa della madre non aveva più avuto il coraggio e la forza di aprire. Però decide di farlo per Lauren, per salvarle la vita. La casa infatti servì a nascondere il corpo della donna, portato via clandestinamente da Arthur e dal suo collega di lavoro dall ospedale per impedire ai medici di porre fine all esistenza di Lauren. Porre fine a una vita, ovvero procurare intenzionalmente la morte di una persona a causa della sua qualità di vita compromessa da un grave incidente o da una malattia. Questa si chiama eutanasia ed è una questione sempre molto attuale che fa nascere grandi discussioni. E giusto staccare le macchine che tengono in vita una persona? E gli interrogativi che emergono sono tanti: e se mentre stacchiamo la spina, si muovesse una mano o un piede o si risvegliasse del tutto? Dovremmo sentirci in colpa per staccare tutto, o degli eroi, perché poniamo fine soprattutto a uno stato irreversibile e che crea solo sofferenza per il malato e la famiglia, che lo vede ogni giorno immutato e si sente perciò più impotente? Ma se da un lato il libro fa riflettere su questo aspetto molto delicato, dall altro ci vuole fare capire l importanza della vita e di essere felici, di vivere ogni attimo, ogni momento e di non sprecare niente. Insomma vivere ogni giorno come se fosse l ultimo! Questo dice Lauren: per lei è essenziale, perché sa che la sua attività cerebrale cala ogni giorno e potrebbe scomparire da un momento all altro. Una delle frasi del libro che mi è piaciuta tanto è: riconoscere la felicità quando è ai tuoi piedi, avere il coraggio e la determinazione di abbassarti per prenderla tra le braccia e custodirla. Questa è l intelligenza del cuore. L intelligenza senza cuore non è altro che logica e non è un gran che. L ultima tematica che ci fa riflettere è il fatto che la gente non ama la differenza, espresso da Arthur in compagnia di Lauren in un ristorante. Perché la

7 7 Interviste e attualità verità è che uno che parla, gesticola mentre sta cenando da solo dà fastidio. Della serie: non ti conosco. Purtroppo è così: tutti ti vengono incontro, ti sostengono quando sei normale, uguale a loro, ma non appena accenni un comportamento, un atteggiamento diverso dai loro canoni ecco che quelli che pensavi fossero i tuoi amici ti si rivoltano contro, come dei semplici sconosciuti; nel caso di Arthur, era in un ristorante pieno di sconosciuti, questi che appunto nemmeno sanno il tuo nome, si permettono di giudicarti. Sembra quasi che per vivere una persona oggi debba assolutamente rispettare certi canoni. Chiunque o quasi preferisce giudicarti subito e magari farlo male, piuttosto che pensare un attimo e non dare immediatamente giudizi affrettati. Comunque Se solo fosse vero è un romanzo romantico e allegro che fa sognare. Concludo con una frase del padre di Lauren: tutto è possibile, ed è solo una questione di tempo, il tempo di comprendere in che modo sia possibile. E una frase di speranza, che non mette limiti al sogno, molto simile a volere è potere. Per Arthur è stato proprio così, nonostante le difficoltà e la gente che lo credeva matto, è riuscito nel suo obiettivo: salvare la donna amata e riuscire a dirle la frase con cui lei ha cominciato il suo racconto: quello che sto per dire non è facile da capire, ed è impossibile da ammettere, ma se vuole ascoltare la mia storia, se vuole avere fiducia in me, allora forse mi crederà, ed è molto importante, perché lei, senza saperlo, è la sola persona al mondo con la quale possa condividere questo segreto. Erika Santochirico 4 A Il dibattito tra scienza e fede Evoluzione umana e ricerca della Verità Fin dalle sue origini l' uomo si è sempre posto alcune domande; domande le cui risposte sono state elaborate e interpretate in modo più raffinato in seguito allo sviluppo e alla miglioria del linguaggio, nonché unica e inequivocabile tecnologia in grado di creare le circostanze necessarie affinché un individuo (nel suo ego o nella sua società) possa comunicare ed evolversi. I primi a dare un nome a questa tecnologia furono i Greci, che essi identificarono nel Logos, lo studio del pensiero e del linguaggio e non solo: essi attribuivano ad esso non solo un significato puramente tecnico, ma un motore primario che governava il mondo secondo un modello ordinato e pulito, le cui leggi presentate secondo uno schema entropico, ma con un consistente numero di analogie, erano ignare all' uomo, che comunque era consapevole di questo suo limite. Esso, dunque, era lo strumento che, attraverso ragionamenti logici e modelli coerenti, permetteva di avvicinarsi alla conoscenza della vera natura delle cose, intesa non solo come della loro natura fisica (ovvero il suo significato originale), ma anche del cuore, o se meglio si preferisce, della sua anima, l' elemento fondamentale che rendeva l' oggetto appartenente al mondo perfetto a cui ho appena alluso, quello che rispondeva all' ideale del logos. Esso corrisponde al Verbum romano, l' appellativo che i latini diedero al loro Dio sceso sulla Terra: la luce, la giustizia... la Verità. Ma cos' è la Verità? La Verità non è un concetto definibile logicamente; essa può solamente indicare ciò che è verificabile o dimostrabile secondo una sequenza di ragionamenti coerenti che seguono un determinato filo logico a partire da pilastri assiomatici. La ricerca della Verità è un' avventura veramente entusiasmante e coinvolgente per ogni uomo che compie tale cammino. Sebbene la cultura orientale si basi ancora su un' intrinseca unione della natura fisica e spirituale delle cose, la metodologia utilizzata dalla filosofia occidentale in questo viaggio è piuttosto divergente, e vede una forte avversità nella conciliazione dello studio scientifico con il pensiero religioso, in particolare quello cristiano: problema che coinvolge le due entità e influenza tutta la cultura del mondo, dalla loro nascita ai giorni nostri. Tutte le religioni ritengono che il mondo sia un mistero bisognoso di spiegazione; la scienza, d' altro lato, lascia molti problemi insoluti e insolubili e sa fondatamente che nulla può essere conosciuto nella sua intima essenza. Compito della conoscenza è solo quello di classificare il nuovo entro una serie di fenomeni già noti, facendo salva la coerenza dell' insieme. La nostra conoscenza è sempre relativa, perché arriva a limiti non ulteriormente spiegabili. Al di là di quanto è comprensibile c' è l' Inconoscibile a cui si riferisce la religione. La filosofia deve purificare la religione dalle forme più grossolane di espressione e offrire una conoscenza più generale di quella scientifica, perché tende a fondere le varie conoscenze. L' esperienza è un sapere non unificato; la scienza è un sapere parzialmente unificato. Il criterio di verità è la salvaguardia della coerenza dei vari elementi. Si deve perciò presupporre come fondamentale l' attestazione della coscienza, che coglie la coerenza delle affermazioni: pensare non significa, infatti, avere solo dei fatti di coscienza, ma metterli in relazione tra loro. Ogni verità è frutto del processo di adattamento tra le relazioni interne all' individuo cosciente (l' insieme delle sue conoscenze, persuasioni, convinzioni...) e quelle tipiche dell' ambiente circostante. La Storia ci racconta molte battaglie che videro in campo scienza e fede: gli ideali degli uomini mutavano continuamente da periodo a periodo e questi cambiamenti non erano altro che un indice della potenzialità dell' uomo e della stima nei propri confronti. Medioevo, Rinascimento, Barocco, Illuminismo, Romanticismo, Positivismo... e cosi via, una serie di pacchetti storici, artistici, letterari e in generale culturali che alternavano vicende che vedevano coinvolte le due parti, radicalmente influenzate dagli eventi storici del loro tempo. In particolare, nel corso dei miei studi di Storia, sono due gli eventi che mi urge ricordare: lo scandalo astronomico della prima metà del Seicento e quello evoluzionistico della prima metà dell' Ottocento che vide sul campo la Chiesa e due dei più grandi uomini che la Scienza possa

8 8 Interviste e attualità ricordare, rispettivamente Galileo Galilei e Charles Darwin, separati da due secoli, ma accomunati da molte analogie tra cui il linguaggio semplice e discorsivo delle loro divulgazioni e le appassionanti ricerche ed esperimenti che li caratterizzavano; inoltre la spudorata quanto cieca negazione da parte del Pontefice delle loro scoperte, o perlomeno delle tesi che andavano divulgando, poiché non rispecchiavano le conoscenze classiche aristoteliche riguardo l' ordine cosmologico (nel caso galileiano), oppure l' origine divina dell' uomo raccontata nella Bibbia (nel caso darwiniano). Tralasciando i particolari, questo discorso può facilmente essere riportato all' attualità, dove sebbene lo scontro avvenga con armi più leggere, non mancano forti discussioni e contese che riaccendono dibattiti teo-logici: la clonazione, l' aborto, la fecondazione assistita, l' uso del profilattico... sono solo alcuni degli argomenti più ardui per cui si combatte. Da una parte la Scienza con i suoi enormi progressi (sarebbe più corretto dire sviluppi, poiché dal progresso si evince un forte approccio finale positivista) e le sue nuove invenzioni al fine di migliorare le condizioni di vita della società e portare avanti la ricerca, dall' altra la Chiesa che esorta i fedeli a seguire il giusto cammino senza deviare per strade comode, ma per quelle che ti portano ad una pura salvezza morale e spirituale. I due sentieri della conoscenza non hanno niente di sbagliato: entrambi sono alla continua ricerca della verità, ciò che li separa sono solamente i pilastri di partenza. La società ha bisogno di istituzioni che la possano guidare; essa ha paura di ciò che non conosce, ma è proprio questo che rende l' ignoto così affascinante. E chi, se non la Chiesa o la Scienza, può dare risposte certe sull' ignoto???... la risposta è molto semplice: NESSUNO. Nessuno potrà mai arrivare a quel livello di conoscenza tale da permetterti di fermarti e dire che il tuo scopo nella vita è finito. La conoscenza è un limite a cui tendere, un irraggiungibile fine o meta che rincorrerai per tutta la tua vita. Scienza e religione non troveranno mai un punto d' accordo fino a quando non capiranno che il modo giusto di guidare la società è quello di riuscire a far convergere in un unico ideale le rispettive dottrine. La natura delle cose non la si ritrova solamente nello studio delle sue proprietà fisico-chimiche, ma anche nell' anima che rivive all' interno di esse. Queste due entità si sono separate nel momento in cui l' uomo razionale ha iniziato a nominare, dividere, classificare e a ordinare queste realtà, mentre l' uomo spirituale, altrettanto, ha fatto emergere solamente il loro pneuma vitale con il grave errore di sprofondare in concetti metafisici spiegati con quelle che vengono chiamate semplici parole a vuoto. L' uomo ha bisogno di questa riconciliazione, il vero scopo della sua vita è quello di ricercare la realtà che gli manca: questo cammino può essere aiutato dalla Scienza o dalla Fede che gli vengono insegnati, ma essi riempiono solamente quella che può essere definita una conoscenza parziale della sua formazione e della sua moralità. La vera realizzazione la si ritrova quando la coscienza umana lo porta a capire quello che cerca. È un cammino individuale differente da uomo a uomo, ma sicuramente porta ad un' unitarietà e ad una fusione della mente con il corpo, dell' anima con il fisico, della componente scientifica con quella spirituale: non è un caso che nell' atto cresimale del cristiano praticante i sette doni ricevuti dallo Spirito Santo siano la Sapienza, l' Intelletto, il Consiglio, la Fortezza, la Scienza, la Pietà e il Timor di Dio, dove quest' ultimo rappresenta l' Inconoscibile che ci rimane oscuro, ma che ci dà la forza e la grinta di andare avanti nel nostro cammino. I dettagli dell' esistenza non hanno un senso se vi neghiamo l' aspetto spirituale: essi rimangono concetti fini a se stessi e l' esistenza rimarrebbe un idioma senza un centro... in talune culture il processo di scoperta di questo centro spirituale è semplicemente chiamato imparare a essere umani. Sanya Casadei 5J Magazine degli studenti dell Isiss Gobetti De Gasperi, scaricabile dal sito Gli studenti che vogliono partecipare possono inviare i loro articoli in formato Word all indirizzo ilgiornalinogobetti@gmail.com La Redazione: Alessio Della Chiara 4 A, Serena Montrucchio 4 A, Erika Santochirico 4 A, Debora Sabba 4 A, Alessia Masini 2 A, Valbona Jonuzi 2 A, Alessio Carcaiso 2 A. Coordinatore: Prof. Giuseppe Vanni

9 9 Voci dal Gobetti- De Gasperi De.Gas.Go.!!! Alunni e docenti del Gobetti-De Gasperi in concerto al Palafiera di Morciano Mercoledì 14 marzo, al Palafiera di Morciano, è stato tenuto uno spettacolo organizzato dai docenti collaboratori del laboratorio musicale della nostra scuola e dai ragazzi partecipanti. Insieme hanno dimostrato il loro talento in una calorosa esibizione, seguiti e acclamati dalle classi quarte e quinte. La messa in scena dello spettacolo è stata possibile grazie alle prove svolte due volte a settimana dai ragazzi, assistiti dai professori. Ogni mercoledì e venerdì pomeriggio ci si ritrovava nella struttura scolastica a fare le prove. I docenti si sono ritrovati quasi catapultati nel passato, tornando agli anni giovanili, durante i quali coltivavano le proprie passioni con l allegria di chi fa qualcosa col cuore. Credo si siano divertiti molto, come pure i ragazzi, e questa è la cosa più importante. Ai giovani, infatti, nonostante la grande emozione, il corso è piaciuto molto e sono stati soddisfatti dello spettacolo atteso con impazienza. L organizzazione è stata difficile e complessa, anche perché il tempo a disposizione è stato poco, ma alla fine è stato ottenuto un buon risultato, visibile anche dalla reazione del pubblico. Inoltre l attività non è finita qui, ma continuerà con altre esibizioni che si terranno il 30 marzo al teatro Massari di San Giovanni in Marignano e l 1 giugno, durante la festa di fine anno scolastico, nel Palazzetto dello Sport. Per la riuscita di questa attività è importante ringraziare la Provincia di Rimini, la quale ha fornito i finanziamenti, il Preside, che ha acconsentito con piacere alla realizzazione del corso musicale, i docenti, che hanno deciso di voler adoperare il loro tempo per questo e i ragazzi, che, con passione, si sono impegnati e, soprattutto, divertiti: Queste le performance: Gli Head Rush, che hanno interpretato Californication, Smells like teen spirit, Time is running out e Blitzkrieg bop ; Serena, con La notte ; Sonia, con Se telefonando ; Tutti assieme con Terra promessa ; Inoltre fondamentale è stata la partecipazione delle due vallette e di Mr. Richard, che, oltre a cantare Voglio andare a Liverpool, ci ha intrattenuti per tutta la durata dello spettacolo. Valbona Jonuzi 2 A Una piccola galleria fotografica del concerto Lisa Bretani, che ha interpretato Il tempo di morire, Lonely day, Perdere l amore, Caruso, in onore di Lucio Dalla, I will survive e Generale (quest ultima assieme ai professori Galli Renzo e De Nunzio Francesco); Federica, con Gocce di memoria, Someone like you, Bastava (quest ultima assieme a Sabrina); Daniele Piccone, con Ci sarai e I belong to you (quest ultima assieme a Lisa Bretani); Elisa, Sabrina, Valentina e Federica assieme per interpretare Distratto ; Le stesse di prima, con l aggiunta di Valbona, per Benvenuto ; I gemelli Pire, che si sono esibiti con una Break Dance; I Carena, con Vodoo Child e Paranoid

10 10 Voci dal Gobetti De Gasperi proposta FOR YOU AND FOR ME UN CAPODANNO ALTERNATIVO NEL CONTINENTE AFRICANO Intervista a Gianluca Corbelli 4 A 1)Come si chiama il progetto a cui hai partecipato? Si chiama gruppo Africa ed è un gruppo parrocchiale, di Bellaria Monte. 2)Com è nato questo gruppo? È nato attraverso il viaggio di un prete e un padre di famiglia i quali l hanno proposto successivamente a dei ragazzi che hanno poi accettato la 3)In che paese sei andato? In Etiopia in un villaggio a circa dodici ore di auto da Addis Abeba. Là c è una missione delle suore che ospita disabili sia mentali che fisici di ogni età 10)Come hai trovato la forza per accudire le persone nella missione? In fondo si tratta di una cosa forte, non tutti sarebbero stati capaci Inizialmente le prime persone che si andava ad aiutare ci si trovava un po impacciati anche a causa dell odore che emanavano i reparti dove queste persone erano alloggiate, però man mano che si aiutavano queste persone si era spinti anche dai loro sorrisi di gratitudine e di ammirazione. 11)E un esperienza che rifaresti? Sì, volentieri e magari accompagnando qualche mio coetaneo in questa esperienza perché credo che possa essere un ottima esperienza di vita che ognuno di noi dovrebbe provare. La Redazione - Debora Vitillo 4 A I Masnadieri 4 A al Regina di Cattolica, ma questa volta con un opera dalla trama a suon di pistola 4)Qual era il vostro compito all interno della missione? Il nostro compito era quello di far giocare i bambini ed aiutare nelle cose di tutti i giorni: lavare gli ospiti della struttura, tagliargli le unghie delle mani e dei piedi, sbarbarli e servigli i rispettivi pasti. 5)Quali emozioni ti ha trasmesso questa attività non del tutto usuale? Compassione e rabbia allo stesso tempo per le evidenti ingiustizie. 6)Come ti sei trovato con l improvviso cambiamento climatico? Mi sono trovato a mio agio (ero là tra Natale e Capodanno) anche perché l Etiopia è un enorme altopiano e quindi le temperatura risentivano delle altitudini. 7)Avete portato qualcosa da donare alla missione? Il nostro bagaglio era metà per noi e l altra metà era adibita a materiale scolastico da donare, in più abbiamo donato una somma di denaro raccolta con mercatini equo-solidali effettuati durante l anno. 8)Guardando le fotografie che hai mostrato, siamo rimasti sconvolti dalle case. Non pensavamo fossero ancora così rudimentali, e comunque in generale da ciò che ci hai mostrato con le immagini si evince una situazione di grande povertà. Infatti non sono presenti strade asfaltate al di fuori della strada principale che collega le città più importanti; le case sono prive di elettricità e acqua corrente e anche noi ci siamo dovuti adattare a questa situazione, per esempio usavamo dei secchi di acqua fredda e ce li rovesciavamo addosso a vicenda. In un contesto simile per es. è difficile lavarsi i capelli più di una volta la settimana. 9) Quindi in generale com è stato l impatto con l Africa profonda? Mi ha aiutato a capire e valorizzare le piccole cose, come il fatto di potersi lavare con dell acqua corrente sotto la doccia ed apprezzare maggiormente ciò che già abbiamo. Secondo appuntamento a teatro per la 4 A ITC accompagnata dai Proff. Vanni e Rubini. Ma questa volta con una storia completamente diversa. Si tratta dell opera di Schiller, I Masnadieri. Un interpretazione davvero innovativa, moderna e piuttosto insolita rappresentata al teatro La Regina di Cattolica. Noi ragazzi, abituati a canti melodici e ad abiti ottocenteschi siamo rimasti sorpresi nel vedere attori giovanissimi indossare giacche di pelle e nell udire colpi di pistola sorprendentemente veri. Ecco il comunicato stampa del Teatro della Regina: I MASNADIERI di Friedrich Schiller regia di Gabriele Lavia scene di Alessandro Camera costumi di Andrea Viotti musiche di Franco Mussida luci di Simone De Angelis La vicenda, tratta dal capolavoro del romanticismo tedesco Die Rauber, ovvero i fuorilegge, i banditi, è la storia dei fratelli Moor: uno, Karl, scapestrato ma generoso e affascinante, l altro, Franz, invidioso e deforme. Per rubare a Karl l affetto del padre e della donna amata subentrando così sia nell eredità sia nelle grazie di questa, Franz diffama cinicamente il fratello, il quale per disperazione diventa capo di una banda di fuorilegge e commette delitti talmente atroci che quando la verità viene a galla uccide padre e fidanzata perché non convivano con le sue colpe. Eccessivo fino al delirio il testo, così pieno di coraggio, di slancio, d'amore e di dolore e che oggi coinvolge come certi giochi di

11 11 Voci dal Gobetti De Gasperi playstation o certi cartoni animati giapponesi, col fascino di una mancanza di limiti che, una tantum, ci consentiamo di contemplare: e bene fa Lavia a lasciarlo parlare con bella chiarezza, senza prenderne le distanze ma anzi sollecitando la compagnia di giovani in cuoio antracite e occhiali scuri a darci dentro, con un ritmo incalzante sottolineato dalle musiche di Franco Mussida.I giovani entrano nel gioco con gusto sull esempio dello scelleratissimo Franz di Francesco Bonomo, che parte a razzo e riesce a mantenere il tono fino alla fine. Simone Toni (Karl), Gianni Giuliano (Moor), Cristina Pasino (l unica donna) e sedici altri reggono come lui senza cedimenti per le pur non brevi due ore e mezza. CENTO, CENTO, CENTO!!! I giorni che mancano (mancavano, al 13 marzo ) alla Maturità Ma la giornata non è finita qui: alle ore 20:00 per chi voleva cenare e alle ore 21:00 per chi voleva solo ballare, ritrovo di fronte alla scuola per la navetta che ci avrebbe portati al Rio Grande, dove alcune classi hanno anche deciso di cenare. Alla festa in locale hanno partecipato tutte le scuole di Rimini, e sono stati organizzati giochi e concorsi di Mr e Miss Cento Giorni e distribuzione di tante magliette colorate in ricordo della festa, avvenuta dopo la cena. Dopo di ciò si è dato via alle danze e tutti i ragazzi si sono divertiti ballando in compagnia, ridendo e scherzando fino alle 4, quando la navetta ci aspettava per il ritorno a casa. Tutti sono rimasti contenti della magnifica giornata, che per i ragazzi delle classi quinte rappresenta un punto di traguardo ambito già dal primo arrivo a scuola, in classe prima. Certamente il 13 marzo rimarrà per tutti noi uno splendido ricordo di questo ultimo anno di scuola e di tutto il percorso svolto finora. Giulia Tasini 5 A L AZZURRA DELL ISISS MARTINA OLIVIERI, 4 A, NAZIONALE DI KARATE CI RACCONTA IL SUO SPORT 1)Cosa ti ha spinto a iniziare karate? Possiamo dire che ho iniziato questo sport,il karate, un po per caso. Un giorno mia madre mi fece vedere un volantino che era attaccato al finestrino della sua macchina che mostrava una scuola dove insegnavano questa arte marziale. 2)Da quanti anni pratichi questo sport? Ho iniziato all età di cinque anni e mezzo, e oggi sono ben dodici anni e mezzo che continuo ad avere la stessa passione. Dopo tanta trepidazione e crogiolante attesa, il 13 marzo le classi quinte di tutto l Istituto hanno festeggiato i Cento giorni all esame di Stato. Nonostante molti di noi sperino di non arrivare mai a quel fatidico giorno di giugno, il festeggiamento del conto alla rovescia è stato accolto con gran clamore da tutti: non è stato certo facile organizzare l intera giornata, ma alla fine grazie ai nostri rappresentanti d Istituto e a tutti i rappresentanti delle classi quinte la festa è riuscita molto bene! Già dalla mattina all arrivo a scuola i ragazzi si sono presentati chi in tenuta elegante chi travestito in base al tema scelto dalla propria classe (si sono visti ad esempio il cappellaio matto e il coniglio bisestile di Alice nel paese delle meraviglie, e pure un intera squadra di rugby!!!). Dopo le prime due ore di lezione finalmente è suonata la campanella della ricreazione, ed ecco che tutti i maturandi sono scesi in fretta e furia dalle scale per dirigersi in cortile e partecipare al famoso corteo con il grido Cento, cento, cento!!!. Alle ore 12:50 siamo tutti usciti da scuola per andare alla pasticceria Garden dove era pronto per noi un rinfresco in occasione della festa: dolce, salato e infine torta e spumante per festeggiare l occasione. 3)Lo vedi più come un hobby, uno sport, o un futuro lavoro? L ho sempre vista come una passione, ma crescendo ed arrivando a certi livelli la mia opinione si è evoluta. Una volta finita la mia carriera agonistica potrei iniziare a insegnare ai bambini e quindi trasformare quella che è la mia passione in un futuro lavoro. 4)Hai partecipato a qualche gara? Se sì, a livello nazionale o internazionale? Sì, ho partecipato a gare sia di livello nazionale che internazionale. 5)Qual è il ricordo più bello delle tue gare? Ogni vittoria è sempre emozionante, ma l emozione più forte l ho provata vincendo il mio primo campionato italiano a squadre sociali. Le gare a squadre sono delle competizioni dove partecipa tutta la squadra formata da tre componenti del gruppo dove, disposti a triangolo, i membri del gruppo si devono muovere in sincronia eseguendo uno dei vari Katà(forme). Dopodiché si esegue il BUNKAI, cioè il combattimento. 6)Oltre al karate hai altri interessi? Gli altri interessi sono quelli che accomunano noi adolescenti, uscire con gli amici, divertirmi, ascoltare musica, ma in sostanza la mia passione più grande rimane quella del karate.

12 12 Voci dal Gobetti De Gasperi 7)Hai dovuto rinunciare a qualcosa per dedicarti alla tua passione? Tra scuola e sport durante la settimana mi rimane poco tempo per me, quindi è normale che io debba rinunciare a qualcosa. Durante i week-end spesso sono in ritiro con la squadra e ciò mi toglie del tempo per frequentare i miei amici. 8) Dove ti alleni? Ti trovi bene in quell ambiente? Mi alleno al nuovo palazzetto dello sport a Riccione, tre volte alla settimana per un ora e mezza ciascuna. Si inizia con il saluto: il karate è un arte marziale, quindi il rispetto è fondamentale. Indossiamo un Karategi (la tunica pantalone e giacca bianca legate da una cintura, nel mio caso nera) Si inizia l allenamento con un riscaldamento muscolare, dopodiché si passa alla forma, cioè a fare i Katà, cioè l insieme di quelle forme a vuoto che ne costituisce l essenza. avvisava che ero stata convocata in nazionale. Li per lì la mia prima reazione fu di grande gioia, era una cosa troppo importante per me. Quindi nonostante i postumi dell incidente non volli sentir ragioni e andai con mio padre e altre componenti della mia squadra a Matera che era il luogo fissato del raduno in azzurro. 14) Quindi, concludendo, qual è lo stato attuale del tuo palmares? Cinque titoli italiani a squadre, un terzo posto individuale al campionato italiano, un terzo posto individuale a un torneo di Napoli valido per il ranking nazionale, un semieuropeo a squadre in Austria, quinta a squadre nell importante open di Monza e altre minori. La Redazione - Debora Vitillo 4 A Ballando ballando Martina Barbieri, 2 A, e la sua passione per la danza 9)Come sei diventata cintura nera? Solitamente per diventare cintura nera si deve andare a sostenere un esame a Bologna; nel mio caso invece lo sono diventata per diritto essendo arrivata settima al mio primo campionato italiano individuale. Un altro bel risultato che ho ottenuto ai campionati italiani è stato il terzo posto ottenuto sempre nel Katà che mi ha permesso poi di iniziare una lunga serie di ritiri con la nazionale italiana. 10) Il karate è uno sport olimpico? Ancora no. Lo dovrebbe diventare nel )Come viene strutturata la valutazione della giuria, in una gara di karate/katà? Ci sono cinque arbitri ai bordi del tatami(il tappeto su cui avviene la gara) i quali hanno due bandierine ciascuno, di colore diverso: una rossa e una blu. La rossa sta ad indicare la persona che inizia per prima, la blu la seconda. Finito il katà l arbitro centrale fischia e tutti e cinque gli arbitri sollevano una delle due bandierine a seconda del contendente che vogliono premiare. 12) Come ti sei trovata all interno della nazionale italiana? Mi sono trovata molto bene perché è come stare in una grande famiglia; gli allenamenti sono molto tosti e quindi ti permettono di crescere ancora di più e di affinare ulteriormente le tecniche relative a questa disciplina. Solitamente facciamo tre giorni di stage in cui ci alleniamo due volte al giorno per due ore ciascuno, una la mattina e una al pomeriggio. 13)Come ti è arrivata la notizia della convocazione azzurra? Come hai reagito? Mi è arrivata in un momento particolare; ero in prima superiore ed avevo appena avuto un incidente serio con lo scooter che tra le altre cose mi aveva provocato un trauma cranico. Mi trovavo a casa ancora convalescente quando mi arrivò la telefonata con cui la mia società mi Da quanto tempo danzi? Pratico danza da molto tempo, più precisamente da quando avevo 4 anni! Piccola eh?! Decisamente! Come e perché iniziasti? Iniziai semplicemente perché tutte le mie amiche andavano lì e mia mamma mi ci ha portata. Ero subito entusiasta, anche se da piccola, essendo abbastanza timida, inizialmente un po mi vergognavo! Ti vergogni ancora? No, per niente, perché ormai mi sono abituata a ballare in pubblico e mi trovo molto a mio agio perché quando ballo mi dimentico di tutto il resto. Mi rinchiudo nel mio mondo per un po di tempo, e poi torno ad una realtà diversa, ma comunque bella. Che tipo di danza fai? Classica e moderna da sempre, mentre c è stato un periodo in cui ho fatto anche hip hop. Dove ti alleni? Alla Plume di Morciano, di solito due volte a settimana. Il fatto che per coltivare questa passione non debba fare tanti sforzi per spostarmi allenandomi appunto a Morciano è uno dei tanti aspetti positivi di questo sport. Quali altri aspetti positivi ci sono ad esempio? Come ho detto prima, uno degli aspetti positivi principali è che quando ballo penso solo a quello, a ciò che mi piace. Mi piace infatti andare alle lezioni, mi rilassa, mi fa sentire libera.

13 13 Voci dal Gobetti De Gasperi Ti è mai passata la voglia di danzare? Proprio passata no, però diciamo che due anni fa c è stato un periodo in cui nella danza non riuscivo a trovare il solito svago e il solito divertimento che vedevo precedentemente e che vedo tutt oggi. Non so come, non so perché ma oggi mi è totalmente passato questo momento di confusione e non mi perdo più una lezione. Favole da assaggiare Lettura animata multisensoriale per bambini ad opera dei ragazzi della 2 B E difficile memorizzare i passi? No, basta averli fatti due o tre volte e poi vengono da soli. Ma a parte questo, anche se fosse difficile m impegnerei per impararli perché con i passi fai parlare il corpo, comunichi senza usare la voce e tutto ciò per me è fantastico. Riesci a conciliare danza e studio? Direi di sì, perché ovviamente gli orari non coincidono e le lezioni durano o due o un ora quindi ho anche il tempo di studiare. Qualche rumor sui prossimi spettacoli? Il prossimo spettacolo principale sarà La Carmen, che si terrà in Giugno al Teatro della Regina a Cattolica. L ultimo spettacolo che abbiamo fatto invece è stato a San Gregorio al Padiglione Fieristico. Inoltre ne faremo altri per le varie rappresentazioni del paese. Per vedere gli spettacoli si paga? Per i teatri privati sì, ma per le rappresentazioni pubbliche come a San Gregorio no. In conclusione, consiglieresti quest attività a qualcuno? Per me questo è uno sport molto bello e ormai credo di non smettere più. Lo consiglierei, ma non a tutti, perché non tutti hanno le qualità e le capacità adatte per praticare la danza, ma per chi è portato consiglierei di iniziare da piccoli per coltivare al meglio questa passione. La Redazione Alessio Carcaiso, Valbona Jonuzi, Alessia Masini 2 A Due favole a fare da cornice ad un pomeriggio tutto speciale, dedicato a loro, i più piccoli, gli unici a cui ormai sembra essere rimasta la voglia e la possibilità di sognare, in tutti i sensi. Pomeriggio a cura della Professoressa Giambartolomei con la collaborazione degli alunni della 2 B dell ITC Piero Gobetti di Morciano di Romagna, che si sono prestati ad un compito speciale, quello di dare vita alle favole. Sì, perché spesso le fiabe possono diventare realtà, poi se a farle diventare tali ci pensa una coreografia animata ed interattiva tutto diventa più semplice. La chiave di tutto resta comunque il divertimento, sia per gli studenti che si sono cimentati in quella che per loro è stata un esperienza nuova e sia per il grande pubblico, che ha potuto ovviare alla solita storiella letta dalla mamma sul lettone prima di addormentarsi. Quello di mercoledì 18 aprile è stato il primo appuntamento di una simpatica iniziativa che ne vedrà altri con letture che affronteranno tematiche differenti, il tutto reso possibile dalla concessione della Biblioteca Comunale di San Giovanni, che ha messo a disposizione i suoi ambienti per l occasione, visto che le condizioni meteo non hanno reso possibile lo svolgersi dell attività all aria aperta. Un autentico successo che, grazie alla combinazione vincente personaggi-cibo, ha letteralmente incantato e lasciati pieni di stupore i diretti interessati. Infatti, come prima accennato, i personaggi, dalla carta si sono materializzati in carne ed ossa,travestiti di tutto punto per rendere il tutto ancor più reale, coinvolgendo direttamente gli spettatori in un attività sensoriale, facendo loro toccare con mano il cibo e facendoglielo assaporare. Una delle due favole, infatti, andava a toccare un argomento molto sensibile per i bambini, quello della frutta, alimento indispensabile per la crescita. Gli organizzatori non si sono comunque limitati ad offrire solamente le due favole al pubblico, ma hanno dato la possibilità, ai piccoli ospiti, di passare qualche momento di ricreazione tutti assieme, reso ancora più divertente dalla creazione di animaletti con i palloncini da parte di alcune alunne e da una ricca merenda, ovviamente a base di ottima frutta! Alessio Della Chiara 4 A

14 14 Il libro Il film Radio Freccia Un film generazionale sempre d attualità Credo che non sia tutto qua, però prima di credere in qualcos'altro dobbiamo fare i conti con ciò che c'è qua. E allora mi sa che crederò prima o poi in un Dio. Frase stupenda. Ma quant'è vera? Ve lo dico io: tanto. A volte le persone buone, che hanno come unica colpa quella di essere ingenue e condizionabili, e che magari sono anche migliori di molte altre, sono costrette a soffrire. Chissà perché il mondo va così. Forse il mondo è cattivo. O forse Dio è cattivo. Questo non lo sappiamo, però probabilmente lui lo fa perché quelle persone gli servono. Come ha detto la fidanzata di Sic al suo funerale: Le persone troppo perfette non sono fatte per stare con noi comuni mortali. Forse è vero. Forse no. Il mondo troppe volte va storto, però. Sembra che Dio ci abbia creati solo per domandare, supporre e rimanere sempre nel dubbio, quando invece non potremo mai sapere niente noi comuni esseri umani. È un'ingiustizia! Magari dovrei essere come molti che non ci pensano neanche a queste cose. Se ne fregano di tutto questo. Gli interessa solo farsi fighi davanti ai loro amici e indossare ogni mattina, appena svegli, la loro solita maschera, di cui parla anche Pirandello. Però io non ci riesco. Non riesco a non pensare. Perché morire proprio per overdose? È bruttissimo morire così. Senza alcun preavviso. Puff! E da un momento all'altro non esisti più. Poi solo dolore. Dolore. Dolore. Dolore. A tutti quelli che ti vogliono davvero bene regali un immenso dolore. Eppure ancora moltissime persone, come Freccia, muoiono per uso di stupefacenti. Dopo essere stati convinti da amici e ragazze cominciano a farne uso, alcuni credendo di poter smettere quando vogliono. Ma non è così. Anche loro in realtà lo sanno, però cominciano lo stesso. Spesso lo fanno per sballo. Ok. Divertirsi va benissimo. È normale ogni tanto svagarsi dalla solita routine, ma sarebbe meglio farlo in un altro modo. Perché con le droghe non sai cosa può accaderti dopo quel momento (a quel punto inutile) di grande allegria. Sicuramente qualcosa cambia. E a quel punto il tuo corpo ne cerca ancora. E ancora. Fino a non riuscire più a smettere. Questo è un meccanismo che probabilmente negli anni '70, quando ancora non si sapeva molto sulle droghe, i ragazzi non conoscevano. Ma ora? Ora che tutti sanno a cosa vanno incontro, perché cominciano a fare uso di droghe? Secondo me la maggior parte delle volte perché vengono condizionati, oppure per esibizionismo. Quasi che drogarsi sia una cosa di cui vantarsi! Fatto sta che molte persone ci cadono ancora. Oltretutto con il pensiero di provare il gusto dello sballarsi, tanto meglio! Quasi tutti i giovani si trovano a non essere sobri il sabato sera a causa di alcol o droghe. E questa cosa mi preoccupa. Questa nuova cultura dello sballo mi preoccupa davvero tanto; ogni tanto, per divagare, una gatta, come dicono i giovani, è accettabile. Ma che senso ha passare l'unica serata alla settimana in cui ti puoi divertire a vomitare a tutto spiano e il giorno dopo non ricordarsi niente? Io davvero non capisco questa moda dell'alcol, importata di recente dai paesi del Nord-Europa. Se prima nessuno aveva bisogno di bere fino a non reggersi in piedi, perché ora molti non riescono a farne a meno? Chissà. Forse un giorno lo capirò. Inoltre mi preoccupa anche il fatto che tanti ragazzi, oltre alle droghe tradizionali, facciano uso sistematico di sostanze eccitanti che, come pochi sanno, hanno degli effetti devastanti per l'organismo. In questi casi spesso lo fanno per insicurezza, ma secondo me quello che non capiscono è che non c'è bisogno di tutte quelle sostanze per risultare migliori di fronte ad una ragazza. Secondo me, se c'è vero amore fra due persone, non c'è bisogno di ricorrere a tutti questi metodi. Basta solo avere accanto la persona desiderata e tutto il resto viene da sé. Comunque io non faccio uso di droghe, fortunatamente. Ma questo è merito soprattutto dei miei genitori, che mi hanno fatto capire molte cose di questa vita. Li ringrazio e credo che non smetterò mai di farlo. Qualcuno adesso mi definirebbe anche brava figlia di papà, ma a me non interessa. Ognuno fa ciò che crede e ciò che si sente di fare. Io non costringo nessuno a non bere o a non fare uso di droghe. Semmai un giorno lo suggerirò a mio figlio, ma per ora non mi sento di costringere nessuno. Però c'è una cosa che mi fa rabbia: quando qualcuno descrive delle persone come sfigate e diverse perché non fanno qualcosa che tutti fanno, quelle persone a volte si convincono e, per non essere giudicate, cominciano anche loro. Bhé, io a quelle persone vorrei dire una cosa: essere diversi e differenziarsi dalla massa non è né un difetto, né una colpa, ma il contrario! Significa avere il coraggio e la forza per rispondere alle critiche e non cambiare per gli altri. È qualcosa che in pochi riescono a fare. Quello significa avere davvero personalità. Quindi non ascoltate più di tanto la gente, che probabilmente è anche invidiosa. Siate padroni di voi stessi! Valbona Jonuzi 2 A CITY OF ANGELS-LA CITTÀ DEGLI ANGELI La recensione (in inglese!) di un romantic fantasy drama del 98 City of Angels is a romantic fantasy drama movie released in 1998 directed by Brad Silberling and set in Los Angeles, a city which even in its name evokes a special condition of spirituality. Maggie Rice is a respected and talented heart-surgeon who works in a big hospital in Los Angeles. During a routine procedure, the patient dies; she starts doubting her abilities and enters into a deep crisis. In the hospital there s Seth, too. He s an immortal angel dressed in black who has the task of offering comfort to sick people and accompanying dying people during their last journey. When he feels the special strength of Maggie and her despair, he falls in love with her. Therefore he decides to manifest himself to the eyes of Maggie to help her overcome the crisis, winning her trust and her heart. But Maggie is still a bit perplexed about the boy, who chooses to give up his status of otherworldly creature, to become a man to all effects and purposes. Now he can finally love Maggie, who shares the same

15 15 Il libro Il film feelings. But destiny lies in wait for Seth, in the guise of a lorry which breaks tragically his dream of love. In a bitter ending, he realizes that the world and human life are wonderful even without the woman he loves, and it is worth living them until the end. I liked this movie very much, because it goes beyond space and time, it makes you appreciate everything in life, and it makes you understand the very essence of many things. The end is baffling: only people who look for real love face the fear of falling. It is a movie which makes you feel alive, because loving for a single moment can fill your life forever. The main characters in this movie are Seth (Nicolas Cage) and Maggie Rice (Meg Ryan). The soundtrack album was released by Warner Bros in March It contains the following songs: "If God Will Send His Angels" by U2 "Uninvited" by Alanis Morissette "Red House" by Jimi Hendrix "Feelin' Love" by Paula Cole "Mama, You Got A Daughter" by John Lee Hooker "Angel" by Sarah McLachlan "Iris" by the Goo Goo Dolls "I Grieve" by Peter Gabriel "I Know" by Jude "Further On Up The Road" by Eric Clapton "Angel Falls" (Gabriel Yared) "Unfeeling Kiss" (Gabriel Yared) "Spreading Wings" (Gabriel Yared) "City Of Angels" (Gabriel Yared) Anna Leardini 2 B BIANCA COME IL LATTE ROSSA COME IL SANGUE Alessandro D'Avenia Forse penso un po' troppo al futuro... e delle volte finisco per confondermi sempre più le idee, fino a creare una tale confusione nella mia testa che se mia madre la vedesse non si accorgerebbe neanche di quello che c'è in camera mia! Di certo. Però, questo libo non mi ha aiutata in questo... Racconta la storia straordinaria di un sedicenne come tutti gli altri (o almeno così potrebbe sembrare agli occhi di chi non lo conosce): Leo, anzi, Leonardo. Per lui esistono solo due colori. La vita potrebbe essere dipinta in tutte le sue sfumature semplicemente con due colori: il bianco e il rosso. Le due facce della moneta. Il bianco è il colore più spaventoso che possa esistere. E' il colore della noia, della solitudine, del silenzio. Forse un po' ha ragione. Persino questo foglio, così bianco, vuoto, va riempito al più presto possibile. Riempito di parole, tutte attaccate le une alle altre, per far passare l'inchiostro nero dalla penna a questo foglio maledettamente bianco. Poi però c'è il rosso... il colore dell'amore, della passione, del sangue che scorre inesorabile nelle nostre vene, dell'adrenalina durante le partite di calcetto e gli sfidoni nel suo Bat cinquantino con Niko, il suo migliore amico. Rossi sono anche i capelli di Beatrice, la sua amata. Sì, proprio come Dante. Anche lui è innamorato di Beatrice, così perfetta, quasi irraggiungibile: il suo sogno! Poi c'è uno sfigato : il nuovo supplente di storia e filosofia. Lui, però, è diverso. Non è semplicemente sfigato, lui è il Sognatore. Una strana luce gli brilla negli occhi quando spiega, quando sprona gli studenti a vivere, a Sognare. Proprio per questo lui sarà fondamentale: la linfa vitale che aiuterà Leo a trovare il suo sogno nonostante i ripetuti ostacoli del cammino. Il suo vero sogno. Sicuramente non è facile per lui arrivati al punto di credere di avere in mano la situazione, vedersi frantumare tutto quello che voleva davanti ai propri occhi. Sì. Beatrice è morta. Morta e basta. Senza giri di parole. E tutto a causa di quel bianco così presente, che lo rincorre mentre lui cerca di scappare. Scappare dal mondo. Leucemia. Ecco la malattia che ha portato via il suo sogno. Proprio quella. Leucemia: leukos, bianco, e aima, sangue. Sangue bianco. Ma perché proprio a Beatrice? Forse Beatrice è un angelo. Lei crede in Dio. Chissà. Dio esiste? Ma se esiste... perché a volte fa soffrire le persone buone? Forse c'è un motivo. E forse un giorno lo capirò e lo accetterò. Però in questo libro il Signor Dio (denominato Fin dal T9 del telefono) c'entra qualcosa. Non è un caso che proprio Beatrice dice a Leo quando gli brillano gli occhi, quando il suo cuore si è accorto di qual' è il suo vero destino: Silvia. Lei per Leo è azzurra. Proprio come i suoi occhi che fanno brillare anche quelli di Leonardo. Ci sono due modi per guardare il volto di una persona. Una è guardare gli occhi come parte del volto. L'altro è guardare gli occhi e basta, come se fossero il volto. E' una di quelle cose che mettono paura quando le fai. Perché gli occhi sono la vita in miniatura. È proprio così. Loro due erano da molto tempo amici. Lei è la sua ancora di salvezza. Il suo porto sicuro. Le vuole bene, ma non avrebbe mai potuto pensare che potesse andare a finire così. Come dice il Sognatore : a colui che attende giunge ciò che attendeva, ma a chi spera capita ciò che non sperava. E finalmente, dopo tanto dolore si può dire, come nelle favole... e vissero felici e contenti! Un romanzo semplicemente fantastico! Riesce davvero, secondo me, con quelle righe, fra il bianco di quelle righe, a trasmetterti qualcosa. Qualcosa di davvero grande che in certi momenti mi spaventa perfino. Tornavo a casa e al posto di accendermi la TV o navigare su internet, correvo a prendere il libro e mi sedevo sulla poltrona. E pagina per pagina la mia voglia di continuare a leggerlo cresceva sempre più. È la prima volta che mi succede, ma mi piace. Spero davvero di poter leggere un libro con il gusto di masticarlo come questo. Perché dentro quei 250 fogli c'è la vita. Non si tratta solo di una storia d'amore, ma c'è davvero tutto, stretto da una morsa, lì dentro. Tutto il necessario per crescere. Come ha fatto Leo. Vita, morte, scuola, amore, sogni, divertimento, amici, Dio Tutto. Ogni pagina è una sorpresa. È strano, però a volte mi sono anche ritrovata nel personaggio di Leo. Lui dice di avere la memoria corta e quindi per ricordarsi deve scrivere. Ogni sua scoperta deve essere annotata, perché se non lo facesse potrebbe dimenticarla. Anche a me capita. Per ricordare devi scrivere. Tutto ciò che pensi. Ci sono dei momenti in cui nasce una strana voglia di scrivere. Un'ispirazione temporanea che va colta al volo. Qualche giorno fa ero da mia zia e, non sapendo dove scrivere, ho preso il telefono e ho scritto un MMM (messaggi mai mandati). Sono stata occupata in quello per circa mezz'ora e mia zia non so cosa avrà pensato!. Per finire, un ultima citazione: la vita è un'interrogazione fatta per estorcerti una verità che non sai e che farai finta di ricordare pur di non soffrire ancora, fino a convincerti di quella menzogna, dimenticando che l'hai inventata tu. Valbona Jonuzi 2 A

16 16 Sport Il calcio oggi tra divertimento e scandali Il gioco del calcio è il più seguito in Italia, ma negli ultimi anni sta progressivamente perdendo popolarità a causa di vicende negative che lo hanno coinvolto. Il calcio è lo sport che sicuramente ha più rilievo e più seguaci nel nostro paese. Certamente, tutti i tifosi e non, tutti gli appassionati di questo sport, rimangono spesso a bocca aperta e sbalorditi da un passaggio smarcante, da un tiro che si infila sotto al sette o dal modo in cui un giocatore addomestica la palla. Per molti rappresenta una vera e propria passione, un sogno che inizia da piccolissimi, fino a che, per pochi privilegiati e talenti cristallini, diventa realtà con l entrata nel mondo del calcio professionistico, del calcio che conta. Ma il senso vero e proprio del calcio qual è? Probabilmente è quello vissuto da un bambino, che vede il gioco del pallone come incontro con gli amici, di mero divertimento e di svago, in cui la vittoria non deve essere vista come un affermazione sull avversario, ma piuttosto come un segno di una migliore condizione fisica o di un migliore allenamento. Tutto questo negli ultimi anni sta progressivamente sparendo, lasciando spazio agli interessi mediatici ed economici, alla violenza e a manifestazioni di razzismo, senza dimenticare i più recenti scandali del calcio scommesse e del doping. Se si parla di interessi economici, non possiamo non essere indifferenti al rapporto tra televisione e sport: tutte le squadre ricevono milioni di diritti televisivi, ma qui non si parla di televisione in chiaro bensì di televisioni interattive, che permettono tramite una carta prepagata o una smartcard di acquistare in anticipo le competizioni della propria squadra, che si potranno comodamente vedere sul proprio divano. Questo rende da un lato lo sport più visibile a tutti, dall altro fa perdere il contatto con lo stesso e priva di tutte quelle emozioni che solo un goal allo stadio all ultimo minuto può dare. Sempre più spesso, nei fine settimana vengono raccontati episodi di violenze e di risse legati all ambiente calcistico. Indubbiamente certe volte le decisioni arbitrali sono discutibili e di difficile interpretazione, ma un conto è sollevare critiche motivate e lecite, un altro è attaccare indistintamente tutti. Alcuni giocatori simulano un fallo, ed è anche questo a livello etico e sportivo riprovevole, ma non è per questo giusto scatenare una rissa contro le tifoserie avverse. Non è concepibile che da una manifestazione sportiva si arrivi a mettere a repentaglio la vita propria e altrui. Probabilmente, le motivazioni vanno ricercate al dì fuori degli stadi e in ambienti ben distinti da quello calcistico: disagio giovanile, aggressività, idee estremistiche e xenofobe. Basti pensare alle decine di striscioni e fischi razzisti che sistematicamente, ogni singola domenica, vengono messi in scena negli stadi, soprattutto italiani. Infine, non ci si può scordare della bufera doping che si sta abbattendo in maniera esponenziale sul mondo del pallone: sono sempre di più, infatti, i casi di atleti risultati positivi al test dell antidoping, da cui, grazie al progresso tecnologico, è ormai impossibile sfuggire. Tuttavia, questa grande macchina economica, rischia di implodere su se stessa. I moderni scandali del calcio scommesse, partite truccate tramite compagini asiatiche e tutto quello sopracitato, non fanno altro che stancare gli amanti dello sport e i veri tifosi, certamente non quelli che si accoltellano al dì fuori di uno stadio, ma quelli che vorrebbero portare i propri figli allo stadio per vedere i loro idoli e non possono. Un altro problema che ci si pone è proprio questo: i calciatori, forse per l enorme quantità di introiti economici e la loro popolarità immensa, diventano delle vere e proprie Star, adorati e presi come modello di vita dai più giovani. Probabilmen te, se il mondo del calcio è questo, con ultras ventenni riempiti di pasticche dalla testa ai piedi e violenza, è forse conveniente cambiare modelli di vita e godersi la festa da casa, in famiglia e comodamente seduti sul divano, lasciando disperazione e rabbia ad altri. Non bisogna, però, generalizzare questa questione. Ci sono ancora calciatori che si distinguono dalla massa e ottengono i loro successi sportivi grazie a duro allenamento e tanto sudore e tifosi che si recano allo stadio per godersi in amicizia o in famiglia lo spettacolo che uno sport, bello come il calcio, dovrebbe regalare. Marco Ingrosso 4 B Il più forte di sempre tra i più forti della storia Fenomenologia di Lionel Messi, campione dei campioni Spesso ci si avvicina al calcio da piccoli, e a 5 o 6 anni a meno che non si abbia una sorta di particolare attaccamento verso la squadra della propria città, si finisce per tifare il più forte e per affezionarcisi veramente fino a provare una sorta di amore sportivo negli anni successivi. Fateci caso, ci sono molte persone nate nei primi anni 90 che tifano Juve, perché hanno vissuto da piccoli l epopea della Juventus di Marcello Lippi. Molti ragazzini del 2000 tifano Inter, perché da piccoli hanno vissuto l Inter di

17 17 Sport Mancini e l Inter del Triplete. Ma si sa, i cicli delle squadre vanno e vengono: il Milan è rimasto ora l unica italiana competitiva in Champions, e 4 anni fa era in Europa League. L Inter 2 anni fa vinceva tutto, ora rischia di rimanere fuori dall Europa per il prossimo anno. Questi sono solo due esempi di come le cose nel mondo del calcio cambino radicalmente in un batter d occhio, ma c è una cosa che sembra non voler cambiare. E la classica Road66: una volta che ci sei, non ne vedi la fine. E il ciclo del Barcellona, che con un allenatore senza alcuna esperienza con una squadra così ricca di campioni è riuscito a costruire dall 8 Maggio 2008 il gruppo più forte di sempre. E se tutti i giovani appassionati di calcio sopracitati, fino a qualche anno fa identificavano in Ronaldo (il fenomeno), Ronaldinho e Cristiano Ronaldo i giocatori più forti di sempre per antonomasia, non avendo visto Diego Armando Maradona, oggi si trovano tutti d accordo in un solo nome: Lionel Messi. I tifosi del Napoli e molti appassionati di calcio di vecchia data sono riluttanti al sentire Messi più forte di Maradona, e negli ultimi anni sempre più persone si stanno interrogando su questo punto. E ormai argomento fisso de In linea con noi di Mario Sconcerti su Sky Sport1 (e il bello è che in questa trasmissione si DOVREBBE parlare quasi esclusivamente di Serie A con qualche menzione alla Champions..), o argomento fisso dei vari talk show calcistici pressappochisti (specialmente made in Rai dove l incompetenza regna sovrana), anche semplicemente perché non sanno a che altro attaccarsi pur di discutere di argomenti che interessino al pubblico. Ma dove sta la verità? Personalmente, ritengo che come nella maggior parte dei casi, la verità sia in mezzo. Prendiamo per un attimo Maradona e il periodo storico (calcisticamente parlando, ovviamente) in cui ha giocato. Era un calcio più sano, non schiavo delle pay-tv, non era sentito più di tanto il problema stadi perché tutto sommato era ancora una situazione abbastanza vivibile il rapporto tra tifoserie ultras e semplici persone che volevano seguire la partita della domenica. Non era il calcio delle tv insomma, era il calcio dello stare attaccati alla radiolina tutta la domenica pomeriggio e aspettare le 18 con birra e patatine per godersi 90 minuto. Maradona in questo contesto era un Dio, anzi era D10S. La classe di palleggiare con una semplice cicca, una visione di gioco degna della miglior Play Station VITA dei giorni nostri, e la capacità di vincere contro tutto e tutti. I casini se li andava cercare lui e un po lo trovavano loro. A proteggerlo a Napoli c era l allora DG Luciano Moggi, che lo difese fino all ultimo con le unghie per ogni sua nota stonata. S intende ovviamente nota stonata fuori dal campo, perché sul campo era più frequente la neve ad agosto che Maradona in una giornata storta. Come faccio a saperlo se ai tempi non c ero? Mi sono documentato, perché stanco di sentire sempre Meglio Messi o Maradona? ho voluto conoscere anche l altra faccia della medaglia. E a proposito di altra faccia, pensiamo ad oggi.. Oggi è un calcio a dir poco asfissiante, ogni giorno sappiamo nuove cose sull uomo o il campione del momento. Sappiamo che Balotelli fa le ore piccole in un pub, sappiamo che Cassano manda a quel paese il presidente della Sampdoria e fa le valigie, sappiamo almeno 12 delle 24 ore presenti nella giornata di un calciatore. Messi è l esatto contrario dei campioni sopracitati, mai una frase fuori posto, mai un comportamento scorretto fuori o dentro al campo, un santo? No, ma tanto umano non sembra con il pallone tra i piedi. C è anche da dire che mentre Maradona vinceva da solo e creava un solco abissale tra se stesso e i suoi pur bravi compagni del Napoli capace di vincere 2 Scudetti e 1 Coppa Uefa, Messi ha alle sue spalle i mediani più forti del mondo. Xavi e Iniesta sono come l HD su Sky, non si mostrano più di tanto né sono messi in risalto ma fanno una grandissima differenza. Ma al di là del discorso dei palloni giocabili che questi gli offrono, Lionel Messi si differenzia da Maradona per l età (a 24 anni ha già vinto 3 palloni d oro, innumerevoli trofei di club con il Barça e gli manca solo la consacrazione in nazionale avuta da Diego) e per la storia. All età di 12 anni infatti gli viene diagnosticata una forma di Ipopituitarismo che ne rende complicata la crescita. Il Barça, interessato al ragazzo, si offre di pagargli le cure a differenza del River Plate che non ne aveva i soldi e da lì, inizia un amore culminato il 16 Ottobre 2004 nel debutto con la maglia blaugrana contro i rivali cittadini dell Espanyol. Negli anni successivi, partito Ronaldinho verso il Milan, Messi si è affermato definitivamente all interno del club catalano raggiungendo un valore di mercato record di 100 Milioni di Euro, ma c è anche chi sarebbe disposto a pagarne di più. Messi però ha detto di non voler lasciare mai il Barça, almeno fino a fine carriera per concluderla nella squadra di cui è tifoso, gli argentini del Newell s Old Boys. Ma nel frattempo continuerà a vincere con il suo Barcellona del quale davvero non se ne vede la fine se persino un ragazzino della cantera (Tello) al suo debutto in Champions riesce a segnare una doppietta. Quindi, in conclusione, Messi o Maradona? Il dibattito per alcuni resterà sempre aperto, io ora dico Barcellona. La squadra più forte della storia che al suo interno ha oggi il più forte di sempre. Alessio Carcaiso 2A

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