VALUTAZIONE DI UNA MODIFICA DELL ATTUALE SISTEMA DI CAMPIONAMENTO DI POLVERI DI LEGNO DURO

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1 VALUTAZIONE DI UNA MODIFICA DELL ATTUALE SISTEMA DI CAMPIONAMENTO DI POLVERI DI LEGNO DURO Alessandro Bacaloni 1, Leonardo Cornacchia 2 1 Dipartimento di Chimica, Sapienza Università di Roma 2 Dipartimento di Prevenzione, ASL RM/F - Civitavecchia Riassunto In questo lavoro è stata studiata una modifica originale del selettore IOM a tutt oggi previsto dalle metodiche per la determinazione delle esposizioni professionali a polveri di legno duro. I risultati sin qui ottenuti sono incoraggianti, in quanto eliminano o riducono fortemente la sovrastima segnalata a suo tempo da uno degli autori e da altri ricercatori tipica del selettore IOM nel caso di uso di macchine da taglio legno veloci e che rappresenta una fonte di errore notevole nelle determinazioni analitiche. Introduzione Il problema della determinazione della esposizione a polveri di legno duro è sicuramente di attualità, in considerazione dei seguenti aspetti: Classificazione delle polveri di legno duro come cancerogeni, ribadita nell allegato XLII del D. Lgs. 81/2008; Esistenza di un valore limite ponderato sulle otto ore lavorative, ora contemplato dall allegato XLIII dello stesso decreto, oggetto di severe e fondate critiche per il livello considerato eccessivamente elevato (5 mg/m 3 riferito alla frazione inalabile), pur considerando il significato estremamente relativo di un valore limite professionale per cancerogeni; Criticità nella determinazione della frazione inalabile aerodispersa di polveri di legno duro in funzione dei vari sistemi di campionamento segnalata in diverse ricerche. Cancerogenicità dei legni duri Il potenziale allergogeno di alcuni legni era stato già da tempo posto in solida relazione alla loro quota proteica e terpenica; attualmente vi sono indicazioni (ancora sotto studio) che il potenziale cancerogeno possa essere associato alla loro quota tanninica. La letteratura internazionale da molti anni segnala la cancerogenicità di alcune lavorazioni che espongono a polveri di legno; dall anno 1987 la IARC (International Agency for Research on Cancer) ha classificato alcune lavorazioni fra quelle che espongono a cancerogeni. Nel 1995 la IARC, in base all'osservazione di un marcato incremento dell incidenza delle neoplasie a livello delle fosse nasali e dei seni paranasali tra i lavoratori esposti prevalentemente a

2 polveri di legno duro, valuta sufficiente l'evidenza di cancerogenicità delle polveri di legno per l'uomo e quindi le inserisce nel gruppo 1 (cancerogeni accertati). Successivamente la CE ha pertanto stabilito la cancerogenicità ed il valore limite per le polveri di legno duro (Direttiva 1999/38/CE) che, recepita con il D.Lgs. 66/2000, è oggi inglobata nel D.Lgs. 81/2008). Dal punto di vista merceologico, i vari tipi di legni ("essenze") vengono correntemente distinti: su base botanica: legni di latifoglie e di conifere; sulla base della provenienza geografica: "indigeni" (rispetto all Europa e all America Settentrionale) ed "esotici"; sulla base della loro compattezza: "duri" ovvero "forti" e "teneri" ovvero "dolci". Va evidenziato che vi è un gradiente continuo tra "massima forza" e "massima dolcezza" dei legni utilizzati ai fini di qualsiasi attività umana, senza una netta linea di demarcazione tra legni "duri" da una parte e "teneri" dall altra, essendovi essenze che si collocano verso la "metà strada", per l appunto, tra gli opposti estremi della "massima forza" e "massima dolcezza" (ad esempio, il castagno è correntemente definito come un legno "mediamente duro"). I legni "duri" sono in genere più ricchi di componenti organici polari. Tale distinzione così intesa ha però solo valenza merceologica: diverso è il concetto di legno duro o dolce al fine di studiare la salute e sicurezza sul lavoro. Il volume IARC 62/1995 "Monographs on the evaluation of carcinogenic risk to humans. Wood dust and formaldehyde" riporta un elencazione (indicativa, non esaustiva) di legni rispettivamente "duri" ovvero "forti" e "teneri" ovvero "dolci". Appare necessario evidenziare che il termine "duro" in questo caso, è la traduzione letterale del termine inglese "hardwood", utilizzato per indicare il legno ricavato da alberi del tipo Angiosperme. In linea generale i "legni duri" sono rappresentati dalle latifoglie ed i "legni dolci" o teneri, dalle conifere (Gymnosperme). Emblematico è il caso del legno di pioppo che, pur essendo un legno tenero in termini di lavorabilità, è compreso tra i legni duri. Si segnalano, tra i legni "duri" "esotici", anche i nominativi di tre essenze non riportate nel suddetto elenco IARC, ma per le quali si ha notizia di un impiego quantitativamente significativo nel tessuto produttivo italiano, quali: Ayous, Frakè e Ramin. 2

3 Il valore limite Come sopra accennato, il valore limite ponderato sulle otto ore lavorative, contemplato dall allegato XLIII del D. Lgs. 81/2008 è di 5 mg/m 3, riferito alla frazione inalabile determinata con campionamento personale Si tratta peraltro di un valore alquanto elevato e scarsamente giustificato, sul piano sanitario, per le seguenti considerazioni: - in ogni caso, l esposizione a polveri di legno può indurre malattie respiratorie non neoplastiche, soprattutto allergiche, anche al di sotto di 1 mg/m 3, TLV previsto dall ACGIH; - è, ad oggi, in genere tecnicamente possibile contenere l esposizione a polveri di legno, senza soverchie difficoltà e/o costi gravosi, ben al di sotto del valore limite di 5 mg/m 3 ; - una esposizione inferiore al limite comunque non comporta un giudizio di non esposizione a cancerogeni per i lavoratori, mantenendo quindi gli obblighi specifici per il datore di lavoro. Determinazioni della frazione inalabile di polveri di legno duro Alla fine degli 70 fu sviluppato il concetto di inalabilità in relazione all efficienza di campionamento dalla testa umana durante l atto respiratorio attraverso il naso e/o la bocca (Ogden, 1977). Per brevità, diremo soltanto che l ISO, il CEN e la ACGIH hanno effettuato una revisione generale dei precedenti criteri e sono state unitariamente definite le frazioni di aerosol di interesse sanitario, nonché stabiliti i requisiti necessari per il loro campionamento (UNI-CEN, 1994; UNI-ISO, 1998; ACGIH, 2000). In queste norme tecniche vengono specificati due tipi di definizioni: la prima si riferisce alle frazioni dimensionali, e cioè la frazione inalabile (la massa delle particelle aerodispersi totali che penetra attraverso il naso e la bocca), la frazione toracica (la massa che penetra oltre la faringe, e la frazione respirabile (la massa che penetra oltre le vie respiratorie prive di cilia). Il secondo tipo di definizioni è riferito alle convenzioni per effettuare il campionamento: la convenzione è la specifica di riferimento per gli strumenti di campionamento delle diverse frazioni di interesse. Gli strumenti campionatori devono avere una efficienza di campionamento conforme alle specifiche convenzioni, secondo una fascia di prestazioni accettabile, che tenga conto degli errori sperimentali e dell influenza di altri fattori oltre il diametro aerodinamico delle particelle (Vincent, 1993; Liden, 1994; Prodi, 1994). Queste nuove norme, quindi, costituiscono il riferimento per la determinazione dell esposizione alle frazioni di particelle aerodisperse che hanno una effettiva rilevanza su specifici effetti sanitari e sono applicabili nel caso degli ambienti di lavoro e di vita. 3

4 . Ad oggi non sono molti gli studi effettuati nel settore del legno per confrontare sul campo le effettive prestazioni dei vari tipi di campionatori costruiti per il prelievo della FI. I primi esperimenti effettuati in Inghilterra in vari ambienti lavorativi, compresi alcuni tipici dell industria del legno, hanno riguardato il confronto del campionatore IOM (Institute Occupational Medicine di Edimburgo) con vari sistemi tradizionalmente usati nella pratica inglese dell igiene industriale (cassetta a 7 fori) (Vaughan et al, 1990). I risultati hanno messo in evidenza la parte dello IOM una sistematica sovrastima rispetto al campionatore a 7 fori, e tale comportamento è risultato tanto più rilevante, quanto maggiore era la presenza di particelle grossolane nella zona di prelievo. E stata rilevata, infatti, la tendenza del campionatore IOM a raccogliere per proiezione le particelle di grandi dimensioni prodotte dalle lavorazioni con le macchine per il legno. Altri studi condotti negli ambienti di lavoro dell industria del legno hanno riguardato prevalentemente confronti tra IOM e cassette in plastica a faccia aperta o chiusa (Marconi, 2002). Di fatto poche particelle di grandi dimensioni possono distorcere il risultato in termini di massa della FI, nonché la distribuzione dimensionale apparente (Liden e Kenny, 1994). Le attuali convenzioni, infatti, sono ragionevolmente applicabili a distribuzioni dimensionali dell aerosol lavorativo caratterizzate da un diametro aerodinamico mediano di massa inferiore a circa 25 m e nella bozza di standard del CEN (CEN 1998) viene inclusa l avvertenza di non usare campionatori della FI sensibili alla proiezione di particelle in situazioni in cui esiste questo problema. Un successivo studio (Marconi, Tidei, Cornacchia, 2004) presenta la valutazione comparativa delle prestazioni fornite da due sistemi di campionamento per la frazione inalabile, come definita dalla norma UNI EN 481 (UNI, 1994): campionatore di tipo italiano a geometria conica ( conetto metallico con apertura d ingresso di 7 mm, portata di 2,8 l/min) destinato al prelievo della cosiddetta polvere totale (PT) e campionatore di tipo IOM (apertura d ingresso 15 mm, portata di 2 l/min) sviluppato per il prelievo della FI delle polveri aerodisperse. I tipi di macchine oggetto di questa indagine erano in grado di proiettare in aria particelle di grandi dimensioni, che possono entrare direttamente nell apertura d ingresso del portafiltri depositandosi sul filtro. Si è evidenziato come questo effetto sia tanto più rilevante (comportando quindi la sovrastima della misura) quanto 4

5 maggiore è l apertura d ingresso del sistema di campionamento. Il campionatore IOM potrebbe avere favorito questo fenomeno influenzando i risultati ottenuti, in funzione del diametro dell apertura d ingresso di 15 mm, nettamente maggiore rispetto a quello del conetto utilizzato (7 mm). A conclusioni analoghe sono successivamente giunti Campopiano et al (2006, 2008), utilizzando anche uno IOM passivo senza aspirazione sul quale si dimostra la deposizione di particelle con dimensioni molto maggiori di 100 m. Purtroppo, non si va aldilà del suggerimento di verificare la possibilità di ricavare fattori di conversione medi tra i due selettori ovviamente su base statistica, non sempre facilmente sostenibile e, comunque, difficilmente applicabili in situazioni e con macchinari diversi. La modifica studiata In base a quanto sopra esposto, è stata approntata e studiata la seguente modifica del campionatore IOM: si è reso solidale al front cover il cilindro facente parte del cassette front, mantenendo quindi inalterato il diametro di ingresso dello IOM ed è stato aggiunto un pre-filtro in maglia metallica tra il front cover e il cassette front. Le maglie del pre-filtro hanno un diametro di 200 µm; il diametro delle maglie è stato scelto fra i materiali disponibili come il potenzialmente più adatto per rispettare il punto di taglio (cut-point) a 100µm previsto dalle convenzioni per la frazione inalabile (ovviamente altre dimensioni delle maglie sono sperimentabili). Testa di prelievo IOM per polveri inalabili, configurazione originale 5

6 Prefiltro maglie Ø 200 µm Particolare ingrandito Testa di prelievo IOM per polveri inalabili, configurazione modificata Dati preliminari Sono state utilizzate due linee di prelievo in parallelo, una con selettore IOM originale e una con selettore IOM modificato, con portata di campionamento pari a 2 litri/minuto per entrambi. I campionatori erano indossati dallo stesso operatore, addetto al taglio del legno mediante sega circolare (macchina veloce ); la stessa funzionava per metà tempo del campionamento senza che sulla lama della sega fosse presente la cuffia di protezione. Durante l operazione comunque, il sistema di aspirazione delle polveri è stato sempre in funzione, con velocità di aspirazione media di 15 m/s. I campionamenti sono stati condotti per 1 ora ed i valori di concentrazione sono stati rapportati al turno lavorativo; ovviamente nelle condizioni sopra descritte il fenomeno della formazione di particelle di legno di grandi dimensioni eiettate dalla macchina è esaltato e le concentrazioni risultanti ne sono influenzate. Nella tabella successiva sono riportati i dati ottenuti dal confronto fra IOM e IOM modificato: è evidente la sovrastima del campionamento effettuato con lo IOM originale, con un fattore di incremento compreso fra 2 e 7 volte rispetto al dato ottenuto con lo IOM modificato. 6

7 conc. mg/m3 su 8 h/d C o ncentrazio ni delle po lveri di legno rilevate su un o perato re co ntempo raneamente co n i due diversi seletto ri IOM e IOM mo dificato alla macchina o peratrice sega circo lare per un tempo di utilizzo di 60' su 8 o re gio rno ,37 6,37 6,25 6,75 3,25 2,25 0, ,25 1,37 1,5 10,75 8,75 5,625 5,125 3,25 2,5 2, Numero campioni IOM modificato IOM Sono tuttora in corso confronti fra il campionamento mediante lo IOM modificato e mediante il conetto, ma i primi risultati sono incoraggianti e forniscono dati paragonabili fra loro. Una parziale conferma di quanto sin qui affermato è stata ulteriormente acquisita mediante l analisi microscopica dei campioni raccolti: l analisi morfologica effettuata su un filtro campionato mediante il selettore IOM modificato al microscopio ottico in contrasto di fase a 500 ingrandimenti (Microscopio Jena mod. Jenaval munito di reticolo Walton Beckett) ha evidenziato che le dimensioni delle polveri più grandi su di esso presenti e misurate mediante il reticolo hanno un range compreso tra i 20 e i 70 µm di diametro convenzionale; la stessa analisi eseguita su filtro campionato con selettore IOM originale mostra la presenza di numerose particelle con dimensioni eccedenti anche largamente i 100 µm; l ingrandimento del prefiltro dello IOM modificato dopo il campionamento evidenzia la presenza di particelle di legno penetrate nel sistema di campionamento ma bloccate dal prefiltro stesso, con dimensioni di µm ed oltre, che avrebbero indubbiamente inficiato la determinazione gravimetrica. 7

8 Filtro in PVC campionato con lo IOM modificato. Le polveri su esso presenti non superano i µm di diametro convenzionale Filtro in PVC campionato con lo IOM non modificato. Alcune delle particelle su esso presenti hanno forma allungata e diametro aerodinamico maggiore di 100 µm.. 8

9 Parte del pre-filtro ingrandita Particelle con diametro aerodinamico >200 µm Prefiltro dopo il campionamento e particolare ulteriormente ingrandito (stereo-microscopio NIKON SMZ 645) 9

10 Considerazioni Il problema della sovrastima della concentrazione delle polveri di legno aerodisperse è reale e accertato, nel caso di utilizzo nella lavorazione di macchine veloci e, nel campionamento, del selettore IOM, peraltro raccomandato per la determinazione di polveri inalabili. Le soluzioni sin qui proposte al problema appaiono perlomeno parziali e bisognose di una verifica caso per caso, date le differenze operative e morfologiche delle polveri prodotte. La soluzione, studiata in questa sede, consistente in una modifica parziale e reversibile del selettore IOM, sembra in grado di eliminare in parte o di attenuare tale effetto. Naturalmente le poche prove finora effettuate abbisognano di un proseguimento della ricerca, in modo da ottenere una quantità di dati tale da rendere accettabile la stima statisticamente ottenibile. L importanza della soluzione al problema è accentuata dalla critica ad oggi rivolta al valore del limite vigente; servono dei dati reali affidabili di esposizione, alla luce dei quali poter proporre una rivisitazione del valore limite stesso. BIBLIOGRAFIA A. Marconi: Campionamento di particolato atmosferico aerodisperso: le frazioni dimensionali di interesse sanitario ed i sistemi di prelievo. In Atti del 3 Convegno Le giornate di Corvara, Ed. R. Vistocco, (1997), pp A. Marconi: Campionamento delle frazioni dimensionali di rilevanza sanitaria per le polveri di legno. Giornale degli Igienisti industriali, 27 (2) pp (2002) A. Marconi, F. Tidei, L.Cornacchia: Rilevazioni delle polveri inalabili nelle piccole falegnamerie: confronto tra due metodi. In Atti del 22 Congresso Nazionale A.I.D.I.I. (2004), pp L.Taglieri: Il rischio di esposizione a polvere di legno nel comparto produttivo umbro della seconda lavorazione del legno: Risultati preliminari. In Atti del 3 Seminario Aggiornamento dei professionisti INAIL-CONTARP (2005). G. Gori, M. Carrieri, P. Piccoli, E. Bonfiglio, S Serraino, M.L. Scapellato, I. Maccà, G.B. Bartolucci: Valutazione dell esposizione a polveri di legno con diverse metodologie di misura. In Atti del 23 Congresso Nazionale A.I.D.I.I. (2005) pp A. Campopiano, D. Ramires, G. Spagnoli, F. Arcaro, MG Bosco, P. Pandolfi, F. Fioravanti: Primi risultati del confronto tra due selettori utilizzati per la captazione di polveri di legno. Giornale degli Igienisti industriali, 31 (2) pp (2006). A. Campopiano, A. Olori, F. Basili, D. Ramires, A.M. Zakrzewska, P.P. Capone, P. Pandolfi: Caratterizzazione dimensionale delle polveri di legno prelevate da due differenti selettori: primi risultati. In Atti del 25 Congresso nazionale A.I.D.I.I. (2007). G. Bonifazi, A. Brancaleoni, V. Giancontieri, S. Serranti: Controllo delle polveri derivanti dalla lavorazione di legni duri. In Atti del 25 Congresso Nazionale A.I.D.I.I. (2007). A. Campopiano, A. Olori, F. Basili, D. Ramires, A.M. Zakrzewska,: Differenza di captazione tra due selettori per polveri di legno: primi risultati. Prevenzione Oggi, vol. 4, n.3 pp (2008). 10

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