Sin dai tempi remoti l uomo ha avvertito il bisogno di tutelare la propria esistenza. In Italia

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1 Una vita più lunga: certo, ma a quale costo? Sin dai tempi remoti l uomo ha avvertito il bisogno di tutelare la propria esistenza. In Italia si sono sviluppate due filosofie di intervento: la beneficienza e l assistenza. Per beneficienza s intende una forma di aiuto senza alcuna garanzia: tipico esempio di beneficienza è la carità. Questo tipo di aiuto viene favorito da istituzioni, associazioni, ma anche singoli individui, spinti a intervenire nei confronti di persone disagiate o bisognose. L assistenza, al contrario della beneficienza, rappresenta un vero e proprio diritto di sicurezza sociale e, quindi, una chiara forma di garanzia per il cittadino attraverso la quale sa che, se si trova in uno stato di disagio o di bisogno, viene aiutato dallo Stato o da altri enti istituzionali. L assistenza costituisce una forma di aiuto professionale, organizzata e disciplinata da leggi statali. Le principali forme di protezione sociale sono: previdenza sociale introdotta nel 1978, riguarda il pagamento dei contributi lavorativi contro i rischi di invalidità, infortunio, malattie, ecc. assistenza sanitaria è il settore che ha subito maggiori cambiamenti nel corso del tempo. Grazie alla legge 833/1978 è stato introdotto il Servizio Sanitario Nazionale. assistenza sociale pur essendo l ultima forma di protezione sociale, questo settore ha comunque assunto un importanza strategica. E solo nel 2000 che l assistenza sociale ha avuto un inquadramento con la legge 328/2000. Negli ultimi vent anni tutta l attenzione pubblica si è rivolta alle grandi trasformazioni economiche e sociali che hanno sconvolto l intera struttura della nostra società. Negli stati più evoluti è stato creato un vero e proprio sistema di protezione e sicurezza sociale chiamato welfare state. L'invecchiamento costituisce una vera e propria emergenza che grava sul futuro socio-economico dell'italia. Qua, come in molti altri paesi occidentali, gli over-sessantacinque stanno superando la soglia del 20%: tale fenomeno comporta una

2 serie di questioni politiche riferite al welfare. Per evitare che un fatto in sé positivo come l invecchiamento possa trasformarsi in un problema, una soluzione potrebbe venire dalla solidarietà intragenerazionale, nel senso che dovrebbero essere gli anziani in buona salute a sostenere quelli più fragili. Ma quali impatti determina l invecchiamento dal punto di vista socio-economico? La costante crescita della popolazione anziana sta determinando due aspetti di ordine sociale ed economico: fine dello stato sociale, nel senso che oggi si registra un netto squilibrio tra popolazione attiva e passiva e, quindi, in futuro ci potrebbero essere più anziani e meno giovani; qualità della vita in età avanzata, nel senso che prima si viveva molto poco a causa di fattori esogeni (guerre, carestie, epidemie, terremoti), mentre oggi si vive molto più a lungo (grazie soprattutto al progresso della medicina). Oggi, in televisione come alla radio, non si sente altro che parlare di crisi dello Stato sociale, nel senso che lo Stato non è in grado più di assistere tutti i cittadini: questa crisi è dovuta in primis al crescente aumento delle aspettative da parte dei cittadini, i quali chiedono maggiore protezione e assistenza e, di conseguenza, la spesa pubblica aumenta a dismisura. Due temi legati al processo dell invecchiamento sono il collasso del sistema sociale e la crisi previdenziale. Le ripercussioni socio-politiche legate al processo di invecchiamento sono state delineate per la prima volta nella Conferenza internazionale su Popolazione e Sviluppo, tenutasi al Cairo nel 1994 sotto il patrocinio dell ONU. Dalle ricerche effettuate sono emersi profondi cambiamenti demografici tra il XIX e il XX secolo che stanno modificando in modo incisivo il profilo della popolazione a livello globale. La globalizzazione economica sta creando un divario tra paesi con welfare a costo elevato (High Cost Welfare State) e a basso costo (Low-Cost Welfare State). Un ulteriore

3 differenza che si sta verificando è quella tra paesi a età media bassa (Low Median Age Countries) e a età media elevata (High Median Age Countries). A livello micro-economico, le conseguenze di queste suddivisioni, sono difficilmente quantificabili: con lo sviluppo globale anche i paesi più arretrati estenderanno gradualmente il sistema del welfare, ma ancora non si sanno né i tempi né quali cambiamenti strutturali subiranno i Paesi più sviluppati. L uscita di un individuo dal mondo del lavoro rappresenta non solo una perdita in termini di ricchezza ma anche un costo: è stato dimostrato che i lavoratori anziani, usciti dal mondo lavorativo, registrano un rischio maggiore di ammalarsi rispetto ai lavaratori ancora attivi. Entro i prossimi vent anni, i lavoratori in età compresa tra venti e quarant anni, diminuiranno del 40%: di conseguenza, la velocità e l intensità dell invecchiamento si scontreranno fortemente. Per confrontare la popolazione anziana con quella attiva bisogna considerare l indice di dipendenza degli anziani. Considerando l indice di dipendenza totale, entro il 2025 esso assumerà un valore vicino a cento in quasi tutti i paesi della CEE. Per quanto riguarda gli ultra-ottantenni, si registrano 220 femmine su cento maschi della stessa età. In tutti i paesi industrializzati le donne vivono mediamente più a lungo rispetto agli uomini: tra il 1985 e il 1990 la durata media della donna superava quella dell uomo di nove anni nell ex URSS, di otto in Francia, Polonia e Filandia e di sette negli altri paesi. Queste differenze pongono innanzitutto un problema di equità tra i sessi, in terzo luogo problemi di organizzazione nella vita delle persone anziane e vecchie e in terzo luogo problemi nell ambito della sicurezza sociale in relazione ai sistemi pensionistici e di reversibilità. Sarebbe più congruo raccordare i sistemi pensionistici - al di là degli accordi burocratici per i lavoratori - eliminando, soprattutto, gli squilibri relativi al pensionamento, soprattutto quelli connessi al rapporto tra l ammontare della pensione e la durata del periodo contributivo. Una delle tappe fondamentali nel processo di invecchiamento è il raggiungimento della pensione. Pensioni e regimi pensionistici hanno creato nuovi scenari. Il pensionamento ha

4 segnato la fase di inattività. Alla fine dell Ottocento, il sistema pensionistico ha profondamente modificato il concetto di vecchiaia. Prima la vecchiaia era legata al concetto di povertà o di carità, mentre oggi gli anziani godono di un diritto fondamentale: la pensione. Essa ha portato a etichettare molto burocraticamente un individuo come anziano o vecchio. Inizialmente, le forze sindacali e le associazioni di lavoratori si sono battute per diffondere i meccanismi pensionistici, chiedendo di abbassare l età di pensionamento. Data l importanza del fenomeno è doverosa un attenta riflessione sulle sfide che la società moderna è chiamata ad affrontare. Secondo la Commissione Europea occorre attuare una profonda riforma attraverso la creazione o la revisione di leggi e normative di natura sindacale, economica e sociale. In particolare, la Commissione, suggerisce di rivedere le norme che regolano i sistemi pensionistici in tutta Europa, sollecitando le amministrazioni statali ad abolire le baby-pensioni che estromettono dal mercato del lavoro un cospicuo numero di quarantenni e cinquantenni ancora in piena efficienza. L età lavorativa dovrebbe perdurare fino ai sessantacinque anni, limite che potrebbe essere raggiunto attraverso passaggi graduali che prevedano forme di lavoro ridotte. Inoltre, nella prospettiva di una prossima introduzione della flessibilità di lavoro, dovrebbero essere proposte mansioni part-time per gli anziani ancora efficienti. I diversi aspetti dell invecchiamento, non solo economici di rapporto fra pensione e lavoro, ma anche sociali e personali, che riguardano le trasformazioni del ciclo di vita, radicalmente cambiati dai tempi del primo industrialismo, come lo stato di salute, la qualità della vita sociale e di relazione. Un primo aspetto, sottolineato da molti, riguarda la necessità di collegare il tema dell invecchiamento con la crisi della natalità: tanto più in Italia che presenta su entrambi i versanti tendenze accentuate rispetto ai paesi vicini, cioè un allungamento della speranza di vita particolarmente accelerato e una crisi acuta delle nascite. Lo squilibrio della nostra popolazione verso la componente più anziana è già in

5 atto. E, tale squilibrio, è destinato ad accentuarsi nei prossimi anni. Mentre le leve più giovani dall attuale 14,3 si ridurranno al 13,7%, le classi più anziane (over-sessantacinque) cresceranno dal 19,5 attuale al 22,2%. Questo configura un ulteriore elemento di debolezza strutturale del nostro sistema, dato che la modesta presenza di giovani sul mercato del lavoro è destinata a incidere sulla capacità innovativa del sistema pensionistico, sulla propensione al rischio e all investimento. La correzione dello squilibrio demografico dovuto alla crisi di natalità è, dunque, una condizione per avere in prospettiva un mercato del lavoro vitale e una crescita economica adeguata, e per rendere quindi sostenibili tutte le politiche di welfare. Tra Stato e società c è una netta spaccatura. La società civile non riesce più a trovare un riferimento preciso nello Stato, che non è in grado di garantire quei valori universali, ma si limita a svolgere un ruolo strumentale subordinato a valori funzionali di tipo economico: allora entrano in ballo la coesione e la solidarietà sociale, due concetti di comune appartenenza e di cui la famiglia è il punto cruciale. Benchè la famiglia sia sottoposta a forti tensioni, essa svolge un ruolo attivo all interno della società civile, per il recupero dei valori solidali e per la la composizione del tessuto sociale sul territorio locale di riferimento in relazione a quello globale: ecco assumere un ruolo strategico la governance locale. Il termine governance è usato sempre più spesso per indicare un cambiamento nei modi con cui si instaurano le azioni politiche e sociali. In genere, con questo termine, si indicano i diversi accordi intrapresi tra soggetti pubblici e privati, caratterizzati entrambi da obiettivi e interessi specifici all interno di un sistema territoriale con lo scopo di favorire e portare a termine politiche di sviluppo di vario genere. Prevedere una cooperazione tra pubblico e privato significa affermare nuove modalità di governance locale e, quindi, determinare il passaggio da una società civile ad una comunità aperta alla partecipazionee alla solidarietà, in cui la famiglia dia il proprio contributo, superando le difficoltà tra indiviuo e società. Da un lato si abbandona la logica gerarchica che rende lo Stato regolatore sovra-

6 ordinato agli altri soggetti (government) e dall altro si richiede ai vari soggetti di partecipare ai processi di governance in quanto tutti dotati di risorse specifiche, di responsabilità da assumere, riconoscendo loro poi la possibilità di usufruire dei benefici attesi dall esito delle stesse policies. La Comunità Europea ha individuato questa prassi come meccanismo moltiplicatore delle risorse impiegate e come una strada che consente il conseguimento dei risultati attesi nei processi di sviluppo locale e in quelli volti all equiparazione delle condizioni di vita quantitative e qualitative delle regioni europee. Molte politiche di sviluppo locale si fondano sulla costituzione di partenariati misti: sono diverese le esperienze di governance territoriale a livello italiano a partire soprattutto dagli anni novanta, come i piani strategici urbani, le intese istituzionali di programma, i patti territoriali, i contratti d area e i gruppi di azione locale. In presenza di un programma di finanziamento però, che preclude l accesso alle risorse a coloro che non si costituiscono in partenariato il rischio è che questo sia inteso dalle parti più come strumento di reperimento di risorse che non come una possibilità da impiegare per promuovere uno sviluppo locale. Per attivare forme di cooperazione tra pubblico e privato occorre costruire un sistema sociale incentrato su una rete di servizi adeguati a soddisfare i bisogni familiari, attraverso la combinazione di interventi pubblici e privati, formali e informali. La possibilità di promuovere il passaggio dal welfare state alla governance locale comporta profondi cambiamenti nelle strategie di intervento da parte delle istituzioni pubbliche che hanno l obiettivo di moltiplicare servizi e supporti capaci di sostenere la famiglia nell esercitare i valori di solidarietà. Questo processo appare di particolare importanza in quanto è possibile intravedere i segni di un progressivo spostamento del sistema di regolazione del welfare locale verso la configurazione di nuove reti locali di governance in cui si trovano coinvolti non solo gli enti locali, ma anche le associazioni del Terzo settore che operano nell ambito territoriale. Ciò è reso possibile dall introduzione di misure adeguate:

7 migliorare l organizzazione del mercato del lavoro; ridurre i carichi familiari; redistribuire le risorse; sostenere la natalità; valorizzare il rapporto tra mercato, terzo settore e istituzioni. Il progressivo invecchiamento della popolazione comporta costi crescenti per il sistema di welfare, visto l incremento della spesa previdenziale e sanitaria: è in aumento, infatti, nel nostro Paese, la domanda di cure da parte degli anziani che rappresentano una risorsa per l intera società non solo perché vivono più a lungo, ma anche perché godono di buona salute. In merito a ciò, diversi studiosi hanno evidenziato guadagni in termini di salute per la popolazione in generale, e per gli anziani in particolare: ciò grazie al progresso della medicina e alla scoperta di nuove cure mediche. Uno Stato moderno dovrebbe tutelare maggiormente i cittadini più deboli o più bisognosi, ma ciò non succede in Italia, dove lo Stato va incontro alle categorie più agiate: ecco perché si parla di crisi del welfare. Una gestione corretta del sistema previdenziale e sanitario avrebbe garantito quattordici milioni di pensionati e ventotto milioni di lavoratori regolari. Oggi, i pensionati italiani sono troppi perché si è esagerato con le pensioni di invalidità, con i pre-pensionamenti e - in ultimo - con le pensioni di anzianità. Ma perché oggi abbiamo quattro milioni di pensionati in più e cinque milioni di lavoratori in meno? La causa è da imputare principalmente alla pessima gestione assistenziale: l INPS è stato usato come ammortizzatore sociale per attutire il problema della disoccupazione. Al tempo stesso, i lavoratori regolari, sono troppo pochi perché il continuo aumento degli oneri sociali ha favorito il negativo fenomeno del lavoro sommerso. Si ricordi che negli Stati Uniti le aliquote contributive per i lavoratori indipendenti sono pari al 12,4%, in Francia sono pari al 18%, in sono pari Germania al 19% e in Italia sono pari al 32,7% (di cui l 85%

8 va a carico delle imprese): non deve sorprendere, dunque, se oggi negli Stati Uniti vi sono ben 150 milioni di lavoratori regolari e quarantacinque milioni di pensionati, mentre in Germania vi sono ventisei milioni di lavoratori regolari e quattordici milioni di pensionati. La realtà è che in Italia, negli ultimi trent anni, il rapporto tra spesa sociale e PIL è più che raddoppiato e, se non si ricorre ai ripari, la spesa sociale esploderà. A ciò si aggiungono il costante invecchiamento e rallentamento della crescita demografica in età lavorativa che rischiano di minare i sistemi pensionistici e lo sviluppo della prosperità in molti paesi avanzati. Non vi è dubbio che l invecchiamento abbia effetti diretti sulla spesa pubblica di un paese. Il sistema produttivo è destinato a crescere in modo da garantire una maggiore occupazione: questo ridurebbe il cuneo fiscale delle imprese. Al di là della forza contrattuale esercitata governativa e sindacale, si possono individuare tre possibili soluzioni: ampliamento della popolazione attiva, prolungamento dell età lavorativa e revisione dell intero sistema previdenziale: interessanti sono le proposte che coinvolgono gli anziani in lavori che garantiscano loro l integrità mentale. Venendo specificamente al tema del lavoro degli anziani, gli elementi analitici e politici da considerare sono molteplici. Innanazitutto va tenuto conto dei cambiamenti di vita e di salute della popolazione hanno drasticamente modificato il limite dell età lavorativa. In forza a questi cambiamenti sulle condizioni di vita e di salute degli anziani, le aspettative di vita sono cresciute notevolmente negli ultimi anni, molto di più di quanto avessero previsto gli esperti. Le valutazioni effettuate in Italia nel 1995, in occasione della riforma pensionistica prevedevano un allungamento della speranza di vita entro il Dati recenti, invece, dimostrano che essa si è allungata di due-tre anni nel 2005, con qualche variazione fra uomini e donne, il che mostra la sfasatura delle stime sopra citate e quindi l urgenza di interventi correttivi, sia sul piano delle politiche del lavoro che sul sistema pensionistico. Per quanto riguarda il prolungamento dell età lavorativa, in Italia la gente si

9 pensiona prima rispetto ad altri Paesi: ecco perché si vuole favorire un pensionamento graduale o un lavoro parziale compatibile alle attitudini personali e alle capacità psicomotorie. Le assicurazioni contro le malattie dovranno coprire le cure sanitarie e assistenziali a lungo termine, oltre alle cure quotidiane legate al contesto socio-culturale. Più in generale, per farsi carico degli anziani in condizioni di dipendenza, saranno necessari finanziamenti per tutta la durata del contratto, al fine di mutualizzare il rischio. A cura di Rocco Rosanò ( )

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