Progetto n. 16: ZOOTECNIA E PREVENZIONE INCENDI

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1 Università di Camerino Dipartimento di Scienze Ambientali Sezione di Botanica ed Ecologia Progetto n. 16: ZOOTECNIA E PREVENZIONE INCENDI Sintesi dei risultati annuali (2 anno di sperimentazione) Bando Ricerca e Sperimentazione L.R. 37/99 DGR 1234/05 1

2 Attività effettuate nel corso del secondo anno Secondo quanto previsto nell Allegato 1 - Piano di lavoro del presente progetto - le attività svolte nel corso del secondo anno sono di seguito elencate: Attività Descrizione 2.1 Valutazione delle eventuali modificazioni della struttura architettonica delle comunità vegetali presenti nelle aree di studio, dopo l azione di pascolo del primo anno. In questa attività sono stati coinvolti la Dott.ssa Renata Gatti e il Prof. Andrea Catorci, che hanno eseguito otto-dieci transetti lineari per ognuno dei due siti sperimentali ricadenti, rispettivamente, nelle Aziende Agricole di Angeli Mirko, Caraffa Pomponio e Orsini Gian Marco. Per una nuova valutazione della produttività e della capacità di carico delle singole aree, invece, si è utilizzata la metodiche dell anno precedente, mentre i risultati sono stati analizzati nei laboratori di Dip.to di Scienze Ambientali - Università di Camerino (Ermanno Pieroni). Su tutti i siti sperimentali è stata eseguita, inoltre, un analisi degli eventuali impatti sul suolo, rottura della cotica erbosa, formazione di linee di reptazione, presenza di danni su cortecce ed altre parti vitali delle piante legnose. In tale attività è stato coinvolto il Prof. Andrea Catorci, che ha eseguito otto-dieci transetti lineari per ognuno dei due siti sperimentali afferenti a ciascuna delle tre aziende coinvolte nel progetto. I risultati sono stati analizzati nei laboratori di Dip.to di Scienze Ambientali - Università di Camerino (Ermanno Pieroni). 2.2 Valutazione del coefficiente di utilizzo della fitomassa e valutazione della necromassa ancora esistente sul terreno al termine della sperimentazione relativa al primo anno. In tale attività è stata coinvolta la Dott.ssa Renata Gatti, che ha eseguito il prelievo della fitomassa residuale e della necromassa in otto o dieci plot per ognuno dei due siti sperimentali afferenti, rispettivamente, alle Aziende Agricole Angeli Mirko, Caraffa Pomponio e Orsini Gian Marco. I risultati sono stati analizzati nei laboratori di Dip.to di Scienze Ambientali - Università di Camerino (Ermanno Pieroni), Dip.to di Patologia, Diagnostica e Clinica Veterinaria - Università di Perugia (Prof. Massimo Trabalza). 2.3 Ripristino delle recinzioni ed eventuali interventi integrativi per il miglioramento del pascolo nei siti sperimentali e avvio del secondo periodo di pascolamento. In tale attività sono state coinvolte le Az. Agricola Angeli Mirko, Az. Agricola Caraffa Pomponio, Az. Agricola Orsini Gian Marco, Dott. Agr. Demetrio Pancotto, BIOTAO snc (Dott. Agr. Paola Sabbatini). 2.4 Verifica di eventuali danni agli apparati boccali e del canale alimentare degli animali pascolanti su dette aree e dello stato di benessere degli animali impiegati. Per l esecuzione di tali valutazioni è stato testato un numero statisticamente significativo degli animali pascolanti (circa il 10%) per quanto riguarda la valutazione del Body Condition Score, mentre la valutazione dei danni all apparato boccale ha riguardato tre esemplari scelti in modo casuale. In tale attività sono stati coinvolti i seguenti soggetti: Prof. Paola Scocco, Prof. Alessandro Malfatti, Prof. Piero Ceccarelli, Prof. Vera Pedini. Le analisi dei dati raccolti saranno effettuate nei laboratori di Dip.to di Scienze Biopatologiche ed Igiene delle produzioni animali e alimentari - Università di Perugia (Prof. Piero Ceccarelli) e Dip.to di Patologia, Diagnostica e Clinica Veterinaria - Università di Perugia (Prof. Massimo Trabalza). 2.5 Valutazione dell efficacia dell intervento nella prevenzione degli incendi boschivi stimata sulla base della diminuzione della necromassa presente nelle aree 2

3 sperimentali in raffronto a quella delle aree esterne adiacenti ai siti sperimentali. Per ognuno dei due siti sperimentali, rispettivamente delle Az. Agricola Angeli Mirko, Az. Agricola Caraffa Pomponio, Az. Agricola Orsini Gian Marco, sono stati effettuati dei rilievi quantitativi della necromassa in un numero compreso tra quattro ed otto plot. Analogamente è stata raccolta la necromassa in quattro otto plot esterni ad ognuno dei siti sperimentali. Tale attività ha coinvolto la Dott.ssa Renata Gatti e il Prof. Andrea Catorci. I dati così raccolti sono stati elaborati presso i laboratori di Dip.to di Scienze Ambientali - Università di Camerino (Ivana Pennacchioli). 2.6 Correzione delle prove sperimentali sulla base dei dati raccolti, con particolare attenzione alla capacità di carico. In tale attività sono stati coinvolti i seguenti soggetti: Prof. Andrea Catorci, Dott. Renata Gatti, Dott. Giandiego Campetella, Prof. Massimo Trabalza, Prof. Alessandro Malfatti, Dott. Agr. Demetrio Pancotto, BIOTAO snc (Dott. Agr. Paola Sabbatini). 2.7 Attività di divulgazione per la diffusione dei risultati del secondo anno di sperimentazione. Preliminarmente all avvio delle prove zootecniche previste fra le attività del secondo anno, un sopralluogo sui diversi siti sperimentali si è reso necessario per poter valutare l impatto del pascolo animale avvenuto nel corso del primo anno sul cotico erboso e sulle formazioni arbustive e arboree nelle aree di studio del presente progetto. Successivamente, prima dell inizio della nuova stagione di pascolo, le attività sono proseguite con i rilievi floristici e il prelievo della fitomassa presente nei vari siti per la determinazione del carico animale, utilizzando la stessa metodica dello scorso anno. Contemporaneamente, al fine di valutare l efficacia dell azione di pascolo per le finalità del progetto, si è proceduto ad un prelievo della necromassa residua e ad una valutazione del coefficiente di utilizzo della fitomassa relativo al primo anno di pascolamento. Dopo aver effettuato tutti i rilievi e le valutazioni previste dal protocollo sperimentale, si è passati al ripristino dei plot di sperimentazione nelle aree di studio, tenendo conto delle indicazioni e dei risultati del primo anno di prove e dei limiti operativi incontrati quest anno all avvio delle attività zootecniche. In particolare, su quest ultimo aspetto, per quanto riguarda l utilizzo delle capre nelle prove di pascolamento, difficoltà si sono avute con le aziende ospitanti le prove per questioni di ordine sanitario, nel momento del trasferimento di animali provenienti da altre aziende, mentre la gestione di questa specie per le finalità delle prove in aree confinate con le normali recinzioni, soprattutto quando queste interessano parti del bosco, ha presentato le stesse difficoltà dello scorso anno, con animali sconfinanti in aree non di loro pertinenza rispetto allo schema parcellare. Rispetto all anno precedente, inoltre, il decorso stagionale, da un punto di vista climatico, è stato più regolare, senza particolari riflessi sulla produzione di fitomassa dei pascoli, per cui non si sono rese necessarie le integrazioni alimentari con fieno degli animali pascolanti nei siti sperimentali. Resta, comunque, il problema della scarsa pabularità e qualità dell erba presente in alcune delle aree interessate dalle prove, a causa 3

4 dello stato di abbondono pluriennale, dovuto spesso alla marginalità dei luoghi rispetto alla disponibilità attuale di pascoli più facilmente accessibili. Per quanto riguarda gli aspetti agro-zootecnici, infine, preliminarmente all inizio delle prove, si sono dovuti affrontare e risolvere alcuni problemi pratici: 1. rilievi sulla eventuale presenza ed eliminazione di piante tossiche, dannose per la salute e la produttività degli animali; 2. definizione di un programma di gestione del gruppo di animali utilizzati nelle prove, compatibile con l organizzazione aziendale propria di ogni azienda; 3. necessità di creare in alcuni siti sperimentali le condizioni minime per una normale attività di pascolo, attraverso interventi meccanici e manuali per liberare le aree dalla presenza eccessiva di rovi e tronchi soprattutto, cresciuti e accumulatisi dopo anni di completo abbandono. Risultati e considerazione finali Sulla base dei risultati ottenuti nel corso del secondo anno di prove, si possono fare ulteriori considerazioni aggiuntive a quelle già espresse lo scorso anno, sui risultati e sull utilizzo degli animali per le finalità del progetto. Tali valutazioni devono considerarsi, come già ribadito nella prima relazione annuale, assolutamente parziali nell ottica della definizione di un manuale delle best practices zootecniche e forestali. Le prime, per un mirato sfruttamento dei pascoli; le seconde, per un efficace management territoriale connesso con la prevenzione dell innesco di incendi boschivi ed il contenimento dell espansione del bosco. Allo stato attuale, quindi, le valutazioni del secondo anno rappresentano un altro contributo per un lavoro in progress che dovrà portare alla stesura finale delle linee guida per la gestione delle aree ecotonali e il contenimento delle fasce arbustate e preforestali. Al termine del secondo anno di prove, è emersa la possibilità di dover praticare due tipi di interventi differenti: - un intervento iniziale di tipo straordinario utilizzando le capre ed eventualmente qualora l effetto non fosse sufficiente intervenire con mezzi meccanici di sfalcio o trinciatura delle essenze arboree ed arbustive meno appetite; - interventi successivi di tipo ordinario impiegando solo ovini per il mantenimento della ripulitura effettuata l anno precedente. Entrambi gli interventi dovrebbero inoltre essere fatti nel momento di massimo rigoglio vegetativo, nonostatnte le osservazioni dell anno precedente sull opportunità di intervenire precocemente sulla vegetazione nel periodo di massima appetibilità, in modo tale da asportare la maggior parte di fitomassa. Il picco di produttività dipende principalmente 4

5 dalle diverse caratteristiche altitudinali e morfologiche dell area. In tabella 1 sono riportati i periodi indicativi dei picchi di produttività alle diverse quote. Nelle prove di quest anno, inoltre, si è voluto verificare se un secondo periodo di pascolo autunnale poteva essere utile per ridurre ulteriormente l accumulo di necromassa. I risultati hanno dimostrato che l opportunità di fare o meno questo intervento integrativo va messo in relazione al decorso stagionale e alla quantità di fitomassa ricresciuta dopo il primo periodo di pascolo primaverile-estivo. In pratica, il pascolo autunnale ha una sua giusticazione solo nelle situazioni in cui le piogge estive sono tali da favorire lo sviluppo di una notevole quantità di fitomassa che, se non eliminata, evolverebbe sicuramente come necromassa di accumulo, e quindi come potenziale rischio per l innesco di incendi boschivi nella stagione estiva successiva. Va detto anche, che un intervento pascolivo autunnale, nelle finalità del progetto, deve avere una giustificazione non solo da un punto di vista tecnico ma, soprattutto, deve essere sostenibile economicamente per gli eventuali promotori di servizi a scopo preventivo contro i rischi di incendi boschivi. FASCIA ALTIMETRICA TIPO MORFOLOGICO PICCO DI PRODUTTIVITA creste e versanti meridionali 1-15 giugno m s.l.m. versanti settentrionali giugno aree semipianeggianti di giugno sommità o di vallecola creste e versanti meridionali 1-15 luglio m s.l.m. versanti settentrionali luglio aree semipianeggianti di luglio sommità o di vallecola Tabella 1 Periodi indicativi del periodo di massima produttività nella fascia collinare e basso-montana dell appennino centrale. Un altra considerazione va fatta sull efficacia del solo pascolo animale su praterie fortemente infestate da una vegetazione arbustiva e/o arborea. Come emerso dai risultati delle analisi sull effetto del pascolo delle diverse specie animali sulla fitomassa epigea, il contenimento della necromassa appare quindi realizzabile con un azione combinata a medio-lungo termine, impiegando sia il pascolo animale che altre tipologie di trattamento, preventive o successive al pascolo stesso (sfalcio meccanico o altro). Inoltre, non è da sottovalutare come il comportamento alimentare, tipico di ogni specie animale, influisca grandemente sulle modalità di prelievo. La specie ovina, in particolare, è dotata di elevata selettività e sembrerebbe poco adatta (almeno da sola) ad utilizzare pascoli caratterizzati da elevate quantità di necromassa o da presenza di essenze infestanti poco appetibili 5

6 (ricche in polifenoli e tannini, o con concentrazioni elevate di silice, lignina, o carboidrati strutturali insolubili). Questa situazione si è verificata, in particolare nei siti sperimentali di Taro e Capriglia, dove la presenza di formazioni arbustive (elicriso e rovi) è tale da richiedere, probabilmente, un intervento preliminare di sfalciatura di queste essenze, lasciando in seguito all intervento animale il compito di ripristinare e mantenere una composizione floristica equilibrata. Ulteriori approfondimenti sono necessari in merito alla possibile insorgenza di patologie legate al pascolo di questi ambienti, e alla scelta delle specie utilizzabili per le prove in relazione alle caratteristiche geo-morfologiche dei singoli siti. Da ultimo, anche in questo secondo anno di prove i risultati e le osservazioni effettuate hanno confermato l obbligatorietà di delimitare le aree studio con delle reti elettrificate, sia per rendere l intervento pascolivo efficace e concreto nella riduzione della necromassa, sia per una più facile gestione degli animali pascolanti. L acquisto delle reti e della manodopera necessaria al montaggio rappresentano, chiaramente, un aggravio dei costi di esercizio per questo tipo di intervento. Problematiche Sul piano operativo alcune correzioni si renderanno necessarie alla luce delle problematiche riscontrate nelle modalità di conduzione delle prove, soprattutto per quanto riguarda la gestione degli animali, alcune delle quali, tra l altro, già emerse nel primo anno prove e riconfermate quest anno. I problemi principali riscontrati nel secondo anno di prove sono stati: 1. distanza dei siti sperimentali dal centro aziendale con difficoltà di trasporto e necessità di sorveglianza degli animali; 2. necessità di ricovero notturno degli animali a causa della presenza di predatori (lupi e cani inselvatichiti); 3. difficoltà di approvvigionamento idrico per gli animali (distanza dal centro aziendale e da fontanili o punti di abbeveraggio, impervietà delle aree più sensibili al problema incendi con difficoltà di trasporto di autobotti su strade accidentate); 4. costo delle reti e della manodopera per delimitare le aree da pascolare; 5. difficoltà nella realizzazione delle recinzioni a causa della fitta vegetazione arborea e arbustiva in alcuni siti, soprattutto ai margini del bosco; 6. Con riferimento alle singole specie animali utilizzate nelle prove, le recinzioni non rappresentano un problema per le pecore e i bovini, mentre più difficile è risultata la gestione delle capre e dei cavalli in aree delimitate; 6

7 7. furto di materiale utilizzato per le recinzioni; 8. danni ai recinti provocati da fauna selvatica (soprattutto cinghiali); 9. diffidenza degli allevatori ad ospitare animali provenienti da altre aziende per rischi sanitari (capre). Come conclusioni, al termine del secondo anno di prove sperimentali, si ribadisce che la scelta delle specie animali da utilizzare andrebbe fatta tenendo conto della tipologia del sito, in relazione alla praticabilità del pascolo (composizione floristica, pendenze, presenza di acqua), della capacità di resistere senza bere fino alla sera degli animali e della eventuale necessità di integrazioni alimentari, soprattutto nel caso delle pecore da latte. Considerando poi il comportamento alimentare delle diverse specie animali al pascolo, sarebbe opportuno, a seconda della struttura vegetativa dell area da pascolare, impiegare le diverse specie in successione nella prevenzione degli incendi. I dati ottenuti nel corso di questi primi due anni mostrano, una tendenza da parte di tutte le specie, e in quasi tutte le circostanze ambientali esaminate, a selezionare le porzioni di vegetazione (in prevalenza fiori, foglie e germogli dell anno) più ricche di costituenti azotati. La differenza fra siti sperimentali mette inoltre in evidenza come l abilità ad esercitare tale comportamento selettivo sia influenzata dalla caratteristiche della fitomassa disponibile (quantità totale, percentuale di massa edibile, dispersione delle singole piante sulla superficie, morfologia della pianta, etc.). Si può sicuramente affermare che i bovini, operando una prensione scarsamente selettiva, è la specie che assicura il maggiore prelievo di fitomassa erbacea, mentre le capre includono nella propria dieta quantità rilevanti di specie arboree ed arbustive. Nonostante ciò, però, è molto probabile che gli ovini rappresentino la migliore sintesi tra disponibilità degli animali sul territorio come numero, efficacia nell azione di pascolo e facilità di gestione delle greggi in aree delimitate e/o impervie, spesso caratterizzate dalla presenza di erba di scarsa appetibilità. Ai fini del controllo delle aree di espansione delle formazioni arboree e arbustive su pascoli abbandonati o in via di abbandono, invece, i risultati hanno dimostrato come l azione degli animali ha una sua efficacia, a livello di capacità di intervenire nell intorno degli arbusti e dalla zona di sottochioma degli alberi, cioè dei punti critici di diffusione di queste essenze vegetali, se si creano forzatamente le condizioni di massimo sfruttamento di tutta la fitomassa disponibile, attraverso un forte aumento del numero di animali teoricamente sostenibile dall area recintata, ma per un tempo più limitato di sfruttamento. In questa situazione di spazi limitati e di sovraccarico, infatti, anche le essenze meno appetite sono state interessate dal morso degli animali pascolanti e tutte le zone pascolo dei plot di sperimentazione sono state più o meno intensamente sfruttate, comprese quelle solitamente meno esplorate. 7

8 Se possibile, è da evitare qualsiasi forma di integrazione alimentare al pascolo, in quanto un minimo di stress creato artificiosamente agli animali, fa aumentare l efficacia dell azione del pascolo nel ridurre quanto più possibile la fitomassa presente. Nelle pecore, in particolare, si è osservato che quelle in asciutta, non ricevendo normalmente nessuna integrazione alimentare al pascolo, sono meno selettive nella scelta delle essenze vegetali da mangiare rispetto a quelle in lattazione. Per quanto riguarda gli aspetti metodologici, è emersa la necessità di approfondire e verificare alcuni aspetti del comportamento degli animali utilizzati nelle singole aree prova, in particolare per quanto riguarda la determinazione del giusto sovraccarico animale, tale da determinare, nel contempo, un prelievo della fitomassa sufficiente per definire efficace l azione del pascolo nella prevenzione degli incendi e nel contenimento della ulteriore espansione degli arbusti, e non risultare fortemente impattante dal punto di vista botanicovegetazionale sull area pascolata in termini di biodiversità. 8

9 Prime considerazioni sugli aspetti economico-gestionali di un intervento pascolivo a scopo preventivo contro gli incendi boschivi La gamma dei servizi prodotti per effetto del pascolamento di aree pre-forestali e forestali normalmente sottoutilizzate o non utilizzate è ampia e, secondo un approccio multifunzionale, l'attività zootecnica potrebbe offrire alcuni servizi innovativi. In linea generale si avrebbe un incremento di valore di alcuni beni ambientali tra i quali, per esempio, il recupero e la manutenzione dei pascoli pedemontani e montani e la conservazione o miglioramento dell'ecosistema forestale e del sottobosco. Ma gli effetti positivi riguardano fondamentalmente due aspetti: 1. la gestione di bande parafuoco del territorio con il pascolamento degli animali, con la potenziale domanda del servizio da parte di enti locali (Comunità montane, Enti Parco, Comuni, ecc.); 2. la prevenzione dell'insorgenza di inneschi di incendi boschivi a seguito della sottrazione della necromassa. In questa nuova veste l allevatore non offre un prodotto, ma un servizio alla collettività, di indubbio valore sociale ed ambientale. Pertanto, l'analisi economica, di supporto alla valutazione degli aspetti botanici e zootecnici, ha come obiettivo principale quello di inquadrare sul piano economico un attività che mai in passato era stata configurata come tale. In pratica, il fornitore di questo servizio dovrebbe essere ricompensato per il tempo impegnato e gli animali impiegati. Ma quali sono i parametri da considerare e le modalità di calcolo da utilizzare per monetizzare equamente questo tipo di lavoro? Tra i costi degli interventi oggetto di valutazione, particolare attenzione deve essere riservata all'impiego del fattore lavoro, sia in termini quantitativi che di sacrificio personale richiesto agli addetti impegnati nel pascolo. Sulla base dell esperienza fin qui maturata attraverso le prove sperimentali svolte nell ambito di questo progetto, con i primi risultati acquisiti, le osservazioni effettuate e le difficoltà incontrate, quello che di seguito viene riportato rappresenta la prima fase di un lavoro che ha come obiettivo la definizione di una metodologia standard, da utilizzare nel calcolo del compenso da riconoscere agli allevatori per la fornitura di un servizio di prevenzione contro l innesco di incendi boschivi in determinate aree. La prima considerazione da fare è che l argomento è del tutto nuovo non solo per le pubbliche amministrazioni, ma anche per lo stesso mondo produttivo, seppur oramai viene generalmente riconosciuto alla zootecnia montana il ruolo fondamentale svolto nella conservazione del paesaggio e nella salvaguardia della biodiversità. 9

10 In linea generale, il calcolo della retribuzione per il servizio in questione andrebbe fatto attraverso una formula che tenga conto, da un lato la difficoltà di accesso al pascolo e la sua estensione, dall'altro l efficacia raggiunta dall azione del pascolo nella eliminazione della vegetazione. In particolare, i parametri di valutazione da utilizzare potrebbero essere: 1. Distanza del sito da pascolare dal centro aziendale; 2. Difficoltà di accesso e utilizzo del pascolo in relazione, soprattutto, alla pendenza media; 3. Tipo di vegetazione esistente sul sito da pascolare Ad ognuno di questi parametri vanno applicati dei coefficienti di variabilità, allo scopo di individuare le diverse caratteristiche dei pascoli. Una volta definite le difficoltà intrinseche delle diverse aree da pascolare, l altro aspetto da considerare per la determinazione del giusto compenso da riconoscere per questo tipo di servizio è rappresentato dal grado di raggiungimento degli obiettivi, da valutare in termini di eliminazione della necromassa residuale e riduzione del rischio di innesco di incendi boschivi sull area pascolata. Chiaramente, alla retribuzione del servizio, quantificato sulla base dei parametri fin qui visti, vanno aggiunti i costi per l acquisto del materiale e della manodopera necessaria alla realizzazione delle recinzione dei siti oggetto d intervento. 10

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