CORSO DI PREVENZIONE INCENDI

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1 ASSISTENZA ANTINCENDIO A MANIFESTAZIONI AZIENDE E PRIVATI ANTINFORTUNISTICA PERSONALIZZATA PRODOTTI PER LA SALVAGUARDIA DELL AMBIENTE CORSI ANTINCENDIO E SICUREZZA SUL LAVORO SEGNALETICA AZIENDALE REVISIONE E COLLAUDI ESTINTORI A NORMA Allegato IX del D. M. 10/03/1998 CORSO DI PREVENZIONE INCENDI Rischio medio 8 ore

2 Programma del Corso per addetto antincendio in attività a rischio di incendio medio (8 ore) ARGOMENTO DURATA 1) L INCENDIO E LA PREVENZIONE INCENDI 2 ore - principi sulla combustione e l incendio - le sostanze estinguenti - triangolo della combustione - le principali cause di un incendio - rischi alle persone in caso di incendio - principali accorgimenti e misure per prevenire gli incendi 2) LA PROTEZIONE ANTINCENDIO E LE PROCEDURE DA ADOTTARE IN 3 ore CASO DI INCENDIO - le principali misure di protezione contro gli incendi - vie di esodo - procedure da adottare quando si scopre un incendio o in caso di allarme - procedure per l evacuazione - rapporti con i vigili del fuoco - attrezzature ed impianti di estinzione - sistemi di allarme - segnaletica di sicurezza - illuminazione di emergenza 3) ESERCITAZIONI PRATICHE 3 ore - presa visione e chiarimenti sui mezzi di estinzione più diffusi - presa visione e chiarimenti sulle attrezzature di protezione individuale - esercitazioni sull uso degli estintori portatili e modalità di utilizzo di naspi ed idranti

3 Principi della combustione La combustione è una reazione chimica sufficientemente rapida di una sostanza combustibile con un comburente che da luogo allo sviluppo di calore, fiamma, gas, fumo e luce. E un processo di ossidazione rapida durante il quale l energia chimica si degrada in energia termica, con la trasformazione del combustibile. L INCENDIO che è una combustione sufficientemente rapida che si sviluppa senza controllo nel tempo e nello spazio, o combustione incontrollata di materiale o strutture combustibili. La combustione può avvenire con o senza sviluppo di fiamme superficiali. La combustione senza fiamma superficiale si verifica generalmente quando la sostanza combustibile non è più in grado di sviluppare particelle volatili. Le condizioni necessarie per avere una combustione sono: presenza del combustibile la norma lo definisce come sostanza in grado di bruciare e atte a mantenere una combustione in presenza di aria atmosferica, cioè quei materiali che bruciano facilmente con l aria; presenza del comburente è la sostanza che permette al combustibile di bruciare. Generalmente si tratta dell ossigeno contenuto nell aria allo stato di gas; presenza di una sorgente di calore o innesco fonte di calore che nell insieme definiamo TRIANGOLO DEL FUOCO (Kinsley), pertanto solo la contemporanea presenza di questi tre elementi da luogo al fenomeno dell incendio, e di conseguenza al mancare di almeno uno di essi l incendio si spegne. Il combustibile è una sostanza nella cui composizione molecolare sono presenti elementi quali il carbonio, l idrogeno, lo zolfo, etc. In condizioni normali di ambiente esso può essere allo stato solido (carbone, legno, carta, etc.) liquido (alcool, benzina, gasolio, etc.) o gassoso (metano, idrogeno, propano, etc.). Gli incendi si classificano in relazione allo stato fisico dei materiali combustibili. Affinché la combustione abbia luogo è necessaria una adeguata sorgente di calore (innesco: fiamme, scintille, corpi arroventati) che dia la necessaria energia per l avvio dell incendio, energia che deve essere superiore all energia minima di ignizione, che è correlata sia al materiale combustibile, sia alla pezzatura con cui tale materiale è disponibile. Con un fiammifero riesco ad accendere un foglio di carta, ma non riesco ad accendere un volume dell enciclopedia! Pag.1

4 Solitamente il comburente è l ossigeno contenuto nell aria, ma sono possibili incendi di sostanze che contengono nella loro molecola una quantità di ossigeno sufficiente a determinare una combustione, quali ad esempio gli esplosivi e la celluloide. Esistono comunque combustioni (ossidazioni rapide) che hanno luogo in assenza di ossigeno, come ad esempio per l idrogeno che brucia in ambienti di cloro, formando acido cloridrico. Quindi per ottenere lo spegnimento dell incendio si può ricorrere a tre sistemi: esaurimento del combustibile: allontanamento o separazione della sostanza combustibile dal focolaio d incendio; soffocamento: separazione del comburente dal combustibile o riduzione della concentrazione di comburente in aria; raffreddamento: sottrazione di calore fino ad ottenere una temperatura inferiore a quella necessaria al mantenimento della combustione; Normalmente per lo spegnimento di un incendio si utilizza una combinazione delle operazioni di esaurimento del combustibile, di soffocamento e di raffreddamento. Gli elementi che caratterizzano la combustione Premesso che un incendio, nella quasi totalità dei casi, per ciò che riguarda la sostanza comburente, viene alimentato dall ossigeno naturalmente contenuto nell aria, ne consegue che esso si caratterizza per tipo di combustibile e per il tipo di sorgente d innesco. La classificazione degli incendi Gli incendi vengono distinti in cinque classi, secondo lo stato fisico dei materiali combustibili, con un ulteriore categoria che tiene conto delle particolari caratteristiche degli incendi di natura elettrica. La legge di riferimento è il Decreto Ministeriale 07 Gennaio 2005 che riporta le prescrizioni date dalle norme europee EN2 e EN3 per determinare le caratteristiche al fine di etichettare degli estintori idonei allo spegnimento delle varie classi. La classifica A si caratterizza da reazione di combustibile solido ovvero dotato dì forma e volume proprio. La combustione si manifesta con l esaurimento del combustibile spesso luminescente come brace e con bassa emissione di fiamma. Questa è infatti la manifestazione tipica della combustione dei gas e per quanto conceme l argomento in atto è generata dalle emissioni di vapori distillati per il calore dal solido in combustione che li contiene.l azione estinguente pertanto si può esercitare con sostanze che possono anche depositarsi sul combustìbile che è in grado di sostenere l estìnguente senza inghiottirlo e/o affondarlo al suo interno. L azione di separazione dall ossigeno dell aria è pertanto relativamente semplice ed il combustibile non si sparge per la scorrevolezza propria dei liquidi. Esempi: carta, cartoni, libri, legna, segatura, trucioli, stoffa, filati, carboni, bitumi grezzi, paglia, fuliggine, torba, carbonella, celluloide, pellicole cinematografiche di sicurezza, materie plastiche, zolfo solido, La classifica B la caratteristica peculiare di tale tipo di combustibile è quella di possedere si un volume proprio ma non una forma propria. Appare evidente come sia necessaria l azione contenitiva di un tale tipo di combustibile, identificabile nelle sue più peculiari caratteristiche nella comune benzina. Un buon estinguente, per questo tipo di fuoco, deve, oltre l azione di raffreddamento, esercitare una azione di soffocamento individuabile nella separazione tra combustibile e comburente. Nel caso dei liquidi, tutti gli estinguenti che vengono inghiottiti dal pelo del liquido, poiché a densità maggiore (più pesanti), non possono esercitare nessuna capacità in tal senso. È il caso dell acqua sulla benzina. Esempi: petrolio, vernici, nafta, benzina, alcool, olii pesanti, etere solforico, glicerina, gomme liquide, resine, fenoli, zolfo liquido, trementina,. Pag.2

5 La classifica C la caratteristica peculiare di tale tipo di combustibile è quella di non possedere né forma né volume proprio. I gas combustibili sono molto pericolosi se miscelati in aria per la possibilità di generare esplosioni. L azione estinguente si esercita mediante azione di raffreddamento, di separazione e di inertizzazione della miscela gas-aria. Infatti al di fuori di ben precìse percentuali di miscelazione il gas combustibile non brucia. Esempi: metano, propano, g.p.l., cloro, gas illuminante, acetilene, idrogeno, cloruro di metile,. I fuochi di classe D si riferiscono a particolarissimi tipi di reazione di solidi, per lo più metalli, che hanno la caratteristica di interagire, anche violentemente, con i comuni mezzi di spegnimento, in particolare con l acqua. I più comuni elementi combustibili che danno luogo a questa categoria di combustioni sono i metalli alcalini terrosi leggeri quali il magnesio, manganese, e l alluminio (quest ultimo solo se in polvere fine), i metalli alcalini quali il sodio, potassio e litio, nonché vengono classificati fuochi di questa categoria anche le reazioni dei perossidi, del clorati e dei perclorati. Tale classificazione è redatta secondo la norma Eurostandard EN2. Esempi: magnesio, potassio, fosforo, sodio, electron (Al-Mg), carburi,.. I fuochi di natura elettrica i fuochi di classe E Ex Classe E : non contemplata nelle norme europee La classe E tal quale non esiste più. La prova consiste nello stabilire se l estintore può essere utilizzato per apparecchiature sotto tensione mediante la prova dielettrica. Essa non è richiesta per gli estintori a Co 2 in quanto l anidride carbonica non è conduttrice di elettricità, né richiesta per quegli estintori per i quali non viene chiesto l impiego per partì elettriche sotto tensione. Nella norma UNI EN 3-7:2005 si richiama l attenzione sui regolamenti e le prassi nazionali. Gli estintori d incendio portatili che utilizzano acqua o schiuma e non sono sottoposti a prova dielettrica come dal punto 9 della UNI EN 3-7:2005, o non soddisfano i requisiti di tale punti devono riportare la seguente avvertenza: non utilizzare su apparecchiature eletttiche sotto tensione Gli estintori di incendio portatili che utilizzano altri agenti e gli estintori a base d acqua conformi ai requisiti del punto 9 della UNI EN 3-7:2005, devono riportare l indicazione del loro idonietà all uso su apparecchiature elettriche sotto tensione, per esempio: adatti all uso su apparecchiature elettriche sotto tensione fino a 1000 V ad una distanza di 1 metro. I fuochi di classe F fuochi da oli e grassi vegetali o animali La recente norma EN2 del 2005 ha portato da 4 a 5 le classi di fuoco prese a riferimento per la qualificazione dei mezzi estinguenti aggiungendo la classe F che prevede i fuochi che interessano mezzi di cottura (oli e grassi vegetali o animali) in apparecchi di cottura. Per altro, in base alle regole riguardanti provvedimenti normativi comunitari, la norma EN2 sopra citata ha lo status di norma nazionale italiana, il che comporta obblighi di adempimenti di osservanza. NB: Come potete notare, per questa classe di fuoco facciamo riferimento alla sola norma UNI EN 2:2005 in quanto non esistono norme che trattino in modo specifico la classe F, né che indichino il relativo pittogramma. Presumiamo che questo argomento, probabilmente sarà inserito in una revisione della norma UNI EN 3-7 che come abbiamo visto descrive per ora solo le classi A, B e C non menzionando la classe F. Pag.3

6 Le sorgenti d innesco Nella ricerca delle cause d incendio, sia a livello preventivo che a livello di accertamento, è fondamentale individuare tutte le possibili fonti d innesco, che possono essere suddivise in quattro categorie: accensione diretta quando una fiamma, una scintilla o altro materiale incandescente entra in contatto con un materiale combustibile in presenza di ossigeno. Esempi: operazioni di taglio e saldatura, fiammiferi e mozziconi di sigaretta, lampade e resistenze elettriche, scariche statiche. accensione indiretta quando il calore d innesco avviene nelle forme della convezione, conduzione e irraggiamento termico. Esempi: correnti di aria calda generate da un incendio e diffuse attraverso un vano scala o altri collegamenti verticali negli edifici; propagazione di calore attraverso elementi metallici strutturali degli edifici. attrito quando il calore è prodotto dallo sfregamento di due materiali. Esempi: malfunzionamento di parti meccaniche rotanti quali cuscinetti, motori; urti; rottura violenta di materiali metallici. autocombustione o riscaldamento spontaneo quando il calore viene prodotto dallo stesso combustibile come ad esempio lenti processi di ossidazione, reazione chimiche, decomposizioni esotermiche in assenza d aria, azione biologica. Esempi: cumuli di carbone, stracci o segatura imbevuti di olio di lino, polveri di ferro o nichel, fermentazione di vegetali. Pag.4

7 Prodotti della combustione I prodotti della combustione sono suddivisibili in quattro categorie: gas di combustione fiamme fumo calore oltre all emissione di luce. I gas di combustione sono quei prodotti della combustione che rimangono allo stato gassoso anche quando raggiungono raffreddandosi la temperatura ambiente di riferimento 15 C. I principali gas di combustione e i principali agenti di rischio per le vie respiratorie sono: ossido di carbonio aldeide acrilica (Acroleina) anidride carbonica fosgene idrogeno solforato ammoniaca anidride solforosa ossido e perossido di azoto acido cianidrico acido cloridrico La produzione di tali gas dipende dal tipo di combustibile, dalla percentuale di ossigeno presente e dalla temperatura raggiunta nell incendio. Nella stragrande maggioranza dei casi, la mortalità per incendio è da attribuire all inalazione di questi gas che producono danni biologici per anossia o per tossicità. Pag.5

8 Le fiamme sono costituite dall emissione di luce conseguente alla combustione di gas sviluppatisi in un incendio. In particolare nell incendio di combustibili gassosi è possibile valutare approssimativamente il valore raggiunto dalla temperatura di combustione dal colore della fiamma. Scala cromatica delle temperature nella combustione dei gas Colore delle fiamme Temperature ( C) Rosso nascente 525 Rosso scuro 700 Rosso ciliegia 900 Giallo scuro 1100 Giallo chiaro 1200 Bianco 1300 Bianco abbagliante 1500 I fumi sono formati da piccolissime particelle solide (aerosol), liquide (nebbie o vapori condensati). Le particelle solide sono sostanze incombuste che si formano quando la combustione avviene in carenza di ossigeno e vengono trascinate dai gas caldi prodotti dalla combustione stessa, gas che con la loro elevata temperatura contribuiscono alla propagazione dell incendio. Normalmente i fumi sono prodotti in quantità tali da impedire la visibilità ostacolando l attività dei soccorritori e l esodo delle persone. Ordinariamente la maggior produzione di fumi da combustione avviene nelle fasi iniziali dell incendio, per cui, sebbene sia più facile e rapido spegnere le fiamme nella fase di inizio, tale azione è più difficoltosa per la presenza di molto fumo. Le particelle solide dei fumi che sono incombusti e le ceneri rendono il fumo di colore scuro. Le particelle liquide, invece, sono costituite essenzialmente da vapor d acqua che al di sotto dei 100 C condensa dando luogo a fumo di color bianco. Il calore è la causa principale della propagazione degli incendi. Realizza l aumento della temperatura di tutti i materiali e i corpi esposti, provocandone il danneggiamento fino alla distruzione. La combustione sviluppa energia termica sia come calore convettivo dei gas sia come calore radiante. La combustione dei gas e dei vapori avviene con fiamma. Il diretto contatto con la fiamma produce immediate ustioni. II calore che viene irradiato dalle fiamme produce effetti nocivi non solo sull uomo ma anche sull ambiente immediatamente circostante. Esso può danneggiare strutture ed impianti vicini e provocare l insorgere di altri incendi. Pag.6

9 I parametri fisici della combustione La combustione è caratterizzata da numerosi parametri fisici e chimici, i principali dei quali sono i seguenti: temperatura di accensione temperatura teorica di combustione aria teorica di combustione potere calorifico temperatura di infiammabilità limiti di infiammabilità e di esplodibilità Temperatura di accensione o di autoaccensione ( C) É la minima temperatura alla quale la miscela combustibile-comburente inizia a bruciare spontaneamente in modo continuo senza ulteriore apporto di calore o di energia dall esterno. PIASTRA RADIANTE SOSTANZE Temperatura di accensione ( C) valori indicativi acetone 540 benzina 250 gasolio 220 idrogeno 560 alcool metilico 455 carta 230 legno gomma sintetica 300 metano 537 Temperatura teorica di combustione ( C) É il più elevato valore di temperatura che è possibile raggiungere nei prodotti di combustione di una sostanza. SOSTANZE Temperatura di combustione ( C teorici) idrogeno 2205 metano 2050 petrolio 1800 propano 2230 Aria teorica di combustione (mc) É la quantità di aria necessaria per raggiungere la combustione completa di tutti i materiali combustibili SOSTANZE Aria teorica di combustione (Nmc/Kg Normalmetrocubo / kilogrammo) legno 5 carbone 8 benzina 12 alcool etilico 7,5 polietilene 12,2 propano 13 idrogeno 28,5 Pag.7

10 Potere calorifico (MJ/Kg o MJ/mc) É la quantità di calore prodotta dalla combustione completa dell unità di massa o di volume di una determinata sostanza combustibile; si definisce potere calorifico superiore la quantità di calore sviluppata dalla combustione considerando anche il calore di condensazione del vapore d acqua prodotto (perso nei fumi), si definisce invece potere calorifico inferiore quando il calore di condensazione del vapor d acqua non è considerato; in genere nella prevenzione incendi viene considerato sempre il potere calorifico inferiore. SOSTANZE potere calorifero inferiore (MJ/Kg) legno carbone benzina 42 alcool etilico 25 polietilene propano 46 idrogeno 120 MJ//Kg = MegaJoule / kilogrammo MJ//Nmc = MegaJoule / Normalmetrocubo E questo un parametro essenziale che consente di valutare il rischio di incendio all interno di un locale, determinandone il carico di incendio, inteso come sommatoria di tutti i materiali combustibili rapportati alla superficie del locale stesso. Il carico di incendio q si esprime con una formula determinata dalla Circolare del Ministero dell Interno n 91 del 14 settembre 1961: gi peso del generico materiale combustibile Hi potere calorifico del materiale A area del locale 18,48 potere calorifico della legna standard Temperatura di infiammabilità ( C) gixhi q= 18,48 A É per tutti i combustibili che partecipano alla relazione come emettitori di gas, la minima temperatura alla quale il combustibile emette vapori in quantità tale da formare con il comburente una miscela incendiabile. SOSTANZE Temperatura di infiammabilità ( C) gasolio 65 acetone -18 benzina -20 alcool metilico 11 alcol etilico 13 toluolo 4 olio lubrificante 149 Pag.8

11 Limiti di infiammabilità (% in volume) I limiti di infiammabilità individuano il campo all interno del quale si ha, in caso d innesco, l accensione e la propagazione della fiamma nella miscela. Sono: limite inferiore di infiammabilità: la più bassa concentrazione in volume di vapore della miscela al di sotto della quale non si ha accensione in presenza di innesco per carenza di combustibile; limite superiore di infiammabilità: la più alta concentrazione in volume di vapore della miscela al di sopra della quale non si ha accensione in presenza di innesco per eccesso di combustibile limite superiore di infiammabilità. SOSTANZE Campo di infiammabilità (% in volume) limite inferiore limite superiore acetone 2,5 13 ammoniaca benzina gasolio 0,6 6,5 idrogeno 4 75,6 metano 5 15 Combustione delle sostanze solide, liquide e gassose Tutte le sostanze sono presenti in natura in differente forma fisica allo stato SOLIDO, LIQUIDO, AERIFORME e possono, in diverse condizioni di pressione e/o di temperatura transitare da uno stato fisico all altro: BRINAMENTO SOLIDIFICAZIONE CONDENSAZIONE LIQUEFAZIONE SOLIDO LIQUIDO AERIFORME FUSIONE EBOLLIZIONE EVAPORAZIONE SUBLIMAZIONE Ciò che brucia nella combustione delle sostanze nei tre stati fisici sono i vapori che i solidi e i liquidi comunque emettono. La combustione dei solidi La combustione delle sostanze solide è caratterizzata dai seguenti parametri: pezzatura e forma del materiale; dal grado di porosità del materiale; dagli elementi che compongono la sostanza; dal contenuto di umidità del materiale; condizioni di ventilazione. Inoltre il processo di combustione delle sostanze solide porta alla formazione di braci che sono costituite dai prodotti della combustione dei residui carboniosi della combustione stessa. Pag.9

12 La combustione dei liquidi infiammabili Tutti i liquidi sono in equilibrio con i propri vapori che si sviluppano in misura differente a seconda delle condizioni di pressione e temperatura sulla superficie di separazione tra pelo libero del liquido e mezzo che lo sovrasta. Nei liquidi infiammabili la combustione avviene proprio quando, in corrispondenza della suddetta superficie i vapori dei liquidi, miscelandosi con l ossigeno dell aria in concentrazioni comprese nel campo di infiammabilità, sono opportunamente innescati. Pertanto per bruciare in presenza di innesco un liquido infiammabile deve passare dallo stato liquido allo stato di vapore. L indice della maggiore o minore combustibilità di un liquido è fornito dalla temperatura di infiammabilità. In base alla temperatura di infiammabilità i liquidi infiammabili sono classificati come segue: Categoria A LIQUIDI INFIAMMABILI liquidi aventi punto di infiammabilità inferiore a 21 C Categoria B LIQUIDI COMBUSTIBILI liquidi aventi punto d infiammabilità compreso tra 21 C e 65 C OLII MINERALI COMBUSTIBILI liquidi aventi punto d infiammabilità compreso tra 65 C e 125 C Categoria C OLII MINERALI LUBRIFICANTI liquidi aventi punto d infiammabilità superiore a 125 C SOSTANZE Temperatura di infiammabilità ( C) Categoria gasolio 65 C acetone -18 A benzina -20 A alcool metilico 11 A alcol etilico 13 A toluolo 4 A olio lubrificante 149 C I gas infiammabili Nelle applicazioni civili ed industriali i gas, compresi quelli infiammabili, sono generalmente contenuti in recipienti atti ad impedirne la dispersione incontrollata nell ambiente. I gas in funzione delle loro caratteristiche fisiche possono essere classificati come segue: GAS LEGGERO Gas avente densità rispetto all aria inferiore a 0,8 (idrogeno, metano, etc.) Un gas leggero quando liberato dal proprio contenitore tende a stratificare verso l alto. GAS PESANTE Gas avente densità rispetto all aria superiore a 0,8 (GPL, acetilene, etc.) Un gas pesante quando liberato dal proprio contenitore tende a stratificare ed a permanere nella parte bassa dell ambiente ovvero a penetrare in cunicoli o aperture praticate a livello del piano di calpestio. Pag.10

13 I rischi alle persone e all ambiente Dinamica dell incendio. Nell evoluzione dell incendio si possono individuare quattro fasi caratteristiche: Fase di ignizione Fase di propagazione Incendio generalizzato (flash over) Estinzione e raffreddamento TEMPERATURA (flash-over) ignizione propagazione incendio generalizzato estinzione TEMPO Fase di ignizione che dipende dai seguenti fattori: TEMPERATURA infiammabilità del combustibile; possibilità di propagazione della fiamma; grado di partecipazione al fuoco del combustibile; geometria e volume degli ambienti; possibilità di dissipazione del calore nel combustibile; ventilazione dell ambiente; caratteristiche superficiali del combustibile; distribuzione nel volume del combustibile, punti di contatto In questa prima fase avviene l innesco di un primo focolaio; nel caso più frequente, quello di materiali combustibili solidi, in genere, specie con fonti di innesco a bassa energia (conduttori elettrici surriscaldati, mozziconi di sigaretta, etc.), non si verifica un immediato divampare delle fiamme, ma si assiste ad una fase di durata variabile (minuti-ore) di combustione latente che avviene per sola incandescenza. In questa fase l aumento della temperatura nel locale è molto bassa, come pure l emissione di fumi, ciò rende difficile la scoperta del focolaio sia dall uomo che dai rilevatori automatici d incendio. ignizione (flash-over) propagazione incendio generalizzato estinzione TEMPO Pag.11

14 Fase di propagazione caratterizzata da: TEMPERATURA produzione dei gas tossici e corrosivi; riduzione di visibilità a causa dei fumi di combustione; aumento della partecipazione alla combustione dei combustibili solidi e liquidi; aumento rapido delle temperature; aumento dell energia di irraggiamento. (flash-over) Il diagramma ha un andamento esponenziale e sta ad indicare un aumento notevole della temperatura in breve intervallo di tempo. Con la comparsa della fiamma aperta la formazione di fumo denso e l aumento della temperatura si ha la produzione di gas di distillazione piuttosto elevata, tale da costituire con l aria dell ambiente una miscela infiammabile (entro il campo di infiammabilità) che viene innescata dalla temperatura raggiunta nella fase iniziale determinando una combustione in fase gassosa. Tutti i materiali combustibili partecipano alla combustione. La quantità di calore sviluppato è notevole e la temperatura si innalza rapidamente verificandosi una maggiore velocità di combustione con minore dispersione di calore Questa fase si sviluppa dopo un tempo dell accensione che varia da qualche minuto fino a minuti con normali condizioni di alimentazione dell aria e fino a 30 minuti per scarsa alimentazione dell aria e si raggiungono temperature dell ordine di 600 C. Incendio generalizzato (flash-over) caratterizzato da: ignizione TEMPERATURA propagazione incendio generalizzato estinzione TEMPO brusco incremento della temperatura; crescita esponenziale della velocità di combustione; forte aumento di emissioni di gas e di particelle incandescenti, che si espandono e vengono trasportate in senso orizzontale, e soprattutto in senso ascensionale; si formano zone di turbolenze visibili; i combustibili vicini al focolaio si autoaccendono, quelli più lontani si riscaldano e raggiungono la loro temperatura di combustione con produzione di gas di distillazione infiammabili; ignizione (flash-over) propagazione incendio generalizzato estinzione TEMPO Il flash over è «un punto di non ritorno» in quanto dopo il verificarsi di tale fase non solo partecipano tutti i materiali presenti alla combustione ma l incendio diventa violento e incontrollato. TEMPERATURA (flash-over) In questa fase la temperatura raggiunge il massimo valore (dell ordine di 1100 C), per poi decrescere. Con il coinvolgimento completo di tutto il materiale presente nel locale la temperatura si innalza velocemente, così come la produzione di fumi, che saturano l ambiente. L incendio va rapidamente a regime stabilizzandosi ad una temperatura più o meno alta a seconda dell equilibrio che si stabilisce tra il calore prodotto dal fuoco e la quantità che ne viene dissipata dalla struttura. Questa fase ha una durata che dipende principalmente dal carico d incendio del locale, quindi di solito da minuti ad ore. ignizione propagazione incendio generalizzato estinzione TEMPO Estinzione e raffreddamento TEMPERATURA Quando l incendio ha terminato di interessare tutto il materiale combustibile ha inizio la fase di decremento delle temperature all interno del locale a causa del progressivo diminuzione dell apporto termico residuo e della dissipazione di calore attraverso i fumi e di fenomeni di conduzione termica.. (flash-over) ignizione propagazione incendio generalizzato estinzione TEMPO Pag.12

15 Effetti dell incendio sull uomo. I principali effetti dell incendio sull uomo sono: ANOSSIA (a causa della riduzione del tasso di ossigeno nell aria) AZIONE TOSSICA DEI FUMI RIDUZIONE DELLA VISIBILITÀ AZIONE TERMICA Essi sono determinati dai prodotti della combustione: GAS DI COMBUSTIONE FIAMMA CALORE FUMO ANOSSIA La combustione consuma ossigeno atmosferico e quando esso scende dal suo valore normale del 21% a meno del 17% in volume sorgono problemi di coordinazione dei movimenti, perdita di lucidità, affaticamento, perdita di conoscenza. Con concentrazioni dell ordine del 6-10% si ha perdita di conoscenza e morte entro pochi minuti se la vittima non è portata subito all aria aperta e rianimata. Il limite di sicurezza è quindi rappresentato dal 17% in volume di ossigeno nell aria a livello del mare, al 19% a quota 1000 m. GAS DI COMBUSTIONE ossido di carbonio anidride carbonica idrogeno solforato anidride solforosa ammoniaca acido cianidrico acido cloridrico perossido d azoto aldeide acrilica fosgene (CO) (CO2) (H2S) (SO2) (NH3) (HCN) (HCl) (NO2) (CH2CHCHO) (COCl2) OSSIDO DI CARBONIO L ossido di carbonio si sviluppa in incendi covanti in ambienti chiusi ed in carenza di ossigeno. caratteristiche incolore inodore non irritante negli incendi risulta il più pericoloso tra i tossici del sangue sia per l elevato livello di tossicità, sia per i notevoli quantitativi generalmente sviluppati. Meccanismo d azione Il monossido di carbonio viene assorbito per via polmonare; attraverso la parete alveolare passa nel sangue per combinazione con l emoglobina dei globuli rossi formando la carbossi-emoglobina. Con tale azione si bloccano i legami che la stessa ha con l ossigeno che in condizioni normali forma l ossiemoglobina. La presenza di ossido di carbonio nell aria determina un legame preferenziale tra questo e l emoglobina, in quanto l affinità di legame che intercorre tra l ossido di carbonio e l emoglobina è di circa 220 volte superiore a quella tra l emoglobina e l ossigeno. Sintomatologia: cefalea, nausea, vomito, palpitazioni, astenia, tremori muscolari Se si sommano gli effetti dell ossido di carbonio sull organismo umano con quelli conseguenti ad una situazione di stress, di panico e di condizioni termiche avverse, i massimi tempi di esposizione sopportabili dall uomo in un incendio reale sono quelli indicati nella seguente tabella: Pag.13

16 Concentrazione di CO (ppm) Tempo max di esposizione (sec) ANIDRIDE CARBONICA L anidride carbonica è un gas asfissiante in quanto, pur non producendo effetti tossici sull organismo umano, si sostituisce all ossigeno dell aria. Quando ne determina una diminuzione a valori inferiori al 17% in volume, produce asfissia. Inoltre è un gas che accelera e stimola il ritmo respiratorio; con una percentuale del 2% di CO2 in aria la velocità e la profondità del respiro aumentano del 50% rispetto alle normali condizioni. Con una percentuale di CO2 al 3% l aumento è del 100%, cioè raddoppia. ACIDO CIANIDRICO L acido cianidrico si sviluppa in modesta quantità in incendi ordinari attraverso combustioni incomplete (carenza di ossigeno) di lana, seta, resine acriliche, uretaniche e poliammidiche. Possiede un odore caratteristico di mandorle amare. Meccanismo d azione L acido cianidrico è un aggressivo chimico che interrompe la catena respiratoria a livello cellulare generando grave sofferenza funzionale nei tessuti ad alto fabbisogno di ossigeno, quali il cuore e il sistema nervoso centrale Vie di penetrazione»» inalatoria»» cutanea»» digerente I cianuri dell acido cianidrico a contatto con l acidità gastrica presente nello stomaco vengono idrolizzati bloccando la respirazione cellulare con la conseguente morte della cellula per anossia. Sintomatologia iperpnea (fame d aria), aumento degli atti respiratori, colore della cute rosso, cefalea, ipersalivazione, bradicardia, ipertensione. FOSGENE Il fosgene è un gas tossico che si sviluppa durante le combustioni di materiali che contengono il cloro, come per esempio alcune materie plastiche. Esso diventa particolarmente pericoloso in ambienti chiusi. Meccanismo d azione Il fosgene a contatto con l acqua o con l umidità si scinde in anidride carbonica e acido cloridrico che è estremamente pericoloso in quanto intensamente caustico e capace di raggiungere le vie respiratorie. Sintomatologia»» irritazione (occhi, naso, e gola)»» lacrimazione»» secchezza della bocca»» costrizione toracica»» vomito»» mal di testa Pag.14

17 ALDEIDE ACRILICA L aldeide acrilica è una sostanza estremamente irritante per gli occhi e le vie respiratorie, che si genera nella combustione lenta dei prodotti cellulosici (per es. carta, cotone, ecc.) e di altre sostanze organiche. È la sostanza che impartisce l odore acre ai fumi della carta che brucia. Si produce anche per decomposizione termica del polietilene. Bastano poche parti per milione di acroleina nell aria per irritare gli occhi in modo insopportabile e rendere impossibile la permanenza in un ambiente senza l uso di mezzi di protezione. L esposizione protratta ai vapori di acroleina può dare luogo a complicazioni polmonari, che possono portare alla morte entro alcune ore. ACIDO CLORIDRICO L acido cloridrico viene prodotto negli incendi dalla decomposizione termica del PVC (cloruro di polivinile). È un forte irritante degli occhi,della pelle e delle vie respiratorie. L esposizione a fumi di incendio contenenti acido cloridrico, anche a livelli che appaiono sopportabili al momento dell esposizione, ha dato luogo successivamente a casi di morte. Effetti del calore Il calore è dannoso per l uomo potendo causare la disidratazione dei tessuti, difficoltà o blocco della respirazione e scottature. Una temperatura dell aria di circa 150 C è da ritenere la massima sopportabile sulla pelle per brevissimo tempo, a condizione che l aria sia sufficientemente secca. Tale valore si abbassa se l aria è umida. Purtroppo negli incendi sono presenti notevoli quantità di vapore acqueo. Una temperatura di circa 60 C è da ritenere la massima respirabile per breve tempo. L irraggiamento genera ustioni sull organismo umano che possono essere classificate a seconda della loro profondità in: ustioni di I grado superficiali facilmente guaribili ustioni di II grado formazione di bolle e vescicole consultazione struttura sanitaria ustioni di III grado profonde urgente ospedalizzazione Pag.15

18 Le principali cause di incendio in relazione allo specifico ambiente di lavoro Cause e Pericoli di Incendio più comuni * deposito o manipolazione non idonea di sostanze infiammabili o combustibili; * accumulo di rifiuti, carta o altro materiale combustibile che può essere facilmente incendiato (accidentalmente o deliberatamente); * Negligenza nell uso di fiamme libere e di apparecchi generatori di calore; * inadeguata pulizia delle aree di lavoro e scarsa manutenzione delle apparecchiature; * impianti elettrici o utilizzatori difettosi, sovraccaricati e non adeguatamente protetti * riparazioni o modifiche di impianti elettrici effettuate da persone non qualificate ; * apparecchiature elettriche lasciate sotto tensione anche quando inutilizzate ; * utilizzo non corretto di impianti di riscaldamento portatili ; * ostruire la ventilazione di apparecchi di riscaldamento, macchinari, apparecchiature elettriche e di ufficio; * fumare in aree ove è proibito, o non usare il posacenere; * negligenze di appaltatori o di addetti alla manutenzione; * etc. ; Percentuale delle cause di incendi: Cause elettriche (scintille, surriscaldamenti di conduttori, surriscaldamento dei motori elettrici,ecc.) 30% Mozzicone di sigaretta 10% Autocombustione, faville, fulmini 10% Guasti ad apparecchiature, bruciatori d impianto di riscaldamento, camino, surriscadalmento di motori e 10% macchine varie Dolose 4% Esplosioni e scoppi 3% Altre cause 33% Pag.16

19 CAUSE DEGLI INCENDI I N T E R N I TERMICHE MECCANICHE ELETTRICHE COMPORTAMENTO UMANO Sorgenti Reazioni chimiche Autocombustione Surriscaldamento Fiamme libere Messa in marcia con fenomeni imprevisti o anomali di funzionamento Attriti Guasti meccanici Guasti impianti Scariche elettriche Scariche elettrostatiche Surriscaldamento Guasti motori Guasti impianti Imprudenza Negligenza Incapacità Errori manovre Stanchezza Distrazioni Fretta Lavori senza necessaria precauzione Cattiva gestione con mancanza di manutenzione E S T E R N E TERMICHE ELETTRICHE DOLO Irragiamento Convezione Conduzione Scariche atmosferiche Azione di estranei Volontarietà dell incendio Pag.17

20 Sostanze estinguenti in relazione al tipo di incendio Come già accennato, l estinzione dell incendio si ottiene per raffreddamento, sottrazione del combustibile e soffocamento, come azione contraria agli elementi del TRIANGOLO DEL FUOCO. Tali azioni possono essere ottenute singolarmente o contemporaneamente mediante l uso delle sostanze estinguenti, che vanno scelte in funzione della natura del combustibile e delle dimensioni del fuoco. Tuttavia nel processo chimico della combustione si inserisce un ulteriore elemento: l AUTOCATALISI o CATALISI POSITIVA, che costituisce l insieme delle reazioni a catena che, in automatico, si generano nello sviluppo del processo chimico della combustione e che ne rendono possibile il completamento. Un qualsiasi elemento che intervenga con una proprietà di natura chimica contraria e che blocca tali reazioni a catena, determina una catalisi negativa. Si introduce così un ulteriore elemento al triangolo del fuoco: la catalisi, quarto elemento che determina il concetto di quadrilatero del fuoco e conseguentemente di quadrilatero dell estinzione: DILUIZIONE - SOTTRAZIONE DEL COMBUSTIBILE COMBUSTIBILE COMBURENTE SOFFOCAMENTO INNESCO RAFFREDDAMENTO AUTOCATALISI CATALISI NEGATIVA È di fondamentale importanza conoscere le proprietà e le modalità d uso delle principali sostanze estinguenti: acqua schiuma polveri idrocarburi alogenati (HALON) gas inerti sabbia ACQUA L acqua è la sostanza estinguente per antonomasia conseguentemente alla facilità con cui può essere reperita a basso costo. La sua azione estinguente si esplica con le seguenti modalità: abbassamento della temperatura del combustibile per assorbimento del calore; azione di soffocamento per sostituzione dell ossigeno con il vapore acqueo; diluizione di sostanze infiammabili solubili in acqua fino a renderle non più tali; imbevimento dei combustibili solidi. L acqua è il più comune agente estinguente ed è anche il migliore per spegnere gli incendi di classe A (combustibili solidi ordinari), con esclusione delle sostanze incompatibili quali sodio e potassio che a contatto con l acqua liberano idrogeno, e carburi che invece liberano acetilene. La sua efficacia sui solidi comuni è legata al grande potere raffreddante. Tali materiali, infatti, bruciano sia con fiamma che senza fiamma, da ciò la necessità di raffreddare adeguatamente il combustibile non solo per fermare la produzione di vapori infiammabili, ma anche per estinguere le braci prodotte da tali materiali ed impedirne la riaccensione. L acqua può essere impiegata su fuochi di classe B a fini di controllo, ed anche di estinzione (su liquidi con alto punto di infiammabilità) a patto di adottare alcune precauzioni e modalità d impiego. L acqua non andrà infatti impiegata su liquidi in fiamme che si siano riscaldati oltre i 100 C per evitare il pericolo di violente eruzioni dovute all ebollizione dell acqua. Inoltre andrà applicata a getto frazionato o nebulizzato per migliorarne l efficacia raffreddante. Va tenuta anche in considerazione la possibilità che un uso eccessivo o improprio dell acqua possa favorire l espandersi della superficie incendiata. Non è adatta a spegnere fuochi di classe C (fa eccezione l acqua atomizzata). Pag.18

21 Non deve essere assolutamente utilizzata su fiamme che coinvolgano apparecchiature elettriche sotto tensione per il pericolo di folgorazione. L acqua, infatti, conduce l elettricità. Evaporando completamente 1 litro di acqua produce 1700 litri di vapore acqueo alla temperatura di 100 C. L acqua può essere erogata sul fuoco a getto pieno, frazionato, nebulizzato e atomizzato, per mezzo di lance, pistole, cannoni e sistemi fissi di spruzzatori (sprinklers). Il grado di suddivisione ottenibile del getto d acqua, oltre che dalle caratteristiche dell ugello erogatore, dipende soprattutto dalla pressione di alimentazione. Getto pieno e frazionato: pressioni fino a 15 bar. Getto nebulizzato: pressioni tra 15 e 60 bar. Getto atomizzato: pressioni oltre i 60 bar. Questa classificazione, che possiamo definire classica, viene utilizzata per gli impianti tradizionali. Oggi, a seguito della necessità di sostituire gli halon in tutte le loro applicazioni non coinvolgenti apparecchiature elettriche sotto tensione o apparecchiature elettroniche, si è sviluppato e ha preso piede ed è in aumento l impiego di acqua atomizzata (nebbia d acqua, water mist, water fog) prodotta con ugelli di nuova concezione. Questi ugelli permettono di ottenere getti di elevata suddivisione, con ben definite caratteristiche di distribuzione dimensionale delle gocce, già a partire da 12 bar impiegando come mezzi atomizzanti aria compressa o altri gas mescolati meccanicamente con l acqua. Una valutazione obiettiva delle effettive capacità di estinzione dei sistemi a nebbia d acqua nei vari campi di applicazione sarà possibile solo quando disporremo di un congruo numero di risultati ottenuti con tali sistemi in incendi reali. Un vantaggio notevole della nebbia d acqua rispetto all acqua frazionata è che per ottenere lo stesso effetto raffreddante e soffocante sul fuoco la quantità di acqua richiesta è notevolmente minore. Altro innegabile vantaggio è che l acqua non avrà mai problemi di nocività per l uomo e per l ambiente. SCHIUMA La schiuma è il migliore agente estinguente per i fuochi di classe B che coinvolgono grandi superfici. Non è efficace per fuochi di getti di combustibile. Le schiume spengono anche fuochi di classe A.L azione estinguente delle schiume avviene per separazione del combustibile dal comburente e per raffreddamento. La schiuma è formata da bolle piene d aria la cui pellicola è composta da acqua, sostanze schiumogene e additivi che le impartiscono resistenza meccanica e resistenza al fuoco. Si ottiene mescolando, con appositi dispositivi (detti generatori di schiuma), aria ad una soluzione di liquido schiumogeno concentrato in acqua (detta soluzione schiumogena). Questa soluzione può contenere dall I al 10% di schiumogeno, a seconda del tipo di schiumogeno impiegato e del materiale da spegnere. Non possono essere utilizzate su parti in tensione in quanto contengono acqua, su sodio e potassio (in quanto liberano idrogeno) né sul carburo di calcio (in quanto liberano acetilene). In base al rapporto tra il volume della schiuma prodotta e la soluzione acqua-schiumogeno d origine, le schiume si distinguono in: alta espansione media espansione bassa espansione La schiuma è più leggera degli idrocarburi liquidi sui quali galleggia creando una barriera tra combustibile e aria circostante. Inoltre, raffreddando la superfìcie del liquido con l acqua contenuta, riduce lo sviluppo di vapori combustibili. Lo stesso accade per i solventi infiammabili. Le sue azioni sono separazione e raffreddamento, cosicché agisce sui lati combustibile e calore del triangolo del fuoco. Le schiume ad alta espansione non si applicano sulla superficie dei liquidi incendiati, ma servono per riempire lo spazio intorno ai combustibili di classe A (saturazione totale) in magazzini, cantine, stive. Esse sottraggono al combustibile l aria necessaria alla combustione. Agiscono quindi sul lato comburente del triangolo del fuoco. Pag.19

22 POLVERI Le polveri sono costituite da particelle solide finissime a base di bicarbonato di sodio, potassio, fosfati e sali organici. L azione estinguente delle polveri è prodotta dalla decomposizione delle stesse per effetto delle alte temperature raggiunte nell incendio, che dà luogo ad effetti chimici sulla fiamma con azione anticatalitica ed alla produzione di anidride carbonica e vapore d acqua. I prodotti della decomposizione delle polveri pertanto separano il combustibile dal comburente, raffreddano il combustibile incendiato e inibiscono il processo della combustione. Le polveri sono adatte per fuochi di classe A, B e C, mentre per incendi di classe D devono essere utilizzate polveri speciali. CLASSI DI FUOCO B C A B C D COMPONENTI PRINCIPALI DELLA POVERE BICARBONATO DI SODIO E POTASSIO, SOLFATO DI POTASSIO FOSFATO MONOAMMONICO, SOLFATO AMMONICO CLORURO DI SODIO, POTASSIO Polveri chimiche Le polveri chimiche sono impiegate dove è richiesto un rapido abbattimento della fiamme. Non essendo conduttrici. Le polveri chimiche possono essere usate per spegnere incendi di apparecchiature elettriche sotto tensione, ma non dovrebbero essere usate in aree dove i depositi che lasciano possono danneggiare apparecchiature elettroniche o delicati relè elettrici. Le polveri vengono proiettate sulla fiamma per mezzo di gas inerti sotto pressione (azoto, anidride carbonica), ma è ammessa anche l aria. I gas inerti hanno una certa azione soffocante sul fuoco, che però non è sufficiente a spiegare l efficacia degli estintori nell estinguere le fiamme. La maggior parte degli estintori in uso è caricata con polvere chimica. Le polveri chimiche agiscono sulla fiamma, decomponendosi per effetto del calore e bloccando con i prodotti della decomposizione le reazioni dei gas e vapori combustibili con l ossigeno dell aria. Polveri speciali Le polveri speciali si usano per gli incendi di classe D (metalli attivi). Esse agiscono come coprenti, cioè hanno solo la funzione di impedire il contatto tra il metallo e l ossigeno dell aria. GAS INERTI I gas inerti utilizzati per la difesa dagli incendi di ambienti chiusi sono generalmente l anidride carbonica e in minor misura l azoto. La loro presenza nell aria riduce la concentrazione del comburente fino ad impedire la combustione. L anidride carbonica non risulta tossica per l uomo (è un gas inodore, incolore), è un gas più pesante dell aria (è circa una volta e mezza più pesante dell aria) perfettamente dielettrico, normalmente conservato come gas liquefatto sotto pressione, non lascia depositi ed essendo gassosa arriva in punti dove la polvere chimica non può arrivare. Essa produce differentemente dall azoto anche un azione estinguente per raffreddamento dovuta all assorbimento di calore generato dal passaggio dalla fase liquida alla fase gassosa. L impiego dell anidride carbonica su fuochi di classe A è efficace solo su piccole quantità di materiale (come nel caso degli isolanti in una apparecchiatura elettrica) o in impianti fissi a saturazione totale adeguatamente progettati. A causa della sua volatilità essa può essere usata all aperto solo per piccoli fuochi. Essa è principalmente impiegata per proteggere ambienti chiusi contenenti apparecchiature elettriche ed elettroniche nonché macchinari delicati. IDROCARBURI ALOGENATI Gli idrocarburi alogenati, detti anche HALON (HALogenated - hydrocarbon), sono formati da idrocarburi saturi in cui gli atomi di idrogeno sono stati parzialmente o totalmente sostituiti con atomi di cromo, bromo o fluoro. L azione estinguente degli HALON avviene attraverso l interruzione chimica della reazione di combustione (ANTI-CATALISI). Gli HALON sono efficaci su incendi che si verificano in ambienti chiusi scarsamente ventilati e producono un azione estinguente che non danneggia i materiali con cui vengono a contatto. Tuttavia, alcuni HA- LON per effetto delle alte temperature dell incendio si decompongono producendo gas tossici per l uomo a basse concentrazioni, facilmente raggiungibili in ambienti chiusi e poco ventilati. Inoltre il loro utilizzo è stato recentemente limitato da disposizioni legislative emanate per la protezione della fascia di ozono strato-sferico. Pag.20

23 SABBIA Altro agente estinguente ordinariamente reperibile è la sabbia, che opera con azione di soffocamento. I campi di utilizzazione degli agenti estinguenti sono riassumibili nella seguente tabella: Pag.21

24 PREVENZIONE INCENDI Dopo aver esaminato il fenomeno incendio attraverso l analisi delle caratteristiche chimico-fisiche delle sostanze combustibili con particolare riferimento alle cause che determinano il fenomeno e degli effetti che esso provoca sull uomo ed, in generale, sull ecosistema soffermeremo la nostra attenzione sui mezzi e sistemi per ridurre il rischio di Incendio. La sicurezza antincendio è orientata alla salvaguardia dell incolumità delle persone ed alla tutela dei beni e dell ambiente, mediante il conseguimento degli obiettivi primari: 1. La riduzione al minimo delle occasioni di incendio. 2. La stabilità delle strutture portanti per un tempo utile ad assicurare il soccorso agli occupanti. 3. La limitata produzione di fuoco e fumi all interno delle opere e la limitata propagazione del fuoco alle opere vicine. 4. La possibilità che gli occupanti lascino l opera indenni o che gli stessi siano soccorsi in altro modo. 5. La possibilità per le squadre di soccorso di operare in condizioni di sicurezza. Il rischio di ogni evento incidentale (l incendio nel nostro caso) risulta definito da due fattori: - La frequenza, cioè la probabilità che l evento si verifichi in un determinato intervallo di tempo. - La magnitudo, cioè l entità delle possibili perdite e dei danni conseguenti al verificarsi dell evento. da cui ne deriva la definizione di Rischio = Frequenza x Magnitudo R = F x M Dalla formula del rischio (d incendio) appare evidente che quanto più si riducono la frequenza o la magnitudo, o entrambe, tanto più si ridurrà il rischio. Differente è il concetto di PERICOLO DI INCENDIO, che si identifica con gli elementi e le azioni che possono determinare lo sviluppo di un incendio. Nel diagramma è stata graficamente rappresentata la possibilità di controllare e gestire un rischio di incendio inaccettabile attraverso l adozione di misure di tipo Preventivo o di tipo Protettivo. L attuazione di tutte le misure per ridurre il rischio mediante la riduzione della sola frequenza viene comunemente chiamata prevenzione, mentre l attuazione di tutte le misure tese alla riduzione sola magnitudo viene, invece, chiamata protezione. Ovviamente le azioni Preventive e Protettive non devono essere considerate alternative ma complementari tra loro nel senso che, concorrendo esse al medesimo fine, devono essere intraprese entrambe proprio al fine di ottenere risultati ottimali. Pag.22

25 In questa sede interessa in maniera particolare evidenziare anche che gli obiettivi della Prevenzione Incendi devono essere ricercati anche con MISURE di ESERCIZIO. Il miglior PROGETTO di sicurezza può essere vanificato da chi lavora nell ambiente, se non vengono applicate e tenute nella giusta considerazione le MISURE PRECAUZIONALI d ESERCIZIO PREVENZIONE INCENDI prevenzione propriamente detta protezione misure precauzionali d'esercizio protezione attiva protezione passiva Le specifiche misure di prevenzione incendi Le principali misure di prevenzione incendi, finalizzate alla riduzione della probabilità di accadimento di un incendio, possono essere individuate in: Realizzazione di impianti elettrici a regola d arte. ( Norme CEI ) Collegamento elettrico a terra di impianti, strutture, serbatoi etc. Installazione di impianti parafulmine. Dispositivi di sicurezza degli impianti di distribuzione e di utilizzazione delle sostanze infiammabili. Ventilazione dei locali. Utilizzazione di materiali incombustibili. Adozione di pavimenti ed attrezzi antiscintilla. Segnaletica di Sicurezza, riferita in particolare ai rischi presenti nell ambiente di lavoro. Realizzazione di impianti elettrici a regola d arte Collegamento elettrico a terra Gli incendi dovuti a cause elettriche ammontano a circa il 30% della totalità di tali sinistri. Pertanto appare evidente la grande importanza che deve essere data a questa misura di prevenzione che, mirando alla realizzazione di impianti elettrici a regola d arte (Decreto n. 37 del 2008, norme CEI ), consegue lo scopo di ridurre drasticamente le probabilità d incendio, evitando che l impianto elettrico costituisca causa d innesco. Numerosissima è la casistica delle anomalie degli impianti elettrici le quali possono causare principi d incendio: corti circuiti, conduttori flessibili danneggiati, contatti lenti, surriscaldamenti dei cavi o dei motori, guaine discontinue, mancanza di protezioni, sottodimensionamento degli impianti, apparecchiature di regolazione mal funzionanti ecc. La messa a terra di impianti, serbatoi ed altre strutture impedisce che su tali apparecchiature possa verificarsi l accumulo di cariche elettrostatiche prodottesi per motivi di svariata natura (strofinio, correnti vaganti ecc.). La mancata dissipazione di tali cariche potrebbe causare il verificarsi di scariche elettriche anche di notevole energia le quali potrebbero costituire innesco di eventuali incendi specie in quegli ambienti in cui esiste la possibilità di formazione di miscele di gas o vapori infiammabili. Pag.23

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